Morano Calabro: differenze tra le versioni

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|Data rielezione =
|Data istituzione =
|Abitanti = 3921
|Note abitanti = {{Istat|078|83|2022}}
|Aggiornamento abitanti = 31-3-2022
|Sottodivisioni = Campotenese
|Divisioni confinanti = [[Castrovillari]], [[Chiaromonte]] (PZ), [[Mormanno]], [[Rotonda (Italia)|Rotonda]] (PZ), [[San Basile]], [[Saracena]], [[Viggianello (Italia)|Viggianello]] (PZ)
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|Didascalia mappa = Posizione del comune di Morano Calabro all'interno della provincia di Cosenza
}}
'''Morano Calabro''' {{IPA|[ˌmoˈraːno ˈkaːlabro]}} (''Murènu'' {{IPA|[ˌmuˈrɛːnu]}} in dialetto moranese<ref>Sul dialetto moranese cfr. Gerhard Rohfls, ''Dizionario dialettale delle tre Calabrie''. Milano-[[Halle sul Saale|Halle]], 1932-1939; Id., ''[[Nuovo Dizionario Dialettale della Calabria]]''. Longo, Ravenna, 1977 ISBN 88-8063-076-8 (sesta ristampa, 2001).</ref>) è un comune [[italiaComune (Italia)|comune italiano]]no di {{formatnum:3921Popolazione|ITA}} abitanti<ref name="template divisione amministrativa-abitanti" /> situato nella zona settentrionale della [[provincia di Cosenza]] in [[Calabria]]. È uno dei principali centri del [[parco nazionale del Pollino]].
 
La sua posizione strategica nell'alta valle del fiume [[Coscile]] (antico ''Sybaris'' di epoca magno-greca) alle pendici del [[massiccio del Pollino]], ha contribuito al suo sviluppo in epoca antica ed al suo splendore nei periodi medievale e rinascimentale, in particolare sotto la signoria dei Sanseverino di Bisignano.
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Fondata nel [[1097]] al di fuori della cinta muraria come piccola cappella, l'accresciuto numero di fedeli rese necessario ampliarla nella seconda metà del [[XVI secolo]] per mandato del [[parroco|prevosto]] don Giuseppe La Pilosella. Assunto il titolo di ''collegiata'' il 3 febbraio [[1737]] con [[Bolla pontificia|bolla]] di [[papa Clemente XII]], nel [[1732]] venne ristrutturata un'ultima volta in [[Pianta (architettura)|pianta]] basilicale a croce latina a tre [[Navata|navate]], mentre l'apparato decorativo commissionato a Donato Sarnicola, le conferì la sua attuale veste tardo barocca ritenuta fra gli esempi più ispirati dell'arte del tempo in Calabria. Il [[campanile]] ([[1817]]) e la [[cupola]] ([[1794]]) furono rivestiti successivamente di [[Maiolica|maioliche]] in stile campano di colore giallo e verde nel [[1862]]. La [[facciata]], completata negli [[Anni 1840|anni '40 del XIX secolo]] in stile [[Neoclassicismo|neoclassico]], è ripartita in due livelli divisi da una [[cornice marcapiano]] costituita da [[Triglifo|triglifi]] e [[Metopa|metope]] con simbologie classicheggianti con [[Parasta|paraste]] [[Ordine ionico|doriche]] e [[Ordine ionico|ioniche]] contornate negli spazi da ghirlande.<ref>Mainieri, Barbara, ''La gran donna di Maddalo; L'architettura'', saggio contenuto in ''(AA. VV.) Memorie riscoperte'', Ed. Amm. comunale di Morano Calabro, Castrovillari, 1995; pagg. 76-89</ref>
 
Fra le numerose opere d'arte, appartengono alla scuola di [[Pietro Bernini]] un [[ciborio]] e due ''angeli oranti'' facenti parte del corredo sacro; mentre è del celebre scultore del [[rinascimento]] meridionale [[Antonello Gagini]] la ''Madonna degl'Angioli'' ([[1505]]) proveniente dal monastero di San Bernardino e posta su un altare del [[transetto]] destro. SonoIn presentichiesa alcuneè [[Palaanche una d'altare|pale'Adorazione ddei Magi''altare]] diche riporta una firma frammentaria, ma riconducibile al pittore locale Francesco Schifino, a lungo attivo anche a Firenze. La pala non è databile con certezza e non è possibile sapere se sia stata eseguita prima o dopo il soggiorno toscano.<ref name=":0">Alessandro Nesi, ''Don Giuseppe Schifino (1580-1640), un prete pittore calabrese alla corte dei Medici'', in "Arte Cristiana", n. 881, CII, Milano, 2014, pag. 127.</ref>

