Denis Diderot: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
ortografia |
|||
(22 versioni intermedie di 8 utenti non mostrate) | |||
Riga 1:
{{Doppia immagine verticale|right|Louis-Michel van Loo 001.jpg|Denis Diderot signature.svg|230|Denis Diderot, 1767, ritratto da [[Louis-Michel van Loo]], dipinto conservato al [[Museo del Louvre]].|[[Firma]]}}
{{Bio
|Nome = Denis
Riga 12:
|Epoca = 1700
|Attività = filosofo
|Attività2 =
|Attività3 =
|AttivitàAltre =
|Nazionalità = francese
|PostNazionalità = , uno dei massimi rappresentanti dell'[[Illuminismo]] e uno degli intellettuali più rappresentativi del [[XVIII secolo]]
Riga 63:
=== L'enciclopedia e il circolo del barone d'Holbach ===
{{Citazione|Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L'un compito è proprio del genio che crea, l'altro della perspicacia che perfeziona. |D. Diderot, ''Interpretazione della natura''<ref>Edizione a cura di P.Omodeo, Roma, Editori Riuniti 1995, p.36; in edizione a cura di Paolo Ruffili: {{cita|Diderot, ''Pensieri sull'interpretazione della natura''|p. 54, XIV|Interpretazione}}.</ref>}}
[[File:Langres - Denis Diderot.jpg|upright=0.7|thumb|Statua di Diderot a [[Langres]]]]
Dal 1745 Diderot fu coinvolto attivamente nell'ambizioso progetto dell{{'}}''Encyclopédie''<ref name="Cronologia2"/>, di cui diverrà due anni dopo direttore, con d'Alembert condirettore per la parte matematica.<ref name="Cronjacq3"/> L'editore [[André Le Breton]] e i suoi tre soci in affari, David, Durand e Briasson, ottennero un privilegio reale di venti anni per pubblicare un Dizionario Universale delle Arti e delle Scienze, tradotto dalla ''[[Cyclopaedia]]'' dell'inglese [[Ephraim Chambers]]. La direzione editoriale venne affidata all'abate [[Jean Paul de Gua de Malves|Gua de Malves]], dell'[[Accademia francese delle scienze|Accademia delle Scienze]]. Tra i collaboratori vennero scelti Diderot e d'Alembert. Nell'ottobre del 1747, Gua de Malves abbandonò l'incarico a favore di Diderot e d'Alembert, nominato condirettore.<ref name="CronEnc">[http://classes.bnf.fr/dossitsm/fabrency.htm#1746 Cronologia dell'Encyclopedie].</ref>
Riga 77:
====Problemi con la censura====
Nel 1752, l'abbé de Prades, uno dei redattori dell'Enciclopedia, venne accusato dalle autorità ecclesiastiche di promuovere il [[materialismo]] [[ateo]] e dare adito ai sovvertitori della società.<ref name=CronEnc/> Una sentenza del Consiglio del Re proibì e condannò al macero i due volumi pubblicati.<ref name=CronEnc/> Diderot, con il supporto di [[Guillaume-Chrétien de Lamoignon de Malesherbes|Malesherbes]] (giurista illuminista e futura vittima della [[Rivoluzione francese]] in quanto avvocato di [[Luigi XVI]]), direttore della Biblioteca reale (equivalente del Ministero della Cultura), riuscirà a ottenere un nuovo privilegio reale, con una discreta libertà di pubblicazione, che durerà fino al 1759, grazie all'intervento della Pompadour presso il re.<ref name="Cronologia2" /><ref name="Cronjacq3"/> La pubblicazione riprese nel mese di novembre 1753.<ref name=CronEnc/> D'Alembert si dimise da condirettore, ma tornò dopo pochi mesi per dedicarsi interamente agli articoli di [[fisica]] e [[matematica]].<ref name=CronEnc/>
[[File:Un dîner de philosophes.Jean Huber.jpg|thumb|upright=1.4|''Una cena di filosofi'' o ''La santa cena del patriarca'' di [[Jean Huber]] (1772). Al tavolo di Voltaire a [[Ferney-Voltaire|Ferney]], si vede anche Denis Diderot (l'uomo seduto di profilo a destra).]]
