Rocca d'Anfo: differenze tra le versioni

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== L'origine ==
[[File:Roccapanorama.JPG|thumb|left|La Rocca d'Anfo vista dalla sponda orientale del [[lago d'Idro]]]]
La costruzione della [[fortezza]] di Rocca d'Anfo fu voluta nel [[1450]] dalla [[Repubblica di Venezia]], che governò il territorio bresciano della [[Val Sabbia]] dal [[1426]] al [[1797]]. Il compito di progettare e sovraintendere ai lavori di costruzione fu affidato al [[conte]] [[Gian Francesco Martinengo]], “valoroso condottiero e valente ingegnere militare”.<ref>Il conte Gian Francesco Martinengo fu uno dei più noti esponenti della nobile famiglia bresciana. Nel [[1487]] ottenne dalla [[Repubblica di Venezia]] per sé e i suoi figli, il titolo di [[conte di Barco]]. Nel [[1463]] edificò il [[castello di Barco]] a [[Orzinuovi]] e ospitò presso la sua piccola corte il famoso stampatore ebreo [[Gershom]], esponente di una illustre famiglia sfuggita alle persecuzioni religiose della città tedesca di [[Spira (Germania)|Spira]].</ref> di Barco di [[Orzinuovi]]. In questo modo si cestinarono definitivamente i progetti originari dei [[Visconti]] di Milano, precedenti dominatori di queste terre, che prevedevano la [[fortificazione]] del confine con il [[Trentino]] lungo il [[Caffaro (fiume)|fiume Caffaro]] a nord del [[rio Riperone]], o l'eventuale ripristino e ampliamento del luogo fortificato posto sul dosso di Sant'Antonio di Caster situato nel Comune di [[Bagolino]] nei pressi di Monte Suello. I lavori durarono fino al [[1490]] e secondo alcuni ricercatori il nuovo complesso difensivo fu edificato su una precedente fortezza di origine [[longobarda]].
 
Nel periodo veneziano, tutte le esigenze della Rocca, così come per tutte le altre fortificazioni, erano supervisionate dai [[Collegio dei Savi]], poi dal [[1542]] la [[Serenissima]] diede l'incarico a due senatori con il titolo di [[Provveditori]] alle fortezze, portati a tre nel [[1579]]. Il comando militare della struttura era affidato ad un patrizio con il titolo di provveditore<ref>L'11 ottobre [[1611]] viene istituita la cinturazione sanitaria tra il Trentino sud occidentale e la [[Serenissima]] a causa il perdurare da alcuni mesi di un sospetto focolaio di peste segnalato dai deputati di [[Idro]] e dal provveditore della Rocca d'Anfo in [[Valvestino]] e nella [[Valle del Chiese]] dove, tra l'altro, il 30 luglio era stata pure comunicata a Pieve di Bono la morte di due fratelli.</ref>, alle cui dipendenze vi era un capitano, una trentina di soldati e qualche bombardiere. Il presidio militare era soggetto per la milizia al capitano di Brescia e, per la logistica, al [[Podestà (medioevo)|Podestà]].
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=== La ristrutturazione francese ===
{{Doppia immagine|sinistra|François Nicolas Benoît Haxo by Antoine Maurin.png|160|Général François Chasseloup Laubat.jpg|160|Il generale ingegnere François Nicolas Benoît Haxo (1774-1838) che si occupò per primo della ristrutturazione della Rocca|Il generale François Chasseloup Laubat. Ordinò la fortificazione della Rocca d'Anfo nel 1801}}
Il generale [[François De Chasseloup-Laubat]] ([[1754]]-[[1833]]), ispettore delle fortificazioni, a seguito della [[pace di Lunéville]] sottoscritta dalla Francia e Austria il [[9 febbraio]] [[1801]], ordinò al fine di completare la difesa e l'occupazione dell'Italia la fortificazione di [[Peschiera del Garda|Peschiera]], [[Taranto]], [[Alessandria]], [[Mantova]] e la Rocca d'Anfo. L'ordine d'operazione era giunto direttamente da [[Napoleone Buonaparte]] preoccupato di garantire il controllo alle sue truppe della strada che univa [[Trento]] alla città di [[Brescia]].
 
