Farnetta: differenze tra le versioni
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== Origini del nome ==
''Farnetta'' deriva molto probabilmente dal nome di un tipo di albero molto comune nei boschi delle limitrofe campagne: ''[[Quercus frainetto]]''. La denominazione di Frainetto fu un errore ortografico fatto al momento della classificazione botanica nel Settecento: il nome corretto doveva essere proprio ''farnetto''. Questo albero dalle grandi foglie, nettamente più grandi rispetto al cerro e alla roverella, ottimo legno da costruzione, è facilmente identificabile nei boschi di Farnetta e nei percorsi naturalistici che li attraversano <ref> Nel contesto botanico, il termine "frainetto" rappresenta un errore tipografico nel nome scientifico della quercia Quercus frainetto, che in realtà avrebbe dovuto essere Quercus farnetto, in linea con il nome comune italiano. Questo errore fu introdotto dal botanico Michele Tenore nel 1813 durante la classificazione della specie. Pertanto, "frainetto" è un nome improprio nato da una svista tipografica, mentre "farnetto" è la denominazione corretta e più appropriata.</ref>.
Un'altra ipotesi sulla provenienza del toponimo Farnetta viene riportata da Pietro Stefanucci che nella sua ''Della descrizione di tutti li castelli, villaggi del territorio e diocesi di Todi fatta dal nobil uomo Pietro figlio di Pirro Stefanucci antiquario di detta Città'' scrive: "Farnetta, [[Castello]]. È probabile che avesse origine da qualche persona della gente Fannia, detta poi corrottamente dal volgo Farnia in tempo della Colonia".
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=== La Macchia di Farnetta ===
Fin dal medioevo, gli abitanti di Farnetta (''Communitas Castri Farnectae'') possedevano vasti appezzamenti di bosco in proprietà collettiva. Il 17 ottobre [[1828]] la "macchia di Farnetta", delle dimensioni di circa 93,50 ettari, fu concessa su rogito di Vincenzo Petti in [[enfiteusi]] perpetua al Comune di Montecastrilli, su autorizzazione della Congregazione del Buon Governo di [[Roma]], che nel frattempo ne era giunta in possesso, dietro il pagamento di un canone annuo di 8 scudi romani.
La proprietà di questi terreni passò successivamente dalla Congregazione del Buon Governo ai Carmelitani Scalzi di Roma. Il Comune di Montecastrilli vendette, nel [[1858]], tale enfiteusi perpetua a Pasquale Fratini, dietro pagamento di un canone di 10 scudi romani annui, che successivamente fu di nuovo venduta dallo stesso Fratini (subenfiteusi).
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=== Il Quercus frainetto ===
[[File:farnetto.jpg|thumb|Foglie di farnetto.|250px|left]][[File:florenzo.jpg|thumb|La chiesa di San Lorenzo.|250px|left]]Questo tipo di [[quercia]] è molto diffuso nei boschi di Farnetta (Bosco dei Castagni, Tavoleto, Sodaretti, Strepponi), ma di esso non v'è traccia negli altri luoghi umbri. Evidentemente, già in antico qualcuno aveva notato la presenza del ''[[Quercus frainetto]]'' che si distingue dal più diffuso ''[[Quercus cerris]]'' (il cerro), per il colore chiaro della corteccia, il fusto irregolare e contorto, l'accrescimento lento. Doveva essere sicuramente nota anche la maggiore durabilità che il legno di ''Quercus frainetto'' presenta nell'utilizzo, come [[materiale da costruzione]] per solai e coperture.▼
▲Questo tipo di [[quercia]] è molto diffuso nei boschi di Farnetta (Bosco dei Castagni, Tavoleto, Sodaretti, Strepponi), ma di esso non v'è traccia negli altri luoghi umbri. Evidentemente, già in antico qualcuno aveva notato la presenza del ''[[Quercus frainetto]]'' che si distingue dal più diffuso ''[[Quercus cerris]]'' (il cerro), per il colore chiaro della corteccia, il fusto irregolare e contorto, l'accrescimento lento. Doveva essere sicuramente nota anche la maggiore durabilità che il legno di ''Quercus frainetto'' presenta nell'utilizzo, come [[materiale da costruzione]] per solai e coperture.
La presenza nelle campagne di Farnetta di popolamenti quasi puri di ''Quercus frainetto'' in associazione talvolta con ''[[Quercus pubescens]]'' e ''[[Sorbus domestica]]'' è di notevole interesse. Il ''Quercus frainetto'' non è un albero raro o in via di estinzione: tuttavia l'areale del farnetto non si spinge più a nord del Lazio. La specie, diffusa nei climi caldi, è presente solo in Italia meridionale.