A parte il periodo di Vincennes, Diderot si dedicò infaticabilmente all'Enciclopedia; il Prospetto, scritto da lui stesso e considerato il manifesto programmatico degli Enciclopedisti, lanciò una sottoscrizione per la vendita dell'opera.<ref name=CronEnc/> Il progetto riprese l'"Albero della conoscenza umana" di [[Francesco Bacone]], innescando subito una polemica con i [[gesuiti]] che espressero la loro opposizione perché secondo loro, era diretto contro la Chiesa e la morale cristiana. Abbastanza rapidamente, infatti, il papa, i [[giansenisti]] e i gesuiti si ritrovarono insieme contro l'opera.<ref name=CronEnc/>
[[File:Denis Diderot (Dimitry Levitzky).jpg|thumb|left|upright=0.8|Diderot ritratto da
Appartengono a questo periodo - oltre alla pubblicazione dell{{'}}''Encyclopédie'' che si concluderà definitivamente solo nel 1772 - altre importanti opere, tra cui si possono ricordare i fondamentali saggi filosofici ''[[L'interpretazione della natura]]'' (1753) e il ''[[Sogno di d'Alembert]]'' (1769), i romanzi ''[[La monaca]]'' (1760) e ''[[Jacques il fatalista e il suo padrone]]'' (1773), il dialogo ''[[Il nipote di Rameau]]'' (1762); le opere teatrali ''[[Il figlio naturale]]'' (1757) e ''[[Il padre di famiglia (Diderot)|Il padre di famiglia]]'' (1758), nonché il trattato ''[[La poésie dramatique]]'', mentre il ''[[Paradosso sull'attore]]'' è ancora oggi una delle opere più importanti sull'arte della recitazione.<ref name="Fusaro3"/><ref name="Cronjacq3"/>
====Litigio con Rousseau====
Nel 1756 incontra di nuovo Rousseau, prima che quest'ultimo - a causa dell'articolo enciclopedico sulla sua città, [[Ginevra]] - litighi, sentendosi offeso, prima con gli autori dello scritto, d'Alembert e Voltaire (che era stato poco prima cacciato dalla città svizzera), e poi con Diderot stesso, rompendo ogni rapporto con gli enciclopedisti.<ref name="Cronjacq3"/><ref>{{cita web |url=http://www.memo.fr/article.asp?ID=JJR_REL_011 |titolo=Diderot et Rousseau |sito=[http://www.memo.fr/ MEMO – Voyagez à travers l'Histoire] |accesso=22 maggio 2012 |lingua=fr |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150428005834/http://www.memo.fr/article.asp?ID=JJR_REL_011 |dataarchivio=28 aprile 2015 }}</ref><ref>{{cita web |url=http://www.memo.fr/article.asp?ID=JJR_REL_001 |titolo=Rousseau et d'Alembert |sito=[http://www.memo.fr/ MEMO – Voyagez à travers l'Histoire] |accesso=22 maggio 2012 |lingua=fr |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150419103324/http://www.memo.fr/article.asp?ID=JJR_REL_001 |dataarchivio=19 aprile 2015 }}</ref> Da allora sia Voltaire (che lo bersagliò di satire e ''[[pamphlet]]'') sia Diderot ostacolarono la circolazione delle opere del ginevrino, in particolare quelle autobiografiche, e Rousseau diverrà ancora più paranoico.<ref name="Cronologia3"/><ref name=posthume>{{cita web |url=http://www.memo.fr/article.asp?ID=JJR_VIE_036 |titolo=Le destin posthume de Rousseau |sito=[http://www.memo.fr/ MEMO – Voyagez à travers l'Histoire] |accesso=22 maggio 2012 |lingua=fr |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150705065856/http://www.memo.fr/article.asp?ID=JJR_VIE_036 |dataarchivio=5 luglio 2015 }}</ref> Già precedentemente Diderot aveva litigato con Rousseau per il rifiuto di presentarsi al re che voleva concedergli un vitalizio in seguito al successo a corte dell'opera lirica ''[[L'indovino del villaggio]]'', a causa del suo problema urinario. Sia Diderot sia il suo amico [[Friedrich Melchior von Grimm|Frédéric-Melchior Grimm]] al quale Rousseau era stato precedentemente legato, non tollerano ormai più l'umore scostante e la paranoia di Rousseau verso il gruppo che lui chiama la [[coterie holbachiana]]: Diderot lo accusa di essere un misantropo, scrivendo in ''Le fils naturel'' che "il buono vive in società, il malvagio da solo", causando in Rousseau un risentimento paranoico (seppur Diderot dicesse che la frase non era rivolta a lui), mentre Voltaire lo definisce "il Giuda della confraternita". Essi criticano le scelte del ginevrino, come l'aver abbandonato i cinque figli in orfanotrofio, la sua difesa quasi sciovinista di Ginevra, l'accompagnarsi con una donna analfabeta e povera (Thérèse Levasseur), che non vuole sposare e che deride alle spalle con gli amici filosofi, ma per la cui famiglia chiede denaro agli amici e specialmente a Grimm e d'Holbach (mostrandosi secondo loro ingrato). Rousseau accusava invece la ''coterie'' di tramare contro di lui con l'aiuto della suocera, e rispose con ''[[Le confessioni (Rousseau)|Le confessioni]]'' (1766) opera che Diderot e Grimm considerano a tratti diffamatoria, pubblicata integralmente solo dopo la morte nel 1778. Rousseau rivela infatti episodi privati, afferma di essere stato ingannato e perseguitato, di sentirsi tacitamente approvato da loro come parte dell'ambiente "libertino" nel caso dei figli abbandonati<ref>Le confessioni, libro VII.</ref> - nonostante Rousseau dicesse di non vergognarsi e di averlo reso chiaro all'epoca, è risentito dalla rivelazione pubblica fatta da Voltaire dopo la persecuzione agli enciclopedisti per l'articolo ''Ginevra'' - e mette in cattiva luce [[Louise d'Épinay]].
