Giovanni Brusca: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Ripristino alla versione 146028585 datata 2025-07-29 07:53:04 di Eumolpo tramite popup Etichetta: Ripristino manuale |
|||
(15 versioni intermedie di 13 utenti non mostrate) | |||
Riga 22:
Capo del [[Famiglia di San Giuseppe Jato|mandamento di San Giuseppe Jato]] ed esponente di spicco dei [[Clan dei Corleonesi|Corleonesi]], è stato condannato per oltre un centinaio di omicidi, tra cui quello tristemente celebre di [[Omicidio di Giuseppe Di Matteo|Giuseppe Di Matteo]] (figlio del pentito [[Santino Di Matteo]]), strangolato e sciolto nell'acido quando aveva 15 anni, e per la [[strage di Capaci]], in cui morirono il giudice [[Giovanni Falcone]], la moglie [[Francesca Morvillo]] e i tre agenti di scorta, [[Antonio Montinaro]], [[Rocco Dicillo]] e [[Vito Schifani]], nella quale Brusca ricoprì un ruolo fondamentale, in quanto fu l'uomo che materialmente spinse il tasto del radiocomando a distanza che fece esplodere il [[Trinitrotoluene|tritolo]] piazzato in un canale di scolo sotto l'autostrada<ref name=":1">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/03/29/ora-brusca-dice-esitai-uccidere-falcone.html|titolo=ORA BRUSCA DICE: ESITAI A UCCIDERE FALCONE - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=29 marzo 1997|lingua=it|accesso=23 maggio 2021}}</ref>.
Arrestato il 20 maggio [[1996]], nel [[2000]] gli viene riconosciuto lo status di [[Collaboratore di giustizia (Italia)|collaboratore di giustizia]]. Il 31 maggio [[2021]] Brusca, dopo aver trascorso 25 anni in carcere, è stato liberato per aver scontato la sua pena, rimanendo sottoposto alla [[libertà vigilata]] per ulteriori 4 anni, secondo quanto stabilito dalla [[Corte d'appello di Milano]]<ref>{{Cita news|autore=[[Lirio Abbate]]|url=https://espresso.repubblica.it/attualita/2021/05/31/news/torna_libero_l_ex_boss_giovanni_brusca-303661635/?ref=RHTP-BH-I0-P1-S1-T1|titolo=Torna libero l’ex boss Giovanni Brusca|pubblicazione=[[L'Espresso]]|data=31 maggio 2021|lingua=it|accesso=1º giugno 2021|urlarchivio=https://archive.
== Biografia ==
Riga 44:
Nel settembre di quell'anno lo stesso Brusca partecipò all'omicidio del potente esattore [[Ignazio Salvo]], il quale si era dimostrato incapace di modificare le sentenze sfavorevoli a Cosa Nostra<ref>{{Cita web|url=http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2004/11/10/Cronaca/MAFIA-CHI-ERANO-I-CUGINI-NINO-E-IGNAZIO-SALVO-2_121512.php#|titolo=MAFIA: CHI ERANO I CUGINI NINO E IGNAZIO SALVO (2)|sito=www1.adnkronos.com|accesso=2021-05-30}}</ref>; inoltre, tra ottobre e novembre, Brusca incaricò Santo Mazzei (mafioso di [[Catania]]) di collocare un proiettile d'artiglieria nel [[Giardino di Boboli]] a [[Firenze]] al fine di creare allarme sociale e condizionare le istituzioni nella prospettiva di benefici per i detenuti in regime carcerario di cui all'[[articolo 41 bis]]<ref>{{Cita news|url=http://www.misteriditalia.com/stragi1993/lasentenza/17LatrattativaGioeBelliniproiettileBoboli.pdf|titolo=La trattativa tra Gioè-Bellini/Il proiettile nel Giardino di Boboli - Sentenza del processo di 1º grado per le stragi del 1993|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131110201622/http://www.misteriditalia.com/stragi1993/lasentenza/17LatrattativaGioeBelliniproiettileBoboli.pdf|dataarchivio=10 novembre 2013}}</ref>; nello stesso periodo Brusca stava pianificando attentati contro l'allora ministro della giustizia [[Claudio Martelli]], il deputato [[Calogero Mannino]] e il giudice [[Pietro Grasso]], progetti che però non andarono in porto.<ref name=":8" /><ref>{{Cita web|url=https://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/stato-mafia-falcone-brusca-trattativa-milano-a00a45bb-4318-428a-a515-fc9d32c3aee2.html|titolo=Il pm Di Matteo non partecipa all'udienza con Brusca|sito=rainewsalian|accesso=2021-05-30}}</ref>
