Junio Valerio Borghese: differenze tra le versioni

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Comandante della [[Xª Flottiglia MAS (Regno d'Italia)|Xª Flottiglia MAS]], dopo l'[[Armistizio di Cassibile|armistizio dell'8 settembre 1943]] aderì alla [[Repubblica Sociale Italiana]] (RSI) come sottocapo di Stato Maggiore della [[Marina Nazionale Repubblicana]], combattendo al fianco dei [[Germania nazista|nazisti]] contro l'[[Alleati della seconda guerra mondiale|esercito anglo-americano]]. Ai suoi ordini la [[Xª Flottiglia MAS (Repubblica Sociale Italiana)|Xª Flottiglia MAS]] della RSI si segnalò per la particolare violenza e brutalità in funzione antipartigiana, compiendo atti per la quasi totalità dei quali, nel dopoguerra, evitò di rispondernerispondere o ebbe una condanna mite<ref>{{Cita libro |autore=Giorgio Bocca |titolo=Storia della Repubblica italiana |editore=Rizzoli |citazione=Il processo a Junio Valerio Borghese è una burletta: presiede la Corte di Assise il dottor Caccavale, amico della famiglia Borghese e vecchio gerarca; nel collegio giudicante ci sono ex fascisti notori. La sentenza il 17 febbraio '47 supera ogni limite di impudenza: vengono concesse a Borghese le attenuanti del valor militare, per il salvataggio delle industrie del nord, perché si è battuto per salvare la Venezia Giulia, per l'assistenza ai deportati dai tedeschi. Insomma sarebbe meritevole di avere assistito i partigiani e gli antifascisti che ha catturato e mandato nei lager nazisti. Con tutte le attenuanti e gli indulti, a Borghese restano ancora nove anni; su suggerimento dei difensori si studiano altri indulti finché al principe resta un solo anno. E su questa condanna a un anno di reclusione il processo farsa sta per chiudersi quando un avvocato difensore ricorda al presidente che per la legge del 1946 il condono deve essere superiore a un anno e allora il dottor Caccavale torna di fretta in camera di consiglio, toglie l'ultimo anno come dal conto del salumaio e Borghese esce libero, portato in trionfo.}}</ref>, a causa delle pressioni dell'[[Office of Strategic Services|OSS]]<ref name="CommissioneParlamentare2006-RelazionediMinoranza" /><ref name="Tranfaglia" /><ref name="RAI" /> e di settori dei servizi italiani<ref name="Pacelli" /><ref name="Tonietto" />.
 
Molti di questi atti, poi riconosciuti come [[Crimine di guerra|crimini di guerra]]<ref name="Bocca1995">{{Cita libro |url=https://books.google.it/books/about/Storia_dell_Italia_partigiana.html?id=VNQhAQAAIAAJ&redir_esc=y |autore=[[Giorgio Bocca]] |titolo=Storia dell'Italia partigiana |anno=1995 |p=478}}</ref>, furono occultati per decenni e vennero alla luce solo dopo il 1994 con la scoperta degli "[[Armadio della vergogna|armadi della vergogna]]"<ref>{{Cita web|url=https://www.cittadellaspezia.com/2017/06/25/il-museo-navale-tra-le-polene-e-il-teschio-nero-con-la-rosa-in-bocca-236880/|titolo=Il Museo navale, tra le polene e il teschio nero con la rosa in bocca|sito=Citta della Spezia|data=25 giugno 2017|lingua=it|accesso=5 ottobre 2022}}</ref><ref name="CommissioneParlamentare2006">{{Cita|Commissione Parlamentare, ''Relazione finale'', 2006|pp. 108-109}}.</ref>.
 
