Ferruccio Parri: differenze tra le versioni
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Con il nome di battaglia ''Maurizio''<ref>{{Senza fonte|Lo pseudonimo ''Maurizio'' proveniva dal nome della chiesa di San Maurizio posta sulla cima della omonima collina, nella città natale di Pinerolo.}}</ref> fu un capo partigiano durante la [[guerra di liberazione italiana]], decorato con la [[Bronze Star Medal]]. Fu il primo presidente del [[Consiglio dei ministri]] a capo di un governo di unità nazionale istituito alla fine della [[seconda guerra mondiale]].
Amico fraterno dei [[Fratelli Rosselli]] e di [[Luigi Longo]]<ref>{{cita web | url = https://archivio.unita.news/assets/derived/1981/12/09/issue_full.pdf | formato = pdf | titolo = È morto Ferruccio Parri: guidò la Resistenza, volle l'unità della sinistra | autore = [[Claudio Petruccioli]] | rivista = [[L'Unità|L'Unità - organo del Partito Comunista Italiano]] |p=1 | numero = 289 | data = 9 dicembre 1981 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20200701071254/https://archivio.unita.news/assets/derived/1981/12/09/issue_full.pdf | urlmorto = no | accesso =1º luglio 2020 }}</ref>,
==Biografia==
===Origini e formazione===
Era il quarto dei cinque figli di Fedele Parri, insegnante di letteratura italiana, e di Maria Marsili.<ref>{{Cita web|lingua=it|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/ferruccio-parri_(Dizionario-Biografico)/|titolo=PARRI, Ferruccio - Enciclopedia|sito=Treccani|accesso=2025-08-29}}</ref>
Laureato in [[Lettere e filosofia]], insegnò al [[Liceo Parini]] di [[Milano]] e fu redattore del ''[[Corriere della Sera]]''. Prese parte alla [[prima guerra mondiale]] in qualità di [[ufficiale di complemento]], nella quale fu ripetutamente ferito, meritando tre medaglie d'argento al valor militare, varie onorificenze italiane e francesi, e la promozione a [[maggiore]] per meriti di guerra. Partecipò come ufficiale di Stato maggiore alla preparazione dell'offensiva che portò alla [[battaglia di Vittorio Veneto]].
In qualità di redattore del «Corriere della
=== Impegno antifascista ===
Insieme a [[Carlo Rosselli]], [[Sandro Pertini]] e [[Adriano Olivetti]], organizzò la celebre fuga di [[Eugenio Chiesa]], [[Filippo Turati]], [[Pietro Nenni]] e dello stesso Pertini in [[Francia]]<ref>{{cita libro|autore= Luca Irwin Fragale| titolo= La Massoneria nel Parlamento. Primo novecento e Fascismo| anno= 2021| editore= Morlacchi Editore|
Liberato nel 1931, fu assunto come impiegato dalla [[Edison (azienda)|Edison]] di Milano, ove dopo poco tempo fu promosso dirigente e posto a capo della sezione economica dell'Ufficio studi della grande azienda elettrica milanese. Continuò a mantenersi segretamente in contatto con il movimento di [[Giustizia e Libertà]], nato in Francia per opera di [[Carlo Rosselli]] e di altri oppositori del regime, che prospettava la nascita in Italia di una democrazia [[Socialismo liberale|liberal-socialista]].
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In seguito, con la costituzione dei primi gruppi di partigiani, egli divenne capo del [[Partito d'Azione]] nei territori occupati e in seguito lo rappresentò nel [[Comitato di Liberazione Nazionale|Comitato di Liberazione Nazionale dell'Alta Italia]]. Con la costituzione, il 9 giugno [[1944]], del Comando generale dei volontari per la Libertà, una sorta di guida militare dei partigiani, Parri fu nominato vicecomandante, insieme con il futuro dirigente [[Partito Comunista Italiano|comunista]], [[Luigi Longo]], e col generale [[Raffaele Cadorna Jr|Raffaele Cadorna]]. Assunse il nome di battaglia di "Maurizio".
