Liutprando: differenze tra le versioni

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{{Nota disambigua}}
{{quote|<math>\mathfrak{F}</math>u uomo di molta saggezza, accorto nel consiglio, di grande pietà e amante della pace, fortissimo in guerra, clemente verso i colpevoli, casto, virtuoso, instancabile nel pregare, largo nelle elemosine, ignaro sì di lettere ma degno di essere paragonato ai filosofi, padre della nazione, accrescitore delle leggi|[[Paolo Diacono]], ''[[Historia Langobardorum]]'', [[s:la:Historia Langobardorum - Liber VI|VI]], 58|<math>\mathfrak{F}</math>''uit vir multae sapientiae, consilio sagax, pius admodum et pacis amator, belli praepotens, delinquentibus clemens, castus, pudicus, orator pervigil, elemosinis largus, litterarum quidem ignarus, sed philosophis aequandus, nutritor gentis, legum augmentator''|lingua=la}}
{{Citazione|Fu uomo di molta saggezza, accorto nel consiglio, di grande pietà e amante della pace, fortissimo in guerra, clemente verso i colpevoli, casto, virtuoso, instancabile nel pregare, largo nelle elemosine, ignaro sì di lettere ma degno di essere paragonato ai filosofi, padre della nazione, accrescitore delle leggi|[[Paolo Diacono]], ''[[Historia Langobardorum]]'', [[s:la:Historia Langobardorum - Liber VI|VI]], 58|Fuit vir multae sapientiae, consilio sagax, pius admodum et pacis amator, belli praepotens, delinquentibus clemens, castus, pudicus, orator pervigil, elemosinis largus, litterarum quidem ignarus, sed philosophis aequandus, nutritor gentis, legum augmentator|lingua=la}}
 
{{Monarca
|nome = Liutprando
|titolo = [[Re dei Longobardi]]<br />[[Sovrani d'Italia#Re dei Longobardi (568–774)|Re d'Italia]]<ref>Nei prologhi per anno delle sue leggi Liutprando si definì utilizzando formule come «excellentissimus christianus Langobardorum rex» ({{Cita|Bluhme|pp. 107-108}}); «excellentissimus rex gentis filicissimae ac catholicae Deoque dilectae Langobardorum» ({{Cita|Bluhme|p. 109}}); «in Christi nomine rex gentis Langobardorum» ({{Cita|Bluhme|p. 133}}).</ref>
|stemma = Corona ferrea monza (heraldry).svg
|immagine = Luitprand tremissis 661673.jpg
|legenda = [[Tremisse]] di Liutprando, coll'[[Culto micaelico presso i Longobardi|Arcangelo Michele]] in sostituzione della [[Vittoria (divinità)|Vittoria]]. [[Zecca di Pavia]].
|inizio regno = [[712]]
|fine regno = gennaio [[744]]
|incoronazione =
|investitura = [[712]] <small>(associato al trono con [[Ansprando]])</small>
|nome completo = ''Liutprand'' (in [[Lingua latina|latino]])
|altrititoli =
|data di nascita = [[690]] circa
|luogo di nascita = Milano
|data di morte = gennaio [[744]]
|luogo di morte = [[Pavia]]?
|sepoltura = [[Pavia]], [[basilica di San Pietro in Ciel d'Oro]]
|predecessore = [[Ansprando]]
|erede =
|successore = [[Ildebrando]]
|consorte = [[Guntrude]]
|consortedi =
|coniuge 1 =
|coniuge 2 =
|coniuge 3 =
|coniuge 4 =
|coniuge 5 =
|figli =
|casa reale =
|dinastia =
|motto reale =
|padre = [[Ansprando]]
|madre = [[Teodorada]]
|fratelli = [[Sigiprando]]
|nipoti = [[Ildebrando]]
}}
{{Bio
|Nome = Liutprando
|Cognome = Liutprando
|PostCognome =
|Sesso = M
|LuogoNascita = Milano
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = [[690]] circa
|LuogoMorte = Pavia?
|LuogoMorteLink = Pavia
|GiornoMeseMorte = gennaio
|AnnoMorte = 744
|Epoca = 700
|Attività = re
|Epoca =
|Nazionalità = longobardo
|Categorie = no
|PostNazionalità = , [[re d'Italia]] dal [[712]] al [[744]]
|FineIncipit = è stato [[re dei Longobardi]] e [[Sovrani d'Italia#Re dei Longobardi (568–774)|re d'Italia]] dal [[712]] al [[744]]
}}
 
Tra i più grandi sovrani [[longobardi]], [[cattolico]], fu "''litterarum quidem ignarus''" ("alquanto ignorante nelle lettere", secondo quanto dice [[Paolo Diacono]] nella sua ''[[Historia Langobardorum]]''), ma intelligente, energico ed ambizioso. La sua volontà di potere derivava dalla sua consapevolezza di essere stato oggetto di una speciale scelta divina, come annuncia lui stesso nel prologo alle ''Liutprandi Leges''. Fu amato e temuto dal suo popolo, che ammirava la saggezza del legislatore, l'efficacia del comandante militare e anche il coraggio personale - manifestato per esempio quando sfidò a duello, solo, due guerrieri che architettavano un attentato contro di lui.
 
Accentrò il governo del regno longobardo nelle sue mani, limitando fortemente l'autonomia dei [[Duca (Longobardi)|duchi]], arricchendo la legislazione e portando avanti con decisione l'integrazione tra l'elementola cultura germanicogermanica e quelloquella latinolatina in [[Italia]]. Accrebbe i possedimenti del regno, contenne il potere del papato e svolse una politica di respiro europeo. Fu, accanto a [[Grimoaldo]], il sovrano longobardo che più si avvicinò al progetto di divenire nei fatti ciò che tutti i re di [[Pavia]] proclamavano di essere: ''rex totius Italiae''.
 
==I primiBiografia anni==
Figlio di [[Ansprando]], scampò in giovanissima età alla vendetta di [[Ariperto II]], che fece imprigionare e mutilare la madre e i fratelli; Liutprando fu invece riconsegnato al padre, esule in [[Baviera]]. Rientrò in [[Italia]] nel [[712]], quando il padre sconfisse e subentrò ad Ariperto, e venne immediatamente associato al trono. Ansprando morì dopo appena tre mesi, lasciando Liutprando unico re.
 
==Il= regnoI primi anni ===
Il luogo natale di Liutprando non è noto con certezza, ma è probabile che sia nato a Milano, come viene suggerito dal [[Versum de Mediolano civitate|Versum de Mediolano Civitate]]<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Andrea Gamberini|nome=Quaderni Ssmd|data=2019-04-04|titolo=Il Versum de Mediolano civitate e le origini
===L'organizzazione del potere===
di re Liutprando. Una proposta di lettura|rivista=Studi di storia medioevale e di diplomatica - Nuova Serie|accesso=2024-09-14|doi=10.54103/2611-318X/11409|url=https://riviste.unimi.it/index.php/SSMD/article/view/11409}}</ref>. Figlio di [[Ansprando]], scampò in giovanissima età alla vendetta di [[Ariperto II]], che fece imprigionare e mutilare la madre e i fratelli; Liutprando fu invece riconsegnato al padre, esule in [[Baviera]]. Rientrò in [[Italia]] nel [[712]], quando il padre sconfisse Ariperto subentrandogli, e venne immediatamente associato al trono. Ansprando morì dopo appena tre mesi, lasciando Liutprando unico re<ref name="DBI">{{Cita|Berto}}.</ref>.
Rafforzò la struttura del palazzo reale di [[Pavia]] trasformandolo nel vero centro politico del regno, ampliando la cancelleria (equivalente medievale del moderno [[governo]]) in modo da poter sostenere le esigenze di un regno sempre più basato sull'uso di documenti scritti. Nucleo dell'attività di palazzo erano il maresciallo (''strator'' o ''marphais''), lo scudiero regio (''spatharius''), il tesoriere (''vesterarius'') e il [[maggiordomo di palazzo]], capo dell'amministrazione.
 
