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Diomede passò la giovinezza ad allenarsi nell'arte della guerra insieme ai sei figli degli altri comandanti morti a [[Tebe (città greca antica)|Tebe]], nel desiderio di vendicare la morte del padre, di ridare il trono a suo nonno e di far trionfare così la giustizia. Una volta adulti, Diomede e i suoi compagni furono i sette [[Epigoni]]: indissero la seconda guerra contro Tebe e la vinsero. Durante la guerra però morì il [[Re di Argo#Lignaggio di Biante|Re di Argo]].
 
=== Re di Argo ===
Quando [[Elena (mitologia)|Elena]], la figlia di [[Zeus]] e [[Leda]], raggiunse l'età da marito, la sua bellezza attirò al palazzo del suo patrigno [[Tindaro]] re e principi di tutta la Grecia che pretesero la sua mano, in cambio di ricchi doni.
Giovane e bello, Diomede, insieme ad altri principi della Grecia, si presentò al palazzo di Tindaro per chiedere Elena in moglie.
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==== Lo scontro con Enea ====
[[File:Wenceslas Hollar - Aeneas and Diomedes.jpg|thumb|Diomede ed [[Enea]] di [[Wenceslaus Hollar]]]]
Fu eroe valoroso e spesso supportato da [[Atena]].
Atena diede a Diomede l'ispirazione di realizzare un massacro di nemici sul campo: simile all'astro della canicola, sotto le sue armi si accese un fuoco. Lo affrontarono allora due guerrieri, che combattevano su un carro, figli di [[Darete]], sacerdote di [[Efesto]] a Troia, i quali gli corsero incontro: uno di questi, [[Fegeo (Iliade)|Fegeo]], cercò di colpirlo con la sua lancia, ma lo mancò. L'eroe scagliò a sua volta l'asta contro di lui e colse il nemico in pieno petto, facendolo precipitare morto dal cocchio.
 
Diomede, nella battaglia che seguì al duello fra [[Paride]] e [[Menelao]], uccise [[Pandaro]], che combatteva sul carro da guerra in compagnia di [[Enea]]. Quest'ultimo lasciò incustodito il carro (che verrà poi portato al campo greco da [[Stenelo (figlio di Capaneo)|Stenelo]], fedele compagno d'armi e auriga di Diomede) per difendere il corpo dell'amico dagli assalti greci.
{{citazione|Balzò a terra [[Enea]], con la lunga lancia e lo scudo, temendo che gli Achei gli strappassero il morto. Gli si mise accanto come un leone che della sua forza si fida; teneva davanti a sé la lancia e lo scudo rotondo, pronto a uccidere chiunque gli venisse di fronte, e gridava in modo terribile.|[[Omero]], [[Iliade]], Canto V, vv. 299-302}}
[[File:Venus Diomede ingres.jpg|thumb|left|[[Venere (divinità)|Venere]] ferita da Diomede, [[Jean-Auguste-Dominique Ingres]] (1800), [[Kunstmuseum Basel]], [[Svizzera]]]]
 
[[File:Jean Auguste Dominique Ingres - Venus, DiomedeInjured by Diomedes, Returns to ingresOlympusFXD.jpg|thumb|left|''[[Venere (divinità)|Venere]] ferita da Diomede,'' di [[Jean-Auguste-Dominique Ingres]] ([[1800]]), [[Kunstmuseum Basel]], [[Svizzera]]]]
Affrontò dunque Enea, che rimase ferito a causa di un masso scagliato dal greco. L'eroe troiano venne salvato dalla [[Afrodite|madre]] che lo avvolse nel suo velo per portarlo in salvo. Diomede, non temendo l'ira della dea, la ferì ad una mano costringendola alla fuga.
[[Apollo]] corse in aiuto di Afrodite, che riuscì in tal modo a fuggire sull'Olimpo, insieme a [[Iris (dea)|Iris]]. Apollo, inoltre, portò in salvo Enea nel proprio tempio di [[Pergamo]], dove venne curato da [[Artemide]] e [[Latona]]. Al suo posto combatté sul campo un fantasma con le sue sembianze. Apollo apostrofò allora Diomede con queste parole: “''Tu, mortale, non tentare il confronto con gli dei!''”.
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====Diomede e Glauco====
[[File:LesJacques-Louis CombatsDavid de- Diomède,The drawingCombat byof Jacques-Louis DavidDiomedes, 1776 cropped white-balanced Google Art Project.jpg|thumb|''Il combattimento di Diomede'', [[Jacques-Louis David]], [[1776]], [[Albertina (Vienna)|Albertina]], [[Vienna]]]]
 
Diomede non era però solo furia e impeto:. egliEgli diede nel pieno della lotta un'altissima prova di lealtà e di spirito cavalleresco: fu poco prima di intraprendere il duello con [[Glauco (figlio di Ippoloco)|Glauco]], il nobile di [[Licia]], che si batteva a fianco dei Troiani. È questo uno degli episodi più toccanti dell'Iliade: dopo aver chiesto al nemico il suo nome, Diomede si rese conto che l'uomo che aveva di fronte era legato da un antico vincolo di amicizia e di ospitalità con la propria famiglia. Gettò allora la spada a terra e i due nemici, anziché scontrarsi, si strinsero la mano e si scambiarono le armi, secondo consuetudine. Glauco, preso dall'entusiasmo del gesto e noncurante del loro valore, scambiò le sue armi d'oro con armi di bronzo, pari al valore di cento buoi per nove buoi<ref name="ar" />.
 
