Engelbert Dollfuß: differenze tra le versioni

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Cattolico devoto fin dalla tenera età, nel 1904 si iscrisse in un seminario di [[Hollabrunn]] gestito dall'[[arcidiocesi di Vienna]], dove si diplomò nel 1913. Dopo aver meditato sulla possibilità di prendere i voti e farsi prete, preferì iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Vienna e contemporaneamente lavorare come piccolo [[Latifondo|proprietario terriero]].
 
Quando scoppiò la [[prima guerra mondiale]], ebbe difficoltà ad entrare nell'esercito austroungarico a causa della sua bassa statura - era alto solo 1,50: una volta entrato in politica venne sarcasticamente soprannominato ''Millimetternich'' (gioco di parole che associava l'ex [[statista]] austriaco [[Klemens von Metternich]] e l'aggettivo "millimetrico")<ref>Hannah S. Decker, ''Freud, Dora, and Vienna 1900'', The Free Press, New York, 1991, p. 178.</ref>.. Alla fine del 1914 venne comunque inviato sul [[Fronte italiano (1915-1918)|Fronte italiano]], dove sarebbe rimasto per tutta la durata del conflitto. Nelle ultime fasi dello scontro venne fatto [[prigioniero di guerra|prigioniero]]; riuscì comunque a sopravvivere e, dopo la sconfitta austriaca nella [[prima guerra mondiale]] e la [[dissoluzione dell'Impero austro-ungarico]], tornò a Vienna per riprendere gli studi ed iniziare la carriera politica.
 
===Verso la cancelleria===
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=== Dollfuß e Mussolini ===
[[File:Suvic-+-Dolfuss Roma,-genn-.jpg|thumb|upright=0.8|Roma, gennaio 1934. Incontro tra il sottosegretario agli Affariaffari Esteriesteri italiano, Fulvio Suvich, ed il Cancellierecancelliere austriaco Dollfuß durante le trattative con l'Italia]]
Ispiratore della politica antisocialista del cancelliere Dollfuß fu Mussolini: infatti il [[Duce]] manovrò il cancelliere per contrastare la pressione del partito socialista e quella del nazionalsocialismo, favorevole all'[[Anschluss]]. Il controllo avvenne attraverso le ''Heimwehren'', formazioni squadristiche legate alla [[polizia (Italia)|polizia italiana]] e capeggiate dal principe [[Ernst Rüdiger Starhemberg]]. A questo nobile, che sarà nominato vice-cancelliere, Mussolini non lesinò aiuti né in denaro né in armi.
 
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Ben presto Dollfuß tornò ancora in Italia, il 19 agosto 1933 arrivò a [[Riccione]] ed ebbe un primo colloquio con il Duce nell'appartamento del [[Grand Hotel Riccione|Grand Hotel]] dove soggiornava. Mussolini diede al cancelliere austriaco precise direttive: introdurre nel governo elementi delle ''Heimwehren'', dare carattere dittatoriale al governo, creare un commissario straordinario per Vienna e fare [[propaganda]] su larga scala: il tutto doveva essere preceduto da un acceso discorso.
 
Mussolini in effetti entrò così minutamente negli affari austriaci per contrastare il progetto nazista dell{{'}}''Anschluss'', essendo allora ancora molto diffidente nei riguardi del [[movimento (sociologia)|movimento]] tedesco e del suo capo [[Adolf Hitler]]. Il 17 marzo 1934 Dollfuß tornò ancora ufficialmente a Roma ove siglò per conto dell'Austria i cosiddetti "[[Protocolli di Roma (1934)|Protocolliprotocolli di Roma]]", un'intesa a tre fra Austria, Italia e [[Ungheria]] che prevedevano sia facilitazioni doganali fra i paesi contraenti, sia una collaborazione militare in caso di necessità.
 
