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== Biografia ==
[[File:Genteinaspromonte30.jpg|miniatura|[[File:VENT'ANNI_-_PRIMA_EDIZIONE.jpg|alt=|miniatura]]]]
Corrado Alvaro
In paese trascorre un'infanzia felice, ricevendo la prima istruzione dal padre<ref name="ReferenceA"/>.
Terminate le scuole elementari, nel 1906 viene mandato dal padre a proseguire gli studi nel prestigioso collegio dei gesuiti di [[Villa Mondragone]], a [[Frascati]], diretto dal famoso grecista [[Lorenzo Rocci]]. Nel 1907 sono ospiti dello stesso
Nel maggio 1914 si avvicina alle idee repubblicane e, insieme al fratello Guglielmo, partecipa attivamente a [[Interventismo#Gli interventisti|manifestazioni interventiste.]] A maggio, durante alcuni disordini scoppiati nel centro della città, viene arrestato e trattenuto per una notte. Rilasciato, decide di editare il numero unico di un giornale, per raccontare lo svolgimento dei fatti e denunciare le violenze della polizia. Il titolo della testata era ''Bum!''
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Dopo il delitto Matteotti è tra i cinquanta firmatari dell<nowiki>''</nowiki>Unione nazionale delle forze democratiche guidata da [[Giovanni Amendola]]. Nel biennio 1924-1925 collabora con il giornale umoristico ''[[Becco giallo]],'' dove tiene (con lo pseudonimo V.E. Leno) la rubrica "Sfottò". Uno dei bersagli della satira alvariana fu [[Luigi Pirandello]] che, per la sua prona adesione al fascismo, venne ribattezzato ''P. Randello'': «un'irrisione fin troppo palese della mitologia del manganello fascista, attraverso cui denunciare la compromissione con il governo Mussolini»<ref>{{Cita libro|autore=A. Giannanti|titolo=Il "tempo per fantasticargli vicino". Alvaro critico di Pirandello|edizione=in C. Alvaro, Scritti su Pirandello|anno=2013|editore=Rubbettino|città=Soveria Mannelli|p=19}}</ref>.
Nell'ottobre 1924, il fratello Guglielmo, avvocato, si tolse la vita gettandosi nel Tevere, da un ponte, sotto gli occhi della cognata Laura e del figlioletto, Massimo, di soli 5 anni. L'evento è destinato a lasciare una ferita insanabile nella vita dello scrittore.
Nel [[1925]] è tra i firmatari del [[Manifesto degli intellettuali antifascisti]] di [[Benedetto Croce]]. Nello stesso anno diviene critico teatrale per il "Risorgimento" di Roma. Vi avrebbe collaborato fino alla soppressione del giornale da parte della dittatura. Il 16 dicembre, all'uscita dal Teatro Valle a Roma, viene aggredito e malmenato, insieme ad [[Adriano Tilgher (filosofo)|Adriano Tilgher]], da una squadra di fascisti. Ridotta al silenzio la stampa d'opposizione, ad Alvaro venne impedito di scrivere sui giornali: il suo nome era stato inserito nelle "liste di proscrizione" stilate dal fascismo. Nel 1926, grazie alla copertura offerta da [[Pietro Pancrazi]] avrebbe però iniziato a collaborare, senza firmare, con "La Stampa". Ma anche la copertura assicurata ad Alvaro dal giornale torinese è destinata in breve tempo a venire meno<ref>{{Cita libro|autore=C. Alvaro|titolo=Quasi una vita|ed=Bompiani,|dataoriginale=1950|anno=1968|editore=Bompiani|città=Milano|p=21}}</ref>''.
Sebbene vittima di una feroce aggressione mediatica ordita dal fascismo, Alvaro declina l'invito rivoltogli da alcuni amici francesi (in particolare da [[Romain Rolland]]) che lo sollecitavano a rifugiarsi a Parigi
Alla fine del 1928, decide però di riparare, per qualche tempo, a Berlino, essendogli sempre più difficile lavorare (e firmare) in Italia<ref>C. Alvaro, ''Ultimo diario'' (1959)'','' Bompiani, Milano, 1966, p. 208.</ref>.