Dopo l'arresto di Riina nel gennaio del [[1993]], Brusca fu favorevole alla continuazione della strategia degli [[Bombe del 1992-1993|attentati dinamitardi]], insieme ai boss [[Leoluca Bagarella]], [[Matteo Messina Denaro]] e ai fratelli Filippo e [[Giuseppe Graviano]]<ref>{{Cita news|url=http://www.misteriditalia.com/stragi1993/lasentenza/19Lastrategiamafiosa.pdf|titolo=Le dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia - Atti del processo di 1º grado per le stragi del 1993|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131227233619/http://www.misteriditalia.com/stragi1993/lasentenza/19Lastrategiamafiosa.pdf|dataarchivio=27 dicembre 2013|urlmorto=sì}}</ref><ref>[http://www.antimafiaduemila.com/200805105104/articoli-arretrati/i-pentiti-del-terzo-millennio.html I pentiti del terzo millennio] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131019072600/http://www.antimafiaduemila.com/200805105104/articoli-arretrati/i-pentiti-del-terzo-millennio.html|data=19 ottobre 2013}} Antimafiaduemila.com</ref>, i quali pianificarono anche il sequestro del piccolo [[Omicidio di Giuseppe Di Matteo|Giuseppe Di Matteo]] come ritorsione verso il padre [[Santino Di Matteo|Santino]], divenuto collaboratore di giustizia<ref>{{Cita web|url=https://palermo.repubblica.it/cronaca/2011/11/07/news/il_pm_in_aula_accusa_i_boss_il_piccolo_di_matteo_fu_torturato-24579083/|titolo=Il pm in aula accusa i boss"Il piccolo Di Matteo fu torturato"|sito=la Repubblica|data=7 novembre 2011|accesso=30 maggio 2021}}</ref>: gli attentati dinamitardi a [[Firenze]], [[Milano]] e [[Roma]] nell'[[estate]] [[1993]] provocarono in tutto 10 morti e 106 feriti, oltre a ingenti danni al patrimonio artistico italiano<ref>{{Cita web|url=http://www.repubblica.it/online/cronaca/riina/conferma/conferma.html|titolo=Autobombe '93, per l'accusa ergastoli da confermare|editore=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=2 dicembre 2000|citazione=la strategia di attacco terroristico al patrimonio culturale del Paese sarebbe stata decisa dai vertici di Cosa Nostra già alla fine del '92|accesso=12 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180124005823/http://www.repubblica.it/online/cronaca/riina/conferma/conferma.html|urlmorto=no}}</ref>. Nell’autunno del 1993 la posizione di Brusca stava vacillando, perché i collaboratori di giustizia che si stavano rivelando più dannosi per Cosa Nostra, come [[Baldassare Di Maggio]] ed il già citato Santino Di Matteo, appartenevano al suo mandamento; Bagarella, Graviano e Messina Denaro gli rinfacciarono di non aver ucciso prima Di Maggio, la cui condanna a morte era stata emessa già nell’estate del 1992, così l’attenzione fu posta su Di Matteo, con il sequestro del figlio tredicenne Giuseppe, il quale verrà strangolato e sciolto nell’acido l’11 gennaio [[1996]], lo stesso giorno in cui i giudici condannavano Brusca all'ergastolo insieme a Bagarella per l'omicidio di Salvo.
