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{{Ottave}}
In [[musica]], il termine '''contralto''' designa sia la più grave delle voci femminili, sia la cantante che la possiede, sia il suo registro peculiare. In altri tempi, lo stesso termine veniva usato, in alternativa a quello di [[contraltista]], per indicare il cantante [[Castrato (musica)|castrato]] che cantava nel medesimo registro.
 
== Caratteri generali ==
Tipo vocale molto raro, il contralto ha subito, dal [[XVII secolo|Seicento]] a metà dell'[[XIX secolo|Ottocento]], molti mutamenti, sia dal punto di vista dell'[[Estensione vocale|estensione]] che della [[Tessitura (musica)|tessitura]]. Secondo il più autorevole didatta dell'Ottocento, [[Manuel García (figlio)|Manuel García figlio]], la normale estensione del contralto operistico è convenzionalmente da individuarsi nelle due [[Ottava (musica)|ottave]] abbondanti comprese tra il [[faFa (nota)|FAfa]]<sub>2</sub> e il [[sol (nota)|SOLsol]]<sub>4</sub>,<ref name="Caruselli">Caruselli, I, voce: "contralto", pp. 295 e segg.</ref> ma tale estensione ha carattere puramente indicativo, non mancando certamente le incursioni sia verso la zona più acuta del pentagramma, sia, soprattutto in epoca [[Barocco|barocca]], verso quella più grave. In ogni caso, «la massima sonorità per una voce di contralto<ref>E quindi la sua tessitura tipica (n.d.r.).</ref> è stata fissata da alcuni teorici del nostro secolo<ref>Il XX secolo (n.d.r.).</ref> nell'ottava DO3do3-DO4do4, ma si ritiene che, in precedenza, la zona più sonora potesse essere il [[La (nota)|LAla]]2-LA3la3 (o [[Si (nota)|SIsi]]2-SI3si3)».<ref name="Caruselli"/>
 
==Le origini==
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"La prima «divina» in chiave di contralto" fu comunque la mulatta [[Vittoria Tesi|Vittoria Tesi Tramontini]], detta la «Moretta». Di modeste origini fiorentine, "debuttò sedicenne a [[Parma]] e diventò presto famosa cantando a [[Dresda]] nel [[1718]] e [[1719]] e quindi nei maggiori teatri italiani", nonché per una stagione a [[Madrid]], ed emergendo, "inizialmente, nelle opere di Lotti; quindi nei lavori di Vinci, [[Johann Adolf Hasse|Hasse]], [[Leonardo Leo|Leo]], [[Giovanni Porta|Porta]], [[Domenico Sarro|Sarro]]. A [[Vienna]], in fine di carriera eseguì opere di [[Niccolò Jommelli|Jommelli]]",<ref name="Requiem"/> tra gli altri, e di [[Christoph Willibald Gluck|Gluck]], per il quale ultimo, nel 1754, creò il ruolo di Lisinga ne ''Le cinesi'', in quella che fu probabilmente la chiusura della sua carriera in palcoscenico.<ref>Gerhard Croll, ''Tesi (Tramontini), Vittoria'', in Stanley Sadie, ''op. cit.'', IV, pp. 702-703.</ref> Donna di spirito ed intelligente, guardata con rispetto da letterati e intellettuali, tra cui il [[Metastasio]], espressiva ed elegante secondo alcuni, brutta secondo altri,<ref>Alla relazione amorosa tra la Tesi ed il futuro cardinale [[Enea Silvio Piccolomini (cardinale)|Enea Silvio Piccolomini]], è dedicato il volumetto di [[Benedetto Croce]], ''Un prelato e una cantante del secolo XVIII. Lettere d'amore'', apparso a [[Bari]] per i tipi di [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]], nel 1946.</ref> di lei si può comunque affermare con certezza "che era di statura imponente e morbida e flessuosa nei movimenti scenici perché, a suo tempo, insieme al canto aveva studiato danza. La voce non era bella, timbricamente, ma ampia ed estesa, soprattutto nel registro grave. Nel 1719, a Dresda, cantò con grande successo arie composte per voce di [[Basso (voce)|basso]] [...] Data la statura era molto apprezzata nelle parti maschili, ma appariva a suo agio anche in quelle femminili [...] Stando ad alcune parti scritte per lei, la Tesi aveva, come normale estensione, il tratto sol grave... - fa acuto. Probabilmente nelle variazioni poteva scendere al fa2 e quindi vantava un'estensione di più di due ottave, d'altronde corrispondente a quella che, nel Settecento era considerata la più idonea per un vero contralto".<ref name="Requiem"/>
 
