Ordine di Santo Stefano papa e martire: differenze tra le versioni

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{{nota disambigua|l'omonimo ordine della corona ungheresecavalleresco|Ordine reale di Santo Stefano d'Ungheriapapa e martire (1971- / 2001-)}}
{{nota disambigua|l'ordine della corona ungherese|Ordine reale di Santo Stefano d'Ungheria}}{{Onorificenza|nome=Ordine di Santo Stefano papa e martire|nomecompleto=Insigne sacro e militare ordine di Santo Stefano papa e martire|immagine=Cr Stefanus Paus en Martelaar aan lint.jpg|legenda=L'insegna dell'Ordine|concesso da={{simbolo|Bandiera del granducato di Toscana (1562-1737 ).png|40}} {{simbolo|State flag simple of the Grand Duchy of Tuscany.svg|40}}<br />[[Granducato di Toscana]]|tipologia=Ordine religioso-cavalleresco|motto=|status=cessato|data istituzione=15 marzo [[1562]]|primocapo=[[Cosimo I de' Medici]]|data cessazione= 17 gennaio [[1908]]|luogo cessazione=[[Salisburgo]]|gradi=Cavaliere di Gran Croce<br/>Commendatore<br/>Cavaliere|precedenza=[[Onorificenze degli Stati preunitari d'Italia|Precedenza]]|ordinepiùalto=-|ordinepiùbasso=[[Ordine del Merito sotto il Titolo di San Giuseppe]]|immaginenastro=TOSC Order of Santo Stefano BAR.svg|legendanastro=Nastro dell'ordine}}L{{'}}'''Ordine di Santo Stefano papa e martire''' (anche noto come '''Insigne sacro e militare ordine di Santo Stefano papa e martire''') era un [[ordine cavalleresco]], di natura religiosa, fondato nel [[1562]] da [[Cosimo I de' Medici]], primo [[Sovrani di Toscana|Granduca di Toscana]], divenendo l'onorificenza granducale più importante, fino al [[1859]], quando il Granducato fu conquistato ed [[Province Unite del Centro Italia|annesso dai Savoia]].
{{F|onorificenze|maggio 2012}}
==Storia==
{{Onorificenza
|nome = Ordine di Santo Stefano papa e martire
|nomecompleto = Insigne sacro e militare ordine di Santo Stefano papa e martire
|immagine = Cr Stefanus Paus en Martelaar aan lint.jpg
|legenda = L'insegna dell'Ordine
|concesso da = {{simbolo|Bandiera del granducato di Toscana (1562-1737 ).png|40}} {{simbolo|State flag simple of the Grand Duchy of Tuscany.svg|40}}<br />[[Granducato di Toscana]]
|tipologia = Ordine religioso-cavalleresco
|motto =
|status = concesso come ordine dinastico
|capo = in disputa
|data istituzione = 15 marzo [[1561]]<br /><small>(approvato da [[Pio IV]] il 1º ottobre 1561)</small>
|primocapo = [[Cosimo I de' Medici]]
|data cessazione =
|luogo cessazione =
|gradi = Cavaliere di Gran Croce<br/>Commendatore<br/>Cavaliere
|precedenza = [[Onorificenze degli Stati preunitari d'Italia|Precedenza]]
|ordinepiùalto = -
|ordinepiùbasso = [[Ordine del Merito sotto il Titolo di San Giuseppe]]
|immaginenastro = TOSC Order of Santo Stefano BAR.svg
|legendanastro = Nastro dell'ordine
}}
[[File:Portrait Ferdinando II de Medici.jpg|miniatura|399x399px|[[Ferdinando II de' Medici]] con le vesti di Gran Maestro dell'Ordine]]
L''''Ordine di Santo Stefano papa e martire''' (anche noto come '''Insigne sacro e militare ordine di Santo Stefano papa e martire''') appartiene agli [[ordini religiosi cavallereschi]] di fondazione [[Papa|pontificia]] (Bolla ''His quae d''el 1º febbraio 1562 di Pio IV), con doppia [[personalità giuridica]], cioè [[diritto canonico|canonica]] (Associazione pubblica di fedeli di fondazione pontificia) e civile.
 
Fu di [[collazione (diritto)|collazione]] del [[Granducato di Toscana]], così come l'[[Ordine del Merito sotto il titolo di San Giuseppe]] e l'[[Ordine del merito civile e militare (Toscana)|Ordine del merito civile e militare]].
 
==Storia==
=== Fondazione ===
[[File:Naldini, Giovanni Battista - Official portrait of Cosimo I de' Medici as Grand Duke of Tuscany.jpg|sinistra|miniatura|[[Cosimo I de' Medici]].]]
{{vedi anche|Marina del Granducato di Toscana}}
[[Cosimo I de' Medici|Cosimo I de’ Medici]], primo [[Sovrani di Toscana|Granduca di Toscana]], per perseguire gli ambiziosi progetti che si era prefisso si avvalse di un Ordine equestre, sacro, militare e marittimo riservato ai fedelissimi alla sua dinastia. Il 1 ottobre [[1561]] il [[Pontefice]] [[Papa Pio IV|Pio IV]] emanò il “Dilecto Filio”, erigendo ed istituendo di fatto la “Religione” del Duca, che fece redigere a Firenze degli Statuti simili a quelli di Ordini già esistenti, in particolare l'[[Sovrano Militare Ordine di Malta|Ordine di Malta]], adottandone la croce ottagona, ma invertendone i colori <ref name=":02">{{Cita web|url=https://www.istituzionecavalieri.it/listituzione/|titolo=Ordine di Santo Stefano, storia}}</ref>.
[[File:Statuti, e constitutioni dell'Ordine de' Cavalieri di Santo Stefano, 1566 – BEIC 15152061.jpg|thumb|left|upright|''Statuti, e constitutioni dell'Ordine de' Cavalieri di Santo Stefano'', 1566]]
Dopo vari tentativi di [[Cosimo de' Medici]] duca di Firenze e di Siena, fu solo con l'ascesa al soglio papale di [[papa Pio IV]], favorevole alla casa dei [[Medici]], che poté essere fondato l'Ordine di Santo Stefano papa e martire, consacrato sotto la regola [[Ordine di San Benedetto|benedettina]], in memoria della vittoria riportata sui francesi del maresciallo Strozzi del 2 agosto [[1554]] contro Siena, festa di [[papa Stefano I|santo Stefano papa e martire]], per altri dal giorno della vittoria di Cosimo nella [[battaglia di Montemurlo]] del 2 agosto [[1537]]. Fu lo stesso papa Pio IV che con la solenne bolla ''His quae'' del 1º febbraio 1562 ne decretò la costituzione ("perpetuo erigimus ac instituimus") e ne approvò lo Statuto ("statuimus ac ordinamus"), dando il gran magistero ("ufficio ecclesiastico") "in affidamento" ("perpetuo constituimus et deputamus") a Cosimo de' Medici duca di Firenze e poi Granduca di Toscana e ai suoi successori, cosicché l'Ordine fu definito una ''quasi religio''. Il primo gran maestro fu quindi Cosimo e poi i suoi successori, i [[granduchi di Toscana]] prima di casa [[Medici]] e poi di casa [[Lorena (dinastia)|Asburgo-Lorena]] (il passaggio del Gran Magistero ai Lorena fu confermato da papa Benedetto XIV con il breve "Praeclara Militiae" dell'8 giugno 1748).
 
