Satyajit Ray: differenze tra le versioni
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|Nome = Satyajit
|Cognome = Ray
|PreData =
|Sesso = M
|LuogoNascita = Calcutta
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=== Giovinezza ===
La genealogia di Satyajit Ray è nota fino a dieci generazioni precedenti<ref>{{cita|Seton|p. 36
Satyajit nacque a Calcutta da Sukumar e Suprabha Ray. Il padre morì quando aveva appena tre anni e Satyajit e la madre vissero a casa di uno zio fino alla fine dei propri studi<ref name="indaco"/>. Studia quindi economia al ''Presidency College'' di Calcutta, sebbene i suoi gusti lo portino piuttosto verso le belle arti. Nel 1940 la madre lo spinge ad iscriversi all'università ''Visva-Bharati'' a Santiniketan. Ray preferirebbe non partire, sia per la nostalgia verso la città di Calcutta che per la cattiva opinione che ha della vita culturale di Santiniketan<ref>{{cita|Robinson|p. 46
[[File:Rabindranath Tagore 1905-1906 Sukumar Ray.jpg|
Ray lascia Santiniketan nel [[1943]] prima di terminare il periodo quinquennale di studi e rientra a Calcutta dove trova lavoro nell'agenzia pubblicitaria britannica ''D.J. Keymer''. È assunto con la qualifica di ''junior visualiser'', ovvero illustratore, e non guadagna più di 80 rupie al mese. Sebbene Ray apprezzasse la parte artistica del proprio lavoro e fosse generalmente trattato in modo rispettoso, lascia presto questa agenzia a causa della tensione che regnava tra i dipendenti britannici (meglio retribuiti) e quelli locali, oltre che per un certo disprezzo nei confronti della clientela che ritiene "in generale stupida"<ref>{{cita|Robinson|pp. 56-58}}.</ref>. Intorno al 1943 è assunto dalla ''Signet Press'', una nuova casa di edizioni fondata da D. K. Gupta. Gupta chiede a Ray di occuparsi del design delle copertine dei libri pubblicati, lasciandogli totale libertà artistica. Realizza così numerose copertine, tra cui quella per ''Man-Eaters of Kumaon'', un libro del cacciatore e naturalista [[Jim Corbett]] sulle tigri e i leopardi, così come quella per ''Discovery of India'' di [[Jawaharlal Nehru]]. Lavora anche all'adattamento per bambini di ''Pather Panchali'', un romanzo bengalese classico di [[Bibhutibhushan Bandopadhyay]], che ribattezza ''Am Antir Bhepu'' (letteralmente ''Il fischietto e il nocciolo di mango''). Quest'opera lo influenza profondamente e diventerà il soggetto del suo primo film. Oltre che della copertina, si occupa anche delle illustrazioni del libro; alcuni di questi disegni verranno poi utilizzati nel suo primo film<ref>{{cita|Robinson|p. 38
Nel 1947 fonda con [[Chidananda Das Gupta]] e altri la ''Calcutta Film Society'', un cine-club dove sono proiettati numerosi film stranieri. Durante la seconda guerra mondiale stringe amicizia con alcuni soldati americani di stanza a Calcutta che, al loro rientro in patria, lo terranno informato sulle novità cinematografiche. Fa conoscenza anche di un impiegato della [[Royal Air Force|RAF]], Norman Clare, con cui condivide la passione per il cinema, gli scacchi e la musica classica occidentale<ref>{{cita|Robinson|pp. 40-43}}.</ref>. Nel 1949, dopo un lungo corteggiamento, sposa una sua cugina, Bijoya Das. Dall'unione nascerà il suo unico figlio, [[Sandip Ray|Sandip]], che erediterà dal padre la professione di regista e la direzione della rivista ''Sandesh''.
Lo stesso anno giunge a Calcutta Jean Renoir per girare il film ''[[Il fiume (film 1951)|Il fiume]]''. Ray si occupa delle ___location esterne e ha così l'occasione di esporre a Renoir il proprio progetto di realizzazione della versione cinematografica di ''Pather Panchali'' e ne ottiene l'incoraggiamento<ref>{{cita|Robinson|pp. 42-44}}.</ref>. Nel 1950 Ray viene mandato a Londra per lavorare nella sede centrale della ''D.J. Keymer''. Durante il suo soggiorno di tre mesi riesce a vedere 99 film, tra cui il capolavoro del neorealismo italiano ''[[Ladri di biciclette]]'', diretto da [[Vittorio De Sica|De Sica]] nel 1948. L'impressione che Ray ne ricevette fu così forte che dichiarerà in seguito di essere uscito da quella proiezione con la ferma intenzione di diventare regista<ref>{{cita|Robinson|p. 48
=== Gli anni di Apu (1950-1958) ===
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Ray decise dunque che sarebbe stato ''Pather Panchali'', il classico dei romanzi di formazione delle letteratura bengalese pubblicato nel 1928, a fornire il soggetto del suo primo film: il libro semi-autobiografico descrive la giovinezza di Apu, un ragazzo che vive in un villaggio del Bengala. Ray terminò la scrittura del film in mare, durante la traversata che lo riportava da Londra in India.
