Belluno: differenze tra le versioni

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{{Divisione amministrativa
|Nome = Belluno
|Panorama = Belluno-schiara-piave.jpg
|Didascalia =
|Voce bandiera =
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|Superficie = 147.22
|Note superficie = {{cita testo|url=http://dawinci.istat.it/daWinci/jsp/MD/dawinciMD.jsp?a1=m0GG0c0I0&a2=mG0Y8048f8&n=1UH92M09OG0&v=1UH0D807RR40000|titolo=Consultazione dati del 14º Censimento Generale della Popolazione e delle Abitazioni - Tavola: Superficie territoriale (km²) - Belluno (dettaglio comunale)}}
|Abitanti = 35467
|Note abitanti = {{Istat|025|6|2024}}
|Aggiornamento abitanti = 31-7-2024
|Sottodivisioni = vedi [[#Frazioni|elenco]]
|Divisioni confinanti = [[Alpago (Italia)|Alpago]], [[Limana]], [[Longarone]], [[Ponte nelle Alpi]], [[Sedico]], [[Vittorio Veneto]] ([[provincia di Treviso|TV]])
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|Didascalia mappa = Posizione del comune di Belluno nell'omonima provincia
}}
'''Belluno''' ({{Link audio|It-Belluno.ogg|ascolta}}, [[Alfabeto fonetico internazionale|IPA]]: {{IPA|/belˈluːno/}}<ref>{{DOP|id=1010460}}</ref>, ''Belùn'' in [[dialetto veneto settentrionale|dialetto bellunese]]<ref>{{cita web|url=https://www.vieceli.it/curiosita/dialetto-de-belun|titolo=DIALETTO DE BELÙN|editore=Vieceli|accesso=25 luglio 2024}}</ref><ref>{{cita libro | autore= Gianna Marcato | titolo= Lingue e dialetti nel Veneto | anno= 2005 | editore= Unipress | città= Padova}}</ref>) è un [[Comune (Italia)|comune italiano]] di {{formatnum:35467Popolazione|ITA}} abitanti<ref name="template divisione amministrativa-abitanti" />, capoluogo della [[provincia di Belluno|provincia omonima]] in [[Veneto]].
 
La città fu fondata come ''[[Municipio (storia romana)|municipium]]'' [[Roma (città antica)|romano]] nel [[I secolo a.C.]]<ref>{{cita news|url=http://www.webdolomiti.net/storia/storia_origini_romani.htm|titolo=Dalle origini ai romani|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110905080231/http://www.webdolomiti.net/storia/storia_origini_romani.htm}}</ref> Oggi è il comune più abitato della sua provincia, e il settimo e più settentrionale tra i [[capoluogo|capoluoghi di provincia]] del [[Veneto]]. La città è situata alla confluenza del torrente [[Ardo (torrente)|Ardo]] e del fiume [[Piave]], posizione difensiva strategica per la quale è stata protagonista nelle due [[guerra mondiale|guerre mondiali]].
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== Geografia fisica ==
=== Territorio ===
[[File:DBPiavaTal3.jpg|sinistra|miniatura|La città con i primi contrafforti delle [[Dolomiti]], ripresa dal [[Col Visentin]] sulla dorsale prealpina.]]
 
[[File:Belluno - panorama.jpg|thumb|sinistra|Panorama]]La parte antica della città di Belluno sorge su uno sperone di roccia in prossimità della confluenza del [[Ardo (torrente)|torrente Ardo]] con il fiume [[Piave]]. A nord si trova il gruppo [[dolomiti]]co della [[monte Schiara|Schiara]] (2565 s.l.m.) con la Gusela del Vescovà, il [[monte Serva]] (2133 s.l.m.) e il [[monte Talvena]], mentre a sud le Prealpi separano il Bellunese dalla Val Lapisina. Sempre a sud, nella zona del Castionese, si alza il colle del [[Nevegal]] sul quale sono situati [[impianti di risalita]] e [[pista da sci|piste da sci]].
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=== Clima ===
{{vedi anche|Stazione meteorologica di Belluno}}
Belluno è indicata come la città capoluogo di provincia più fredda d'[[Italia]] nelle temperature medie invernali. Anche la temperatura media annua è spesso la più bassa fra quelle dei capoluoghi di [[Provincia (Italia)|provincia italiani]] con punte massime che posso essere anche inferiori ai -15°. Nel [[1998]], ad esempio, essa fu di 9,8&nbsp;°C, mentre la media mensile di gennaio fu di circa -1&nbsp;°C. Nel torrido [[2003]] la temperatura media annua non raggiunse i 10,0º<ref>dati Arpav rilevati alla stazione di Pra Magri</ref>. Assai consistente è la piovosità: su Belluno cadono annualmente circa 1400–1500&nbsp;mm di precipitazioni (1355&nbsp;mm nel 2005), concentrate nei mesi da aprile a novembre, che possono anche raggiungere i 2000&nbsp;mm, mentre l'inverno è siccitoso con cielo sereno. Il clima della città complessivamente è perciò piuttosto freddo e caratterizzato da precipitazioni piovose e nevose.
 
{{ClimaAnnuale
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=== Epoca romana ===
Durante i successivi secoli, la presenza [[celti]]ca si rafforzò nel territorio, fino a quando i [[Roma (città antica)|Romani]] non ricacciarono a [[Nord]] queste popolazioni, iniziando la loro penetrazione nel mondo [[alpi]]no. Non ci sono dati precisi sulla fondazione della città, ma pare che essa sia stata fondata tra il [[220 a.C.|220]] e il [[200 a.C.]], quindi precedentemente alla conquista romana, la quale iniziò nel [[trivenetoTriveneto]] nel [[181 a.C.]] con la fondazione di [[Aquileia romana|Aquileia]]. La conquista fu graduale e pacifica: ciò si spiega con la natura anti-celtica dell'avanzata romana e con il fatto che la popolazione di Belluno era quasi prevalentemente [[veneti]]ca. Altri elementi che indicano l'amicizia delle popolazioni bellunesi con i Romani sono gli schieramenti a favore della [[Roma|città eterna]] nel [[225 a.C.]] nella lotta contro i [[Galli]] e successivamente durante la [[seconda guerra punica]] contro [[Annibale]].
 
Gli iniziali contatti con il mondo Romano furono però quasi sempre commerciali, infatti a Belluno si potevano trovare parecchio [[ferro]] e [[rame]], e solo durante il [[I secolo a.C.]] Belluno entrò a far parte stabilmente della ''[[Repubblica romana]]'' dal punto di vista giuridico e politico. In un periodo non ben definito compreso tra la morte di [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] e l'[[impero romano|impero]] nel periodo di [[Augusto]], circa tra il [[40 a.C.]] e il [[10 d.C.]], ''Bellunum'' (nome romano della città) divenne ''[[municipio (storia romana)|municipium]]'' romano della ''[[Regio X Venetia et Histria]]''. Il ''municipium'' di Belluno venne assegnato alla ''tribù Papiria'', una delle 35 tribù nelle quali, nei [[comizi tributi]], veniva suddiviso il popolo che poteva fregiarsi della [[cittadinanza romana]].
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Nel frattempo, nel [[548]], durante le [[guerra gotica (535-553)|guerre gotiche]], era stato eretto un primo edificio sacro, probabilmente [[paleocristiano]], dall'allora vescovo di Belluno [[Felice (vescovo di Treviso)|Felice]], e questo venne intitolato a san [[Martino di Tours]].<br />
Sempre durante la dominazione longobarda, Belluno divenne una sede di [[Sculdascio]] (circoscrizione amministrativa longobarda): per questo venne edificato sul lato [[nord]], in una posizione avanzata rispetto alle mura Romane, un primo rudimentale castello, il [[castello della Motta]]. Questo ero uno dei nomi che i longobardi davano ai loro castelli, mentre un altro era [[Dongionedongione]]. Da questo secondo nome deriva il termine che indicava i tenutari della antistante [[porta Dojona]] e del castello, i Doglioni, mentre dal nome del castello Motta derivava l'antica denominazione della piazzetta dove si trovava l'ingresso del castello, piazza della Motta, l'attuale piazza Mazzini.
 