Il 1 febbraio [[1562]] Pio IV con la Bolla “His quae Pro Religionis Propagatione” approvò gli Statuti e il 15 marzo consacrò l’Ordine sotto la [[Regola benedettina|regola Benedettina]] e la protezione di Santo Stefano Papa e Martire, conferendo a Cosimo I de’ Medici e ai suoi discendenti il titolo e l’abito di Gran Maestro. Il nuovo ordine fu intitolato a [[Papa Stefano I|Santo Stefano I]] [[papa]] e [[martire]], il cui papato durò dal [[254]] al [[257]], poiché nell'anniversario della sua morte, 2 agosto, le truppe medicee compirono due vittorie importanti: nella [[Battaglia di Scannagallo|Battaglia Scannagallo]] del 1554, e quella di [[Battaglia di Montemurlo|Montemurlo]], combattuta nel [[1559]]. Emblema dell'Ordine era una croce rossa in campo bianco. I gradi dell'ordine, dopo il Gran maestro, erano Commendatore maggiore, che aveva funzione di luogotenente, il Gran contestabile, al quale era affidato il comando delle truppe da sbarco, e l'Ammiraglio. Questi dignitari, dai quali dipendevano i priori e i balì, insieme con alcuni cavalieri nominati dal Gran maestro o dal Capitolo generale, formavano il Consiglio dei dodici che aveva il governo dell'Ordine <ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/santo-stefano-ordine-di_(Enciclopedia-Italiana)/#google_vignette|titolo=Treccani, Ordine di Santo Stefano fondazione}}</ref>.
La prima sede dell'Ordine fu [[Portoferraio]] nell'[[isola d'Elba]], poi [[Pisa]] in via definitiva. La [[piazza dei Cavalieri]] prende il nome proprio da quest'ordine, così come la [[chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri]]. Le insegne dell'ordine sono la [[biforcata|croce rossa a otto punte bordata d'oro]] in campo bianco, accantonata da gigli d'oro. I suoi cavalieri erano "nobili, militari, cavalieri di giustizia, serventi e fratelli d'armi" e per essere ammessi dovevano dimostrare quattro gradi di nobiltà paterna e materna.
{{Vedi anche|Marina del Granducato di Toscana}}
[[File:Galei of galjas van de Orde van Sint-Stephanus.JPG|sinistra|miniatura|Raffigurazione di un'unità della Marina dell'Ordine di Santo Stefano.]]
[[File:Coat of Arms of the Grand duchy of Tuscany.svg|miniatura|Stemma del Granducato con la croce rossa dell'ordine stefaneo.]]
L'amministrazione era diretta da un Conservatore generale, e alle spese si provvedeva con le decime del clero e con contributi dei cavalieri stessi. Questi erano divisi in tre categorie: militi, ecclesiastici e serventi. All'atto dell'ammissione dovevano prestare tre voti: di carità, di castità (ossia fedeltà) coniugale e di ubbidienza. La sede dell'Ordine fu a [[Pisa]], nella piazza che prese il nome. dai cavalieri. Nel [[Palazzo dei Cavalieri|Palazzo]], costruito dall'architetto Vasari, i militi trovavano una vera accademia nautica, che dava loro tutto l'addestramento necessario. Gli statuti dell'Ordine, approvati da Papa Pio IV, erano modellati su quelli dell'Ordine di Malta. Il Granduca Ferdinando I ne fece una revisione e li pubblicò nel 1559. Si ebbe poi una nuova revisione per opera di Ferdinando II nel 1665 ed e una terza durante la reggenza dei Lorena, ovvero nel 1746.
 
