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→Collegamenti esterni: https://www.rsi.ch/cultura/Il-balcone-del-dittatore--2071893.html " Tra memoria e oblio. Il balcone del dittatore " radiodocumentario di Flavia Foradini, Rsi-Rete Due, Programma Laser, 19.2.2024 |
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Nel 1866 la faida terminò finalmente durante la [[guerra austro-prussiana]], in cui i prussiani sconfissero gli austriaci escludendo così l'[[Impero austriaco]] e i tedeschi austriaci dalla Germania. Lo statista prussiano [[Otto von Bismarck]] formò la [[Confederazione Tedesca del Nord]], che comprendeva la maggior parte dei restanti stati tedeschi, a parte alcuni nella regione sud-occidentale delle terre abitate dai tedeschi, ed ampliò ulteriormente il potere del [[Regno di Prussia]]. Bismarck usò la [[guerra franco-prussiana]] (1870-1871) come un modo per convincere gli stati tedeschi del sud-ovest, compreso il [[Regno di Baviera]], a schierarsi con la Prussia contro il [[Secondo Impero francese]]. Grazie alla rapida vittoria della Prussia, il dibattito venne risolto e nel 1871 si formò il "''Kleindeutsch''" ([[Impero tedesco]]) basato sulla guida di Bismarck e della Prussia, escludendo l'Austria.<ref>{{cita libro|autore=Sheehan, James J.|titolo=German History, 1770–1866|url=https://books.google.com/books?id=TAEj4vtFR3AC&pg=PA851|anno=1993|editore=Oxford University Press|isbn=9780198204329|wkautore=James J. Sheehan|p=851}}</ref> Oltre a garantire il dominio prussiano di una [[Unificazione della Germania|Germania unita]], l'esclusione dell'Austria assicurò anche che la Germania avrebbe avuto una sostanziale maggioranza [[Protestantesimo in Germania|protestante]].
Il [[Compromesso austro-ungarico del 1867]], l{{'}}''Ausgleich'', prevedeva una doppia sovranità, l'[[Impero austriaco]] e il [[Regno d'Ungheria (1538-1867)|Regno d'Ungheria]], sotto [[Francesco Giuseppe I d'Austria|Francesco Giuseppe I]]. Il dominio austro-ungarico di questo variegato impero comprendeva vari gruppi etnici diversi tra cui ungheresi, gruppi etnici slavi come croati, cechi, polacchi, russini, serbi, slovacchi, sloveni e ucraini, nonché italiani e rumeni governati da una minoranza tedesca.<ref>{{Cita|Taylor, 1990|p. 25}}.</ref> L'impero provocò tensioni tra i vari gruppi etnici. Molti pangermanici austriaci mostrarono fedeltà a [[Otto von Bismarck|Bismarck]]<ref>{{Cita libro|cognome=Suppan|titolo=′Germans′ in the Habsburg Empire|anno=2008|pp=
=== Le conseguenze della prima guerra mondiale ===
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[[Erich Ludendorff]] scrisse al [[Ministero federale degli affari esteri (Germania)|Ministero federale degli affari esteri]] il 14 ottobre 1918 circa la possibilità di condurre un ''Anschluss'' con le aree tedesche dell'[[Austria-Ungheria]], dato che la sua [[Dissoluzione dell'Austria-Ungheria|dissoluzione]] aveva eliminato il problema delle numerose etnie del Paese. Il segretario [[Wilhelm Solf]] si oppose alla proposta, affermando che "avrebbe fornito all'[[Triplice intesa|Intesa]] una giustificazione per chiedere compensazioni territoriali". Durante la [[Conferenza di pace di Parigi (1919)|conferenza di pace di Parigi]] i francesi cercarono di vietare un'unione tra Austria e Germania, con il ministro degli Affari Esteri francese [[Stephen Pichon]] che affermava che "devono vedere che alla Germania non è data l'opportunità di ricostruire la sua forza utilizzando le popolazioni austriache che rimangono al di fuori della Cecoslovacchia, della Polonia e della Jugoslavia". Venne raggiunto un compromesso e l'articolo 80 del [[Trattato di Versailles]] affermava che "la Germania riconosce e rispetterà rigorosamente l'indipendenza dell'Austria, entro i confini che possono essere fissati in un trattato tra quello Stato e le principali potenze alleate e associate ; accetta che questa indipendenza sia inalienabile, salvo il consenso del Consiglio della [[Società delle Nazioni]]."<ref>{{Cita|Gehl, 1963|pp. 1-2}}.</ref>
L'opinione d'élite e popolare della [[Repubblica dell'Austria tedesca]] dopo il 1918 favorì largamente una sorta di unione con la Germania.<ref>{{cita pubblicazione|nome=S. W.|cognome=Gould|anno=1950|titolo=Austrian Attitudes toward Anschluss: October 1918 – September 1919|url=https://archive.org/details/sim_journal-of-modern-history_1950-09_22_3/page/220|volume=22|numero=3|doi=10.1086/237348|cid=145392779|pubblicazione=[[Journal of Modern History]]|pp=
{{Citazione|Oltre alla massiccia campagna di propaganda e alla non trascurabile influenza tedesca del ''Reich'', le schede elettorali "Ja" erano prestampate e fornite ai seggi elettorali e le schede dovevano essere consegnate a un funzionario elettorale, minando la riservatezza degli elettori. Inoltre, le norme sull'eleggibilità degli elettori erano concepite in modo liberale e, quindi, suscettibili di abusi. Furono ammessi al voto non solo gli iscritti alle elezioni del ''Nationalrat'' dell'ottobre 1920, ma anche coloro che si registrarono come residenti in Tirolo prima dell'aprile 1921, cioè meno di quindici giorni prima di recarsi alle urne, così come tutti quei tirolesi che vivevano fuori dallo stato; venne persino noleggiato un treno dalla Baviera per mitigare l'onere finanziario del viaggio "a casa".<ref name="manning">{{cita web |url=https://orca.cardiff.ac.uk/id/eprint/47641/1/2013manningjphd.pdf |cognome=Manning |nome=Jody Abigail |titolo=Austria at the Crossroads: The Anschluss and its Opponents |anno=2012 |editore=Università di Cardiff |pp=