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A Berlino entra in contatto con il mondo intellettuale tedesco: [[Hermann Hesse]], [[Thomas Mann]], [[Walter Benjamin]], [[Bertolt Brecht]]. Di quest'ultimo Corrado Alvaro, insieme ad Alberto Spaini, avrebbe tradotto ''[[L'opera da tre soldi]]'' (''Die Dreigroschenoper'', 1928). Nella versione italiana Alvaro-Spaini, il lavoro teatrale brechtiano venne messo in scena l'8 marzo 1930, da [[Anton Giulio Bragaglia]] con il titolo ''La veglia dei lestofanti'' al [[Teatro dei Filodrammatici (Milano)|Teatro dei Filodrammatici di Milano]]. Negli anni berlinesi, Alvaro stringe amicizia con [[Pier Maria Rosso di San Secondo]], e in particolare, con [[Luigi Pirandello]] e [[Marta Abba]].
Nel 1929 esce in Italia la raccolta di racconti ''[[L'amata alla finestra]]'' (1929). L'opera ottiene un ampio successo, ma Alvaro continua ad essere inviso al fascismo e per il veto posto dai vertici del Partito - pare dallo stesso Mussolini - non otterrà l'ambito premio "[[La Fiera Letteraria]]"<ref>{{Cita libro|autore="Cronologia" in C. Alvaro|titolo=L'amata alla finestra|annooriginale=1929|anno=1994|editore=Bompiani|città=Milano|p=XXVIII}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=C. Alvaro|titolo=Quasi una vita|edizione=cit.|p=62|posizione=}}</ref>.
Tornato in Italia, nel corso del 1930, pubblica il romanzo ''Vent'anni'' e ben tre raccolte di racconti: ''Misteri e avventure, La signora dell'isola'', ''Gente in Aspromonte.'' Opera, quest'ultima, che gli varrà il prestigioso premio letterario "La Stampa". La giuria era composta, fra gli altri, da [[Pietro Pancrazi]], [[Luigi Pirandello]] e [[Margherita Sarfatti]].
La ritrovata amicizia con [[Luigi Pirandello]] e, soprattutto, l'inteso legame con [[Margherita Sarfatti]] furono determinanti per stemperare l'atteggiamento persecutorio del regime nei suoi confronti e per indurre lo stesso Alvaro ad abbassare i toni polemici verso il regime. Non sarebbero però mancati i cedimenti: nel 1934 pubblica un libretto dal titolo ''Terra nuova. Prima cronaca dell'Agro Pontino'', celebrativo della bonifica dell'[[Agro pontino]]. Opera che Alvaro, anche negli anni a venire, avrebbe continuato a difendere, considerandola un omaggio al mondo contadino e non al fascismo.<ref name="ReferenceA" />
Come inviato de ''La Stampa'' compie numerosi viaggi in Italia e all’estero (Grecia, Turchia, Russia), dei quali dà conto nei volumi ''Viaggio in Turchia'' (1932), ''Itinerario italiano'' (1933), ''[https://icalabresi.it/cultura/corrado-alvaro-russia-amore-un-calabrese-soviet/?_gl=1*1gjkhcd*_up*MQ..*_ga*MTQ0MTI5MjYwOS4xNzMxMDk1NzIz*_ga_7J8R8BBQXJ*MTczMTA5NTcyMi4xLjEuMTczMTA5NTgwNC4wLjAuMA.. I maestri del diluvio. Viaggio in Russia]'' (1935).
Nel 1938 pubblica ''L'uomo è forte'', romanzo con il quale vince il premio dell'[[Accademia d'Italia]] per la letteratura (1940).
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Nel 1946, alla vigilia del [[Nascita della Repubblica Italiana|referendum istituzionale]] del 2 giugno, redige l{{'}}''Appello per la Repubblica''<ref>C. Alvaro, ''Appello per la Repubblica'' (1946), in E. Santarelli (a cura di), ''Dalla Monarchia alla Repubblica'' (1943-1946), Editore Riuniti, Roma, 1974, p. 89.</ref>''.''