Le prime unità della flotta stefaniana furono costruite a [[Pisa]], ma poi si vennero trasferite all'arsenale di [[Livorno]], che aveva aumentato la sua efficienza sotto la direzione di Dudley. Non si può fare una netta distinzione tra marina granducale e marina dell'Ordine; al tempo di [[Cosimo I de' Medici|Cosimo I]], l'una era in completa decadenza, e l'altra ebbe il duplice compito, religioso ed economico, quindi di fermare la diffusione della fede musulmana e di liberare il commercio [[Mar Mediterraneo|mediterraneo]] dalla minaccia permanente dei pirati turchi. Dodici navi stefaniane, sotto bandiera pontificia ma con equipaggi dell'Ordine, combatterono a [[Battaglia di Lepanto|Lepanto]]. Dopo alcuni anni dì riorganizzazione la flotta ebbe il suo periodo di più gloriosa attività, dal [[1587]] al [[1609]], durante il governo di [[Ferdinando I de' Medici|Ferdinando I]], sotto la guida dell'[[Ammiraglio]] [[Jacopo Inghirami|Iacopo Inghirami]], che si distingue nell'espugnazione della Prevesa, avvenuta nel 1605, e nell'[[Battaglia di Bona|impresa di Bona]] del [[1607]]. L'esempio dell'Inghirami fu seguito dai suoi successori, [[Giulio Barbolani|Giulio Barbolani di Montauto]], che nel 1626 forzò i [[Dardanelli]], Lodovico da Verrazzano e Camillo Guidi. Così nel secolo XVII l'Ordine contribuì validamente a frenare l'audacia musulmana e riaffermò il prestigio dell'Italia nel Mediterraneo.
=== Diffusione ===
[[File:Galere di Santo Stefano.svg|miniatura|[[Galera|Galere]] di Santo Stefano.]]
Il successo dell'ordine fu notevole e si estese anche fuori dai confini della Toscana, tra gli altri stati italiani ed esteri, lasciando una eccellente fama. La sua missione era di liberare il Mediterraneo dai pirati musulmani e i cristiani dalla schiavitù ottomana.
[[File:Joseph Dorffmeister - Großherzog Ferdinand III. (1769-1824), Sohn von Leopold II., in seiner Bibliothek sitzend, Kniestück.jpg|sinistra|miniatura|[[Ferdinando III di Toscana]].]]
Ma dopo la morte di [[Ferdinando I de' Medici|Ferdinando I di Toscana]] e specialmente con [[Ferdinando II de' Medici|Ferdinando II]], la marina stefaniana andò decadendo. Gli [[Asburgo-Lorena di Toscana|Asburgo-Lorena]], saliti al trono mediceo nel [[1737]] a seguito della morte di [[Gian Gastone de' Medici|Gian Gastone]], riorganizzarono la forza navale dell'Ordine, ma i trattati firmati con i [[Impero ottomano|Turchi]], a metà del [[XVIII secolo]], le operazioni militari della marina terminarono. La marina stefanea possedeva un ricco [[Cartografia|patrimonio cartografico]], specialmente l'Atlante nautico del Cavallini del 1688. L'Ordine fu soppresso dai [[Primo Impero francese|francesi]] nel 1809, per poi essere ripristinato nel 1814 quando [[Ferdinando III di Toscana|Ferdinando III di Lorena]] ritornò nel [[Granducato di Toscana|Granducato]] e con ''[[motu proprio]]'' del 15 agosto [[1815]], ripristinò l'Ordine stefaniano riformandolo con successivo decreto del 22 dicembre [[1817]]. Venne nuovamente soppresso nel [[1859]], quando il [[Ferdinando IV di Toscana|Granduca Ferdinando IV]] fu costretto a lasciare [[Firenze]], con l'[[Province Unite del Centro Italia|annessione della Toscana]] ai [[Casa Savoia|Savoia]]. Il 20 dicembre 1866 la dinastia [[Asburgo-Lorena di Toscana|Asburgo-Toscana]] sparì confluendo definitivamente nella [[Asburgo-Lorena|Casa Imperiale d'Austria]], che accolse anche l'ultimo Granduca ed i membri della famiglia asburgica toscana. A Ferdinando fu permesso di mantenere il suo titolo, mentre i figli divennero [[Arciduca]] o [[Arciduca d'Austria|Arciduchesse d'Austria]], perdendo il trattamento Principi o Principesse di Toscana.
Nel 1870 Ferdinando IV abdicò ai diritti di pretendente al Granducato di Toscana a favore dell'imperatore [[Francesco Giuseppe I d'Austria]] <ref>Bernd Braun: Das Ende der Regionalmonarchien in Italien. Abdankungen im Zuge des Risorgimento. In: Susan Richter, Dirk Dirbach (Hrsg.): Thronverzicht. Die Abdankung in Monarchien vom Mittelalter bis in die Neuzeit. Böhlau Verlag, Köln, Weimar, Wien 2010, pagg. 251–266</ref><ref>Benedikt, Heinrich, Kaiseradler über dem Apennin. Die Österreicher in Italien 1700 bis 1866. Vienna: Herold Verlag, 1964</ref><ref>Karl Vocelka, Lynne Heller: Die private Welt der Habsburger: Leben und Alltag einer Familie, Styria, 1998, pag. 253, colonna I</ref><ref>Das Haus Habsburg: Vorspann; Register; Quellen; Das Haus Alt-Habsburg; Das Haus Habsburg-Lothringen, Alois Jahn, Selbstverl, 2002, pag. 59, 65</ref> e pertanto con lui cessò ogni pretesa politica sulla Toscana, per tutti i discendenti di [[Leopoldo II]] <ref>Annuario della Nobiltà Italiana, XXXII edizione, 2014, parte I</ref>. Il Gran Magistero dell'Ordine di Santo Stefano cessò invece con la morte di Ferdinando IV <ref>Rivista Araldica, anno 1913, volume 11, pagina 381, Roma, Collegio Araldico: "Da informazione ufficiale assunta a Vienna togliamo quanto segue «A Sua Altezza I. R. il defunto Granduca Ferdinando IV di Toscana era stato permesso dall'Impero austro-ungarico e dagli Stati dell'Impero germanico, di conferire i tre Ordini toscani, inerenti alla Sovranità, che anche spodestato, rimase all'Augusto principe fino alla sua morte. Il titolo di Principe di Toscana fu solo autorizzato ai membri della famiglia granducale nati prima del 1866. Dopo la morte del Granduca (1908) tutti gli augusti figli del defunto dovettero solennemente rinunciare ad ogni qualsiasi diritto di cui personalmente ed eccezionalmente godeva il padre. Quindi il Gran Magistero dell'Ordine di S. Stefano per volontà di S. M. l'Imperatore e Re è terminato col defunto granduca, né più sarebbe accettato dagli augusti principi lorenesi"</ref>. Francesco Giuseppe I aveva infatti proibito, dopo la morte del granduca [[Ferdinando IV di Toscana|Ferdinando IV]], avvenuta nel [[1908]], di assumere i titoli di granduca o di principe o principessa di Toscana; nessuno dei figli dell'ultimo Granduca nati dopo il 1866 si intitolò principe o granduca di Toscana né, correttamente, prese possesso degli estinti ordini dinastici già conferiti dai [[Sovrani di Toscana|Granduchi di Toscana]] <ref name="icocregister.org">{{Cita web|url=https://www.icocregister.org/ORDINI/antichistati/asburgolorenatoscana/stefano/toscana1.html|titolo=Santo Stefano con la caduta della monarchia toscana}}</ref>.
 
