Farisei: differenze tra le versioni
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I farisei si attribuivano autorità [[Mosè|mosaica]] nelle loro interpretazioni<ref>Ber. 48b; Shab. 14b; Yoma 80a; Yeb. 16a; Nazir 53a; Ḥul. 137b; ''et al.''</ref> delle [[Halakhah|Leggi ebraiche]] (''[[Halakhah]]''), mentre i sadducei rappresentavano l'autorità dei privilegi [[kohen|sacerdotali]] e delle prerogative stabilite sin dai tempi di [[Salomone]], quando [[Zadok (sommo sacerdote)|Zadok]], loro avo, officiava come [[Kohen Gadol|Sommo Sacerdote]]. Il termine "popolo" usato da Flavio Giuseppe indica chiaramente che la maggioranza degli ebrei erano "semplicemente popolo ebraico", separandoli e rendendoli indipendenti dai principali gruppi liturgici (da lui descritti nel Libro XVIII ''supra''). Il [[Nuovo Testamento]] inoltre fa spesso riferimento alla gente comune, al ''popolo'', indicando che l'[[identità ebraica]] era indipendente e più forte di questi gruppi. Nella sua [[Lettera ai Filippesi]], [[Paolo di Tarso]] asserisce che dei cambiamenti si erano verificati nelle sette liturgiche della [[Diaspora ebraica|diaspora]], identificandosi tuttavia ancora come "giudeo" o "ebreo",
{{quote biblico|[[Paolo di Tarso e il giudaismo#Controversia sulla circoncisione|circonciso]] l'ottavo giorno, della [[Israeliti|stirpe d'Israele]], della [[tribù di Beniamino]], ebreo da [[Ebrei]], fariseo quanto alla legge|Filippesi 3:5}}
Ma la posizione di [[Paolo di Tarso e il giudaismo]] è ancora in discussione.<ref>Rinaldo Fabris, [http://books.google.it/books?id=zo2XcvSeGQMC&pg=PA30&lpg=PA30&dq=paolo+per+quanto+riguarda+la+legge,+io+sono+un+fariseo&source=bl&ots=FTfLt_GToQ&sig=1pqBkbuGw3qqyODMGrc5nvhvHV0&hl=en&sa=X&ei=dZYdU6eRFYqThQeYhICgBg&ved=0CEQQ6AEwBA#v=onepage&q=paolo%20per%20quanto%20riguarda%20la%20legge%2C%20io%20sono%20un%20fariseo&f=false ''Paolo di Tarso''], Vol. 2, Paoline, 2008, pp. 29-31.</ref> Anche [[Nicodemo]] fu fariseo, oltreché "dottore della legge".
Al di fuori della [[storia ebraica]] e relative documentazioni, i farisei sono citati nel [[Nuovo Testamento]] in conflitto con [[Giovanni Battista]]<ref name="ReferenceA">{{Cita passo biblico|Matteo|3:1-7}},{{Cita passo biblico|Luca|7:28-30}}</ref> e con [[Gesù]]. Esistono inoltre numerosi riferimenti nel Nuovo Testamento a [[Paolo di Tarso]] come fariseo.<ref name="ReferenceB">Per l'apostolo Paolo come fariseo, cfr. {{Cita passo biblico|Atti|26:5}}, anche {{Cita passo biblico|Atti|23:6}},{{Cita passo biblico|Filippesi|3:5}}</ref> Tuttavia, la relazione tra [[Origini del cristianesimo|primo cristianesimo]] ed i farisei non è stata sempre ostile: per esempio [[Gamaliele]] viene spesso citato quale leader farisaico favorevole ai cristiani.<ref>{{Cita passo biblico|Atti|5:34-39}}</ref> Le tradizioni cristiane sono state comunque causa di diffusa consapevolezza dei farisei.<ref>Rinaldo Fabris, [http://books.google.it/books?id=zo2XcvSeGQMC&pg=PA30&lpg=PA30&dq=paolo+per+quanto+riguarda+la+legge,+io+sono+un+fariseo&source=bl&ots=FTfLt_GToQ&sig=1pqBkbuGw3qqyODMGrc5nvhvHV0&hl=en&sa=X&ei=dZYdU6eRFYqThQeYhICgBg&ved=0CEQQ6AEwBA#v=onepage&q=paolo%20per%20quanto%20riguarda%20la%20legge%2C%20io%20sono%20un%20fariseo&f=false ''Paolo di Tarso, cit.''], Cap. I ''passim''.</ref>
== Etimologia ==