All'indomani del divieto di un ''Anschluss'', i tedeschi sia in Austria che in Germania sottolinearono una contraddizione nel principio nazionale dell'[[Autodeterminazione dei popoli|autodeterminazione]] perché i trattati non concedevano l'autodeterminazione ai tedeschi (come gli tedeschi austriaci ed i [[tedeschi dei Sudeti]]) al di fuori del ''Reich'' tedesco.<ref>{{Cita|Stackelberg, 1999|p. 194}}.</ref><ref>{{Cita|Low, 1976|p. 7}}.</ref> [[Hugo Preuss]], l'estensore della [[Costituzione di Weimar]] tedesca, criticò gli sforzi per prevenire un ''Anschluss''; vedeva il divieto come una contraddizione del principio [[Thomas Woodrow Wilson|wilsoniano]] di autodeterminazione dei popoli.<ref>Stato maggiore (14 settembre 1919) {{cita testo|url=https://www.nytimes.com/1919/09/14/archives/preuss-denounces-demand-of-allies-german-constitutions-author-says.html?sq=%22german+democratic+republic%22&scp=1&st=p|titolo=Preuss Denounces Demand of Allies}}, ''[[The New York Times]]''</ref>
Le costituzioni della [[Repubblica di Weimar]] e della [[Prima Repubblica austriaca]] includevano entrambe l'obiettivo politico dell'unificazione, ampiamente sostenuto dai partiti. All'inizio degli anni '30, il governo austriaco guardò ad una possibile [[unione doganale]] con la Repubblica tedesca nel 1931. Tuttavia, alla fine il patriottismo regionale era più forte del sentimento pangermanista.<ref name=":7">{{cita pubblicazione|nome=S. W.|cognome=Gould|anno=1950|titolo=Austrian Attitudes toward Anschluss: October 1918 – September 1919|url=https://archive.org/details/sim_journal-of-modern-history_1950-09_22_3/page/228|rivista=[[Journal of Modern History]]|volume=22|numero=3|pp=
{{Citazione|Nonostante le statistiche inizialmente convincenti, nel complesso, appare dubbio che una maggioranza qualificata di austriaci avrebbe sostenuto l{{'}}''Anschluss'' con la Germania. Dalle scarse prove disponibili, sembra che il movimento filo-''Anschluss'' potesse sperare solo in una risicata maggioranza in caso di plebiscito, e non il 75 per cento necessario, e che il numero dei sostenitori dell{{'}}''Anschluss'' nel 1919 non fosse superiore al 50 per cento della popolazione. Anche Otto Bauer, leader del Partito Socialdemocratico, dovette ammettere che sia la borghesia che i contadini volevano "un'Austria indipendente pienamente capace di una vita nazionale propria". Più significativa è l'ammissione di Bauer che, a causa della forza dell'opposizione conservatrice all{{'}}''Anschluss'' e della reale possibilità che la maggioranza avrebbe votato contro l{{'}}''Anschluss'', i socialisti non osarono indire un referendum nel 1919.<ref name="manning" /><ref>{{cita pubblicazione |nome= S. W. |cognome= Gould |titolo= Austrian Attitudes toward Anschluss: October 1918 – September 1919 |url= https://archive.org/details/sim_journal-of-modern-history_1950-09_22_3/page/228 |rivista= [[Journal of Modern History]] |anno= 1950 |volume= 22 | numero= 3 |pp=
I francesi tentarono di impedire un ''Anschluss'' incorporando l'Austria in una Confederazione danubiana nel 1927. Il ministro degli Affari Esteri tedesco [[Gustav Stresemann]] si oppose, poiché lo vedeva come un tentativo di riformare l'impero austro-ungarico, e si offrì di formare un'unione doganale con l'Austria. Tuttavia, il cancelliere austriaco [[Ignaz Seipel]], un oppositore dell{{'}}''Anschluss'', rifiutò l'offerta. Seipel venne sostituito nel 1929 da [[Johann Schober]], che perseguì una politica filo-tedesca e tentò di formare un'unione doganale. Tuttavia, una crisi politica portò Schober a perdere il potere e Seipel tornò al governo come ministro degli Affari Esteri. I negoziati vennero ripresi dopo che [[Otto Ender]] divenne cancelliere e vennero finalizzati con il ministro degli Esteri tedesco [[Julius Curtius]] il 5 marzo 1931, prima di essere approvati dalla Germania il 18 marzo. La Francia si oppose all'unione doganale, affermando che violava l'articolo ottantotto del [[Trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919)|Trattato di Saint-Germain-en-Laye]].<ref>{{Cita|Gehl, 1963|
=== La Germania nazista e l'Austria ===
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Come primo punto, il [[Programma del Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori|Programma nazionalsocialista]] del 1920 affermava: "Chiediamo l'unificazione di tutti i tedeschi nella Grande Germania sulla base del diritto del popolo all'autodeterminazione". Hitler sostenne in un saggio del 1921 che il [[Impero tedesco|''Reich'' tedesco]] aveva un unico compito: "incorporare i dieci milioni di austro-tedeschi nell'Impero e detronizzare gli Asburgo, la dinastia più miserabile che abbia mai regnato".<ref>Hamann, Brigitte (2010) ''Hitler's Vienna: A Portrait of the Tyrant as a Young Man''. Tauris Parke Paperbacks. p.107 {{ISBN|9781848852778}}</ref> I [[Nazismo|nazisti]] miravano a [[Heim ins Reich|riunire tutti i tedeschi]] che erano nati nel ''Reich'' o vivevano al di fuori di esso per creare un "''Reich'' tedesco". Hitler scrisse nel ''[[Mein Kampf]]'' (1925) che avrebbe creato un'unione tra il suo paese natale, l'Austria e la Germania, con ogni mezzo possibile.<ref name="Hitler2010">{{cita libro|autore=Hitler, Adolf|wkautore=Adolf Hitler|titolo=Mein Kampf|url=https://books.google.com/books?id=EBUBUEeUwxUC|data=giugno 2010|editore=Bottom of the Hill|isbn=978-1-935785 -07-1}}</ref>
La [[Prima Repubblica austriaca]] fu dominata dalla fine degli anni '20 dal [[Partito Sociale Cristiano (Austria)|Partito Sociale Cristiano]] (CS), le cui politiche economiche erano basate sull'enciclica papale ''[[Rerum novarum]]''
[[Engelbert Dollfuss]] e il suo successore, [[Kurt Schuschnigg]], si rivolsero all'[[Storia del fascismo italiano|Italia fascista]] di [[Benito Mussolini]] per ispirazione e sostegno. Mussolini sostenne l'indipendenza dell'Austria, in gran parte a causa della sua preoccupazione che Hitler alla fine avrebbe premuto per il ritorno dei territori italiani che un tempo erano stati governati dall'Austria. Tuttavia, Mussolini aveva bisogno del sostegno tedesco in Etiopia (''vedi [[guerra d'Etiopia]]''). Dopo aver ricevuto l'[[Opzioni in Alto Adige|assicurazione personale di Hitler]] che la Germania non avrebbe chiesto concessioni territoriali all'Italia, Mussolini strinse un rapporto cliente con Berlino che iniziò con la formazione dell'[[Potenze dell'Asse|Asse Berlino-Roma]] nel 1937.