=== Composizione ===
Nel [[1587]], con bolla papale e su sollecitazione del granduca di Toscana, subentrò nei beni del soppresso [[Ordine di San Giacomo d'Altopascio]], detto anche dei cavalieri del Tau, ordine religioso cavalleresco nato intorno al 1050. "Con la incorporazione da parte della Santa Sede dell'Ospedale di S. Jacopo dell'Altopascio, eretto in Religione nel 1239 (anche se la comunità esisteva fin dal 952), nell'Ordine di S. Stefano si ribadiva la qualità di quest'ultimo come ente canonico e si dava allo stesso una maggiore patente d'antichità, perché come successore dell'Altopascio poteva affondare le sue radici legali al XIII secolo" {{chiarire|(Neri Capponi)|indicare la pubblicazione in nota}}.
[[File:Pisa Palazzo dei Cavalieri e Chiesa di Santo Stefano dei Cavaleri 1.jpg|miniatura|Palazzo dei Cavalieri a [[Pisa]].]]
[[File:Van der Werff, Adriaen - Gian Gastone de' Medici, 1698-1704.jpg|sinistra|miniatura|[[Gian Gastone de' Medici|Gian Gastone]], ultimo [[Sovrani di Toscana|Granduca di Toscana]] della [[Medici|famiglia de' Medici]].]]
L'amministrazione era diretta da un Conservatore generale, e alle spese si provvedeva con le decime del clero e con contributi dei cavalieri stessi. Questi erano divisi in tre categorie: militi, ecclesiastici e serventi. All'atto dell'ammissione dovevano prestare tre voti: di carità, di castità, ossia fedeltà, coniugale e di ubbidienza. Prima di venire arruolati nell’Ordine, gli insigniti dovevano seguire tre anni di noviziato, durante i quali venivano impartite nozioni di geometria, cosmografia, aritmetica, disegno, cartografia, storia, pratica delle armi da punta e da fuoco. Veniva inoltre provato l’imbarco su una galea dell’Ordine. La carica di Gran Maestro spettava al [[Granduca di Toscana]], prima [[Medici|de' Medici]] e poi [[Asburgo-Lorena di Toscana|Asburgo-Toscana]], Il governo interno era retto da un Capitolo generale, cioè l’assemblea di tutti i Cavalieri tenuta a scadenza triennale, da un consiglio provinciale e dal consiglio dei Cavalieri composto inizialmente di dodici membri, per poi venire ridotti alle cinque grandi cariche. Nella pratica però l’autorità si concentrava nelle mani dell’auditore, scelto direttamente dal sovrano, e poi subordinatamente ai Cavalieri di Gran Croce, i grandi dignitari dell’Ordine specializzati in vari settori organizzativi.
[[File:Sustermans, Justus - Official portrait of Ferdinando II de' Medici as Grand Duke of Tuscany.jpg|miniatura|[[Ferdinando II di Toscana]].]]
La sede dell'Ordine fu a [[Pisa]], nella piazza che prese il nome. dai cavalieri. Nel [[Palazzo dei Cavalieri|Palazzo]], costruito dall'architetto Vasari, i militi trovavano una vera accademia nautica, che dava loro tutto l'addestramento necessario. Gli statuti dell'Ordine, approvati da Papa Pio IV, erano modellati su quelli dell'Ordine di Malta. Il Granduca Ferdinando I ne fece una revisione e li pubblicò nel [[1559]]. Si ebbe poi una nuova revisione per opera di [[Ferdinando II de' Medici|Ferdinando II]] nel [[1665]] ed e una terza durante la reggenza dei Lorena, ovvero nel [[1746]]. Il 16 novembre [[1859]], con la formazione del Governo Provvisorio della Toscana, l'Ordine verrà nuovamente soppresso, ma gli studiosi hanno più volte richiamata l'attenzione sulla incompetenza del Governo Provvisorio di Toscana a sopprimere un Ordine, sanzionato ''dinastico'', da Bolle della Santa Sede. Fu prevista dallo Statuto e da apposito Regolamento l’emanazione di speciali promesse di castità coniugale, carità e obbedienza (“professione stefaniana”), dalla quale però il Gran Maestro potette dispensare.
Comunque, entro il [[1961]], anno della rinuncia alle pretese dinastiche e politiche di [[Ottone d'Asburgo-Lorena]], allora capo di tutta la ex Casa sovrana degli Asburgo Lorena, tutti i discendenti in linea maschile di [[Leopoldo II di Toscana]], ultimo granduca di Toscana già effettivamente regnante sino ala 1859, avevano rinunciato ai loro titoli e diritti dinastici. <ref>Wolfram Bitschnau. Heimkehr der Habsburger. Der Kampf um das Ende der Landesverweisung. Taschenbuch, Kapitel II "Der Fall Rudolph von Habsburg", pagina 23, Ares Verlag, 1 gennaio 2005, ISBN 3902475099 “Come già accennato, dopo la dichiarazione di rinuncia di Otto e di una parte dei suoi fratelli, restava aperta la questione di come i restanti membri della famiglia dovessero essere trattati in merito all'espulsione. Poiché la linea toscana aveva rilasciato una dichiarazione di rinuncia, nessuno di questa linea fu espulso dal paese" ("Wie schon erwähnt, blieb nach der Verzichtserklärung Ottos und eines Teiles seiner Geschwister die Frage offen, wie die restlichen Familienmitglieder hinsichtlich der Landesverweisung behandelt werden sollten. Da die Linie Toskana durchwegs eine Verzichtserklärung abgegeben hatte, war niemand aus dieser Linie des Landes verwiesen)</ref>
 
Nonostante l'estinzione del Gran Magistero nel [[1908]] con la morte di [[Ferdinando IV]], ultimo Granduca di Toscana anche se mai regnante, e nonostante le rinunce ai diritti dinastici dellal linea toscana prima del 1961, negli anni 1971-1972 uno dei suoi discendenti, non primogenito <ref>Almanach de Gotha, Justus Perthes, 1930</ref>, Goffredo d'Asburgo-Lorena, ignorando le rinunce di suo nonno Ferdinando IV ed, insieme, l'autorizzazione al conferimento degli Ordini dinastici toscani ottenuta personalmente da parte dell'Imperatore [[Francesco Giuseppe]] e solo ed esclusivamente sino alla morte dello stesso [[Ferdinando IV di Toscana|Ferdinando IV]], che avverrà nel 1908, riprese a fare conferimenti dell'Ordine di Santo Stefano e degli altri Ordini cavallereschi, già conferiti da Ferdinando IV e dai suoi predecessori nel governo del Granducato di Toscana, sotto la direzione di [[Giorgio Cucentrentoli]] creato nel contempo Conte di Monteloro dallo stesso Goffredo<ref>Giorgio Cucentrentoli, Gli ultimi Granduchi di Toscana, Bologna, 1975</ref>. Si trattò, in realtà, di una nuova fondazione dell'[[Ordine di Santo Stefano papa e martire (1971- / 2001-)]] che copiava degli Statuti e parte delle insegne del vecchio ordine cavalleresco e che neppure potette invocare una continuità nel gran magistero non avendo nessuno dei figli di Ferdinando IV, e quindi Pietro Ferdinando, padre di Goffredo, rivendicato nulla circa il gran magistero degli ordini toscani<ref>«[[Annuario della nobiltà italiana]]», XXXIII edizione (2015-2020), a cura di Andrea Borella, Teglio, Annuario della Nobiltà italiana foundation trust, 2021, ISBN 9788894286106, volume I, pagine CCCLXXIII-CCCLXXXIV.</ref>.L'ex primo ministro del Regno di Sassonia e I.R. ministro degli esteri e ministro della casa imperiale e reale Ferdinand von Beust (1809-1886) dichiarò: “La famiglia granducale toscana ha perso i suoi diritti sovrani a causa delle vicende politiche. Questo ramo della Famiglia Imperiale Austriaca è quindi naturalmente subordinato ai diritti e ai doveri di tutti gli altri membri dell'Altissima Famiglia Imperiale. I Granduchi Leopoldo e Ferdinando, così come i fratelli più illustri di quest'ultimo, sono quindi d'ora in poi solo da considerare come Arciduchi d'Austria e da trattare secondo lo Statuto dell'Altissima Famiglia del 3 febbraio 1839”<ref>Annuario della Nobiltà Italiana, XXXIII edizione, 2015-2020, parte I, pagg. CCCXL, citando: List, Joachim: “Beiträge zur Stellung und Aufgabe der Erzherzoge unter Kaiser Franz Josef I”, PhD tesi, inedita, vol. 1, Vienna, p. 225</ref><ref>Georg Frölichsthal: Fürstenrechtliche Überlegungen zur Eigenständigkeit des Hauses Toscana, Heraldisch-Genealogische Gesellschaft ADLER, ZSA 32 (XLVI), 2024, pagine 227–238</ref>.
=== Campagne militari ===
[[File:Pisa.Palazzo dei Cavalieri01.jpg|thumb|Il [[palazzo dei Cavalieri]] a Pisa]]
[[File:Galere di Santo Stefano.svg|thumb|Bandiera delle [[Galea|galee]] dell'Ordine di Santo Stefano, 1562-fine XVIII secolo]]
Le campagne militari possono essere riassunte in tre fasi:
#la prima (anni verso il [[1570]]) vide l'Ordine schierato a fianco della Spagna contro gli [[Ottomani]], con la difesa di [[Malta]] ([[1565]]), la [[battaglia di Lepanto]] ([[1571]]) partecipandovi con dodici galee e la presa di [[Annaba|Bona]] in [[Algeria]];
#la seconda, dopo il riconoscimento delle qualità aggressive dell'Ordine, contro turchi e barbareschi lungo le coste del [[Mediterraneo]]; risalgono a questo periodo una serie di incursioni sulle [[Isole egee|isole dell'Egeo]] tenute dai [[Ottomani|turchi]], le campagne in [[Dalmazia]] e [[Isola di Negroponte|Negroponte]] e la guerra di [[Corfù]];
#la terza (attorno al [[1640]]) con una diminuzione dell'attività militare in favore di compiti di rappresentanza e di difesa della costa; risale a questo periodo un aiuto ai [[venezia]]ni contro gli ottomani ([[guerra di Candia]]).
 