{{citazione|"Sei dunque un ospite antico per me da parte di padre; il divino [[Oineo (figlio di Portaone)|Oineo]] accolse un tempo il nobile [[Bellerofonte]] nella sua reggia e lo trattenne per venti giorni; si scambiarono l’un l’altro doni ospitali, bellissimi; Oineo offrì una cintura di porpora, splendida, Bellerofonte una coppa d’oro a due manici: l’ho lasciata nella mia casa quando sono partito. Non ricordo [[Tideo]] perché ero ancora bambino quando mi lasciò per andare a Tebe dove l'esercito acheo fu distrutto. Io sono dunque per te ospite e amico in [[Argolide]] e tu in Licia, se mai io vi giunga. Non incrociamo le lance tra noi, anche se siamo in battaglia; sono molti i Troiani e gli illustri alleati che io posso uccidere se un dio me li manda davanti o se li raggiungo io stesso; e molti sono gli Achei che tu puoi abbattere. Scambiamoci invece le armi perché sappiano anche costoro che siamo ospiti per tradizione antica e questo è il nostro vanto." Dopo aver così parlato balzarono entrambi dai carri, si strinsero la mano, si giurarono fede. Ma Zeus figlio di Crono tolse il senno a Glauco che scambiò le sue armi d’oro con quelle di bronzo del figlio di Tideo: il valore di cento buoi contro quello di nove<ref name="ar">Questo paragone del valore rispetto al bestiame ci fa capire come non fosse presente un sistema di commercio basato sulla moneta, ma fosse in vigore il baratto. Libro VI, 119-236.</ref>.|[[Omero]], ''[[Iliade]]'', canto VI, vv. 215-236}}
Diomede non era però solo furia e impeto: egli diede nel pieno della lotta un'altissima prova di lealtà e di spirito cavalleresco: fu poco prima di intraprendere il duello con [[Glauco (figlio di Ippoloco)|Glauco]], il nobile di [[Licia]], che si batteva a fianco dei Troiani. È questo uno degli episodi più toccanti dell'Iliade: dopo aver chiesto al nemico il suo nome, Diomede si rese conto che l'uomo che aveva di fronte era legato da un antico vincolo di amicizia e di ospitalità con la propria famiglia. Gettò allora la spada a terra e i due nemici, anziché scontrarsi, si strinsero la mano e si scambiarono le armi, secondo consuetudine. Glauco, preso dall'entusiasmo del gesto e noncurante del loro valore, scambiò le sue armi d'oro con armi di bronzo, pari al valore di cento buoi per nove buoi<ref name="ar" />.
 
====Diomede e Ulisse====
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== Diomede nella ''Commedia'' di Dante Alighieri ==
[[File:Inf. 26 Priamo della Quercia .jpg|thumb|Particolare di una miniatura della [[Divina Commedia]] in cui [[Dante]] e [[Virgilio]] incontrano [[Ulisse]] e Diomede tra i cattivi consiglieri, [[Priamo della Quercia]] ([[XV secolo]])]]
{{citazione|Rispuose a me: "Là dentro si martira<br>Ulisse e Dïomede, e così insieme<br>a la vendetta vanno come a l'ira;<br>e dentro da la lor fiamma si geme<br>l'agguato del caval che fé la porta<br>onde uscì de' Romani il gentil seme.<br>Piangevisi entro l'arte per che, morta,<br>Deïdamìa ancor si duol d'Achille,<br>e del Palladio pena vi si porta".|[[Dante]], [[Inferno - Canto ventiseiesimo]], vv. 55-63}}
{{citazione|Rispuose a me: "Là dentro si martira
Ulisse e Dïomede, e così insieme
a la vendetta vanno come a l'ira;
e dentro da la lor fiamma si geme
l'agguato del caval che fé la porta
onde uscì de' Romani il gentil seme.
Piangevisi entro l'arte per che, morta,
Deïdamìa ancor si duol d'Achille,
e del Palladio pena vi si porta".|[[Dante]], [[Inferno - Canto ventiseiesimo]], vv. 55-63}}
[[Dante Alighieri]] ([[Inferno - Canto ventiseiesimo]]) colloca Diomede nell'VIII [[bolgia]] dell'VIII [[cerchio]], quella dei consiglieri fraudolenti, che in vita agirono con inganno e di nascosto; la loro pena nell'[[inferno]] sarà quindi quella di essere celati dalle fiamme alla vista altrui. Egli infatti si trova avvolto in una fiamma a due capi insieme a [[Ulisse]], poiché proprio con lui andò nottetempo a rubare il [[Palladio (mitologia)|Palladio]], la statua di [[Atena]] protettrice della città di Troia.