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{{Chiarire|Nel 1936 il danno arrecato all'Austria dal boicottaggio tedesco era troppo grande.|Quale boicottaggio?}} Quell'estate Schuschnigg disse a Mussolini che il suo paese doveva mettersi d'accordo con la Germania. L'11 luglio 1936 firmò un accordo con l'ambasciatore tedesco [[Franz von Papen]], in cui Schuschnigg accettò il rilascio dei nazisti imprigionati in Austria e la Germania promise di rispettare la sovranità austriaca.<ref name="gunther19362" /> Secondo i termini del trattato austro-tedesco, l'Austria si dichiarò uno "Stato tedesco" che avrebbe sempre seguito la guida della Germania in politica estera, e ai membri dell'"Opposizione nazionale" venne permesso di entrare nel gabinetto, in cambio per cui i nazisti austriaci promisero di cessare i loro attacchi terroristici contro il governo. Ciò non soddisfò Hitler ed i nazisti austriaci filo-tedeschi si rafforzarono.
Nel settembre 1936, Hitler lanciò il [[Piano quadriennale]], che richiedeva un drammatico aumento delle spese militari e di rendere la Germania il più [[Autarchia (economia)|autarchica]] possibile, con l'obiettivo di avere il ''Reich'' pronto a combattere una guerra mondiale entro il 1940.<ref name="overy">[[Richard Overy|Overy, Richard]] (1999) ''Germany and the Munich Crisis: A Mutilated Victory?'' in Lukes, Igor e Goldstein, Rick (a cura di) ''The Munich Crisis, 1938'' Londra: Frank Cass. p.200</ref> Il piano quadriennale richiedeva enormi investimenti nelle acciaierie ''[[Reichswerke Hermann Göring|Reichswerke]]'', un programma per lo sviluppo di [[petrolio sintetico]] che ben presto andò oltre il budget e programmi per produrre più prodotti chimici e alluminio; il piano richiedeva una politica di sostituzione delle importazioni e di razionalizzazione dell'industria per raggiungere i suoi obiettivi che fallirono completamente.<ref name="overy" /> Mentre il piano quadriennale calava sempre più indietro rispetto ai suoi obiettivi, [[Hermann Göring]], il capo dell'ufficio del Piano quadriennale, iniziò a premere per un ''Anschluss'' come modo per garantire il ferro e altre materie prime dell'Austria come soluzione ai problemi con il Piano quadriennale.<ref name=":0">{{Cita|Kershaw, 2001|p. 67}}.</ref> Lo storico britannico Sir [[Ian Kershaw]] scrisse:
{{q|[...] soprattutto fu Hermann Göring, in quel momento vicino all'apice del suo potere, che molto più di Hitler, per tutto il 1937 fece la corsa e spinse al massimo per una rapida e radicale soluzione della "questione austriaca". Göring non operava semplicemente come agente di Hitler in questioni relative alla "questione austriaca". Il suo approccio differiva nell'enfasi per aspetti significativi. [...] Ma le ampie nozioni di politica estera di Göring, che spinse in larga misura di sua iniziativa a metà degli anni '30, attingevano maggiormente ai tradizionali concetti pangermanici di politica della potenza nazionalista per raggiungere l'egemonia in Europa che sul dogmatismo razziale centrale nell'ideologia di Hitler.<ref name=":0" /> Göring era molto più interessato al ritorno delle ex [[Impero coloniale tedesco|colonie tedesche]] in [[Africa]] di Hitler, che credette fino al 1939 nella possibilità di un'alleanza anglo-tedesca (un'idea che Hitler aveva abbandonato alla fine del 1937), e voleva tutta l'Europa orientale nella [[sfera di influenza]] economica tedesca.<ref name=":1">{{Cita|Kershaw, 2001|pp. 67-68}}.</ref> Göring non condivideva l'interesse di Hitler per il ''[[Lebensraum]]'' ("spazio vitale") perché per lui era sufficiente avere l'Europa orientale nella sfera di influenza economica tedesca.<ref name=":0" /> In questo contesto, l'annessione dell'Austria alla Germania era la chiave per portare l'Europa orientale nell'auspicato ''Grossraumwirtschaft'' di Göring ("maggiore spazio economico").<ref name=":1" /> Di fronte ai problemi del Piano quadriennale, Göring era diventato la voce più forte in Germania, chiedendo un ''Anschluss'', anche a rischio di perdere un'alleanza con l'Italia.<ref name=":2">{{Cita|Kershaw, 2001|p . 68}}.</ref> Nell'aprile 1937, in un discorso segreto davanti a un gruppo di industriali tedeschi, Göring affermò che l'unica soluzione ai problemi legati al raggiungimento degli obiettivi di produzione di acciaio stabiliti dal Piano quadriennale era l'annessione dell'Austria, che Göring notava era ricca di ferro.<ref name=":2" /> Göring non fornì una data per l{{'}}''Anschluss'', ma dato che gli obiettivi del piano quadriennale dovevano essere tutti raggiunti entro settembre 1940 e gli attuali problemi con il raggiungimento degli obiettivi di produzione dell'acciaio, suggerì che voleva un ''Anschluss'' in un futuro molto prossimo.<ref name=":2" />
