Lorenzo Lotto: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
 
(456 versioni intermedie di oltre 100 utenti non mostrate)
Riga 1:
[[File:Lotto-lorenzo-self-portrait-31862-p.jpg|upright=1.1|thumb|''Autoritratto'' (?) attribuito a Lotto,<ref>Vedi l'articolo del [https://www.museothyssen.org/en/collection/artists/lotto-lorenzo/self-portrait Museo Thyssen Bornemisza] (english)</ref> Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid]]
[[Immagine:Lorenzo Lotto 001.jpg|250px|thumb|right|''Allegoria del Vizio e della Virtù'', 1505, Washington, National Gallery]]
 
{{Bio
|Nome = Lorenzo
Riga 9 ⟶ 8:
|AnnoNascita = 1480
|LuogoMorte = Loreto
|LuogoMorteLink = Loreto (AN)
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte = [[1556]]/[[1557]]
|Attività = pittore
|Epoca = 1500
|Attività = pittore
|Nazionalità = italiano
}}
 
Fu tra i principali esponenti del [[Rinascimento veneziano]] del primo Cinquecento, sebbene la sua indole originale e [[anticonformista]] lo abbia portato presto a una sorta di emarginazione dal contesto lagunare, dominato da [[Tiziano Vecellio|Tiziano]]. Si spostò quindi molto, accendendo con il suo esempio le scuole di zone considerate periferiche rispetto ai grandi centri artistici, come [[Bergamo]] e le [[Marche]]. La sua vicenda umana fu spesso segnata da cocenti insuccessi e amare delusioni – in parte colmati dalla rivalutazione nella critica moderna – che fanno della sua figura un soggetto sofferto, introverso e umorale, di grande modernità<ref>{{cita libro|autore=Stefano Zuffi|titolo=Il Cinquecento|editore=Electa|città=Milano|anno= 2005|p=318|isbn= 88-370-3468-7}}</ref>.
{{quote|I quali ultimi anni della sua vita provò egli felicissimi e pieni di tranquillità d'animo e, che è più, gli fecero, per quello che si crede, far acquisto dei beni di vita eterna. Il che non gli sarebbe forse avenuto se fusse stato, nel fine della sua vita, oltre modo inviluppato nelle cose del mondo, le quali, come troppo gravi a chi pone in loro il suo fine, non lasciano mai levar la mente ai veri beni dell'altra vita et alla somma beatitudine e felicità.|[[Giorgio Vasari]], ''Vite de' più eccellenti pittori, scultori e architetti'', [[1568]]}}
 
== Biografia ==
[[File:Lorenzo Lotto - Allégorie de la Vertu et du Vice 1.JPG|upright=1.1|thumb|''[[Allegoria della Virtù e del Vizio]]'' (1505)]]
Trascorre l’infanzia e l’[[adolescenza]] a Venezia dove avviene la sua formazione artistica, allievo di [[Giovanni Bellini]] per alcuni, tra cui il [[Vasari]], per il quale il Lotto, «avendo imitato un tempo la maniera de' Bellini, s'appiccò poi a quella di Giorgione», ma per i più potrebbe essere stato allievo di [[Alvise Vivarini]], in considerazione della severa monumentalità delle sue prime opere.
La vita di Lorenzo Lotto è stata spesso segnata da un'inquietudine dovuta all'incapacità di cedere a compromessi in campo artistico o anche spirituale. Non cercò mai il facile successo e perciò si trovò ripetutamente in difficoltà economiche. Piuttosto che tradire i suoi ideali preferì una vita raminga in cerca di committenti che potessero capirlo ed apprezzarlo. Dopo un breve periodo in cui godette di una certa fama, fu dimenticato e, nella sua Venezia, persino schernito<ref name=BERE>Bernard Berenson - Lorenzo Lotto, Abscondita 2008.</ref>. Dopo secoli di oblio, la sua figura fu riscoperta alla fine dell'[[XIX secolo|Ottocento]] dal grande critico d'arte [[Bernard Berenson]] che ripercorse gli itinerari del peregrinare del Lotto svelando poco a poco un eccellente artista rinascimentale, che poi fece conoscere al grande pubblico. Di lui Berenson scrisse: "Per capire bene il Cinquecento, conoscere Lotto è importante quanto conoscere [[Tiziano]]"<ref name=BERE/>.
 
La ricostruzione delle vicende biografiche e artistiche di Lotto si basa su un discreto numero di lettere autografe, soprattutto legate al periodo bergamasco, sui testamenti e sul ''Libro di spese diverse'', cioè il suo registro personale di entrate e uscite, tenuto negli ultimi anni di vita. Inoltre molte opere sono datate e firmate<ref name=Z8>{{cita|Zuffi, 1992|p. 8}}.</ref>.
Tra il [[1503]] e il [[1504]] è documentato per la prima volta come pittore a [[Treviso]], dove esegue, nel 1505, il ''Ritratto del vescovo Bernardo de’ Rossi'', un protagonista della vita culturale cittadina. L’austera opera, al Museo napoletano di Capodimonte, di saldo impianto plastico e acuta definizione psicologica, denuncia la derivazione [[Antonello da Messina|antonelliana]] e dall'arte nordica, mostrando al contempo una personalità stilistica già formata. Un coperto, cioè un pannello protettivo del ritratto, è l'''Allegoria del Vizio e della Virtù'', ora nella National Gallery di [[Washington (distretto di Columbia)|Washington]].
 
=== La formazione a Venezia ===
[[Immagine: Lorenzo Lotto 042.jpg|thumb|left|220px|''Ritratto del vescovo Bernardo de' Rossi'', 1505, Napoli, Capodimonte]]
Lorenzo Lotto nacque a Venezia nel 1480<ref>L'informazione si evince dal testamento del 25 marzo [[1546]] in cui si dichiarava "de circha anni 66".</ref> da un Tommaso del quale non si conosce la professione<ref name=treccani>{{cita web|cognome= Cortesi Bosco|nome= Francesca|url= http://www.treccani.it/enciclopedia/lorenzo-lotto_%28Dizionario-Biografico%29/|titolo= LOTTO, Lorenzo|accesso= 6 luglio 2012|sito= Dizionario Biografico degli Italiani|editore= Treccani|volume= 66|anno= 2007}}</ref>. Trascorse nella città natale l'infanzia e l'[[adolescenza]]<ref name=Z8/>, ricevendovi la prima formazione artistica: il [[Giorgio Vasari|Vasari]] lo ricordò allievo di [[Giovanni Bellini]], «avendo imitato un tempo la maniera de' Bellini, s'appiccò poi a quella di Giorgione»<ref>[http://books.google.it/books?id=VtY5AAAAcAAJ&pg=PA145&dq=lotto+venezia+vasari+bellini&lr=#v=onepage&q=lotto%20venezia%20vasari%20bellini&f=false Giorgio Vasari, ''Vite de' più eccellenti pittori, scultori e architetti'']</ref>. Molti altri autori, tuttavia, lo ritengono allievo di [[Alvise Vivarini]], soprattutto per la severa monumentalità delle sue prime opere<ref name=Z8/>.
In essa Lotto realizza un'immagine criptica attraverso un'originale elaborazione di motivi allegorici; analogamente, l'''Allegoria della Castità'' del [[1505]] circa, altro coperto di un ritratto non identificato, presenta al centro una figura femminile in atto di vegliare, mentre un [[angelo]] o un [[genio]] alato sparge su di lei petali di fiori; sulla sinistra una [[Satiro (mitologia)|satiresca]] si sporge dietro un tronco mentre a destra giace un satiro intento a libagioni; nella donna la ''voluptas'', l'inclinazione al piacere, è attenuata dalla ''quies'', uno stato sospeso di visione purificatrice che è lontano dall'abbandono incosciente al sonno.
 
Tra i suoi modelli ci fu sicuramente Bellini, allora il più importante pittore in Laguna, ma il giovane artista dovette guardare con interesse anche alla coeva pittura nordica ([[Albrecht Dürer|Dürer]] era stato personalmente a Venezia probabilmente nel 1494-1495 e sicuramente nel 1506-1507, e le sue incisioni avevano una vastissima circolazione), da cui riprese il [[Precisionismo|realismo]] dei particolari, il patetismo della rappresentazione e la visione di una natura misteriosa e inquietante, e ad artisti come [[Cima da Conegliano]], la cui luce ferma e zenitale, i colori smaglianti e i contorni nitidi sono più vicini allo stile del giovane pittore rispetto al pulviscolare [[tonalismo]] di [[Giorgione]], Bellini e allievi<ref name=Z9>{{cita|Zuffi, 1992|p. 9}}.</ref>.
Successiva è la grande pala della chiesa di [[Santa Cristina al Tiveron]], frazione di [[Quinto di Treviso]], una solenne ''Sacra Conversazione'' del [[1505]], che, riprendendo come modello la pala [[Giovanni Bellini|belliniana]] di San Zaccaria, mostra un ritmo compositivo più serrato, sottolineato dell'intrecciarsi degli sguardi e dalle attitudini variate dei personaggi sacri, immersi in una luce fredda e trascorrente, molto distante dalla coeva pittura veneta; il Lotto in questa e nella successiva pittura guarda maggiormente al [[Albrecht Dürer|Dürer]] e all'arte nordica, soprattutto nel [[realismo]] dei particolari, nel patetismo della rappresentazione e nella visione di una natura misteriosa e inquietante.
 
=== A Treviso ===
Con l’''Assunta'' del Duomo di [[Asolo]] e il ''Ritratto di giovane con lucerna'', del Kunsthistorisches Museum di [[Vienna]], entrambe del [[1506]], si conclude l’esperienza trevigiana. Di quest'ultimo si è scoperta l'identità: si tratta di Broccardo Malchiostro, giovane ecclesiastico, segretario del vescovo Bernardo de' Rossi, come mostrano i fiori di [[carciofo]] ricamati sulla tenda di [[broccato]], presenti nello stemma dell'effigiato, e dal gioco di parole dato da BROCCATO - CARDO - BROCCARDO. Anche la lucerna che si intravede in alto a destra, posta in un ambiente scuro oltre la tenda, allude alla fallita congiura ordita nel [[1503]] contro di lui e il vescovo de' Rossi.
[[File:Lorenzo Lotto 135.jpg|thumb|left|''[[Ritratto del vescovo Bernardo de' Rossi]]'', 1505<br>Napoli, Capodimonte]]
 
Tra il [[1503]] e il [[1504]] è documentato per la prima volta come pittore a [[Treviso]], dove ottenne le sue prime commissioni di rilievo e i primi successi personali. La vita culturale della cittadina di provincia ruotava attorno alla personalità del vescovo [[Bernardo de' Rossi]] da Parma, attorniato da una piccola corte di letterati e artisti<ref name=Z9/>, per il quale Lotto eseguì, nel [[1505]], un ''[[Ritratto del vescovo Bernardo de' Rossi|ritratto]]'' austero, da un saldo impianto plastico e dalla definizione fisionomica precisa, dotato anche di una [[Allegoria della Virtù e del Vizio|coperta]] con un vivace soggetto allegorico. In quest'ultima Lotto realizzò un'immagine criptica attraverso un'originale elaborazione di [[allegoria|motivi allegorici]]; analogamente, l{{'}}''[[Allegoria della Castità]]'' del [[1505]] circa, altro coperto di un ritratto non identificato, presenta un accostamento libero di motivi soggetti simbolici<ref>{{cita|De Vecchi e Cerchiari, 1999|p. 181}}.</ref>.
Acquistata in così pochi anni una notevole fama, il pittore è invitato nel [[1506]] nelle [[Marche]] dai [[domenicani]] di [[Recanati]], con i quali manterrà ottimi rapporti per tutta la vita. Nel [[1508]] termina il grande ''Polittico'' per la chiesa di San Domenico, ora conservato nella Pinacoteca comunale. In una architettura tradizionale inserisce figure monumentali e inquiete, immerse in una penombra percorsa da una luce che crea forti contrasti. L’opera chiude il ciclo giovanile dell’attività del Lotto, ormai pittore maturo e consapevole dei propri mezzi.
 
La prova di maggiore impegno di quel soggiorno fu la grande [[Pala di Santa Cristina|pala]] della [[Chiesa di Santa Cristina (Quinto di Treviso)|chiesa di Santa Cristina al Tiverone]], presso Treviso, una solenne ''Sacra Conversazione'' del [[1505]], che, riprendendo e aggiornando modelli come la ''[[Pala di San Zaccaria]]'' di Bellini e la ''[[Pala di Castelfranco]]'' di [[Giorgione]], mostra un ritmo più serrato, che porta i personaggi ad intrecciare sguardi e gesti con attitudini inquiete e variate, non più solamente all'insegna della serena e silenziosa contemplazione; la luce inoltre è fredda e incidente, distante dalla calda e avvolgente atmosfera dei [[tonalismo|tonalisti]]<ref name=DVC182>{{cita|De Vecchi e Cerchiari, 1999|p. 182}}.</ref>.
Dopo un breve ritorno a [[Treviso]], nel [[1509]] è a [[Roma]], chiamato dal papa [[papa Giulio II|Giulio II]] per partecipare alla decorazione dei suoi appartamenti nei [[Palazzi Vaticani]].
 