[[File:'Portrait of Jean-Jacques Rousseau' by François Guérin.jpg|thumb|Rousseau intorno al 1760]]
Riga 103:
=== Gli ultimi anni ===
Nel 1765, l'imperatrice [[Caterina II di Russia]], corrispondente sua nonché di [[Voltaire]], acquistò la [[biblioteca]] di Diderot, che ne mantenne tuttavia l'[[usufrutto]] e una rendita come bibliotecario.<ref name="Cronologia4"/> Tra il 1764 e il 1765 conobbe l'eccentrico scrittore britannico [[Laurence Sterne]] e [[David Garrick]].<ref name="Cronjacq4"/><ref>Vincenzo Barba, Introduzione a Denis Diderot, ''L'uomo e la morale'', ed. Studio Tesi, Pordenone, 1991, p. LXIV.</ref>
[[File:Portrait de Denis Diderot en robe de chambre.jpg|thumb|left|upright|Diderot nel 1780]]
Nel 1773 il filosofo, invitato dalla zarina, si recò a [[San Pietroburgo]], dove stese per l'imperatrice diversi progetti di [[Riformismo|riforma]] della società e dell'[[istruzione]], che non andranno in porto.<ref name="Fusaro3"/> Durante la [[rivolta di Pugačëv]], Diderot esortò Caterina a trasformare la Russia in una [[monarchia costituzionale]]: «se leggendo quello quanto ho appena scritto e ascoltando la sua coscienza, il cuore le sussulta di gioia, ella non vuole più schiavi, se freme, se il sangue le gela nelle vene, se impallidisce, si è creduta migliore di quello che era». Caterina liquidò le proposte di Diderot definendole "ciance" rispondendogli che i suoi «alti princìpi, che comprendo benissimo, sono buoni per i libri e pessimi per la pratica».<ref name=caterina/><ref>Robert Zaretsky, ''Caterina e Diderot. L'imperatrice, il filosofo e il destino dell'Illuminismo'', Hoepli, pagg. 230, 2020</ref>
La successiva delusione gli fece sconfessare la concezione voltairiana di [[assolutismo illuminato]], per farlo tornare, in ''Mémoires pour Cathérine II'' e in ''Critica al libro "Dell'uomo" di Helvétius'', a schierarsi con l'ex amico Rousseau, a favore di una concezione più [[democratica]] e anti-assolutistica; negli ultimi tempi della sua vita Diderot era ormai quasi [[repubblicanesimo|anti-monarchico]], sebbene sostenesse che la zarina era certamente dispotica, ma non necessariamente tirannica.<ref name="Fusaro3"/><ref>D. Diderot, ''Dithrambe sur Féte des Rois.''</ref><ref>Gerolamo Imbruglia, ''From Utopia to Republicanism: the case of Diderot'', in: ''The invention of modern Republic'', Cambridge University Press, 2007, a cura di Annamaria Fontana, pag. 63</ref><ref>D. Diderot, ''Réfutation suivie de l'ouvrage d'Helvetius intitulé l'Homme'', pag. 446</ref><ref>D. Diderot, ''Pages contre un tyran'', in ''Ouvres politiques'', pag. 135-138.</ref><ref>D. Diderot, ''Saggio sui regni di Claudio e Nerone'', pag. 25-30; pag. 95.</ref><ref>Gerolamo Imbruglia, ''Dopo l'Encyclopédie: Diderot e la saggezza dell'immaginazione'', Studi Settecenteschi, vol. 11-12, 1988-89, pp. 178 e segg.</ref> Diderot coniò per la [[Russia]] la famosa definizione di "colosso dai piedi d'argilla", ripreso da un'immagine biblica<ref>Giuseppe Fumagalli, ''Chi l'ha detto?'', Hoepli, 1921, pp. 337-338.</ref> e nelle ultime opere descrisse la Russia con colori cupi, sottolineando la mancanza di una tradizione illuminista o di una classe media, e una propensione verso una [[Autocrazia|dura dittatura]].<ref>Ezequiel Adamovsky, Euro-orientalism: Liberal Ideology and the Image of Russia in France (c. 1740–1880) (Peter Lang, 2006) pp. 36, 83</ref><ref>Michael Confino, "Re-inventing the Enlightenment: western images of eastern realities in the eighteenth century." ''Canadian Slavonic Papers'' 36.3–4 (1994): 505–522.</ref>
