Józef Piłsudski: differenze tra le versioni

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{{Bio
|Nome = Józef Klemens
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All'inizio della sua carriera politica, Piłsudski divenne un esponente di spicco del [[Partito Socialista Polacco|Partito Socialista]]: credendo che l'indipendenza della Polonia passasse per un intervento militare, diede vita alle [[Legione polacca (prima guerra mondiale)|Legioni polacche]]. Nel 1914, predisse che un nuovo grande conflitto avrebbe sconfitto l'[[Impero russo]] e le [[Imperi centrali|potenze centrali]].<ref name="roo14">{{cita libro|url=https://archive.org/details/historyofmodernp00roos|lingua=en|titolo=A history of modern Poland, from the foundation of the State in the First World War to the present day|autore=Hans Roos|città=New York|editore=Knopf|anno=1966|p=14}}</ref><ref name="rot45">{{cita|Rothschild (1990)|p. 45}}.</ref> Dopo lo scoppio della Grande Guerra nel 1914, le legioni di Piłsudski combatterono a fianco dell'[[Impero austro-ungarico]] contro la Russia. Nel 1917, quando la Russia viveva sul fronte condizioni difficili, egli ritirò il suo sostegno agli Imperi centrali e fu imprigionato a [[Magdeburgo]] dai tedeschi.
 
Dal novembre del 1918, quando la Polonia riconquistò la sua indipendenza, e, fino al 1922, Piłsudski assunse il ruolo di capo di Stato della Polonia; tra il 1919 e il 1921 diresse le truppe polacche in sei guerre di confine che ridefinirono le demarcazioni della nazione. Sull'orlo della sconfitta nella [[guerra polacco-sovietica]] nell'agosto 1920, le sue forze respinsero gli invasori russi sovietici nella storica [[Battaglia di Varsavia (1920)|battaglia di Varsavia]], dipinta dai contemporanei come una vittoria decisiva. Nel 1923, con il governo dominato dai suoi oppositori, in particolare i nazionaldemocratici, Piłsudski si ritirò dalla politica attiva. Tre anni dopo tornò al potere grazie al [[Colpo di Stato di maggio|golpe del maggio 1926]] e divenne l'uomo forte del regime di [[Sanacja]] ("risanamento") appena instaurato. Da allora fino alla sua morte nel 1935, si occupò principalmente di affari militari e esteri. Fu durante questo periodo che si sviluppò un intenso culto della personalità, continuato fino al [[XXI secolo]].
 
Tre anni dopo tornò al potere grazie al [[Colpo di Stato di maggio|golpe del maggio 1926]] e divenne l'uomo forte del regime di [[Sanacja]] ("risanamento") appena instaurato. Da allora fino alla sua morte nel 1935, si occupò principalmente di affari militari e esteri. Fu durante questo periodo che si sviluppò un intenso culto della personalità, continuato fino al [[XXI secolo]].
Vari aspetti dell'amministrazione di Piłsudski, inclusa l'incarcerazione dei suoi oppositori politici nel campo di internamento di [[Bjaroza|Bereza Kartuska]], rimangono controversi. Ad ogni modo, resta un personaggio molto stimato nella memoria polacca ed è considerato, insieme al suo principale rivale Roman Dmowski, come uno dei fondatori della moderna Polonia indipendente.
 
Vari aspetti dell'amministrazione di Piłsudski, inclusa l'incarcerazione dei suoi oppositori politici nel campo di internamento di [[Bjaroza|Bereza Kartuska]], sono espressione delle tendenze autoritarie del suo periodo di governo, comuni del resto alle prassi politiche di molti paesi dell'Europa centrale ed orientale del periodo compreso tra le due guerre mondiali.
 
Vari aspetti dell'amministrazione di Piłsudski, inclusa l'incarcerazione dei suoi oppositori politici nel campo di internamento di [[Bjaroza|Bereza Kartuska]], rimangono controversi. Ad ogni modo, il maresciallo resta un personaggio molto stimato nella memoria polacca ed è considerato, insieme al suo principale rivale Roman Dmowski, come uno dei fondatori della moderna Polonia indipendente.
 
