Fair use: differenze tra le versioni
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Il '''fair use''' (in [[lingua italiana|italiano]], ''uso'' o ''utilizzo'' ''leale'', ''equo'' o ''corretto'') è una disposizione [[Legislazione|legislativa]] dell'ordinamento giuridico degli [[Stati Uniti d'America]] che regolamenta, sotto alcune condizioni, la facoltà di utilizzare materiale protetto da [[copyright|diritti d'autore]] per scopi d'informazione, critica o insegnamento, senza chiedere l'autorizzazione scritta a chi detiene i diritti.
Istituti simili sono tuttavia previsti anche da altre legislazioni statali a livello mondiale
== Caratteristiche dell'istituto ==
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== Storia ==
La prima legge sul copyright, lo Statuto d'Anna del 1709, non prevedeva specifiche sull'utilizzo legale di materiale protetto senza autorizzazione del titolare dei diritti, il che portò al caso ''Gyles v Wilcox'' del 1740, che introdusse la dottrina del ''fair abridgement'', che prevedeva che un'opera, che sintetizzava materiale protetto, poteva essere considerata materiale originale se venivano dimostrati lo sforzo e l'originalità di quest'ultima<ref>{{Cita web|url=http://www.copyrighthistory.org/cgi-bin/kleioc/0010/exec/showscreen/%22uk_1741b_im_001_0002.jpg%22|titolo=Gyles v. Wilcox (Barnardiston's Report) (1741)
Il concetto di ''fair use'' restò soltanto una pratica legale nel [[Common law|Common Law]] fino a quando non fu incorporata nell'ordinamento statunitense con il [[Copyright Act]] del 1976, che prevedeva "la riproduzione di materiale protetto" per la preparazione di "materiale derivativo basato su suddetto materiale"<ref>{{Cita web|url=https://www.congress.gov/bill/94th-congress/senate-bill/22|titolo=S.22 - 94th Congress (1975-1976): An Act for the general revision of the Copyright Law, title 17 of the United States Code, and for other purposes.|autore=John L. McClellan|data=1976-10-19|accesso=2019-07-21}}</ref>. Negli anni a seguire, specialmente negli anni Novanta, il ''fair use'' divenne una tattica legale utilizzata per combattere l'estensione dell'utilizzo del copyright (nel 1998 venne introdotto il [[Copyright Term Extension Act]]), ritenuta eccessiva<ref>{{Cita web|url=https://www.lumendatabase.org/pages/about|titolo=About :: Lumen|accesso=2019-07-21}}</ref> da molte associazioni delle libertà civili in materia elettronica.
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=== Italia ===
Il senatore [[Mauro Bulgarelli]] ha [[Interrogazione parlamentare|interrogato]] il [[Governo della Repubblica Italiana|governo italiano]] sull'opportunità di estendere anche in Italia l'utilizzabilità del concetto del ''fair use'' per le attività didattiche e scientifiche
In risposta, il governo ha affermato che a seguito dell'entrata in vigore del decreto legislativo 9 aprile 2003, n. 68 («Attuazione della direttiva 2001/29/CE sull'armonizzazione di taluni aspetti del diritto d'autore e dei diritti connessi nella società dell'informazione»), il testo dell'articolo 70 della [[diritto d'autore italiano|legge italiana sul diritto d'autore]] riprodurrebbe sostanzialmente il regime del ''fair use'' statunitense<ref>Sottosegretario [[Andrea Marcucci]], [http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_15/ShowXml2Html.Asp?IdAtto=8215&Stile=5 risposta del governo all'interrogazione Bulgarelli] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20071111032917/http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_15/ShowXml2Html.Asp?IdAtto=8215&Stile=5 |date=11 novembre 2007 }}, Camera.it</ref>.