Secondo alcuni storici, durante questo periodo la città sembrò ritrovare un certo equilibrio: questa era stata romanizzata e convertita al [[cattolicesimo]], e questi due elementi favorirono tra gli altri una facile convivenza e compenetrazione tra i bellunesi e i longobardi. La lunga permanenza longobarda è testimoniata negli elementi di [[toponomastica]], nella lingua e nei reperti archeologici.
{{citazione|Sembra certo che Belluno, con le contermini città del Friuli, abbia a lungo resistito all'invasione dei Franchi, a fianco dei duchi Longobardi, prima di accettare la sovranità di Carlo Magno.|Bartolomeo Zanenga, {{cita testo|url=http://www.webdolomiti.net/storia/medioevo.htm|titolo=''La storia di Belluno''}} }}
I [[Franchi]], per indebolire i [[Ducato (circoscrizione)|ducati]] troppo forti e troppo estesi, divisero il territorio in [[conte]]e e [[Marca (circoscrizione)|marche]] e si appoggiarono ai [[Vescovo|vescovi]] più che ai nobili troppo potenti. Così avvenne che il primo Vescovovescovo-conte investito di potere sui possedimenti bellunesi fu un certo Aimone nell'[[882]]. In questo periodo Belluno si fortificò ancora, e così si delineò la città medievale con il castello, la cinta muraria, le porte e i torrioni, tutto questo grazie all'affermarsi dei governi aristocratici dei Vescovivescovi-conti. Di questo periodo restano pochi reperti archeologici, che sono in gran parte rappresentati dal torrione Dojon e dalle rovine del castello Castiglione in piazza Castello, mentre si sono conservate parecchi scritti e stampe dell'epoca, che ci aiutano a ricostruire la storia della città.
 
Nel frattempo erano stati riorganizzati gli spazi interni della città: la piazza del Duomo ora aveva la [[Basilica cattedrale di San Martino|cattedrale]] e il [[Palazzo dei Vescovi (Belluno)|palazzo dei Vescovi]]; la piazza del Mercato divenne il centro medievale degli affari; si stabilirono i quartieri attorno alle case dei nobili e il sistema viario che si reggeva sull'asse di via Mezzaterra che percorreva (e percorre) tutta la città da [[nord]] a [[sud]].
 
All'incirca un secolo dopo con un vescovo bellicoso, Giovanni II, la città si fornì di una nuova cinta muraria e allargò i suoi domini anche su territori della [[pianura veneto-friulana]]. Con queste premesse, Belluno divenne realtà comunale agli inizi del [[XIII secolo|milleduecento]] con l'istituzione della figura del [[Podestà (medioevo)|Podestà]]. Sempre in questo periodo gli storici della letteratura fanno risalire il primo documento poetico del [[Ritmo bellunese]], un nuovo volgare. Si tratta di una canzone militare del [[1196]], creata per una delle ricorrenti guerre contro [[Treviso]], di cui si ha una recente trascrizione di Gianbattista Pellegrini:
 
{{citazione|De Castel d'Ard avì li nostri bona part.
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=== Il dominio veneziano ===
{{Vedi anche|Storia della Repubblica di Venezia}}
[[File:Belluno Piazza Duomo Tommaso Salmon.jpg|thumb|Stampa di Piazza Duomo di Tommaso Salmon (1750), si può notare l'antico palazzo del governo cittadino detto "la Caminada", oggi perduto.]]
[[File:Belluno Capitale del Bellunese Tommaso Salmon.jpg|thumb|Vista della città di Belluno su una stampa antica del 1750 (si può notare ancora il castello)]]
Belluno si diede al dominio della [[Repubblica di Venezia]] in modo spontaneo nel [[1404]] a causa del vuoto politico venutosi a creare in tutta la [[Provincia di Belluno|provincia]] e l'impossibilità per le città bellunesi di creare un'autonomia politica che tenesse conto di tutte le esigenze interne e di politica estera. InizioIniziò così la pace più lunga e duratura di sempre, interrotta in sole due occasioni, tra il [[1411]] e il [[1420]], quando venne dominata dalle truppe di [[Sigismondo di Lussemburgo]], venuto in [[Italia]] per una campagna contro la [[Repubblica di Venezia]], e tra il [[1509]] e il [[1511]], quando l'imperatore [[Massimiliano I d'Asburgo]] assediò la città durante la [[Guerra della Lega di Cambrai|Lega di Cambrai]]. Con la [[Battaglia di Cadore]] nel 1508 i veneziani vinsero clamorosamente la battaglia contro l'imperatore [[Massimiliano I d'Asburgo]] mentre tentava di invadere i territori della Serenissima
 
Il fatto che Belluno si fosse spontaneamente donata a Venezia comportò il mantenimento delle strutture politiche già esistenti, poiché la città della Serenissima non poteva arrogarsi dei diritti, come se avesse imposto con la forza la propria superiorità. La città mantenne così la sua amministrazione locale, che vedeva primeggiare il Consiglio dei nobili: Venezia allora seguì una politica pragmatica che vedeva l'appoggio appunto della nobiltà, così da garantirsi la fedeltà dei sudditi e del governo locale. I lagunari comunque non rinunciarono al controllo, svolto attraverso i funzionari presenti in città. Grazie ai [[reggimento (Repubblica di Venezia)|rettori]] e ai [[vicari]] veneziani, che riuscivano ad infiltrarsi in ogni controversia, appoggiando di volta in volta la parte più opportuna, il contenuto politico locale venne gradualmente svuotato di significato e Venezia riuscì ad imporre il potere della Serenissima e del Consiglio dei nobili.
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Nel frattempo era incominciato un costante aumento demografico, tale da dare via al fenomeno dell'[[emigrazione]], iniziato alla fine del [[XIX secolo]] e conclusosi solo con il [[miracolo economico italiano|boom economico]] [[italia]]no degli [[anni 1950|anni cinquanta]]. La principale meta di emigrazione era l'[[Austria]], dove era richiesta manodopera per la costruzione di nuove ferrovie.
 