Nonostante questa rottura ideologica, Caterina II (che pur preferiva le lodi di Voltaire alle critiche di Diderot) continuò a supportarlo economicamente.<ref name=caterina>{{cita web|url=https://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/limperatrice-e-filosofo-cos-fall-sogno-illuminato-1892984.html|titolo=L'imperatrice e il filosofo: così fallì il sogno illuminato}}</ref>
[[File:Diderot's travel from Paris to Saint Petersburg in 1773-1774 map-fr.svg|thumb|L'itinerario di viaggio di Diderot da Parigi a San Pietroburgo nel 1773-74]]
Sempre nel 1773 la figlia Angélique sposò Abel-François Caroillon de Vandeul.<ref>Viard Georges, ''Auberive et Monsieur de Vandeul''. In: ''Recherches sur Diderot et sur l'Encyclopédie'', numero 10, 1991, pp. 127 e seguenti</ref> Prima di partire per la Russia nominò Naigeon suo esecutore letterario, per cui il collaboratore di d'Holbach divenne editore, compilatore e commentatore delle opere di Diderot.<ref>Denis Diderot, 7 giugno 1773, citato da Maurice Tourneux nella recensione dell'edizione di Ernest Dupuy di Paradoxe sur le comédien, Revue d’histoire littéraire de la France, 9.3 (1902), 500–18 (p. 506); vedi anche Denis Diderot, Correspondance, a cura di Georges Roth e Jean Varloot, 15 volumi (Paris: Minuit, 1955–70), vol. 12, p. 231 (3 giugno 1773).</ref>
Riga 136 ⟶ 141:
=== Diderot critico d'arte ===
Diderot svolse un ruolo capitale anche nella storia della critica d'arte e nella storia dell'arte, disciplina nata intorno agli anni trenta del secolo dei lumi, contemporaneamente alla storia della letteratura promossa dai protestanti rifugiati nei [[Paesi Bassi]] e dai [[Congregazione di San Mauro|benedettini di Saint-Maur]].<ref name="Cronologia2" /> Potendo avere accesso alla pittura del XVI e XVII secolo, presente nelle collezioni del [[Luigi Filippo I di Borbone-Orléans|duca d'Orléans]] al Palais Royal, in quelle di [[Ange Laurent de Lalive de Jully|Ange-Laurent de La Live de Jully]] in [[rue de Richelieu]], nonché nelle proprietà dell'amico [[Paul Henri Thiry d'Holbach|barone d'Holbach]], Diderot vi contribuì dischiudendo una strada che condurrà sino a [[Charles Baudelaire|Baudelaire]]<ref>''Scritti sull'arte'', tr. it. Torino, Einaudi, 1992.</ref>.
[[File:Diderot-statue.jpg|upright|thumb|Statua di Diderot a Parigi]]
[[File:Denis Diderot by Claude Bornet.jpg|thumb|left|Diderot in un dipinto di Claude Bornet del 1763]]
Diderot fu il primo a collegare il punto di vista tecnico a quello estetico nella sua critica d'arte raccolta principalmente nella serie di impressioni ch'egli consegnò in forma epistolare in occasione delle esposizioni parigine (i ''Salons'') alla ''Correspondance littéraire'' dell'amico [[Friedrich Melchior von Grimm|Friedrich Grimm]]. Il ''[[Salon (mostra)|Salon]]'', iniziativa dapprima annuale, poi biennale dal 1746 al 1781 era un'esposizione di pittura a ingresso gratuito che si apriva al mattino del giorno della festa del re, [[Luigi IX di Francia|San Luigi]], il 25 agosto e che durava all'incirca fino alla fine di settembre.<ref name="Cronologia6"/><ref>{{cita web|url=http://www.parodos.it/blog/critica_darte.htm|titolo=I Salon di Diderot <!--creato automaticamente, da ricontrollare manualmente -->|lingua= |data= |accesso= }}</ref>
Riga 157 ⟶ 162:
==== Dal deismo all'ateismo evoluzionista ====
{{vedi anche|Storia dell'ateismo}}
{{citazione|Se un misantropo si fosse proposto di fare l'infelicità del genere umano, che avrebbe potuto inventare di meglio che la credenza in un essere incomprensibile, sul quale gli uomini non avrebbero potuto mai mettersi d'accordo e al quale avrebbero attribuito maggior importanza che alla loro stessa vita?|''L'uomo e la morale''<ref>{{cita|Diderot, ''L'uomo e la morale''|p. 88