Fu presidente del [[Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale|Movimento Sociale Italiano]] dal 1951 al 1953. Nel 1970 si fece promotore di un fallito [[colpo di Stato]], passato alla storia come "[[golpe Borghese]]" o "golpe dell'Immacolata", nonché di altre iniziative [[Eversione nera|eversive]] rientranti nel quadro della "[[Strategia della tensione in Italia|strategia della tensione]]"<ref>{{Cita web|url=https://www.studistorici.com/2016/09/29/tonietto_numero_27/|titolo=3/ Un colpo di stato mancato? Il golpe Borghese e l’eversione nera in Italia |rivista=Diacronie |data=29 settembre 2016}}</ref><ref>{{Cita libro |autore=Mirco Dondi |titolo=L'eco del boato. Storia della strategia della tensione 1965-1974 |città=Roma-Bari |editore=Laterza |anno=2015}}</ref>. In seguito al fallimento del golpe, fuggì nella [[Spagna franchista]] dove rimase fino alla morte.
 
== Biografia ==
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In seguito l{{'}}''Iride'' fu incorporato ufficialmente dalla [[Spagna franchista|flotta nazionalista spagnola]] e il suo nome venne cambiato da ''Iride'' in ''Gonzalez Lopez'' e poi ''L.3''.
 
In seguito all'esperienza della guerra civile spagnola venne decorato l'8 aprile 1939 della [[Ricompense al valor militare|medaglia di bronzo al valor militare]]. Permase al comando dell{{'}}''Iride'' sino al 18 aprile 1939.
 
Successivamente proseguì la carriera sempre sui sommergibili, al comando dei battelli ''[[Galileo Ferraris (sommergibile 1935)|Galileo Ferraris]]'' (dall'11 novembre 1937 all'8 gennaio 1938, temporaneamente), ''[[Nereide (sommergibile 1934)|Nereide]]'' (dal 19 aprile al 14 giugno 1939), ''[[Ametista (sommergibile)|Ametista]]'' (dal 14 giugno al 1º novembre 1939, col quale eseguì le prime esperienze di rilascio dei mezzi speciali) e ''[[Zaffiro (sommergibile)|Zaffiro]]'' (dal 1º novembre 1939 al 9 maggio 1940).
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==== Comandante dello ''Scirè'' ====
[[File:Scrè.jpg|miniatura|Il [[sommergibile]] ''[[Scirè (sommergibile)|Scirè]]'']]
{{vedi anche|Xª Flottiglia MAS (Regno d'Italia)}}
[[File:Scrè.jpg|miniatura|Il [[sommergibile]] ''[[Scirè (sommergibile)|Scirè]]'']]
Promosso [[capitano di corvetta]], nel 1940 fu designato al reparto incursori della 1ª Flottiglia MAS, dove divenne comandante del [[sommergibile]] ''[[Scirè (sommergibile)|Scirè]]''<ref>Ricoprì anche per un breve periodo l'incarico di comandante del RS ''Diaspro'', ai lavori per avarie ai propulsori,</ref> dall'11 settembre 1940, durante i lavori di adattamento per il trasporto dei mezzi d'assalto alla [[La Spezia|Spezia]].
 
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Nel luglio 1942 Borghese studiò un progetto molto ambizioso, un attacco della [[Xª Flottiglia MAS (Regno d'Italia)|Xª Flottiglia MAS]] al [[porto di New York]]. Fu scelto il [[sommergibile]] atlantico ''[[Leonardo da Vinci (sommergibile)|Leonardo da Vinci]]'' della base [[BETASOM]] di [[Bordeaux]] come mezzo avvicinatore. Il sommergibile avrebbe dovuto trasportare fino alla foce dell'[[Hudson]] un piccolo [[sommergibile tascabile]] [[Classe CA|tipo CA]] (fu inviato via [[treno]] a [[Bordeaux]], per l'operazione, il ''CA 2'') in un apposito “pozzo” ricavato al posto del cannone prodiero<ref>{{Cita|Giorgerini, 2002|pp. 374-375}}.</ref>. Il [[tenente di vascello]] Eugenio Massano fu inviato anch'egli a Bordeaux dal comandante della Xª Flottiglia MAS. Borghese<ref name=autogenerato1>Giulio Raiola e Carlo de Risio, ''Obiettivo America'', in ''Storia Illustrata'' nº 136, marzo 1969, p. 32.</ref> avrebbe dovuto guidare il piccolo [[classe CA]], che con a bordo alcuni «uomini gamma» ([[Sommozzatore|sommozzatori]] d'assalto) e 28 cariche esplosive da 20 a 100&nbsp;kg si sarebbe recato nel porto per minare delle navi<ref>{{Cita|Giorgerini, 2002|pp. 107, 114 e 288-289}}.</ref>.
 