L'ultima azione militare risale al [[1719]]: il granduca [[Leopoldo II d'Asburgo-Lorena|Pietro Leopoldo I]] alla fine del Settecento ne promosse una riorganizzazione interna, eliminandone la componente militaresca e riciclandolo come l'istituto per la preparazione della classe dirigente toscana: ad esempio, fra i membri di quest'epoca si ricorda [[Giorgio Viviano Marchesi Buonaccorsi]], celebre soprattutto per le opere di carattere storico. La legge sulla riorganizzazione della nobiltà toscana e dei feudi del 1749 si ispirò proprio agli statuti e ai principi dell'Ordine cavalleresco.
 
Le classi dell'Ordine erano:
Un tentativo di soppressione si ebbe in epoca [[Napoleone Bonaparte|napoleonica]], il 9 aprile [[1809]], ma [[Ferdinando III di Lorena]] lo ripristinò il 22 dicembre [[1817]] con alcune modifiche statutarie. Alla vigilia dell'Unità d'Italia l'Ordine era composto da 23 [[Balivo|Balivi]], 34 [[Priore|Priori]], 49 Cavalieri con commenda familiare, 177 Cavalieri per Giustizia, 187 Cavalieri collatarii di commende di Grazia e 12 Collatarii autorizzati senza commenda per un totale di 482 membri oltre il Gran Maestro, e i Cavalieri di Gran Croce. Tra gli ultimi esponenti illustri del periodo granducale si ricordano il [[Joseph Franz von Colloredo-Mansfeld|Principe Colloredo-Mansfeld]], i Marchesi [[Malaspina]], [[Emanuele Fenzi]], il principe Andrea [[Corsini]], [[Stanislao Grottanelli De Santi]], i Principi [[Poniatowski]], il Conte [[Francesco De Larderel]], [[Alessandro Carega]], i Conti [[della Gherardesca]], l'avvocato [[Ubaldo Maggi]], il Conte [[Demetrio Finocchietti]], [[Cosimo Ridolfi]], [[Giovanni Baldasseroni]], [[Guglielmo De Cambray Digny]], l'avvocato [[Primo Ronchivecchi]], il Conte avvocato [[Luigi Fabbri]].
 
* Priore di Gran Croce
Un nuovo tentativo di soppressione dell'Ordine avvenne nel [[1859]], con l'unificazione della Toscana al [[Regno di Sardegna]], ma ebbe valenza solo agli effetti patrimoniali, perché l'Ordine di Santo Stefano, quale ordine religioso fondato "in perpetuo" direttamente da un papa, può essere soppresso solo con [[bolla pontificia|bolla papale]] e quindi è a tutt'oggi pienamente operante.
* Balì di Gran Croce
* Commendatori
* Cavalieri
 
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Il 20 dicembre 1866 Ferdinando IV ed i suoi figli rientrarono nella Casa Imperiale e la Casa di Toscana smise di esistere come ramo già dotato di sovranità, venendo riassorbito da quello imperiale austriaco; a Ferdinando fu permesso di mantenere la sua fons honorum vita natural durante, mentre i figli divennero solo Principi Imperiali (Arciduchi/Arciduchesse d'Austria) e non più principi/principesse di Toscana. Nel 1870 Ferdinando IV abdicò ai residuali diritti politici di pretensione di sovranità sul Granducato di Toscana a favore dell'imperatore [[Francesco Giuseppe I d'Austria]] <ref>Bernd Braun: Das Ende der Regionalmonarchien in Italien. Abdankungen im Zuge des Risorgimento. In: Susan Richter, Dirk Dirbach (Hrsg.): Thronverzicht. Die Abdankung in Monarchien vom Mittelalter bis in die Neuzeit. Böhlau Verlag, Köln, Weimar, Wien 2010, pagg. 251–266</ref><ref>Benedikt, Heinrich, Kaiseradler über dem Apennin. Die Österreicher in Italien 1700 bis 1866. Vienna: Herold Verlag, 1964</ref><ref>Karl Vocelka, Lynne Heller: Die private Welt der Habsburger: Leben und Alltag einer Familie, Styria, 1998, pag. 253, colonna I</ref><ref>Das Haus Habsburg: Vorspann ; Register ; Quellen ; Das Haus Alt-Habsburg ; Das Haus Habsburg-Lothringen, Alois Jahn, Selbstverl, 2002, pag. 59, 65</ref>e pertanto con lui cessò ogni pretesa politica sulla Toscana per tutti i discendenti di [[Leopoldo II]].<ref>Annuario della Nobiltà Italiana, XXXII edizione, 2014, parte I</ref> Il Gran Magistero dell'Ordine di Santo Stefano cessò invece con la morte di Ferdinando IV.<ref>Rivista Araldica, anno 1913, volume 11, pagina 381, Roma, Collegio Araldico: "Da informazione ufficiale assunta a Vienna togliamo quanto segue «A Sua Altezza I. R. il defunto Granduca Ferdinando IV di Toscana era stato permesso dall'Impero austro-ungarico e dagli Stati dell'Impero germanico, di conferire i tre Ordini toscani, inerenti alla Sovranità, che anche spodestato, rimase all'Augusto principe fino alla sua morte. Il titolo di Principe di Toscana fu solo autorizzato ai membri della famiglia granducale nati prima del 1866. Dopo la morte del Granduca (1908) tutti gli augusti figli del defunto dovettero solennemente rinunciare ad ogni qualsiasi diritto di cui personalmente ed eccezionalmente godeva il padre. Quindi il Gran Magistero dell'Ordine di S. Stefano per volontà di S. M. l'Imperatore e Re è terminato col defunto granduca, né più sarebbe accettato dagli augusti principi lorenesi"</ref> L’imperatore Francesco Giuseppe I aveva infatti proibito, dopo la morte del granduca Ferdinando IV, avvenuta nel 1908, di assumere i titoli di granduca o di principe o principessa di Toscana: nessuno dei figli di Ferdinando IV nati dopo il 1866 si intitolò principe o granduca di Toscana né, correttamente, prese possesso degli estinti ordini dinastici già conferiti dai Granduchi di Toscana.<ref>SILVA TAROUCA, Adler, Vienna, 1954, p. 165</ref><ref>Annuario della Nobiltà Italiana, XXXIII edizione, 2021, parte I, Asburgo Lorena</ref>
| colspan="3" align="center" |[[File:Divisa.Ord.S.StefanoPapaMartire.png|centro|350x350px]]
Nonostante l'estinzione del Gran Magistero nel 1908 con la morte di Ferdinando IV, ultimo Granduca di Toscana, negli anni 1971-1972 uno dei suoi discendenti, non primogenito <ref>Almanach de Gotha, Justus Perthes, 1930</ref>, Goffredo d'Asburgo, ignorando le rinunce di Ferdinando IV e l'autorizzazione al conferimento degli Ordini dinastici toscani solo ed esclusivamente sino alla di lui morte avvenuta nel 1908 <ref name="Rivista Araldica 1913"/>, riprese a fare conferimenti dell'Ordine di Santo Stefano e degli altri Ordini cavallereschi, già conferiti da Ferdinando IV, sotto la direzione di Giorgio Cucentrentoli creato nel contempo Conte di Monteloro dallo stesso Goffredo<ref>Giorgio Cucentrentoli, Gli ultimi Granduchi di Toscana, Bologna, 1975</ref>: il 22 settembre [[1971]] l'arciduca Goffredo d'Asburgo-Lorena riconfermò la continuità dell'Ordine. Si trattò, in realtà, di una nuova fondazione che copiava parte degli Statuti e delle insegne del vecchio ordine cavalleresco.
 