Nel discorso scientifico sulla natura sino al '700 non era assente il tema religioso. Agli inizi del suo pensiero Diderot, influenzato da [[Voltaire]], si mostra attratto dal ''[[deismo]]'', fondato, più che su quel perfetto meccanismo celeste che suscitava l'ammirazione di [[Isaac Newton|Newton]] e poi di [[Kant]], sull'ammirevole ordine stabilito da un Ente supremo all'interno degli organismi naturali.<ref>{{cita|Diderot, ''Pensieri filosofici''|XX; XXII|Pensieri}}.</ref><br />La constatazione poi che esistono individui malamente costituiti, se non addirittura mostri naturali<ref>D. Diderot, ''Lettera sui ciechi per quelli che ci vedono'' a cura di Mirella Brini Savorelli. Firenze, La nuova Italia, 1999</ref>, lo porta prima all'[[agnosticismo]]<ref>{{cita|Diderot, ''Pensieri filosofici''|XV|Pensieri}}.</ref>, già presente in lui sotto certi aspetti<ref>{{cita|Diderot, ''Pensieri filosofici''|IX; XXXIII|Pensieri}}.</ref>, poi a un completo [[ateismo]]<ref>''The Cambridge Companion to Atheism'', a cura di Michael Martin, Cambridge University Press, 2007; p. 30</ref>, anche se non esplicito e netto come quello dell'amico [[d'Holbach]], e fondato sul [[probabilismo]] e su un parziale [[evoluzionismo (scienze etno-antropologiche)|evoluzionismo]]: in natura infatti gli organismi si sono organicamente strutturati dopo una serie infinita di esperimenti che le forze naturali hanno compiuto prima di arrivare a costituire corpi in grado di affrontare l'esistenza. Gli esseri infelici per natura sono il risultato dei tentativi falliti, compiuti in un tempo che si può definire eterno, se si ammette che l'[[universo]] e la [[materia (filosofia)|materia]] siano da sempre esistenti.<ref>Dupré, Louis. Religion and the Rise of Modern Culture. Notre Dama, Indiana: University of Notre Dame Press, 2008; p. 50.</ref> Questa concezione casuale e pre-evoluzionistica, che si potrebbe far risalire a [[Lucrezio]]<ref>che Diderot cita nei ''Pensieri sull'interpretazione della natura'', pag. 43, Armando Editore, 1996 - 128 pagine</ref> e ancor prima agli [[atomismo|atomisti]], a [[Democrito]] ed [[Epicuro]] (a cui Lucrezio si ispirava), ebbe molta fortuna nel [[XVIII secolo|Settecento]] anche perché, trovando conferme sperimentali della teoria della generazione spontanea dei germi (''generatio aequivoca'')<ref>{{cita|Diderot, ''Pensieri filosofici''|XIX|Pensieri}}.</ref>, sostenuta da molti biologi fino alla confutazione da parte di [[Lazzaro Spallanzani]], portava a escludere la necessità di un Dio creatore (anche la teoria di Spallanzani non necessitava comunque di una causa prima superiore).<ref name="Fusaro4"/> Diderot si autodescrive nei fatti come [[Ignosticismo|ignostico]] e [[Apateismo|apateista]]:
{{citazione|È molto importante non confondere la [[Conium maculatum|cicuta]] col [[prezzemolo]], ma credere o non credere in Dio non lo è per nulla.|Denis Diderot, ''Lettera a [[Voltaire]] dell'11 giugno 1749''<ref>in [https://books.google.it/books?id=WTUHAAAAQAAJ&pg=PA422&dq=diderot+Il+est+tr%C3%A8s+important+de+ne+pas+prendre+de+la+cigu%C3%AB+pour+du+persil,&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwijvbvzmYnjAhUjlosKHYZnAoYQ6AEIODAB#v=onepage&q=diderot%20Il%20est%20tr%C3%A8s%20important%20de%20ne%20pas%20prendre%20de%20la%20cigu%C3%AB%20pour%20du%20persil%2C&f=false Œuvres complètes de Diderot] vol. 19, p. 422.</ref>|Il est très important de ne pas prendre de la ciguë pour du persil, mais nullement de croire ou de ne pas croire en Dieu.|lingua=fr}}
Riga 168 ⟶ 173:
Diderot è convinto che tutta la materia abbia possibilità di uno sviluppo senziente: le primigenie particelle materiali organizzandosi, arrivano alla vita e da questa a quelle forme più alte di sviluppo che sono la coscienza e il pensiero.