Sempre a livello di opere pubbliche, si ebbero delle importanti trasformazioni urbanistiche: vennero abbattute le mura della città e interrato il fossato, così che divenne più semplice il collegamento della città con la zona [[nord]] del ''Campitello''. Quest'ultimo divenne il nuovo centro gravitazionale della città, anche se i servizi rimasero in piazza del Duomo. Inoltre vennero costruiti vari ponti sul [[Piave]] e sull'[[Ardo (torrente)|Ardo]].<br />
 
Il dominio austriaco durò cinquanta anni, a parte la breve parentesi del [[1848]], quando Belluno si dichiarò ''Libero Municipio nella risorta Repubblica Veneta'', momento insurrezionale chiusosi nel [[1849]] con la resa di [[Venezia]]. Nel [[1866]] Belluno, con tutto il [[Regno Lombardo-Veneto]], entrò a far parte del [[Regno d'Italia]] unificato dal [[Piemonte]].
Il 18 marzo 1848 giunse a Belluno l'annuncio dei moti viennesi e veneziani, suscitando grande scalpore in municipio<ref>{{Cita libro|autore=Riccardo Pasqualin|titolo=Antonio Maresio Bazolle. Antirisorgimento veneto|anno=2025|editore=Club di Autori Indipendenti|città=Castellammare di Stabia (Napoli)|p=35}}</ref>. Il dominio austriaco durò cinquant'anni, a parte, appunto, la breve parentesi della rivoluzione del [[1848]], quando Belluno si dichiarò ''Libero Municipio nella risorta Repubblica Veneta'', momento insurrezionale chiusosi nel [[1849]] con la resa di [[Venezia]].
 
Il 5 maggio 1849 Belluno ebbe il suo primo podestà non nobile: Antonio Maresio Bazolle, ricordato come importante memorialista<ref>{{Cita libro|titolo=Ivi|p=51}}</ref>.
 
Nel [[1866]] Belluno, con tutto il [[Regno Lombardo-Veneto]], entrò a far parte del [[Regno d'Italia]] unificato dal [[Piemonte]].
{{citazione|Essi fecero la scelta italiana, perché sentivano di appartenere alla nazione italiana e perché compresero presto che la provincia bellunese, agli occhi dell'Impero, non aveva grande valore politico, economico e militare, quindi non era meritevole di piani di sviluppo. I Bellunesi si sentirono emarginati.|Gigetto De Bortoli, ''Belluno: storia, architettura, arte'', p.22}}
 
=== Il governo italiano ===
Con l'annessione al [[Regno d'Italia]], si diffuse il sistema amministrativo centralizzato, meno efficiente del sistema imposto dagli [[Austria]]ci. La borghesia cittadina, entusiasta per l'annessione ma politicamente sprovveduta dopo secoli di domini stranieri, non seppe portare avanti una chiara linea nella conduzione agraria. Non vi fu pertanto alcun aumento produttivo e le condizioni dei contadini rimasero miserevoli. L'intera [[provincia di Belluno|provincia]], compresa Belluno, iniziò a decadere dal lato economico-sociale, e restò sempre più isolata rispetto al resto della [[Veneto|regione]], tanto che il fenomeno dell'emigrazione dalla città aumentò considerevolmente, non più verso l'[[Austria]] ma verso i paesi [[Europa|europei]] più sviluppati e le [[America|Americhe]], in special modo il [[Brasile]]. Fu una emigrazione fatta di grandi sacrifici e di grandi dolori: gli emigranti si affidavano a individui loschi e senza scrupoli, che il più delle volte li riducevano in semischiavitù. L'emigrazione ebbe gravi effetti anche su Belluno: le risorse umane già istruite e preparate vennero meno e così fu difficile un avvio e un mantenimento di un certo grado di vita.
 
La città venne colpita anche da un [[Terremoto dell'Alpago del 1873|disastroso terremoto]] il 29 giugno [[1873]] alle 4:29 del mattino. L'intensità era compresa tra il nono e il decimo grado della [[scala Mercalli]], e gli effetti del sisma furono pari a 6.3 gradi della [[scala Richter]]. Dei 2010 edifici del comune, 23 crollarono (tra i quali 4 chiese) e 178 furono demoliti successivamente; inoltre ben 403 edifici furono ristrutturati e la restante totalità degli edifici fu riparata. Morirono 4 persone e i feriti furono 7, mentre 157 famiglie (per un totale di 771 persone) rimasero senzatetto.
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Il 24 ottobre [[1917]], giorno della [[Battaglia di Caporetto|disfatta di Caporetto]], aprì il cosiddetto ''an de la fan'' (anno della fame) a Belluno. Più di 5000 cittadini e parte della giunta fuggirono dalla città, che fu interessata nei giorni successivi dal passaggio delle truppe italiane in rotta, che fecero saltare il viadotto ferroviario sull'[[Ardo (torrente)|Ardo]] e il ponte sul [[Piave]]. Il 10 novembre entrarono in città le truppe austriache che, lacere e affamate, saccheggiarono la città. Perfino la copertura di rame dell'angelo sul campanile del Duomo venne asportata, creando un danno ancora attuale alla statua, cioè delle infiltrazioni di acqua.
 
Il nuovo governo cittadino [[austria]]co assegnò ad ogni cittadino una carta di legittimazione per il riconoscimento personale. La chiusura di scuole e società culturali, oltre che l'accanimento dei soldati contro biblioteche e quadri, cercava di nascondere il passato per combattere l'idea di nazione italiana. Migliaia di contadini dovettero lavorare per gli invasori nei campi, ma a questa imposizione il popolo rispose mangiando di notte le patate coltivate. I comitati cittadini, i parroci, i maestri si adoperarono per la comunità, anche se al nuovo vescovo [[Giosuè Cattarossi]] venne impedita la visita pastorale. All'inizio di dicembre si insediò in città il comandante di distretto [[Karl von Kantz]]: egli si comportò in modo equilibrato, senza infierire sulla popolazione, che apprezzò il suo comando. In città vennero collocati dei servizi logistici degli invasori, come l'[[armeriaArmeria (armideposito)|armeria]] o gli edifici per ospitare le truppe della retroguardia.
 
Il 1º febbraio [[1918]] l'[[imperatore d'Austria]] [[Carlo I d'Austria|Carlo I]] si recò a Belluno per galvanizzare le truppe, ma trovo la città semideserta e sotto coprifuoco. Dopo la vittoria [[italia]]na nella [[Battaglia del solstizio]] del giugno 1918, gli invasori fuggirono dalla città la notte del 30 ottobre, a circa un anno di distanza dal loro insediamento. Il giorno successivo il generale [[Giuseppe Vaccari]] liberò la città.
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Nel frattempo il partito socialista si indebolì per le conseguenze del [[XVII Congresso del Partito Socialista Italiano|congresso di Livorno]], e fu costretto nel [[1922]] ad introdurre una tassa-famiglia antidisoccupazione. Il 24 settembre [[1922]] si tenne l'ultimo consiglio comunale democratico, dopo di che i fascisti si impadronirono di [[Palazzo Rosso (Belluno)|Palazzo Rosso]]. Dopo la [[marcia su Roma]] la situazione precipitò: il 29 ottobre dello stesso anno i fascisti armati presidiavano Belluno, e il 30 il sindaco [[Vincenzo Lante]] si dimise. La città fu guidata da [[commissario prefettizio|commissari prefettizi]] fino al [[1927]].
 