Attingendo agli appassionati frequentatori della ''Calcutta Film Society'', Ray riunì intorno a sé un'équipe sperimentale tra cui figuravano il cameraman Subrata Mitra e il direttore artistico Bansi Chandragupta, qui alla loro prima esperienza cinematografica ma che raggiunsero in seguito i più alti riconoscimenti nei loro campi. Anche il cast era essenzialmente composto da dilettanti e le riprese iniziarono nel 1952, completamente autofinanziate. Ray sperava che il materiale delle prime riprese fosse sufficiente per trovare degli sponsor, ma non fu subito così. Le riprese di ''[[
Durante il montaggio Ray subì le pressioni dei finanziatori che avrebbero voluto modificare la sceneggiatura e avere un finale positivo in cui la famiglia di Apu ottiene una possibilità di riscatto<ref name="set1">{{cita|Seton|p. 95
Tuttavia Ray rifiutò sempre qualunque ingerenza al punto che, pur portando a termine il finanziamento, il governo censurò inizialmente l'opera, rea di mostrare una povertà troppo abietta<ref>{{cita web|url=http://www.rai.it/dl/portali/site/articolo/ContentItem-80f06466-01d6-407c-8a45-a1370cfda62f.html|titolo=Scheda di Fuori Orario|accesso=30 giugno 2011|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160304211408/http://www.rai.it/dl/portali/site/articolo/ContentItem-80f06466-01d6-407c-8a45-a1370cfda62f.html}}</ref>
La critica è molto favorevole al risultato finale e ottiene anche un gran successo di pubblico oltre ad una buona diffusione in India e all'estero. Quando Ray aveva mostrato una scena del film a [[John Huston]], arrivato in India per i sopralluoghi di ''[[L'uomo che volle farsi re (film)|L'uomo che volle farsi re]]''<ref>Sebbene il film sia uscito solo nel 1975, Huston aveva pianificato il film fino dai primi anni 1950 con [[Humphrey Bogart]] e [[Clark Gable]] nei ruoli che saranno di [[Sean Connery]] e [[Michael Caine]].</ref>, l'entusiasmo di quest'ultimo si rivelò ancora più prezioso degli incoraggiamenti di [[Jean Renoir|Renoir]]. Si trattava infatti di una delle scene più memorabili del film, quella della visione di Apu e della sorella a bordo del treno che attraversa la campagna, l'unica d'altronde che Ray era riuscito a montare a causa delle ristrettezze del budget. Huston avvertì allora Monroe Wheeler del [[Museum of Modern Art]] di [[New York]] che un grande talento stava nascendo. In India le reazioni furono entusiastiche: il ''Times of India'' scrisse che "è assurdo confrontarlo con qualunque altro film indiano [...] ''Pather Panchali'' è cinema puro"<ref name="set1"/>. In Gran Bretagna [[Lindsay Anderson]] scrisse un articolo di elogio<ref name="set1"/>, ma non tutti fecero apprezzamenti. Sembra infatti che [[François Truffaut]] avesse dichiarato al proposito: "non voglio vedere un film di gente di campagna che mangia con le mani"<ref name=filmifunda>{{cita web|url=http://www.telegraphindia.com/1050420/asp/calcutta/story_4634530.asp|titolo=Filmi Funda Pather Panchali (1955)|data=20 aprile 2005|editore=The Telegraph|accesso=30 giugno 2011}}</ref>. [[Bosley Crowther]], allora il critico più influente del ''[[
La carriera internazionale iniziò realmente dopo il successo dell'opera successiva, ''[[Aparajito]]''. Il film narra la lotta eterna tra le ambizioni di un giovane uomo, Apu, e l'amore per la madre. Numerosi critici, tra cui [[Mrinal Sen]] e Ritwik Ghatak, lo piazzarono ad un livello ancora superiore a quello di ''Pather Panchali''. Con ''Aparajito'' Ray ottiene il [[Leone d'oro al miglior film]] alla [[22ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia]]. Prima di terminare la cosiddetta ''Trilogia di Apu'', Ray gira la commedia ''Parash Pathar'' (''La pietra filosofale'') e il dramma musicale ''Jalsaghar'' (''La sala della musica'') sulla decadenza di una [[zamindar]], una tra le sue opere maggiori<ref name="malcolm1">{{cita web |url=http://film.guardian.co.uk/Century_Of_Films/Story/0,,36064,00.html|titolo=Satyajit Ray: The Music Room|autore=Derek Malcolm|data=14 gennaio 1999|editore=guardian.co.uk|accesso=30 giugno 2011}}</ref>.