Il termine ''fariseo'' deriva dal [[lingua latina|latino]] ''pharisæus'', -''i''; dall'[[Lingua ebraica|ebraico]] '''פָּרוּשׁ''', ''pārûsh'' (al [[plurale]] '''פְּרוּשִׁים''', ''pĕrûshîm''), cioè "separato (etimologia controversa tra gli studiosi)<ref>{{Cita web|url=https://www.avvenire.it/agora/pagine/chi-erano-i-farisei-cosa-significa-il-nome-farisei|titolo=Bibbia. Chi erano i farisei? E cosa significa davvero il loro nome?|sito=www.avvenire.it|data=2019-05-07|lingua=it|accesso=2024-06-19}}</ref>, distinto", [[Participio#Il participio in alcune lingue|participio passivo]] (''qal'')<ref>Nella [[grammatica]] [[alfabeto ebraico|ebraica]], il '''''qal''''' è il paradigma semplice del verbo. Il [[verbo]] [[ebraico]] classico si coniuga secondo la persona e il numero in due tempi finiti, il perfetto e l'imperfetto. Entrambi possono poi essere modificati per mezzo di prefissi e suffissi in modo da creare altre "azioni" del verbo. Ciò non è esattamente parallelo a tutte le categorie di voce grammaticale o di modo nelle lingue indoeuropee, ma può produrre risultati simili. Il ''qal'' è una data forma del paradigma verbale finito che non viene così modificato.</ref> del verbo '''פָּרָשׁ''' ''pārāsh'',<ref>Ernest Klein, ''A Comprehensive Etymological Dictionary of the Hebrew Language for Readers of English'', University of Haifa, 1987.</ref> dall'[[aramaico]] '''פרישייא''' ''pĕrīshayyā'' <ref>[http://www.biblestudytools.com/lexicons/hebrew/kjv/parash.html ''Lessico Strong'' nr. 6567] {{he}}</ref> per via del [[lingua greca|greco]] φαρισαῖος, -{{lang|grc|ου}} ''pharisaios''.<ref>[http://www.biblestudytools.com/lexicons/greek/kjv/pharisaios.html ''Lessico Strong'' nr. 5330] {{el}}</ref>
== Fonti ==
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La [[Mishnah]] all'inizio dell'[[Pirkei Avot|Avot]] e (più in dettaglio) [[Maimonide]] nella sua Introduzione alla ''[[Mishneh Torah]]'', registra una catena della tradizione (''mesorah'') che va da Mosè sul [[Monte Sinai (Bibbia)|Monte Sinai]] fino a Rav Ashi, redattore del Talmud e ultimo degli [[Amoraim]]. Questa catena di tradizione comprende l'interpretazione delle dichiarazioni poco chiare nella Bibbia (ad esempio, che il "frutto di un bellissimo albero" si riferisce ad un [[Citrus medica|cedro]] e non ad un qualsiasi altro frutto), i metodi di [[esegesi ebraica|esegesi testuale]] (le divergenze registrate in Mishnah e Talmud in genere si concentrano sui [[esegesi biblica|metodi di esegesi]]) e leggi con autorità [[Mosè|mosaica]] che non possono essere derivate dal testo biblico (queste includono le misure (ad esempio, la quantità di un alimento non [[kosher]] che si deve mangiare per esserne responsabili, la quantità e l'ordine delle pergamene da collocare nei [[tefillin]], ecc.)<ref>Salo Wittmayer Baron & Leo Schwartz (curatori), [http://books.google.co.uk/books/about/Great_ages_and_ideas_of_the_Jewish_peopl.html?id=W9UvAQAAIAAJ&redir_esc=y ''Great Ages and Ideas of the Jewish People, cit.''], pp. 122-140.</ref>
I farisei erano inoltre innovatori in quanto emanavano apposite leggi che reputavano necessarie secondo le esigenze del momento. Tra queste c'erano i divieti per evitare l'infrazione di una proibizione biblica (ad esempio, non si porta un ''[[Lulav]]'' durante lo Shabbat "affinché non venga trasportato nel [[eruv|pubblico dominio]]") chiamata ''gezeirot'', tra le altre. Il comandamento di leggere la ''Megillah'' ([[Libro di Ester]]) nel [[Purim]] e di accendere la [[Menorah]] durante ''[[Hanukkah]]'' sono innovazioni rabbiniche. Gran parte del sistema giuridico si basa su "quello che i saggi realizzarono tramite un ragionamento logico e dalla prassi consolidata".<ref>Si veda l'opera del rinomato [[rabbino]] Zvi Hirsch Chajes, ''The Students Guide through the Talmud'', Cap. 15 (ed. [[lingua inglese|ingl.]] di Jacob Schacter)</ref> Stessa cosa per la benedizione prima dei pasti e le parole dell'[[Amidah]], note come [[Halakhah#Takkanot|Takanot]]. I farisei basavano la propria autorità innovativa sui versetti:<ref>[http://www.virtualgeula.com/publisher-catalogs/the-encyclopedia-talmudit-yad-harav-herzog/ ''Encyclopedia Talmudit''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140312224818/http://www.virtualgeula.com/publisher-catalogs/the-encyclopedia-talmudit-yad-harav-herzog/ |data=12 marzo 2014 }}, ''s.v.'' "Divrei Soferim".</ref>