[[File:Belluno 1934.jpg|Panorama di Belluno, datato 21 agosto 1934. Si noti la nuova scuola elementare di Borgo Piave, voluta dal governo fascista della città|thumb]]
 
Alla fine del [[1923]] non esistevano ormai più il Psi, [[sindacato|sindacati]] e i [[Partito Radicale Italiano|radicaldemocratici]], e gli ultimi sussulti di questi partiti avvennero con l'assassinio di [[Giacomo Matteotti]], ma furono repressi con la forza. Dopo una fugace apparizione a Belluno nel giugno [[1923]], fu assegnata la [[cittadinanza onoraria]] di Belluno a [[Benito Mussolini]] il 24 maggio [[1924]]. Tra il [[1921]] e il [[1936]] l'emigrazione ridusse i bellunesi di oltre 1500 unità. Il regime considerò la [[provincia di Belluno|provincia]] zona difensiva, quindi non la dotò di infrastrutture ma si limitò a favorire la pianificazione integrata tra montagna e pianura. Il fabbisogno di abitazioni costrinse il governo della città a far costruire il nuovo Quartier Cadore con 200 alloggi e 600 locali, mentre furono costruiti o completati alcuni edifici pubblici, tra i quali l'edificio delle [[Poste]], una delle opere più significative del [[XX secolo|Novecento]] in città.<br />
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Il 19 luglio [[1943]] si tenne nella località di San Fermo a Belluno il tredicesimo incontro tra [[Benito Mussolini]] e [[Adolf Hitler]], nella villa ''Gaggia''. Nell'incontro, definito controverso, il [[duce]] non osò interrompere l'alleanza con la [[Terzo Reich|Germania]] e, visti gli insuccessi in [[Africa]] e in [[Sicilia]], invocò l'aiuto militare da un alleato furioso per le disfatte italiane. Il 25 luglio [[1943]] la caduta del [[fascismo]] fu accolta -come scrisse il questore cittadino- ''con indubbi segni di giubilo come una liberazione''.
 
Dall'8 settembre (data dell'[[armistizio di Cassibile|armistizio]]) al 13 settembre [[1943]] Belluno fu occupata da 80 AlpenjaegerAlpenjäger, che non incontrarono alcun ostacolo. In seguito la città fu annessa al [[Terzo Reich]], nell{{'}}''[[Alpenvorland]]'', ritrovandosi sotto la diretta giurisdizione tedesca con a capo il [[tirolo|tirolese]] [[Franz Hofer (Gauleiter)|Franz Hofer]]. Alla fine del [[1944]] la città subì diversi bombardamenti, che interessarono soprattutto la [[stazione di Belluno|stazione ferroviaria]].
Nel frattempo sulle montagne attorno al capoluogo si organizzava la [[resistenza partigiana]], sostenuta sia dal [[clero]] che dalla popolazione che offrì viveri, ospitalità ed informazioni ai partigiani. Nell'[[inverno]] [[1943]]-[[1944]] i partigiani si prepararono all'azione, sperando nell'arrivo degli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]]. Alcuni di questi si paracadutarono nel settembre del 1944: tra di loro fu molto caro ai bellunesi il [[maggiore]] [[Bill Tilman|Harold William Tilman]], che conquistò anche delle cime [[himalaya]]ne nella sua vita. Il 15 giugno [[1944]] ben 73 partigiani furono liberati dal carcere di [[Baldenich]] in un'operazione condotta da Mariano Mandolesi. Si ebbero episodi altamente dolorosi per la Resistenza, come quello del 14 settembre [[1944]], del 1º maggio [[1945]], che costò la vita a 17 civili inermi a Fiammoi, quello del 10 marzo [[1945]], quando 10 partigiani furono impiccati agli alberi in località Bosco delle Castagne, e quello del 17 marzo [[1945]], quando 4 partigiani furono impiccati ad altrettanti lampioni di [[Strage di piazza Campitello|piazza Campitello]] (poi ribattezzata, in ricordo di questo evento, piazza dei Martiri); la sera della stessa giornata il vescovo [[Girolamo Bartolomeo Bortignon]], incurante dei pericoli, si recò in piazza per baciare e benedire le salme dei partigiani.
 
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== Monumenti e luoghi d'interesse ==
=== Architetture religiose ===
[[File:Duomo di Belluno.jpg|miniatura|La [[basilica cattedrale di San Martino]], con il campanile progettato da [[Filippo Juvarra]].]]
[[File:Piazza Martiri Belluno.jpg|thumb|Piazza dei Martiri innevata con la chiesa di San Rocco in primo piano.]]
[[File:Chiesa di San Pietro, Belluno.jpeg|thumb|La chiesa di San Pietro.]]
[[File:Chiesa di San Pietro Apostolo (Sargnano, Belluno) 01.jpg|thumb|La chiesa di San Pietro Apostolo a Sargnano]]
* [[Basilica cattedrale di San Martino]]: edificata sul luogo ove sorgeva un'antichissima chiesa [[Architettura paleocristiana|paleocristiana]], si hanno successive testimonianze di un edificio religioso costruito nell'850 ed intitolato a [[Martino di Tours|San Martino]]. L'attuale costruzione è la realizzazione di un progetto del [[1517]] di [[Tullio Lombardo]], mentre il vicino campanile è di un periodo successivo: infatti il suo progetto, di [[Filippo Juvarra]], venne realizzato tra il [[1732]] e il [[1743]], mentre la cupola si completò solo nel [[1756]].
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* Chiesa della Beata Vergine della Salute: si trova nel porticato del ''Monte di Pietà''; dotata di un piccolo ingresso, si nota sul fondo l'altare rialzato ed inquadrato tra due porte.
* [[Chiesa di San Pietro Apostolo (Belluno)|Chiesa parrocchiale di Sargnano]]: venne costruita nel [[XIX secolo]].
* [[Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio (Belluno)|Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio]]: in San Gervasio, viene eretta nel 1210 per conto dell'ordine cistercense, continua la sua opera con annesso monastero fino al 1907. É tuttora un luogo di culto per la comunità circostante.
Significative sono anche la chiesa di San Martino, con pale e segni di affreschi del seicento<ref>{{cita testo|url=http://books.google.it/books?id=F8rqAAAAMAAJ&q=Sopracroda+martino&dq=Sopracroda+martino&hl=it&ei=aOEiTZTvK8TLswaawdjpDA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=6&ved=0CDsQ6AEwBQ|titolo=Charta, 1998}} {{cita testo|url=http://books.google.it/books?ei=aOEiTZTvK8TLswaawdjpDA&ct=result&id=F8rqAAAAMAAJ&dq=Sopracroda+martino&q=seicentesche|titolo=p. 285}}</ref>, nella frazione di Sopracroda, e la cinquecentesca chiesa di San Micel<ref>{{Cita web |url=http://www.provincia.belluno.it/nqcontent.cfm?a_id=1006 |titolo=provincia.belluno.it |accesso=4 gennaio 2011 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110526082209/http://www.provincia.belluno.it/nqcontent.cfm?a_id=1006 |urlmorto=sì }}</ref>.
 