Durante la realizzazione di ''Aparajito'', Ray non aveva ancora pensato a realizzare una trilogia, idea che gli venne in seguito ad una domanda postagli durante la mostra del cinema di Venezia<ref>{{cita|Wood|p. 61
Il successo ha poche ripercussioni sulla sua vita quotidiana durante gli anni successivi: continua a vivere con la madre, lo zio e la famiglia in una casa in affitto<ref>{{cita|Robinson|p. 5
=== Da ''Devi'' a ''Charulata'' (1959-1964) ===
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In questo periodo Ray realizza un film sul [[Raj britannico|Raj]] (''Devi''), un documentario su Tagore, una commedia (''Mahapurush'') e il suo primo film basato su un soggetto originale (''Kanchenjungha''). Gira anche una serie di film che i critici considerano come la rappresentazione su grande schermo delle donne indiane più riuscita<ref>{{cita web|url=http://www.metroactive.com/papers/cruz/10.08.03/apu-0341.html|titolo=Ghost 'World'|autore=Steve Palopoli|editore=metroactive.com|accesso=2 luglio 2011}}</ref>.
Ad ''Apur Sansar'' segue dunque ''Devi'' (''La dea'') che ha per tema la superstizione nella società indù. Sharmila Tagore interpreta Doyamoyee, una giovane donna divinizzata dal suocero. Inizialmente Ray teme uno stop imposto dalla censura o di essere costretto a dei tagli, timore che si rivelerà ingiustificato. Nel 1961, su richiesta del primo ministro [[Jawaharlal Nehru]], viene ingaggiato per la realizzazione di un documentario su [[Rabîndranâth Tagore]] in occasione delle celebrazioni del centenario dalla nascita del poeta. Costretto da precisi vincoli sulla lunghezza della pellicola, Ray affronta la sfida montando materiale essenzialmente statico, ciononostante osserverà come una tale prassi lo abbia costretto a una quantità di lavoro paragonabile alla realizzazione di tre film normali<ref>{{cita|Robinson|p. 277
Lo stesso anno, con l'aiuto tra gli altri di Subhas Mukhopadhyay, porta a termine un progetto a lungo sognato: far rivivere la rivista per ragazzi ''Sandesh'', fondata ancor prima della propria nascita dal nonno<ref>{{cita|Seton|p. 189
Nel 1962 è la volta di ''Kanchenjungha'', prima sceneggiatura originale e primo film a colori. Si tratta della storia di una famiglia borghese di [[Darjeeling]] che cerca di sposare la figlia minore ad un ingegnere agiato educato a Londra. Concepito inizialmente per essere ambientato negli interni di un palazzo, Ray decide infine di utilizzare le ombre e le luci, così come le nebbie che caratterizzano la città adagiata sul fianco di una collina, per sottolineare la tensione del dramma.