La specifica fatta da Celletti di "''vero'' contralto" non deve fare meraviglia vista la notevole approssimazione con cui la definizione di contralto venne utilizzata nel corso dei primi due secoli di storia dell'opera. "Il termine di [[mezzosoprano]], in uso nella [[musica sacra]] e [[madrigale|madrigalistica]] deldei secoli [[XIV secolo|XIV]] e XV, fu praticamente ignorato dal melodramma del Sei-Settecento e del primissimo Ottocento, periodi in cui si scrisse e si parlò esclusivamente di soprani e di contralti".<ref name="Caruselli2">Caruselli, voce: ''mezzosoprano'', III, p. 818.</ref> Ciò determinò la tendenza inevitabile a definire "contralti" anche cantanti non in grado di reggere pienamente le tessiture bassissime allora previste per questo tipo di voce, o comunque di affrontare quelle invece assegnate ai soprani che, all'inizio relativamente poco impegnative, iniziarono ad elevarsi a partire dagli anni trenta del Settecento, segnatamente ad opera di Händel, fino a divenire acutissime. Si trattava in sostanza di esecutrici che in epoca moderna verrebbero senz'altro definite mezzosoprani, ma, siccome tale termine continuava ad apparire sospetto, esse vennero allora designate con quello più aulico di contralto. "Il caso più tipico fu quello di [[Faustina Bordoni|Faustina Bordoni Hasse]], per la quale sia Hasse, sia Händel, sia altri compositori adottarono una scrittura da mezzosoprano, sia pure non molto elevata, ma che spesso fu definita come contralto"<ref name="Grove"/> Non comunque da [[Johann Joachim Quantz]], il quale, in una successiva descrizione della cantante fatta a [[Charles Burney]], resuscitò per lei, ''ante litteram'', il termine desueto di "mezzosoprano".<ref>''A general history of music: from the earliest ages to the present period'', by Charles Burney, Mus. D. F.R.S., Volume quarto, Londra, 1789, p. 319 (accessibile gratuitamente ''on-line'' in [http://books.google.it/books?id=M-9CAAAAcAAJ&pg=PA318&dq=Charles+Burney+Faustina+Bordoni&hl=it&ei=tCR7TsHVCqWa1AWVwsCjAw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=3&sqi=2&ved=0CDcQ6AEwAg#v=onepage&q&f=false books.google]).</ref> Un discorso analogo può essere fatto, ad esempio, per la ''musa'' di [[Antonio Vivaldi|Vivaldi]], [[Anna Girò|''Annina'' Girò]], la quale, a suo tempo costantemente classificata come contralto, viene oggi descritta come mezzosoprano, fra l'altro un po' deboluccio, da Reinhard Strohm.<ref>"Slightly feeble mezzosoprano voice", in ''The Operas of Antonio Vivaldi'', Firenze, [[Leo S. Olschki|Olschki]], 2008, I, p. 55. ISBN 978-88-222-5682-9.</ref> O, ancora, passando alla seconda metà del secolo, per "[[Dorotea Bussani]], non di rado indicata come contralto, ma di fatto mezzosoprano, come dimostrano anche le parti composte per lei da [[Wolfgang Amadeus Mozart|Mozart]] (Cherubino delle ''[[Le nozze di Figaro|Nozze di Figaro]]'', Despina di ''[[Così fan tutte]]'')",<ref name="Caruselli"/> e poi per la diva [[Napoleone Bonaparte|napoleonica]] [[Giuseppina Grassini]], anch'ella definita di regola contralto, ma trattata musicalmente da mezzosoprano in molte delle grandi parti serie per lei composte da [[Domenico Cimarosa|Cimarosa]], [[Sebastiano Nasolini|Nasolini]] e [[Nicola Antonio Zingarelli|Zingarelli]].<ref name="Caruselli2"/> Nella seconda metà del secolo, del resto, «ebbe inizio, tra i sopranisti e i soprani, una frenetica corsa ai sopracuti e anche i contralti e i [[Tenore|tenori]] cercarono di adeguarsi. Così, come scriveva Metastasio, nel [[1770]], a Saverio Mattei, voci leggere e schiarite si sostituirono a quelle ferme, robuste e sonore d'un tempo, con grave danno per l'espressività»,<ref name="Requiem"/> e non fa quindi meraviglia che, se non mancarono ovviamente contralti di una certa rinomanza, si trattasse di interpreti "di livello non eccezionale".<ref name="Caruselli"/>
 