I lavori furono effettuati nell'agosto 1942 e in settembre furono svolte le prove di rilascio del ''CA 2'' dal ''Da Vinci'', sotto la supervisione del tenente di vascello Eugenio Massano. Le prove ottennero risultati apprezzabili<ref name="autogenerato1" />: il ''Da Vinci'', in immersione a circa 12 metri, riusciva a rilasciare il piccolo CA e a recuperarlo. In realtà il recupero era un'ipotesi molto remota e si era già previsto che i membri del [[Gruppo Gamma]] avrebbero dovuto distruggere il mezzo al termine dell'operazione per poi raggiungere la terraferma<ref>{{Citacita articolonews |autore=Giulio Raiola |autore2=Carlo de Risio |titolo=Obiettivo America |rivista=Storia Illustrata |numero=136 |data=marzo 1969 |pp=32-33}}</ref>.
 
La missione fu rinviata in seguito alla perdita del ''Da Vinci'' il 23 maggio 1943 e poi annullata a seguito dell'armistizio di due mesi dopo<ref>{{cita testo|url=http://archiviostorico.corriere.it/2001/settembre/23/Attacco_New_York_nel_Borghese_co_0_01092311852.shtml|titolo=Attacco a New York (dal Corriere della Sera del 23/09/2001)}}</ref>. Si era anche previsto che sarebbero dovute seguire analoghe incursioni contro [[Città del Capo]] e [[Freetown]]<ref>{{Cita libro |url=https://books.google.com/books?id=bZnfAAAAMAAJ |autore=Giorgio Giorgerini |titolo=Attacco dal mare. Storia dei mezzi d'assalto della Marina italiana |anno=2007 |editore= Mondadori|isbn=978-88-04-51243-1 |p=114}}</ref>.
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=== La Repubblica Sociale Italiana ===
[[File:Junio Valerio Borghese passa in rassegna.jpg|miniatura|Febbraio 1944, Junio Valerio Borghese passa in rassegna il [[Battaglione "Barbarigo"]]]]
{{Vedi anche|Xª Flottiglia MAS (Repubblica Sociale Italiana)}}
[[File:Junio Valerio Borghese passa in rassegna.jpg|miniatura|Febbraio 1944, Junio Valerio Borghese passa in rassegna il [[Battaglione "Barbarigo"]]]]
{{Citazione|In ogni guerra, la questione di fondo non è tanto di vincere o di perdere, di vivere o di morire; ma di come si vince, di come si perde, di come si vive, di come si muore. Una guerra si può perdere, ma con dignità e lealtà. La resa ed il tradimento bollano per secoli un popolo davanti al mondo.|Junio Valerio Borghese<ref>{{Cita libro |autore=[[Arrigo Petacco]] |altri=vari |titolo=Storia del fascismo |editore=Curcio |anno=1981 |p=1733}} in 6 volumi; citato anche in: {{Cita pubblicazione |autore=[[Ruggero Zangrandi]] |titolo=1943: 25 luglio-8 settembre |editore=Feltrinelli |anno=1964}}</ref>}}
 