Con l'''[[Pala di Asolo|Assunta]]'' del [[Duomo di Asolo]] e il ''[[Ritratto di giovane con lucerna]]'', del [[Kunsthistorisches Museum]] di [[Vienna]], entrambi del [[1506]], si concluse l'esperienza trevigiana<ref name=Z10>{{cita|Zuffi, 1992|p. 10}}.</ref>. Di quest'ultimo si è scoperta l'identità: si tratta di Broccardo Malchiostro, giovane ecclesiastico, segretario del vescovo [[Bernardo de' Rossi]], come mostrano i fiori di [[Carduus|cardo]] ricamati sulla tenda di [[broccato]], presenti nello stemma dell'effigiato, e dal gioco di parole dato da "broccato+cardo-Broccardo". Anche la lucerna che si intravede in alto a destra, posta in un ambiente scuro oltre la tenda, allude alla fallita congiura ordita nel [[1503]] contro di lui e il vescovo de' Rossi.
[[Immagine:Lorenzo Lotto 025.jpg|190px|thumb|right|''San Gerolamo penitente'', 1509 circa, Roma, Castel Sant'Angelo]]
Del [[1509]] circa è il ''San Gerolamo penitente'', ora a [[Castel Sant'Angelo (Roma)|Castel Sant'Angelo]], tema già trattato nel 1506. In questa versione, a contatto con l'ambiente culturale romano, schiarisce la tavolozza, immergendo il santo in un paesaggio meno nordico e più solare, ma non meno inquietante per il carattere antropomorfo di elementi naturali, quali il tronco nodoso vicino al [[Panthera leo|leone]] o le radici, in forma di mano artigliata, dell'albero che si abbarbica sopra lo sperone di roccia, dietro il santo.
 
=== Tra le Marche e Roma ===
Si dice che l’impatto con la corte pontificia e la grande ''officina'' romana, dove lavorano i lombardi [[Bramante]], [[Bramantino]] e [[Cesare da Sesto]], i senesi [[Sodoma]] e [[Domenico Beccafumi]], [[Michelangelo]] e soprattutto [[Raffaello]] con i suoi allievi, a fianco del quale dovrebbe lavorare, sia stata sconvolgente per il talentoso ma schivo Lorenzo: lascia Roma nel [[1510]], e non ne farà più ritorno, iniziando l'inquieto vagabondare che lo porterà in una condizione di emarginazione, tanto provocata che subita.
Acquistata in così pochi anni una notevole fama, il pittore è invitato nel [[1506]] nelle [[Marche]] dai [[domenicani]] di [[Recanati]], con i quali mantenne ottimi rapporti per tutta la vita. Nel [[1508]] terminò il grande ''[[Polittico di Recanati|polittico]]'' per la [[chiesa di San Domenico (Recanati)|chiesa di San Domenico]], conservato nel [[Museo civico Villa Colloredo Mels]]. In un'architettura tradizionale inserì figure monumentali e inquiete, immerse in una penombra percorsa da una luce che crea forti contrasti. L'opera chiuse il ciclo giovanile dell'attività del Lotto, ormai pittore maturo e consapevole dei propri mezzi<ref name=Z10/>.
 
Dopo un breve ritorno a [[Treviso]], nel [[1509]] si recò a [[Roma]], chiamato da [[papa Giulio II]] per partecipare alla decorazione dei suoi appartamenti nei [[Palazzi apostolici|Palazzi Vaticani]]<ref name=Z10/>. Qui lavorò a fianco del [[Il Sodoma]] e di [[Bramantino]] in opere poi distrutte per far posto alle [[Stanze di Raffaello]].
Tornato nelle Marche, vi è documentato per il contratto firmato il [[18 ottobre]] [[1511]] con la Confraternita del Buon Gesù di [[Jesi]] per una ''Deposizione'' nella chiesa di San Floriano, e ora nella locale Pinacoteca e a Recanati, e dove dipinge anche la ''Trasfigurazione'' per la chiesa di Santa Maria di Castelnuovo, ora nella Pinacoteca, impostata su modelli raffaelleschi a cui però reagisce mostrando repentini scatti espressionistici e schemi compositivi complessi, con figure in pose macchinose. Il trionfante classicismo romano ha certamente turbato le certezze veneziane e nordiche di Lorenzo ma non lo ha mai convinto ed egli lo sperimenta quasi ad avere la conferma della sua inefficacia.
 
[[File:Lorenzo Lotto 025.jpg|upright=0.9|thumb|''[[San Girolamo penitente (Lotto Roma)|San Girolamo penitente]]'', 1509 circa<br>Roma, Castel Sant'Angelo]]
== I capolavori di Bergamo ==
L'unica opera riferibile con una certa sicurezza al periodo romano, in particolare il [[1509]] circa, è il ''[[San Girolamo penitente (Lotto Roma)|San Girolamo penitente]]'', conservato a [[Castel Sant'Angelo (Roma)|Castel Sant'Angelo]], tema già trattato nel 1506. In questa versione, a contatto con l'ambiente culturale romano, schiarì la tavolozza, immergendo il santo in un paesaggio meno nordico e più solare, ma non meno inquietante per il carattere antropomorfo di elementi naturali, quali il tronco nodoso vicino al [[Panthera leo|leone]] o le radici, in forma di mano artigliata, dell'albero che si abbarbica sopra lo sperone di roccia, dietro il santo.
Lorenzo Lotti nasce a San Casciano in provincia di Firenze. Frequentò il liceo Newton dove conobbe per la prima volta il Crinello con il quale imparò felicemente la lingua latina. Divenuto più che intelligente frequento la Bocconi di Milano dove però fu cacciato più volte in seguito a comportamenti scorretti. Con il trasferimento a [[Bergamo]], una realtà culturale posta ai margini del dibattito intellettuale dei centri maggiori, le inquietudini maturate a Roma ed espresse nei dipinti marchigiani si acquietano, lasciando libero il Lotto di esprimersi in quella che si potrebbe definire un'arte provinciale, una scelta che si dimostrerà perdente di fronte al grande movimento romano. L'artista, stimolato anche dalla committenza locale, tenta una sintesi tra la rinnovata arte veneta e la tradizione lombarda, venendo in contatto con l'opera di [[Gaudenzio Ferrari]] e forse anche del [[Correggio (pittore)|Correggio]], sicuramente approfondendo attraverso le [[incisione|incisioni]] la conoscenza dell'arte nordica e in particolare di [[Hans Holbein]].
 
L'impatto con la corte pontificia e la grande "officina" romana, dove lavorano il marchigiano [[Bramante]], i lombardi [[Bramantino]] e [[Cesare da Sesto]], il senese [[Domenico Beccafumi]], il piemontese [[Il Sodoma|Sodoma]] e [[Michelangelo]] e soprattutto [[Raffaello Sanzio|Raffaello]] con i suoi allievi (a fianco del quale dovrebbe aver lavorato), si pensa sia stato sconvolgente per il talentoso ma schivo Lorenzo<ref name=Z10/>. Se da Raffaello prese spunto per arricchire la propria tavolozza di toni caldi e corposi, tutto d'un tratto dovette sentire il peso e le aspettative del [[Rinascimento romano]] al suo culmine, che lo indirizzava probabilmente a un rifiuto della sua tradizione formativa veneta per abbracciare l'aulico [[classicismo (arte)|classicismo]] allora in voga<ref name=Z10/>.
Termina la grande ''Pala Martinengo'' solo nel [[1516]], forse a causa dell'assedio imperiale subito da Bergamo, commissionata nel [[1513]] per la chiesa dei Santi Stefano e Domenico – poi demolita; la pala, priva di cornice, pilastri laterali, cimasa e predella, è conservata nella chiesa di San Bartolomeo. Il Lotto inserisce le figure, contrariamente al solito, verso la fuga di colonne della navata, e non sullo sfondo dell'abside, al limite fra l’ombra e la luce, in una struttura architettonica classica ma adorna di drappi e aperta nella cupola verso il cielo, da dove piove la luce e si affacciano due angeli; i simboli recati da questi, alternati a cartigli che recano la scritta ''DIVINA IUSTITIA SUAVE IOGUM''.
 
Nel [[1510]], a costo di sprecare l'occasione di una consacrazione definitiva, lasciò infatti Roma precipitosamente, e non vi fece più ritorno. Rimangono a testimonianza del suo passaggio i pagamenti del 1509, mentre i suoi lavori furono poi coperti dalle pitture dell'urbinate.<ref>{{cita libro|autore=Maria Calì|titolo=La pittura del Cinquecento|editore=Utet|isbn=88 02 054118|pp=20-21}}</ref><ref>{{cita libro|autore=M. Tafuri|capitolo=Tra religione e potere. il dissenso di Lorenzo Lotto|titolo=Renovatiourbis. Venezia nell'età di Andrea Gritti|città=Roma|editore=Officina|anno=1984|p=237}}</ref> Solo un anno dopo, un suo conterraneo come [[Sebastiano del Piombo]] fece fruttare invece, con tutt'altri risultati, la ''chance'' romana<ref name=Z10/>. Lotto invece iniziò l'inquieto vagabondare che lo porterà in una condizione di emarginazione, tanto provocata che subita<ref name=Z10/>.
[[Immagine:Lorenzo Lotto 060.jpg|thumb|left|290px|Pala di San Bernardino, 1521, Bergamo, San Bernardino in Pignolo]]
Diventa il protagonista della cultura pittorica bergamasca dipingendo intensamente: del [[1517]] è la ''Susanna e i vecchioni'', ora agli Uffizi, e del [[1521]] è l’''Addio di Cristo alla Madre'' di [[Berlino]], dove apre ancora l’architettura alla luce di un ampio giardino: le figure monumentali richiamano, nel patetismo espressivo e popolaresco, le statue di Gaudenzio Ferrari nel [[Sacro Monte di Varallo]].
[[Immagine:Lorenzo Lotto 061.jpg|200px|thumb|''Pala di San Bernardino'', particolare dell'Angelo scrivente]]
Si libera invece dell’apparato architettonico nella ''Pala di San Bernardino'', del 1521, inserendo la scena in aperta campagna con la Madonna e il Bambino in una zona d'ombra data da un tendone scivolante dai gradini del trono, teso da quattro angeli potentemente scorciati, con ai lati i santi Giuseppe, Bernardino, Giovanni Battista e Antonio a colloquio.
 
A giudicare dalle influenze in opere successive visitò [[Perugia]] e [[Firenze]], dove ammirò alcune opere, tra gli altri, di [[Perugino]] e [[Raffaello]], e finì poi per tornare nelle [[Marche]], dove è documentato per il contratto firmato il 18 ottobre [[1511]] con la Confraternita del Buon Gesù di [[Jesi]] per una ''[[Deposizione nel sepolcro (Lotto)|Deposizione]]'' nella [[chiesa di San Floriano (Jesi)|chiesa di San Floriano]] (ospitato nella locale [[Pinacoteca civica e galleria di arte contemporanea|Pinacoteca]]). Si recò poi nuovamente a [[Recanati]], dove dipinse anche la ''[[Trasfigurazione (Lotto)|Trasfigurazione]]'' per la [[chiesa di Santa Maria di Castelnuovo]], ospitato al [[Museo civico Villa Colloredo Mels|Museo Civico]], improntata su modelli raffaelleschi a cui però reagì mostrando repentini scatti espressionistici e schemi compositivi complessi, con figure in pose macchinose. Il trionfante classicismo romano aveva certamente turbato le certezze veneziane e nordiche di Lorenzo senza però convincerlo realmente; sembra che egli lo sperimenti quasi ad avere conferma della sua inefficacia<ref name=Z10/>.
«Sotto lo schermo leggero [...] la sacra conversazione perde ogni ritualità, diventa amabile e confidenziale: con un gesto dimostrativo, quasi da popolana, la Madonna sembra dichiarare (e l’angelo in basso scrive) che tutta la verità è lì, nel Cristo bambino e benedicente, e non c’è problema» (Argan).
 
=== I capolavori di Bergamo (1513-1526) ===
E lo sguardo penetrante che l’angelo ai piedi del trono rivolge allo spettatore vuole stabilire un legame, coinvolgerlo in una conversazione a cui tutti possono e sono chiamati a partecipare.
[[File:Lorenzo Lotto 060.jpg|thumb|left|''[[Pala di San Bernardino]]'', 1521, Bergamo, San Bernardino in Pignolo]]
Nel maggio del [[1513]] Lotto partecipò a un concorso, con altri pittori, venendo scelto dai [[Ordine domenicano|domenicani]] di [[Bergamo]] per eseguire una [[Pala Martinengo|pala d'altare]] per la [[Chiesa di Santo Stefano (Bergamo)|loro chiesa]].<ref>{{cita web|url=https://www.academia.edu/9431214/I_cicli_pittorici_profani_nella_Bergamo_del_Cinquecento|autore=Giovanni GF Villa, Marco Bombardieri|titolo=Palazzo Martinengo Bonomi|capitolo=Palazzo Martinengo Bonomi|editore=Academia-|citazione=[…] nel 1517 Alessandro Bartolomeo Colleoni, il proprietario del palazzo, aveva commissionato sempre al Lotto la grande “Pala Martinengo” una volta in Santo Stefano al Fortino e oggi a San Bartolomeo}}</ref>
 
Fu l'inizio di un soggiorno di ben tredici anni nella città orobica, il momento più felice e fecondo della sua carriera. «A Bergamo, dove si recò nel '13, il Lotto ritrovò il suo mondo. La parentesi romana con i suoi strascichi marchigiani, fu dimenticata, almeno in apparenza. (…) Si ridusse a lavorare in provincia, ma liberamente, (…). Qui ebbe modo di conoscere altre esperienze, quelle dei pittori Lombardi che avevano visto Leonardo, (…)».<ref>{{cita pubblicazione |curatore=Pietro Zampetti|titolo=Mostra di Lorenzo Lotto |rivista=Catalogo Ufficiale|editore=Casa Editrice Arte Veneta |città=Venezia |volume=Palazzo Ducale - Venezia 14 giugno - 18 ottobre 1953 |anno= 1953|mese=30 settembre |pp=XX-XXI}}</ref>
Contemporanea è la ''Pala di Santo Spirito'', nell’omonima chiesa bergamasca, e di analogo impianto, anche se con una rappresentazione meno popolaresca; nel San Giovannino si può vedere un riferimento a [[Leonardo da Vinci|Leonardo]] mentre in aperto confronto con [[Correggio (pittore)|Correggio]] sono gli angeli che fanno corona alla Madonna.
 