=== Architetture civili ===
==== Palazzi ====
[[File:Le torri in piazza Duomo.jpg|thumb|La Torre del Palazzo dei Rettori e quella Civica in piazza Duomo.]]
[[File:San Giostà e i Rettori.jpg|miniatura|Il Palazzo dei Rettori costruito dalla [[Repubblica di Venezia]], oggi sede della Prefettura.]]
[[File:05A7570001 Palazzo Rosso 3.jpg|miniatura|Palazzo Rosso di [[Giuseppe Segusini]], sede del consiglio cittadino, e il balcone di Piazza Castello sul [[Piave]].]]
* [[Palazzo dei Rettori]]: edificio realizzato a varie riprese partendo dal [[1409]] fino al [[1536]], non si è ancora sicuri sul nome dell'architetto, che potrebbe essere o il [[venezia]]no [[Giovanni Candi]] o il [[Firenze|fiorentino]] [[Lorenzo Ghiberti]]. Inoltre tra il [[1536]] e il [[1547]] venne innalzata la ''Torre dell'Orologio'', su progetto del [[Fiesole|fiesolano]] Valerio da San Vittore. Fu sede per quasi quattrocento anni dei [[reggimento (Repubblica di Venezia)|rettori di Belluno]], attualmente ospita la [[prefettura italiana|prefettura]].
* Palazzo Rosso: edificio costruito nel [[1833]] dall'architetto [[Feltre|feltrino]] [[Giuseppe Segusini]], in stile [[neogotico]], nell'area ove sorgeva l'antica sede comunale, la ''Caminada'', riutilizzando anche il materiale ottenuto dalla demolizione di quest'ultima. Ivi si trova la sede del comune di Belluno<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Jacopo De Pasquale|autore2=Simone Osta|autore3=Giorgio Reolon|titolo=Palazzo municipale di Belluno: storia, architettura e arte|rivista=Dolomiti - Rivista di cultura e attualità della Provincia di Belluno|editore=Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali|numero=2|data=aprile 2021}}</ref>.
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* Palazzo Pagani Cesa: costruito nel corso del [[XVIII secolo]], presenta una grande armonia architettonica, accostabile senza dubbio a quella del [[Palazzo dei Rettori]] in [[Piazza del Duomo (Belluno)|Piazza Duomo]], a cui forse si ispira. Caratteristici poi i numerosi abbaini e molto armonioso l'effetto delle colonne e degli archi ribassati, perfettamente proporzionati all'altezza della costruzione che non è appunto elevata.
* Palazzo Barcelloni Corte: fatto costruire durante il [[XVI secolo]] dalla famiglia di spadai Barcelloni Corte, nel [[1929]] divenne sede dell'[[Istituto nazionale della previdenza sociale|Istituto Nazionale fascista per la Previdenza Sociale]]. Fu poi sede dell'[[Esattoria|Esattoria Consorziale della Cassa di Risparmio]].
* Palazzo Bembo: fatto erigere nel [[1568]] dal vescovo [[Giulio Contarini (vescovo)|Giulio Contarini]] per ospitare il Seminario dei [[Chierico|Chierici]]. Trasformato nel [[1750]] dal vescovo Bembo, mantenne la funzione di seminario fino al [[1793]], quando venne ceduto dal vescovo [[Sebastiano Alcaini]] perché l'edificio fungesse da ospedale. Successivamente l'edificio è stato ampliato a nord, in tre fasi successive, in quella che oggi è detta Ala Caffi.
 
==== Ville ====
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==== Ponti ====
[[File:BL Ponte della Vittoria Lato Est.jpg|miniatura|Il Ponte della Vittoria a campata unica, completato nel 1926 ad opera dell'ingegnere [[Eugenio Miozzi]].]]
[[File:BL Ponte Vecchio Sud.jpg|miniatura|Le rovine di Ponte Vecchio sulle rive di Borgo Piave.]]
* Ponte della Vittoria: realizzato tra il [[1923]] e il [[1926]] su progetto dell'ingegnere [[Eugenio Miozzi]], si tratta di un ponte a campata unica in cemento armato, mentre le decorazioni (curate dall'architetto [[Riccardo Alfarè]]) sono in calcestruzzo. Il ponte si trova in zona [[Borgo Piave]] dove il fiume [[Piave]] compie un tratto rettilineo tra due anse, ed è percorribile al traffico solo verso il centro cittadino e non in direzione opposta.<ref>{{cita news|url=http://www.draupiave.eu/Engine/RAServeFile.php/f/schede_manufatti/7.pdf|titolo=Il Ponte della Vittoria|pubblicazione=draupiave.eu|accesso=18 luglio 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20111117161049/http://www.draupiave.eu/Engine/RAServeFile.php/f/schede_manufatti/7.pdf|urlmorto=sì}}</ref>
* Ponte degli Alpini: realizzato durante gli [[anni 1960|anni sessanta]] ed aperto al traffico nel [[1971]], collega le due sponde del [[Ardo (torrente)|torrente Ardo]]. Con la sua costruzione è stato aperto il nuovo tratto della [[Strada statale 50 del Grappa e del Passo Rolle|strada statale 50]], che evita così il centro cittadino. Nel [[2009]] si sono conclusi i lavori di ristrutturazione del ponte.
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==== Teatri ====
[[File:Teatro Comunale -.jpg|miniatura|Il Teatro Dino Buzzati in Piazza Vittorio Emanuele, opera dell'architetto [[Giuseppe Segusini]].]]
 
*[[Teatro Dino Buzzati|Teatro comunale Dino Buzzati]]: costruito in stile [[neoclassico]] su disegno di [[Giuseppe Segusini]] tra il [[1833]] e il [[1835]], demolendo l'antico ''Fondaco delle biade'', di misure molto minori. La facciata si ricollega ad altre opere che si trovano in [[Veneto]] e in [[Austria]], mentre la scalinata di ingresso è caratterizzata dalle statue di due leoni, rappresentanti la musica e la poesia. Gli interni del teatro vennero rifatti nel [[1866]], nel [[1948]] e un'ultima volta nel [[1993]].
 