=== Il regno ===
Accentuò il carattere sacro del Palazzo regio (''sacrum palatium'') e la centralità della [[Capitale (città)|capitale]]. [[Pavia]], sede del re, della corte e dell'annuale assemblea del popolo, venne arricchita da costruzioni adatte a sottolinearne la funzione. Già i re della [[Bavarese (dinastia)|dinastia Bavarese]] avevano eretto edifici di rappresentanza; Liutprando diede ulteriore impulso all'attività, facendo di Pavia anche la capitale architettonica del regno.
==== L'organizzazione del potere ====
Rafforzò la struttura del [[Palazzo Reale (Pavia)|palazzo reale]] di [[Pavia]] trasformandolo nel vero centro politico del [[Regno longobardo|regno]], ampliando la cancelleria (equivalente medievale del moderno [[governo]]) in modo da poter sostenere le esigenze di un regno sempre più basato sull'uso di documenti scritti. Nucleo dell'attività di palazzo erano il maresciallo (''strator'' o ''marphais''), lo scudiero regio (''spatharius''), il tesoriere (''vesterarius'') e il [[maggiordomo di palazzo]], capo dell'amministrazione.
 
Accentuò il carattere sacro del [[Palazzo Reale (Pavia)|Palazzo regio]] (''sacrum palatium'') e la centralità della [[Capitale (città)|capitale]]. [[Pavia]], sede del re, della corte e dell'annuale assemblea del popolo, venne arricchita da costruzioni adatte a sottolinearne la funzione. Già i re della [[Bavarese (dinastia)|dinastia Bavarese]] avevano eretto edifici di rappresentanza; Liutprando diede ulteriore impulso all'attività, facendo di [[Pavia]] anche la capitale architettonica del regno<ref>{{Cita web|url=https://www.academia.edu/958195/Piero_Majocchi_Sviluppo_e_affermazione_di_una_capitale_altomedievale_Pavia_in_et%C3%A0_gota_e_longobarda_Reti_Medievali_Rivista_XI_2010_2_url_http_www_rmojs_unina_it_index_php_rm_article_view_54_357_|titolo=Sviluppo e affermazione di una capitale altomedievale: Pavia in età gota e longobarda}}</ref>.
Ristrutturò con leggi apposite le cariche dei funzionari regionali, definendone la gerarchia e le funzioni per ottenere una più giusta amministrazione della giustizia, una più completa registrazione degli obblighi militari e una più stabile sicurezza interna. Lo [[sculdascio]] amministrava la giustiza in un villaggio; i decani e i ''saltarii'' erano responsabili di un distretto rurale e i sindaci di una città. Entrambi erano sottoposti agli ''iudices'', ovvero [[duca|duchi]] e [[gastaldo|gastaldi]] che esercitavano il dominio su una ''civitas'' (città sede vescovile) e sul suo contado. Gli ''iudices'' rispondevano direttamente al re, vertice dell'intero sistema. Il potere di Liutprando si fondò anche sul rafforzamento del [[demanio]] regio, fonte di sostentamento per la corte e per l'intera struttura amministrativa che da essa dipendeva.
 
Ristrutturò con leggi apposite le cariche dei funzionari regionali, definendone la gerarchia e le funzioni per ottenere una più equa amministrazione della giustizia, una più completa registrazione degli obblighi militari e una più stabile sicurezza interna. Lo [[sculdascio]] amministrava la giustizia in un villaggio; i decani e i ''saltarii'' erano responsabili di un distretto rurale e i sindaci di una città. Entrambi erano sottoposti agli ''iudices'', ovvero [[Duca (Longobardi)|duchi]] e [[gastaldo|gastaldi]] che esercitavano il dominio su una ''civitas'' (città sede vescovile) e sul suo contado. Gli ''iudices'' rispondevano direttamente al re, vertice dell'intero sistema. Il potere di Liutprando si fondò anche sul rafforzamento del [[demanio]] regio, fonte di sostentamento per la corte e per l'intera struttura amministrativa che da essa dipendeva<ref>{{Cita web|url=https://www.academia.edu/4690285/Le_basi_economiche_del_potere_pubblico_in_et%C3%A0_longobarda_in_Pablo_C_D%C3%ADaz_and_I%C3%B1aki_Mart%C3%ADn_Viso_eds_Taxation_and_Rent_Fiscal_problems_from_Late_Antiquity_to_Early_Middle_Ages_Entre_el_impuesto_y_la_renta_Problemas_de_la_fiscalidad_tardoantigua_y_altomedieval_Edipuglia_Bari_2011_pp_71_85|titolo=Le basi economiche del potere pubblico in età longobarda}}</ref>.
La sua personalità e l'organizzazione che diede al regno segnarono un periodo aureo dell'Italia longobarda, evidente anche ai contemporanei che potevano paragonare la solidità del dominio di Liutprando ai conflitti che avevano caratterizzato gli anni precedenti. Tale istanza di stabilità venne ribadita da Liutprando anche quando accettò l'associazione al trono di suo nipote [[Ildebrando]], nel [[737]]. L'iniziativa fu presa dalla nobiltà longobarda in occasione di una grave malattia del re, che aveva sposato Guntruda, figlia del duca di [[Baviera]] Teodeberto (l'antico protettore di suo padre [[Ansprando]]), ma non aveva avuto figli maschi. Secondo quanto riferisce [[Paolo Diacono]], Liutprando reagì dapprima infuriandosi, ma poi riconoscendo la necessità di quell'atto per garantire una successione pacifica.
 
La sua personalità e l'organizzazione che diede al regno segnarono un periodo aureo dell'Italia longobarda, evidente anche ai contemporanei che potevano paragonare la solidità del dominio di Liutprando ai conflitti che avevano caratterizzato gli anni precedenti. Tale istanza di stabilità venne ribadita da Liutprando anche quando accettò l'associazione al trono di suo nipote [[Ildebrando]], nel [[737]]. L'iniziativa fu presa dalla nobiltà longobarda in occasione di una grave malattia del re, che aveva sposato Guntruda, figlia del [[duca di Baviera]] Teodeberto (l'antico protettore di suo padre [[Ansprando]]), ma non aveva avuto figli maschi. Secondo quanto riferisce [[Paolo Diacono]], Liutprando reagì dapprima infuriandosi, ma poi riconoscendo la necessità di quell'atto per garantire una successione pacifica.
===L'attività legislativa===
Fin dal suo primo anno di regno intervenne sul [[Diritto longobardo|''corpus'' legislativo longobardo]], emanando sei norme giuridiche di integrazione all'[[Editto di Rotari]]. Tra il [[713]] e il [[735]] promulgò altre centocinquantatré leggi, divenendo dopo [[Rotari]] il più attivo legislatore longobardo. Introdusse riforme legali ispirate al [[diritto romano]] e le nuove leggi occupano contenute in dodici volumi. Rese efficienti i [[tribunale|tribunali]] (Corti di giustizia) e modificò la tradizione longobarda del ''[[guidrigildo]]'', ovvero del denaro dato in risarcimento per offese o omicidi, aggiungendo alla pena pecuniaria anche la confisca dei beni del reo (di cui una metà andavano ai parenti della vittima, l'altra metà nelle casse reali).
 
