Danilo Abbruciati: differenze tra le versioni

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=== La carriera criminale ===
La sua carriera da criminale inizia quando, appena compiuta la maggiore età, comincia a frequentare un gruppo di ragazzi della buona società romana che ben presto si trasforma in una vera e propria ''batteria'' di rapinatori, denominata dalla stampa la ''Gang dei Camaleonti'' (da cui il suo nomignolo) che, nel biennio [[1964]]-[[1965]], si specializza in furti nelle abitazioni dei ricchi quartieri capitolini e che gli procura la sua prima condanna (a 4 anni) detentiva. Nel [[1967]], intanto convive con Claudia e nel [[1970]], nasce la loro unica figlia mentre l'anno seguente la donna lo denuncia per lesioni, maltrattamenti e sequestro di persona.<ref>{{citaCita testoweb|lingua=it|url=https://www.iltempo.it/cronache/2014/06/01/gallery/quel-cane-sciolto-di-abbruciati-dalle-batterie-ai-sicari-politici-941655/|titolo=Quel cane sciolto di Abbruciati dalle «batterie» ai sicari politici|sito=www.iltempo.it|accesso=2025-08-20}}</ref>
 
Abbandonate le rapine e con una fama di criminale sempre crescente, Abbruciati, che nel periodo passato in carcere, a [[Milano]] ha modo di fare la conoscenza del boss della malavita meneghina [[Francis Turatello]] e di stringere con lui anche un forte legame di amicizia, riesce a spendere questa sua conoscenza per entrare in contatto con lail [[Bandaclan dei Marsigliesimarsigliesi]] di [[Maffeo Bellicini]], [[Albert Bergamelli]] e [[Jacques Berenguer]]. La banda, operante tra [[Francia]] e [[Roma]], è dedita a rapine, sequestri di persona, traffico di droga, sfruttamento della prostituzione, gestione delle bische clandestine e a quel tempo controlla, tra le altre cose, gran parte dei locali della ''Dolce Vita'' di [[Via Vittorio Veneto|via Veneto]]. Con loro Abbruciati realizza numerosi reati per i quali torna ancora una volta dietro le sbarre, alla fine del [[1978]].<ref>{{cita libro|autore=Giovanni Bianconi|titolo=Ragazzi di malavita. Fatti e misfatti della banda della Magliana|anno=2005|editore=Dalai editore|isbn=978-88-8490-889-6|p=194}}</ref>
 
===L'adesione alla Banda della Magliana===
{{vedi anche|Banda della Magliana}}
Tornato di nuovo libero nei primi mesi del [[1979]], Abbruciati trova una situazione del tutto nuova tra le strade della capitale, una nuova banda di criminali, infatti, sta mano a mano prendendo il controllo dei traffici illeciti della città: la [[Banda della Magliana]]. Grazie all'incontro con i vecchi amici del Testaccio, Abbruciati entra in contatto con i boss di quel nascente clan, [[Enrico De Pedis]], [[Ettore Maragnoli|Paolo Frau]] e [[Franco Giuseppucci]], con i quali riallaccia vecchi rapporti di collaborazione assieme alla sua nuova amante, [[Fabiola Moretti]] nello smercio della droga nel quartiere.<ref>{{YouTube|autore=HistoryChannelItalia|id=toStII2Uz8s|titolo=Antonio Mancini racconta - Danilo Abbruciati il Camaleonte|data=3 dicembre 2010}}</ref> In quel periodo Giuseppucci e Abbruciati, frequentando i locali del bar Fermi <ref>{{Cita video|autore = |titolo = Bar di via Fermi|url = http://video.repubblica.it/cronaca/bar-di-via-fermi/42014/41986|accesso = 4 luglio 2012 |data = 4 febbraio 2010|editore = La Repubblica}}</ref> o quelli del bar di via Avicenna (entrambi nella zona di [[Ponte Guglielmo Marconi|Ponte Marconi]]), dove spesso si ritrovano anche molti dei componenti della stessa Banda, entrano in contatto con [[Massimo Carminati]], membro dei [[Nuclei Armati Rivoluzionari]] e, ben presto, lo prendono sotto la loro ala protettiva. A loro Carminati inizia ad affidare i proventi delle rapine di autofinanziamento effettuate con i NAR, in modo da poterli riciclare in altre attività illecite quali l'usura o lo spaccio di droga. In regime di reciproco scambio di ''favori'', la Banda, di tanto in tanto commissiona ai giovani fascisti anche di eliminare alcune persone poco gradite.
 