== Monumenti e luoghi d'interesse ==
* Chiesa di [[San Lorenzo]] ([[X secolo]]).Risale al X secolo ed è posta nella antica parrocchia di Farnetta, da cui dista circa 2,5 km; San Lorenzo era (ed è) al centro di un grande tenimento agricolo di circa 50 ettari di proprietà della parrocchia di Farnetta (ora Istituto di Sostentamento del Clero di Todi) che per secoli ha reso la parrocchia di Farnetta ricca e ambita. La chiesa è situata lungo un importante diverticolo romano della [[Via Amerina]] che collegava [[Roma]] con [[Amelia (Italia)|Amelia]], [[Todi]] ed il nord. Questo percorso assunse una significativa rilevanza in epoca alto-medioevale a seguito del controllo longobardo della vicina [[Via Flaminia]]. La chiesa, di piccole dimensioni, è costruita con blocchi di pietra, di diversa grandezza, di reimpiego romani. In facciata, alcuni blocchi presentano pregevoli decorazioni floreali. Una cornice in pietra corre lungo entrambe le pareti laterali e per un breve tratto piega anche verso la facciata; probabilmente su essa si innesta la volta a botte della copertura interna. L'interno è a navata unica con volta a botte, preceduta da un piccolo atrio anch'esso voltato a botte, dove si notano tracce di antichi affreschi. Il passaggio tra l'atrio e la navata avviene attraverso un varco sovrastato da un arco a tutto sesto, definito da una decorazione di mattoncini posizionati a dente di sega. La zona del presbiterio (rivolta verso est), rialzata con due gradini, ospita l'altare a cippo, che ha un'iscrizione risalente all'anno Mille. L'abside è di forma semicircolare ed ha un semicatino superiore. La parete interna, opposta a quella dell'altare, presenta degli affreschi (XV secolo) ancora in buono stato. Le pareti laterali, oltre ad avere tracce di affreschi, sono caratterizzate da cornici di pietra di varie forme, poste ad altezza diversa. Nell'intonaco sono inoltre visibili segni di aperture rimaneggiate nel tempo. La casa colonica limitrofa, che un tempo inglobava parte della chiesa, è attualmente in rovina.▼
* Palazzo Nevi ([[XVIII secolo]]), con l'annessa ''cappella gentilizia''.▼
* Chiesa di [[San Nicola di Bari|San Nicolò]] (XV secolo-XIX secolo), artisticamente illuminata di notte. La chiesa di S. Nicolò di Farnetta è più recente rispetto a quella di S. Silvestro ed è stata eretta dopo il 1467. Nella nuova chiesa di S. Nicolò fu trasportata un'immagine di San Silvestro, che vi rimase fino al XVIII secolo. Per tutto il XV, XVI e XVII secolo la chiesa di Farnetta era riportata sotto il titolo di San Silvestro e San Nicolò.<ref>Chiese moderne ed introdotte dopo il 1467: S. Nicolò a Farnetta. Si pone questa chiesa lasciata addietro tra l'altre chiese (le chiese moderne sono riportate nell'ultimo capitolo del libro) della quale nella visita apostolica si trova Rettore-Parroco Bartoluccio di Antonio da Viepri (G. B. Alvi, 1546).</ref> In chiesa, alla parete destra, è una tela con l{{'}}''Ultima Cena'' di [[Andrea Polinori]].<ref>Liliana Barroero, ''Andrea Polinori, Presentazione di Maria al tempio'', in Liliana Barroero, Vittorio Casale, Giorgio Falcidia, Fiorella Pansecchi, Giovanna Sapori e Bruno Toscano (a cura di), ''Pittura del Seicento. Ricerche in Umbria'', catalogo di mostra, Venezia, 1989, pag. 195.</ref>
▲* Palazzo Nevi (
* Cappella di [[santa Lucia]] (XVIII secolo), piccola cappella seicentesca appena fuori il castello, con un bel dipinto ad olio antico, recentemente restaurata.