Qualche tempo dopo (il 2 gennaio [[1945]]) Parri venne casualmente fatto prigioniero dalle [[SS]]. Condotto per ulteriori accertamenti nel [[Carcere di San Vittore|campo di concentramento provinciale di San Vittore]], fu duramente percosso da «il Porcaro, la belva umana, il terrore di San Vittore», ovvero dalla SS, Franz Staltmayer e un suo collega che simultaneamente lo presero anche a calci con scarponi chiodati, successivamente interrogato non venne riconosciuto<ref>{{cita libro | nome=Antonio | cognome=Quatela | titolo=Hotel Gestapo, Milano settembre 1943 - aprile 1945, pag. 173-175 | anno=2016 | editore= Ugo Mursia Editore | città=Milano | isbn= 978-88-425-5640-4}}</ref> e venne quindi mandato all'[[Albergo Regina & Metropoli]], sede del comando delle SS, della Gestapo, della Kripo e SIPO-SD e uno fra i principali luoghi del terrore e di torture in Italia per partigiani, oppositori politici ed ebrei, per decidere cosa fare di quell'anonimo partigiano<ref>{{cita libro | nome=Antonio | cognome=Quatela | titolo=Hotel Gestapo, Milano settembre 1943 - aprile 1945, pag. 175 -177 | anno=2016 | editore= Ugo Mursia Editore | città=Milano | isbn= 978-88-425-5640-4}}</ref>. Qui Parri non sarà altrettanto fortunato, e secondo il rapporto che fa lui stesso nel libro ''Due mesi con i nazisti
Mentre Parri era ancora prigioniero all'albergo Regina, fu fatto un temerario tentativo per liberarlo. L'artefice fu il comandante partigiano [[Edgardo Sogno]] nome di battaglia ''Franco Franchi''<ref>{{Cita web|url=https://www.combattentiliberazione.it/combattenti/edgardo-sogno-franco-franchi|titolo=Sogno, Edgardo (Franco Franchi)|accesso=1º luglio 2022}}</ref>. Sogno si presentò nell'albergo con altre due persone indossando un'uniforme della milizia tedesca, fingendosi latore di messaggi speciali, con il piano di sparare poi direttamente contro i tedeschi, liberare Parri e scappare con lui: ma fu riconosciuto, catturato e torturato dai nazisti;<ref>{{cita testo|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/05/14/montanelli-testimone-ss-ma-gentiluomo.html|titolo=''Montanelli testimone: SS ma gentiluomo''}}</ref><ref>[[Aldo Cazzullo]], ''Viva l'Italia!: Risorgimento e Resistenza: perché dobbiamo essere orgogliosi della nostra nazione'', p. 108</ref> non nascose le sue intenzioni, ma non rivelò informazioni, e sarebbe probabilmente stato immediatamente fucilato, se non fosse stato che ormai la guerra era quasi finita e, in qualità di militare italiano prigioniero di guerra (e non "bandito", "traditore" o "sovversivo", come venivano definiti i partigiani non militari) aveva lo status di [[Internato Militare Italiano]] e venne quindi mandato in un [[campo di concentramento|campo di prigionia]] in [[Provincia autonoma di Bolzano|provincia di Bolzano]], dove sopravvisse fino alla fine del conflitto.
Numerose congetture furono fatte sull'arresto di Parri: dopo la guerra voci di popolo asserivano che esso fosse stato favorito dai servizi segreti inglesi per indebolire la componente di sinistra della Resistenza; la maggioranza della [[storiografia]] oggi ritiene invece che quello di Parri fu un arresto fortuito.