==== Scuole ====
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* Scuola elementare [[Aristide Gabelli]]: costruita su iniziativa di [[Pierina Boranga]], all'epoca della costruzione era un vanto nazionale per la modernità del fabbricato e per la didattica applicata nell'insegnamento, ispirata al metodo ideato da [[Giuseppina Pizzigoni]] e messo in opera nella Scuola Rinnovata di Milano. Alla cerimonia di inaugurazione, avvenuta il 28 ottobre 1934, contestualmente alle celebrazioni dell'anniversario della Marcia su Roma, era presente il Ministro dell'Educazione Nazionale [[Francesco Ercole]]. Del nuovo edificio scolastico si occuparono le maggiori riviste italiane d'architettura, dedicando alla nuova scuola, esemplare modello per le altre città d'Italia, articoli riccamente illustrati. Dal [[2009]] la Scuola è chiusa per la cattiva manutenzione che nel corso degli anni ha portato ad alcuni crolli nell'edificio<ref name="lavocedelnordest.it">{{cita news|url = http://www.lavocedelnordest.it/articoli/2009/05/30/2102/belluno-scuola-gabelli-inagibile-dopo-il-crollo-annunciato|titolo = Belluno, Scuola Gabelli inagibile dopo il crollo annunciato|giorno = 30|mese = 5|anno = 2009|accesso = 22 luglio 2011|urlmorto = sì|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20090602233626/http://www.lavocedelnordest.it/articoli/2009/05/30/2102/belluno-scuola-gabelli-inagibile-dopo-il-crollo-annunciato}}</ref>. Nel 2014 la Scuola Gabelli si è classificata al 20º posto nel censimento nazionale ''I Luoghi del Cuore'', promosso dal [[Fondo Ambiente Italiano|FAI - Fondo Ambiente Italiano]], totalizzando ben 15.533 voti.<ref name="iluoghidelcuore.it">{{Cita web|url = http://iluoghidelcuore.it/luoghi/belluno/belluno/scuola-elementare-aristide-gabelli-belluno/80855|titolo = SCUOLA ELEMENTARE ARISTIDE GABELLI, BELLUNO|accesso = 6 dicembre 2015|sito = I Luoghi del Cuore|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20160304092001/http://iluoghidelcuore.it/luoghi/belluno/belluno/scuola-elementare-aristide-gabelli-belluno/80855|urlmorto = sì}}</ref>
=== Architetture militari ===
[[File:Porta Dojona Lato Nord.jpg|miniatura|Porta Dojona.]]
[[File:ID05A7570008 Porta Rugo 2.jpg|miniatura|Porta Rugo, antico accesso meridionale della città verso il suo porto fluviale.]]
* [[Porta Dojona]]: prende il nome dal vicino torrione con cui costitutiva un complesso fortificato. L'arco interno venne innalzato nel [[1289]] da Vecello da Cusighe, mentre il raddoppio in stile [[rinascimentale]] è opera di [[Niccolò Tagliapietra]] nel [[1553]]. La copertura di collegamento venne costruita nel [[1609]], mentre i battenti in legno si crede siano ancora quelli fatti costruire dopo l'assedio imperiale del [[1509]]. La porta è stata recente oggetto di restauro.
* Porta Rugo: accesso meridionale della città, vi passava la via di collegamento con l'antico porto fluviale di Borgo Piave. All'inizio del [[XIX secolo]] vennero abbattute alcune costruzioni difensive vicino alla porta, a noi rimane l'arco acuto interno [[XIII secolo|duecentesco]]. Il progetto della facciata segue il progetto commissionato nel [[1622]] dal [[Reggimento (Repubblica di Venezia)|rettore veneto]] Federico Corner realizzata in cotto e non in pietra. L'ultimo restauro avvenne nel [[1902]].
* Porta Dante: fu inaugurata il 15 maggio [[1865]], nel sesto centenario dalla nascita del poeta [[Dante Alighieri|poeta]]., Essadel quale presenta un busto dello scultore [[Luigi Borro]]. sostituisceSostituisce nel nome ''porta RenierReniera'', edificata con il rettore Renier nel [[1669]], il quale fece demolire la precedente medievale, detta ''d'Ussolo'', usata come passaggio per i soldati.
* Torrione: venne costruito probabilmente sulle rovine di un fortino [[Roma antica|romano]], ma già nel [[XVI secolo|cinquecento]] era nelle condizioni pressoché attuali. Dal camminato esterno dell'antico torrione si possono osservare la grandezza dell'opera difensiva e lo spessore delle vetuste mura. Attualmente l'accesso al torrione è interdetto al pubblico, in quanto di proprietà privata, e si teme per il suo futuro, visto il suo precario stato di conservazione.<ref>{{cita news|url=http://corrierealpi.gelocal.it/cronaca/2013/12/24/news/l-appello-di-via-roma-salvate-il-torrione-c-e-troppo-degrado-1.8363863|titolo=L'appello di via Roma «Salvate il torrione c' è troppo degrado»|pubblicazione=|accesso=23 maggio 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140524022833/http://corrierealpi.gelocal.it/cronaca/2013/12/24/news/l-appello-di-via-roma-salvate-il-torrione-c-e-troppo-degrado-1.8363863|urlmorto=sì}}</ref>
 
=== Altro ===
==== Fontane storiche ====
[[File:Fontana di San Giostà BELLUNO (ZOOM).jpg|miniatura|Fontana di San Gioatà, antico patrono della città.]]
 
* Fontana di San Gioatà: si trova in Piazza Duomo. È sormontata dalla scultura di San Gioatà (co-patrono della città insieme al più celebre San Martino, le cui reliquie sarebbero state portate dall'[[Africa]] dal primo vescovo di Belluno, Teodoro). Dal punto di vista stilistico la fontana assomiglia a quella di Piazza Mercato (dedicata a San Lucano) ed è stata costruita, quasi contemporaneamente, nel 1411. Al centro della vasca è collocata una colonna sormontata da un capitello a forma di [[parallelepipedo]]. Sul lato ovest della fontana troviamo una data in stile gotico ''M CCCC LXJ''; tale scritta è situata sulla pietra da cui escono le canne. Nella parte superiore del parallelepipedo, sempre sul lato ovest, si trova lo stemma di Belluno e le lettere ''C'' e ''B'' indicanti la città di Belluno. Sul lato sud troviamo un leone scolpito e lo stemma del rettore ''Benedetto Trevisan''; a nord un altro stemma con le lettere C e B. Una delle canne da cui sgorga l'acqua è decorata, mentre le altre tre sono semplici<ref name="draupiave.eu">{{cita news|url=http://www.draupiave.eu/Engine/RAServeFile.php/f/schede_manufatti/146.pdf|titolo=Fontane a vasca di Belluno|pubblicazione=draupiave.eu|accesso=18 luglio 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20111117161608/http://www.draupiave.eu/Engine/RAServeFile.php/f/schede_manufatti/146.pdf|urlmorto=sì}}</ref>.
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* [[Piazza Duomo (Belluno)|Piazza Duomo]]: può essere considerato il cuore politico della città per tutta la sua storia. Sulla piazza si trovano [[palazzo dei Rettori]], [[palazzo Rosso (Belluno)|palazzo Rosso]], [[palazzo dei Vescovi-Conti]] e la [[basilica cattedrale di San Martino]], mentre al centro c'è la [[fontana di San Gioatà]]. L'ultima sistemazione della piazza avvenne nel [[1873]], dopo il [[Terremoto dell'Alpago del 1873|terremoto]] che sconvolse la città il [[29 giugno]].
* Piazza deldelle Erbe, conosciuta anche come Piazza Mercato: chiamata anticamente ''piazza di Foro'', perché sorge su quello che si riteneva il luogo dell'antico foro [[roma antica|roma]]no della città, tesi smentita da scavi archeologici dei primi anni ‘90 del secolo scorso. È l'antico luogo cittadino adibito agli affari, che si svolgono ancora in maniera ridotta sotto i portici o nel centro della piazza, con il permanente mercato di frutta e verdura. Durante il [[XVI secolo]] fu il "quartier generale" dei ceti popolari cittadini contrapposti ai Nobili. La loro azione di conquista del potere pubblico fu concretizzata con la costruzione del [[palazzo di Monte di Pietà]], che divenne nei secoli il luogo di protesta cittadino. Altro palazzo storico della piazza è [[palazzo Costantini]].
* Piazza dei Martiri: è il cuore commerciale della città di Belluno e salotto dei bellunesi, di impostazione [[rinascimentale]]. Anche se si è chiamata Piazza Gregorio XVI, in onore del papa bellunese [[Gregorio XVI]], è familiarmente conosciuta con il nome di ''Piaža Kanpedèl'', perché durante la storia qui si è sempre esteso lo spazio pubblico ad uso civico della città. L'attuale nome fu dato il [[3 giugno]] [[1945]], in ricordo dei quattro partigiani impiccati ai lampioni dalle truppe [[nazista|naziste]] il [[17 marzo]] [[1945]], i cui nomi si leggono sulle targhe dei quattro lampioni in questione.
* Piazza Castello: come indica il nome, nel sue sedime sorgeva il castello costruito dal vescovo-conte Giovanni attorno all'anno mille, demolito nei primi decenni del XIX secolo. Nel 1936 si completa la costruzione del Palazzo delle Poste, opera di [[Alberto Alpago Novello]], che disegna anche l'adiacente "giardino da lettura" dove sono stati sistemati alcuni ruderi del castello. Lo spazio urbano si apre verso sud-ovest con un panoramico balcone sulla valle del Piave.
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Inoltre a Belluno si trovano tre [[archivio|archivi]] di notevole interesse:
[[File:Ex-chiesa di Santa Maria dei Battuti, Belluno.jpeg|thumb|Ex Chiesa e Scuola di Santa Maria dei Battuti, oggi sede dell'Archivio di Stato.]]
* ''Archivio di Stato'': questo archivio<ref>{{Cita web |url=http://www.asbelluno.beniculturali.it/ |titolo=Copia archiviata |accesso=7 gennaio 2017 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180509095147/http://www.asbelluno.beniculturali.it/ |urlmorto=sì }}</ref> statale, con sede nella soppressa scuola di [[Santa Maria dei Battuti]] nell'area orientale del centro storico, venne istituito il 1º dicembre [[1973]], ma la prima documentazione cominciò ad essere raccolta ivi solamente nel [[1978]]. I più cospicui trasferimenti dagli altri archivi del [[Triveneto]] avvennero negli [[Anni 1990|anni novanta]]. Attualmente il patrimonio documentario, che raccoglie la documentazione prodotta dagli organi periferici dei vari governi che hanno controllato la città sin dal [[XV secolo]], supera i 2000 metri lineari: tra i fondi di particolare interesse va segnalato quello [[notaio|notarile]], con atti sin dal [[1402]], ed un fondo diplomatico con [[pergamena|pergamene]] dal [[XII secolo]].
* ''Archivio storico del Comune di Belluno'': l'archivio comunale<ref>[http://archivio.comune.belluno.it/]</ref>, situato in una struttura provvisoria nella periferia occidentale della città, è stato istituito nel [[1988]] raccogliendo materiale di interesse archivistico prima conservato tra la Biblioteca e l'archivio di deposito comunale. Possiede la documentazione prodotta dai vari governi di ambito locale succedutisi nel corso dei secoli, risalente sino al [[XIV secolo]], ma anche alcuni fondi di soggetti privati e una parte dell'archivio del [[Reggimento (Repubblica di Venezia)|rettore]] di [[Repubblica di Venezia|età veneziana]], espressione del governo centrale della Serenissima.
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==== Musei ====
[[File:Sebastiano Ricci - Fall of Phaeton - WGA19423.jpg|miniatura|upright=1|La ''Caduta di Fetonte'', opera di [[Sebastiano Ricci]] conservata al Museo civico di Belluno.]]Nel territorio del comune di Belluno si trovano cinque musei:
 