Immediatamente dopo l'[[Armistizio di Cassibile|armistizio dell'8 settembre]], molti marò della Xª Flottiglia MAS tornarono a casa<ref>{{Cita|Bertoldi, 1976|p. 151}}.</ref> o si rifugiarono sulle colline in attesa degli eventi<ref name="Bertoldi-pag.157">{{Cita|Bertoldi, 1976|p. 158}}.</ref>, mentre il comando di stanza nella caserma della [[La Spezia|Spezia]] non si sbandò e, messo in allarme, attese ordini disciplinatamente<ref name=autogenerato2>Giampaolo Pansa, Il gladio e l'alloro, Le Scie, Mondadori editore, Milano, 1991, pag 186</ref>, evitando però di distruggere i piccoli mezzi navali all'ancora fuori della caserma, di cui parte poi cadde momentaneamente in mani tedesche<ref>{{Cita|Bertoldi, 1976|pp. 153-157}}.</ref>.
La seratasera stessa Borghese raggiunse l'[[ammiraglio]] [[Aimone di Savoia-Aosta (1900-1948)|Aimone d'Aosta]] e inutilmente cercarono insieme di contattare Roma per avere conferma dell'armistizio e ricevere ordini<ref name=autogenerato2 />. Tuttavia la mattina seguente Aimone ricevette l'ordine di trasferirsi al sud presso il re<ref>{{Cita libro |autore=Giampaolo Pansa |titolo=Il gladio e l'alloro |collana=Le Scie |editore=Mondadori editore |città=Milano |anno=1991 |p=87}}</ref>. La Xª MAS, continuando a rimanere priva di ordini<ref>{{Cita libro |autore=Sole De Felice |titolo=La Decima Flottiglia Mas e la Venezia Giulia 1943-1945 |editore=Edizioni Settimo Sigillo |città=Roma |anno=2003 |p=53 |citazione=Relazione giurata del capitano di vascello Agostino Calosi responsabile dell´Ufficio Informazioni della Regia Marina del Sud nel corso del processo tenuto contro Borghese il 24 novembre 1948 "nel caso specifico della X Flottiglia Mas debbo dire che a questo comando non arrivarono mai ordini precisi, benché dallo stesso sollecitati anche telefonicamente}}</ref>, mantenne l'attività nella caserma immutata e per tutto il tempo la bandiera italiana rimase sul pennone. Borghese inoltre dispose di aprire il fuoco contro chiunque avesse tentato di attaccare la caserma<ref>{{Cita|Bertoldi, 1976|p. 156}}.</ref>, riuscendo a respingere alcuni tentativi tedeschi di disarmare i marò<ref>{{Cita|Greene, Massignani, 2008|p. 160 |citazione=I tedeschi fecero numerosi tentativi di penetrare nella caserma della Xª Mas, ma, come scrisse Borghese, ''Li respingemmo tutti malgrado l'enorme sproporzione di forze''. Nessuno ne ha mai dubitato e, anzi la fermezza dimostrata dalla flottiglia nella circostanza è stata spesso presa ad esempio di ciò che sarebbe stato possibile fare in quei giorni difficili se si fosse potuto contare su unità altrettanto motivate}}.</ref>.
[[File:Foto di gruppo Borghese Bardelli Bertozzi decima mas.jpg|thumb|left|Foto di gruppo: sono riconoscibili Borghese (alla guida), [[Umberto Bardelli|Bardelli]], [[Umberto Bertozzi|Bertozzi]], con i militi della [[Xª Flottiglia MAS (Repubblica Sociale Italiana)|Decima MAS]] (1944)]]
Il 9 settembre gli ufficiali si riunirono per decidere la strada da intraprendere e Borghese ribadì la lealtà all'alleato tedesco. L'11 settembre radunò invece i marinai della Spezia, spiegando la situazione e dando il permesso di congedarsi a coloro che non se la fossero sentita. La maggioranza si congedò<ref>{{Cita|Greene, Massignani, 2008|p. 161}}.</ref>. In questo periodo la Decima si dotò di un proprio regolamento che costituisce un unicum nella storia militare italiana: prevedeva la totale uguaglianza fra ufficiali e truppa (panno della giubba uguale per tutti, pasti in comune), promozioni guadagnate solo sul campo, [[pena di morte]] per i marò colpevoli di furto, saccheggio, diserzione o vigliaccheria in faccia al nemico. La Decima adottò inoltre il proprio saluto: "''Decima, comandante''" cui veniva risposto "''Decima, marinai''"<ref name="Ganapini">{{Cita libro |url=https://books.google.com/books?id=z21oAAAAMAA |autore=Luigi Ganapini |titolo=La repubblica delle camicie nere editore=Garzanti |città=Milano |isbn=978-88-11-69417-5 |annooriginale=1999 |anno=2010 |pp=61-62 |urlmorto=sì }}</ref>.
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Grazie alla pressione del [[Office of Strategic Services|OSS]] e di settori dei servizi italiani<ref name="Pacelli">{{Cita web|url=https://moondo.info/junio-valerio-borghese-un-principe-senza-scettro/|titolo=Junio Valerio Borghese: il principe nero |autore=Mario Pacelli |rivista=Moondo |data=29 ottobre 2020}}</ref>, Borghese ottenne di essere giudicato di fronte a una Corte d'Assise a lui tutt'altro che sfavorevole<ref name=dizionario>{{cita web |url=http://www.progettonovecento.it/Italia/Borghese.htm|titolo=Dizionario del fascismo, volume primo, a cura di Victoria de Grazia e Sergio Luzzatto, Einaudi editore |anno=2002 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20060218014907/http://www.progettonovecento.it/Italia/Borghese.htm |citazione=Come d'altronde hanno poi confermato i numerosi documenti declassificati dell'OSS oggi reperibili, Wolff e Dulles collaborarono insieme per il "riciclaggio" delle forze militari fasciste nei servizi segreti in funzione anti-comunista. Americani e inglesi nutrivano infatti un vivo interesse per l'Unità italiana della Decima MAS, soprattutto per la sua attività di contrasto delle forze partigiane comuniste attuata anche con il metodo dell'infiltrazione a scopi di provocazione e spionaggio. Il loro obiettivo era di "ripulire" il comandante fascista dei suoi crimini di guerra… «il governo italiano, tuttavia, nel '45 chiese agli alleati che egli gli venisse consegnato, per poterlo processare a Milano. I suoi amici intervennero, e il processo fu trasferito a Roma, dove Dulles e Angleton sapevano che molti altri burocrati fascisti erano ancora attivi e la magistratura nutriva idee più conservatrici}}</ref>. A seguito dell'istanza del suo avvocato, Italo Formichella, di [[ricusazione]] della Corte d'Assise di Milano per ''[[Rimessione del processo|legittima suspicione]]'', la [[Corte di cassazione]] dispose il trasferimento del processo alla Corte di Roma, presieduta dal dottor Caccavale, ex vicepresidente dell'"Unione fascista per le famiglie numerose" e amico del principe [[Giangiacomo Borghese]], ex governatore fascista della città di Roma e parente stretto dell'imputato<ref>{{Cita libro |autore=Pier Giuseppe Murgia |titolo=Il vento del Nord: storia e cronaca del fascismo dopo la Resistenza, 1945-50 |editore=Kaos |città=Milano |anno=2004 |isbn=88-7953-137-9 |p=170}}</ref>.
 
