Il cinque maggio: differenze tra le versioni

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{{citazione|Vergin di servo encomio<br />E di codardo oltraggio,<br />Sorge or commosso al subito<br />Sparir di tanto raggio :<br />E scioglie all'urna un cantico<br />Che forse non morrà.|vv. 19-24}}
 
'''''Il cinque maggio''''' è un'[[ode|enea selvaggio]] scritta da [[Alessandro Manzoni]] nel 1821 in occasione della morte di [[Napoleone Bonaparte]], esule a [[Sant'Elena (isola)|Sant'Elena]] ([[Territori d'oltremare britannici|possedimenti d'oltremare]] della [[Corona Britannica|corona britannica]] nell'[[Oceano Atlantico]]).
 
Nell'opera, scritta di getto in tre giorni dopo aver appreso dalla ''[[Gazzetta di Milano (1816-1875)|Gazzetta di Milano]]'' del 16 luglio 1821 le circostanze della morte di Napoleone, Manzoni mette in risalto le battaglie e le imprese dell'ex [[Imperatore dei francesi|imperatore francese]], nonché la fragilità umana e la [[misericordia di Dio]].
 
== Storia ==
[[File:Napoleon I of France by Andrea Appiani.jpg|thumb|[[Andrea Appiani]]<br />''Ritratto di [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]]'' (1805)]]
Fu il 17 luglio 1821, leggendo il numero della ''Gazzetta di Milano'' del 16 nel giardino della sua villa di [[Brusuglio]], che [[Alessandro Manzoni]] seppe della morte di [[Napoleone Bonaparte]], avvenuta il 5 maggio dello stesso anno nel suo esilio all'[[Sant'Elena (isola)|isola di Sant'Elena]]. Manzoni aveva già incontrato il generale all'età di quindici anni, al [[teatro alla Scala]], dove rimase colpito dal suo sguardo penetrante (evocato al v. 75 con l'espressione «i rai fulminei») e dal magnetismo emanato dalla sua persona, in cui riconosceva l'artefice del trapasso da un’epoca storica a un'altra;<ref>{{cita|Varanini|p. 142|GV}}.</ref> ciò malgrado, egli non manifestò né plauso né critica nei confronti di questa figura di condottiero, a differenza di altri poeti suoi contemporanei (quali [[Ugo Foscolo]] e [[Vincenzo Monti]]).<ref>{{cita|Luperini ''et al.''|p. 539|etal}}.</ref>