La [[Pittura napoletana|scuola napoletana]] del [[XVIII secolo|Settecento]] è ben rappresentata da alcune [[Pala d'altare|pale d'altare]]. Fra gli autori e le opere più significative si citano: [[Francesco Lopez]], autore de ''[[Immacolata Concezione|L'immacolata]]'' ([[1747]]), ''L'Addolorata, [[san Giovanni Battista]] e alcuni santi'' ([[1748]]); famiglia Sarnelli, ''Miracolo di [[San Francesco di Sales]]'' (1747), ''L'incoronazione della Vergine'' (1747) e la ''Madonna del Rosario e alcuni Santi''; Giuseppe Tomajoli, ''Morte di [[San Giuseppe]]'' ([[1742]]) e la [[cimasa]] di ''San Giovannino'' dello stesso periodo; ed infine, del pittore moranese [[Lo Tufo]], ''La Vergine fra i santi Silvestro e Giovanni Battista'' ([[1763]]) e ''Le anime del Purgatorio.''<ref>AA. VV. ''Memorie riscoperte'', Ed. Amm. comunale di Morano Calabro, Castrovillari, 1995; Cfr. Parte II ''le opere''</ref>

Fra i manufatti lignei sono assai pregevoli il coro ([[1792]]), il [[pulpito]] ed alcuni stipi sacri realizzati fra la fine del Settecento e i primi anni dell'Ottocento da Mario ed Agostino Fusco. Sul fondo dell'[[abside]], proveniente dal monastero di Colloreto, è un fastigio in marmi [[Policromia|policromi]] dei primi del [[secolo XVII]] completato dalle statue di [[Agostino da Ippona|Sant'Agostino]] e [[Santa Monica]] con al centro [[Maria Maddalena|Maria Maddalena orante]], attribuita a [[Cosimo Fanzago]] o al [[Michelangelo Naccherino|Naccherino]], cui fanno ala due [[Putto|puttini]] dello stesso periodo.
 
La sagrestia, è ricoperta da un raro [[Cassettone|soffitto a cassettoni]] di manifattura locale [[Anni 1590|tardo cinquecentesco]] appartenente all'antico apparato, contemporaneo ad un fonte per oli sacri in marmo; qui è inoltre esposto il c.d. ''[[Polittico Sanseverino]]'' di [[Bartolomeo Vivarini]] del [[1477]]. Sono custodite inoltre numerose [[Reliquia|reliquie]] di santi, fra cui una pietra del [[Santo Sepolcro (biblico)|Santo Sepolcro]] e un'orma del sandalo di [[S. Francesco da Paola]] lasciata su una roccia del monte Sant'Angelo nell'atto di benedire la [[Calabria]] prima di recarsi in [[Francia]].<ref>Mele, Michela, op. cit. §''Santa Maria Maddalena, una chiesa museo''</ref>
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La chiesa si sviluppa su due piani sovrapposti. La [[cripta]] sottostante di epoca altomedievale, è dedicata a ''Santa Maria delle Grazie'' ed è considerata fra le costruzioni più antiche del borgo.<ref>Salmena, barone Antonio, op.cit. Libro III</ref> Fra le opere custodite si annoverano: un ''giudizio universale'' in [[Pittura ad olio|olio su tela]] di Angelo Galtieri ([[1737]]), alcune statue lignee e tele del [[XVII secolo|Seicento]], e nella sagrestia un [[Espositorio]] in argento fuso [[Sbalzo (arte)|sbalzato]] e [[Cesello|cesellato]] del [[XVIII secolo]], corone di santi della seconda metà del secolo XVIII e del terzo decennio del [[Anni 1830|XIX secolo]], calici in argento fuso del [[XVII secolo]], un [[reliquiario]] del [[XVI secolo]], oltre ad una piccola scultura in [[alabastro]] dorato del [[XVI secolo|secolo XVI]] raffigurante la ''Madonna del Buon Consiglio''.
 
Il piano superiore, in navata unica, è stato edificato negli anni intorno al [[Anni 1450|1450]], ma rimaneggiato invasivamente in epoca barocca. Oggi delle architetture quattrocentesche non rimane traccia se non nel portale d'ingresso, ma si ha ragione di credere che l'interno fosse simile a quello del monastero di San Bernardino, con soffitto in legno ed arco a sesto acuto che dominava l'altar maggiore, così come ritenuto dallo storico Salmena. Fra le opere, meritano particolare attenzione un dipinto di Pedro Torres del [[1598]] con la ''Madonna tra Santa Lucia e Santa Caterina d'Alessandria'', una ''Circoncisione'' risalente alla prima metà del XVII secolo ed attribuibile al pittore locale [[Francesco Schifino]], per diverso tempo attivo anche a Firenze, purtroppo ridotta ai lati per essere adattata alla cornice settecentesca,<ref name=":0" /> un ''C[[crocifisso|rocifisso]]'' ligneo di Ignoto del [[secolo XVI]], uno splendido [[confessionale]] del Frunzi ([[1795]]), una ''Annunciazione'' del [[1735]] di [[Angelo Galtieri]], altre pale d'altare coeve ed un coro di [[Agostino Fusco]] del [[1779]].<ref>Mele, Michela, op. cit.; Cfr. § ''chiesa di San Nicola di Bari''</ref>
 
==== Convento dei Padri Cappuccini ====