A quel tempo Bergamo era la città più a ovest nei possedimenti della [[Repubblica di Venezia|Serenissima]] e sebbene fosse una realtà culturale posta ai margini del dibattito intellettuale dei centri maggiori, qui si incontravano le esperienze lombarde e venete, creando una realtà stimolante che Lotto seppe sfruttare appieno<ref name=Z11>{{cita|Zuffi, 1992|p. 11}}.</ref>. Tentò con successo una sintesi tra le correnti, stimolato anche dalla committenza locale, colta ed esigente, e dal contatto con artisti quali [[Gaudenzio Ferrari]] e forse anche [[Correggio (pittore)|Correggio]].
Nel [[1524]] Lotto riceve dal conte Giovan Battista Suardi, appartenente ad una famiglia in odore di simpatie [[protestantesimo|protestanti]], la commissione di decorare l’oratorio privato annesso alla villa di famiglia a [[Trescore Balneario]].
 
Le inquietudini maturate a Roma ed espresse nei dipinti marchigiani si acquietarono, lasciando libero il Lotto di esprimersi in quella che si potrebbe definire un'arte provinciale, liberando questo termine dalle connotazioni negative. Questa scelta potrebbe sembrare perdente di fronte al grande movimento romano, ma corrisponde all'esigenza interiore di esprimere un'arte diversa da quella apprezzata nei centri maggiori. L'artista, stimolato anche dalla committenza locale, tentò una sintesi tra la rinnovata arte veneta e la tradizione lombarda, venendo in contatto con l'opera di [[Gaudenzio Ferrari]], dei [[leonardeschi]], dei [[Rinascimento bresciano|maestri bresciani]] ([[Il Moretto|Moretto]], [[Romanino]] e [[Savoldo]]), del [[il Pordenone|Pordenone]] e forse anche del [[Correggio (pittore)|Correggio]], nonché con le [[incisione|incisioni]] nordiche e forse l'arte di [[Hans Holbein]]<ref name=Z11/>. In ogni caso, se esistono alcuni punti di contatto con questo o quest'altro artista, la produzione di Lotto a Bergamo si muove su binari essenzialmente autonomi, all'insegna di invenzioni originali ed energiche<ref name=Z12>{{cita|Zuffi, 1992|p. 12}}.</ref>.
[[Immagine:Lorenzo Lotto 019.jpg|200px|thumb|''Vestizione e elemosina di santa Brigida'', 1524, Trescore Balneare, Oratorio Suardi]]
La decorazione, eseguita nel corso dell'estate 1524, comprendeva il soffitto, affrescato con un finto pergolato nel quale giocano dei putti, la controfacciata con ''Storie di santa Caterina e Maddalena'' e le due pareti laterali con, da una parte, le ''Storie di santa Brigida'' e nell'altra, le ''Storie di santa Barbara''; nel complesso il programma [[iconografia|iconografico]] è la celebrazione della vittoria di [[Cristo]] sul male, annunciato dai [[profeta|profeti]] e dalle [[sibilla|sibille]], garantita e confermata dalla vita dai santi.
 
[[File:Lorenzo Lotto 061.jpg|upright=0.9|thumb|''[[Pala di San Bernardino]]'', particolare dell'angelo scrivente]]
La raffigurazione delle ''Storie di Santa Brigida'' è resa discontinua dall'intrusione nelle pareti dell'Oratorio dell’ingresso e di due finestre; il Lotto è costretto così a realizzare tre scene distinte, ognuna delle quali contiene diversi episodi della vita della santa, unite da un finto muro continuo sul quale si aprono dei tondi dai quali si affacciano i profeti e le sibille. Nella scena con ''La vestizione di santa Brigida'', dove è ritratta anche la famiglia del committente, la scena principale si svolge davanti a un'abside; sull'altare è dipinta un natura morta composta di oggetti sacri - forse un ricordo della ''Messa di Bolsena'' di Raffaello - il muro sulla destra della chiesa è rappresentato in rovina e l'immagine si apre su una veduta di campagna dove appare la scena con ''L'elemosina di santa Brigida''.
La prima prova è la grande ''[[Pala Martinengo]]'', completata solo nel [[1516]] (a causa delle drammatiche vicende seguite alla sconfitta di Agnadello fino alla definitiva riconquista veneziana dei territori di terraferma nel 1516), quella commissionata per i Domenicani e che detiene il record di più grande pala dipinta da Lotto e anche mai eseguita a Bergamo. Il Lotto vi inserì le figure, contrariamente al solito, verso la fuga di colonne della navata, e non sullo sfondo dell'abside, al limite fra l'ombra e la luce, in una struttura architettonica classica, aperta nella cupola verso il cielo, da dove piove la luce e si affacciano due angeli, forse riecheggiando la [[Camera degli Sposi]] di [[Mantegna]]<ref name=Z12/>.
 
Il successo dell'opera spalancò le porte della committenza locale al Lotto, sia pubblica, con numerose pale d'altare, sia privata, con ritratti e opere devozionali. Del [[1517]] è la ''[[Susanna e i vecchioni (Lotto)|Susanna e i vecchioni]]'' (conservato agli Uffizi) e del [[1521]] è il ''[[Commiato di Cristo dalla madre (Lotto)|Commiato di Cristo dalla madre]]'' ([[Gemäldegalerie di Berlino|Berlino]]), dove apre ancora l'architettura alla luce di un ampio giardino: le figure monumentali richiamano, nel patetismo espressivo e popolaresco, le statue di Gaudenzio Ferrari nel [[Sacro Monte di Varallo]]<ref name=Z12/>. Fu in questo periodo che si trovò ad assumere due garzoni che lo potessero aiutare nelle committenze. Il primo, certo Giorgio Rottoli di Calusco, venne assunto per un periodo di sette anni, con l'impegno di insegnargli la professione dandogli poi una buona uscita di 10 ducati. Il contratto riporta la firma LLotus facendo quindi ritenere che fosse questo il suo nome: ''Lorenzo Lotto figlio del fu Tomaso Lotti''.<ref name=Petrò>{{cita libro|autore=Gianmario Petrò|titolo=Sulle tracce di Lorenzo Lotto a Bergamo, i risultati di una ricerca- I contratti si assunzione di due garzoni bergmaschi di Lotto|anno=2018|editore=Officina Ateneo|pp=321-322}}.</ref> Se questo contratto fu sciolto già nel 1519 ne fu redatto uno ulteriore per la durata di otto anni con Giacomino Cattaneo di Rivolta d'Adda e il fratello Marcantonio di quindici anni: “prestans vir et pictor clarissimus dominus magister Laurentius Loti de Venetiis nunc habitat or Bergomi”.<ref name=Petrò/> Fondamentale per Lotto avere un garzone che potesse seguirlo nei suoi viaggi che l'artista intraprese per studiare l'arte del territorio anche seguendo [[Domenico Tasso]] maestro delle poste imperiali.<ref>{{cita libro|titolo= Tasso, Maestri della Posta Imperiale a Venezia. Storia di una famiglia bergamasca dal 1500 al 1700|autore=Bonaventura Foppolo|anno=2001|editore=Comune di Camerata Cornello |sbn=VEA1163792}}</ref>
Le ''Storie di Santa Barbara'', alle spalle di una grande figura di ''Cristo - vite'', con le dita che si prolungano in tralci verso medaglioni entro i quali sono rappresentati santi che respingono gli eretici che, muniti di scala e roncole, tentano di tagliare i tralci della [[vite]]; in secondo piano, si inseriscono figure più piccole lungo una serie di edifici e di squarci paesaggistici, in una serie di piccoli e brillanti episodi, che sfociano in una scena di mercato; Lotto crea una storia senza eroi, svolta per aneddoti, e perciò prossima alle rappresentazioni del nord [[Europa]], che non può che essere antiretorica e perciò anticlassica, come mostrano anche gli accordi inconsueti dei timbri dei colori, il giallo col viola, il rosa col verde, il bianco col bruno.
 
Nella successiva ''[[Pala di San Bernardino]]'', del 1521, si liberò dell'apparato architettonico, inserendo la scena in aperta campagna con la Madonna e il Bambino in una zona d'ombra data da un tendone scivolante dai gradini del trono, teso da quattro angeli potentemente scorciati, con ai lati alcuni santi a colloquio. Lo sguardo penetrante che l'angelo ai piedi del trono rivolge allo spettatore vuole stabilire un legame, coinvolgerlo in una conversazione a cui tutti possono e sono chiamati a partecipare<ref name=Z12/>.
== L'ostilità veneziana ==
[[Immagine: Lorenzo Lotto 066.jpg|thumb|left|250px|''Annunciazione'', 1528, Recanati, Museo Civico Villa Coloredo Mels]]
Nel [[1525]] Lotto ritorna a Venezia, ma mantiene commissioni a Bergamo e nelle Marche.
Nell’''Annunciazione'' dipinta per la chiesa di Santa Maria dei Mercanti a [[Recanati]], ora nel museo di Villa Coloredo Mels, il Lotto rovescia l’interpretazione del tema svolta da [[Tiziano]] nell’''Annunciazione'' di [[Treviso]]: «la Vergine di Tiziano è una regina in preghiera che si volge nobilmente a ricevere nel suo palazzo il messaggero divino. La Vergine del Lotto è una brava ragazza; il messaggio la coglie di sorpresa mentre prega nella sua stanza; non osa neppure volgere il capo; il suo gesto, quasi di difesa, è quello di che si sente colpito alle spalle da un richiamo improvviso.
 
Contemporanea è la ''[[Pala di Santo Spirito]]'', nell'omonima chiesa bergamasca, e di analogo impianto, anche se con una rappresentazione più complessa; nel san Giovannino si può vedere un riferimento a [[Raffaello]], mentre saranno di ispirazione per [[Correggio (pittore)|Correggio]] gli angeli che fanno corona alla Madonna<ref name=Z12/>. Tra il 1519 e il 1522 realizza il [[Polittico di Ponteranica]] nella chiesa dei santi Vincenzo e Alessandro.
Il [[miracolo]] è ancora un fatto della vita, così concreto che lo vede anche il [[Felis silvestris catus|gatto]] e scappa. Perché si veda che è un miracolo bisogna mettere in scena anche il Padreterno che impartisce l’ordine, e fare entrare l’angelo con un fiotto di luce che non si sa se sia naturale o celeste. Abbiamo già veduto qualcosa di simile: nel ''Sogno di Sant’Orsola'' del [[Carpaccio]]. Non altrimenti si spiega il senso di questo interno in penombra contrapposto al [[giardino]] luminoso, quasi quattrocentesco nelle forme regolari degli alberi: con il rozzo sgabello, l'asciugamani appeso, il candeliere sulla mensola illuminati dalla [[luce]] fioca della finestrella» (Argan).
 
==== L'oratorio Suardi ====
Il ''San Nicola in Gloria'', del [[1529]], la prima pala d'altare dipinta a [[Venezia]], nella chiesa del Carmine, viene accusata da [[Ludovico Dolce]], il biografo di [[Tiziano]], di ''cattivo colorire'', senza che questi percepisca la novità dell'invenzione del [[paesaggio]], un notturno modernissimo ripreso dall'alto, a volo d'uccello.
[[File:Lorenzo Lotto 019.jpg|upright=0.9|thumb|''Vestizione e elemosina di santa Brigida'', 1524<br>[[Trescore Balneario]], Oratorio Suardi]]
Nel [[1524]] Lotto ricevette dal nobile Giovan Battista Suardi, appartenente a un'importante famiglia bergamasca, la commissione di decorare l'[[Oratorio Suardi|oratorio privato]] annesso alla villa di famiglia a [[Trescore Balneario]], non lontano da Bergamo<ref name=Z12/>.
 
La decorazione, eseguita nel corso dell'estate 1524, comprendeva il soffitto, affrescato con un finto pergolato nel quale giocano dei putti, la controfacciata con ''Storie delle sante Caterina e Maddalena'' e le due pareti laterali con, da una parte, le ''Storie di santa Brigida'' e nell'altra, le ''Storie di santa Barbara''; nel complesso il programma [[iconografia|iconografico]] è la celebrazione della vittoria di [[Cristo]] sul male, annunciato dai [[profeta|profeti]] e dalle [[sibilla|sibille]], garantita e confermata dalla vita dei santi<ref name=Z13>{{cita|Zuffi, 1992|p. 13}}.</ref>.
Da Bergamo gli viene la commissione di fornire i disegni per la decorazione a [[intarsio]] degli stalli del [[coro]] nella chiesa di Santa Maria Maggiore, tarsie poi eseguite da [[Giovan Battista Capoferri]]; il Lotto produce una cinquantina di cartoni per i pannelli della transenna e per gli stalli del coro, ove rappresenta episodi della storia biblica con grande e sintetica efficacia. Fortemente suggestivi, come testimonianza dell'intrecciarsi tra religione e cultura [[alchimia|alchemica]] tipico del [[XVI secolo|Cinquecento]], sono i coperti destinati a proteggere le tarsie del coro. Le "imprese geroglifiche" che Lorenzo disegna discutendone con gli eruditi bergamaschi del Consorzio della Misericordia, intendono mostrare le corrispondenze latenti tra i diversi episodi biblici e le verità [[esoterismo|esoteriche]] tratte dal sapere alchemico.
 