==Obiettivi==
Nato a somiglianza degli [[Ordini religiosi cavallereschi]] e di quelli spagnoli, si proponeva come scopo la difesa della fede cattolica e la lotta agli ottomani e alla [[pirateria]] barbaresca nel [[mar Mediterraneo|Mediterraneo]], soprattutto nel [[mar Tirreno]], dove Cosimo aveva da poco promosso il nuovo [[porto di Livorno]]. Inoltre egli desiderava che l'Ordine raccordasse la nobiltà toscana da poco riunita sotto la sua corona (in particolare quella [[Siena|senese]] e [[pisa]]na) e voleva dare un forte segno di appoggio alla chiesa romana, minacciata dal pericolo turco e quello protestante. A un livello più generale si può riassumere che il fine ultimo di Cosimo non era altro che quello di rafforzare la sua autorità e il prestigio interno ed esterno al Granducato.
 
==Organizzazione interna==
[[File:Palazzo dei Cavalieri (detail) - Pisa, Italy.JPG|thumb|Dettaglio del [[Palazzo della Carovana]], con lo [[stemma dei Medici]] e dell'Ordine e la [[statua di Cosimo I]]]]
Inizialmente l'Ordine fu generosamente finanziato dal Granduca, poi grazie a oculati acquisti di tenute agricole, accrebbe il proprio patrimonio diventando tra i maggiori produttori e mercanti di [[grano]] della Toscana.
 
Tre erano le categorie di partecipanti all'Ordine, ciascuna divisa in due sottocategorie: militi (conventuali e commendatori), sacerdoti (conventuali e d'obbedienza) e serventi (d'arme e di stallo, questi ultimi in realtà non appartenenti all'ordine); ciascun livello richiedeva dei precisi requisiti: solo coloro che potevano dimostrare quattro quarti di [[nobiltà]] (cioè nobiltà di tutti i nonni, materni e paterni) potevano accedere alle cariche di cavaliere milite o sacerdote conventuale, così com'è attualmente. I cavalieri militi erano tenuti a profferire i tre voti di castità coniugale, carità e obbedienza e tali voti sono sempre rimasti nei vari Statuti dell'Ordine, fino all'attuale; era tuttavia facoltà del gran maestro dispensare dai voti. Erano previsti altri riconoscimenti al merito e altre classificazioni gerarchiche legate all'organizzazione interna dell'ordine (Priori, Balì, ecc.).
 
Prima di venire arruolati nell'Ordine si dovevano seguire tre anni di [[noviziato]], durante i quali venivano impartite nozioni di [[geometria]], [[cosmografia]], [[aritmetica]], [[disegno]], [[cartografia]], [[storia]], pratica delle [[armi da punta]] e [[armi da fuoco|da fuoco]]; veniva inoltre provato l'imbarco su una [[galea]] dell'Ordine.
 
La carica di gran maestro era stata affidata dal papa erigente l'Ordine al capo della famiglia granducale di Toscana. Il governo interno era retto da un capitolo generale, cioè l'assemblea di tutti i cavalieri tenuta a scadenza triennale, da un consiglio provinciale (presto dimesso) e dal consiglio dei cavalieri composto inizialmente di dodici membri (poi ridotto alle cinque grandi cariche). Nella pratica però l'autorità si concentrava nelle mani dell'[[auditore]], scelto direttamente dal sovrano, e poi subordinatamente ai cavalieri di gran croce, i grandi dignitari dell'Ordine specializzati in vari settori organizzativi. Comprendeva inoltre le classi di cavaliere di gran croce, commendatore (che attribuivano nobiltà ereditaria), e cavaliere (nobiltà personale);
 
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|colspan="3" align="center"|[[File:Divisa.Ord.S.StefanoPapaMartire.png|350px|center]]
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|[[File:Insegna dell'Ordine di Santo Stefano Papa e Martire (Cavaliere).png|centro|183x183px]]
|width=20% valign=top align=center|[[File:TOSC Order of Santo Stefano BAR.svg|100px|center]]<small>Cavaliere</small>
|[[File:Insegna dell'Ordine di Santo Stefano Papa e Martire (Commendatore).png|centro|101x101px]]
|width=20% valign=top align=center|[[File:TOSC Order of Santo Stefano BAR.svg|100px|center]]<small>Commendatore</small>
|[[File:Insegna dell'Ordine di Santo Stefano Papa e Martire (Gran Croce).png|centro|152x152px]]
|width=20% valign=top align=center|[[File:TOSC Order of Santo Stefano BAR.svg|100px|center]]<small>Cavaliere di gran croce</small>
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| width="20%" valign="top" align="center" |[[File:TOSC_Order_of_Santo_Stefano_BAR.svg|centro|100x100px]]<small>Cavaliere</small>
| width="20%" valign="top" align="center" |[[File:TOSC_Order_of_Santo_Stefano_BAR.svg|centro|100x100px]]<small>Commendatore</small>
| width="20%" valign="top" align="center" |[[File:TOSC_Order_of_Santo_Stefano_BAR.svg|centro|100x100px]]<small>Balì/Priore di Gran Croce</small>
|}
La carica di [[Gran maestro|Gran Maestro]] veniva attribuita al [[Granduca di Toscana]].<gallery>
File:Portrait Ferdinando II de Medici.jpg|[[Ferdinando II de' Medici]]
File:Porträt des Großherzogs Cosimo III de Medici.png|[[Cosimo III de' Medici]]
File:Ritratto di Ludovico I di Etruria.jpg|[[Ludovico I di Etruria]]
File:Ritratto di Ferdinando III di Toscana.jpg|[[Ferdinando III di Toscana]]
File:Leopoldo II.jpg|[[Leopoldo II di Toscana]]
</gallery>Le insegne dell'Ordine stefaneo, in particolare la croce rossa, furono impiegate negli stemmi e nelle bandiera granducali di Toscana <ref name=":03">[http://www.rbvex.it/toscana.html Bandiere degli Stati italiani preunitari: Toscana].</ref>.<gallery>
File:Flag of the Grand Duchy of Tuscany (Medici period).svg|Bandiera granducale all'epoca dei Medici.
File:Flag of the Grand Duchy of Tuscany with Lesser Coat of arms.svg|Bandiera semplificata di Stato, nel [[XIX secolo]].
File:Flag of the Grand Duchy of Tuscany with Great Coat of arms.svg|Bandiera con Grande Stemma, nel [[XIX secolo]].
File:Flag of the Grand Duchy of Tuscany (1848-1849).svg|Bandiera statale di Toscana ([[1848]] - [[1849]])
</gallery>
 