[[File:Jean-Honoré Fragonard - Denis Diderot (Fanciful Figure) - WGA8064.jpg|upright=0.9|thumb|Presunto ritratto di Denis Diderot, opera di [[Jean-Honoré Fragonard|Fragonard]] nel 1769 circa<ref>Molti hanno contestato che il soggetto sia Diderot, in quanto mostra un colore di occhi e capelli diverso; Diderot in particolare aveva gli occhi castani, mentre il soggetto raffigurato li ha azzurri; al Louvre il ritratto è presentato come raffigurante un personaggio anonimo; cfr. Marie-Anne Dupuy-Vachey, ''Fragonard: les plaisirs d'un siècle, catalogue de l'exposition'', Paris, Musée Jacquemart-André, 2007, Culturespaces, 2007.</ref>]]
Egli pensa che un organismo completamente formato abbia in sé un complesso di elementi vitali indipendenti dal tutto così come il complesso unitario rappresentato da uno [[sciamatura (ape)|sciame]] di api (l'organismo) è costituito dai singoli insetti (i "microanimali" indipendenti). La prova di questo è nel vedere come ad esempio un polipo possa dividersi in organismi più piccoli o come dalla decomposizione di un corpo nascano microrganismi diversi.<ref>D. Diderot, ''Il sogno di D'Alembert'', intr. B. Craveri, Milano, Rizzoli 1996</ref> Seguendo Condillac, Diderot aderisce al [[sensismo]]: le sensazioni e la sensibilità, correttamente interpretati dalla ragione, sono parti importanti dell'esperienza della vita, ma occorre distinguere tra opinione e realtà verificata.<ref>
Diderot sostiene che infatti che anche l'etica possa cadere nel [[relativismo]]: {{quote|Non cessiamo forse di provare compassione allorché la distanza o l'esiguità degli oggetti hanno su di noi lo stesso effetto che ha sui ciechi la privazione della vista? A tal punto le nostre virtù dipendono dal nostro modo di sentire e dall'intensità con cui siamo toccati dalle cose esteriori! Analogamente non dubito che se non fosse per la paura del castigo, molti sarebbero più disposti a uccidere un uomo da una distanza che lo facesse apparire come una rondine, che non a sgozzare un bue con le proprie mani. Se abbiamo compassione per un cavallo che soffre e schiacciamo una formica senza farci alcuno scrupolo, non è forse perché siamo mossi dallo stesso principio? Come [[David Hume|Hume]], [[d'Holbach]], [[Voltaire]] e [[Rousseau]] (e gran parte degli illuministi) riconosce il rispetto agli animali in quanto essere senzienti, anche se per Diderot, con un punto di vista legato all'[[Umanesimo (filosofia)|umanesimo]], il mondo è reso interessante soprattutto per la presenza dell'uomo, l'unico animale che {{Citazione|Soltanto la presenza dell'uomo rende interessante l'esistenza degli esseri (...). L'uomo è il termine unico dal quale occorre partire e al quale occorre far capo, se si vuol piacere, interessare, commuovere, perfino nelle considerazioni più aride e nei particolari più secchi.<ref>[[Encyclopédie]], alla voce "[[Enciclopedia]]"</ref>}}
Tuttavia nel suo pensiero, si trovano anche un ridimensionamento dell'essere umano, che è pur sempre un animale, inoltre polemizza con le dottrine di Rousseau sulla bontà intrinseca della natura, sostenendo che il suo fascino
{{citazione|Andiamo, amico, diamoci un po' meno d'importanza. Noi siamo nella natura, un momento ci stiamo bene, un momento male: credetemi, coloro che lodano la natura per aver tappezzato a primavera la terra di verde, un colore amico dei nostri occhi, sono degli impertinenti che dimenticano che questa stessa natura, di cui vogliono trovare ovunque la benevolenza, stende d'inverno una grande coltre bianca che ferisce i nostri occhi, ci dà il capogiro e ci espone a morire congelati. La natura è bella e buona quando ci è propizia, brutta e cattiva quando ci affligge. Sovente è ai nostri stessi sforzi ch'essa deve almeno una parte del suo fascino...<ref>''Salon'', 1767; da: ''Ouvres esthetique''</ref>}}
Riga 177 ⟶ 185:
Tutte queste tesi sulla natura non vengono mai affermate da Diderot in maniera esclusiva e definitiva: egli preferisce usare la forma [[dialogo|dialogica]] nei suoi scritti - spesso uno dei due dialoganti è Diderot e l'altro un suo conoscente - proprio per evitare quelle affermazioni [[dogma]]tiche, che talora si riscontravano anche tra gli illuministi (ad esempio in [[d'Holbach]], ma anche in [[Rousseau]]), alle quali Diderot contrappone uno [[scetticismo metodologico|scetticismo]] che non scade mai a derisione dell'avversario con cui sta polemizzando, cosa che lo differenzia nello stile da [[Voltaire]].<ref name="Fusaro4"/>