[[File:Darjeeling view, 2008.jpg|
Durante gli [[anni 1960]], Ray visita il [[Giappone]] dove ha modo di conoscere [[Akira Kurosawa]], per il quale provava una grande ammirazione. Nel 1964 gira ''Charulata'', considerato l'apogeo di questo periodo artistico<ref name="Andrew Robinson 2003 157">{{cita|Robinson|p. 157
=== Nuove direzioni (1965-1982) ===
Nel periodo successivo a ''Charulata'', Ray esplora una grande varietà di generi, andando dal [[fantasy]] alla [[fantascienza]], passando per il poliziesco e il dramma storico, provando anche nuove soluzioni tecniche. Si interessa maggiormente anche alle preoccupazioni della società indiana contemporanea, riempiendo così la lacuna lasciata dai film precedenti. La prima opera maggiore di questa nuova fase è ''Nayak'', la storia dell'incontro su un treno tra una star del cinema e un giovane giornalista. Nonostante un riconoscimento speciale alla Berlinale del 1966, il film ottenne un successo contenuto<ref name="Chidananda Das Gupta 1980 91">{{cita|Das Gupta|p. 91
Dettagli della lavorazione erano già noti nell'ambito cinematografico già a partire dal 1967<ref>{{cita pubblicazione|autore=A. Malik|titolo=Satyajit Ray and the Alien|rivista=Sight and Sound|data=inverno 1967/68}}</ref>, inoltre anche la sceneggiatura originale era reperibile in fotocopie e un'analisi dei motivi che portarono al fallimento della produzione venne fatta dallo stesso Ray in un numero del 1980 della rivista ''[[Sight & Sound]]''. Così quando nel 1982 esce ''[[E.T. l'extra-terrestre]]'' molti, tra cui lo scrittore di fantascienza [[Arthur C. Clarke]], videro forti analogie con la sceneggiatura di Ray. Il biografo di Ray Andrew Robinson rivela in ''The Inner Eye'' del 1989 come questi ritenesse che il film di Spielberg "non sarebbe stato possibile se la mia sceneggiatura di ''The Alien'' non fosse stata disponibile in America in forma ciclostilata". Spielberg negò questa opinione affermando di essere solo un bambino ai tempi<ref name=timesofindia>{{cita web|titolo=Close encounters with native E.T. finally real|data=5 aprile 2003|editore=The Times of India|url=http://timesofindia.indiatimes.com/articleshow/42443247.cms|accesso=5 luglio 2011}}</ref>, fatto poi contestato dalla rivista [[Star Weekend Magazine]] che osservò come Spielberg si fosse diplomato nel 1965 e avesse iniziato la carriera di regista nel 1969<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=Perceptions: Satyajit Ray and The Alien!|nome=Obaidur|cognome=Rahman|rivista=Star Weekend Magazine|volume=8|numero=70|data=22 maggio 2009|anno=2009|url=http://www.thedailystar.net/magazine/2009/05/04/perceptions.htm|accesso=31 maggio 2009}}</ref>. Secondo alcuni anche il precedente film di Spielberg ''Incontri ravvicinati del terzo tipo'' potrebbe essere stato ispirato da ''The Alien''.<ref name=timesofindia/><ref>{{Cita web|titolo=Satyajit Ray Collection Receives Packard Grant and Lecture Endowment|data=18 settembre 2001|editore=[[University of California]]|url=http://www.universityofcalifornia.edu/news/article/3572|accesso=2 giugno 2009|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121013192057/http://www.universityofcalifornia.edu/news/article/3572}}</ref>.
Nel 1969 Ray realizza il suo più grande successo commerciale con il musical fantasy ''Goopy Gyne Bagha Byne'', basato su un racconto per bambini scritto dal nonno. Il cantante Goopy e il percussionista Bagha, muniti di tre ossa prestategli dal Re dei fantasmi, intraprendono un viaggio fantastico per cercare di evitare lo scoppio di una guerra tra due regni vicini. Una delle realizzazioni più costose del cineasta, il film si rivelò difficile da finanziare, al punto che Ray fu costretto a rinunciare a girarlo a colori<ref>{{cita|Seton|pp. 291-297}}.</ref>. Dopo ''Goopy Gyne Bagha Byne'' Ray firma ''Aranyer Din Ratri'', un lavoro ispirato da un romanzo di un giovane poeta e scrittore, Sunil Gangopadhyay. All'interno di una cornice musicale più complessa di quella di ''Charulata''<ref>{{cita|Wood|p. 13
[[File:ChowringhrrKolkata1945.jpg|
Dopo ''Aranyer Din Ratri'', Ray fa un'incursione nella realtà del Bengala, allora in piena effervescenza sotto l'influenza del [[naxalismo]], un movimento militare di estrema sinistra. Porta dunque a compimento la cosiddetta trilogia di Calcutta formata da ''Pratidwandi'' (1970), ''Seemabaddha'' (1971), e ''Jana Aranya'' (1975), che, sebbene concepiti separatamente, trattano temi tra loro connessi. ''Pratidwandi'' parla di un giovane diplomato idealista che, pur disilluso, riesce a mantenere la sua integrità morale. In ''Jana Aranya'' un giovane sprofonda poco a poco nel mondo della corruzione per guadagnarsi da vivere, mentre in ''Seemabaddha'' è un uomo ricco a rinunciare alla morale per potersi arricchire ancora di più. Dal punto di vista stilistico ''Pratidwandi'' presenta delle caratteristiche fino a quel punto mai viste nell'opera di Ray, tra cui uno stile ellittico fatto di scene in negativo, sequenze oniriche e improvvisi flashback. Negli anni 1970 Ray adatta per il grande schermo anche due sue storie poliziesche destinate ad un pubblico giovane (''Sonar Kella'' e ''Joy Baba Felunath''), che trovano anche qualche buona accoglienza nella critica<ref>{{cita|Rushdie}}.</ref>.
