Emilio Vedova: differenze tra le versioni

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=== Gli esordi ===
Era il terzo dei sette figli di Luigi Vedova, imbianchino e decoratore, e di Giovanna Zamattio.<ref>{{Cita web|lingua=it|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/emilio-vedova_(Dizionario-Biografico)/|titolo=VEDOVA, Emilio - Enciclopedia|sito=Treccani|accesso=2025-09-02}}</ref>
 
Nato a [[Venezia]] da una famiglia di artigiani-operai, inizia a lavorare in fabbrica, poi presso un fotografo e nella bottega di un decoratore. Il suo precoce ed appassionato interesse per il disegno e la pittura lo portano a lavorare intensamente da autodidatta fin dagli anni trenta, eseguendo schizzi veloci durante i suoi viaggi. Già in questa prima fase, tra la seconda metà degli anni trenta ed i primi anni quaranta, si confronta con la rappresentazione della realtà con un lavoro di sperimentazione e ricerca che porterà avanti per tutta la vita. I suoi tratti sono già veloci e nervosi, caratterizzando quello che rimarrà il suo stile inconfondibile. I suoi primi punti di riferimento vanno ricercati nella tradizione veneziana: l'ultima attività di [[Tiziano Vecellio|Tiziano]], [[Tintoretto]], [[Guardi (famiglia)|Guardi]], ma inizia a studiare anche le opere di [[Rembrandt]], [[Francisco Goya|Goya]] e [[Honoré Daumier|Daumier]]. Un altro grande spunto in questi anni di formazione è costituito dall'architettura barocca veneziana, in particolare le chiese, che lo attrae particolarmente per il dinamismo delle linee, per il suo senso di instabilità, i giochi di luce e per il suo "tutto permesso"<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Emilio Vedova|titolo=Un pittore giudica l'architettura|rivista=L'architettura - cronache e storia|volume=Agosto 1956|numero=10|pp=291-92}}</ref>.
 
Frequenta una scuola libera di nudo a Firenze e ritrae personaggi popolari del quartiere [[Borgo San Frediano|San Frediano]], dove ha i primi contatti con gli ambienti antifascisti. Tornato a Venezia vive un periodo di stenti, ma riesce ad ottenere uno studio-soffitta a [[Palazzo Carminati]] dall'[[Opera Bevilacqua La Masa]] che supporta gli artisti poveri. Nel 1940 espone nudi e nature morte alla Galleria Ongania a Venezia.
 
Opera inizialmente in contatto con il gruppo di [[Corrente (rivista)|Corrente]] ([[1942]]-[[1943|43]]), in cui collaborano anche [[Renato Guttuso]] e [[Renato Birolli]]. Partecipa tra il [[1944]] e il [[1945]] alla [[Resistenza italiana|Resistenza]]<ref>{{cita web|url=https://www.anpi.it/donne-e-uomini/2016/emilio-vedova|titolo=DONNE E UOMINI DELLA RESISTENZA: Emilio Vedova|accesso=21 luglio 2021}}</ref> a Roma e in seguito sulle colline piemontesi, dove nel corso di un rastrellamento rimane ferito. Nel [[1946]], a Milano, è tra i firmatari del manifesto “[[Oltre Guernica]]”. Nello stesso anno a [[Venezia]] è tra i fondatori della ''Nuova Secessione Italiana'' poi [[Fronte nuovo delle arti|Fronte Nuovo delle Arti]].