Prosciolto dalla sezione istruttoria del tribunale di Roma dall'accusa di omicidio per aver fatto fucilare 43 partigiani dai reparti ai suoi ordini, venne rinviato a giudizio per collaborazionismo e per concorso in un numero limitato di omicidi<ref name="Tonietto">{{Cita pubblicazione |autore=Nicola Tonietto |titolo=Le reti di spionaggio e sabotaggio nazifasciste nell’Italia occupata dagli Alleati (1943-1945)|url=https://doi.org/10.4000/diacronie.4718 |citazione=Prosciolto dalla sezione istruttoria del Tribunale di Roma dall'accusa omicidio per aver fatto fucilare 43 partigiani dai reparti ai suoi ordini, venne rinviato a giudizio per collaborazionismo e per concorso in un numero limitato di omicidi. La Corte di Assise di Roma nel febbraio 1949 lo condannò a dodici anni di reclusione. Tuttavia «dopo aver letto il dispositivo della sentenza, il presidente della corte si accorse che il conteggio degli anni di reclusione era errato. Infatti, ai sensi della legge del 1946, il condono avrebbe dovuto essere maggiore di un anno rispetto a quello calcolato dalla corte, il che avrebbe consentito a Borghese , che aveva scontato già un certo periodo di carcerazione preventiva, di uscire immediatamente dal carcere. In violazione di ogni principio di procedura […], il presidente della corte riportò immediatamente i componenti di questa in camera di consiglio, dove provvide a rettificare la misura del condono […]. Borghese ritornò in questo modo in libertà}}</ref>, effettuati come rappresaglia all'[[Eccidio di Valmozzola|attentato di Valmozzola del 12 marzo 1944]], dove un treno fu assaltato dai partigiani e furono uccisi due ufficiali del battaglione Lupo della Xª Flottiglia MAS, Gastone Carlotti e Domenico Pieropan<ref>{{cita testo|url=http://www.decima-mas.net/apps/index.php?pid=76 |titolo=Eroi dimenticati |editore=Decima Mas Network |accesso=24 dicembre 2022}}</ref>, che si stavano recando in licenza e prelevati altri sei militari di cui due carabinieri<ref name=autogenerato4>{{cita testo|url=http://xoomer.virgilio.it/parmanelweb/VALMOZZOLA.htm|titolo=Eventi - I fatti di Valmozzola del marzo 1944<!-- Titolo generato automaticamente -->}}</ref> che furono fucilati poco dopo<ref>{{cita testo|url=http://www.lunigiana.net/XXsecolo/centoanni/1944.htm|titolo=Il 1944 in Lunigiana<!-- Titolo generato automaticamente -->}}</ref>. L'azione causò un imponente rastrellamento da parte del colonnello Luigi Carallo della Decima MAS, che portò all'arresto di nove partigiani (di cui sette ritenuti i responsabili<ref name="Bordogna" />) che, ad eccezione di uno, furono fucilati per rappresaglia il 17 dello stesso mese<ref name=autogenerato4 />.
 