Nella morale Diderot è contrario a qualunque impostazione [[determinismo|deterministica]], sostenuta in parte dal d'Holbach, che consideri l'uomo vittima impotente di elementi naturali: al contrario l'individuo è libero di scegliere il suo comportamento dominando sé stesso e le forze naturali nei limiti in cui riesce a sfuggire ai suoi istinti naturali: per il dominio della natura e per la sua libertà giova all'uomo la conoscenza dei fenomeni naturali e della storia umana che gli permetterà di liberarsi dalla superstizione e dai pregiudizi per conseguire una vita che sarà felice a condizione che rispetti il bene universale.<ref>D. Diderot, ''Ritorno alla natura: Supplemento al Viaggio di Bougainville''; a cura di Antonio A. Santucci. Bari, Laterza, 1993</ref> La sua critica agli eccessi della proprietà privata non cade invece mai in sogni di [[Primitivismo|restaurazione primitiva]] o rifiuto del progresso "corruttore", come in Rousseau. Nonostante la diffusione del [[razzismo]] e del filo-[[colonialismo]] tra gli intellettuali dell'epoca (tranne quelli dell'area gesuita, con le loro "[[riduzioni gesuite|missioni]]"), anche nell'Encyclopedie<ref>"Espèce humaine": "Tutti questi popoli [dell'Africa] sono sudici e grossolani, superficiali e stupidi (...) Non soltanto il colore li distingue, ma differiscono dagli altri uomini per tutti i tratti del loro volto, per i nasi larghi e piatti, per le grandi labbra, e per la lanuggine al posto dei capelli, sembrano costituire un'altra specie di uomini"</ref>, Diderot, ammirando la società dell'isola di [[Tahiti]] come prototipo realizzato della teoria del "[[buon selvaggio]]", si pronunciò contro lo [[schiavismo]] e la colonizzazione<ref>[https://corsaro.wordpress.com/2008/06/11/illuminismo-scheda-di-lettura-diderot-e-voltaire-sulla-visione-dell%E2%80%99altro/ ''Diderot e Voltaire sulla "visione dell'altro"'']</ref>, oltre che contro la [[maschilismo|sottomissione della donna]], e a favore della [[
====Diderot e il libertinismo====
{{quote|La litania contro le [[Passione (filosofia)|passioni]] non ha mai fine: sono loro imputate tutte le pene dell'uomo, mentre ci si dimentica ch'esse sono anche la fonte di ogni suo [[piacere]]. [...] La sobrietà nelle passioni rende mediocri gli uomini.|Diderot, ''Pensieri filosofici''}}
Diderot ebbe rapporti filosofici con i circoli del [[libertinismo]]; egli non è un "[[Libertino (sociologia)|libertino]] amorale", ma la sua morale laica è diversa da quella corrente alla sua epoca<ref>{{cita|Diderot, ''L'uomo e la morale''|p. 116|Morale}}.</ref>: le [[passione (filosofia)|passioni]] buone portano al piacere e alla felicità, e vanno coltivate, in maniera decisa.<ref>{{cita|Diderot, ''Pensieri filosofici''|I-IV|Pensieri}}.</ref> Il [[sensismo]] e il [[razionalismo]] non portano Diderot
{{quote|...inclinazioni, desideri e avversioni portate a un certo grado di intensità, combinate con una sensazione indistinta di piacere o dolore, causate o accompagnate da un movimento irregolare del sangue e degli [[spiriti animali]], sono ciò che chiamiamo ''passioni''. Possono essere così forti da inibire qualsiasi pratica della libertà personale, uno stato in cui l'anima è in un certo senso resa passiva, da cui il nome di ''passioni''. Questa inclinazione o cosiddetta disposizione dell'anima, nasce dall'opinione che noi sosteniamo che un grande bene o un grande male è contenuto in un oggetto che in sé stesso suscita passione<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=Passions|nome=Denis |cognome=Diderot|data=1º aprile 2004|rivista=Encyclopedia of Diderot & d'Alembert - Collaborative Translation Project|volume=12|
Il tema morale, come quello della scelta tra il [[determinismo]] e il [[libero arbitrio]], è ripreso da Diderot anche nelle sue opere letterarie come il [[romanzo filosofico]] ''[[Jacques il fatalista e il suo padrone|Giacomo il fatalista]]'' dove sostiene che, sulla base delle esperienze vissute, un rigido determinismo alla d'Holbach sia da escludere.<ref name="Fusaro4"/>
Ne ''[[La monaca]]'' accusa la morale corrente di
