Disastro di Balvano: differenze tra le versioni
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m La pendenza è del 12,8 *permille*, non percento. 12,8 percento è una pendenza impossibile per qualsiasi treno (se non a cremagliera). |
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|motivazione = [[Avvelenamento da monossido di carbonio]]
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|nome mappa = Basilicata
|infrastruttura = [[Ferrovia Battipaglia-Potenza-Metaponto]]
|mezzo coinvolto = Treno merci speciale FS 8017
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Il '''disastro di Balvano''' è un [[incidente ferroviario]] avvenuto il 3 marzo 1944 nella [[Galleria (ingegneria)|galleria]] "Delle Armi", nei pressi della [[stazione di Balvano-Ricigliano]], in [[provincia di Potenza]], lungo la [[Ferrovia Battipaglia-Potenza-Metaponto|ferrovia Battipaglia-Metaponto]]. Il treno merci 8017, che trasportava abusivamente numerose persone, si fermò all'interno del tunnel e non riuscì a proseguire in quanto troppo pesante per la pendenza della linea. I tentativi falliti di smuovere il mezzo messi in atto dalle due locomotive produssero elevate quantità di gas di scarico tossici che provocarono il decesso di oltre 500 persone.
Secondo i dati forniti
== Storia ==
Un mese prima dei fatti, in una galleria sulla tratta [[Baragiano]]-[[Tito (Italia)|Tito]], successiva nella direzione verso [[Potenza (Italia)|Potenza]] a quella in cui avrebbe avuto luogo la tragedia, con pendenze superiori al
Nel primo pomeriggio della giornata di giovedì 2 marzo 1944 il [[treno merci]] 8017 partì da [[Napoli]] per [[Potenza (Italia)|Potenza]], trainato da una locomotiva [[Locomotiva FS E.626|E.626]], che alla [[stazione di Salerno]] venne sostituita da due [[Locomotiva a vapore|locomotive a vapore]] poste in testa al treno per poter percorrere il tratto successivo, che all'epoca non era elettrificato (e sarebbe stato dotato di trazione elettrica solo nel [[1994]]). Il treno arrivò nella [[stazione di Battipaglia]] poco dopo le 18:00.
[[File:Balvano-Ricigliano railway station (1944).jpg|miniatura|upright=1.6|destra|[[Stazione di Balvano-Ricigliano]]; la galleria "Delle Armi" si trova nella direzione indicata dal ferroviere in primo piano, a pochi chilometri di distanza]] Alle 19:00 il treno 8017 ripartì da Battipaglia in direzione di Potenza. Le due locomotive erano la [[Locomotiva FS 476|476.058]]<ref>{{cita libro|autore=G. Cornolò|titolo=Locomotive di Preda Bellica|editore=Ermanno Albertelli Editore|p=54}}</ref> e la [[Locomotiva FS 480|480.016]], assegnate al deposito di Salerno. Il convoglio era composto da 47 carri merci<ref name = ansa>{{cita web|titolo=Treno 8017 in galleria, 70 anni fa 520 morti|sito=ANSA|data=5 gennaio 2014|url=http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/speciali/2014/01/05/-Treno-8017-fermo-galleria-70-anni-fa-520-morti_9853550.html}}</ref> e aveva la ragguardevole massa di 520 tonnellate.
In origine non erano
Sul treno salirono centinaia di persone, tra cui molte donne e alcuni ragazzi, provenienti soprattutto dai comuni tra Napoli e Salerno, stremati dalla guerra, che nei paesi di montagna [[Basilicata|lucani]] speravano di poter acquistare derrate alimentari in cambio di piccoli oggetti di consumo. Alla [[stazione di Eboli]] alcuni di questi passeggeri abusivi vennero fatti scendere, ma alle stazioni successive ne salirono ancora di più, fino ad arrivare a circa 600. Molti avevano acquistato un regolare biglietto valido sulla tratta, nonostante il treno fosse composto da soli carri merci.
Verso mezzanotte il treno arrivò alla [[stazione di Balvano-Ricigliano]], dove registrò 37 minuti di ritardo per le procedure di accudienza delle locomotive, per poi ripartire alle 0:50 di venerdì 3 marzo in direzione della stazione successiva, quella di [[Stazione di Bella-Muro|Bella-Muro]],
La galleria presentava già una concentrazione significativa di [[monossido di carbonio]] a causa del passaggio, poco prima, di un'altra locomotiva. Gli sforzi delle locomotive svilupparono a loro volta grandi quantità di fumi di scarico contenenti [[zolfo]] e monossido di carbonio, che fecero perdere i sensi al personale di macchina. In poco tempo anche la maggioranza dei passeggeri, che in quel momento stava dormendo, venne asfissiata dai gas tossici, che non riuscivano a defluire dalla strettissima galleria.