[[File:Mademoiselle Maupin de l'Opéra (Julie d'Aubigny).jpg|thumb|upright=0.7|[[Julie d'Aubigny|Mademoiselle Maupin]]<br> de l'Opéra<br>Collezione Michel Hennin - [[Biblioteca nazionale di Francia]]]]
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===Caratteri del contralto rossiniano===
[[File:Adelaide Malanotte.jpg|thumb|Stampa di Giovanni Antonio Sasso<br>(Archivi di Teatro Napoli] -Collezione Ragni: interpreti e compositori)]]
L'estensione tipica del contralto dei primi anni dell'Ottocento, soprattutto nella sua versione rossiniana, fatte salve le eccezioni del caso, "coincide con il tratto SOLsol<sub>2</sub>-SIsi<sub>4</sub>. [...] Al SIsi<sub>4</sub> il contralto sale esclusivamente nel canto vocalizzato (per lo più nelle volate), mentre nel canto sillabico, non oltrepassa, di solito, il FAfa<sub>4</sub> o il SOLsol<sub>4</sub>. La tessitura, sempre nel canto sillabico, gravita in gran parte sul tratto DOdo<sub>3</sub>-DOdo<sub>4</sub>".<ref name="Storia161"/>
 
Nel genere virtuosistico il contralto venne del tutto assimilato al soprano, dal punto di vista delle difficoltà e dell'articolazione dei passi di agilità.
 
{{Citazione|Il virtuosismo della scrittura rossiniana per il contralto si esplica mediante l'adozione di tutte le forme melismatiche allora note, comprese le lunghe e complesse volate o ''roulades'' che portano fulmineamente la voce, in ascesa, anche al SIsi<sub>4</sub> e, nel ritorno, al SOLsol<sub>2</sub>. Di massima sono evitate le formule più tipiche delle voci acute (come i picchettati e le scale ascendenti cromatiche), mentre compaiono schemi virtuosistici più adatti alle voci gravi, come i grandi sbalzi in discesa da una nota acuta a una grave e, in qualche caso, l'agilità martellata, in cui ogni nota è fortemente accentata. Nella vocalità spianata, invece, Rossini mette a partito soprattutto la pateticità alla quale poteva giungere, specie nella zona centrale, una voce sonora e vellutata.<ref name="Caruselli"/>}}
 
===I grandi contralti dell'Ottocento===
[[File:Rosmunda Pisaroni by Giovanni Antonio Sasso.jpg|thumb|left|[[Rosmunda Pisaroni]]<br>Incisione a retino di [[Giovanni Antonio Sasso]]<br>(''[[New York Public Library]]'')]]
Come di consueto, se fiorirono cantanti sicuramente individuabili come autentici contralti, furono numerosi i mezzosoprani che si esibirono nel repertorio delle prime, o che crearono loro stesse dei ruoli importanti tipologicamente ascrivibili al contralto. Così, non vengono tradizionalmente considerati contralti autentici né [[Adelaide Comelli]], prima interprete della parte di Calbo nel ''[[Maometto II (opera)|Maometto II]]'',<ref>Non è forse un caso che la grande aria di Calbo "Non temer d'un basso affetto" ripresa nell{{'}}''[[L'assedio di Corinto|Assedio di Corinto]]''-''pastiche'', realizzato da [[Thomas Schippers]] negli anni sessanta del Novecento, fosse abbassata di un [[semitono]] (Michael Aspinall, ''La Scala, caro nome...'', «L'Opera. Speciale Scala», suppl. al n. 124, dic. 1998; citata in [http://www.reocities.com/Vienna/Choir/6197/sch_assedio.html?msg=thank%20you%20for%20tagging%20this%20page!%20Tags%20will%20be%20used%20to%20group%20content%20and%20get%20rid%20of%20spam ''ReoCities''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131213140842/http://www.reocities.com/Vienna/Choir/6197/sch_assedio.html?msg=thank%20you%20for%20tagging%20this%20page!%20Tags%20will%20be%20used%20to%20group%20content%20and%20get%20rid%20of%20spam|data=13 dicembre 2013}}).