[[File:TheresePhilosophe.jpg|thumb|Diderot è ritenuto da alcuni autore (o coautore) del [[romanzo libertino]] ''[[Thérèse philosophe]]'', o perlomeno delle parti più filosofiche. Di solito ritenuto opera di [[Jean-Baptiste Boyer d'Argens]] o autori come [[Xavier d'Arles de Montigny]] o [[Louis-Charles Fougeret de Monbron]], presenta digressioni filosofiche e uno stile ironico per molti non attribuibili a scrittori considerati modesti, tali da far pensare all'intervento di Diderot, che in quel periodo scriveva testi libertini.<ref>[http://books.google.it/books/about/Th%C3%A9r%C3%A8se_philosophe.html?id=JT86PQAACAAJ&redir_esc=y Th�r�se Philosophe, o Memorie per far conoscere la storia del Padre Dirrag e ... - Denis Diderot - Google Libri]</ref>]]
Qualche critico ha attribuito a Diderot anche il romanzo libertino erotico-filosofico ''[[Thérèse philosophe]]'', solitamente attribuito - almeno in alcuni suoi estratti - a [[Jean-Baptiste Boyer d'Argens]], che lo pubblicò anonimo nel 1748. Fu uno dei motivi dell'arresto a Vincennes, in quanto ritenuto altamente diretto contro la Chiesa e la morale (egli negò sempre, anche nelle lettere, di aver scritto il romanzo). Il libro oltre a scene di [[erotismo]] esplicito riprende le teorie [[Materialismo|materialiste]] ed [[Edonismo|edoniste]] di [[Julien Offray de La Mettrie]], ufficialmente rifiutate da Diderot, teorie che tuttavia talvolta ricompaiono nelle opere di Diderot in forma attenuata. Il filosofo enciclopedista avrebbe, secondo questa ipotesi, scritto il romanzo in segreto, più che altro per autofinanziamento, difatti fu un vero ''best seller'' per decenni.<ref>[http://www.lundici.it/2016/09/therese-philosophe-il-romanzo-erotico-dellilluminismo-attribuito-a-diderot/ “Thérèse philosophe”: il romanzo erotico dell’Illuminismo attribuito a Diderot]</ref>
Riga 192 ⟶ 200:
Ne ''[[Il nipote di Rameau]]'' descrive le vicende di un nuovo [[Don Giovanni]], che impronta la sua vita alla leggerezza e allo sfoggio di una superficiale [[intellettuale|intellettualità]] distruggendo così ogni vero valore morale e ogni verità accertata.<ref>[http://www.teatrionline.com/2013/02/il-nipote-di-rameau-di-denis-diderot-2/ ''Il nipote di Rameau di Diderot'']</ref> Qui Diderot attacca il parassitismo di chi lusinga la classe dominante, per avere favori, soffocando il vero spirito artistico, culturale e creativo.<ref name="cita-Noetico-64-Noetico-harv-s"/>
Tra gli illuministi, fu praticamente l'unico, a parte [[Julien Offray de La Mettrie]] e il libertino radicale più tardo [[Marchese de Sade]], a sostenere esplicitamente il [[diritti umani|diritto umano]] di un [[Sessualità|costume sessuale]] e [[Amore libero|sentimentale]] [[
Queste posizioni illuministe [[Libertarismo|libertarie]], quasi proto-[[anarchiche]] negli ultimi anni, filtrate dagli ''[[idéologues]]'', ebbero influenza anche sulla legislazione della [[Rivoluzione francese]], che [[depenalizzazione|depenalizzò]] i cosiddetti "[[reati immaginari]]" (1790) quali [[adulterio]] e omosessualità, con l'istituzione del [[divorzio]] e del [[matrimonio civile]].<ref>Denis Diderot, ''Il sogno di d'Alembert'', parte III, "Seguito della conversazione", con relativo commento e note]</ref> Nel ''Saggio sui regni di Claudio e Nerone'', usando la storia dell'[[Impero romano]], esalta invece la libertà del pensiero rappresentata da [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]].<ref name="cita-Noetico-65-Noetico-harv-s"/> La vita di Diderot è stata spesso rappresentata nel romanzo e nel cinema, talvolta con esagerazioni per esigenze artistiche, come quella di un esponente [[Libertino (sociologia)|libertino]] dell'illuminismo; ad esempio, in maniera molto romanzata, Diderot è il singolare protagonista, a metà tra il filosofo e l'uomo di mondo, della commedia teatrale ''Il libertino'' (''Le Libertin'', 1997) di [[Éric-Emmanuel Schmitt]], il quale ispirò l'[[Le Libertin|omonimo film]] del 2000 di [[Gabriel Aghion]], che ne fa un prototipo dell'illuminista radicale e gaudente, assai simile al tipo di personaggio di [[seduttore]] libertino solitamente rappresentato da [[Giacomo Casanova]].
Riga 372 ⟶ 381:
[[Categoria:Filosofi della religione]]
[[Categoria:Personalità della laicità]]
[[Categoria:Scrittori francesi del XVIII secolo]]
|