== Note ==
== Elenco di Priorati e Baliati storici ==
<references />
* Priorati: Arezzo, Ascoli, Ancona, Austria, Castiglion Fiorentino, Cortona, Chiusi, Colle Valdelsa, Fano, Firenze, Grosseto, Livorno, Lombardia, Lucca, Lunigiana, Macerata, Mantova, Marche, Massa Marittima, Modena, Modigliana, Montepulciano, Napoli, Parma, Perugia, Pescia, Pienza, Pietrasanta, Pitigliano, Pisa, Pistoia, Prato, Roma, San Miniato, San Sepolcro, Siena, Treviso, Umbria, Urbino, Volterra.
* Baliati: Arezzo, Bologna, Colle Valdelsa, Cortona, Fiesole, Firenze, Grosseto, Livorno, Lunigiana, Macerata, Modena, Montalcino, Montepulciano, Pienza, Pisa, Perugia, Pescia, Pistoia, Roma, San Miniato, San Sepolcro, Senigallia, Siena, Viareggio, Volterra.
 
== Oggi ==
L'Ordine si distingue, a livello regionale, nazionale e internazionale, per la "croce rossa ottagona", concessa nel [[1562]] da [[papa Pio IV]] in sede di approvazione degli Statuti. In base al principio per cui ''prior in tempore potior in iure'' la croce rossa ottagona è ancor oggi di uso esclusivo dell'Ordine di S. Stefano P. e M. e come tale è tutelata nei confronti di chi ne facesse un indebito uso in ambito cavalleresco. A livello dell'Unione Europea l'insegna dell'Ordine (croce rossa ottagona) e la sua denominazione sono ufficialmente registrati presso l'Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale (EUIPO).
 
Nonostante quanto detto, relativamente alla Legge 178/51, l'Ordine è riconosciuto dallo Stato Italiano come "ordine dinastico non nazionale" legittimamente conferibile ed il suo uso sul territorio italiano è autorizzabile a domanda dal [[Ministero degli affari esteri]]<ref>[http://www.portalearaldica.it/portalearaldica2.asp?idm=31 Gli ordini cavallereschi e la Legge 178/51]</ref>: ciò venne ottenuto soprattutto in base alle relazioni ed ai pareri di [[Alberto Lembo]]<ref>Alberto Lembo, ''Lo Stato italiano e gli ordini cavallereschi «non nazionali»'', in ''Gli ordini dinastici della I. e R. Casa Granducale di Toscana e della Reale Casa Borbone Parma''. Atti del convegno, Pisa 14 settembre 2001, Pisa, ETS, 2002, pp. 11-37</ref><ref>[[Alberto Lembo]], ''Gli Ordini "non nazionali" nell'Ordinamento italiano'', in «Il Mondo del Cavaliere. Rivista Internazionale sugli Ordini Cavallereschi», IV (2004), pp. 11-25ref></ref><ref>[[Alberto Lembo]], ''La titolarità del Granducato di Toscana'', in «Nobiltà. Rivista di Araldica, Genealogia, Ordini Cavallereschi», XXII (2015), pp. 239-250</ref><ref>Alberto Lembo, ''Vita e legittimità dell'[[Ordine di San Giuseppe|Ordine del Merito di S. Giuseppe]]'', in «Il Mondo del Cavaliere. Rivista Internazionale sugli Ordini Cavallereschi», XV (2015), pp. 39-45</ref> e [[Aldo Pezzana|Aldo Pezzana Capranica del Grillo]], membri della Commissione consultiva per gli [[Ordine dinastico|ordini cavallereschi non nazionali]] istituita presso il [[Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale|Ministero degli affari esteri]]<ref>Alessandro Scandola, ''Dottrina e giurisprudenza in materia di onorificenze cavalleresche: l'archivio Lembo'', International commission for orders of chivalry, Serravalle (Repubblica di San Marino), 2018, 2 Voll</ref>. In tali pareri venne sostenuta l'erronea tesi della perduranza di una fons honorum, e quindi anche cavalleresca, nei discendenti dell'ultimo Granduca di Toscana Ferdinando IV<ref name=":0">[[Andrea Borella]] (a cura di): Annuario della Nobiltà italiana (2015-2020), XXXIII edizione, vol. 1, parte I, Asburgo Lorena, Annuario della Nobiltà italiana foundation trust, Teglio, 2021, ISBN 978-88-94286-10-6</ref><ref>[[Maurizio Reina de Jancour]]: Gli ordini cavallereschi «non nazionali» nella legge 3 marzo 1951 n. 178, Milano, Jouvence, 2020, ISBN 978-88-7801-734-4</ref><ref>«[[Annuario della nobiltà italiana]]», XXXIII edizione (2015-2020), a cura di [[Andrea Borella]], Teglio, Annuario della Nobiltà italiana foundation trust, 2021, ISBN 9788894286106, EAN: 9788894286106.</ref>: Pezzana fu decorato della gran croce dell'Ordine di Santo Stefano Papa e Martire da Leopoldo d'Asburgo, figlio dall'autoproclamatosi gran maestro, nel 1972, Goffredo d'Asburgo.
 
Le conclusioni e le tesi sia di [[Alberto Lembo]], come il Pezzana decorato dei massimi gradi degli ordini cavallereschi distribuiti da Goffredo d'Asburgo e dai suoi discendenti, sia dello stesso Pezzana, sia di altri autori che scrissero in precedenza sullo stesso argomento<ref>[http://www.chivalricorders.org/royalty/habsburg Guy Stair Sainty, ''The Imperial and Royal House of Habsburg-Lorraine'']</ref><ref>Rodolfo Bernardini, ''Il Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e Martire, Ordine dinastico-familiare della Casa Asburgo Lorena'', Pisa, 1990</ref><ref>Fabrizio Ferri, ''Ordini Cavallereschi e Decorazioni in Italia'', Modena, 1995</ref><ref>Pier Felice degli Uberti, ''Ordini Cavallereschi e Onorificenze'', De Vecchi Editore, Milano 1993</ref><ref>Gregor Gatscher-Riedl, Mario Strigl, ''Die roten Ritter. Zwischen Medici, Habsburgern und Osmanen. Die Orden und Auszeichnungen des Großherzogtums Toskana.'' Vienna, Neue Welt Verlag 2014, ISBN 978-3-9503061-5-6</ref><ref>Commissione Internazionale Permanente per lo studio degli Ordini Cavallereschi - ICOC: REGISTER OF ORDERS OF CHIVALRY - REGISTRE DES ORDRES DE CHEVALERIE, con prefazione di degli Uberti, Pier Felice, pagina 35, YouCanPrint, 28 febbraio 2021, ISBN 979-12-20389-43-3</ref>, ossia circa l'erronea tesi della persistenza di una fons honorum, e quindi della facoltà di concedere ordini cavallereschi, nei discendenti di [[Ferdinando IV di Toscana|Ferdinando IV]], vennero ampiamente confutate senza che nessuno riuscisse a replicare.<ref>Maurizio Reina de Jancour, ''Gli ordini cavallereschi «non nazionali» nella legge 3 marzo 1951 n. 178'', Milano, Jouvence, 2020, ISBN 978-88-7801-734-4</ref><ref>«[[Annuario della nobiltà italiana]]», XXXII edizione (2011-2014), a cura di Andrea Borella, Teglio, S.A.G.I., gennaio 2014, ISBN 9788895231082, EAN: 9788895231082.</ref>
 