</ref>, né [[Giuditta Grisi]], primo Romeo belliniano; né, per la stessa corrente di idee, erano contralti autentici [[Giuditta Pasta]], interprete abituale della ''[[La Cenerentola|Cenerentola]]'' o del ''[[Tancredi (opera)|Tancredi]]'' (nei ruoli titolari), o [[Maria Malibran]] quando vestiva i panni di [[Il barbiere di Siviglia (Rossini)|Rosina]], [[Semiramide (Rossini)|Arsace]] o addirittura [[Otello (Rossini)|Otello]].<ref>Tutte queste cantanti (ad eccezione di Giuditta Pasta, definita "soprano") vengono ad esempio classificate come mezzosoprani dai vari redattori del ''New Grove Dictionary of Opera'' (''ad nomina''). Secondo Marco Beghelli e Raffaele Talmelli, invece, si sarebbe trattato piuttosto, in tutti i casi, di "contralti sopranili" o, per dirla con Piero Mioli, di "soprani-contralti", e cioè di un tipo di cantanti ''all'antica'', che sopravvisse per tutto l'Ottocento (e anche oltre). Dotate di eccezionali estensioni vocali (fino a tre [[Ottava (musica)|ottave]]), i "contralti sopranili" si caratterizzavano per la bipolarità timbrica della loro emissione, che consisteva nella capacità di affrontare con possenti registri di petto le note basse del contralto, ma contemporaneamente di emettere anche i suoni più acuti della gamma «senza però l'adeguata "copertura" (cioè iscurimento e potenziamento) che la tecnica e lo stile odierni impongono, accontentandosi di acuti chiari e sottili», da soprano di coloratura (''Ermafrodite armoniche'', p. 41). È chiaro poi che alcune di queste cantanti si orientarono principalmente verso un repertorio più marcatamente sopranile ([[Isabella Colbran|Colbran]] e Pasta, ad esempio), molte altre (dall'Alboni fino a [[Guerrina Fabbri]]) rimasero più ancorate al loro registro contraltile di base.</ref> La nuova leva di contralti fu aperta da [[Elisabetta Gafforini]], "la più illustre rappresentante dei contralti di genere giocoso per tutto il periodo che precede l'affermazione di Rossini",<ref name="Caruselli"/> alla quale seguirono nello stesso genere [[Geltrude Righetti Giorgi]] e [[Marietta Marcolini|Maria Marcolini]].<ref name="Requiem"/> La prima fu la creatrice dei due ruoli rossiniani rimasti maggiormente in repertorio, [[Il barbiere di Siviglia (Rossini)|Rosina]] e Cenerentola, il primo per decenni eseguito da [[Soprano di coloratura|soprani di coloratura]], secondo una prassi avversata al suo sorgere dalla stessa Righetti Giorgi. La seconda, oltre alle parti di primadonna buffa nell{{'}}''[[L'equivoco stravagante|Equivoco stravagante]]'', ''[[La pietra del paragone]]'' e ''[[L'italiana in Algeri]]'', interpretò anche personaggi in ''travesti'' nelle opere serie giovanili del compositore di Pesaro. Si trattava in entrambi i casi di contralti non particolarmente profondi. La tessitura delle parti composte per la Righetti Giorgi, che pure era in possesso di un'estensione compresa addirittura tra il FAfa<sub>2</sub> e il SIsi[[File:flat.svg]]<sub>4</sub>,<ref>[[Bruno Cagli]], ''Righetti, Geltrude'', in Stanley Sadie, ''op. cit.'', I, p. 1325.</ref> è molto elevata, da "contralto acuto (''mezzo contralto'' o ''contraltino'') con diversi caratteri del mezzosoprano. A tessiture di contralto puro, ma non profondissimo, appartengono invece le parti composte per Marietta Marcolini",<ref name="Caruselli"/> con l'eccezione, per la verità, del ruolo di Ernestina nell{{'}}''Equivoco stravagante'', quello interpretato al suo primo incontro con Rossini, la cui scrittura "è molto acuta per un contralto, quasi da soprano". Attrice molto briosa e prestante, "vocalista rifinita e dotata di grande agilità, ebbe anche un timbro di rara dolcezza. Nel repertorio giocoso il suo grande personaggio fu Isabella dell{{'}}''Italiana in Algeri'', in quello serio Ariodante della ''Ginevra di Scozia'' di Mayr".<ref name="Requiem"/>
 