==== L'attività legislativa ====
I tanti provvedimenti miravano sia a rimediare a carenze del diritto longobardo, sia ad adempiere a quella che considerava una sua funzione primaria: adempiere alla volontà divina. Secondo le sue parole, "le leggi che un principe cristiano e cattolico ha deciso di stabilire e valutare con saggezza non le ha concepite nell'animo, ponderate nella mente e rese proficuamente compiute con le opere per la propira previdenza, ma per volontà e ispirazione di Dio, perché il cuore del re è nelle mani di Dio" (prologo alle ''Liutprandi Leges'' raccolte nelle ''Leges Langobardorum'').
Fin dal suo primo anno di regno intervenne sul [[Diritto longobardo|''corpus'' legislativo longobardo]], emanando sei norme giuridiche di integrazione all'[[Editto di Rotari]]<ref name="DBI"/>. Tra il [[713]] e il [[735]] promulgò altre centocinquantatré leggi, divenendo dopo [[Rotari]] il più attivo legislatore longobardo. Introdusse riforme legali ispirate al [[diritto romano]] e le nuove leggi erano contenute in dodici volumi. Rese efficienti i [[tribunale|tribunali]] (Corti di giustizia) e modificò la tradizione longobarda del ''[[guidrigildo]]'', ovvero del denaro dato in risarcimento per offese o omicidi, aggiungendo alla pena pecuniaria anche la confisca dei beni del reo (di cui una metà andava ai parenti della vittima, l'altra metà nelle casse reali).
 
I numerosi provvedimenti miravano sia a rimediare a carenze del diritto longobardo, sia a realizzare quella che considerava una sua funzione primaria: adempiere alla volontà divina<ref>{{Cita web|url=https://www.academia.edu/23227480/lOrdalia_del_duello_nelle_leggi_Longobarde_lEditto_di_Rotari_e_le_leggi_di_Liutprando|titolo=l'Ordalia del duello nelle leggi Longobarde: l'Editto di Rotari e le leggi di Liutprando.}}</ref>. Secondo le sue parole, "le leggi che un principe cristiano e cattolico ha deciso di stabilire e valutare con saggezza non le ha concepite nell'animo, ponderate nella mente e rese proficuamente compiute con le opere per la propria previdenza, ma per volontà e ispirazione di Dio, perché il cuore del re è nelle mani di Dio" (prologo alle ''Liutprandi Leges'' raccolte nelle ''Leges Langobardorum'').
L'attività di redazione e di promulgazione delle nuove leggi erano eventi che rafforzavano l'unità dei Longobardi, poiché avvenivano in occasione dell'assemblea del popolo che si teneva ogni anno a [[Pavia]] il primo marzo. Liutprando presentava le nuove leggi come frutto di un accordo con i [[duca|duchi]] e i [[gastaldo|gastaldi]] e si mostrava all'assemblea dei suoi guerrieri come il saggio signore, guidato da Dio, di un regno saldo e coeso.
 
L'attività di redazione e di promulgazione delle nuove leggi erano eventi che rafforzavano l'unità dei Longobardi, poiché avvenivano in occasione dell'assemblea del popolo che si teneva ogni anno a [[Pavia]] il primo marzo<ref>{{Cita web|url=https://www.academia.edu/8336300/Piero_Majocchi_Pavia_capitale_del_regno_longobardo_strutture_urbane_e_identit%C3%A0_civica|titolo=Pavia capitale del regno longobardo: strutture urbane e identità civica}}</ref>. Liutprando presentava le nuove leggi come frutto di un accordo con i [[Duca (Longobardi)|duchi]] e i [[gastaldo|gastaldi]] e si mostrava all'assemblea dei suoi guerrieri come il saggio signore, guidato da Dio, di un regno saldo e coeso.
Obiettivo generale dell'attività legislativa fu garantire la certezza del diritto, per ridurre i rischi di conflitti interni. Operò quindi in particolare negli ambiti più frequentemente forieri di contrapposizioni: il diritto di famiglia, la compravendita e il furto di cavalli, la validità dei documenti, il diritto di pegno. Favorì l'attività dei giudici per ottenere sentenze rapide e si prodigò per i deboli, senza limitarsi ad affermazioni di principio: tutelò dal rischio di perdita di beni i minorenni e le donne libere, difese i debitori dagli interventi troppo brutali dei creditori, proibì la vendita di ex liberi come schiavi al di fuori dell'Italia, difese l'integrià del matrimonio tra i membri delle classi inferiori ([[aldio|aldii]] e schiavi).
 
L'obiettivo generale dell'attività legislativa fu di garantire la certezza del diritto, per ridurre i rischi di conflitti interni. Operò quindi in particolare negli ambiti più frequentemente forieri di contrapposizioni: il diritto di famiglia, la compravendita e l'abigeato, la validità dei documenti, il diritto di pegno. Favorì l'attività dei giudici per ottenere sentenze rapide e si prodigò per i deboli, senza limitarsi ad affermazioni di principio: tutelò dal rischio di perdita di beni i minorenni e le donne libere, difese i debitori dagli interventi troppo brutali dei creditori, proibì la vendita di ex liberi come schiavi al di fuori dell'Italia, difese l'integrità del matrimonio tra i membri delle classi inferiori ([[aldio|aldii]] e schiavi).
Tutelò la [[Chiesa cattolica]], nella quale orami si riconoscieva la stragrande maggioranza dei Longobardi, riconoscendo tra l'altro alle chiese l'inviolabilità, ponendo le monache sotto la sua diretta e particolare protezione, vietando alcune pratiche [[paganesimo|pagane]] e introducendo nel diritto matrimoniale longobardo le prescrizioni del [[diritto canonico]].
 
Tutelò la [[Chiesa cattolica]], nella quale ormai si riconosceva la stragrande maggioranza dei Longobardi, riconoscendo tra l'altro alle chiese l'inviolabilità, ponendo le monache sotto la sua diretta e particolare protezione, vietando alcune pratiche [[paganesimo|pagane]] e introducendo nel diritto matrimoniale longobardo le prescrizioni del [[diritto canonico]].
Per rafforzare la tutela del [[demanio]] regio, emanò norme che impedivano ai [[gastaldo|gastaldi]] e agli altri amministratori l'alienazione di beni pubblici senza la sua esplicita autorizzazione.
 
Per rafforzare la tutela del [[demanio]] regio, emanò norme che impedivano ai gastaldi e agli altri amministratori l'alienazione di beni pubblici senza la sua esplicita autorizzazione<ref>{{Cita web|url=https://www.academia.edu/27340432/Le_dimensioni_giuridiche_della_curtis_regia_longobarda_in_in_Le_corti_nell_alto_medioevo_Spoleto_24_29_aprile_2014_Spoleto_La_Bodoniana_Settimane_di_studio_del_Centro_italiano_di_studi_sullalto_Medioevo_62_pp_429_472|titolo=Le dimensioni giuridiche della curtis regia longobarda}}</ref> raccolte ad esempio nella ''[[Notitia de actoribus regis]]''.
===Le campagne militari===
[[Immagine:Liutprando.GIF|thumb|300px|left|I domini longobardi dopo le conquiste di Liutprando]]
Insediatosi dopo un periodo di guerre civili, in un primo momento perseguì una politica di pacificazione con l'[[Impero bizantino]] e con [[Roma]], tanto da costringere il [[Ducato di Spoleto|duca di Spoleto]], [[Faroaldo II]], a restituire ai bizantini il porto [[Ravenna|ravennate]] di Classe ([[712]]-[[713]]). Ancora nel [[715]] sembrò voler rimanere nel solco del trattato di pace siglato nel [[680]] con Bisanzio da [[Pertarito]] e [[Cuniperto]]: come atto di amicizia e di devozione verso il nuovo papa, [[Papa Gregorio II|Gregorio II]], gli restituì il patrimonio delle [[Alpi Cozie]], che era stato nuovamente confiscato dopo la morte di [[Ariperto II]].
 
