Giuseppe d'Arimatea: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Annullata la modifica 144366128 di 2A07:7E81:7191:0:5090:2596:C028:E786 (discussione) non serve
Etichetta: Annulla
 
(20 versioni intermedie di 15 utenti non mostrate)
Riga 33:
}}
 
Durante il [[Medioevo]] sorsero alcune leggende che lo colleganocollegavano alla [[Britannia]] e al mito del [[Santo Graal]].<ref name=graal>{{cita web|url=https://www.adoratricimonza.it/splendore-della-verit%C3%A0/la-ricerca-del-sacro-graal/|titolo=La ricerca del sacro Graal}}</ref>
 
È venerato come santo dalla [[Chiesa cattolica]], dalla [[Chiesa luterana]], dalla [[Chiesa ortodossa]] e da alcune [[comunione anglicana|Chiese anglicane]]; in Occidente la sua ricorrenza è il [[31 agosto]], mentre gli ortodossi lo commemorano la domenica dei Portatori di mirra (la seconda domenica dopo [[Pasqua]]) e il [[31 luglio]].
Riga 79:
Diversi studiosi mettono in dubbio la storicità della tradizione relativa alla deposizione e sepoltura di Gesù da parte di Giuseppe di Arimatea.
=== Consuetudini romane sui giustiziati ===
Secondo le consuetudini [[storia romana|romane]] i cadaveri dei giustiziati erano lasciati decomporre sulla croce alla mercé degli animali – e poi sepolti senza cerimonie pubbliche e in una fossa comune<ref group=Nota>Questo anche per evitare che la tomba potesse diventare meta di pellegrinaggi da parte di eventuali seguaci del condannato.</ref> – come deterrente per chi osava sfidare Roma; non vi è neppure una prova documentale di un'eccezione da parte di un governatore romano<ref group=Nota>Ma ve ne sono molteplici in senso opposto, sulla spietata crudeltà dei Romani in merito ai crocifissi, per esempio in Orazio (Satire ed epistole), Giovenale (Satire), Artemidoro da Efeso, Petronio (Satyricon).</ref> e tantomeno [[Ponzio Pilato]], noto per la sua fermezza e crudeltà. Questo, in particolare, nel caso di crocifissioni di rivoltosi; il cadavere, in situazioni del tutto eccezionali, poteva essere richiesto solo da un familiare, che doveva avere una certa influenza presso i Romani.<ref name="ref_A">Bart Ehrman, ''Jesus apocalyptic prophet of the new millennium'', Oxford University Press, 1999, pp. 224-225,229-232, ISBN 978-0-19-512474-3.</ref><ref>{{cita|Ehrman 2017|pp. 132-143}}.</ref> Anche lo studioso [[John Dominic Crossan]], tra i cofondatori del [[Jesus Seminar]], rileva come l'episodio riportato dallo storico [[Flavio Giuseppe]] – che descrive il suo intervento direttamente presso il generale romano, e futuro imperatore, [[Tito (imperatore)|Tito]] per potere deporre tre suoi parenti che aveva scoperto essere stati crocifissi durante la prima delle [[Guerre giudaiche|guerre romano-giudaiche]] – dimostri che solo se molto influenti si poteva ottenere la sepoltura di un cadavere di un parente crocifisso. Flavio Giuseppe, che aveva frequentato anche l'imperatore [[Vespasiano]], era infatti al servizio dei romani come interprete e godeva di una certa influenza; quindi la regola era che «se uno era influente, non veniva crocifisso, e se veniva crocifisso, non aveva influenza sufficiente per ottenere la sepoltura».<ref>{{cita|Crossan 1994|pp. 156–159, 188–194, 196}}; {{cita|Crossan 1995|pp. 160–176,187–188}}; Bibbia TOB, Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, p. 179, 1976.</ref> Diversi studiosi rilevano tuttavia che le norme religiose ebraiche prevedevano che i condannati a morte, per motivi di purità, venissero sepolti nel giorno stesso dell’esecuzione<ref>Vedi [[Deuteronomio]] 21, 22-23</ref>, pertanto i Romani, che rispettavano le usanze locali, lasciavano che ciò avvenisse, tranne nei casi di esecuzioni di massa effettuate in seguito alla repressione di rivolte popolari, che tuttavia rappresentavano l’eccezione e non la norma. La sepoltura dei giustiziati doveva essere effettuata in fretta e senza i consueti riti funebri (corteo, lamenti, ecc.).<ref name=Grasso>Santi Grasso, ''Il Vangelo di Giovanni'', Città Nuova, 2008, pp. 746–748; Antonio Lombatti, ''Inchiesta sulla Bibbia'', pp. 226–228.</ref> Secondo la legge ebraica, i condannati a morte da un tribunale giudaico non potevano essere sepolti nelle tombe di famiglia, ma dovevano essere tumulati in una tomba predisposta dalla corte di giustizia. Nel caso dei condannati a morte dai Romani, i familiari potevano invece richiedere il corpo. La consegna della salma non era però un diritto, ma una concessione che poteva avvenire di volta in volta a discrezione dell'autorità romana; in alternativa, il cadavere era portato nel luogo destinato alle sepolture dei criminali. La possibilità di ottenere il corpo del condannato sembra attestata dal ritrovamento archeologico di una tomba di famiglia sul [[monte Scopus]], vicino a Gerusalemme, in cui sono stati rinvenuti i resti dello scheletro di un uomo crocifisso; secondo vari studiosi, è plausibile che la richiesta del corpo di Gesù, proveniente da un giudeo autorevole come Giuseppe di Arimatea, sia stata accolta favorevolmente.<ref name=Grasso /><ref>Charles Perrot, ''Jesus'', PUFParis, ParisPUF, 1998, p. 115.</ref> Altri storici, come [[John Dominic Crossan|Crossan]], sottolineano, però, come sia stato rinvenuto un solo cadavere di un crocifisso sepolto in Palestina, nonostante le migliaia di crocifissioni di ribelli durante le varie rivolte ebraiche e le tre maggiori rivolte messianiche (per esempio il solo legato romano [[Publio Quintilio Varo|Varo]], dopo la morte di [[Erode il Grande|Erode]], crocifisse oltre duemila ribelli e il governatore [[Governatori romani della Giudea|Gessio Floro]], nel 66 d.C. altri tremilaseicento<ref group="Nota">Anche durante l'[[Assedio di Gerusalemme (70)|assedio e la distruzione di Gerusalemme]], nel 70, Flavio Giuseppe annota come gli ebrei venissero «crocifissi di fronte alle mura» e «ogni giorno erano cinquecento, e talvolta anche di più [...] e tale era il loro numero che mancavano lo spazio per le croci e le croci per le vittime».</ref>); questo unico rinvenimento, stante anche l'attività degli archeologi israeliani, dimostra come la sepoltura di un crocifisso fosse un'assoluta eccezione.<ref>{{cita|Crossan 1994|pp. 156-159}}; {{cita|Crossan 1995|pp. 167-168, 188}}.</ref>
 