*Il [[Museo civico di Belluno]] si trova a [[Palazzo Fulcis De Bertoldi|Palazzo Fulcis]], affacciantesi su piazza Vittorio Emanuele, ed è stato aperto al pubblico il 26 gennaio [[2017]]. Precedentemente si trovava a [[Palazzo dei Giuristi]], sede storica sin dalla prima inaugurazione del [[1876]]. La collezione si articola su cinque piani e 24 sale (oltre ad un lapidario) nelle quali sono ospitate opere di artisti della città e foresti dalla fine del [[XIV secolo]] sino alle soglie del [[Novecento|'900]]: tra i più importanti si ricordano il [[Vicenza|vicentino]] [[Bartolomeo Montagna]], i [[venezia]]ni [[Domenico Tintoretto]], [[Palma il Giovane]], il [[Bassano del Grappa|bassanese]] [[Jacopo Bassano]] e gli artisti locali [[Simone da Cusighe]], [[Matteo Cesa]], [[Francesco Frigimelica il Giovane]], [[Gaspare Diziani]], [[Marco Ricci|Marco]] e [[Sebastiano Ricci]], [[Placido Fabris (pittore)|Placido Fabris]] ed [[Ippolito Caffi]]. Notevole anche il patrimonio di sculture ed intagli del museo, con opere di [[Andrea Brustolon]] (il ''Michelangelo del legno'' per [[Honoré de Balzac]]<ref>{{cita news|url=http://www.stilearte.it/andrea-brustolon-secondo-balzac-fu-il-michelangelo-del-legno/|titolo=Andrea Brustolon - Secondo Balzac fu il Michelangelo del legno|accesso=27 gennaio 2017}}</ref>) e dell'allievo [[Val di Zoldo|zoldano]] [[Valentino Panciera Besarel]].
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Degno di nota è il ''Complesso Bandistico Città di Belluno''<ref>{{cita news|url=http://www.bandamusicale.it/bande/italia/veneto/belluno/belluno/belluno.php|titolo=Complesso Bandistico Città di Belluno|accesso=3 agosto 2011}}</ref>, gestita dall{{'}}''Associazione Bellunese Amici della Banda''. La prima esibizione della banda avvenne il 19 giugno [[1804]] e venne approvata dal governo austriaco della città nel [[1826]]. Tra i suoi premi è da ricordare quello vinto il 2 ottobre [[1921]] ad [[Udine]] in occasione del ''Concorso Bandistico del Triveneto''. Attualmente la banda tiene dei concerti o delle manifestazioni in luoghi pubblici a diretto contatto con il pubblico cittadino.
 
Infine si possono trovare nella città numerosi cori polifonici e popolari tra cui il Coro Minimo Bellunese, per molti anni diretto da [[Lamberto Pietropoli]], il CTG Coro Polifonico, fondato da don Sergio Manfroi e il coro [[Club Alpino Italiano|CAI]] che presenta il tipico repertorio di montagna del coro SAT. Nel 2004 Belluno ha ospitato il 4º [[Festival della coralità veneta]] e nel 2024 la 12ª edizione del medesimo festival.
 
=== Cucina ===
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==== Legumi ====
Il [[Fagiolo di Lamon della Vallata Bellunese|Fagiolo di Lamon]] è un legume caratteristico della [[Valbelluna]] a [[Denominazione di origine protetta]] e ad [[Indicazione geografica protetta (Unione europea)|indicazione geografica protetta]]. Anche se la sua semenza viene coltivata solo nei comuni di [[Lamon]] e di [[Sovramonte]], la sua produzione riguarda anche il comune di Belluno. Il fagiolo è caratterizzato da una buccia finissima e solubile attribuibile all'alto tenore di [[potassio]] tipico dei suoi terreni di produzione<ref>{{cita news|url=http://www.fagiolodilamon.it/index.php?mod=home|titolo=Fagiolo di Lamon|accesso=4 agosto 2011}}</ref>.
[[File:MadonnaAddolorata-Belluno.JPG|miniatura|Statua processionale dell'Addolorata o Madonna dei sette dolori, [[Chiesa di Santo Stefano (Belluno)|Chiesa di Santo Stefano]].]]
 
=== Eventi ===
A Belluno, durante l'anno, si svolgono principalmente tre eventi, due legati ad una [[festività religiosa]] ed il terzo vicino ai temi della montagna:
 