L'unico membro del personale di bordo che sopravvisse fu Luigi Ronga, il fuochista della locomotiva 480; egli dichiarò che il macchinista suo compagno, Espedito Senatore, prima di svenire aveva tentato di manovrare per uscire dalla galleria all'indietro. Nella seconda macchina, la 476.058, invece, il macchinista Matteo Gigliano e il fuochista Rosario Barbaro interpretarono la retrocessione come una perdita di potenza e aumentarono la spinta. I due equipaggi non poterono comunicare per accordarsi sulla manovra da eseguire prima di essere sopraffatti dalle esalazioni; così le due locomotive agirono in modo opposto: la prima in spinta all'indietro e la seconda in trazione in avanti. Determinante in tale sequenza di eventi fu il fatto che la locomotiva 476 era di costruzione austriaca, quindi con la postazione di guida del macchinista situata sulla destra. A complicare ulteriormente la situazione, quando il treno iniziò a retrocedere, il frenatore del carro di coda, rimasto fuori dalla galleria, siccome il regolamento prevedeva l'attivazione del freno manuale in caso di arretramento, eseguì tale operazione, rendendo quindi del tutto impossibile un ulteriore movimento del mezzo.
Il capostazione di Balvano dette l'allarme solo alle 5:10, più di quattro ore dopo l'inizio degli eventi. I soccorsi arrivarono
== Analisi ==
=== Le cause ===
Le cause della tragedia furono molteplici; a parte le fatali incomprensioni e l'assenza di comunicazione tra il personale, anche la mancata vigilanza delle autorità competenti contribuì al disastro, in quanto fu permesso di circolare con circa 600 persone a bordo ad un treno autorizzato al solo trasporto di merci. Per una serie di cause concorrenti, oltretutto, il treno era stato composto con due locomotive entrambe in testa, invece che con una in testa e una in coda funzionanti in trazione simmetrica, come tipicamente avveniva (e come avviene tuttora) nei casi di doppia trazione. Essendo rimasti fuori dalla galleria gli ultimi due vagoni, con una locomotiva in testa e una in coda si sarebbe potuto quantomeno ridurre le esalazioni tossiche e limitare il bilancio delle vittime, che comunque fu aggravato soprattutto dal ritardo nei soccorsi.
La commissione d'inchiesta sulla tragedia non avvalorò la tesi della scarsa qualità del [[Carbone (energia)|carbone]] fornito dal [[Governo militare alleato dei territori occupati|comando militare alleato]], circolata con molta insistenza nei decenni in cui la trazione a vapore fu largamente utilizzata nelle ferrovie italiane. Va comunque sottolineato che si trattava di carbone di provenienza [[Jugoslavia|jugoslava]], ricco di [[zolfo]] e ceneri, che possedeva un [[potere calorifico]] non eccelso, abbassando le prestazioni, e causava una produzione elevata di scorie e gas di scarico<ref>{{cita web|titolo=Treno 8017. Il più grave disastro ferroviario italiano|sito=trenidicarta.it|url=http://www.trenidicarta.it/treno8017/19950201lineatreno.html|accesso=8 settembre 2016}}</ref>.
Non si trattò, comunque, del primo incidente ferroviario in Italia dovuto agli effetti dei gas di scarico dei rotabili. Tra il [[1898]] ed il [[1899]] si erano infatti avuti almeno altri quattro episodi di tale tipologia, [[Incidente ferroviario dei Giovi|il più grave dei quali]] ebbe luogo l'11 agosto 1898 presso la [[stazione di Piano Orizzontale dei Giovi]], nel comune [[Liguria|ligure]] di [[Serra Riccò]]: in tale circostanza un convoglio merci si ritrovò a procedere senza controllo dopo che i conducenti erano morti per [[asfissia]] durante l'attraversamento della [[galleria dei Giovi]], molto lunga ed in forte pendenza, e finì per investire un treno passeggeri fermo nella stazione, provocando 9 vittime ed oltre 100 feriti.
=== Le responsabilità ===
[[File:Salme alla stazione di Balvano.jpg|miniatura|Le salme delle vittime vengono caricate sui camion alla stazione di Balvano ]]
La commissione non emise alcuna indicazione di responsabili, nonostante si fossero evidenziate tante irregolarità (viaggiatori non autorizzati, eccessivo numero degli stessi, carbone di scarsa qualità, posizione delle due locomotive non consona, intervento errato del macchinista della 480, ecc
La catastrofe all'epoca venne quindi attribuita principalmente a<ref>{{cita news|pubblicazione=Il Corriere della Sera - Salerno|data=23 marzo 1944|p=2}}</ref>
Alcuni dei parenti delle vittime intentarono causa alle Ferrovie dello Stato, che declinarono ogni responsabilità, sostenendo che su quel treno non avrebbero dovuto trovarsi passeggeri. Per spegnere sul nascere una vertenza, i contenziosi giudiziari vennero sedati con l'erogazione di un indennizzo per vittime civili degli eventi bellici.
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In corrispondenza dell'uscita meridionale della galleria "Delle Armi" fu istituito un posto di guardia con un operatore che, ogni volta che un treno transitava nel tunnel, aveva il compito di avvertire telefonicamente la stazione di Balvano, in modo tale che venisse dato il segnale di via libera a eventuali altri treni in attesa, solo quando si riusciva a vedere nuovamente la luce proveniente dal lato opposto, segno che la galleria era stata liberata e che i gas di scarico erano stati dispersi.
Le disposizioni relative al materiale rotabile e alle operazioni da compiere per l'attraversamento della galleria rimasero in vigore fino al 1959, quando su questa linea
== Influenza culturale ==
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