Ray progetta anche un film sulla guerra di liberazione del [[Bangladesh]], ma abbandona il progetto spiegando che in qualità di regista è più interessato agli sforzi e alle peripezie dei rifugiati che alla politica<ref>{{cita|Robinson 2003|p. 206
Nel 1980 è la volta di ''Hirak Rajar Deshe'', il seguito, più 'politico', di ''Goopy Gyne Bagha Byne''. Il diabolico regno del Re dei diamanti (''Hirok Raj'') è infatti un'allusione allo stato d'emergenza nazionale imposto da [[Indira Gandhi]] dal 1975 al 1977<ref>{{cita|Robinson 2003|pp. 188-189}}.</ref>.
=== L'ultimo periodo (1983-1992) ===
[[File:Satyajit_Ray_in_New_York.jpg|
Nel 1983, durante la lavorazione di ''Ghare Baire'', Ray è colto da una crisi cardiaca che limiterà fortemente la sua attività nei nove anni di vita che gli rimangono ancora. ''Ghare Baire'' è terminato solo nel 1984 grazie all'aiuto del figlio, qui alla sua prima esperienza alla regia. Il film è la realizzazione di un progetto a lungo pianificato (una prima bozza della sceneggiatura risalirebbe agli anni 1940, ancor prima di quella di ''Pather Panchali''), ovvero la trasposizione dell'omonimo romanzo di Tagore sui pericoli del nazionalismo<ref>{{cita|Robinson 2003|pp. 66-67}}.</ref>. Nel 1987 realizza il documentario ''Sukumar Ray'', per celebrare il centenario della nascita di suo padre.
Dopo la guarigione, ma comunque sotto restrizioni di carattere medico, Ray realizza ancora tre film. Girati essenzialmente in interni, hanno uno stile decisamente differente dalla produzione precedente: molto più parlati, sono generalmente considerati come inferiori agli altri. Il primo, ''Ganashatru'' (''[[Nemico pubblico (film 1989)|Nemico pubblico]]''), è un adattamento della pièce di [[Henrik Ibsen]] ''Un nemico del popolo'' ed è considerato come il meno riuscito<ref>{{cita|Das Gupta|p. 134
Nel 1992 la salute di Ray si deteriora ulteriormente a causa di complicazioni cardiache. Il 30 marzo, meno di un mese prima della propria morte, riceve in ospedale il Premio Oscar alla carriera "a riconoscimento della sua rara maestria nell'arte del cinema e per il suo punto di vista profondamente umanitario che ha avuto un'indelebile influenza sui registi e sul pubblico di tutto il mondo<ref>{{cita web|url=http://aaspeechesdb.oscars.org/ics-wpd/exec/icswppro.dll?AC=PREV_RECORD&XC=/ics-wpd/exec/IcsWPPro.dll&BU=http%3A%2F%2Faaspeechesdb.oscars.org%2Findex.asp&TN=AAtrans&SN=AUTO14053&SE=2537&RN=1&MR=0&TR=0&TX=1000&ES=0&CS=1&XP=&RF=WebReportList&EF=&DF=WebReportOscars&RL=0&EL=0&DL=0&NP=255&ID=&MF=oscarsmsg.ini&MQ=&TI=0&DT=&ST=0&IR=0&NR=0&NB=0&SV=0&SS=0&BG=ffffff&FG=000000&QS=&OEX=ISO-8859-1&OEH=ISO-8859-1|titolo=Discorso di accettazione|accesso=5 luglio 2011|urlmorto=sì}}</ref>". Muore il 23 aprile 1992.
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* ''[[La grande città (film 1963)|La grande città]]'' (''Mahanagar'') (1963)
* ''[[La moglie sola]]'' (''Charulata'') (1964)
* ''[[
* [[Kapurush|''Il codardo'']]<ref name="rai.it"/> (1965)
* ''[[Nayak]]'' (1966)
* ''[[Chiriyakhana]]'' (1967)
* ''[[Goopy Gyne Bagha Byne]]'' (1968)
* ''[[Aranyer Din Ratri]]'' ( Giorni e notti nella foresta 1970)
* ''[[Seemabaddha]]'' (1971)
* ''[[Sikkim]]'' – documentario (1971)
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