==== Le campagne militari ====
La debolezza dell'[[Impero bizantino]], sconvolto dalle lotte dinterne seguite alla fine della dinastia di [[Eraclio I di Bisanzio|Eraclio I]] ([[711]]), favoriva l'allontanamento delle province italiane, provate da un'insostenibile pressione fiscale. Un'inazione, da parte di Liutprando, avrebbe a quel punto potuto alienargli il sostegno popolare, sempre inclicne, tra i Longobardi, a non lasciar cadere lo spirito guerriero che li aveva sempre caratterizzati. La facilità stessa del colpo di mano su Classe aveva dimostrato come la situazione fosse favorevole a una ripresa dell'espansione ai danni dei domini bizantini in Italia. Nel [[717]] quindi, sfruttò l'attacco degli [[Arabi]] all'impero per attaccare a sua volta [[Ravenna]] e saccheggiare Classe. Contemporaneamente, e con un'azione concertata con lui, il [[Ducato di Spoleto]] occupò [[Narni]] e quello di [[Ducato di Benevento]] si impadronì di [[Cuma]]. I colpi di mano portarono all'interruzione dei contatti tra [[Roma]] e gli altri possedimenti bizantini in Italia, ma gli esiti furono di breve durata: presto Liutprando si ritirò a nord, mentre il [[Ducato di Napoli|duca bizantino di Napoli]], [[Giovanni I di Napoli|Giovanni I]], riconquistò Cuma.
[[File:Liutprand's Italy-it.svg|thumb|upright=1.4|left|I domini longobardi dopo le conquiste di Liutprando]]
Insediatosi dopo un periodo di guerre civili, in un primo momento perseguì una politica di pacificazione con l'[[Impero bizantino]] e con [[Roma]], tanto da costringere il [[Ducato di Spoleto|duca di Spoleto]], [[Faroaldo II]], a restituire ai bizantini il porto ravennate di [[Civitas Classis|Classe]] ([[712]]-[[713]]). Ancora nel [[715]] sembrò voler rimanere nel solco del trattato di pace siglato nel [[680]] con Bisanzio da [[Pertarito]] e [[Cuniperto]]: come atto di amicizia e di devozione verso il nuovo papa, [[Papa Gregorio II|Gregorio II]], gli restituì il patrimonio delle [[Alpi Cozie]], che era stato nuovamente confiscato dopo la morte di [[Ariperto II]].
 
La debolezza dell'[[Impero bizantino]], sconvolto dalle lotte interne seguite alla fine della dinastia di [[Eraclio I]] ([[711]]), favoriva l'allontanamento delle province italiane, provate da un'insostenibile pressione fiscale. L'inazione, da parte di Liutprando, avrebbe a quel punto potuto alienargli il sostegno popolare, sempre incline, tra i Longobardi, a non lasciar cadere lo spirito guerriero che li aveva sempre caratterizzati. La facilità del saccheggio nel colpo di mano su Classe aveva dimostrato come la situazione fosse favorevole a una ripresa dell'espansione ai danni dei domini bizantini in Italia. Nel [[717]] quindi, sfruttò l'attacco degli [[Arabi]] all'impero per attaccare e saccheggiare la ricca Ravenna, ormai debole esarcato bizantino [[Ravenna]]. Contemporaneamente, e con un'azione concertata, il [[Ducato di Spoleto|Duca di Spoleto]] occupò [[Narni]] e il [[Ducato di Benevento|Duca di Benevento]] si impadronì di [[Cuma]]. I colpi di mano portarono all'interruzione dei contatti tra [[Roma]] e gli altri possedimenti bizantini in Italia, ma gli esiti furono di breve durata: presto Liutprando si ritirò a nord, mentre il [[Ducato di Napoli|duca bizantino di Napoli]], [[Giovanni I di Napoli (duca)|Giovanni I]], riconquistò Cuma<ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-i-vescovo-e-duca-di-napoli/|titolo=Giovanni I vescovo e duca di Napoli}}</ref>.
In seguito ([[726]]) Liutprando sfruttò le agitazioni causate dalla politica [[Iconoclastia|iconoclasta]] dell'imperatore bizantino [[Leone III di Bisanzio|Leone III]] per intraprendere una nuova campagna. Bisanzio appesantì la pressione fiscale anche sul papato, che avrebbe voluto ricondurre sotto un suo più pieno controllo. [[Papa Gregorio II]] si pose a capo delle rivolte contro l'[[Impero bizantino]], che divamparono in larga parte dell'[[Esarcato d'Italia]]; tra il [[727]] e il [[728]] si sottomisero a Liutprando diverse località fortificate dell'[[Emilia]] ([[Frignano (territorio)|Frignano]], [[Monteveglio]], [[Busseto]], [[San Giovanni in Persiceto|Persiceto]]) e la ben più importante [[Osimo]], nella [[Pentapoli bizantina|Pentapoli]]. Liutprando, presentandosi come difensore del papato e accentuando la sua devozione cattolica, attraversò il fiume [[Po]] e occupò la regione a sud di [[Ravenna]], compresa [[Bologna]].
 
In seguito ([[726]]) Liutprando sfruttò le agitazioni causate dalla politica [[Iconoclastia|iconoclasta]] dell'imperatore bizantino [[Leone III Isaurico|Leone III]] per intraprendere una nuova campagna. Bisanzio appesantì la pressione fiscale anche sull'[[Esarcato d'Italia]]. Per reazione, divamparono rivolte contro l'[[Impero bizantino]] in diverse città. Liutprando, approfittando del clima infuocato, attraversò il fiume [[Po]] ed invase l'Esarcato occupando [[Bologna]] e minacciando [[Ravenna]]. Tra il [[727]] e il [[728]] si sottomisero a Liutprando diverse località fortificate dell{{'}}''[[Aemilia (eparchia)|Æmilia]]'' ([[Frignano (territorio)|Frignano]], [[Monteveglio]], [[Busseto]], [[San Giovanni in Persiceto|Persiceto]]) nonché [[Osimo]], nella [[Pentapoli bizantina|Pentapoli]]<ref name="DBI"/>.
Nell'Italia centromeridionale si era intanto rafforzato il legame tra il [[Stato Pontificio|Papato]] e i ducati di [[Ducato di Spoleto|Spoleto]] e di [[Ducato di Benevento|Benevento]], che cercavano nel papa un appoggio alle loro ambizioni di indipendenza da [[Pavia]]. Nel [[729]], con un rovesciamento di alleanze, Liutprando scese a patti con l'[[esarca]], [[Eutichio (esarca)|Eutichio]]: un accordo rivolto, nella prospettiva del re, contro i duchi autonomisti e, in quella dell'esarca, contro il papa "ribelle" a Bisanzio. Liutprando marciò su [[Spoleto]] e ottenne la sottomissione dei duchi [[Trasmondo]] di Spoleto e [[Romualdo II di Benevento]], che gli giurarono fedeltà e gli offrirono ostaggi come pegno. Poi si portò sotto le mura di [[Roma]], per poter trattare da una posizione di forza con il papa. Incontrò [[Papa Gregorio II|Gregorio II]], al quale attestò la sua devozione, e si recò in preghiera sulla [[Tomba di Pietro]]. Orchestrò poi la riappacificazione tra il papa e l'esarca, sancendo così un dominio senza precedenti nella storia del regno longobardo: non soltanto esercitava un effettivo potere su tutti i [[ducati longobardi]], ma era anche arbitro delle poche e divise aree bizantine rimaste in [[Italia]] (l'[[Esarcato d'Italia|Esarcato di Ravenna]] e [[Roma]]), cadute in una condizione di confusione.
 