{{Citazione|L'epilogo di questo tragico episodio costituì uno dei capi d'imputazione al processo intentato contro di me dopo la fine del conflitto. Il colonnello Luigi Carallo, comandante del reggimento del quale facevano parte i due guardiamarina uccisi, dopo l'eccidio ebbe pronta reazione: ricercò i responsabili e li catturò. Su otto, sette, rei confessi, il 17 marzo furono passati per le armi. Che cosa si può dire a un comandante di reparto che viene a conoscenza del fatto che alcuni suoi uomini sono stati massacrati, non durante il combattimento ma in una vile imboscata? Si era in guerra e Carallo seguì le spietate leggi di guerra".|Deposizione di Junio Valerio Borghese l'8 novembre 1948<ref name="Bordogna">{{Cita libro |curatore=M. Bordogna |titolo=Junio Valerio Borghese e la 10ª flottiglia Mas dall'8 settembre 1943 al 26 aprile 1945 |città=Milano |editore=Mursia |anno=1995 |p=109 }}</ref>}}
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==== Gli ultimi anni ====
In seguito al fallimento del golpe, Borghese si rifugiò nella [[Spagna franchista]], mentre nel 1971 fu emesso un mandato di cattura per il fallito colpo di Stato. Non fidandosi della giustizia italiana che, peraltro, nel 1973 revocò l'ordine di cattura e lo prosciolse, rimase all'estero fino alla morte, avvenuta in circostanze sospette a [[Cadice]] il 26 agosto 1974<ref>{{Cita news |titolo=Prince Valerio Borghese |rivista=The Times |città=Londra |data=29 agosto 1974 |editore=The Times Digital Archive }}<!--- forse a pagina 16, ma non trovata edizione online ---></ref>.

In una intervista alla televisione svizzera, nel 1971, Borghese aveva rivendicato il suo progetto di golpe, esprimendo fra l'altro, per l'occasione, il desiderio di «sterminare» i comunisti italiani:

{{Citazione|Oggi combatto contro degli italiani, oggi parlo contro degli italiani quando le dico che i nostri nemici più pericolosi in Italia sono i comunisti, quindi degli italiani, e non mi disturba affatto dirle che sono nemici e se potessimo sterminarli sarei molto contento perché libereremmo il nostro Paese da nemici che vivono insieme a noi e che costituiscono un eterno pericolo<ref>Intervista citata in {{Cita|Zavoli 1995|cap. VI.}}</ref>.}}

Borghese fu colpito improvvisamente da un malore dopo una cena il 24 agosto 1974. Ci fu chi parlò di [[indigestione]] con conseguente [[Infarto miocardico acuto|attacco cardiaco]], o addirittura di [[avvelenamento da arsenico]] perpetrato da parte di persone a lui vicine (per coprire presunte complicità dei [[servizi segreti italiani]] o stranieri nel golpe), benché il certificato di morte ufficiale riporti come causa naturale del decesso «[[pancreatite acuta]] [[Emorragia interna|emorragica]]». Borghese morì in ospedale due giorni dopo<ref>{{cita web|url=https://www.misteriditalia.it/golpeborghese/Borgheseindigestioneoveleno(LEuropeo).pdf |autore=Corrado Incerti |titolo=BORGHESE: INDIGESTIONE O VELENO?|rivista=L'Europeo |numero=1/2 |anno=1975|accesso=5 settembre 2019}}</ref>.
 