Il Primo Console di Francia si era subito reso conto dell'importanza strategica della vecchia fortezza per la "difesa dello Stato", ma la Rocca mostrava i segni decadenti di tante guerre sostenute. Quindi [[Napoleone]] diede ordine al suo generale François De Chasseloup-Laubat di provvedere all'ammodernamento delle disastrate strutture "''senza ritardi e senza riguardo per la stagione''".<ref>Mauro Minola e Beppe Ronco, ''Fortificazioni di montagna. Dal Gran San Bernardo al Tonale e la cintura difensiva Svizzera'', Guide Macchione, 1998.</ref>
 
Il progetto fu affidato ad ingegneri del genio militare di grande esperienza: prima al barone colonnello, comandante del Corpo Ingegneri, [[François Nicolas Benoit Haxo]] ([[1774]]-1838) e successivamente al [[colonnello]] [[François Joseph Didier Liedot]]. Gli ingegneri militari napoleonici abbandonarono saggiamente le strutture venete dando il via ad un grandioso progetto di ampliamento che aveva come fulcro il costone roccioso leggermente posto più a nord.
 
Questi affrontarono l'opera approntando preliminarmente una cartografia particolareggiata del luogo, adattando mirabilmente le strutture alla natura scoscesa e selvaggia del territorio, secondo le nuove teorie della famosa “Ecole Polytechnique” dell'esercito francese di [[Parigi]]. Il Liedot distribuì le varie batterie su piccole terrazze ricavate dallo scavo della roccia e proteggendole per mezzo di una grande Lunetta (la Rocca Alta) nella parte superiore dotata di casematte di artiglieria e fucileria. La strada [[Trento]]-[[Brescia]] che passava alla base della Rocca, secondo il progetto mai realizzato, doveva essere interrotta da profondi fossati e resa transitabile da ponti levatoi.
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== La struttura ==
[[File:Rocca d'Anfo 01.jpg|thumb|400px|Batteria Statuto e Batteria Belvedere]]
La Rocca è costituita da una trincea fortificata in direzione del paese di [[Anfo]], difesa da una caserma detta Rocca Vecchia, a sua volta sovrastata dalla batteria veneta; entrambe dominate da un corpo di guardia, posto a 200 metri sul livello del lago e collegato alla batteria da un muro con feritoie e gradini. Verso il “nemico” [[Trentino]] si sviluppava una serie di batterie e casermette, sovrapposte a scalinata. A nord esisteva uno scosceso burrone.
 
Queste batterie di difesa erano chiamate:
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* batteria Belvedere Superiore a 250 metri sul lago.
* ridotto costituito da una Lunetta, detta Rocca Alta, che collegava i due fronti precedenti, a 200 metri sul lago, e conteneva una caserma e una batteria casamattate;
* a 50 metri, sotto la Lunetta, c'era la batteria Bonaparte, poi ribattezzata Anfo, a difesa della strada fra Rocca Vecchia e la batteria Tirolo.;
* sul tutto ad una altezza di 300 metri, sovrastava una torre rotonda a due piani.
 
Trincee, piazzole, rampe, strade coperte, polveriere, stalle per i muli, alloggi per la truppa e cisterne dell'acqua completavano la logistica della fortezza.
 
Il complesso di queste costruzioni militari è distribuito in una fascia di terreno di forma triangolare, di cui un lato corrisponde all'incirca ad un chilometro di riva del Lago d'Idro. Il resto si sviluppa sul versante orientale del [[monte Censo]], fino quasi alla sua cima, con un dislivello che varia dai 371 metri sul livello del mare dalla riva del Lago ai 1050 metri dal vertice<ref>''La Rocca d'Anfo'', supplemento a “Anfo racconta”, periodico della Pro Loco, luglio 1992</ref>.
 