Nell'Italia centro-meridionale si era intanto rafforzato il legame tra la [[Santa Sede]] e i ducati di [[Ducato di Spoleto|Spoleto]] e di [[Ducato di Benevento|Benevento]], che cercavano nel papa un appoggio alle loro ambizioni di indipendenza da [[Pavia]]. Nel [[729]], con un rovesciamento di alleanze, Liutprando scese a patti con l'[[esarca]], [[Eutichio (esarca)|Eutichio]]<ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/eutichio_(Dizionario-Biografico)|titolo=EUTICHIO}}</ref>: un accordo rivolto, nella prospettiva del re, contro i duchi autonomisti e, in quella dell'esarca, contro il papa "ribelle". Liutprando marciò su Spoleto e ottenne la sottomissione dei duchi [[Trasamondo II]] (Spoleto) e [[Romualdo II di Benevento|Romualdo II]] (Benevento), che gli giurarono fedeltà e gli offrirono ostaggi come pegno<ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/trasamondo_(Dizionario-Biografico)|titolo=TRASAMONDO}}</ref>. Poi si portò sotto le mura di [[Roma]], per poter trattare da una posizione di forza con il papa. Incontrò [[Papa Gregorio II|Gregorio II]], al quale attestò la sua devozione (i Longobardi si erano convertiti al [[cattolicesimo]] alla fine del VII secolo), e si recò in preghiera sulla [[Tomba di Pietro]]<ref>{{Cita web|url=http://www.rmojs.unina.it/index.php/rm/article/view/5003/5579|titolo=Una fine inevitabile?
Intorno al [[732]], mentre Liutprando si trovava a [[Benevento]] per raiffermare l'autorità del potere centrale sul riottoso [[Ducato di Benevento|ducato]], suo nipote [[Ildebrando]] e il [[Ducato di Vicenza|duca di Vicenza]] Peredeo riuscirono a espugnare la stessa [[Ravenna]]. La conquista, che sembrava preludere all'unificazione dell'intera [[Italia]] sotto la corona longobarda, si rivelò però per il momento effimera: dopo breve tempo la flotta di [[Repubblica di Venezia|Venezia]], chiamata in aiuto dal nuovo papa [[Papa Gregorio III|Gregorio III]], riportò la capitale dell'[[Esarcato d'Italia|Esarcato]] sotto l'autorità bizantina. Peredeo cadde e Ildebrando fu fatto prigioniero, ridando slancio ai bizantini; il duca bizantino di [[Perugia]], Agatone, tentò la riconquista di [[Bologna]], ma venne duramente sconfitto dall'esercito longobardo (benché Liutprando fosse ancora a [[Benevento]]).
Il crollo del regno longobardo
di fronte ai Franchi e al papato|accesso=8 settembre 2021|dataarchivio=13 luglio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200713162909/http://www.rmojs.unina.it/index.php/rm/article/view/5003/5579|urlmorto=sì}}</ref>. Orchestrò poi la riappacificazione tra il papa e l'esarca, sancendo così l'apice della potenza del regno longobardo: non soltanto egli esercitava un effettivo potere su tutti i [[ducati longobardi]], ma era anche arbitro delle poche e divise aree bizantine rimaste in [[Italia]] (l'[[Esarcato d'Italia|Esarcato di Ravenna]] comprendente [[Roma]]).
 
Intorno al [[732]], mentre Liutprando si trovava a [[Benevento]] per riaffermare l'autorità del potere centrale sul riottoso [[Ducato di Benevento|ducato]], suo nipote [[Ildebrando]] e il [[Ducato di Vicenza|duca di Vicenza]] [[Peredeo (duca)|Peredeo]] riuscirono a espugnare la stessa [[Ravenna]]<ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/ildebrando-re-dei-longobardi|titolo=Ildebrando re dei Longobardi}}</ref>. La conquista, che sembrava preludere all'unificazione dell'intera [[Italia]] sotto la corona longobarda, si rivelò però per il momento effimera: dopo breve tempo la flotta di [[Repubblica di Venezia|Venezia]], chiamata in aiuto dal nuovo [[papa Gregorio III]], riportò la capitale dell'[[Esarcato d'Italia|Esarcato]] sotto l'autorità bizantina. Peredeo cadde e Ildebrando fu fatto prigioniero, ridando slancio ai bizantini; il duca bizantino di [[Perugia]], Agatone, tentò la riconquista di [[Bologna]], ma venne duramente sconfitto dall'esercito longobardo (benché Liutprando fosse ancora a [[Benevento]]).
Nel [[743]] siglò una pace ventennale con il [[papa Zaccaria]], con l'obiettivo di isolare i domini bizantini. Invase quindi l'[[Esarcato d'Italia|Esarcato]], occupò [[Cesena]] e assediò [[Ravenna]]. Zaccaria intervenne tuttavia come mediatore e, appellandosi alla religiosità del sovrano, indusse Liutprando a conservare lo ''status quo''.
 
Con la nomina a papa di [[papa Zaccaria|Zaccaria]] Liutprando tornò a cercare il consenso pontificio<ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/papa-zaccaria_%28Dizionario-Biografico%29/|titolo=ZACCARIA, papa}}</ref>: i due si incontrarono, nel [[743]], a [[Terni]] dove il re longobardo fece atto di rinuncia al possesso di alcune città umbre occupate nel [[742]], allorché aveva annesso i [[ducato di Spoleto|ducati di Spoleto]] e [[Ducato di Benevento|di Benevento]], donando al ducato romano [[Narni]], [[Blera]], [[Orte]], [[Bomarzo]] e [[Terni]]. Per la seconda volta è il pontefice il rappresentante supremo degli ex-territori bizantini nel Lazio<ref>Sull'importanza storica dei contenuti dell'incontro si può vedere un vecchio saggio ancora molto importante come quello di Oreste Bertolini, ''Il problema delle origini del potere temporale dei papi nei suoi presupposti teoretici iniziali: il concetto di 'restitutio' nelle prime cessioni territoriali alla chiesa di Roma'' in ''Scritti scelti di storia medievale'', vol II, 'Il Telegrafo', Livorno 1968, pp. 487-550</ref>
===L'opposizione interna===
 
{{Citazione| Mentre, così, stava giungendo [papa Zaccaria] nella città di Interamna, dove il re si era già attestato con tutto il suo esercito, il re, che era venuto a sapere del suo arrivo, mandò tutti i suoi comandanti di grado più alto fino all'ottavo miglio per accoglierlo. Ma lo stesso re procedette incontro al sommo pontefice Zaccaria e lo accompagnò all'interno della città con grande gioia e massimo rispetto. Dopo essersi assisi ambedue nella chiesa del Beato Valentino.....colpito dalle sante parole persuasive di costui [papa Zaccaria] il re longobardo restituì al pontefice le città che aveva tolto ai Romani. |''Pauli Continuationes, III '', 9-18| Veniens itaque ad civitatem Interamnis, ubi tunc dictus rex cum suis exercitibus erat, cum rex audiret eius adventum, omnes duces exercituum suorum maiores usque ad octo miliaria misit obviam illi. Sed et ipse rex usque ad medium miliare processit obvia Zachariae summo pontifice, illumque cum gaudio magno et summa reverentia intra civitatem suscepit. Cumque in ecclesia beati valentini ambo consedissent.....huius autem sanctis persuasionibus compunctus rex langobardus, ad mandatum pontificis civitates, quas Romanis abstulerat, restituit. | lingua = la}}
Invase quindi l'[[Esarcato d'Italia|Esarcato]], occupò [[Cesena]] e assediò [[Ravenna]]. Zaccaria intervenne tuttavia come mediatore e, appellandosi alla religiosità del sovrano, indusse Liutprando a conservare lo ''status quo''<ref name="DBI"/>.
 
==== L'opposizione interna ====
Nonostante il largo seguito di cui godeva tra il suo popolo, Liutprando fu oggetto di diversi attacchi personali. All'inizio del suo regno scampò miracolosamente a un attentato ordito da un suo parente, Rotari.
 
Nel [[732]], dopo la morte del [[Ducato di Benevento|duca di Benevento]] [[Romualdo II di Benevento|Romualdo II]] (sposatoche aaveva unasposato una nipote di Liutprando, dalla quale aveva avuto un figlio, [[Gisulfo II di Benevento|Gisulfo]], ancora minorenne), dovette fronteggiare l'opposizione della fazione autonomista, capeggiata dal [[gastaldo]] [[Audelais di Benevento|Audelais]]. Liutprando depose l'usurpatore e insediò come duca, in attesa della maggiore età di Gisulfo, un altro suo nipote ([[Gregorio di Benevento|Gregorio]], già [[Duca (Longobardi)|duca]] di [[Chiusi (SI)|Chiusi]]), riportando il ducato sotto il suo pieno controllo<ref name="DBI"/>.
 
