Palazzo dell'Unità: differenze tra le versioni
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Il '''Palazzo dell'Unità''' (in [[Lingua francese|francese]]: ''Palais de l'Unité''; conosciuto anche come '''Palazzo Etoudi''') è il nome della [[residenza ufficiale]] del [[Presidenti del Camerun|presidente del Camerun]].<ref>http://www.prc.cm/</ref> Situato nei quartieri settentrionali di [[Yaoundé]], ospita anche la maggior parte dei servizi legati alla presidenza della Repubblica e alla Segreteria generale della Repubblica.
L'attuale residente del Palazzo dell'Unità è [[Paul Biya]], presidente della Repubblica dal 6 novembre 1982.
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Non sono mai state rilasciate informazioni sull'architettura interna, sui compartimenti e sulla capienza del palazzo. L'identità dei suoi residenti è relativamente sconosciuta: a parte la famiglia presidenziale, che non ha altra residenza ufficiale oltre al Palazzo Etoudi, e la sua stretta guardia, non si sa chi viva realmente in questo complesso.
L'edificio principale è dotato di un universo sotterraneo e di un bunker dove si dice che il presidente Paul Biya si sia rifugiato durante il sanguinoso tentativo di colpo di
== Incidenti ==
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Il primo incidente è stato il crollo di una sezione del muro del palazzo, nella notte tra domenica 14 e lunedì 15 settembre 2008, a causa dell'erosione del tempo e soprattutto delle forti piogge cadute sulla capitale camerunense.
Il secondo incidente è stato un incendio: "La presidenza della Repubblica del Camerun è stata uccisa da un incendio generale l'11 giugno 2012. "La centrale elettrica del palazzo, un'infrastruttura delicata e strategica con una capacità di 15.000 kilowatt, ha rischiato di diventare il punto di partenza di un diluvio di fiamme
== Note ==
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== Bibliografia ==
* Michel Roger Emvana, <nowiki>''</nowiki>Paul Biya : les secrets du pouvoir<nowiki>''</nowiki>, Karthala, 2009, 290 p.
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* Ange Bergson Lendja Ngnemzué, [http://www.camer.be/43932/11:1/cameroun-series-dete-etoudi-le-palais-fantome-de-paul-biya-cameroon.html « Etoudi, le palais fantôme de Paul Biya »], ''mondafrique.com'', URL consultato il 26 giugno 2016
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