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Hitler disse a Goebbels nella tarda estate del 1937 che alla fine l'Austria avrebbe dovuto essere presa "con la forza".<ref>{{Cita|Kershaw, 2001|p. 45}}.</ref> Il 5 novembre 1937, Hitler convocò un incontro con il ministro degli esteri [[Konstantin von Neurath]], il feldmaresciallo ministro della guerra [[Werner von Blomberg]], il comandante dell'esercito generale [[Werner von Fritsch]], il comandante della [[Kriegsmarine]] ammiraglio [[Erich Raeder]] ed il comandante della [[Luftwaffe (Wehrmacht)|Luftwaffe]] Hermann Göring registrato nel [[memorandum di Hossbach]]. Alla conferenza, Hitler affermò che i problemi economici stavano facendo rimanere indietro la Germania nella corsa agli armamenti con Gran Bretagna e Francia e che l'unica soluzione era lanciare nel futuro successivo una serie di guerre per impadronirsi dell'Austria e della [[Prima Repubblica Cecoslovacca|Cecoslovacchia]], le cui economie sarebbero state saccheggiate per dare alla Germania la leadership nella corsa agli armamenti.<ref>Messerschmidt, Manfred ''Foreign Policy and Preparation for War'' in ''Germany and the Second World War'', pp. 636-637</ref><ref>Carr, William ''Arms, Autarchy and Aggression'' pp. 73-78.</ref> All'inizio del 1938, Hitler stava seriamente considerando di sostituire Papen come ambasciatore in Austria con il colonnello [[Hermann Kriebel]], il console tedesco a [[Shanghai]] o con [[Albert Forster]], il ''[[Gauleiter]]'' di Danzica.<ref name=":3">{{Cita|Weinberg, 1981|p. 46}}.</ref> Significativamente, né Kriebel né Forster erano diplomatici professionisti, con Kriebel che era uno dei leader del [[Putsch di Monaco|''putsch'' di Monaco]] che era stato nominato console a [[Shanghai]] per facilitare il suo lavoro come trafficante d'armi in Cina, mentre Forster era un ''Gauleiter'' che aveva dimostrato di poter andare d'accordo con i polacchi nella sua posizione nella [[Città libera di Danzica]]; entrambi erano nazisti che avevano mostrato una certa abilità diplomatica.<ref name=":3" /> Il 25 gennaio 1938, la polizia austriaca fece irruzione nella sede viennese del partito nazista austriaco, arrestando il ''Gauleiter'' Leopold Tavs, vice del capitano [[Josef Leopold]], scoprendo un deposito di armi e piani per un ''putsch''.<ref name=":3" />
A seguito della crescente violenza e delle richieste di Hitler che l'Austria accettasse un'unione, Schuschnigg incontrò Hitler a [[Berchtesgaden]] il 12 febbraio 1938, nel tentativo di evitare la conquista dell'Austria. Hitler presentò a Schuschnigg una serie di richieste che includevano la nomina di simpatizzanti nazisti a posizioni di potere nel governo. La nomina chiave fu quella di [[Arthur Seyss-Inquart]] a ministro della pubblica sicurezza, con il pieno ed illimitato controllo della polizia. In cambio Hitler avrebbe riaffermato pubblicamente il trattato dell'11 luglio 1936 e ribadito il suo sostegno alla sovranità nazionale dell'Austria. Vessato e minacciato da Hitler, Schuschnigg accettò queste richieste e le mise in atto.<ref>{{Cita|Faber, 2009|pp.
Seyss-Inquart era un sostenitore di lunga data dei nazisti che cercavano l'unione di tutti i tedeschi in un unico stato. Leopold sosteneva che fosse un moderato che aveva favorito un approccio evolutivo all'unione. Si oppose alle tattiche violente dei nazisti austriaci, cooperò con gruppi cattolici e volle preservare una misura dell'identità austriaca all'interno della Germania nazista.<ref>John A. Leopold, "Seyss-Inquart and the Austrian Anschluss," ''Historian'' (1986) 30#2 pp 199–218.</ref>
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=== L'annuncio del referendum ===
Il 3 marzo 1938, i socialisti austriaci si offrirono di sostenere il governo di Schuschnigg in cambio di concessioni politiche, come la legalizzazione della stampa socialista, la restituzione dei fondi confiscati e "la revoca del divieto di indossare distintivi socialdemocratici, mostrare bandiere e stendardi socialdemocratici e cantare canzoni socialdemocratiche."<ref name="knaur12">{{cita libro|nome=Peter|cognome=Knaur|titolo=The International Relations of Austria and the Anschluss 1931–1938|anno=1951|editore=Università del Wyoming|p=366}}</ref> Schuschnigg accettò queste richieste e venne sostenuto dal fronte unito di socialisti e comunisti, nonché dall{{'}}''Heimwehr'', dai gruppi monarchici e dalla maggioranza della polizia austriaca. I socialdemocratici, inoltre, si dichiararono pronti a sostenere Schuschnigg in caso di plebiscito, a condizione che subito dopo tale plebiscito s'iniziasse una trattativa definitiva per includerli nel governo.<ref name="knaur22">{{cita libro|nome=Peter|cognome=Knaur|titolo=The International Relations of Austria and the Anschluss 1931–1938|anno=1951|editore=Università del Wyoming|pp=
Il 9 marzo 1938, di fronte alle rivolte del piccolo, ma virulento, partito nazista austriaco e alle richieste tedesche in continua espansione nei confronti dell'Austria, il cancelliere [[Kurt Schuschnigg]] indisse un [[referendum]] (plebiscito) sulla questione, che si sarebbe tenuto il 13 marzo. Infuriato, l'11 marzo, Adolf Hitler minacciò l'invasione dell'Austria e chiese le dimissioni del cancelliere von Schuschnigg e la nomina del nazista [[Arthur Seyss-Inquart]] come suo sostituto. Il piano di Hitler prevedeva che Seyss-Inquart chiamasse immediatamente le truppe tedesche a correre in aiuto dell'Austria, ristabilendo l'ordine e dando all'invasione un'aria di legittimità. Di fronte a questa minaccia, Schuschnigg informò Seyss-Inquart che il plebiscito sarebbe stato annullato.