Con l'avvento di Hitler al [[potere]] in [[Germania]], tuttavia, la posizione di Dollfuß si era fatta sempre più difficile. Contrario all'''Anschluss'' richiesta dai nazisti tedeschi ed austriaci, non poté opporvi l'appoggio delle [[Classe sociale|classi]] popolari che si era ormai alienato: per questo il ''[[Fronte Patriottico (Austria)|Vaterländische Front]]'', il Fronte Patriottico da lui fondato nel 1933, non poté evitare il ''[[Colpo di Stato|putsch]]'' nazista che il 26 luglio 1934 giunse ad un soffio dalla conquista del potere.
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Dollfuß stava presiedendo il Consiglio dei ministri quando un corteo di [[automobile|automobili]] entrò nella sede della cancelleria. A bordo vi erano uomini che indossavano la [[divisa]] dell'[[Bundesheer|esercito austriaco]]. Dollfuß pensò che i nuovi arrivati fossero i rinforzi della guardia. Si trattava invece dei [[cospirazione|congiurati]] nazisti: 154 uomini che occuparono facilmente il [[palazzo]].<ref>In effetti quegli uomini (erano membri delle [[SS|SS austriache]]) erano travestiti da [[soldato|soldati]] austriaci. Quando videro Dollfuss, gli spararono a bruciapelo sul [[collo]].</ref> Colpito al collo, Dollfuß chiese un [[presbitero|prete]] e un [[medico]], e pregò di avvertire Mussolini perché potesse prendersi cura della moglie e dei figli. I nazisti s'impadronirono anche della [[Emittente radiofonica|stazione radio]] e annunciarono le [[dimissioni]] di Dollfuß, che stava morendo senza che nessun medico lo soccorresse.
[[File:DollfussEnGinebra1933.jpeg|thumb|Dollfuß a [[Ginevra]] nel 1933.]]
Nonostante la morte di Dollfuß, il colpo di stato fallì. Forze fedeli alla Repubblica austriaca, guidate dal Ministroministro della Giustiziagiustizia [[Kurt Alois von Schuschnigg]], ebbero presto ragione dei rivoltosi che furono arrestati.<ref>Tredici di loro furono poi fatti giustiziare per [[impiccagione]] sotto il nuovo governo dello stesso Schuschnigg ([[William Shirer]], ''[[Storia del Terzo Reich]]'', pag. 308)</ref> Mussolini non ebbe esitazioni nell'attribuire l'attentato al dittatore tedesco: la notizia lo raggiunse a [[Cesena]], dove stava esaminando i [[Progetto|progetti]] per un [[ospedale psichiatrico]]. Il Duce diede personalmente l'annuncio alla vedova, che si trovava ospite presso la sua villa di [[Riccione]] con i figli.<ref>Si veda per esempio Il Mattino, 29 luglio 1934, pag. 7</ref> Egli mise anche a disposizione di Starhemberg, che trascorreva un periodo di vacanza a [[Venezia]], un [[aeroplano|aereo]] che consentì al principe di rientrare precipitosamente a Vienna e di fronteggiare con la sua [[milizia]], e con l'[[autorizzazione (diritto)|autorizzazione]] del presidente Miklas, gli assalitori nazisti.<ref name=Lamb1>Richard Lamb, ''Mussolini e gli [[inglesi]]'', Corbaccio, [[Milano]], 1997, pag. 149</ref>
 
Mussolini ordinò inoltre che quattro [[Divisione (unità militare)|divisioni]] italiane<ref>Quattro, secondo William Shirer, ''op. cit.'', pag. 308; tre, secondo [[Winston Churchill]], ''The second world war'', Volume I ''The gathering storm'', 6º capitolo '' The darkening scene, 1934'', pag. 89)</ref> raggiungessero il [[passo del Brennero|Brennero]] (''L'Italia vigila con l'arma al piede'', intitolarono i giornali). Telegrafò poi a Starhemberg: ''L'[[indipendenza]] dell'Austria per la quale egli è caduto è un [[principio]] che è stato difeso e sarà difeso dall'Italia ancora più strenuamente''. Poi annunciò al mondo: ''L'Austria non si tocca'' e fece sostituire nella piazza di [[Bolzano]] la statua di [[Walther von der Vogelweide]], un [[trovatore]] germanico, con quella di [[Druso maggiore|Druso]]. Fu questo il momento di maggior attrito tra il fascismo ed il nazionalsocialismo, e lo stesso Mussolini scese più volte in campo per ribadirne le differenze.