Altre minacce alla sua opera di consolidamento del potere centrale gli vennero dal potente [[Ducato del Friuli|duca del Friuli]], [[Pemmone]]. Negli anni Trenta sfruttò una contesa che opponeva il duca al [[Patriarcato di Aquileia|patriarca di Aquileia]] Callisto, per deporre Pemmone e sostituirlo con il fedele [[Rachis]], nipote del re ([[737]]).
 
Nel [[739]], un'altra rivolta del [[Ducato di Spoleto|duca di Spoleto]], [[TrasmondoTrasamondo II]], compromise la pace; Liutprando marciò su [[Spoleto]] e insediò come duca un suo fedele, [[Ilderico di Spoleto|Ilderico]], mentre TrasmondoTrasamondo cercò rifugio a [[Roma]], presso [[papa Gregorio III]]. Il papa non consegnò l'alleato al re, che cinse d'assedio Roma, saccheggiò il suo contado e fece rasererasare e vestire i nobili romani secondo l'uso longobardo, chiaro segnale della sua volontà di farne suoi sudditi. Prima di rientrare a [[Pavia]], in agosto, occupò le roccaforti di [[Amelia (TRItalia)|Amelia]], [[Orte]], [[Bomarzo]] e [[Blera]]. Il papa chiese aiuto al [[maggiordomo di palazzo]] [[Franchi|franco]], [[Carlo Martello (dinastia dei Carolingi)|Carlo Martello]], e riprese l'iniziativa non appena Liutprando si fu allontanato: affidò un esercito a TrasmondoTrasamondo, che in dicembre rioccupò Spoleto ed eliminò Ilderico. Contemporaneamente moriva a [[Benevento]] il fedele [[Gregorio di Benevento|Gregorio]] e il partito autonomista, sostenuto dal papa, elesse al suo posto [[Godescalco di Benevento|Godescalco]] ([[740]]<ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/godescalco_%28Dizionario-Biografico%29/|titolo=GODESCALCO}}</ref>).
 
Liutprando non accettò un simile ridimensionamento della sua opera unificatrice e tornò ad attaccare [[Ravenna]], devastando l'[[Esarcato d'Italia|Esarcato]] e il [[ducato romano]]. Nel [[741]], quando preparava un nuovo attacco a [[Roma]], [[papa Gregorio III]] morì e il suo successore, [[Papa Zaccaria|Zaccaria]], abbandonò [[TrasmondoTrasamondo II|Trasamondo]] in cambio della restituzione delle quattro roccaforti. Nel [[742]] Liutprando marciò verso sud e affrontò in battaglia l'esercito bizantino-spoletino tra [[Fano]] e [[Fossombrone]]. Nello scontro si distinsero i figli del [[Ducato del Friuli|duca del Friuli]], [[Rachis]] e [[Astolfo (re longobardo)|Astolfo]]. Liutprando entrò a [[Spoleto]], imprigionò e fece rinchiudere in convento TrasmondoTrasamondo e lo sostituì con il nipote [[AgilprandoAgiprando di Spoleto|Agiprando]], già duca di [[Chiusi]]. Calò quindi su [[Benevento]]; [[Godescalco di Benevento|Godescalco]] fu ucciso mentre tentava la fuga e sul trono ducale salì finalmente [[Gisulfo II di Benevento|Gisulfo]], ora maggiorenne<ref name="DBI"/>.
 
==== La politica religiosa e la [[Donazione di Sutri]] ====
{{vedi anche|Donazione di Sutri}}
Definiva se stesso ''re cattolico'' e i Longobardi ''popolo cattolico'' e si adoperò per il rafforzamento della [[Chiesa cattolica|Chiesa]]. Accanto all'attività legislativa, favorì il consolidamento delle strutture eccesiastiche. Istituì la diocesi di [[Ceneda]] e si propose come mediatore nei conflitti che opponevano, in [[Toscana]], quella di [[Arcidiocesi di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino|Siena]] ad [[Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro|Arezzo]] e quella di [[Arcidiocesi di Lucca|Lucca]] a [[Diocesi di Pistoia|Pistoia]].
Definiva se stesso ''re cattolico'' e i Longobardi ''popolo cattolico'' e si adoperò per il rafforzamento della [[Chiesa cattolica|Chiesa]]<ref>{{Cita web|url=https://www.academia.edu/39736742/F_Dell_Acqua_C_Gantner_Resenting_Iconoclasm_Its_Early_Reception_in_Italy_through_an_Inscription_from_Corteolona_in_Medieval_Worlds_9_1_2019_160_86_The_final_publication_is_available_at_Medieval_Worlds_via_http_dx_doi_org_10_1553_medievalworlds_no9_2019s160_|titolo=Resenting Iconoclasm. Its Early Reception in Italy through an Inscription from Corteolona}}</ref>. Accanto all'attività legislativa, favorì il consolidamento delle strutture ecclesiastiche. Istituì la [[diocesi di Ceneda]] trasferendola da [[diocesi di Oderzo|Oderzo]] e si propose come mediatore nei conflitti che opponevano, in [[Toscana]], quella di [[Arcidiocesi di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino|Siena]] ad [[Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro|Arezzo]] e quella di [[Arcidiocesi di Lucca|Lucca]] a [[Diocesi di Pistoia|Pistoia]].
[[File:Epigrafe di re Liutprando rinvenuta all'interno della cripta del duomo di Pavia nel 2018.jpg|miniatura|Frammento dell'[[Epigrafia longobarda|epigrafe]] del re rinvenuta all'interno della cripta del [[duomo di Pavia]] nel 2018.]]
Fu il primo re longobardo ad avere una cappella palatina, dove ogni giorno veniva tenuto il servizio divino. Istituì chiese e monasteri; fondò quello di [[San Pietro in Ciel d'Oro]] a [[Pavia]] e sostenne quello del [[Monte Bardone]]. La religione cattolica divenne un nuovo elemento di coesione del regno, essendo ormai la fede comune tanto dei dominatori longobardi quanto dei sudditi romanici.
 
Nel [[728]], nel quadro della sua campagna espansionista ai danni dei domini [[Impero bizantino|bizantini]], occupò le fortificazioni di [[Sutri]], nella parte settentrionale del [[ducato romano]]. Dopo cinque mesi, e in seguito alle pressanti insistenze del [[Papa Gregorio II]], donò il borgo e alcuni castelli "agli apostoli [[San Pietro apostolo|Pietro]] e [[Paolo di Tarso|Paolo]]". Si trattava del primo nucleo del potere territoriale della [[Chiesa cattolica]], passato alla storia come [[Donazione di Sutri]]<ref name="treccani.it">{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/gregorio-iii-papa-santo_%28Dizionario-Biografico%29/|titolo=GREGORIO III, papa, santo}}</ref>.
Fu il primo re longobardo ad avere una cappella palatina, dove ogni giorno veniva tenuto il servizio divino. Istituiì chiese e monasteri; fondò quello di [[San Pietro in Ciel d'Oro]] a [[Pavia]] e sostenne quello del [[Monte Bardone]]. La religione cattolica divenne un nuovo elemento di coesione del regno, essendo ormai la fede comune tanto dei dominatori longobardi quanto dei sudditi romanici.
 
==== La politica estera ====
Nel [[728]], nel quadro della sua campagna espansionista ai danni dei domini [[Impero bizantino|bizantini]], occupò le fortificazioni di [[Sutri]], nella parte settentrionale del [[ducato romano]]. Dopo cinque mesi, e in seguito alle pressanti insistenze del [[Papa Gregorio II]], donò il borgo e alcuni castelli "agli apostoli [[San Pietro apostolo|Pietro]] e [[Paolo di Tarso|Paolo]]. Si trattava del primo nucleo del potere territoriale della [[Chiesa cattolica]], passato alla storia come [[Donazione di Sutri]].
Dopo la morte di [[Pertarito]] i sovrani longobardi avevano dedicato scarse attenzioni alle relazioni con gli altri regni europei. Liutprando, al contrario, già prima di salire al trono aveva maturato ampia esperienza sia del [[Ducato di Baviera]], sia del regno [[Franchi|franco]]. Una volta salito sul trono, intervenne - unico tra i sovrani longobardi - più volte nelle vicende politiche europee, mirando soprattutto a mantenere un equilibrio di pace - ma che lo vedeva comunque protagonista - con i popoli confinanti (Franchi e [[Avari]]).
 
