Grammatica sanscrita: differenze tra le versioni

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==Tradizione grammaticale==
La tradizione grammaticale del sanscrito ([[vyākarana]], una delle sei discipline del cosiddetto ''[[Vedāṅga]]'') iniziò nel tardo periodo vedico indiano e trovò il proprio punto di massima espressione intellettuale con la codificazione grammaticale dell{{'}}''[[Aṣṭādhyāyī]]'' da parte del grammatico Pānini, un'opera consistente di 3990 aforismi.
L'autore sanscrito [[Kātyāyana]] compose i [[Vārtikas]] (le spiegazioni) di [[Pānini]]. [[Patañjali (grammatico)|Patañjali]], vissuto tre secoli dopo Pānini, scrisse il ''[[Mahābhāshya]]'', il ''Grande commentario'' sull{{'}}''Aṣṭādhyāyī'' e sui ''Vārtikas''.
 
È grazie all'opera di questi tre antichi grammatici del sanscrito che la tradizione grammaticale di questa lingua in tale epoca prende il nome di ''Trimuni vyākarana'' o ''Grammatica dei tre saggi''.
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Il [[gerundivo]] (da non confondere con il [[gerundio]]) può essere pensato come un participio prescrittivo passivo futuro indicante il fatto che la parola modificata dovrebbe essere oggetto dell'azione da parte del participio.
 
Il suo significato è simile al gerundivo [[Lingua latina|latino]], ovvero esprime l'idea di "dovere", o "necessità". Esempio: il latino "liber legendus" si tradurrà come "il libro da leggere", "il libro che deve essere letto".
 
Si ottiene in sanscrito usando la radice con grado guṇa o vṛddhi più il suffisso ''-ya-'', ''-tavya-'', ''-itavya-'', ''-anīya-''; ''-tavya-'' e ''-anīya-'' si attaccano alla radice guṇata, mentre ''-ya-'' a radici vṛddhate, guṇate oppure deboli; alcune radici in vocale aggiunguno ''-tya-'', ma solo nelle forme cosiddette deboli.
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==Flessione del sostantivo==
Il sanscrito è una [[lingua flessiva]] e per quanto riguarda il [[Genere (grammatica)|genere grammaticale]] distingue in femminile, maschile e neutro e suddivide in tre numeri ([[singolare]], [[duale (linguistica)|duale]] e [[plurale]]).
 
Possiede otto casi: nominativo, vocativo, accusativo, strumentale, dativo, ablativo, [[genitivo]] e locativo.
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==={{unicode|Amreḍita}}===
Un termine composto consistente nella stessa parola ripetuta due volte, con la peculiarità di avere l'accento sul primo termine del termine composto. [http://findarticles.com/p/articles/mi_go2081/is_200310/ai_n9761222] Gli amreditas vengono utilizzati per esprimere ripetitività; per esempio, da ''dív'' (''giorno'') si ottiene ''divé-dive'' ("giorno dopo giorno", "quotidianamente") e da ''devá'' ("Dio") si ottiene ''deváṃ-devam'' oppure ''devó-devas'' ("Dio dopo Dio").[https://www.utexas.edu/cola/centers/lrc/eieol/vedol-EI-X.html] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160628005222/http://www.utexas.edu/cola/centers/lrc/eieol/vedol-EI-X.html |datedata=28 giugno 2016 }}
 
===Avyayibhāva===
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==={{unicode|Bahuvrīhi}} (composti esocentrici)===
Bahuvrīhi, o letteralmente "molto-riso", indica una persona ricca — qualcuno che possiede molto riso o usando una metafora nota della [[lingua italiana]]: qualcuno che ha molto "grano".
I composti di tipologia Bahuvrīhi si riferiscono a un sostantivo composto nel quale non sia dato conoscere il possessore; in altri termini, un nome composto che si riferisce a qualcosa che non è in sé stessa parte del termine composto.
 
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* ''Devavāṇīpraveśikā: An Introduction to the Sanskrit Language'' – Robert P. Goldman&nbsp;– ISBN 0-944613-40-3
* Massimo Morroni, ''Sanscrito semplice. Introduzione allo studio'', Roma, Gruppo Editoriale L'Espresso, 2012. - ISBN 978-88-91037-04-6
 
* W. D. Whitney, ''[[s:Sanskrit Grammar|Sanskrit Grammar: Including both the Classical Language and the Older Dialects]]''
* W. D. Whitney, ''The Roots, Verb-Forms and Primary Derivatives of the Sanskrit Language (A Supplement to His Sanskrit Grammar)''