=== L'arresto ===
Riga 59:
=== La collaborazione con la giustizia ===
Brusca decise di collaborare e l’intenzione di voltare le spalle a Cosa Nostra arrivò il 23 maggio, nel giorno del quarto anniversario della strage di Capaci, quando il PM [[Alfonso Sabella]] ricevette una telefonata in codice da un dirigente del Gruppo Operativo Mobile<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Le chiavi delle manette| titolo=I boss che hanno cambiato la storia della malavita| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | p=111| ISBN=9788822720573 }}</ref>. A giugno, a circa un mese dall'arresto, Brusca iniziò a rendere dichiarazioni ai magistrati delle Procure di [[Palermo]], [[Caltanissetta]] e [[Firenze]]; a raccogliere le sue prime dichiarazioni furono Savina e Sanfilippo i quali per non dare nell'occhio entrarono nel carcere dell'Ucciardone dentro al bagagliaio di una macchina mentre il suo primo interrogatorio con i magistrati (il PM [[Alfonso Sabella]], il procuratore [[Giancarlo Caselli]], l’aggiunto [[Guido Lo Forte]], il questore [[Arnaldo La Barbera]]) e i due poliziotti venne allestito in un ufficio delle Poste. Brusca raccontò episodi dettagliati relativi a gente come [[Pietro Aglieri]], [[Nino Giuffrè]], [[Carlo Greco]] e [[Salvatore Di Gangi]], tutti uomini legati a [[Bernardo Provenzano]], mentre sui fedelissimi di [[Totò Riina]], del quale è stato uno dei più devoti seguaci, non disse nulla. Grazie alle sue indicazioni Greco verrà arrestato mentre Di Gangi riuscirà a scappare poco prima del blitz<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Il doppio gioco| titolo=I boss che hanno cambiato la storia della malavita| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 |
Nel [[2000]] Brusca (fino ad allora considerato dalla giustizia solo un "dichiarante") riuscì ad ottenere lo ''status'' di "[[Collaboratore di giustizia (Italia)|collaboratore di giustizia]]", che gli consentì di lasciare il regime carcerario duro previsto dall'[[articolo 41-bis]] e di godere dei benefici previsti dalla legge, compreso un sussidio di {{formatnum:500000}} [[Lira italiana|lire]] al mese per sé e per i componenti della sua famiglia<ref name=":6" />.
Durante la sua collaborazione, Brusca ha ammesso di aver eseguito o ordinato oltre 150 omicidi e di non ricordarsi nemmeno di tutte le sue vittime<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/cronaca/2021/06/01/news/quando_u_verru_disse_di_se_sono_un_animale_ho_ucciso_150_persone_non_so_i_nomi_di_tutti_-303731967/|titolo=Quando Brusca, "u verru". disse di sé: "Sono un animale, ho ucciso 150 persone, non so i nomi di tutti"|sito=la Repubblica|data=2021-06-01|accesso=2021-06-01}}</ref>. Al [[processo Andreotti]], negò di aver saputo dell'incontro tra Riina e il politico democristiano riferito da [[Baldassare Di Maggio]] (dove avvenne il famoso "bacio"), circostanza invece confermata dal fratello Enzo<ref name=":8">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/07/30/uccidevamo-suoi-rivali-ma-poi-andreotti-ci.html|titolo='UCCIDEVAMO I SUOI RIVALI MA POI ANDREOTTI CI TRADI' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|accesso=2021-06-01}}</ref>. Fu inoltre il primo collaboratore di giustizia a parlare del cosiddetto "[[papello]]", un foglio con l'elenco di richieste che Riina avanzò allo Stato dopo le stragi<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/07/30/il-papello-di-riina-per-trattare-con.html|titolo=IL 