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== Casi celebri ==
=== Il caso Google Books ''vs'' Microsoft ===
Uno degli esempi più celebri di diversa lettura della normativa sul ''fair use'' è tra due colossi statunitensi della comunicazione sul [[World Wide Web|web]]. Per [[Google]], il ''fair use'' è la lecita riproduzione di stralci consistenti in qualche pagina di testi sotto copyright, come avviene nel suo servizio [[Google Books]], rilanciato con la collaborazione di molte università statunitensi. L'iniziativa è invece contestata da [[Microsoft]]
=== Il caso tra Universal e Disney ''vs'' Sony ===
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=== Il caso Napster ===
Alla fine degli anni '90, un sistema di condivisione di file peer-to-peer conosciuto come Napster divenne disponibile al grande pubblico. Questo nuovo rivoluzionario servizio ha stabilito connessioni tra i singoli computer e ha permesso loro di condividere file da tutto il mondo. Napster era unico al momento, siccome non controllava mai direttamente i file trasferiti ma forniva un mezzo attraverso il quale le persone potevano connettersi tra loro. Naturalmente le case discografiche hanno reagito negativamente alla condivisione delle loro canzoni e hanno fatto causa a Napster per violazione del copyright. Riprendendo il caso Sony, concluso con la decisione che la registrazione di un programma televisivo per la visione successiva non violava il copyright poiché il ''time shifting'' dello spettacolo era un uso trasformativo in uso corretto, Napster ha permesso ai proprietari di musica il ''time shifting'' dei propri file in un'altra posizione per far sì che le persone potessero avere un'anteprima dei brani acquistabili. Inoltre Napster ha messo in guardia gli utenti dalla violazione dei diritti d'autore e ha permesso il download di molti file che non erano protetti da copyright, come ha sottolineato Patricia Jacobis nel suo articolo di CNET "Prova di Napster sulla nuova legge sul copyright". Gli avvocati di Napster hanno sottolineato tutti questi argomenti e altri, ma alla fine la sentenza del tribunale ha riscontrato che Napster era in violazione di quattro fattori di fair use. In primo luogo, il carattere e lo scopo sono stati giudicati ingiusti a causa del ripetuto download di file molte migliaia di volte, nonostante il fatto che non si siano verificate vendite. Inoltre sul sito sono stati in genere scaricati interi brani protetti da copyright, il che era più che sufficiente a violare l'importo consentito dal fair use. Alla fine, il tribunale ha stabilito che Napster potrebbe ridurre le vendite record dei brani scaricati, violando il quarto fattore di fair use
=== Il caso YouTube ===
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Per le proprie linee guida, YouTube è stata oggetto di alcuni processi intentati da autori che reputavano violati i propri diritti d'autore<ref>{{Cita web|url=https://www.leagle.com/decision/infdco20170825i86|titolo=HOSSEINZADEH v. KLEIN {{!}} 276 F.Supp.3d 34 (2017... {{!}} 20170825i86{{!}} Leagle.com|autore=KATHERINE B. FORREST, District Judge|sito=Leagle|lingua=en|accesso=2019-07-21}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.telapost.com/sargon-akilah-motion/|titolo=Update In Sargon of Akkad v. Akilah Hughes Case: Arguments For Motion To Dismiss|autore=EricEric is a journalist, photographer, editor, occassianal contributor at Telapost.com|sito=telapost|data=2018-06-12|lingua=en|accesso=2019-07-21|dataarchivio=21 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190721175003/https://www.telapost.com/sargon-akilah-motion/|urlmorto=sì}}</ref>.
=== Il caso The New York Times vs OpenAI ===
Nel dicembre 2023 il [[The New York Times]] ha intentato una causa nei confronti di [[OpenAI]] per l’utilizzo di articoli per l’addestramento di modelli di intelligenza artificiale.
In particolare, il Times ha lamentato una concorrenza sleale nei loro confronti. Di fatto sono stati utilizzati e riprodotti milioni di articoli per addestrare i modelli di intelligenza artificiale, oltre che per l’addestramento, anche gli output sembrano non rispettare le regole definite del [[Copyright]]. Infatti a volte sono copie quasi letterali o riassunti molto dettagliati di articoli giornalistici. Per il Times, OpenAI, sta essenzialmente costruendo un prodotto commerciale multimiliardario sfruttando gratuitamente il frutto dei milioni di dollari che le testate giornalistiche investono ogni anno in: reportage, corrispondenti, stipendi e costi di redazione.
OpenAI, invece, per la sua difesa ha citato alcuni articoli della sezione 17 (Copyright Law) del [[United States Code|U.S. Code]]. Come difesa principale l'associazione ha fatto riferimento alla disposizione legislativa del ''Fair Use'', secondo cui l’uso di contenuti protetti da diritti d’autore è consentito se pensato a scopo di insegnamento, critica o informazione.<ref>{{Cita web|url=https://fingfx.thomsonreuters.com/gfx/legaldocs/byvrkxbmgpe/OPENAI%20MICROSOFT%20NEW%20YORK%20TIMES%20mtd.pdf|titolo=New York Times OpenAI lawsuit}}</ref>
Essendo gli articoli di giornale sfruttati per l’addestramento, processo in cui una grande quantità di informazioni viene analizzata per addestrare un modello di intelligenza artificiale a comprendere meglio il linguaggio umano, per OpenAI questo uso è considerato corretto, in quanto trasformativo e non di mera riproduzione del contenuto.
Il processo è ancora in corso<ref>{{Cita web|url=https://deadline.com/2025/03/new-york-times-copyright-lawsuit-against-openai-can-proceed-1236351791/|titolo=Judge Allows New York Times Copyright Lawsuit Against OpenAI To Proceed In Key Ruling}}</ref>, con l’interpretazione e applicazione di questa disposizione legislativa la conclusione di questo caso rappresenterà un riferimento per dispute legali future nel contesto dell' IA generativa.
== Note ==
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