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Per assicurarsi un'ampia maggioranza al referendum, Schuschnigg smantellò lo stato monopartitico. Accettò di legalizzare i [[Partito Socialdemocratico d'Austria|socialdemocratici]] ed i loro sindacati in cambio del loro sostegno al referendum.<ref name=":6"/> Stabilì anche l'età minima per votare a 24 anni, per escludere gli elettori più giovani poiché il movimento nazista era più popolare tra i giovani.<ref>{{cita libro|titolo=Year of Reckoning|anno=1939|editore=Cassell|città=Londra|p=92|cognome1=Price|nome1=G. Ward}}</ref> Al contrario, Hitler aveva abbassato l'età per votare per le elezioni tedesche tenute sotto il dominio nazista, in gran parte per compensare la rimozione di [[Ebrei tedeschi|ebrei]] e di altre minoranze etniche dall'elettorato tedesco in seguito all'emanazione delle [[leggi di Norimberga]] nel 1935.
Il piano andò storto quando divenne evidente che Hitler non sarebbe rimasto a guardare mentre l'Austria dichiarava la sua indipendenza con voto pubblico. Hitler dichiarò che il referendum sarebbe stato soggetto a gravi frodi e che la Germania non l'avrebbe mai accettato. Inoltre, il Ministero della Propaganda tedesco rilasciò alla stampa rapporti secondo cui in Austria erano scoppiati disordini e che gran parte della popolazione austriaca chiedeva alle truppe tedesche di ristabilire l'ordine. Schuschnigg rispose immediatamente che i rapporti sui disordini erano falsi.<ref>{{Cita|Faber, 2009|pp.
[[File:Bundesarchiv_Bild_119-5243,_Wien,_Arthur_Seyß-Inquart,_Adolf_Hitler.jpg|alt=|miniatura|[[Arthur Seyss-Inquart|Seyss-Inquart]] e [[Hitler]] con [[Himmler]] ed [[Heydrich]] a destra [[Vienna]], marzo 1938]]
Hitler inviò un ultimatum a Schuschnigg l'11 marzo, chiedendogli di cedere tutto il potere ai nazisti austriaci o di affrontare un'invasione. L'ultimatum doveva scadere a mezzogiorno, ma venne prorogato di due ore. Senza attendere risposta, Hitler aveva già firmato l'ordine di inviare truppe in Austria all'1.00.<ref name=":02">{{cita libro|titolo=Hitler Triumphant: Early Diplomatic Triumphs|url=http://hitlertriumphant.wordpress.com/primi-trionfi-diplomatici/|data=12 novembre 2010|urlmorto=sì}}</ref> Tuttavia, il ''Führer'' tedesco sottovalutò la sua opposizione.
Come ha osservato il giornalista vincitore del [[premio Pulitzer]] [[Edgar Ansel Mowrer]], in un reportage da [[Parigi]] per [[CBS News]]: "Non c'è nessuno in tutta la Francia che non creda che Hitler abbia invaso l'Austria per non tenere un vero plebiscito, ma per evitare che il plebiscito pianificato da Schuschnigg dimostrasse al mondo intero quanto poco il nazionalsocialismo avesse realmente avuto su quel piccolo paese".<ref name="otr.com">
Schuschnigg cercò disperatamente sostegno per l'indipendenza austriaca nelle ore successive all'ultimatum. Rendendosi conto che né la Francia né la Gran Bretagna erano disposte a offrire assistenza, Schuschnigg si dimise la sera dell'11 marzo, ma il presidente [[Wilhelm Miklas]] rifiutò di nominare Seyss-Inquart cancelliere. Alle 20:45, Hitler, stanco di aspettare, ordinò che l'invasione iniziasse comunque all'alba del 12 marzo.<ref>''Nazis Take Austria, The History Place'', consultato su http://www.historyplace.com/worldwar2/triumph/tr-austria.htm</ref> Verso le 22:00 venne inviato un falso telegramma a nome di Seyss-Inquart che chiedeva l'arrivo di truppe tedesche, poiché non era ancora cancelliere e non poteva farlo lui stesso. Seyss-Inquart non venne insediato come cancelliere fino a dopo mezzanotte, quando Miklas si rassegnò all'inevitabile.<ref name=":6" /><ref name=":02" /> Nella trasmissione radiofonica in cui Schuschnigg annunciava le sue dimissioni, sostenne di aver accettato i cambiamenti e permise ai nazisti di assumere il governo "per evitare lo spargimento di sangue fraterno [''Bruderblut'']
Si dice che dopo aver ascoltato la [[Sinfonia n. 7 (Bruckner)|Settima sinfonia di Bruckner]], Hitler abbia gridato: "Come si può dire che l'Austria non è tedesca! C'è qualcosa di più tedesco della nostra vecchia pura austriacità?"<ref>{{cita web|url=http://holocaustmusic.ort.org/politics-and-propaganda/third-reich/bruckner-anton/|titolo=Music and the Holocaust|cognome=ORT|nome=World}}</ref>
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I nazisti appena insediati, entro due giorni, trasferirono il potere alla Germania e le truppe della Wehrmacht entrarono in Austria per far rispettare l{{'}}''Anschluss''. I nazisti tennero un plebiscito controllato (''Volksabstimmung'') in tutto il Reich entro il mese successivo, chiedendo al popolo di ratificare il "fatto compiuto", e affermando che il 99,7561% dei voti espressi in Austria erano a favore.<ref>{{cita testo|url=http://lcweb2.loc.gov/frd/cs/attoc.html#at0047|titolo=Austria: A Country Study.}} Selezionare il collegamento a sinistra per ''The Anschluss and World War II''. Eric Solsten, a cura di (Washington, D. C.: Divisione Federale di Ricerca della Biblioteca del Congresso, 1993).</ref><ref>Emil Müller-Sturmheim ''99.7%: a plebiscite under Nazi rule'' [[Unione Democratica Austriaca]] [[Londra]], [[Inghilterra]] 1942</ref>
Sebbene gli [[Alleati della prima guerra mondiale|Alleati]] fossero impegnati a sostenere i termini del [[trattato di Versailles]] e quello di [[Trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919)|St. Germain]], che proibiva specificamente l'unione di Austria e Germania, la loro reazione fu solo verbale e moderata. Non ebbe luogo nessuno scontro militare e anche le voci più forti contro l'annessione, in particolare l'[[Regno d'Italia (1861-1946)#Fascismo|Italia fascista]], la [[Terza Repubblica (Francia)|Francia]] e la Gran Bretagna (il "[[Fronte di Stresa]]") rimasero in pace. La protesta verbale più forte venne espressa dal governo del [[Messico]].<ref>{{cita web|url=http://www.bmeia.gv.at/en/the-ministry/press/announcements/2008/joint-communique-by-austria-and-mexico-on-the-occasion-of-the-70th-anniversary-of-the-mexican-protest-against-the-anschluss-of-austria-by-nazi-germany/|titolo=Joint communiqué by Austria and Mexico on the occasion of the 70th anniversary of the Mexican protest against the "Anschluss" of Austria by Nazi Germany – BMEIA, Außenministerium Österreich|cognome=Österreich|nome=Außenministerium der Republik|accesso=23 febbraio 2023
=== La persecuzione degli ebrei ===
[[File:Austrian_Nazis_and_local_residents_watch_as_Jews_are_forced_to_scrub_the_pavement_after_Nazi_annexation.jpg|sinistra|miniatura|Immediatamente dopo l{{'}}''Anschluss'', gli [[ebrei]] di [[Vienna]] vennero costretti a lavare gli slogan a favore dell'indipendenza (''Reibpartie'') dai marciapiedi della città.]]