===La politica estera===
Dopo la morte di [[Pertarito]] i sovrani longobardi avevano dedicato scarse attenzioni alle relazioni con gli altri regni europei. Liutprando, al contrario, già prima di salire al trono aveva maturato ampia esperienza sia del Ducato di [[Baviera]], sia del regno [[Franchi|franco]]. Una volta salito sul trono, intervenì - unico tra i sovrani longobardi - più volte nelle vicende politiche europee, mirando soprattutto a mantenere un equilibrio di pace - ma che lo vedeva comunque protagonista - con i popoli confinanti (Franchi e [[Avari]]).
 
Nel [[717]] intervenne nei contrasti interni della [[Baviera]], sostenendo il fratello di sua moglie Guntrude, Ucberto, anche occupando alcune fortificazioni di confine nel territorio di [[Merano]].
 
Con il regno dei [[Franchi]], nominalmente governato dai [[Merovingi]] ma di fatto dai [[Maggiordomo di palazzo|maggiordomi di palazzo]] [[Carolingi]], i rapporti furonifurono inizialmente tesi, a causa della tradizionale ostilità tra questi e i [[Bavari]] alleati di Liutprando<ref>{{Cita web|url=https://www.academia.edu/35475082/Il_potere_del_re_La_regalit%C3%A0_longobarda_da_Alboino_a_Desiderio_in_Autorit%C3%A0_e_consenso_Regnum_e_monarchia_nell_Europa_Medievale_a_cura_di_M_P_Alberzoni_e_R_Lambertini_Ordines_5_Milano_2017_pp_105_133|titolo=Il potere del re. La regalità longobarda da Alboino a Desiderio}}</ref>. La situazione mutò quando [[Carlo Martello (dinastia dei Carolingi)|Carlo Martello]], nel [[725]], intervenne a sua volta nei conflitti interni bavaresi e sposò una nipote di Guntrude. Tra il maggiordomo di palazzo franco e Liutprando prese forma uno stretto legame che si consolidò, intorno al [[730]], in un'alleanza formale (''amicitia'').
 
Il legame con [[Carlo Martello (dinastia dei Carolingi)|Carlo Martello]] venne rafforzato nel [[737]], quando il sovrano ''de facto'' dei [[Franchi]] inviò a [[Pavia]] suo figlio [[Pipino il Breve|Pipino]] affinché Liutprando lo adottasse. Il re lo accolse benevolmente, lo fece rasare all'uso longobardo e lo rimandò al padre con ricchi doni. L'episodio rappresentò un passaggio fondamentale nella storia dei Franchi: attraverso quell'adozione Pipino divenne figlio di re e quindi legittimato, nell'ottica del tempo, ad assumere formalmente il trono a danno della [[Merovingi|dinastia Merovingia]] (cosa che fece nel [[751]]).
 
Nel [[738]] Liutprando sostenne nuovamente [[Carlo Martello (dinastia dei Carolingi)|Carlo Martello]] che, impegnato in quel momento a nord contro i [[Sassoni]], non poteva far fronte al contemporaneo attacco degli [[Arabi]]<ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/carlo-martello_%28Enciclopedia-Italiana%29/|titolo=CARLO MARTELLO}}</ref> che, a sud, avevano invaso il territorio di [[Arles]]. Liutprando mobilitò il suo esercito, penetrò in [[Provenza]] e volse in fuga gli invasori<ref name="DBI"/>. La vittoria sugli "infedeli" rafforzò anche le sue vesti di difensore della cristianità, già messe in luce quando, pochi anni prima, aveva messo in salvo dalla [[Sardegna]] (minacciata sempre dagli Arabi) quelle che si supponeva fossero le reliquie di [[sant'Agostino d'Ippona]].
[[File:0495 - Pavia - S. Pietro - Tomba di Liutprando - Foto Giovanni Dall'Orto, Oct 17 2009.jpg|thumb|upright=1.2|La tomba tradizionalmente attribuita a Liutprando nella [[Basilica di San Pietro in Ciel d'Oro]] a [[Pavia]]]]
I vantaggi dell'alleanza con i Carolingi, allora in piena ascesa, si videro immediatamente: nel [[739]], nel quadro delle azioni di Liutprando per affermare il proprio potere anche nel centro Italia, l'esercito longobardo saccheggiò il [[ducato romano]] e occupò varie roccaforti. [[Papa Gregorio III]] invocò l'aiuto di [[Carlo Martello]] offrendogli la sovranità sui domini bizantini in Italia, che avrebbe dichiarato decaduti<ref name="treccani.it" />. Ma il [[maggiordomo di palazzo]] franco non rispose all'appello.
 
==== Il mecenatismo ====
I vantaggi dell'alleanza con i Carolingi, allora in piena ascesa, si videro immediatamente: nel [[739]], nel quadro delle azioni di Liutprando per affermare il proprio potere anche nel centro Italia, l'esercito longobardo saccheggiò il [[ducato romano]] e occupò varie roccaforti. [[Papa Gregorio III]] invocò l'aiuto di Carlo Martello offrendogli la sovranità sui domini bizantini in Italia, che avrebbe dichiarato decaduti. Ma il [[maggiordomo di palazzo]] franco non rispose all'appello.
 
===Il mecenatismo===
{{vedi anche|Rinascenza liutprandea}}
Legato al suo nome è il cosiddetto periodo della "[[Rinascenza liutprandea]]", momento di confronto dell'[[arte longobarda]] con i modelli classici romani, che produsse alcuni capolavori<ref name="Betti">{{Cita|Betti}}.</ref>; per esempio, a [[Cividale del Friuli]], il ''[[Tempietto Longobardo]]'' o il [[Frammento di pluteo con testa di agnello|frammento di pluteo con testa d'agnello]] e i ''[[Plutei di Teodote|plutei di Santa Maria Teodote]]'' a [[Pavia]]<ref>{{Cita web|url=http://www.monasteriimperialipavia.it/pavia-citta-regia/|titolo=Pavia città Regia}}</ref>.
[[File:Tempietto longobardo, stucchi del 760 circa, sante martiri e monache 03.jpg|thumb|right|300px|Due statue del [[Tempietto longobardo]] di [[Cividale del Friuli|Cividale]], raffiguranti sante oppure nobildonne longobarde (nella Cappella Palatina<ref>[https://www.tempiettolongobardo.it/it/tempietto_longobardo_cappella_palatina Figure femminili della Cappella Palatina]</ref> voluta dal mecenate Liutprando)]]
Liutprando, a partire dal 729, fece realizzare un sontuoso [[Palazzo Reale (Corteolona)|palazzo]] a [[Corteolona]], lungo l'[[Olona]] nella campagna [[Pavese (territorio)|pavese]], a circa 18 chilometri più ad est del [[Palazzo Reale (Pavia)|palazzo Reale]] e il vicino [[monastero di Santa Cristina]]. Il palazzo, nel quale soggiornarono re e imperatori fino al X secolo, era dotato di terme e di una chiesa, dedicata a Sant'Anastasio, presso la quale il sovrano istituì un monastero<ref name="Betti"/>.
 