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=== Politica estera ===
{{Vedi anche|Questione giuliana}}
È l'ultimo Presidente del Consiglio della storia d'Italia ad aver ufficialmente dichiarato guerra a un altro Stato: ciò accadde il 14 luglio 1945, quando il suo governo dichiarò aperte le ostilità contro l'[[Impero giapponese]].<ref>{{cita testo|url=http://archiviostorico.corriere.it/1996/febbraio/08/1945_Roma_dichiara_guerra_Tokyo_co_0_9602088866.shtml|titolo=Il Corriere della
In [[politica estera]] dovette seguire il delicato tema delle trattative di pace: l'Italia era considerata un paese "provocatore della guerra". Per questo venne esclusa dalla Conferenza di San Francisco dove Parri e De Gasperi, [[ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale|ministro degli Esteri]], tentarono di partecipare. Fu totalmente vano il tentativo di far entrare l'Italia nel novero dei paesi alleati con la dichiarazione di guerra all'ormai sconfitto [[Giappone]] avvenuta il 15 luglio<ref>{{cita testo|url=http://archiviostorico.corriere.it/2009/febbraio/18/1945_GUERRA_GIAPPONE_SULLA_CARTA_co_9_090218077.shtml|titolo=1945: GUERRA AL GIAPPONE SULLA CARTA, NATURALMENTE}}, ''[[Corriere della Sera]]'', 18 febbraio 2009; questa è stata l'ultima dichiarazione di guerra della storia italiana</ref>.
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Il 22 novembre la crisi esplose definitivamente: i ministri liberali rassegnarono le dimissioni seguiti dai democristiani. Il PCI e il PSI non lo sostennero, e anche il suo partito non ebbe la forza di contrastare la crisi ormai irreversibile. Il 24 Parri lasciò la [[Presidenza del Consiglio]]. Convocò i giornalisti al [[Palazzo del Viminale|Viminale]] e si definì vittima di un [[colpo di Stato]] ad opera del [[Partito Liberale Italiano]] con l'appoggio della [[Democrazia Cristiana]].<ref>{{cita libro|titolo=Storia d'Italia dal 1914 ai giorni nostri|autore=Paolo Rossi|editore=Società Editrice Subalpina|anno=1973|città=Torino|p=276}}</ref> Poco dopo, nell'ultimo [[Consiglio dei ministri]], fu convinto da De Gasperi a rettificare le sue dimissioni e a scusarsi per la sua espressione su un presunto ''golpe''.{{Senza fonte}} Quindi si recò al Quirinale per dimettersi, come voleva la prassi<ref>L'episodio delle dimissioni da presidente del Consiglio è raccontato da [[Carlo Levi]] nell'«Orologio»</ref>.
==
[[File:Flag of the European Coal and Steel Community 6 Star Version.svg|miniatura|Bandiera della CECA|200x200px]]
Nell'immediato [[secondo dopoguerra|secondo Dopoguerra]], apparve un articolo su ''[[I Meridiani d'Italia]]'', un [[giornale]] di [[destra (politica)|destra]], intitolato «Prove clamorose: Parri tradì i partigiani», ove si parlava di un suo tradimento nei confronti della resistenza. Parri decise di promuovere un'[[azione legale]], ma il processo non finì mai perché cadde tutto in [[Prescrizione (diritto)|prescrizione]]. Fu un processo all'epoca molto seguito: a favore di Parri testimoniarono importanti politici del periodo come il [[Partito Comunista Italiano|comunista]] [[Luigi Longo]] e il futuro [[Presidenti della Repubblica Italiana|presidente della Repubblica]] [[Sandro Pertini]]. Pertini ricordò ai giudici come i capi partigiani avessero temuto per la vita del "comandante Maurizio". Uno dei suoi carcerieri riferì che Parri fu duramente percosso dai [[fascismo|fascisti]] mentre lo trascinavano al [[Prigione|carcere]]. Fu per Parri un duro colpo; [[Enzo Biagi]] riporta che confidò al suo avvocato: «Forse non basta vivere pulitamente, per i miei nemici avrei dovuto morire. Ma non è colpa mia se sono ancora qui».