Subito dopo l'Anschluss iniziò la campagna contro gli ebrei. Vennero guidati per le strade di Vienna, le loro case ed i loro negozi vennero saccheggiati. Uomini e donne ebrei vennero costretti a lavare via gli slogan indipendentisti dipinti per le strade di Vienna prima del fallito plebiscito del 13 marzo.<ref name="Snyder2015">{{cita libro|nome=Timothy|cognome=Snyder|titolo=Black Earth: The Holocaust as History and Warning|anno=2015|editore=Crown/Archetype|pp=
I nazisti sciolsero organizzazioni ed istituzioni ebraiche, sperando di costringere gli ebrei ad emigrare. I loro piani ebbero successo: alla fine del 1941, 130.000 ebrei avevano lasciato Vienna, 30.000 dei quali andarono negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]]. Lasciarono tutte le loro proprietà, ma vennero costretti a pagare la [[tassa di volo del Reich]], una tassa su tutti gli emigrati dalla Germania nazista; alcuni ricevettero sostegno finanziario da organizzazioni umanitarie internazionali in modo da poter pagare questa tassa. La maggior parte degli ebrei che erano rimasti a Vienna alla fine divennero vittime dell'[[Olocausto]]. Degli oltre 65.000 ebrei viennesi che vennero deportati nei campi di concentramento, meno di 2.000 sopravvissero.<ref>{{Cita|Pauley, 2000|pp.
== Il plebiscito successivo all{{'}}''Anschluss'' ==
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=== I cambiamenti nell'Europa centrale ===
L'''Anschluss'' fu tra i primi passi importanti nel desiderio di Hitler nato in Austria di creare un [[Questione tedesca#Influenza successiva|Grande ''Reich'' tedesco]] che doveva includere tutti i [[tedeschi]] e tutte le [[Trattato di Versailles#Trasferimenti territoriali|terre ed i territori]] che l'[[Impero tedesco]] aveva perso dopo la [[prima guerra mondiale]]. Anche se l'Austria era prevalentemente etnicamente tedesca ed aveva fatto parte del [[Sacro Romano Impero]] fino alla sua dissoluzione nel 1806 e alla [[Confederazione germanica]]<ref name="Heeren1873_p480-482">{{cita testo|cognome=Arnold Hermann Ludwig Heeren|curatore=David Alphonso Talboys|wkcuratore=David Alphonso Talboys|titolo=A Manual of the History of the Political System of Europe and its Colonies|editore=H. G. Bohn|città=Londra|data=1873|url=https://books.google.com/books?id=Vc88AAAAIAAJ&pg=PA480|pp=
Prima di annettere l'Austria nel 1938, la Germania nazista aveva [[Rimilitarizzazione della Renania|rimilitarizzato]] la [[Renania]], e la regione della [[Saarland#Storia|Saar]] venne restituita alla Germania dopo 15 anni di occupazione attraverso un plebiscito. Dopo l{{'}}''Anschluss'', Hitler prese di mira la Cecoslovacchia, provocando una crisi internazionale che portò all'[[accordo di Monaco]] nel settembre 1938, dando alla Germania nazista il controllo dell'industriale [[Sudetenland]], che aveva una popolazione prevalentemente di etnia tedesca. Nel marzo 1939, Hitler smantellò la Cecoslovacchia, riconoscendo l'indipendenza della [[Slovacchia]] e facendo del resto della nazione un [[protettorato]]. Nello stesso anno, [[Memelland]] venne restituito dalla Lituania.
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==== La dichiarazione di Mosca ====
La [[Dichiarazione di Mosca]] del 1943, firmata da Stati Uniti, Unione Sovietica e Regno Unito, includeva una "Dichiarazione sull'Austria", che affermava:
{{q|I governi del [[Regno Unito]], dell'[[Unione Sovietica]] e degli [[ Considerano nulla l'annessione imposta all'Austria dalla Germania il 15 marzo 1938. Essi non si ritengono in alcun modo vincolati da eventuali cambiamenti intervenuti in Austria da tale data. Dichiarano di voler vedere ristabilita un'Austria libera e indipendente e quindi aprire la strada allo stesso popolo austriaco, nonché agli Stati vicini che si troveranno ad affrontare problemi simili, per trovare quella sicurezza politica ed economica che è l'unica base per una pace duratura.