==Note==
<references/>
 
==Bibliografia==
*AA.VV. ''L'Ordine di Santo Stefano e l'amministrazione delle sue fattorie'', Pisa, Ets, 1999.
*AA.VV. ''Insigne Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e Martire'', Ruolo e Statuto, Pisa, 2002.
*AA.VV. ''Rivista Araldica'', Roma, 1913
*AA.VV. ''Adler'', Vienna, 1954
*Benedikt, Heinrich ''Kaiseradler über dem Apennin. Die Österreicher in Italien 1700 bis 1866", Vienna: Herold Verlag, 1964
*Bernardini, Rodolfo ''Il Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e Martire, Ordine dinastico-familiare della Casa Asburgo Lorena'', Pisa, 1990
*Borella, Andrea ''Annuario della Nobiltà Italiana'', XXXII edizione, S.A.G.I., Teglio, 2014
*Borella, Andrea ''Annuario della Nobiltà Italiana'', XXXIII edizione (2015-2020), Annuario della Nobiltà italiana foundation trust, Teglio, 2021, ISBN 978-88-94286-10-6
*Braun, Bernd "Das Ende der Regionalmonarchien in Italien. Abdankungen im Zuge des Risorgimento". In: Susan Richter, Dirk Dirbach (Hrsg.): Thronverzicht. Die Abdankung in Monarchien vom Mittelalter bis in die Neuzeit. Böhlau Verlag, Köln, Weimar, Wien 2010, pagg. 251–266
*Ciano, Cesare ''Santo Stefano per mare e per terra. La guerra mediterranea e l'Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano dal 1563 al 1716'' (edizione bilingue in italiano e inglese), Pisa, CLD Libri, 2020. ISBN 978-88-7399-386-5
*Cappelletti, Licurgo ''Storia degli Ordini Cavallereschi'', ristampa anastatica, Sala Bolognese, 1981.
*Bernardini, Rodolfo ''Il Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e Martire, Ordine dinastico-familiare della Casa Asburgo Lorena'', Pisa, 1990.
*Cibrario, Giovanni Antonio Luigi: ''Descrizione storica degli ordini cavallereschi'', 2 voll., Stabilimento Tip. Fontana, 1846
*Cappelletti, Licurgo ''Storia degli Ordini Cavallereschi'', ristampa anastatica, Sala Bolognese, 1981.
*Cibrario, Luigi ''Descrizione storica degli ordini cavallereschi antichi e moderni'', Napoli 1894.
*Cuomo, Franco ''Gli Ordini cavallereschi nel mito e nella storia'', Roma 1992.
*Cuomo, Raffaele ''Ordini Cavallereschi Antichi e Moderni'', vol. II, Napoli, 1894.
*DegliGuadagnini UbertiDomenico, PierGuadagnini FeliceEnrico: ''Origine degli Ordini Cavallereschi. eStoria Onorificenzedegli Ordini Vigenti ed Estinti'', DeOfficine VecchiGrafiche EditoreCarlo Ferrari, MilanoVenezia, 1993.1925
*Ferri, Fabrizio ''Ordini Cavallereschi e Decorazioni in Italia'', Modena, 1995.
*Gatscher-Riedl, Gregor e Strigl, Mario ''Die roten Ritter. Zwischen Medici, Habsburgern und Osmanen. Die Orden und Auszeichnungen des Großherzogtums Toskana.'' Vienna, Neue Welt Verlag 2014, ISBN 978-3-9503061-5-6.
*Guarnieri, Gino ''L'ordine di Santo Stefano'', Pisa, 1966.
*Jahn, Alois " Das Haus Habsburg: Vorspann ; Register ; Quellen ; Das Haus Alt-Habsburg ; Das Haus Habsburg-Lothringen". Selbstverl, 2002
*Lembo, Alberto ''Lo Stato italiano e gli ordini cavallereschi «non nazionali», in Gli ordini dinastici della I. e R. Casa Granducale di Toscana e della Reale Casa Borbone Parma. Atti del convegno, Pisa 14 settembre 2001, Pisa, ETS, 2002, pp. 11-37
*Lembo, Alberto ''Gli Ordini "non nazionali" nell'Ordinamento italiano, in «Il Mondo del Cavaliere. Rivista Internazionale sugli Ordini Cavallereschi», IV (2004)
*Lembo, Alberto ''La titolarità del Granducato di Toscana'', in «Nobiltà. Rivista di Araldica, Genealogia, Ordini Cavallereschi», XXII (2015)
*Libertini, Domenico ''Dagli antichi cavalieri agli attuali ordini cavallereschi'', Città di Castello 2009.
*Moroni,Gaetano ''Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica'', vol. LXX, Venezia 1854.
*Reina de Jancour, Maurizio ''Gli ordini cavallereschi «non nazionali» nella legge 3 marzo 1951 n. 178'', Milano, Jouvence, 2020, ISBN 978-88-7801-734-4
*Sainty, 'Guy Stair 'The Imperial and Royal House of Habsburg-Lorraine'' ([http://www.chivalricorders.org/royalty/habsburg/]) ''
*Scandola, Alessandro''Dottrina e giurisprudenza in materia di onorificenze cavalleresche: l'archivio Lembo'', International commission for orders of chivalry, Serravalle (Repubblica di San Marino), 2018
*Sodi, Stefano e Renzoni, Stefano ''La chiesa di Santo Stefano e la piazza dei Cavalieri'', collana Mirabilia Pisana, edizioni Ets, Pisa 2003.
*Viviano Marchesi, Giorgio ''La Galeria dell'Onore ove sono descritte le segnalate memorie del Sagr'Ordine Militare di S. Stefano P. e M. e de' suoi Cavalieri...'', Fratelli Marozzi, Forlì 1735.
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==Collegamenti esterni==
* {{Collegamento interrotto|1=https://www.istituzionecavalieri/ }}.
*http://www.chivalricorders.org/royalty/habsburg/tuscany
*http://www.granducato.org
{{Onorificenze stati preunitari Italia}}
{{Medici}}
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{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Medici|Toscana}}
 
[[Categoria:Monarchia medicea|Santo Stefano]]
[[Categoria:Ordini religiosi cavallereschi|Stefano Papa e Martire, Ordine di Santo]]