'PAPELLO' DI RIINA PER TRATTARE CON LO STATO - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|accesso=2021-06-01}}</ref><ref name=":8" />. Il 3 maggio [[2011]] a Firenze durante un’udienza del processo sulle [[Bombe del 1992-1993|stragi]] Brusca sostenne che Riina gli disse che era stato avviato un dialogo a distanza con [[Nicola Mancino]], all’epoca dei fatti ministro dell’Interno: “''Non mi disse il tramite ma il committente finale e mi fece il nome di Mancino''”; questa tesi fu respinta seccamente da Mancino. Brusca sostenne inoltre che mentre Riina e [[Vito Ciancimino]] erano impegnati su un fronte, lui lavorava su un’altra sponda nella speranza di ottenere dei vantaggi per un gruppo di boss detenuti tra i quali suo padre Bernardo e [[Luciano Liggio]]: il suo interlocutore sarebbe stato [[Paolo Bellini]], personaggio legato ad ambienti neofascisti, ma la storia sarebbe andata per le lunghe e l’unica trattativa rimasta in piedi sarebbe stata quella tra lo Stato e Riina. Inoltre Brusca sarebbe stato mobilitato per eliminare [[Pietro Grasso]], già giudice a latere nel [[Maxiprocesso di Palermo|Maxiprocesso]], ma davanti all’abitazione della suocera dove si sarebbe dovuto colpire c’era una banca il cui sistema di allarme avrebbe potuto disturbare il funzionamento del telecomando da utilizzare per l’esplosione e così il piano fu accantonato.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=La trattativa| titolo=I boss che hanno cambiato la storia della malavita| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 |
Nel corso dei vari processi, Brusca ha pubblicamente chiesto perdono ai familiari delle sue vittime<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/07/15/brusca-ai-di-matteo-perdonatemi.html|titolo=BRUSCA AI DI MATTEO: 'PERDONATEMI' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|accesso=2021-06-02}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.lasicilia.it/news/cronaca/421107/quando-giovanni-brusca-chiese-scusa-a-tutte-le-vittime-della-mafia.html|titolo=Quando Giovanni Brusca chiese «scusa a tutte le vittime della mafia»|accesso=2021-06-02}}</ref>. Nel [[1998]], durante un confronto nell'udienza del processo "Borsellino bis", [[Santino Di Matteo]] scagliò un microfono contro Brusca e gli urlò: "''Animale, non sei degno di stare in quest'aula, ti dovrei staccare la testa!"<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/online/fatti/brusc/brusc/brusc.html|titolo=la Repubblica/fatti: Di Matteo assale Brusca: 'Animale, ti stacco la testa'|accesso=2021-06-02}}</ref>.''
Riga 72:
L'autorizzazione suscitò diverse polemiche da parte dell'opinione pubblica. Brusca perse tuttavia il diritto alle uscite dal carcere nello stesso anno, a causa dell'uso di un telefono cellulare, in aperta violazione alle norme sui benefici carcerari.<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/2004/j/sezioni/cronaca/bruscafuori/avuti/avuti.html|titolo=L'avvocato del boss pentito "Brusca ha avuto 9 permessi " |editore=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=31 ottobre 2004|citazione=[[Luigi Li Gotti]]: "La prima licenza tra il 2002 e il 2003"|accesso=8 ottobre 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20041130002244/https://www.repubblica.it/2004/j/sezioni/cronaca/bruscafuori/avuti/avuti.html|dataarchivio=30 novembre 2004|urlmorto=no}}</ref>