<ref>{{Cita libro|cognome=Biagi |nome=Enzo |titolo=Mille camere |anno=1984 |pp=39 |url=http://books.google.it/books?ei=bWGsTfa-BtHysgaqnMmPCA&ct=result&id=SrouAAAAIAAJ&dq=%22avrei+dovuto+morire%22 |editore=A.Mondadori |isbn=978-88-04-28370-6 }}</ref>▼
[[File:Manifesto di Ventotene.jpg|miniatura|Murale del Manifesto di Ventotene (da notare i ritratti di Ernesto Rossi e Eugenio Colorni)]]
Oltre ad essere stato un importante politico a livello nazionale, Parri fu anche molto influente a livello europeo per la formazione dell'Europa del [[Secondo dopoguerra in Italia|secondo Dopoguerra]]. Seguendo inizialmente le idee di [[Altiero Spinelli]], contenute nel [[Manifesto di Ventotene]], Parri si adoperò per far entrare l'Italia nella nascente comunità europea. Come prima mossa chiese l'aiuto di vari politici italiani dell'epoca, quali [[Piero Calamandrei]], [[Luigi Einaudi]] e [[Gaetano Salvemini]], per presentare a Milano la bozza del progetto federalista italiano <ref>{{Cita libro|lingua=Italiano|autore=Parri, Calamandrei, Silone, Einaudi, Salvemini, Rossi|titolo=EUROPA FEDERATA|edizione=Edizioni comunità Milano|anno=1947|città=Milano}}</ref> . Successivamente, si mosse sul piano europeo per stringere rapporti con figure di spicco dell'epoca. Difatti, Parri si ritrovò presto a discutere del futuro dell'Europa con diversi personalità europeiste, tra cui il [[Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi|Conte Kalergi]]<ref name=":0">{{Cita libro|lingua=Italiano|autore=Luca Polese Remaggi|titolo=La nazione perduta, Ferruccio Parri nel Novecento italiano|editore=Il Mulino|città=Bologna}}</ref>. Fu soprattutto grazie al conte Kalergi, che Parri incontrò ad una conferenza del [[Movimento Federalista Europeo|MFE]] a [[Gstaad]] nel 1947, che il progetto europeista divenne un affare politico italiano<ref>{{Cita libro|curatore=Enzo Collotti, Giorgio Rochat, Gabriella Solaro Pelazza, Paolo Speziale|titolo=Ferruccio Parri, Scritti 1915/1975|anno=1976|editore=Feltrinelli Editore|città=Milano}}</ref>. Infatti, dall'incontro Kalergi-Parri nacque l'esigenza di connettere tutti i movimenti europeisti di stampo liberale, popolare o socialista. Grazie a questo, e all'impegno di Parri, l'Europa poté vedere l'ascesa di diverse istituzioni continentali quali [[Comunità europea del carbone e dell'acciaio|CECA]] e [[Comunità economica europea|CEE]]<ref>{{Cita libro|autore=Francesco Bartolini|autore2=Bruno Bonomi|autore3=Alessio Gagliardi|titolo=L'Europa del Novecento|anno=2021|editore=Carrocci Editore|città=Roma}}</ref>. Per diversi anni Parri portò avanti la sua battaglia europeista fino all'arrivo della [[Comunità europea di difesa]], che fu per Parri la fine della sua avventura europeista, in quanto non riteneva coniugabile lo sforzo bellico autoimposto dell'Europa con il suo sviluppo democratico<ref name=":0" />.