Si ricorda, tuttavia, all'Austria che ha una responsabilità, alla quale non può sottrarsi, per la partecipazione alla guerra a fianco della Germania hitleriana, e che nella liquidazione finale si terrà inevitabilmente conto del proprio contributo alla sua liberazione.<ref>{{cita web|url=http://www.uibk.ac.at/zeitgeschichte/zis/library/keyserlingk.html|titolo=Moskauer Deklaration 1943 und die alliierte Nachkriegsplanung|accesso=23 febbraio 2023|dataarchivio=3 settembre 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140903055741/http://www.uibk.ac.at/zeitgeschichte/zis/library/keyserlingk.html|urlmorto=sì}}</ref><ref>[[Barbara Jelavich]] – ''Modern Austria: Empire and Republic, 1815–1986'', Cambridge University Press 1987, p.238</ref>
La dichiarazione era principalmente intesa a servire come propaganda volta a suscitare la [[resistenza austriaca]]. Sebbene alcuni austriaci abbiano aiutato gli [[ebrei]] e siano considerati [[giusti tra le nazioni]], non c'è mai stata un'efficace resistenza armata austriaca del tipo che si trova in altri [[Europa occupata dai tedeschi|Paesi sotto occupazione tedesca]]. Si dice che la Dichiarazione di Mosca abbia una storia di stesura piuttosto complessa.<ref>[[Gerald Stourzh]], {{cita testo|titolo="Waldheim's Austria"|url=http://www.nybooks.com/articles/4859}}, ''[[The New York Review of Books]]'' 34, n. 3 (febbraio 1987).</ref> A Norimberga, [[Arthur Seyss-Inquart]]<ref>"{{cita testo|url=http://www.nizkor.org/hweb/imt/tgmwc/judgment/j-defendants-seyss-inquart.html|titolo=Judgment, The Defendants: Seyss-Inquart|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080920172317/http://www.nizkor.org/hweb/imt/tgmwc/judgment/j-defendants-seyss-inquart.html}}," [[The Nizkor Project]].</ref> e [[Franz von Papen]],<ref>"{{cita testo|url=http://www.nizkor.org/hweb/imt/tgmwc/judgment/j-defendants-von-papen.html|titolo=The Defendants: Von Papen|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080920172322/http://www.nizkor.org/hweb/imt/tgmwc/judgment/j-defendants-von-papen.html}}," The Nizkor Project.</ref> in particolare, vennero entrambi incriminati ai sensi del comma 1 (cospirazione per commettere crimini contro la pace) specificamente per le loro attività a sostegno del partito nazista austriaco e dell{{'}}''Anschluss'', ma nessuno dei due venne condannato per questo comma. Nell'assolvere von Papen, la corte osservò che le sue azioni erano a suo avviso immoralità politiche ma non crimini ai sensi del suo statuto. Seyss-Inquart venne condannato per altri gravi crimini di guerra, la maggior parte dei quali avvenuti in Polonia e nei Paesi Bassi, venne condannato a morte e giustiziato.
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{{Vedi anche|Teoria dell'Austria prima vittima}}
[[File:Rot-Weiss-Rot-Buch_1946.jpg|miniatura|Il ''Libro rosso-bianco-rosso'' pubblicato dal Ministero degli Affari Esteri austriaco nel 1946 descrive gli eventi dell'Austria tra il 1938 ed il 1945 dai fondatori della Seconda Repubblica austriaca.]]
Dal 1949 al 1988, molti [[austriaci]] cercarono conforto nell'idea che l'Austria fosse la [[Teoria dell'Austria prima vittima|prima vittima dei nazisti]]. Sebbene il partito nazista fosse stato prontamente bandito, l'Austria non ebbe lo stesso completo processo di [[denazificazione]] che venne imposto alla Germania. Mancando pressioni esterne per una riforma politica, fazioni della società austriaca tentarono a lungo di avanzare l'idea che l{{'}}''Anschluss'' fosse solo un'annessione in punta di baionetta.<ref>{{cita pubblicazione|nome=Judith|cognome=Beniston|anno=2003|titolo='Hitler's First Victim'? — Memory and Representation in Post-War Austria: Introduction|rivista=[[Associazione degli Studi Austriaci|Austrian Studies]]|volume=11|doi=10.1353/aus.2003.0018|cid=160319529|pp=
Questa visione degli eventi del 1938 ebbe radici profonde nei 10 anni di occupazione alleata e nella lotta per riconquistare la sovranità austriaca: la "[[Teoria dell'Austria prima vittima|teoria della vittima]]" svolse un ruolo essenziale nei negoziati per il [[Trattato di Stato austriaco]] con i sovietici ed indicando la Dichiarazione di Mosca, i politici austriaci facevano molto affidamento su di essa per raggiungere una soluzione per l'Austria diversa dalla divisione della Germania in stati separati dell'Est e dell'Ovest. Il Trattato di Stato, insieme alla successiva dichiarazione austriaca di [[neutralità]] permanente, segnò importanti pietre miliari per il consolidamento dell'identità nazionale indipendente dell'Austria nel corso dei decenni successivi.<ref>Steininger (2008)</ref>
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Per decenni, la teoria della vittima è rimasta ampiamente indiscussa in Austria. Il pubblico era raramente costretto a confrontarsi con l'eredità della Germania nazista. Una di queste occasioni si verificò nel 1965, quando [[Taras Borodajkewycz]], un professore di storia economica, fece commenti antisemiti in seguito alla morte di [[Ernst Kirchweger]], un sopravvissuto al campo di concentramento ucciso da un manifestante di destra durante le rivolte. Fu solo negli anni '80 che gli austriaci affrontarono il loro passato misto su larga scala. Il catalizzatore della ''[[Vergangenheitsbewältigung]]'' (lotta per venire a patti con il passato) fu l'affare Waldheim. [[Kurt Waldheim]], candidato alle [[Elezioni presidenziali in Austria del 1986|elezioni presidenziali austriache del 1986]] ed ex [[segretario generale delle Nazioni Unite]], venne accusato di essere stato membro del partito nazista e della ''[[Sturmabteilung]]'' (SA). Successivamente venne assolto dal coinvolgimento diretto in [[crimini di guerra]]. L'affare Waldheim aprì le prime serie discussioni sul passato dell'Austria e sull'''Anschluss''.