Nel [[2010]] ricevette, in carcere, un'accusa di riciclaggio, di intestazione fittizia di beni e di tentata estorsione. Il 17 settembre di quell'anno i carabinieri del Gruppo di Monreale, per ordine della Procura di Palermo, effettuarono una perquisizione nella sua cella e, in contemporanea, anche nelle abitazioni di suoi familiari, confiscando a Brusca una parte del suo patrimonio che, secondo gli inquirenti, avrebbe continuato a gestire dal carcere.<ref>{{Cita web|url=https://palermo.repubblica.it/cronaca/2010/09/17/news/il_pentito_brusca_indagato_per_riciclaggio_dal_carcere_gestisce_un_tesoro_nascosto-7155731/|titolo=Il pentito Brusca indagato per riciclaggio "Dal carcere gestisce un tesoro nascosto"|autore=[[Salvo Palazzolo]] |editore=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=17 settembre 2010|accesso=8 ottobre 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20101102074908/https://palermo.repubblica.it/cronaca/2010/09/17/news/il_pentito_brusca_indagato_per_riciclaggio_dal_carcere_gestisce_un_tesoro_nascosto-7155731/|dataarchivio=2 novembre 2010|urlmorto=no}}</ref> Brusca avrebbe cercato di recuperare soldi di un vecchio investimento immobiliare a Palermo con una lettera dai toni mafiosi inviata alla moglie di un ex fiancheggiatore. Nel registro degli indagati finì anche sua moglie Rosaria Cristiano accusata di riciclaggio: nella sua abitazione in località segreta i militari trovarono 188.000 euro in contanti che sarebbero stati il frutto di attività economiche o della gestione di immobili di cui il pentito non ha mai parlato. Nel luglio del [[2014]] il giudice monocratico della seconda sezione del Tribunale di Palermo respinse la tesi della Procura che aveva chiesto la condanna a un anno di carcere e assolse Brusca dall’accusa di violenza privata per aver tentato di riprendersi con le minacce parte del patrimonio intestato a due coniugi di [[Altofonte]] che aveva usato come prestanome.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Zone d’ombra| titolo=I boss che hanno cambiato la storia della malavita| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 |
L'8 agosto [[2015]] i giudici della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo accolgono la richiesta della Procura distrettuale disponendo il sequestro di beni intestati ai prestanome del pentito ma a lui finanziariamente riconducibili. In realtà Brusca si è smascherato da solo con una lettera inviata a un imprenditore in cui ammetteva di «aver omesso spudoratamente di riferire di quei beni ai giudici».<ref>{{Cita web|url=http://www.ilgiornale.it/news/politica/smascherato-pentito-brusca-ecco-tesoro-nascosto-ai-pm-1159330.html|titolo=Smascherato il pentito Brusca: ecco il tesoro nascosto ai pm|autore=Simone Di Meo|editore=[[il Giornale]]|data=8 agosto 2015|accesso=8 ottobre 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150811013100/http://www.ilgiornale.it/news/politica/smascherato-pentito-brusca-ecco-tesoro-nascosto-ai-pm-1159330.html|dataarchivio=11 agosto 2015|urlmorto=no}}</ref>
Riga 78:
Nel [[2016]] interviene l'assoluzione definitiva nel processo, il reato di estorsione viene derubricato in tentativo di violenza privata, mentre la questione relativa all'intestazione fittizia di beni era andata prescritta e all'ex boss furono restituiti {{formatnum:200000}} euro che gli erano stati sequestrati. Successivamente i permessi premio vennero ripristinati, permettendogli di trascorrere in media cinque giorni al mese fuori dal carcere.