La raffigurazione delle ''Storie di santa Brigida'' è resa discontinua dall'intrusione, nelle pareti dell'oratorio, dell'ingresso e di due finestre; il Lotto fu costretto così a realizzare tre scene distinte, ognuna delle quali contiene diversi episodi della vita della santa, unite da un finto muro continuo sul quale si aprono dei tondi dai quali si affacciano i profeti e le sibille. Nella scena con ''La vestizione di santa Brigida'', dove è ritratta anche la famiglia del committente, la scena principale si svolge davanti a un'abside; sull'altare è dipinta una natura morta composta di oggetti sacri - forse un ricordo della ''[[Messa di Bolsena]]'' di [[Raffaello]] - e il muro sulla destra della chiesa è rappresentato in rovina e l'immagine si apre su una veduta di campagna dove appare la scena con l'''Elemosina di santa Brigida''<ref name=Z13/>.
Nella grandiosa ''Crocefissione'' di [[Monte San Giusto]], presso [[Macerata]], del [[1531]], riafferma la sua concezione della rappresentazione popolare del fatto religioso, qui mossa e drammatica fino ad anticipare il [[Michelangelo Merisi da Caravaggio|Caravaggio]]; nel [[1532]] manda alla [[Confraternita]] di Santa Lucia di [[Jesi]] la ''Santa Lucia davanti al giudice'', esempio di colorismo brillante e di composizione concitata, di luce che splende sulla santa e trapassa mutevole sui personaggi, indugiando nei particolari di una manica gonfia, di un cappello a terra, della bacchetta impotente del giudice, nei volti variamente mossi dei personaggi.
 
Le ''Storie di Santa Barbara'', alle spalle di una grande figura di ''Cristo-vite'', con le dita che si prolungano in tralci verso medaglioni entro i quali sono rappresentati santi che respingono gli eretici che, muniti di scala e roncole, tentano di tagliare i tralci della [[Vitis|vite]]; in secondo piano, si inseriscono figure più piccole lungo una serie di edifici e di squarci paesaggistici, in una serie di minuti e brillanti episodi, sfocianti in una scena di mercato. Lotto creò quindi una storia senza eroi, svolta per aneddoti, e perciò prossima alle rappresentazioni del nord Europa, che non può che essere antiretorica e perciò anticlassica, come mostrano anche gli accordi inconsueti dei timbri dei colori, il giallo col viola, il rosa col verde, il bianco col bruno. Anche in questo caso dovette avere un ruolo importante l'esempio del [[Sacro Monte di Varallo]]<ref name=Z13/>.
Dal [[1534]] al [[1539]] è nuovamente nelle Marche: per i domenicani di [[Cingoli]] inventa una complessa e felice ''Madonna del Rosario'', dove alle spalle della Vergine, racchiusi in quindici tondi, raffigura i ''Misteri del Rosario'' mentre tre angioletti, in basso, spargono petali di rose.
 
==== Gli intarsi di Santa Maria Maggiore ====
Tornato a Venezia, nel pieno del trionfo [[manierismo|manieristico]] del Tiziano, nel [[1542]] dipinge per la chiesa dei Santi Giovanni e Paolo l’''Elemosina di Sant’Antonino'': «Il richiamo al Carpaccio è evidente [...] All’enfasi travolgente delle glorie tizianesche il Lotto, col suo orrore per la [[retorica]], oppone l’immagine ostentatamente borghese di una [[burocrazia]] delle grazie: col santo che legge scrupolosamente le suppliche che raccoglie un accolito e, udito il parere degli angeli che gli parlano all’orecchio, dà le opportune istruzioni all’altro, addetto alla cassa.
{{vedi anche|Tarsie del coro di Santa Maria Maggiore di Bergamo}}
[[File:70.2 fratrum quoque gratia rara est.jpg|thumb|upright=0.9|Ritratti di Lotto e del Capoferri nella tarsia ''Fratrum quoque gratia rara est'']]
Nel [[1524]] ricevette anche la commissione per un disegno da tradurre in intarsio per il coro di [[Basilica di Santa Maria Maggiore (Bergamo)|Santa Maria Maggiore]]. L'opera ebbe successo e l'artista realizzò, negli anni seguenti, anche dopo la sua partenza, una cinquantina di cartoni destinati ai quattro pannelli grandi della transenna, con altrettanti coperchi protettivi, e agli stalli, pure dotati di coperture<ref name=Z13/>.
 
In questo lavoro, ottimamente tradotto dagli intarsi di [[Giovan Francesco Capoferri]], Lotto dimostrò tutta la ricchezza semantica del suo linguaggio, di notevole efficacia visiva. Soprattutto i "coperti", montati in seguito come veri e propri stalli, sono ricchi di simboli affascinanti, allusivi con una sintesi talvolta spregiudicata, ad episodi biblici<ref name=Z13/>. Tali "imprese geroglifiche", che Lorenzo disegnava discutendone con gli eruditi bergamaschi del Consorzio della Misericordia, intendevano mostrare le corrispondenze latenti tra i diversi episodi sacri e le teorie [[esoterismo|esoteriche]] tratte dal sapere alchemico.
[[Fede]] e [[provvidenza]], dunque, non sono entità trascendenti ma fatti di questo mondo, realtà sociali: e questo [...] è un pensiero di una modernità che Tiziano, ultimo dei grandi [[umanesimo|umanisti]], non avrebbe mai concepito. È una modernità che si traduce in sorprendente novità pittorica nell’assieparsi dei poveri in primissimo piano [...] in una zona che appartiene in parte allo spazio del quadro e in parte a quello dello spettatore, che così è come preso in quella ressa di devoti imploranti. Per la prima volta, invece del coro che commenta l’azione, abbiamo una folla che vi partecipa». (Argan).
 
==== Verso la fine del soggiorno ====
== Gli ultimi anni ==
Nel [[1525]] l'artista eseguì altri affreschi in piccole chiese, le ''[[Scene della vita di Maria]]'' nella [[chiesa di San Michele al Pozzo Bianco]] e una frettolosa ''Natività'' a [[Credaro]]<ref name=Z13/>.
[[Immagine: Lorenzo Lotto 055.jpg|thumb|right|200px|''Presentazione al Tempio'', 1555, Loreto, Palazzo Apostolico]]
L’ultima pala dipinta a Venezia è la ''Madonna e santi'' della chiesa di San Giacomo dell’Orio, del [[1546]], l’anno in cui stende il suo testamento: ''Se in questo mio testamento non fo menzione de’ parenti consanguinei è per averne pochi e quelli sono comodi e non haver bisogno di poche cose che mi atrovo, quali me averanno per excusato''.
 
Nel [[1526]] il suo soggiorno bergamasco volgeva al termine. Sentendosi nel pieno della maturità e sicuro delle proprie capacità, Lotto accettò commissioni dalle Marche, per poi decidersi a ritentare la strada della capitale, Venezia. Per prepararsi la strada e ingraziarsi ancora una volta i [[domenicani]], in quell'anno dipinse il ''Ritratto del Frate Guardiano del convento di Zanipolo'' ([[Museo civico (Treviso)|Museo civico]], [[Treviso]]), e poi tornò nella propria città natale, senza tuttavia interrompere i rapporti con i committenti lombardi, destinati a durare ancora qualche tempo soprattutto riguardo alla fornitura dei disegni per le tarsie<ref name=Z13/>. Controversie sul lavoro con i committenti portarono Lotto a non mettere mai più piede a Bergamo<ref>{{cita|D'Adda, 2010|p. 48}}.</ref>.
Nel [[1548]] [[Pietro Aretino]] gli manda una lettera, piena della sua consueta ironia da lenone, con la quale vanta la superiorità di Tiziano: ''lo essere superato nel mestiero di dipingere non si accosta punto a non vedersi agguagliare ne l’offizio de la religione. Talché il cielo vi ristorerà d’una gloria che passa del mondo la laude''.
 
=== Ritorno a Venezia ===
Si diffondono su di lui sospetti di luteranesimo; venduti i pochi beni, nel [[1549]] torna definitivamente nelle Marche. Nel [[1550]], dipinge ad [[Ancona]], per la chiesa di San Francesco, un’''Assunta''; per guadagnare un po' di denaro, deve organizzare una lotteria che ha per premio i suoi dipinti e i disegni invenduti. Nel [[1552]] si trasferisce nel Santuario della Santa Casa di [[Loreto]], dove si fa oblato nel [[1554]].
[[File:Santa Maria dei Carmini (Venice) - Saint Nicholas in Glory with Saints John the Baptist and Lucy by Lorenzo Lotto.jpg|thumb|left|upright=0.9|''[[San Nicola in gloria]]'' (1527-29), [[Venezia]], [[Santa Maria dei Carmini]].]]
Il [[1527]] non fu una scelta azzeccata per il rientro a Venezia. In quell'anno infatti lo scenario era sconvolto da gravi fatti, come il [[Sacco di Roma (1527)|Sacco di Roma]], che provocò la migrazione di numerosi artisti e intellettuali dalla Città Eterna alla Laguna, tra cui soprattutto [[Pietro Aretino]] e [[Jacopo Sansovino]]. Ciò diede origine a una fervida fase di iniziative volte a dare alla città un volto da "Nuova Roma", con [[Tiziano]] quale indiscusso protagonista e mattatore della scena pittorica<ref name=Z13/>.
 
Inizialmente Lotto dovette comunque preoccuparsi poco della concorrenza, grazie al buon numero di contatti per opere religiose destinate alle valli bergamasche e alle Marche, nonché un discreto numero di richieste per prestigiosi ritratti privati, a cui si aggiunse la rinnovata amicizia col Sansovino<ref name=Z13/>.
La ''[[Presentazione al Tempio]]'', nel Palazzo Apostolico di Loreto, dipinta con mano tremolante, priva come sempre di ogni retorica ma ricca di una composta e penetrante commozione, è la sua ultima tela: in alto a destra, vi fa capolino una figura di vecchio dalla lunga barba bianca, nella quale si è voluto riconoscere il pittore nel suo estremo saluto.
 
Tra il [[1527]] e il [[1532]] lavorò alacremente, con capolavori come il ''[[Gentiluomo nello studio]]'' o il ''[[Ritratto di Andrea Odoni]]'' e opere religiose che non erano destinate a Venezia ma alla provincia, come il ''[[Polittico di Ponteranica]]'' e l'''[[Annunciazione di Recanati]]'', uno dei suoi capolavori più noti, in cui i protagonisti sono animati da un'umanissima trepidazione<ref name=Z14>{{cita|Zuffi, 1992|p. 14}}.</ref>.
 
Per ottenere una commissione religiosa a Venezia dovette aspettare il [[1529]], quando la [[chiesa del Carmine (Venezia)|chiesa del Carmine]] gli richiese un ''[[San Nicola in gloria]]'': la critica moderna vi riconosce un capolavoro, ma nell'ambiente dell'epoca la pala venne accolta malissimo. [[Ludovico Dolce]], il biografo di [[Tiziano]], additò l'opera come "assai notabile esempio di cattivo colorire", senza percepirne la novità dell'invenzione del [[paesaggio]], un notturno modernissimo ripreso dall'alto, a volo d'uccello<ref name=Z14/>. Si posero così le basi per un duro [[ostracismo]]<ref name=Z14/>.
 
Il lavoro comunque non mancava ed accanto ad opere minori per [[Bergamo]] e la provincia, erano soprattutto le [[Marche]] a richiedergli imponenti tavole.
 
Fu proprio in questo periodo che scrisse a Venezia il suo primo testamento datato 25 aprile 1531, dove nominò suoi curatori testamentari i governatori dell'Ospedale dei Santi Giovanni e Paolo. La sua premura fu stabilire chi doveva conservare i suoi modelli in gesso e cera, i disegni e gli attrezzi. Vennero da lui indicati tre dei suoi primi allievi: [[Francesco Bonetti]], [[Pietro Giovanni da Venezia]] e [[Giulio Vergani]]. Ad [[Alessandro Oliverio]] i suoi attrezzi rimasti a Bergamo, mentre [[Bonifacio Veronese]] avrebbe dovuto ultimare alcuni dei suoi dipinti, lasciando a [[Girolamo da Santacroce]] alcuni attrezzi da pittura per i suoi figli. Chiedeva inoltre di essere sepolto con l'abito dei domenicani dopo una funzione funebre estremamente sobria.<ref>Lasciare i propri lavori e gli attrezzi era d'uso tra gli artisti del tempo. Lo stesso Lotto aveva ereditato con testamento del 2 aprile 1512 gli attrezzi dello scultore Gian Cristoforo Romano.
 
{{cita libro|autore=Giuseppe Capriotti e Francesca Coltrinari|titolo=Periferie Dinamiche economiche territoriali e produzione artistica-Lorenzo Lotto e gli strumenti del mestiere: la periferia come consapevole scelta strategica|anno=2014|editore=Il Capitale Culturale}}</ref>.
 