Un altro fattore fu l'ascesa di [[Jörg Haider]] e del [[Partito della Libertà Austriaco|Partito della Libertà d'Austria]] (FPÖ) negli anni '80. Il partito aveva combinato elementi della destra [[Pangermanismo|pangermanista]] con il [[liberalismo di mercato]] sin dalla sua fondazione nel 1955, ma dopo che Haider salì alla presidenza del partito nel 1986, gli elementi liberali divennero sempre più emarginati. Haider iniziò a usare apertamente la retorica nazionalista ed anti-immigrati. Venne criticato per aver utilizzato la definizione "''völkisch''" (etnica) di interesse nazionale ("Austria per gli austriaci") e le sue scuse per il passato dell'Austria, in particolare chiamando i membri delle [[Waffen-SS]] "uomini d'onore". A seguito di un drammatico aumento del sostegno elettorale negli anni '90 che raggiunse il picco nelle [[Elezioni parlamentari in Austria del 1999|elezioni del 1999]], l'FPÖ entrò in una coalizione con il [[Partito Popolare Austriaco]] (ÖVP), guidato da [[Wolfgang Schüssel]] . Ciò venne condannato nel 2000. La coalizione indusse le regolari ''Donnerstagsdemonstrationen'' (manifestazioni del giovedì) in segno di protesta contro il governo, che ebbero luogo nella [[Heldenplatz]] dove Hitler aveva salutato le masse durante l{{'}}''Anschluss''. La tattica e la retorica di Haider, spesso criticata come solidale con il nazismo, costrinsero gli austriaci a riconsiderare il loro rapporto con il passato. Il partner della coalizione di Haider, l'ex cancelliere [[Wolfgang Schüssel]], in un'intervista del 2000 con ''[[The Jerusalem Post]]'', ribadì la teoria della "prima vittima".<ref>{{cita testo|url=http://www.salzburg.com/cgi-bin/sn/printArticle.pl?xm=165129|titolo=Breve nota sull'intervista di Schüssel su ''The Jerusalem Post'' (in tedesco)|accesso=23 febbraio 2023
==== Letteratura ====
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Nella [[Repubblica federale di Germania]] venne parzialmente istituzionalizzata la ''[[Vergangenheitsbewältigung]]'' ("lotta per fare i conti con il passato") in contesti letterari, culturali, politici ed educativi. L'Austria formò una ''Historikerkommission''<ref>{{cita testo|url=http://www.historikerkommission.gv.at/|titolo=Commissione storica austriaca|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20060421052556/http://www.historikerkommission.gv.at/}}.</ref> ("Commissione degli storici" o "Commissione storica") nel 1998, con l'incarico di rivedere il ruolo dell'Austria nell'espropriazione nazista di proprietà ebraiche da un punto di vista accademico piuttosto che legale, in parte in risposta alle continue critiche alla sua gestione delle rivendicazioni di proprietà. La sua adesione si basava su raccomandazioni provenienti da vari ambienti, tra cui [[Simon Wiesenthal]] e lo [[Yad Vashem]]. La Commissione presentò il suo rapporto nel 2003.<ref>{{cita testo|url=http://www.austria.org/press/318.html|titolo=Comunicato stampa sul rapporto della Commissione storica austriaca|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20050211181711/http://austria.org/press/318.html}} Servizio stampa e informazione austriaco, 28 febbraio 2003</ref> Il noto storico dell'Olocausto [[Raul Hilberg]] rifiutò di partecipare alla Commissione e in un'intervista espresse le sue strenue obiezioni sia in termini personali che in riferimento a questioni più ampie sulla colpevolezza e responsabilità austriaca, paragonando quella che riteneva una relativa disattenzione da parte del [[Congresso ebraico mondiale]] all'accordo che disciplinava le partecipazioni bancarie svizzere di coloro che sono morti o sono stati sfollati a causa dell'Olocausto.<ref>{{cita testo|url=http://www.normanfinkelstein.com/article.php?pg=3&ar=167|titolo=Hilberg interview with the ''Berliner Zeitung,''|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120715192434/http://www.normanfinkelstein.com/article.php?pg=3&ar=167}} come citato dal sito web di [[Norman Finkelstein]].</ref>
Il [[Simon Wiesenthal Center]] continuò a criticare l'Austria (fino al giugno 2005) per la sua presunta riluttanza storica e continuò a portare avanti in modo aggressivo indagini e processi contro i nazisti per crimini di guerra e crimini contro l'umanità dagli [[anni '70]] in poi. Il suo rapporto del 2001 offriva la seguente caratterizzazione:
{{q|Data l'ampia partecipazione di numerosi austriaci, anche ai massimi livelli, all'attuazione della soluzione finale e di altri crimini nazisti, l'Austria avrebbe dovuto essere un leader nel perseguimento degli autori dell'Olocausto nel corso degli ultimi quattro decenni, come è avvenuto in Germania. Purtroppo è stato fatto relativamente poco dalle autorità austriache in questo senso e infatti, con l'eccezione del caso del Nel 2003, il Centro lanciò uno sforzo mondiale chiamato "Operazione: ultima possibilità" per raccogliere ulteriori informazioni su quei nazisti ancora in vita che erano potenzialmente soggetti a procedimento penale. Sebbene i rapporti emessi poco dopo attribuissero all'Austria il merito di aver avviato indagini su larga scala, c'è stato un caso in cui recentemente sono sorte critiche alle autorità austriache: il Centro inserì il 92enne croato [[Milivoj Ašner]] nella sua top ten del 2005. Ašner fuggì in Austria nel 2004 dopo che la Croazia aveva annunciato che avrebbe avviato indagini in caso di crimini di guerra in cui avrebbe potuto essere stato coinvolto. In risposta alle obiezioni sulla continuazione della libertà di Asner, il governo federale austriaco rimandò le richieste di estradizione dalla Croazia o le azioni giudiziarie di [[Klagenfurt am Wörthersee|Klagenfurt]], adducendo motivi di demenza nel 2008. Milivoj Ašner morì il 14 giugno 2011 all'età di 98 anni nella sua stanza in una casa di cura [[Caritas internationalis|Caritas]] sempre a Klagenfurt. === Il Sudetenland ===
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== Voci correlate ==
* [[Austrofascismo]]
* [[Nazionalismo tedesco]]▼
* [[Resistenza austriaca]]
* [[Storia dell'Austria]]
* [[Sudetenland]]
* [[Teoria dell'Austria prima vittima]]
* [[Unione doganale austro-tedesca]]
▲* [[Nazionalismo tedesco]]
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
*
{{Collegamenti esterni}} {{Seconda guerra mondiale}}
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