{{quote biblico|Tu agirai in base a quello che essi ti indicheranno nel luogo che il Signore avrà scelto e avrai cura di fare quanto ti avranno insegnato. Agirai in base alla legge che essi ti avranno insegnato e alla sentenza che ti avranno indicato; non devierai da quello che ti avranno esposto, né a destra, né a sinistra.|Deuteronomio 17:10-11}}
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== Da farisei a rabbini ==
{{Campagnabox Guerre giudaiche}}
Dopo le [[guerre giudaiche|guerre giudeo-romane]], rivoluzionari come gli [[zeloti]] erano stati schiacciati dai [[Impero
Di tutte le principali sette del Secondo Tempio solo i farisei rimasero preponderanti, presentando insegnamenti diretti a tutti gli ebrei che potevano sostituire il culto del Tempio. Tali insegnamenti si estesero oltre le pratiche rituali. Secondo una ''[[midrash]]'' classica in ''Avot D'Rabbi Nathan'' (4:5):
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Il secondo periodo è quello degli ''[[Amoraim]]'' (dalla parola aramaica per "interpreti"), rabbini e rispettivi studenti che avevano continuato a discutere questioni legali e il significato dei libri della [[Tanakh|Bibbia]]. In [[Palestina]], queste discussioni si verificarono presso le importanti accademie di [[Tiberiade]], [[Cesarea marittima|Cesarea]] e [[Zippori]]. In [[Babilonia (regione storica)|Babilonia]], queste discussioni in gran parte si verificarono presso le accademie importanti che si erano stati stabilite a Nehardea, [[Pumbedita]] e [[Sura (città)|Sura]]. Tale tradizione di studio e dibattito raggiunse la sua massima espressione nello sviluppo dei ''[[Talmud]]im'', elaborazioni della Mishnah e registrazioni di dibattiti rabbinici, storie e sentenze, compilati verso il [[400]] d.C. in [[Palestina]] e il [[500]] in [[Babilonia (regione storica)|Babilonia]].<ref name="Tanna"/>
L'[[ebraismo rabbinico]] infine emerse come ebraismo normativo e di fatto molti oggi si riferiscono all'ebraismo rabbinico semplicemente come "[[ebraismo]]". L'accademico e [[storico]] [[Jacob Neusner]], tuttavia, afferma che gli [[Amoraim]] non avevano nessun potere assoluto nelle loro comunità. Vivevano in un periodo in cui gli ebrei erano i soggetti all'[[Impero
{{citazione|L '"Ebraismo" dei rabbini in questo tempo non è in nessun grado normale o normativo e, parlando descrittivamente, le scuole non possono essere chiamate "élite". Qualunque siano le loro aspirazioni per il futuro e pretese per il presente, i rabbini, sebbene potenti e influenti, costituiscono una minoranza che cerca di esercitare autorità senza molto supporto governativo, di dominare senza mezzi effettivi di coercizione.<ref name="Neusner1">Jacob Neusner, ''Invitation to the Talmud: a Teaching Book'', pp.4–5.</ref>}}
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* [[Jacob Neusner]], [http://books.google.co.uk/books?id=6LGhnG47Hr0C&dq=%5B%5BJacob+Neusner%5D%5D,+%27%27Torah+From+our+Sages:+Pirkei+Avot%27%27&source=gbs_navlinks_s ''Torah From our Sages: Pirke Avot''] Behrman House, 1996. ISBN 0-940646-05-6
* Anthony J. Saldarini, ''Farisei, scribi e sadducei nella società palestinese''. Paideia, [[Brescia]] 2003 ISBN 88-394-0675-1
* Annamaria Fabri, [http://www.gionata.org/biblioteca/tracce/le-parole-della-bibbia-phari-ios-farisei.html ''Phariàios - Farisei''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140314042821/http://www.gionata.org/biblioteca/tracce/le-parole-della-bibbia-phari-ios-farisei.html |
* Gabriele Boccaccini, ''I giudaismi del Secondo Tempio. Da Ezechiele a Daniele'', Morcelliana, 2008.
* David Gowler, ''Host, Guest, Enemy, and Friend: Portraits of the Pharisees in Luke and Acts'', Peter Lang, 1991; Wipf & Stock, 2008.
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