Lo stesso anno, Borghese era stato in [[Cile di Pinochet|Cile]] con [[Stefano Delle Chiaie (politico)|Stefano Delle Chiaie]] per incontrare il generale [[Augusto Pinochet]] e uno dei capi della [[Dirección de inteligencia nacional|polizia segreta cilena]], Jorge Carrasco.
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In Italia trascorse per lo più il suo tempo a Roma e nelle vicinanze.
Sposò a Firenze, il 30 settembre 1931, la contessa russa [[Dar'ja Vasil'evna Olsuf’eva]] ([[Mosca (Russia)|Mosca]], 1909 - Roma, 1963), sorella di Aleksandra "Assia" Vasil'evna Olsuf’eva, moglie di [[Andrea Busiri Vici (1903-1989)|Andrea Busiri Vici]], e di Ol'ga Vasil'evna Olsuf'eva, sposata in prime nozze con [[Ruggero Alfredo Michahelles]].<ref>{{Cita web|url=http://www.russinitalia.it/dettaglio.php?id=740|titolo=Russi in Italia: dizionario - Russi in Italia|accesso=23 gennaio 2021}}</ref> Ebbero quattro figli:
*Elena Maria Nives (Roma, 1932 - Parigi, 2004)<ref>[https://www.geni.com/people/Elena-Maria-Borghese/6000000017947163500 Elena Maria Borghese (1932 - 2004)]</ref>;
*Elena Maria Nives (nata a Roma nel 1932);
*Paolo Valerio Livio Vasilj Michele Scipione Romano Maria (Roma, 1933 - Roma, 1999), che sposò Nikè Arrighi, da cui ebbe:
**Flavia;
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**Marcantonio (Roma, 1970), che sposò Francesca d'Amore;
**Niccolò;
*Andrea ''Scirè'' Maria della Neve<ref name="Bertarelli">Con il nome d'arte di Andrea Scirè, è noto anche come uno dei due protagonisti adolescenti del film ''[[Amici per la pelle (film 1955)|Amici per la pelle]]'' (1955), diretto dal regista [[Franco Rossi (regista)|Franco Rossi]] (cfr. {{Cita libro |autore=[[Massimo Bertarelli]] |titolo=Il cinema italiano in 100 film: i 100 film da salvare|url=http://books.google.it/books?id=CY3ej3XL424C |anno=2004 |editore=Gremese |isbn=88-8440-340-5 |p=46}})</ref> (Roma, 1942 - [[Wollongong]], 2024), che sposò Marisa Canti, da cui ebbe:
**Luca;
**Alessio (gemello di Luca);
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**Valerio.
 
== Albero genealogicoAscendenza ==
{{Ascendenza
| 1 = Junio Valerio Borghese
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*{{Cita libro |url=https://books.google.com/books?id=33KhPAAACAAJ |autore=Jack Greene |autore2=[[Alessandro Massignani]]| titolo = Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS |anno=2008 |collana=Oscar |editore=Mondadori |isbn=978-88-04-57685-3 |cid=Greene, Massignani, 2008}}
*{{Cita libro |url=https://books.google.com/books?id=rooJPQAACAAJ |autore=Giorgio Giorgerini |titolo=Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini ad oggi |collana=Oscar |editore=Mondadori |anno=2002 |isbn=978-88-04-50537-2 |cid=Giorgerini, 2002}}
*{{Cita libro|titolo = La notte della Repubblica|url = https://archive.org/details/lanottedellarepu0000zavo|autore = Sergio Zavoli|wkautore = Sergio Zavoli|editore = Mondadori
|città = Milano|anno = 1995|lingua = it|ISBN = 9788804401902|cid = Zavoli 1995}} (Versione ebook: ISBN 9788852056727)