=== Ritorno nelle Marche ===
[[File:Lorenzo Lotto 066.jpg|thumb|left|upright=0.9|''[[Annunciazione di Recanati]]'' (1534 circa)<br>[[Recanati]], [[Museo civico Villa Colloredo Mels]].]]
[[File:Lorenzo Lotto 004.jpg|thumb|upright=1.1|''[[Santa Lucia davanti al giudice]]'' (1532)<br>[[Palazzo Pianetti|Pinacoteca Civica di Jesi]]]]
Le [[Marche]] gli richiesero continuamente imponenti tavole, come la grandiosa ''[[Crocifissione (Lotto)|Crocifissione]]'' ([[1531]]) di [[Monte San Giusto]], presso [[Macerata]], dove riaffermò la sua concezione della rappresentazione popolare del fatto religioso, qui mossa e drammatica fino ad anticipare il [[Caravaggio]]. Nel [[1532]] mandò alla ''Confraternita di Santa Lucia'' di [[Jesi]] la ''[[Santa Lucia davanti al giudice]]'', forse il suo capolavoro, esempio di colorismo brillante e di composizione concitata, con una luce che splende sulla santa e trapassa mutevole sui personaggi, indugiando nei particolari della manica gonfia, di un cappello a terra, della bacchetta impotente del giudice, dei volti variamente mossi dei personaggi<ref name=Z14/>.
 
Dal [[1534]] al [[1539]] girovagò nella regione, seguendo un itinerario solo in parte ricostruibile a seguito delle opere lasciate: per la nuova sede della ''Confraternita dei Mercanti'' di [[Recanati]], dipinse la cosiddetta ''[[Annunciazione di Recanati]]'' nel 1534; per i domenicani di [[Cingoli]] inventò una complessa e felice ''[[Madonna del Rosario (Lotto)|Madonna del Rosario]]'', dove alle spalle della Vergine, racchiusi in quindici tondi, raffigurò i ''Misteri del Rosario'', mentre tre angioletti, in basso, spargono petali di rose<ref name=Z14/>.
 
Nel [[1538]] giunse ad [[Ancona]], solo [[1532|sei anni dopo]] il colpo di Stato con il quale era stata affossata la [[Repubblica di Ancona|repubblica marinara]] e la città era passata sotto il dominio diretto della [[Stato della Chiesa|Chiesa]]; la resistenza era stata soffocata nel sangue ed era ancora vivo il ricordo dei giovani amanti della libertà decapitati per ordine del legato pontificio [[Benedetto Accolti il Giovane|Benedetto Accolti]]. In questo clima nacque la ''[[Pala dell'Alabarda]]'', una [[sacra conversazione]] notturna, accorata ed intima, in cui un'alabarda spezzata e capovolta vuole essere un messaggio di speranza per la popolazione ancora sbigottita dai tragici eventi subiti<ref>Giovanna Bonasegale, ''La Pala dell'Alabarda''</ref>.
 
Nelle Marche l'arte di Lorenzo Lotto lasciò dei seguaci; tra questi i più importanti sono [[Giovanni Andrea De Magistris (Caldarola)|Giovanni Andrea De Magistris]], suo figlio [[Simone De Magistris|Simone]] e [[Durante Nobili]], tutti legati al centro di [[Caldarola]], che Lotto frequentò nel quarto decennio del Cinquecento.
 
==== Il ''Libro di spese diverse'' ====
Ad [[Ancona]], il 16 novembre [[1538]], Lotto iniziò a scrivere il ''Libro di spese diverse'', un diario prezioso per capire il suo mondo interiore, ricco di riflessioni che rispecchiano le sue aspirazioni e le sue preoccupazioni; ad esso la critica fa spesso riferimento<ref>Tra le varie edizioni si segnala: Lorenzo Lotto, ''Il "libro di spese diverse" con aggiunta di lettere e d'altri documenti'', edito dall'Istituto per la collaborazione culturale nel 1969</ref>. Fino alla fine dei suoi giorni Lotto compilò questo registro, che venne ritrovato nell'archivio della [[Santa Casa]] di [[Loreto]] e poi trascritto e pubblicato da [[Adolfo Venturi (storico dell'arte)|Adolfo Venturi]] nel [[1895]]. Il ''Libro di spese'' è un documento straordinario anche per ricostruire le vicende biografiche e il catalogo dell'artista<ref name=D5556/>: vi si trovano infatti elencate tutte le opere eseguite dall'artista dal [[1540]], con importanti informazioni sulle condizioni economiche del pittore<ref name=D5556>{{cita|D'Adda, 2010|pp. 55-56}}.</ref>.
 
=== Rientro a Venezia e il successivo addio ===
[[File:Alms of Saint Anthoninus by Lorenzo Lotto - Santi Giovanni e Paolo - Venice 2016 1.jpg|thumb|''[[Elemosina di sant'Antonino]]'', [[Basilica dei Santi Giovanni e Paolo (Venezia)|Basilica dei Santi Giovanni e Paolo]] a [[Venezia]].]]
Dopo aver raccolto il successo della pala di Cingoli, Lotto si preparò al rientro a Venezia. Ancora una volta il momento, il [[1539]], non si rivelò azzeccato: agli inizi degli anni quaranta l'arrivo di artisti dall'Italia centrale aveva portato una ventata di [[manierismo]] (con [[Francesco Salviati]] e [[Giorgio Vasari]]), alla quale lo stesso Tiziano si adeguò<ref name=Z16>{{cita|Zuffi, 1992|p. 16}}.</ref>.
 
Lotto invece era sempre più isolato e dovette subire una serie di umiliazioni: bisognoso di cure, denaro e comprensione, non riuscendo a provvedere a se stesso da solo, si dovette trasferire nella casa di un nipote<ref name=Z14/>.
 
Gli anni tra il [[1540]] e il [[1548]] li passò facendo la spola tra [[Venezia]] e [[Treviso]], tra notevoli difficoltà economiche; è il periodo "più affannoso della vita raminga di Lorenzo Lotto"<ref name=Zampetti>Pietro Zampetti, ''Pittura nelle Marche volume I''</ref>. Nel [[1542]] dipinse per la [[Basilica dei Santi Giovanni e Paolo (Venezia)|chiesa dei Santi Giovanni e Paolo]] l{{'}}''[[Elemosina di sant'Antonino]]'', un'opera ancora carica di patetismo popolare e affettuoso realismo, in cui si allontana dalla retorica tizianesca e dalle stilizzazioni raffinate e complesse dei manieristi. Il lavorò passò nel silenzio e l'indifferenza generale<ref name=Z16/>.
 
I ritratti eseguiti in questi anni, come l'''[[Anziano gentiluomo con i guanti]]'' o il ''[[Gentiluomo trentasettenne]]'', sono carichi di angoscia esistenziale, con colori smorzati e mesti, mentre le opere religiose, destinate magari a committenti privati, sono caratterizzate da un tono sempre più marcatamente devozionale.
 
Sempre nel [[1542]], in ottobre, provò a trasferirsi a Treviso, dove aveva lavorato in gioventù, senza però riscuotere successo. Sul suo libro dei conti annotò che si spostava per la necessità di condurre una vita più tranquilla lontano dai numerosi "disturbi" della sua sistemazione. Più che a screzi col nipote, con la cui famiglia viveva, si deve forse pensare alle maldicenze sul suo conto legate alla prolungata residenza presso il parente, che avrebbe dimostrato la sua incapacità di provvedere a sé stesso da solo, vivendo a spese di altri. in effetti la sua situazione finanziaria in quegli anni era difficile, tanto da spingerlo a chiedere un prestito a [[Jacopo Sansovino]]. Il 17 dicembre [[1545]] tornò quindi a Venezia.
 
Nel [[1546]] per di più si ammalò e venne ospitato dal fraterno amico Bartolomeo Carpan, dove lo assiste la "masareta" Meniga, alla quale l'artista in seguito rimarrà legato da paterno affetto. Nell'anno della malattia dipinse la terza e ultima pala per la sua città natale: la ''Madonna e santi'' della [[chiesa di San Giacomo da l'Orio]], dai toni stanchi e rassegnati, gli stessi che si ritrovano nel testamento<ref name=Z16/> scritto quell'anno: «Se in questo mio testamento non fo menzione de' parenti consanguinei è per averne pochi e quelli sono comodi e non haver bisogno di poche cose che mi atrovo, quali me averanno per excusato». In tale documento si definiva inoltre, in maniera toccante, come «solo, senza fidel governo et molto inquieto nella mente».
 
Tra il [[1546]] e il [[1554]] Lotto cambiò residenza almeno sette volte e benché riesca ancora a ottenere commissioni pubbliche, come un dipinto votivo per un palazzo pubblico della Serenissima, i suoi introiti sono magri e gli causano disagi e umiliazioni. Fu quindi obbligato a vendere all'asta alcune sue opere nel 1550 ad Ancona aiutato dall'amico Giovanni del Coro.<ref>{{cita libro|autore=Massimo Firpo|titolo=Artisti, gioiellieri, eretici il mondo di Lorenzo Lotto tra riforma e controriforma|editore=Laterza|anno=2001|p=271}}</ref>
 
Nel [[1547]] [[Pietro Aretino]] gli spedì una sarcastica lettera aperta, con la quale vantava la superiorità di [[Tiziano]]: ''lo essere superato nel mestiero di dipingere non si accosta punto a non vedersi agguagliare ne l'offizio de la religione. Talché il cielo vi ristorerà d'una gloria che passa del mondo la laude''. Da questa si comprende bene la tagliente e per molti versi ingiusta ironia con cui il Lotto veniva trattato a Venezia, soprattutto dagli intellettuali della cerchia di Tiziano. Ad aggravare la situazione, durante il soggiorno veneziano si diffondono su di lui sospetti di [[luteranesimo]], legati al turbamento del suo animo religiosamente inquieto<ref name=Z16/>.
 
Alle soglie dei settant'anni, l'artista sembrò ormai al crollo di ogni speranza e il ''[[Ritratto di fra' Gregorio Belo]]'' espresse tutto il senso di solitudine, tormento e angosce interiori del pittore<ref name=Z16/>.
 
Nel [[1549]], affidandosi al tramite dell'amicizia di vecchia data con [[Jacopo Sansovino]], il pittore decise di vendere tutti suoi averi, tra cui qualche gemma e dei quadri e partì per le Marche<ref name=Z16/>. I dipinti rimasero però invenduti, e l'anno successivo gli vennero spediti ad Ancona.
 
=== Ritorno ad Ancona ===
[[File:Lorenzo Lotto - Portrait of a Crossbowman.JPG|miniatura|sinistra|''Ritratto di balestriere''<br>dipinto ad Ancona conservato nella [[Pinacoteca Capitolina]]]]
[[File:Lorenzo Lotto - Assunzione di Ancona - particolare.JPG|miniatura|destra|Particolare dell'''Assunzione''<br>[[chiesa di San Francesco alle Scale]] di Ancona]]
[[File:Lorenzo Lotto - Assunzione di Ancona.JPG|miniatura|destra|''Assunzione''<br>Ancona, [[chiesa di San Francesco alle Scale]]]]
Si diresse quindi ad [[Ancona]], dove aveva già lavorato nel [[1538]]. Le Marche erano ormai per lui una seconda patria<ref>''Quasi una seconda patria. Lorenzo Lotto e le Marche'', in ''Lorenzo Lotto. Il richiamo delle Marche. Tempi, luoghi e persone'', a cura di E.M. Dal Pozzolo, Milano, Skira, 2018 (pp. 63- 85).</ref>. Questa volta era stato chiamato dai francescani per dipingere l'''Assunta'' per la [[chiesa di San Francesco alle Scale]]<ref name=Z16/>; durante l'esecuzione della pala avrebbe alloggiato nel convento dei frati.
 
Nel frattempo a [[Venezia]] l'amico che lo aveva assistito ed ospitato, Bartolomeo Carpan, venne accusato di eresia insieme a suo nipote; fu perciò incarcerato e ritrovò la libertà solo dopo aver abiurato.<ref>{{cita libro|autore=Massimo Firpo|titolo=Artisti, gioiellieri, eretici. Il mondo di Lorenzo Lotto tra Riforma e Controriforma|editore=Laterza|città=Roma-Bari|anno=2004|isbn=8842064718|pp=163-166}}</ref> Il nipote del Carpan riuscì a fuggire e si recò ad [[Ancona]]. Lorenzo Lotto, dimostrando coraggio e indipendenza di giudizio, lo accolse e, nonostante le ristrettezze in cui si trovava, gli donò il denaro necessario a proseguire la fuga<ref name=Zampetti/>.
La Pala dell'Assunta di Ancona si distacca da [[Pala di Asolo|quella]] analoga di [[Asolo]] per il senso di smarrimento angosciato che gli apostoli hanno di fronte alla Vergine che svanisce tra le nubi; questo sentimento di timore di fronte al miracolo avvicina l'Assunzione anconitana all{{'}}''[[Annunciazione di Recanati]]''<ref>Franco De Poli, ''Lorenzo Lotto'', Editrice Santi Quaranta, 1996.</ref>.
Quando il lavoro fu terminato Lotto decise di rimanere ad [[Ancona]] e cercò una casa in affitto<ref name=Zampetti/>; nel frattempo, per guadagnare un po' di denaro, decise di vendere i dipinti che aveva con sé, come già aveva tentato di fare a Venezia, senza successo. Organizzò alla [[Loggia dei Mercanti (Ancona)|Loggia dei Mercanti]] un'asta pubblica delle proprie opere, tra cui persino i disegni delle tarsie di Bergamo, da cui non si era mai staccato. Si tratta di un chiaro indizio di ristrettezze economiche: Lotto era ormai sull'orlo del fallimento<ref name=Z16/>. L'operazione, dalla quale si aspettava di ricavare 400 ducati, non andò affatto bene, e Lotto ne racimolò appena 39<ref name=D59>{{cita|D'Adda, 2010|p. 59}}.</ref>.
 