== Controversie ==
{{controversie}}
▲Nell'immediato [[secondo dopoguerra|secondo Dopoguerra]], apparve un articolo su ''[[I Meridiani d'Italia]]'', un [[giornale]] di [[destra (politica)|destra]], intitolato «Prove clamorose: Parri tradì i partigiani», ove si parlava di un suo tradimento nei confronti della resistenza. Parri decise di promuovere un'[[azione legale]], ma il processo non finì mai perché cadde tutto in [[Prescrizione (diritto)|prescrizione]]. Fu un processo all'epoca molto seguito: a favore di Parri testimoniarono importanti politici del periodo come il [[Partito Comunista Italiano|comunista]] [[Luigi Longo]] e il futuro [[Presidenti della Repubblica Italiana|presidente della Repubblica]] [[Sandro Pertini]]. Pertini ricordò ai giudici come i capi partigiani avessero temuto per la vita del "comandante Maurizio". Uno dei suoi carcerieri riferì che Parri fu duramente percosso dai [[fascismo|fascisti]] mentre lo trascinavano al [[Prigione|carcere]]. Fu per Parri un duro colpo; [[Enzo Biagi]] riporta che confidò al suo avvocato: «Forse non basta vivere pulitamente, per i miei nemici avrei dovuto morire. Ma non è colpa mia se sono ancora qui».<ref>{{Cita libro|cognome=Biagi |nome=Enzo |titolo=Mille camere |anno=1984 |
== Opere ==
*''Più duri del carcere'', con altri, Genova, E. Degli Orfini, 1946.
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{{Onorificenze
|immagine = Bronze Star Medal ribbon.svg
|nome_onorificenza = Bronze Star Medal (Stati Uniti d'America)
|collegamento_onorificenza = Bronze Star Medal
|motivazione =
}}
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==Bibliografia==
* Aldo Aniasi, ''Parri: l'avventura umana, militare, politica di Maurizio'', Torino, ERI, 1991.
*
* Parri, Calamandrei, Silone, Einaudi, Salvemini, introduzione di Rossi, ''EUROPA FEDERATA'', Edizioni comunità Milano, Milano, 1947.
* Guido Quazza, Enzo Enriques Agnoletti, Giorgio Rochat, Giorgio Vaccarino, Enzo Collotti, ''Ferruccio Parri, sessant'anni di storia italiana'', Bari, De Donato, 1983▼
* Ferruccio Parri, ''Scritti 1915/1975'', a cura di Enzo Collotti, Giorgio Rochat, Gabriella Solaro Pelazza, Paolo Speziale, Milano, Feltrinelli Editore, 1976
▲* Guido Quazza, Enzo Enriques Agnoletti, Giorgio Rochat, Giorgio Vaccarino, Enzo Collotti, ''Ferruccio Parri, sessant'anni di storia italiana'', Bari, De Donato, 1983
* Carlo Piola Caselli, ''{{cita testo|url=http://museoeuropeo.altervista.org/taccuino-ferruccio-parri/index.html|titolo=Il taccuino di Ferruccio Parri sull'Europa (1948-1954)|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141220120317/http://museoeuropeo.altervista.org/taccuino-ferruccio-parri/index.html }}'', 2012
* Luca Polese Remaggi, ''La nazione perduta: Ferruccio Parri nel Novecento italiano'', Bologna, Il mulino, 2004.
* Andrea Ricciardi, ''Ferruccio Parri.'' ''Dalla genesi dell'antifascismo alla guida del governo'', Biblion, 2023
==Voci correlate==
* [[Albergo Regina & Metropoli]]▼
* [[Altiero Spinelli]]
* [[Assemblea Costituente (Italia)]]
* [[Comunità europea del carbone e dell'acciaio|CECA]]
* [[Europeismo]]
* [[Federazione Italiana Associazioni Partigiane]]
* [[Governo Parri]]
* [[L'Astrolabio]]▼
* [[Indipendentismo siciliano]]
▲* [[L'Astrolabio]]
* [[Manifesto di Ventotene]]
* [[Nascita della Repubblica Italiana]]
* [[Periodo costituzionale transitorio]]
* [[Questione giuliana]]
▲* [[Albergo Regina & Metropoli]]
== Altri progetti ==
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[[Categoria:Ufficiali del Regio Esercito]]
[[Categoria:Medaglie d'argento al valor militare]]
[[Categoria:Cavalieri di Vittorio Veneto]]
[[Categoria:Decorati con la Bronze Star Medal]]
[[Categoria:Corpo volontari della libertà]]
[[Categoria:Fondatori di riviste italiane]]
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