Parti più gravi, come tessitura, "e, in un certo senso, più epicheggianti",<ref name="Caruselli"/> furono composte da Rossini, in inizio di carriera, per [[Adelaide Malanotte]], veronese, prima interprete di ''Tancredi'', apprezzata da [[Ferdinand Hérold]] "per lo stile, il gusto e la perfetta intonazione",<ref>Meno, in verità, per il suo timbro di voce (Elisabeth Forbes, ''Malanotte, Adelaide'', in Stanley Sadie, ''op. cit.'', III, p. 163).</ref> nonché, poco prima di partire dall'Italia, per Rosa Mariani, creatrice del ruolo di Arsace nella ''[[Semiramide (Rossini)|Semiramide]]'', che per questa parte sarebbe passata alla storia, divenendone in un certo senso ''specialista'' e portandola anche al [[His Majesty's Theatre|King's Theatre]] di [[Londra]] nel [[1832]].<ref>Elisabeth Forbes, ''Mariani, Luciano'', in Stanley Sadie, ''op. cit.'', III, p. 213. Secondo Lord Mount-Edgcumbe, la Mariani rivaleggiava con la Pisaroni «in voce, canto e bruttezza, come lei interpretando solo personaggi maschili. Nelle due prime qualità le era sicuramente inferiore, nella terza risultava difficile da stabilire a chi si dovesse dare la palma» (The Earl of Mount-Edgcumbe, ''Musical reminiscences, containing an account of the Italian opera in England from 1773'', quarta edizione, Londra/Richmond, Andrews/Wall, 1834, p. 209; accessibile gratuitamente ''on-line'' in [http://books.google.it/books?id=hoZMAAAAMAAJ&printsec=frontcover&dq=Mount-Edgcumbe+Musical+reminiscences:+containing+an+account+of+the+Italian+opera+in+England&hl=it&sa=X&ei=NetET93hC8Gi-gb17JWfAg&ved=0CEYQ6AEwAw#v=onepage&q&f=false ''books.google'']).</ref> La principale esecutrice di questo tipo di parti fu comunque [[Rosmunda Pisaroni]], probabilmente il più grande contralto rossiniano del periodo della piena attività del pesarese come operista. La Pisaroni aveva esordito come soprano, "ma nel 1816, sembra per consiglio di Rossini, si mutò in contralto. [...] Ebbe una voce piena, sonora, potente, molto estesa in basso, tanto che, nel sestetto «Oppressa, smarrita» del I atto di ''[[Ricciardo e Zoraide]]'', Rossini assegnò [al personaggio da lei interpretato] addirittura un mi bemolle sotto il rigo.<ref>La nota più bassa mai richiesta da Rossini a un contralto (Celletti, ''Storia'', p. 161).</ref> Era anche molto versata nelle agilità e variava con molto gusto. Ma la sua dote più tipica fu un fraseggio maestoso, ampio, ridondante.<ref>La Pisaroni fu tra l'altro abbastanza estranea al repertorio comico, che si limitò sostanzialmente, nel suo caso, ad Isabella de ''L'italiana in Algeri'' e a Fidalma de ''[[Il matrimonio segreto]]''.</ref> Fu probabilmente il miglior Malcolm e il miglior Arsace del suo tempo. [...] La Pisaroni amava spingersi fino agli estremi acuti, ma come notò Castil-Blaze<ref>François-Henri-Joseph Castil-Blaze, critico e librettista francese.</ref> in ''Théâtres Lyriques de Paris'', in alto il suono era sottile e chiaro. Aveva due voci: di uomo in basso e di gattina in alto".<ref>Celletti, ''La grana'', capitolo: ''Requiem per il contralto'', pp. 236 e segg. La descrizione che Celletti riporta delle caratteristiche vocali 'doppie' della Pisaroni, corrisponde in pieno a quella "bipolarità timbrica" che, secondo Beghelli e Talmelli, caratterizzò il fenomeno ottocentesco del "contralto sopranile" a cui si è già fatto in precedenza riferimento (''Ermafrodite armoniche'', passim).</ref>
 