Dal 7 marzo 1947 ricopre il ruolo di direttore del quotidiano ''[[Il Risorgimento (Napoli)|Il Risorgimento]]'' di Napoli di proprietà di [[Achille Lauro (armatore)|Achille Lauro]], ma viene accusato di aver impresso al giornale napoletano un «accentuato orientamento di sinistra»<ref name="erbani">F. Frascani, ''Le due Napoli di Corrado Alvaro,'' Berisio Editore, Napoli, 1969, p. 14.</ref>. Ne sarebbe scaturito un conflitto con la proprietà della testata che avrebbe indotto lo scrittore calabrese a rassegnare, dopo pochi mesi dalla nomina, le dimissioni da direttore (15 luglio 1947) . Nello stesso anno riprende la collaborazione al ''Corriere della sera'' .
Nel 1948 sottoscrive il ''Manifesto dell'Alleanza per la difesa della cultura'' e, in vista delle elezioni del 18 aprile, annuncia il proprio voto a favore delle sinistre coalizzate nel [[Fronte Democratico Popolare]]. Una scelta politica che Alvaro avrebbe pagato duramente con le dimissioni ("indotte") dal ''Corriere della Sera''<ref>C. Alvaro, ''Corrado Alvaro o della coerenza,'' in M. Strati (a cura di), ''Corrado Alvaro e il "Corriere della sera". Carteggio 1919-1955'', Carocci, Roma, 2007, p. 160</ref>.
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Nel [[1954]], colpito da un [[tumore]] addominale, si sottopone a un delicato intervento chirurgico. La malattia colpisce anche i [[polmone|polmoni]].
Il 20 aprile 1956 esce, sul ''Corriere della Sera'', il suo ultimo articolo.
Alvaro muore, vegliato fino all'ultimo respiro da [[Cristina Campo]], nella sua casa di Roma l'11 giugno [[1956]].<ref>G. Carteri, ''La lunga notte di Corrado Alvaro'', Rubbettino, Soveria Mannelli, 2006.</ref>
Viene sepolto nel cimitero di [[Vallerano]] ([[provincia di Viterbo]]), un suggestivo paesino sui monti Cimini, dove aveva comprato una piccola casa di campagna, venduta poi dalla famiglia a [[Libero Bigiaretti]].
== Opere postume ==
Nel 1963 Bompiani pubblica il volume di cinquecento pagine ''La moglie e i quaranta racconti'', che viene recensito dalla rivista ''[[Il Mulino (rivista)|Il Mulino ]]'' con una scheda dove è premesso che «Con questo libro, che raccoglie novelle della gioventù e della maturità, alcune inedite e altre già pubblicate sui giornali, la pubblicazione delle opere di Corrado Alvaro può dirsi conclusa». Nella stessa scheda dedicata al libro troviamo una dichiarazione estrapolata dallo scrittore sanluchese che rappresenta anche una componente della sua poetica: «A volte raccontare di noi e della nostra vita è un modo di capire quello che succede».<ref>{{cita pubblicazione |nome=Schedario ([[Rubrica (giornalismo)|Rubrica]]) |titolo=Corrado Alvaro, La moglie e i quaranta racconti |rivista=Il Mulino |città=Bologna |volume=Facicolo 135 Anno XIII|numero=1 |anno=1964 |mese=Gennaio |pp=126-127}}</ref>
== Riconoscimenti ==
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* ''[[L'amata alla finestra]]'' (1929)
* ''Misteri e avventure'' (1930)
* ''[[Gente in Aspromonte]]'' (1930)
* ''[[La signora dell'isola]]'' (1930)
* ''[[Il mare (Corrado Alvaro)|Il mare]]'' (1934)
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=== Lirica ===
* ''Poesie grigioverdi'', Roma: [[Bernardo Lux Editore]] (1917)
* ''Il viaggio'' (1941)
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*[[Julian Krycki]], ''Armata silenziosa'', Faro, 1945.
;Con Laura Babini
* [[Mark Twain]], ''Rapporto della visita di Capitan Tempesta in Paradiso'',
* [[Charles Morgan]], ''La fontana'', Mondadori, 1934
* [[Robert Louis Stevenson]], ''L'isola del tesoro'', CELI, 1956
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* ''[[Roma ore 11]]'' (1952)
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