Per gli ultimi mesi dell’anno 2016 Brusca è tornato a casa in stato di libertà godendo di un permesso premio, sotto la sorveglianza del Gruppo Operativo Mobile della polizia penitenziaria. Rientrato nel [[carcere di Rebibbia]] l’8 gennaio per partecipare in videoconferenza all’udienza del [[processo sulla trattativa Stato-mafia]] nella doppia veste di testimone e imputato. La notizia del permesso premio creò non poco scompiglio, ma Brusca replicò duramente alle polemiche tramite i suoi avvocati sostenendo: “''Sono cambiato, sono una persona diversa. Non sono più il crudele uomo di mafia di vent’anni fa''.” E inoltre i permessi ottenuti “''sono regolari e disciplinati dall’ordinamento penitenziario''.” Il cambiamento radicale interiore oltreché estetico (dimagrì di almeno venti chili e perse quasi tutti i capelli) sarebbe arrivato grazie a un isolamento lunghissimo - quasi vent’anni - e alla passione per le letture e lo studio della Storia contemporanea. L’avvocato della famiglia Di Matteo e Tina Montinaro, vedova del capo scorta di Falcone morto anch’egli a Capaci, manifestarono il loro disappunto riguardo al pentimento e alla concessione del permesso premio. L’ex PM [[Antonio Ingroia]] avanzò dei dubbi sull’atteggiamento tenuto da Brusca: “''Non ha raccontato tutta la verità su come si svolsero i fatti nel “dietro le quinte” della stagione delle stragi e della trattativa; ci sono delle zone d’ombra nelle sue dichiarazioni''”.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Il ritorno in libertà| titolo=I boss che hanno cambiato la storia della malavita| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 |
Brusca ha quindi più volte richiesto gli arresti domiciliari, senza successo.<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/cronaca/2019/10/07/news/mafia_giovanni_brusca_chiede_di_nuovo_i_domiciliari_e_la_procura_nazionale_antimafia_e_ravveduto_-237881149/|titolo=Mafia, Giovanni Brusca resta in carcere. La Cassazione boccia la richiesta dei domiciliari|autore=|editore=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=8 ottobre 2019|citazione=[[Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo|La Procura Nazionale Antimafia]] aveva invece dato parere favorevole: "Si è ravveduto". La reazione di Maria Falcone: "Inaccettabile la concessione di sconti ulteriori a chi si è macchiato di delitti tanto efferati. [[Pietro Grasso|Grasso]]: "Ha rotto i legami con Cosa nostra e aiutato a scoprire la verità"|accesso=8 ottobre 2019||urlarchivio=https://web.archive.org/web/20191010065326/https://www.repubblica.it/cronaca/2019/10/07/news/mafia_giovanni_brusca_chiede_di_nuovo_i_domiciliari_e_la_procura_nazionale_antimafia_e_ravveduto_-237881149/|dataarchivio=10 ottobre 2019|urlmorto=no}}</ref>
Riga 87:
=== La scarcerazione ===
Il 31 maggio [[2021]], dopo 25 anni di reclusione, Brusca viene rilasciato dal carcere di Rebibbia per termine della pena, con 45 giorni di anticipo rispetto alla scadenza della condanna;<ref>{{Cita web|url=https://www.ilmessaggero.it/italia/giovanni_brusca_pentito_mafia_scarcerato_toto_riina_cosa_nostra_ultime_notizie_oggi-5994529.html|titolo=Mafia, il pentito Giovanni Brusca scarcerato dopo 25 anni: è il boss responsabile della strage di Capaci|data=1 giugno 2021}}</ref> rimarrà comunque in libertà vigilata per altri 4 anni e vivrà sotto protezione.<ref>[https://www.lastampa.it/cronaca/2021/05/31/news/mafia-dopo-25-anni-il-pentito-brusca-lascia-il-carcere-1.40337422 Quattro anni di libertà vigilata per Brusca]</ref>
Nel luglio del [[2022]] il Tribunale di Palermo ritiene che Brusca sia socialmente pericoloso e gli conferisce lo ''status'' di sorvegliato speciale, imponendogli l'obbligo di firma ed il divieto di uscire la sera ed incontrare pregiudicati.<ref name="ilfattoquotidiano.it" /> == Condanne ==
Riga 131 ⟶ 133:
== Voci correlate ==
* [[Mafia]]
* [[Cosa nostra
* [[Trattativa Stato-mafia]]
* [[Omicidio di Giuseppe Di Matteo]]
|