Le opere che Rossini compose (o rielaborò) in Francia dopo la sua partenza dall'Italia nel [[1823]] non contengono parti rilevanti per contralto, in adesione al tradizionale disinteresse locale per questo tipo di voce,<ref>Lo stesso ruolo in ''travesti'' di Isolier nel ''[[Il Conte Ory|Conte Ory]]'' è l'unica grande parte per mezzosoprano composta da Rossini (Celletti, ''Storia'', pp. 161-162).</ref> ma i suoi lavori italiani continuarono ad essere eseguiti sui palcoscenici lirici internazionali per diversi decenni, salvo poi gradualmente scomparire del tutto (con qualche eccezione, come, ''in primis'', ''[[Il barbiere di Siviglia (Rossini)|Il barbiere di Siviglia]]''): ancora nel [[1880]], comunque, la sua ''Semiramide'' fu ad esempio scelta per l'inaugurazione del maggior teatro lirico di Roma, il [[Teatro dell'Opera di Roma|Teatro Costanzi]]. In tale situazione, furono ancora numerosi i grandi contralti che si affermarono su quegli stessi palcoscenici. [[Marietta Brambilla]] fu probabilmente la prima in ordine cronologico: nata a [[Cassano d'Adda]], figlia maggiore in una famiglia straordinaria di cantanti liriche,<ref>La sorella minore [[Teresa Brambilla|Teresa]], soprano, fu la prima interprete del personaggio di Gilda nel [[Rigoletto]] di [[Giuseppe Verdi|Verdi]], l'altra sorella Giuseppina fu un contralto di una certa fama internazionale negli anni quaranta, la nipote [[Teresina Brambilla|Teresina]] è rimasta famosa come anticipatrice del tipo del soprano drammatico affermatosi con il [[Verismo (musica)|verismo]] e come moglie di [[Amilcare Ponchielli]] (Elisabeth Forbes, ''Brambilla'', in Stanley Sadie, ''op. cit.'', I, p. 581; Caruselli, ''ad nomina'', I, p. 183).</ref> dotata di un'estensione autenticamente contraltile compresa tra il SOLsol<sub>2</sub> e il SOLsol<sub>4</sub>, divenne una specialista dei ruoli in ''travesti'' e fu la prima interprete (oltre che di Paolo nella ''Francesca da Rimini'' di [[Pietro Generali (compositore)|Pietro Generali]], nel [[1828]]) di Maffio Orsini nella ''[[Lucrezia Borgia (opera)|Lucrezia Borgia]]'' (1833) e di Pierotto nella ''[[Linda di Chamounix]]'' ([[1842]]) di Donizetti.<ref>Elisabeth Forbes, ''Brambilla, (1) Marietta Brambilla'', in Stanley Sadie, ''op. cit.'', I, p. 581.</ref> Più avanti, nella seconda metà del secolo, sarebbero, tra le altre, emerse ancora, in ordine cronologico: [[Barbara Marchisio]] rimasta famosa per la coppia indissolubile che formò con la sorella Carlotta, soprano, a cui Rossini stesso fece in tempo ad affidare i due ruoli solistici femminili nella prima esecuzione privata della ''[[Petite messe solennelle]]''; [[Marietta Biancolini]], prima interprete della parte di Laura Adorno nella ''[[La Gioconda|Gioconda]]'' di [[Amilcare Ponchielli|Ponchielli]]; [[Guerrina Fabbri]], della quale ci sono pervenute registrazioni fonografiche di grandi brani rossiniani (''Semiramide'', ''Italiana'' e ''Barbiere''), belliniani (''Capuleti'') e donizettiani (''Lucrezia Borgia''), oltre che dell'aria "Figlio mio", dal ''[[Il profeta (opera)|Profeta]]'' di [[Giacomo Meyerbeer|Meyerbeer]], dalle quali, "ad onta delle inevitabili imperfezioni dovute al sistema di registrazione, ... è possibile farsi un'idea della fenomenale ampiezza dei bassi, e inoltre si percepisce un'immagine, sia pure riflessa, della vocalizzazione della scuola rossiniana".<ref>Rodolfo Celletti, ''Fabbri, Guerrina'', in ''Le grandi voci. Dizionario critico-biografico dei cantanti. Con discografia operistica'' (Direttore: Rodolfo Celletti), Roma, Istituto per la Collaborazione Culturale, 1964 (ristampa anastatica: Milano, Garzanti, 2001, p. 261).</ref> La Fabbri fu caldamente proposta a [[Giuseppe Verdi|Verdi]], da [[Arrigo Boito|Boito]] e [[Giulio Ricordi|Ricordi]], come la Quickly ideale per il ''[[Falstaff (Verdi)|Falstaff]]'' durante la fase di gestazione dell'opera, ma il compositore bussetano non ne volle sapere, perché gli appariva appunto troppo ''rossiniana''. Esclusa così dalla prima esecuzione assoluta dell'ultimo melodramma verdiano ([[1893]]), la Fabbri si rifece diventando, sotto la bacchetta di [[Arturo Toscanini|Toscanini]], l'interprete fissa del personaggio in tutte le riprese scaligere fino al [[1913]].<ref>Beghelli/Talmelli, pp. 29-30</ref>