Si risollevò però dalla mancata vendita ottenendo in città varie commissioni: nel [[1551]] dipinse per la [[Chiesa di Sant'Anna (Ancona)|chiesa ortodossa di Sant'Anna dei Greci]] tre tavole in stile [[Icona (arte)|iconico]] [[Arte bizantina|bizantino]] inserite nel primo registro dell'[[iconostasi]]: la ''Visitazione di Sant'Elisabetta'', la ''Santa Veronica'' e l{{'}}''Angelo che regge la testa di San Giovanni Battista'', opere scomparse (ma non distrutte) a seguito del [[Bombardamenti di Ancona del 1943|bombardamento]] aereo della chiesa durante la [[seconda guerra mondiale]].
Altre commissioni anconitane furono quelle per la [[chiesa di Santa Maria Liberatrice (Ancona)|chiesa di Santa Maria Liberatrice]] (''Santi Rocco e Sebastiano''; ''Santi Francesco e Giovanni Battista''<ref>Michele Poverari, ''Ancona Pontificia''</ref>) e qualche ritratto, come il ''Balestriere'', poi alla [[Pinacoteca Capitolina]]<ref name=Z16/>.
 
Passando il tempo, il pittore divenne più stanco e debole, e ricorse sempre più all'aiuto della sua bottega, in cui lavorò dal 1550 al 1553 [[Durante Nobili]] da [[Caldarola]], che dopo l'apprendistato diffuse nelle Marche gli stilemi del suo maestro. Vari assistenti si avvicendarono, alcuni validi aiuti, altri purtroppo di basso profilo e scarsa affidabilità: uno fu allontanato poiché indisciplinato, uno se ne andò con una scusa senza fare più ritorno, un altro scappò con denaro e oggetti del maestro<ref name=D59/>.
 
=== Oblato della Santa Casa di Loreto ===
[[File:Lorenzo Lotto 055.jpg|miniatura|[[Presentazione al Tempio (Lotto)|Presentazione al Tempio]], 1555, [[Loreto]], [[Palazzo Apostolico (Loreto)|Palazzo Apostolico]]]]
Nel [[1552]] iniziò a frequentare la [[Basilica della Santa Casa]] di [[Loreto]], dove si trasferì definitivamente nel [[1554]] quando si fece "[[oblati|oblato]]", donando all'istituzione tutti i suoi beni e soprattutto sé stesso. Per questo motivo ancor vi si trova un buon numero di opere di Lotto nel [[Museo pontificio della Santa Casa|Museo Pontificio della Santa Casa]], situato nell'ala occidentale del [[Palazzo Apostolico (Loreto)|Palazzo Apostolico]] di [[Loreto]].
 
A Loreto avvenne il contatto tra il pittore [[Simone De Magistris]] e il Lotto, breve ma foriero di conseguenze artistiche. Era stato [[Durante Nobili]] a condurre il conterraneo De Magistris dal suo maestro<ref>Giampiero Donnini, ''Simone De Magistris. Un pittore visionario tra Lotto e El Greco'' a cura di Vittorio Sgarbi, Marsilio, Venezia, 2007, pag. 79</ref>.
 
Le ultime tele, dipinte quando il maestro è malato e stanco, ma probabilmente sereno<ref>Scrisse nel suo libro di conti «in mia vecchiaia ho voluto quietar la mia vita in questo santo loco».</ref>, mostrano una mano tremante e una cromia cupa<ref name=Z16/>.
 
La ''[[Presentazione al Tempio (Lotto)|Presentazione al Tempio]]'' è considerata dalla critica moderna il suo testamento spirituale<ref name=Zampetti/>. Priva come sempre di ogni retorica ma ricca di una composta e penetrante commozione, è la sua ultima tela: in alto a destra, vi fa capolino una figura di vecchio dalla lunga barba bianca, nella quale si è voluto riconoscere il pittore nel suo estremo saluto<ref name=Z16/>.
 
L'ultima notizia che abbiamo di Lorenzo Lotto è che nel [[1556]] inviava quattro scudi d'oro al suo amico Bartolomeo Carpan perché li consegnasse alla "masareta" Meniga, che un giorno lo aveva assistito amorevolmente e che ora stava per sposarsi<ref name=Zampetti/>. Entro il luglio [[1557]] morì, nel più assoluto silenzio: non si hanno notizie nemmeno delle esequie<ref name=Z16/>.
 
== Il ritrattista ==
[[ImmagineFile:Accademia - Ritratto di giovane gentiluomo nel suo studio - Lorenzo Lotto 050cat.912.jpg|thumb|right|280px|''Il giovane[[Giovane malato]]'', [[1527, ]]<br>[[Venezia]], [[Gallerie dell'Accademia]]]]
[[File:Lorenzo Lotto 046.jpg|thumb|''[[Ritratto di gentildonna nelle vesti di Lucrezia]]''<br>[[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]]]]
Lorenzo Lotto fu un grandissimo ritrattista perché considerò sempre ogni individuo non il protagonista di una storia, ma una persona qualunque, una fra le tante:«una persona che si incontra e con cui si parla e ci si intende. All'opposto di quelli di Tiziano, i ritratti del Lotto sono i primi ritratti psicologici: e non sono, naturalmente, ritratti di imperatori e di papi, ma di gente della piccola nobiltà o della buona borghesia, o di artisti, letterati, ecclesiastici.
Lorenzo Lotto fu un grandissimo ritrattista perché considerò sempre ogni individuo non il protagonista di una storia, ma una persona qualunque, fra le tante:
{{Citazione|una persona che si incontra e con cui si parla e ci si intende. All'opposto di quelli di Tiziano, i ritratti del Lotto sono i primi ritratti psicologici: e non sono, naturalmente, ritratti di imperatori e di papi, ma di gente della piccola nobiltà o della buona borghesia, o di artisti, letterati, ecclesiastici.
 
La grande scoperta, che fa la modernità del Lotto, è appunto quella del ritratto come dialogo, scambio di confidenza e di simpatia, tra un ''sé'' e un ''altro'': per questo i ritratti lotteschi sono testimonianze autentiche e attendibili, anche se la descrizione fisionomica non è più minuziosa e precisa che nei ritratti di Tiziano. Non lo è perché all'artista non interessa fissare il personaggio come obbiettivamente è, ma come è nel momento e nell'atto in cui si qualifica, si rivolge a un altro, si prepara a uno schietto rapporto umano. Non dice: ammirami, io sono il re, il papa, il doge, sono al centro del mondo; ma dice: così sono fatto dentro, questi sono i motivi della mia malinconia o della mia fede, o della mia simpatia verso gli altri.
 
Nel ritratto-dialogo, l'attitudine del pittore è quella di un confessore, dell'interlocutore che pone le domande, interpreta le risposte [...] e la bellezza che fa irradiare, come una luce interna, dalle sue figure, non è un bello naturale né, a rigore, un bello spirituale o morale, ma semplicemente un bello interiore tradito, più che rivelato, da uno sguardo, da un sorriso, dalla pallida trasparenza del volto o dallo stanco posare d'una mano».|Argan<ref>{{cita libro|Giulio Carlo | (Argan).| Storia dell'arte italiana 3 | 2000| Sansoni| Firenze|pp= 154-155}}</ref>}}
 
== Itinerario critico ==
[[File:Andrea Odoni (1527); Lorenzo Lotto.JPG|thumb|''[[Ritratto di Andrea Odoni]]'' (1527)<br>[[Hampton Court]], Collezioni reali]]
«Veneta nel totale è la sua maniera, forte nelle tinte, sfoggiata nei vestimenti, sanguigna nelle carni come in Giorgione. Ha però un pennello men libero che Giorgione, il cui gran carattere va temprando con il giuoco delle mezze tinte; e sceglie forme più svelte e dà alle teste indole più placida e beltà più ideale. Ne’ fondi delle pitture ritiene spesso un certo chiaro o azzurro, che se non tanto si unisce colle figure, le distacca però e le presenta all’occhio assai vivacemente. Fu de’ primi e de’ più ingegnosi in trovar nuovi partiti per tavole d’altare [...]» (Lanzi).
{{Citazione|Veneta nel totale è la sua maniera, forte nelle tinte, sfoggiata nei vestimenti, sanguigna nelle carni come in Giorgione. Ha però un pennello men libero che Giorgione, il cui gran carattere va temprando con il giuoco delle mezze tinte; e sceglie forme più svelte e dà alle teste indole più placida e beltà più ideale. Ne' fondi delle pitture ritiene spesso un certo chiaro o azzurro, che se non tanto si unisce colle figure, le distacca però e le presenta all'occhio assai vivacemente. Fu de' primi e de' più ingegnosi in trovar nuovi partiti per tavole d'altare [...].|Lanzi}}
 
{{Citazione|Gli occhi dell'Annunciata di Recanati, si pensa di poter dire siano i più commoventi della pittura. Spalancati, con le pupille grandi come laghi cupi nel buio; laghi del cuore, dove un'anima s'affaccia e spaura, timida di confessarsi, torbida quasi per troppa innocenza [...]. Capolavoro della trepidazione, della tristezza: i sentimenti inevitabili del Lotto.|Arcangeli}}
[[Immagine: Lorenzo Lotto 041.jpg|thumb|left|300px|''Ritratto di Andrea Odoni'', 1527, Hampton Court, Collezioni reali]]
«Gli occhi dell’Annunciata di Recanati, si pensa di poter dire siano i più commoventi della pittura. Spalancati, con le pupille grandi come laghi cupi nel buio; laghi del cuore, dove un’anima s’affaccia e spaura, timida di confessarsi, torbida quasi per troppa innocenza [...]. Capolavoro della trepidazione, della tristezza: i sentimenti inevitabili del Lotto» (Arcangeli).
 
«{{Citazione|La parabola umana e artistica di Lorenzo Lotto comprende l’interol'intero arco della prima metà del Cinquecento. Il pittore veneziano l’attraversal'attraversa con una tale intensità esistenziale e inventiva da diventare uno dei più affascinanti e profondi testimoni del suo tempo [...] un protagonista dell’artedell'arte di due capitali all’apogeoall'apogeo, [[Venezia]] e [[Roma]]. Ma, in entrambi i casi, non riesce a integrarsi nel vivo del contesto culturale, soffre tensioni insostenibili da giovane e umiliazioni mortificanti da vecchio. La sua autentica dimensione diventa così la provincia: la Marca trevigiana da ragazzo, le [[Prealpi]] bergamasche nella fase centrale e forse più felice della sua biografia, il litorale e le colline marchigiane a più riprese, fino all’ultimoall'ultimo, nascosto rifugio, le celle del [[Santuario di Loreto]].
 
Imprevedibile, autonomo, qualche volta persino beffardo, il Lotto elabora un’espressioneun'espressione figurativa indipendente, difficilmente inquadrabile in una corrente eppure collegabile, per via diretta, a una lunga serie di relazioni. Pochi altri maestri del Cinquecento hanno avuto così vaste conoscenze dell’artedell'arte contemporanea: Lotto le ha sapute sfruttare fino in fondo, ricavandone spunti sempre importanti ma mai decisivi. Così, si possono via via indicare riferimenti a [[Giovanni Bellini]], [[Alvise Vivarini]], [[Giorgione]], [[Dürer]], [[Raffaello]], [[Leonardo da Vinci]], [[Correggio (pittore)|Correggio]], [[Il Moretto|Moretto]], [[Gaudenzio Ferrari]], [[Tiziano]], [[Savoldo]].
 
[...] Il lungo percorso trascorso a [[Bergamo]] è forse il più ricco di idee e di soluzioni [...] non c’èc'è dubbio che l’arrivol'arrivo in Lombardia significhi un contatto diretto con l’artel'arte di Leonardo e con il gruppo dei leonardeschi, ma l’influssol'influsso di prima mano è ravvisabile solo in un arco produttivo molto ridotto [...]. Col gruppo dei bresciani, [[Il Moretto|Moretto]], [[Romanino]], [[Savoldo]], condivide l’appartenenzal'appartenenza a un’areaun'area veneto–lombarda di confine, e una committenza che ha esigenze simili; con [[Gaudenzio Ferrari]], un senso di epos popolare ma non dimesso; con il [[Pordenone]], il gusto per immaginazioni coraggiose e gesti monumentali. Interessante, ma non documentabile in modo inoppugnabile, il contatto con l’areal'area tedesca e in particolare con [[Hans Holbein]], mentre ricco di sviluppi è il misterioso riferimento reciproco con il Correggio [...].
 
A [[Venezia]] si scontra con un ambiente dominato da [[Tiziano]], troppo lontano dalla sua arte. In vent'anni riceverà la richiesta di tre soli dipinti, bloccato da un ostracismo che è durato fino al XX secolo. Solo nel [[1895]], infatti, grazie a [[Bernard Berenson]], i critici hanno osato riscoprire un maestro che, nel passato, è stato considerato un esempio negativo, da additare per mostrare come non bisogna dipingere [...] il recupero del Lotto è una delle maggiori conquiste del [[Novecento]]: le composizioni religiose e, soprattutto, i ritratti sono oggi considerati dagli studiosi e dal pubblico tra i dipinti più emozionanti del [[Cinquecento]]» (.|Zuffi).}}
{{Citazione|O Lotto, come la bontà buono e come la virtù virtuoso, […] lo essere superato nel mestiero del dipingere, non si accosta punto al non vedersi agguagliare ne l’offizio de la religione. Talché il cielo vi restorarà d’una gloria che passa del mondo la laude|[[Pietro Aretino]] 1548}}
 
== La questione religiosa ==
[[File:Lorenzo Lotto - The adulterous woman - Louvre.JPG|thumb|left|''Gesù e l'adultera'', [[Louvre]] (1528)]]
Lorenzo Lotto visse e lavorò in un contesto storico che vede l'affermarsi e il diffondersi della [[Riforma protestante]] e la nascita della conseguente [[Controriforma]] cattolica.
In particolare modo, i contrasti religiosi sono particolarmente acuti a Venezia, città natale del pittore in cui egli vivrà in maniera discontinua tra 1525 e 1549.
 