=== La morte ===
Morì nel gennaio [[744]] e il suo corpo venne seppellito nella chiesa di Sant'Adriano a [[Pavia]]<ref name=":0">{{Cita web|url=https://santagostinopavia.wordpress.com/la-basilica/la-tomba-di-liutprando/|titolo=La tomba di Liutprando|sito=La tomba di sant'Agostino - Pavia|data=2010-08-25|lingua=it-IT|accesso=2019-02-26}}</ref><ref name=":1">{{Cita pubblicazione|autore=Paolo de Vingo|titolo=Le forme di rappresentazione del potere e le ritualità funerarie aristocratiche nel regno longobardo in Italia settentrionale|rivista=Acta Archeologica Academiae Scientiarum Hungaricae, 2012|numero=63}}</ref>. Ad oggi non si sa chi sia stato il fondatore della chiesa, ma venne in ogni caso trasformata nel mausoleo di famiglia dal padre Ansprando,<ref name=":1" /> una scelta forse condizionata dal legame topografico con la necropoli della [[chiesa di Santa Maria alle Pertiche]],<ref name=":1" /> la più antica area funeraria longobarda a Pavia.<ref name=":1" /> I due sovrani vennero spostati da Ulrico<ref name=":0" />, abate di Ciel d’Oro dal 1169 al 1193<ref name=":0" /> nella [[basilica di San Pietro in Ciel d'Oro]], a [[Pavia]], accanto al monastero che fu fatto costruire per custodirvi le reliquie di [[Agostino d'Ippona|sant'Agostino]], prese in [[Sardegna]] nel [[723]] per evitare il pericolo di profanazione da parte dei [[Saraceni]] e donate alla città di Pavia. Nel 2018 le ossa del sovrano sono state al centro di una ricerca bioarcheologica e genetica<ref>{{Cita web|url=https://www.monasteriimperialipavia.it/le-ossa-di-liutprando/|titolo=Le ossa di Liutprando|sito=Pavia e i monasteri imperiali|lingua=it-IT|accesso=2021-05-04}}</ref>. Le analisi hanno dimostrato che i resti appartenevano a tre individui di ceto elevato, dotati di una robusta muscolatura e che assumevano proteine, provenienti principalmente da carne e pesce, in misura maggiore rispetto al resto della popolazione, come hanno evidenziati i confronti con i reperti ossei provenienti da alcune necropoli di [[Regno longobardo|età longobarda]] rinvenute nell'[[Italia settentrionale]]. Di questi tre individui, due (un uomo di mezza età e uno più giovane) risalgono al VI secolo, mentre il terzo soggetto, morto intorno ai 40/50 anni, era contemporaneo di Liutprando: è quindi possibile che le ossa del terzo individuo possano appartenere al sovrano longobardo<ref>{{Cita web|url=https://mattioli1885journals.com/index.php/MedHistor/article/view/9293/9342|titolo=Exhumation and anthropological study of the skeletal remains attributed to Liutprand, King of the Lombards(c. 690-744 AD)}}</ref>. Nel 2018, durante alcuni lavori di restauro, fu rinvenuto un frammento dell'epigrafe del sovrano all'interno della cripta del [[duomo di Pavia]]<ref>{{Cita libro|autore=Fabio Besostri|curatore=Saverio Lomartire|curatore2=Maria Teresa Mazzilli Savini|titolo=Un'epigrafe longobarda nella cripta del Duomo di Pavia|anno=2021|editore=Cisalpino|città=Milano|lingua=It|pp=125-130|opera=Sepolture di re longobardi e monasteri imperiali a Pavia. Studi, restauri, scavi|ISBN=978-88-205-1136-4}}</ref>.
Morì nel gennaio [[744]] e il suo corpo è oggi conservato - insieme a quello di suo padre [[Ansprando]] - nella basilica di [[San Pietro in Ciel d'Oro]], a [[Pavia]], accanto al monastero, che fu fatto costruire per custodirvi le supposte reliquie di [[Sant'Agostino d'Ippona|sant'Agostino]] acquistate in [[Sardegna]] nel [[723]] da pirati [[saraceni]] e donate alla città di Pavia.
 
== Note ==
{{Box successione|carica=[[Elenco dei re longobardi|Re dei Longobardi]]|immagine=Corona ferrea.png|periodo = [[712]] - [[744]]|precedente = [[Ansprando]]|successivo = [[Ildebrando]]}}
<references/>
{{Box successione|immagine=Crown of Italy.svg|carica=[[Elenco di monarchi italiani|Re d'Italia]]|periodo = [[712]] - [[744]]|precedente = [[Ansprando]]|successivo = [[Ildebrando]]}}
 
== Bibliografia ==
==Collegamenti esterni==
;Fonti primarie
*[http://www.liutprand.it/liutprando.htm La leggenda]
* {{Cita libro|titolo=Leges Liutprandi regis|url=https://www.dmgh.de/mgh_ll_4/index.htm#page/96/mode/1up|edizione=edente [[Friedrich Bluhme|Friderico Bluhme]]|lingua=la|postscript=nessuno|cid=Bluhme}}, in {{Cita libro|titolo=[[Monumenta Germaniae Historica|Monumenta Germaniae Historica inde ab anno Christi quingentesimo usque ad annum millesimum et quingentesimum]]. Leges|volume=4|città=Hannoverae|editore=impensis bibliopolii aulici Hahniani|anno=1868|pp=96-182}}
*[http://www.roth37.it/COINS/Longo/liutprando.html Biografia di Liutprando]
* [[Paolo Diacono]], ''[[Historia Langobardorum]]'' (''Storia dei Longobardi'', Lorenzo Valla/Mondadori, Milano 1992)
*[http://www.30giorni.it/it/supplemento_articolo.asp?id=9935 Il riscatto delle reliquie di S. Agostino]
 
==;Fonti== secondarie
* {{DBI|nome=LIUTPRANDO, re dei Longobardi|nomeurl=re-dei-longobardi-liutprando|autore=Luigi Andrea Berto|volume=65|anno=2005|cid=Berto}}
*[[Paolo Diacono]], ''[[Historia Langobardorum]]'' (''Storia dei Longobardi'', Lorenzo Valla/Mondadori, Milano [[1992]])
* {{Treccani|liutprando_(Enciclopedia-dell'-Arte-Medievale)|LIUTPRANDO|autore=Fabio Betti|volume=7|data=1996|cid=Betti}}
* {{Cita libro|autore=[[Jörg Jarnut]]|titolo=Storia dei Longobardi|traduttore=Paola Guglielmotti|città=Torino|editore=Einaudi|anno=1995|annooriginale=1982|isbn=88-06-13658-5}}
* Sergio Rovagnati, ''I Longobardi'', Milano, Xenia, 2003. ISBN 88-7273-484-3
 
== Altri progetti ==
==Bibliografia==
{{interprogetto}}
* [[Jörg Jarnut]], ''Storia dei Longobardi'', Torino, Einaudi, [[2002]]. ISBN 8846440854
* Sergio Rovagnati, ''I Longobardi'', Milano, Xenia, [[2003]]. ISBN 8872734843
 
== Collegamenti esterni ==
{{Re longobardi}}
*{{Collegamenti esterni}}
{{Portale|longobardi}}
*{{cita web | 1 = http://www.liutprand.it/liutprando.htm | 2 = La leggenda | accesso = 6 aprile 2006 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20071209051710/http://www.liutprand.it/liutprando.htm | dataarchivio = 9 dicembre 2007 | urlmorto = sì }}
*{{cita web|http://www.roth37.it/COINS/Longo/liutprando.html|Biografia di Liutprando}}
*{{cita web|url=http://www.30giorni.it/it/supplemento_articolo.asp?id=9935|titolo=Il riscatto delle reliquie di S. Agostino|accesso=13 febbraio 2007|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070929090941/http://www.30giorni.it/it/supplemento_articolo.asp?id=9935|dataarchivio=29 settembre 2007|urlmorto=sì}}
 
{{Box successione|tipologia = regnante|carica=[[Sovrani longobardi|Re dei Longobardi]]|immagine=Corona ferrea.png|periodo = [[712]] – [[744]]|precedente = [[Ansprando]]|successivo = [[Ildebrando]]}}
[[Categoria:Sovrani italiani]]
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