[[File:Disderi, Adolphe Eugène (1810-1890) - Alboni, Marietta (1826-1894), contralto 2.jpg|thumb|upright=1.4|[[Marietta Alboni]]<br> ''carte de visite'' di [[André Adolphe Eugène Disdéri]]]] [[File:Manoscritto Alboni.jpg|thumb|left|Nota manoscritta di Marietta Alboni sull'arte di Rossini<br>Il testo in [[Lingua francese|francese]] recita:<br>«L'Arte del canto se ne va e ritornerà soltanto con l'unica autentica Musica dell'avvenire: Quella di Rossini. Parigi, 8 febbraio 1881»<br>(segue la firma)<ref>L'acutezza del giudizio dell'anziana cantante, del resto interprete entusiasta di quella ''Petite Messe Solennelle'' che è stata spesso considerata come l'opera più avveniristica di Rossini, non può che colpire: a distanza di circa un secolo della redazione della nota, mentre gran parte della musica di tanti contemporanei era (e continua ad essere) caduta sostanzialmente nel dimenticatoio, si è invece iniziata quella clamorosa [[Gioachino Rossini#La Rossini-renaissance|''renaissance'']] che ha riportato a nuova vita la musica rossiniana, giustificandone la definizione di "musica dell'avvenire", e che ha dato luogo ad una rifioritura di interpreti di quel [[belcanto]] di cui l'Alboni lamentava appunto il tramonto.</ref>]]
Prima delle cantanti nominate da ultimo, però, a cavallo della metà dell'Ottocento, era apparso sui palcoscenici europei (e non solo) "il più famoso contralto del secolo": [[Marietta Alboni]]. "Estesissima anche in alto, era un autentico contralto dal fa sotto il rigo<ref>In effetti, secondo la testimonianza della stessa cantante (di cui non c'è motivo di dubitare), il fa basso veniva talvolta da lei raggiunto, ma esclusivamente durante gli esercizi, così come il re e il mi[[File:flat.svg]] acuto: "in pubblico non mi sono che permesso il sol basso e il do acuto" (Pougin, 2001, p. 96).</ref> al sol acuto, quindi fino al do sovracuto era un eccellente soprano." Questo le permise di interpretare, oltre ai grandi ruoli, contraltili e mezzosopranili, rossiniani, verdiani, donizettiani, e a [[Il profeta (opera)|Fidès]] di Meyerbeer, anche parti come Amina della ''[[La sonnambula|Sonnambula]]'' o Maria della ''[[La figlia del reggimento|Figlia del reggimento]]''. D'altro canto, però, "nel [[1847]], al [[Royal Opera House|Covent Garden]] di Londra eseguì una parte di [[baritono]], Don Carlo dell{{'}}''[[Ernani]]''. Su questo fenomeno vocale si scrisse moltissimo, specialmente in Francia. Il timbro era vellutato e dolcissimo, l'emissione eccezionalmente spontanea e la vocalizzazione fluida, spigliata, veloce e fantasmagorica come quella dei maggiori soprani d'agilità. Come interprete emergeva nel canto affettuoso, tenero, «volottuosamente lamentoso»."<ref name="Requiem"/> La sua vita e la sua carriera si svolsero a contatto e all'ombra di Rossini, dal provino che ella fece, tredicenne, di fronte al grande maestro pesarese, allora consulente del [[Conservatorio Giovanni Battista Martini|Liceo Musicale]] di Bologna, al fine di essere ammessa alla scuola,<ref>Secondo il racconto fattone dall'Alboni, il primo impatto parve disastroso: Rossini, all'epoca nervoso e depresso, cacciò la bimba dicendo che urlava come una vinaia, ma, dopo lo scatto, procurato probabilmente dalla imperizia della piccola nella gestione della voce, confessò alla "[[Olympe Pélissier|signorina Pélissier]]" (allora sua convivente, e poi futura moglie) che aveva "udito or ora la più bella voce di contralto che [avesse] mai sentito nella [sua] vita", e la fece ovviamente ammettere, con un trattamento didattico particolare, nella scuola. Del resto Rossini non fu mai prodigo di aperti elogi sul canto dell'Alboni, che però ebbe modo di ricordare: "A dire il vero Rossini, anche nei giorni della sua vecchiaia non ha mai fatto complimenti sul mio canto. Ma egli mi ha sempre mostrato il più grande rispetto ed io non avevo bisogno dei suoi elogi per sapere quale fosse il suo giudizio su di me [...] E molto più tardi, a Parigi, quando egli dava le sue serate alla ''Chaussée d'Antin'', ... egli non concedeva ad alcuno, quando cantavo alla sua presenza, di accompagnarmi al piano, e quando glielo facevo notare egli rispondeva vivacemente: «Io accompagno solo l'Alboni». Ecco come egli mostrava la sua deferenza nei confronti della sua antica allieva del Liceo" (Pougin, pp.23-25).