▲La chiesa è situata lungo un importante diverticolo romano della [[Via Amerina]] che collegava [[Roma]] con [[Amelia (Italia)|Amelia]], [[Todi]] ed il nord. Questo percorso assunse una significativa rilevanza in epoca alto-medioevale a seguito del controllo longobardo della vicina [[Via Flaminia]]. La chiesa, di piccole dimensioni, è costruita con blocchi di pietra, di diversa grandezza, di reimpiego romani. In facciata, alcuni blocchi presentano pregevoli decorazioni floreali. Una cornice in pietra corre lungo entrambe le pareti laterali e per un breve tratto piega anche verso la facciata; probabilmente su essa si innesta la volta a botte della copertura interna. L'interno è a navata unica con volta a botte, preceduta da un piccolo atrio anch'esso voltato a botte, dove si notano tracce di antichi affreschi. Il passaggio tra l'atrio e la navata avviene attraverso un varco sovrastato da un arco a tutto sesto, definito da una decorazione di mattoncini posizionati a dente di sega. La zona del presbiterio (rivolta verso est), rialzata con due gradini, ospita l'altare a cippo, che ha un'iscrizione risalente all'anno Mille. L'abside è di forma semicircolare ed ha un semicatino superiore. La parete interna, opposta a quella dell'altare, presenta degli affreschi (XV secolo) ancora in buono stato. Le pareti laterali, oltre ad avere tracce di affreschi, sono caratterizzate da cornici di pietra di varie forme, poste ad altezza diversa. Nell'intonaco sono inoltre visibili segni di aperture rimaneggiate nel tempo. La casa colonica limitrofa, che un tempo inglobava parte della chiesa, è attualmente in rovina.
* Torre di avvistamento della Palombara: antica torre del XVI secolo, oggi in stato di abbandono appena fuori il castello di Farnetta per controllare le vie di comunicazione tra Todi e Amelia. Trasformata in colonia agricola nel settecento.
* Mura medioevali del Castello di Farnetta, costruite nel quattrocento, con 2 torrioni medioevali, di cui uno trasformato in campanile.
=== Antica chiesa di San Silvestro ===
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=== Foresta fossile di Dunarobba ===
Su un terreno un tempo di proprietà della famiglia Nevi a 3 km da Farnetta sono venuti alla luce a seguito dell'asportazione dell'argilla del terreno per la produzione di laterizi enormi tronchi fossili di lignite databili tra i due i tre milioni di anni fa. La cosiddetta foresta fossile di [[Dunarobba]] rappresenta un esempio unico di una foresta pietrificata con i tronchi ancora posti parzialmente in verticale. I numerosi tronchi fossili, tutti monospecifici, sono stati classificati come ''Taxodioxylon gypsaceum'' (Biondi & Brugiapaglia 1991). Questa specie, secondo i due studiosi, presenta caratteristiche anatomiche molto simili all'attuale ''Sequoia sempervirens''.
== Feste popolari ==
A Farnetta storicamente si celebrava la festa della [[Maria (madre di Gesù)|Madonna]] del Divino Amore, celebrata nella ultima domenica di Agosto. A partire dagli anni sessanta del XX secolo, su iniziativa dal parroco di allora don
== Area protetta ==
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Il primo censimento relativo al territorio di Farnetta è datato 1292 e riporta che a Farnetta vi erano 96 fuochi (ogni fuoco corrisponde a circa 4 persone). Tra quattrocento e cinquecento, presumibilmente a seguito delle epidemie di peste, la popolazione diminuì drasticamente fino a raggiungere i 13 fuochi nel 1552 (circa 62 persone). Da allora la popolazione residente è in aumento, soprattutto a partire dal Seicento quando la [[mezzadria]] cominciò a diffondersi nel centro Italia, determinando un sostanziale miglioramento delle condizioni di vita della classe popolare. C'è inoltre da tener presente una significativa presenza di turisti nel corso delle stagioni calde ospitati nelle numerose attività agrituristiche presenti a Farnetta.
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!Anno
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== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
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* Covino, R., (1999), ''Dal decentramento all'autonomia: la provincia di Terni dal 1927 al 1997'', Umbriagraf, Terni.
* Contoli, L., Spada, F., (1974), ''Ricerche sulle Querce caducifiglie italiane: su alcune stazioni a Quercus Frainetto ten. in comune di Montecastrilli (Terni, Umbria)'', n. 147, Firenze, Istituto Botanico dell'Università, Webbia, 29: 81-86, 1974.
* Corradi, M. ''De Castro Farnectae'', Amazon (Kindle Publishing), ISBN 979-8341008366, 2025.
* Corradi, M. ''De Castro Farnectae: addedenda documentaria'', Amazon (Kindle Publishing), ISBN 979-8307514962, 2025.
== Altri progetti ==
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* {{Collegamenti esterni}}
{{portale|Umbria}}
[[Categoria:Frazioni di Montecastrilli]]
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