=== La figura di Giuseppe ===
Riga 91:
 
== Nella cultura di massa ==
Giuseppe d'Arimatea viene citato all'interno di ''[[Steel Ball Run]]'', settima serie del [[manga]] ''[[Le bizzarre avventure di JoJo]]'' di [[Hirohiko Araki]]. Il personaggio, pur non essendo presente fisicamente durante le vicende della serie ricopre un ruolo fondamentale nella trama: infatti, Giuseppe avrebbe assistito alla [[risurrezione di Gesù]], il quale avrebbe illustrato una mappa di un misterioso continente (poi rivelatosi l'[[America del Nord|America]]) con indicati i punti in cui esso avrebbe deposto le proprie parti del corpo una volta morto. La mappa sarebbe poi stata copiata da Giuseppe su una [[pergamena]], rinvenuta e sfruttata dal [[Antagonista|nemico principale]] dei [[Johnny Joestar|protagonisti]], il [[Presidente degli Stati Uniti d'America|Presidente degli Stati Uniti]] Funny Valentine.<ref>{{Cita web|url=https://jojowiki.com/User:Mayhalke/Sandbox/Joseph_of_Arimathea|titolo=JoJo Wiki {{!}} Joseph of Arimathea}}</ref>
 
 
Ne ''[[Il Grande Tiratore]]'' di [[Kurt Vonnegut]], Giuseppe d'Arimatea è citato nel capitolo ventesimo. <ref>{{Cita libro|titolo=Il Grande Tiratore}}</ref>
 
== Note ==
Riga 101 ⟶ 104:
== Bibliografia ==
* {{cita libro | autore=John Dominic Crossan |wkautore=John Dominic Crossan |titolo=Gesù una bibliografia rivoluzionaria |editore=Ponte alle Grazie |anno=1994 |isbn=88-7928-270-0 |cid=Crossan 1994}}
* {{cita libro | autore=John Dominic Crossan |wkautore=John Dominic Crossan |titolo=Who killed Jesus? | url=https://archive.org/details/whokilledjesus00john |editore=HarperOne |anno=1995 |isbn=978-0-06-061480-5 |cid=Crossan 1995 |lingua=en}}
* {{cita libro |autore1=Adriana Destro |wkautore1=Adriana Destro |autore2=Mauro Pesce |wkautore2=Mauro Pesce |titolo=La morte di Gesù |editore=Rizzoli |anno=2014 |isbn=978-88-17-07429-2 |cid=Destro e Pesce 2014}}
* {{cita libro | autore=Bart Ehrman |wkautore=Bart Ehrman |titolo=E Gesù diventò Dio |editore=Nessun Dogma Editore |anno=2017 |isbn=978-88-98602-36-0 |cid=Ehrman 2017}}