</ref> alla prima scrittura procuratale dalle entrature dello stesso per darle i mezzi per terminare gli studi, al rapporto amicale che li legherà durante il lungo soggiorno parigino di entrambi, alla commovente devozione che la cantante dimostrerà nei confronti del maestro dopo la sua scomparsa. Già fuori dalle scene da diversi anni per motivi di ordine familiare, in occasione della cerimonia funebre di Rossini<ref>La salma, fra l'altro, venne provvisoriamente tumulata nella tomba di famiglia dell'Alboni (Pougin, p. 110, nota 66).</ref> l'Alboni volle partecipare attivamente alla commemorazione nella [[Chiesa della Sainte-Trinité|Chiesa della Trinità]] a Parigi, eseguendo tra l'altro, in coppia con [[Adelina Patti]], una strofa del ''[[Dies irae]]'' (''Liber scriptus''), adattata alla musica del duetto dello ''[[Stabat Mater (Rossini)|Stabat mater]]'', ''Quis est homo'', e producendo un effetto straordinario. Non solo, ma accettò poi di portare in ''tournée'', quella ''Petite messe solennelle'' che Rossini le aveva confessato di aver orchestrato pensando alla sua voce e perché fosse lei ad interpretarla. E, quando nel 1887, si decise di traslare i resti mortali di Rossini in [[Basilica di Santa Croce|Santa Croce]] a Firenze, la sessantunenne pingue cantante, da decenni ormai stabilitasi a Parigi e divenuta una ricca e sedentaria signora, ma ancora in possesso di notevoli doti vocali, si armò di penna e calamaio e scrisse a Roma, al ministro degli esteri [[Carlo Felice Nicolis, conte di Robilant|Di Robilant]], per mettersi "a disposizione del Governo italiano, reclamando l'onore come italiana e come scolara dell'immortale Maestro, di cantare la messa (l'ultima composizione musicale di Rossini) nella mia cara e amata Patria, nel giorno in cui avrà luogo la cerimonia funebre". Il progetto generoso dell'Alboni non poté andare in porto, ed ella dovette limitarsi a presenziare in lacrime alla cerimonia di esumazione della salma nel [[cimitero di Père-Lachaise]]: l'inviato parigino della ''[[Il Fanfulla|Fanfulla]]'' di Roma annotò per il suo giornale che i fotografi avevano "fissato nello stesso obiettivo quella che fu la più grande esecutrice della ''Cenerentola'' e della ''Semiramide'' e ciò che resta di colui che scrisse questi capolavori",<ref>Pougin, ''passim''.</ref> così quasi plasticamente rappresentando l'esaurimento della vicenda storica del contralto ottocentesco.
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===Strumenti musicali===
In una famiglia strumentale, il termine distingue il taglio di strumento la cui estensione è simile a quella del registro di contralto vocale (ad es. [[sassofono contralto]] e {{cnSenza fonte|[[corno francese]]}}) o che si trova compreso tra il taglio di [[soprano]] e quello di [[tenore]] della rispettiva famiglia (ad es. [[flauto dolce#Tipi di flauto dolce|flauto dolce contralto]], [[Trombone#Trombone contralto|trombone contralto]] e [[flicorno contralto]]). Talvolta la nomenclatura degli strumenti contralti differisce da questo schema per motivi storici: si veda ad esempio la [[viola (strumento musicale)|viola]] (contralto/tenore della famiglia degli [[archi (musica)|archi]]), il [[corno inglese]] (contralto dell'[[oboe]]) o il [[corno di bassetto]] (molto simile al [[clarinetto#La famiglia|clarinetto contralto]]).
 
== Note ==