 
Come poi riferirà anni dopo Abbatino, interrogato dagli inquirenti nell'istruttoria del processo che vedrà alla sbarra tutta quell'organizzazione malavitosa romana, nel [[1992]]:
 
Come poi riferirà anni dopo Abbatino, interrogato dagli inquirenti nell'istruttoria del processo che vedrà alla sbarra tutta quell'organizzazione malavitosa romana, nel [[1992]]:
{{Citazione|Prima dell'omicidio di Franco Giuseppucci, avevano cominciato a gravitare intorno alla nostra banda, più precisamente nell'orbita di "Renatino" (De Pedis, ndr), Paolo Frau e Danilo Abbruciati. Quest'ultimo era stato uno dei boss della malavita romana, ma, a seguito dell'emergere della nostra banda e dei cambiamenti che ciò induceva nell'ambiente malavitoso, si era trovato "cane sciolto", per questo motivo si era avvicinato a De Pedis, cercando di rientrare nel giro, insieme al Frau <ref name="ordinanza">{{cita testo|url=https://nottecriminale.wordpress.com/2011/11/14/banda-della-magliana-la-vera-storia-in-esclusiva-l%E2%80%99intera-ordinanza-di-sentenza/|titolo=Banda della Magliana: la vera storia. In esclusiva, l'intera ordinanza di sentenza|accesso=30 aprile 2019|dataarchivio=21 aprile 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200421115252/https://nottecriminale.wordpress.com/2011/11/14/banda-della-magliana-la-vera-storia-in-esclusiva-l%e2%80%99intera-ordinanza-di-sentenza/|urlmorto=sì}}</ref>}}
 
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{{Citazione|Quando Danilo venne scarcerato, la situazione nel mondo della malavita era sostanzialmente cambiata: la malavita aveva scoperto quanto rendesse la commercializzazione della droga. Quando Danilo uscì di prigione, si era già costituita la cosiddetta banda della Magliana. Maurizio Abbatino aveva imposto una sorta di monopolio della droga, attraverso il quale controllava l'approvvigionamento e lo smercio su tutta Roma.<ref name="ordinanza" />}}
 
All'interno della Banda, però, nonostante le strette regole auto-imposte dagli stessi componenti, il ''Camaleonte'' manterrà sempre una certa indipendenza che rispecchia il suo ''spirito imprenditoriale'' e che lo porterà a stringere rapporti di collaborazione con politici corrotti, estremisti di destra, mafiosi del calibro di [[Pippo Calò]], boss palermitano della famiglia di Porta Nuova e punto di riferimento di [[Cosa Nostranostra]] a [[Roma]] e, indirettamente, anche con faccendieri come [[Flavio Carboni]] con i quali Abbruciati investe i proventi dello spaccio della droga in operazioni immobiliari in [[Sardegna]]. Grazie al buon rapporto con Calò e con l'altro boss palermitano [[Stefano Bontate]], Abbruciati porta inoltre in dote alla Banda, un prezioso canale di rifornimento di stupefacenti direttamente connesso a [[Cosa Nostranostra]].
 
{{Citazione|Aveva amicizie che gli garantivano l'impunità nei processi, e poi otteneva appalti, soldi: quelli del Testaccio, grazie a lui, avevano comprato o preso in gestione anche la ''Casina Valadier'', uno dei ristoranti più "in" della capitale. Poi ''Renatino'' [De Pedis, ndr] prese la discoteca ''Jackie O''' con Enrico Nicoletti ... Non so quanta roba hanno preso. Tanta sicuramente. Quando noi della Magliana siamo stati arrestati loro hanno fatto un salto economico spaventoso, acquisendo immobili e società per decine di miliardi. I testaccini avevano cominciato a investire negli anni Settanta-Ottanta, con Flavio Carboni, in Sardegna.|Rivelazioni di Abbatino.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Raffaella | autore-capitolo-cognome=Fanelli | capitolo=La versione del Freddo| titolo=La verità del Freddo| anno=2018 | editore=[[Chiarelettere]] | città=Milano | ed=1 | p=59| ISBN=9788832960389 }}</ref> }}
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== Le indagini ed i mandanti dell'omicidio ==
La notizia della sua morte a Milano coglie di sorpresa sia i suoi amici della Magliana, sia gli stessi investigatori che si chiedono, per molto tempo, le ragioni che abbiano portato Abbruciati a Milano, così lontano dai suoi interessi romani, da mero sicario. Una stranezza, quella che sia andato personalmente a eseguire un "lavoro" così rischioso quanto ben remunerato, che non verrà mai spiegata fino in fondo dalle inchieste che seguiranno negli anni a venire. Come mandanti dell'agguato verranno prima condannati e poi assolti nel [[1999]] Diotallevi e Carboni, mentre il suo complice Nieddu verrà condannato a 10 anni e 6 mesi per tentato omicidio.<ref>{{cita testo|url=http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1999/02/24/Cronaca/BANCO-AMBROSIANO-ASSOLTI-CARBONI-E-DIOTALLEVI_194600.php|titolo=BANCO AMBROSIANO: ASSOLTI CARBONI E DIOTALLEVI}}</ref>
 
== Nella cultura di massa ==