== Eventi militari ==
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|contenuto = [[File:Anfo - Rocca d'Anfo 48.jpg|thumb|Particolare della Rocca d'Anfo]] Rocca d'Anfo durante la sua secolare operatività fu stretta molte volte d'[[assedio]], ma quello risalente all'ottobre del [[1813]] fino all'aprile del [[1814]], è ancor oggi descritto come il più intenso dal punto di vista militare a causa del valore dimostrato dai suoi difensori e la tenacia dei suoi assedianti. Gli austriaci vittoriosi nella [[battaglia di Lipsia]] contro i francesi di [[Napoleone]], invasero l'Italia e dopo aver "liberato" il Trentino con la battaglia di [[Volano (Italia)|Volano]], il 29 ottobre [[1813]] passarono suddivisi in tre colonne d'attacco il confine di Stato di Ponte Caffaro. Una puntò sull'abitato di [[Bagolino]], l'altra occupò la [[Val Vestino]] fino al [[Lago di Garda]] e la terza ebbe l'incarico di espugnare la Rocca d'Anfo e liberare così la strada per [[Brescia]] e la [[pianura Padana]]<ref>Lo stesso piano di battaglia fu adottato dal generale austriaco von Kuhn qualche anno dopo, nel luglio del 1866 durante la [[Terza guerra d'indipendenza italiana|terza guerra di indipendenza]], che poi portò alla celebre [[battaglia di Monte Suello]] ove rimase ferito [[Giuseppe Garibaldi]].</ref>. La guarnigione della fortezza era posta agli ordini del colonnello Giovanni Battista Sala e del commissario di guerra della Guardia Nazionale Giuseppe Freboldi. Il presidio disponeva di 340 uomini, reclute prive di esperienza male armate ed equipaggiate, di 28 cannoni più tre piccoli pezzi d'artiglieria per la flottiglia che presidiava il [[lago d'Idro]]. Il colonnello Sala passò subito all'offensiva e con i barconi armati attaccò gli austriaci che si erano impadroniti del porto di Camerella a Ponte Caffaro distruggendo due imbarcazioni. Gli imperiali passarono al contrattacco e posero uno stringente assedio alla fortezza. La Rocca fu nuovamente assediata nei primi giorni di febbraio [[1814]], quando una brigata austriaca al comando del generale maggiore Stanissavlievich, con gli ordini di spingersi verso [[Brescia]], operò nelle [[Giudicarie]], in [[Val Vestino]] e sul [[Lago di Garda]] a sostegno dell'armata schierata sul Mincio agli ordini del [[feldmaresciallo]] [[Heinrich Johann Bellegarde|Bellegarde]] che si scontrò con l’esercito [[Primo Impero francese|franco]]-[[Regno d'Italia (1805-1814)|italiano]] del viceré del [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]], [[Eugenio di Beauharnais]], nella [[battaglia del Mincio (1814)|battaglia del Mincio]] combattuta l'8 febbraio. Nel corso delle operazioni il battaglione di [[Tiroler Schützen|schützen]] tirolesi del maggiore [[Jacob Sieberer]] oltrepassando la [[Val Vestino]] e [[Capovalle]] tra il 5 e l'8 febbraio, giunse persino all'interno dell'abitato della Pieve Vecchia di [[Idro]] seminando lo scompiglio fra le retroguardie italiane ma fu respinto dal tenente colonnello polacco Battista Lange<ref>Battista Lange era nato a Varsavia nel 1763 e entrò nella legione polacca. Passò tenente al servizio della Repubblica Romana, capitano sul campo poi capo battaglione. Decorato dei due ordini fu comandante di piazza a [[Treviso]] nel 1810. Comandante del 2º Reggimento provvisorio nel 1813. Comandante d'armi a Brescia. Prese parte alle campagne napoleoniche e alla campagna di [[Catalogna]] tra il 1808-9-10 col 2º Reggimento leggero. Ferito al fianco sinistro, alla gamba destra e alla spalla sinistra, il 3 dicembre 1808; ferito da due colpi di granata alle gambe al forte della Trinità nel 1810. (Notizie tratte dalla ''Rivista di artiglieria e genio'', 1908.)</ref>, con 150 uomini del presidio della Rocca, sulle posizioni di partenza. La Rocca alzò la bandiera bianca solamente il 28 aprile del [[1814]] e dopo l'armistizio tra francesi e austriaci. Il valoroso presidio abbandonò la Rocca con gli onori militari dei soldati austriaci.
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* Nel [[1512]] i condottieri Valerio Paitone<ref>Valerio Paitone fu ucciso nel luglio del 1514 per ordine del capitano Bartolomeo da Villachiara (da Martinengo) di Brescia, a Monticolo, da Giovanni Antonio Pochipani e Luigi Marini per rivalità personali o per contrasti politici.</ref> e Vincenzo Ronchi riconquistano per Venezia la Rocca d'Anfo.<ref>{{cita libro|cognome=Putelli |nome=Romolo |titolo=Intorno al castello di Breno: storia di Valle Camonica, Lago d'Iseo e vicinanze da Federico Barbarossa a S. Carlo Borromeo |annooriginale= 1915 |anno=1989 |editore=La Nuova Cartografica |città=Brescia|ppp=485}}</ref>
* Nel [[1516]] la Rocca subì l'assedio delle truppe imperiali del [[Sacro Romano Impero Germanico]].
* Nel novembre del [[1526]] sbarrò il passo ai [[lanzichenecchi]] di [[Georg von Frundsberg]] diretti al [[sacco di Roma (1527)|sacco di Roma]].