Proprio in quegli anni, assistiamo allo scontro ideologico e politico tra la Serenissima e il papato sulla questione religiosa.
La [[Repubblica veneziana]] ha infatti una tradizionale autonomia per quanto riguarda la sua identità religiosa, data dal retaggio ideologico tardo medioevale che attribuiva al doge poteri di Principe della Repubblica e Principe della Chiesa, ed era in conflitto storico con lo Stato pontificio (vedi ad esempio le recenti Guerre d'Italia e la sconfitta di Agnadello).
 
Inoltre i rapporti commerciali con le città tedesche, la presenza di molti stranieri in città e la mentalità aperta dei suoi abitanti, abituati a ogni genere di costumi e usanze, la rendeva particolarmente permeabile alle nuove idee allora in corso di diffusione.
Non bisogna infine dimenticare il ruolo centrale delle stamperie veneziane, che permisero la diffusione di testi e libri eterodossi.
 
È a Venezia infatti che compare una prima traduzione in italiano di una [[silloge]] di scritti luterani (nel 1525, proprio l'anno di arrivo di Lotto), che viene stampata la Bibbia in volgare di [[Antonio Brucioli]] (da [[Gian Maria Giunti]], amico di Lotto, il quale forse collaborò alle incisioni del frontespizio) e numerosi altri libri non in linea con l'ortodossia cattolica.
È a Venezia che predicano Frate Galateo, l'Ochino, fra Agostino (tutti condannati dall'[[Inquisizione]]). La città inoltre si ribella al potere supremo papale imponendo la presenza di [[Tre Savi Laici]] ai processi inquisitori (1547).
 
Dato il contesto storico, è possibile che Lotto non fosse minimamente sfiorato dalla disputa religiosa?
 
Per rispondere bisogna considerare anche che negli anni 1540 l'[[Inquisizione]] aprì una serie di processi a carico di vari gioiellieri e commercianti di pietre di via Rialto, a Venezia, accusati di essere eretici. Tra questi troviamo vari amici o conoscenti del Lotto: [[Bartolomeo Carpan]], nominato nel suo testamento e i fratelli Antonio e Vittore, Caravia (che frequentava la casa del Carpan come Lotto), [[Giovan Battista Ferrari]].
Il nipote del Lotto, [[Mario d'Arman]], che lo ospitò in casa sua dal 1540 al 1542, fu inquisito e assolto tra 1559 e 1560. Sul suo «Libro di spese», Lotto scrive che ha dipinto “doi quadretti del retrato de Martin Luter et suo moier che misser Mario donò a Tristan per li ornamenti dorati” il 7 ottobre 1540.
 
Visti i documenti è chiaro che tra gli anni [[1520|'20]] e [[1540|'40]] Lotto fu vicino o frequentò ambienti interessati al pensiero luterano e quindi considerati eretici, ma in che misura egli vi aderì (visto anche che ben poco traspare dalle sue opere) non ci è dato sapere.<ref>{{cita libro|autore=Massimo Firpo|titolo=Artisti, gioiellieri, eretici. Il mondo di Lorenzo Lotto tra Riforma e Controriforma|editore=Laterza|città=Roma-Bari|anno=2004|isbn=8842064718}}</ref><ref>{{cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/06/24/lorenzo-lotto-inquieto-pittore-della-religione.html|autore=Antonio Pinelli|titolo=Lorenzo Lotto inquieto pittore della religione|editore=La Repubblica|anno=24 giugno 2002}}.</ref>
 
== Opere ==
{{vedi anche|Opere di Lorenzo Lotto}}
*''Ritratto del vescovo Bernardo de’ Rossi'', [[1505]], olio su tavola, 54 x 41, [[Napoli]], Museo di Capodimonte
 
*''Allegoria del Vizio e della Virtù'', 1505, olio su tavola, 56,5 x 42,2, [[Washington (distretto di Columbia)|Washington]], [[National Gallery]], coperto del ''Ritratto del vescovo [[Bernardo de’ Rossi]]''
== Note ==
*''Allegoria della Castità'', 1505 circa, olio su tavola, 43 x 33,7, [[Washington (distretto di Columbia)|Washington]], [[National Gallery]], coperto di un ritratto non identificato.
<references/>
*''Madonna fra i santi Pietro, Cristina e Gerolamo'' (Sacra Conversazione), 1505, olio su tavola, 177 x 162, [[Treviso]], chiesa di Santa Cristina al Tiverone
*''Giovane con copricapo'', 1505, olio su tavola, 34 x 27, [[Bergamo]], Accademia Carrara
*''Madonna col Bambino e santi'', ca [[1506]], olio su tela, 80 x 102, [[Edimburgo]], National Gallery of Scotland
*''Busto di donna'', ca. 1505-06, olio su tavola, 36x28, [[Digione]], Musée des Beaux-Arts;
*''Assunta'', 1506, olio su tavola, 175 x 162, [[Asolo]], Duomo
*''Ritratto di giovane con lucerna'', 1506, olio su tavola, 42 x 53, [[Vienna]], Kunsthistorisches Museum
*''San Gerolamo penitente'', 1506, olio su tavola, 48 x 40, [[Parigi]], Louvre
*''Matrimonio mistico di Santa Caterina'', ca [[1508]], olio su tavola, 71,3 x 91,2, [[Monaco di Baviera]], Alte Pinakothek;
*''Madonna col Bambino e i santi Ignazio di Antiochia e Onofrio'', 1508, olio su tavola, 51x65, [[Roma]], [[Galleria Borghese]];
*''Matrimonio mistico di Santa Caterina'', ca 1508, olio su tavola, 42 x 48, [[Boston]], Museum of Fine Arts
[[Immagine:Lorenzo Lotto 008.jpg|thumb|center|300px|particolare del ''Polittico di Recanati'': i santi Caterina e Sigismondo]]
*''Polittico di Recanati'', 1508, olio su tavola, 227 x 108, [[Recanati]], Museo Civico Villa Coloredo Mels
* ''Madonna col Bambino e i santi Francesco, Giovanni Batista, Girolamo e Caterina'', ca. 1508, olio su tavola, 40x29, [[Cracovia]], Muzeum Narodowe
*''Ritratto di gioielliere'', [[1509]]–[[1512]], olio su tela, 80 x 75, [[Los Angeles]], Paul Getty Museum
*''Deposizione'', 1512, [[Jesi]], [[Pinacoteca civica e galleria di arte contemporanea di [[Jesi]]|Pinacoteca]]
*''Trasfigurazione'', 1512, olio su tavola, 300 x 203, [[Recanati]], Museo Civico Villa Coloredo Mels
*''San Giacomo pellegrino'', 1512, [[Recanati]], Museo Civico Villa Coloredo Mels
*''Cristo conduce gli Apostoli sul monte Tabor'', 1512, olio su tavola, 26,5 x 57,5, [[San Pietroburgo]], Ermitage, già parte della predella della ''Trasfigurazione''
* ''Giuditta con la testa di Oloferne'', 1512, olio su tavola, 20x15, [[Roma]], Banca Nazionale del Lavoro;
*''San Vincenzo Ferrer in gloria'', 1513, [[Recanati]], Chiesa di San Domenico
*''Deposizione di Gesù Cristo nel sepolcro'', [[1513]]-[[1516]], olio su tavola, 50 x 96, [[Bergamo]], Accademia Carrara
*''San Girolamo penitente'', ca 1513-15, olio su tavola, 55,8 x 40, [[Bucarest]], Muzeul National de Arta al României;
*''Lapidazione di Santo Stefano'',1513-1516, olio su tavola, 51 x 97, [[Bergamo]], Accademia Carrara
*''San Domenico di Guzman resuscita Napoleone Orsini'', 1513-1516, olio su tavola, 51 x 97, *Bergamo, Accademia Carrara
*''San Gerolamo penitente'', [[1515]], olio su tela, [[Allentown]], [[Pennsylvania]], Art Museum
*''Pala di San Bartolomeo'', 1516, olio su tavola, 520 x 250, [[Bergamo]], chiesa di San Bartolomeo
*''Susanna e i vecchioni'', [[1517]], olio su tavola, 66 x 50, [[Firenze]], Uffizi
*''Lucina Brembati'', ca [[1518]], olio su tavola, 52 x 44, [[Bergamo]], Accademia Carrara
*''Autoritratto'', ca [[1520]], olio su tela, 71 x 61, [[San Francisco]], Fine Arts Museums
[[Immagine:Lorenzo Lotto 015.jpg|thumb|center|300px|''Addio di Cristo alla Madre'']]
*''Addio di Cristo alla Madre'', [[1521]], olio su tela, 126 x 99, [[Berlino]], Staatliche Museen
*''Pala di San Bernardino'', 1521, olio su tavola, 300 x 275, [[Bergamo]], San Bernardino in Pignolo
*''Madonna in trono col Bambino e i santi Caterina, Agostino, Sebastiano, Antonio e Giovannino'', 1521, olio su tavola, 287 x 267, [[Bergamo]], Chiesa di Santo Spirito
*''Santa Caterina'', [[1522]], olio su tavola, 57 x 50, [[Washington (distretto di Columbia)|Washington]], National Gallery
*''Adorazione del bambino'', [[1523]], olio su tavola, 46 x 36, [[Washington (distretto di Columbia)|Washington]], National Gallery
*''Nozze mistiche di Santa Caterina'', 1523, olio su tela, 189 x 134, [[Bergamo]], Accademia Carrara;
*''Marsilio Cassotti e la sua sposa Faustina'', 1523, olio su tavola, 71x84, [[Madrid]], Museo del Prado;
*''Trinità'', 1523-24, olio su tela, 170x115, [[Bergamo]], chiesa di Sant’Alessandro della Croce;
*''Sacra Famiglia con San Gerolamo e San Nicola da Tolentino'', [[1524]], olio su tela, 94 x 78, [[Boston]], Museum of Fine Arts;
*''Nozze mistiche di santa Caterina con santi'', 1524, olio su tela, 98x115, [[Roma]], Galleria Nazionale d’Arte Antica;
*''Madonna col Bambino, San Rocco e San Sebastiano'', 1524, olio su tela, 81,8 x 108,5, [[Ottawa]], National Gallery of Canada
*''Ritratto di famiglia'', 1524, olio su tela, 96 x 116, [[San Pietroburgo]], Ermitage
*''Oratorio Suardi'', 1524, affreschi, [[Trescore]]
*''Scene della vita di Maria'', [[1525]], affreschi, [[Bergamo]], chiesa di San Michele al Pozzo Bianco
*''Natività'', 1525, affresco, [[Credaro]], chiesa di San Giorgio
*''Madonna col Bambino e due donatori'', 1525–[[1530]], olio su tela, 85 x 115, [[Los Angeles]], Paul Getty Museum
*''Venere e Cupido'', ca 1525, olio su tela, 92.4 x 111.4, [[New York]], Metropolitan Museum
*''Ritratto di giovane con libro'', [[1526]], olio su tavola, 47 x 38, [[Milano]], Castello Sforzesco
*''Madonna con Bambino e Santi Giuseppe e Girolamo'' detta ''Madonna delle Rose'', 1526, [[Jesi]], Pinacoteca civica
*''Angelo annunziante e Madonna annunciata'', 1526, [[Jesi]], Pinacoteca civica
*''Cristo e l’adultera'', ca [[1528]], olio su tela, 124 x 156, [[Parigi]], Louvre
*''Adorazione del Bambino'', olio su tela, 150 x 237, [[Parigi]], Louvre
*''Cristo portacroce'', 1526, olio su tela, 66 x 60, [[Parigi]], Louvre
*''San Gerolamo'', olio su tavola, 51 x 40, [[Amburgo]], Kunsthalle
*''Ritratto di giovane'', olio su tela, 47 x 38, [[Berlino]], Staatliche Mueseen
*''Ritratto di architetto'', olio su tela, 108 x 86, [[Berlino]], Staatliche Museen
*''Il giovane malato'', [[1527]], olio su tela, 98 x 116, [[Venezia]], Gallerie dell'Accademia
*''Ritratto di Andrea Odoni'', 1527, olio su tela, 101 x 114, [[Hampton Court]], Collezioni reali
*''Annunciazione'', [[1528]], olio su tavola, 166 x 114, [[Recanati]], Museo Civico Villa Coloredo Mels;
*''Madonna col Bambino e i santi Caterina d’Alessandria e Tommaso'', ca.1528-30, olio su tela, 113,5x152, [[Vienna]], Kunsthistorisches Museum;
*''Triplice ritratto di orefice'', ca [[1530]], olio su tela, 52x79, [[Vienna]], Kunsthistorisches Museum;
*''San Nicola in gloria'', [[1529]], olio su tela, 335 x 188, [[Venezia]], chiesa del Carmine
*''Riposo durante la fuga in Egitto con Santa Giustina'', 1530, olio su tela, 82 x 132,5, [[San Pietroburgo]], Ermitage
*''Crocefissione'', [[1531]], olio su tavola, 450 x 250, chiesa di Santa Maria, [[Monte San Giusto]], ([[Provincia di Macerata|MC]])
*''Visitazione'', 1531, [[Jesi]], Pinacoteca civica
[[Immagine:Lorenzo Lotto 004.jpg|thumb|center|300px|''Santa Lucia davanti al giudice'']]
*''Santa Lucia davanti al giudice'', [[1532]], olio su tavola, 243 x 237, [[Jesi]], Pinacoteca civica
*''San Cristoforo, San Rocco e San Sebastiano'', 1532 - 1535, [[Loreto]], Pinacoteca di palazzo Apostolico
*''Gesù Bambino dormiente tra la Madonna e i Santi Giuseppe e Caterina d'Alessandria'', [[1533]], olio su tela, 81 x 115, Bergamo, Accademia Carrara;
*''Ritratto di gentildonna nelle vesti di Lucrezia'', 1533, olio su tela, 96x110,5, [[Londra]], The Trustees of the National Gallery;
*''Sacra famiglia con i santi Gerolamo, Anna e Gioacchino'', [[1534]], olio su tela, 69 x 87,5, [[Firenze]], [[Uffizi]];
* ''Adorazione dei pastori'', ca. 1534, olio su tela, 147x106, [[Brescia]], Musei Civici d’Arte e di Storia;
* ''Ritratto di uomo'', ca. 1535, 118 x 105, [[Roma]], Galleria Borghese
*''Sacra Famiglia'', ca [[1537]], olio su tela, 150 x 237, [[Parigi]], Louvre
*''Ritratto di giovane'', olio su tavola, 28 x 22, [[Firenze]], [[Uffizi]]
*''Madonna del Rosario'', [[1539]], olio su tela, 384 x 264, [[Cingoli (comune)|Cingoli]], chiesa di san Nicolò
*''Madonna con Bambino e Santi'' detta ''Pala dell'Alabarda'', 1539, [[Ancona]], [[Pinacoteca civica "Francesco Podesti"]]
*''Ritratto virile'', [[1541]], olio su cartone, 57.8 x 46.5, [[Ottawa]], National Gallery of Canada;
*''Febo da Brescia'', 1543-44, olio su tela, 82x78, [[Milano]], [[Pinacoteca di Brera]];
*''Laura da Pola'', 1543-44, olio su tela, 90x75, [[Milano]], Pinacoteca di Brera;
*''Ritratto di gentiluomo con guanti'', 1543 (?), olio su tela, 90x75, [[Milano]] Pinacoteca di Brera;
*''Pietà'', 1545, olio su tela, 185x150, [[Milano]], Pinacoteca di Brera;
*''Ritratto virile'', 1541, olio su tela, 55 x 44.5, [[San Francisco]], Fine Arts Museums
*''Elemosina di Sant’Antonino'', [[1542]], olio su tela, 332 x 235, [[Venezia]], chiesa dei SS Giovanni e Paolo
*''Battesimo di Cristo'', [[1544]]-[[1549]], [[Loreto]], Pinacoteca di palazzo Apostolico
*''Sacrificio di Melchisedec'', [[1545]]-1550, [[Loreto]], Pinacoteca di palazzo Apostolico
*''Madonna e santi'', [[1546]], [[Venezia]], chiesa di San Giacomo dell’Orio
*''Cristo e l'adultera'', [[1548]]-1550, [[Loreto]], Pinacoteca di palazzo Apostolico
*''Adorazione del Bambino'', 1548-1550, [[Loreto]], Pinacoteca di palazzo Apostolico
*''Adorazione dei Magi'', 1548-1555, [[Loreto]], Pinacoteca di palazzo Apostolico
*''Madonna con Bambino e santi'', 1548, [[Mogliano]], Chiesa di Santa Maria della Piazza
*''Ritratto di fra’ Gregorio Belo da Vicenza'', 1548, olio su tela, 87 x 71, [[New York]], Metropolitan Museum
*''Assunta'', [[1550]], [[Ancona]], chiesa di San Francesco alle Scale
*''San Michele arcangelo che scaccia Lucifero'', 1550 ca., [[Loreto]], Pinacoteca di palazzo Apostolico
*''Il Balestriere'', [[1551]], [[Roma]], Pinacoteca Capitolina
*''Ritratto di vecchio'', attribuito, ca [[1552]], olio su tela, 93 x 72, [[San Pietroburgo]], Ermitage
*''Presentazione al Tempio'', [[1555]], olio su tela, 170 x 157, [[Loreto]], Pinacoteca di palazzo Apostolico
 