*La ''Sagra de i Fiŝciòt'' ("dei fischietti") è la più caratteristica fiera della città: si svolge due domeniche prima di Pasqua. La consuetudine (nata nel 1716<ref>{{cita testo|url=http://comune.belluno.it/dinamici/comunicato.php?area=7&Codice=4193|titolo=Comune di Belluno - Comunicato Stampa<!-- Titolo generato automaticamente -->|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20060513075425/http://www.comune.belluno.it/dinamici/comunicato.php?area=7&Codice=4193 }}</ref>) relativa alla festa, nata come religiosa, prevede una lunga processione con la statua della [[Maria Addolorata|Madonna Addolorata]] che durante l'anno è custodita in una cappella laterale della chiesa di Santo Stefano. La festa prevede una fiera con numerosi stand gastronomici e di artigianato locale. Alla sera la città viene illuminata da una festa di fuochi pirotecnici.
*La ''Festa di'' ''[[Martino di Tours|San Martino]]'', patrono della città, si svolge a novembre e prevede, oltre alla già citata ex tempore internazionale di scultura su legno, un mercatino dell'antiquariato e di degustazione dei prodotti locali con le immancabili castagne accompagnate da vino novello.
*''Oltre le vette: metafore, uomini, luoghi della montagna'' è una rassegna annuale che racchiude una serie di eventi sulla cultura della montagna<ref name="autogenerato">{{cita testo|url=http://www.oltrelevette.it/chi-siamo-0|titolo=Oltre le vette - chi siamo|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110830191444/http://www.oltrelevette.it/chi-siamo-0 }}</ref>. Della durata di due settimane, si svolge durante le prime due di ottobre<ref>{{Cita web |url=http://www.oltrelevette.it/calendario-eventi |titolo=Oltre le vette - calendario eventi |accesso=4 agosto 2011 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110925190155/http://www.oltrelevette.it/calendario-eventi |urlmorto=sì }}</ref> in varie sedi cittadine tra le quali il Teatro Comunale, Palazzo Crepadona e l{{'}}''Auditorium''<ref name="autogenerato" />.
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* Quartier Cadore
* San Francesco
* [[San Gervasio]]
* San Lorenzo
* San Pellegrino
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[[File:Tracciato SR204.jpg|thumb|Il tracciato della SR 204]]
Il territorio del comune di Belluno è attraversato da una sola [[strada regionale]], la [[Strada statale 203 Agordina|strada regionale 204 Belluno-Mas]], ex ''strada statale 203 dir'' la cui gestione è stata devoluta il 1º agosto [[2006]] alla [[Regione del Veneto]]. L'ingresso nel territorio comunale avviene al confine con il comune di [[Sedico]] in località ''Vignole'', e termina all'incrocio con la sopra citata ''SS 50'' nel centro di Belluno, all'altezza del ''Ponte degli Alpini''.
 
'''Strade provinciali'''
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Belluno è dotata di una [[stazione ferroviaria]], da cui hanno origine le linee ferroviarie per [[Ferrovia Belluno-Feltre-Treviso|Treviso Centrale]] e per [[Ferrovia Belluno-Calalzo|Calalzo-Pieve di Cadore-Cortina]]. <br />
Al [[2018]] sono garantiti collegamenti diretti giornalieri da e verso [[Stazione di Padova|Padova]], [[Stazione di Treviso|Treviso]], [[Stazione di Conegliano|Conegliano]], [[Stazione di Venezia Santa Lucia|Venezia]] e [[Stazione di Calalzo-Pieve di Cadore-Cortina|Calalzo di Cadore]], oltre ad un collegamento nelle giornate festive da e per [[Stazione di Vicenza|Vicenza]]<ref>{{cita web|url=https://prm.rfi.it/qo_prm/QO_Partenze_SiPMR.aspx?Id=580&lin=&dalle=00.00&alle=24.00&ora=00.00&guid=1857a14d-2fb4-4c96-9c00-326d758a37a6|autore=RFI|titolo=ORARIO PROGRAMMATO 13 Dicembre 2015 - 10 Dicembre 2016|accesso=31 marzo 2016}}</ref>.
 
=== Aeroporti ===
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La mobilità all'interno del comune di Belluno è garantita dalla [[DolomitiBus]], azienda di trasporti della [[provincia di Belluno]] con sede a Belluno.<br />
La Dolomitibus garantisce per Belluno sia un trasporto extra-urbano provinciale e interprovinciale che uno urbano. Da Belluno sono raggiungibili tutte le località della provincia, mentre fuori provincia sono garantiti i collegamenti con [[Bolzano]], [[Trento]], [[Vittorio Veneto]], [[Conegliano]], [[Treviso]], [[Mestre]], [[Venezia]] e, durante l'estate, le principali località di mare [[Veneto|venete]].
Il servizio urbano conta otto linee feriali e un servizio a chiamata, anch'esso feriale.
Il servizio urbano è invece formato da nove linee, che eseguono servizio feriale e festivo (quest’ultimo solo il pomeriggio), di cui una, la ''Linea N'', effettua dal [[2013]] un servizio di collegamento tra la [[stazione di Belluno]] e il [[Nevegal]] solo tra fine dicembre ed inizio gennaio.
 
== Amministrazione ==
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Le rappresentative sportive di Belluno portano generalmente i colori giallo e blu, mutuati dallo stemma cittadino.
 
Il {{Calcio Belluno|N}} è la storica squadra di [[calcio (sport)|calcio]] cittadina. Fondato nel 1905, vanta 9 partecipazioni alla [[Serie C]]. Nel 2021 si fonde con [[Union Feltre Società Sportiva Dilettantistica|Union Feltre]] e Union San Giorgio Sedico per dare vita alla ''{{Calcio Dolomiti Bellunesi''|NB}}, concepitache comesi prefigge di essere l'unica grandesocietà calcistica rappresentanteespressione del territorio provinciale<ref>{{cita testo|url=https://www.ildolomiti.it/sport/2021/al-via-la-stagione-del-dolomiti-bellunesi-calcio-vacciniamoci-contro-covid-per-la-ripresa-in-sicurezza-dello-sport-il-messaggio-della-societa-nata-dalla-fusione-tra-belluno-san-giorgio-sedico-e-feltre|titolo=Al via la stagione del Dolomiti Bellunesi calcio: ''Vacciniamoci contro Covid per la ripresa in sicurezza dello sport'', il messaggio della società nata dalla fusione tra Belluno, San Giorgio Sedico e Feltre}}</ref>. Questa nuova compagine nella stagione [[Serie C 2025-2026|2025-2026]] milita in [[Serie DC]].
 
La [[Pallavolo Belluno]], formazione di [[pallavolo]] maschile, disputò più volte il campionato di [[Serie A (pallavolo maschile)|Serie A1]] nel corso degli [[Anni 1980|anni ottanta]]. Nel [[2011]] è stato ufficializzato lo spostamento da [[Treviso]] a Belluno della [[Sisley Volley]], durato però solamente lo spazio di una [[Serie A1 2011-2012 (pallavolo maschile)|stagione]].
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=== Impianti sportivi ===
[[File:Nevegal01.JPG|miniatura|leLe piste sciistiche cittadine sul colle del [[Nevegal]].]]
Nel territorio del comune di Belluno sono presenti 8 impianti [[sport]]ivi adatti per le competizioni [[calcio (sport)|calcistiche]], tra i quali si segnala lo [[Stadio Polisportivopolisportivo di Belluno]], con una capacitàcapace di 1747 persone, presso il quale gioca le sue partite casalinghe l'[[Associazione Calcio Belluno 1905|A.C. Belluno 1905]]. Il Polisportivo"polisportivo" è inoltre fornito di una pista a sei corsie e di tutte le altre strutture necessarie allo svolgimento delle gare d'atletica.
 
La [[Spes Arena]], in località Lambioi, è un palazzetto dello sport costruito in occasione delle [[XII Universiade invernale|Universiadi invernali del 1985]] con una capacità massima di 2600 spettatori. In origine destinato agli [[sport invernali|sport su ghiaccio]], è stato ristrutturato nel [[1988]] e riconvertito poi nei primi anni [[2000]]. È sede casalinga per la squadra di [[calcio a 5]] della [[Dolomitica Futsal]] (già Canottieri Belluno) e per le giovanili della [[Pallavolo Belluno]]: nella stagione [[Serie A1 2011-2012 (pallavolo maschile)|2011-2012]] ha ospitato le gare interne della [[Sisley Volley|Sisley Belluno]] trasferitasi da [[Treviso]] per il suo ultimo anno di attività.