Jigai: differenze tra le versioni
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{{F|storia del Giappone|ottobre 2008}}
[[File:Femme-47-ronin-seppuku-p1000701.jpg|thumb|La moglie di Onodera Junai, uno dei [[quarantasette ronin]], si prepara per il suo suicidio]]
{{nihongo|'''Jigai'''|自害}} era un tradizionale metodo di [[Seppuku|suicidio rituale]] praticato dalle [[donna|donne]] in [[Giappone]] per mezzo del taglio dell'[[arteria carotide]] e della [[vena giugulare]], con un [[coltello]] [[tantō]] (una lama di
Il jigai è l'equivalente femminile del [[seppuku]]<ref>{{cita libro | titolo=A Vision of the Orient: Texts, Intertexts, and Contexts of Madame Butterfly | autore-capitolo=Joshua S. Mostow | curatore=Jonathan Wisenthal | etalcuratori=si | anno=2006 | editore=University of Toronto Press | città=Toronto | lingua=
== Il rituale ==
Prima di commettere jigai, la donna si legava insieme le [[ginocchia]] per far trovare il proprio corpo in una posa dignitosa, passate le [[convulsioni]] ''ante-mortem''. Questo atto era spesso praticato per preservare l'[[onore]] o per prevenire uno [[stupro]] in occasione di un'imminente sconfitta militare. Le bambine venivano accuratamente istruite alla pratica del jigai fin dai primi anni. Anche ai figli maschi che non avessero
Non era raro che durante la capitolazione di una fortezza non solo le donne, ma anche i bambini di entrambi i sessi tra il terzo e il quattordicesimo anno di vita si suicidassero; tale suicidio era eseguito a volte in massa per evitare di essere catturati, deportati o disonorati. Spesso i soldati nemici, una volta entrati in una qualche abitazione, vedevano la padrona di casa sola, seduta con la faccia rivolta dalla parte opposta rispetto alla porta; una volta arrivati a lei, scoprivano che ella si era silenziosamente tolta la vita molto tempo prima del loro arrivo.
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