== Bibliografia ==
;Fonti primarie
*Lanzi, ''Storia pittorica della Italia'', 1796
* {{cita libro|autore=Lorenzo Lotto|titolo=Libro di spese diverse|curatore=Pietro Zampetti|città=Firenze|anno=1969|isbn=no}}
*Zampetti, ''Lorenzo Lotto'', Milano, 1965
* {{cita libro|autore=[[Giorgio Vasari]]|titolo=[[Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori]]|città=Firenze|anno=1568|isbn=no}}
*Argan, ''Storia dell’arte italiana'', Firenze, 1968
 
*Mascherpa, ''Lorenzo Lotto a Bergamo'', Milano, 1971
;Fonti secondarie
*Mariani Canova, ''L’opera completa di Lorenzo Lotto'', Milano, 1975
* [[Luigi Lanzi]], ''Storia pittorica della Italia'', 1796
*Arcangeli, ''Pittori nelle Marche fra '500 e '600'', catalogo, Urbino, 1979
* {{cita libro|autore=[[Pietro Zampetti]]|titolo=Mostra di Lorenzo Lotto|editore=Arte Veneta|città=Venezia|anno=1953}}
*Cortesi Bosco, ''Gli affreschi dell’oratorio Suardi. Lorenzo Lotto nella crisi della Riforma'', Bergamo, 1980
* {{cita libro|autore=[[Bernard Berenson]]|titolo= Lotto|editore=electa|città=Milano |anno=1955}}
*Gentili, ''I giardini della contemplazione. Lorenzo Lotto 1503 – 1512'', Roma, 1985
* [[Giulio Carlo Argan]], ''Storia dell'arte italiana'', Firenze 1968-2000.
*Zuffi, ''Lotto'', Milano, 1992, ISBN 8843543652
* Giorgio Mascherpa, ''Lorenzo Lotto a Bergamo'', Milano, 1971.
*Colalucci, ''Lotto'', Firenze, 1994, ISBN 8809761871
* Giordana Mariani Canova, ''L'opera completa di Lorenzo Lotto'', Milano, 1975.
* Zanchi M. ''Lorenzo Lotto e l’immaginario alchemico- Le "imprese" nelle tarsie del coro della Basilica de S. Maria Maggiore in Bergamo'', Clusone (BG), 1997;
* [[Francesco Arcangeli]], ''Pittori nelle Marche fra '500 e '600'', catalogo, Urbino, 1979.
* Brown D. A., P. Humfrey P., Lucco M. (a cura di), ''Lorenzo Lotto. Il genio inquieto del Rinascimento'', catalogo della mostra, Bergamo, 1998;
* Francesca Cortesi Bosco, ''Gli affreschi dell'oratorio Suardi. Lorenzo Lotto nella crisi della Riforma'', Bergamo 1980.
* Augusto Gentili, ''I giardini della contemplazione. Lorenzo Lotto 1503 – 1512'', Roma 1985.
* Luigina Lampacrescia, ''Un'altra opera del Lotto nella chiesa di San Floriano a Jesi'', Firenze, 1989.
* {{cita libro|autore=Stefano Zuffi|wkautore=Stefano Zuffi|titolo=Lotto|editore=Elemond Art|città=Milano|anno=1992|isbn=88-435-4365-2|cid=Zuffi, 1992}}
* Francesco Colalucci, ''Lotto'', Firenze 1994. ISBN 88-09-76187-1
* {{cita libro|autore=Mauro Zanchi|titolo=Lorenzo Lotto e l'immaginario alchemico- Le "imprese" nelle tarsie del coro della Basilica de S. Maria Maggiore in Bergamo|città= Clusone|anno=1997}}
* {{cita libro|curatore=David Alan Brown|curatore2=Peter Humfrey|curatore3=Mauro Lucco|titolo=Lorenzo Lotto. Il genio inquieto del Rinascimento |editore=Skira|città=Milano|anno=1997}}
* {{cita libro|autore=Pierluigi De Vecchi|autore2=Elda Cerchiari|titolo=I tempi dell'arte|volume=2|editore=Bompiani|città=Milano|anno=1999|isbn=88-451-7212-0|cid=De Vecchi e Cerchiari, 1999}}
* Carlo Pirovano, ''Lotto'', Electa, Milano 2002. ISBN 88-435-7550-3
* {{cita libro|autore=Mauro Zanchi|titolo=La Bibbia secondo Lorenzo Lotto. Il coro ligneo della Basilica di Bergamo intarsiato da Capoferri|città=Bergamo|anno= 2003 e 2006}}.
* {{cita libro|autore=Massimo Firpo|titolo=Artisti, gioiellieri, eretici. Il mondo di Lorenzo Lotto tra Riforma e Controrifoma|editore=Laterza|città=Roma-Bari 2004|isbn=978-8842073109}}
* {{cita libro|autore=Roberta D'Adda,|titolo=Lotto|editore=Skira|città=Milano|anno=2010|isbn=978-88-572-0098-9|cid=D'Adda, 2010}}
* {{cita libro|autore=Mauro Zanchi|titolo=Lotto. I simboli|editore=Giunti|città=Firenze|anno=2011|ISBN=88-09-76478-1}}
* {{cita libro|autore=AA. VV. |curatore= Giovanni Carlo Federico Villa|titolo= Lorenzo Lotto |url=https://archive.org/details/isbn_9788836619528 |editore=Silvana |città= Cinisello Balsamo |anno= 2011|ISBN=978-88-366-1952-8}}
* {{cita libro|autore=Mauro Zanchi|titolo=In principio sarà il Sole. Il coro simbolico di Lorenzo Lotto|editore=Giunti|città=Firenze-Milano|anno=2016|ISBN=978-88-09-83057-8}}
* {{cita libro|autore=[[Francesca Cortesi Bosco]]|titolo=Viaggio nell'ermetismo del rinascimento Lotto Dürer Giorgione|editore=Il Poligrafo|anno=2016|ISBN=978-88-7115-743-6}}
* {{Cita testo|autore = Federico Terzi|titolo = Per una Theologia Crucis artistica: alcuni spunti tra Lotto e Bach|editore=Il Mulino|pubblicazione=Intersezioni|data=Aprile 2020|numero=1|pp = 57-75}}
* Henry Kaap, ''Lorenzo Lotto malt Andrea Odoni: Kunstschaffen und Kunstsammeln zwischen Bildverehrung, Bildskepsis, Bildwitz'', Berlino, Gebr. Mann Verlag, 2021, ISBN 978-3-7861-2865-6.
* {{cita libro|autore=Luigi Chiodi|titolo=Lettere inedite di Lorenzo Lotto|anno=1968|città=Bergamo|editore=Biblioteca civica|isbn=no}}
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Lorenzo Lotto}}
 
== Collegamenti esterni ==
{{pittura}}
* {{collegamenti esterni}}
{{vetrina|18|11|2006|Wikipedia:Vetrina/Segnalazioni/Lorenzo Lotto}}
* {{cita web|http://www.lorenzolottomarche.it/|Portale dedicato a Lorenzo Lotto nelle Marche}}
* {{cita web | 1 = http://www.lorenzo-lotto.it/ | 2 = Lorenzo Lotto nelle Marche | accesso = 12 ottobre 2010 | dataarchivio = 8 novembre 2010 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20101108025633/http://www.lorenzo-lotto.it/ | urlmorto = sì }}
* Recensione della mostra [http://mostreemusei.sns.it/index.php?page=_layout_mostra&id=845&lang=it Lorenzo Lotto] (Roma, Scuderie del Quirinale, 2 marzo - 12 giugno 2011)
* Recensione della mostra [http://mostreemusei.sns.it/index.php?page=_layout_mostra&id=952&lang=it Omaggio a Lorenzo Lotto. I dipinti dell'Ermitage alle Gallerie dell'Accademia] (Venezia, Gallerie dell'Accademia, 24 novembre 2011 - 26 febbraio 2012)
 
{{Lorenzo Lotto}}
[[Categoria:Personalità legate a Bergamo|Lotto, Lorenzo]]
{{Controllo di autorità}}
[[Categoria:Artisti di scuola veneta|Lotto, Lorenzo]]
{{Portale|Arte|biografie|rinascimento}}
[[Categoria:Pittori italiani del rinascimento|Lotto, Lorenzo]]
[[Categoria:Personalità legate ad Asolo|Lotto, Lorenzo]]
 
[[csCategoria:Lorenzo Lotto| ]]
[[Categoria:Pittori di scuola veneta]]
[[de:Lorenzo Lotto]]
[[Categoria:Pittori italiani del Rinascimento]]
[[en:Lorenzo Lotto]]
[[es:Lorenzo Lotto]]
[[fr:Lorenzo Lotto]]
[[ja:ロレンツォ・ロット]]
[[nl:Lorenzo Lotto]]
[[no:Lorenzo Lotto]]
[[ru:Лотто, Лоренцо]]
[[sk:Lorenzo Lotto]]
[[sv:Lorenzo Lotto]]