== Biografia ==
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[[File:Piludski w szkole.jpg|thumb|left|upright|Piłsudski in età scolare]]
 
Józef Piłsudski nacque il 5 dicembre 1867 dall'[[szlachta|aristocratica]] famiglia dei Piłsudski nell'edificio di loro proprietà vicino al piccolo centro abitato di [[Zalavas]], oggi in [[Lituania]].<ref>{{cita|Hetherington (2012)|p. 92}}.</ref>
Józef Piłsudski nacque il 5 dicembre 1867 dall'[[szlachta|aristocratica]] famiglia dei Piłsudski nell'edificio di loro proprietà vicino al piccolo centro abitato di [[Zalavas]], oggi in [[Lituania]].<ref>{{cita|Hetherington (2012)|p. 92}}.</ref> Al momento della sua nascita, il villaggio faceva parte dell'[[Impero russo]] e lo era dal 1795. Prima di allora, era compreso nel [[Granducato di Lituania]], che a sua volta rientrava nella [[Confederazione polacco-lituana]] rimasta in piedi dal 1569 al 1795.[[Ammutinamento di Żeligowski|Dopo l'occupazione polacca della parte orientale della Lituania]], l'insediamento cadde sotto l'amministrazione polacca e fece parte della Polonia quando Piłsudski divenne primo ministro, mentre durante il secondo conflitto globale il villaggio entrò a far parte dell'URSS. La tenuta figurava nella dote di sua madre, [[Maria Piłsudska (1842–1884)|Maria]], un membro della ricca famiglia dei Billewicz.<ref>{{cita|Jędrzejewicz (1990)|p. 3}}.</ref><ref>{{cita|Hetherington (2012)|p. 95}}.</ref> I Piłsudski, anche se stavano vivendo un periodo difficile, rimanevano molto legati alle tradizioni polacche e gli storici tendono a considerarli un tipico esempio di nucleo familiare [[polonizzazione|polonizzato]] di origine lituana <ref>https://etalpykla.lituanistika.lt/fedora/objects/LT-LDB-0001:J.04~2009~1367167887744/datastreams/DS.002.0.01.ARTIC/content</ref> residente in Lituania.<ref name="pid2004">{{cita|Pidlutskyi (2004)}}.</ref><ref name="gov">{{cita web|url=http://poland.gov.pl/Jozef,Pilsudski,(1867-1935),1972.html|sito=poland.gov|titolo=History – Józef Piłsudski (1867–1935)|accesso=30 agosto 2021|dataarchivio=13 febbraio 2006|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20060213175243/http://poland.gov.pl/Jozef,Pilsudski,(1867-1935),1972.html|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita|Urbankowski (1997)|vol. 1, pp. 13–15}}.</ref><ref>{{cita|Lerski (1996)|p. 439}}.</ref><ref>{{cita|Davies (2005)|p. 40}}.</ref><ref group="nota">Piłsudski a volte si definiva un lituano di cultura polacca ([https://archive.org/details/isbn_9780192851529 Davies (1986)], p. 139). Per diversi secoli, dichiararsi sia lituani che polacchi costituiva una normalità, ma verso la fine dell'Ottocento la circostanza si fece più rara per via dello sviluppo dei nazionalismi. Timothy Snyder, che lo definisce un "polacco-lituano", osserva che Piłsudski non rientrava nella categoria di chi qualificava rigorosamente etnie e nazionalità come si faceva tipicamente all'inizio del XX secolo. Piuttosto, egli si considerava sia polacco sia lituano e indicava come sua patria la storica [[Confederazione polacco-lituana]] ({{cita|Snyder (2004)|p. 70}}).</ref> J.Pilsudski parlava molto bene la lingua lituana <ref>https://www.lrytas.lt/kultura/istorija/2007/07/17/news/marsalas-j-pilsudskis-lietuviukus-kalbino-lietuviskai-5951234/amp/</ref>.
 
Al momento della sua nascita, il villaggio faceva parte dell'[[Impero russo]] e lo era dal 1795. Prima di allora, era compreso nel [[Granducato di Lituania]], che a sua volta rientrava nella [[Confederazione polacco-lituana]] rimasta in piedi dal 1569 al 1795.
 
[[Ammutinamento di Żeligowski|Dopo l'occupazione polacca della parte orientale della Lituania]], l'insediamento cadde sotto l'amministrazione polacca e fece parte della Polonia quando Piłsudski divenne primo ministro, mentre durante il secondo conflitto mondiale il villaggio entrò a far parte dell'URSS.
 
La tenuta figurava nella dote di sua madre, [[Maria Piłsudska (1842–1884)|Maria]], un membro della ricca famiglia dei Billewicz.<ref>{{cita|Jędrzejewicz (1990)|p. 3}}.</ref><ref>{{cita|Hetherington (2012)|p. 95}}.</ref>
 
Józef Piłsudski nacque il 5 dicembre 1867 dall'[[szlachta|aristocratica]] famiglia dei Piłsudski nell'edificio di loro proprietà vicino al piccolo centro abitato di [[Zalavas]], oggi in [[Lituania]].<ref>{{cita|Hetherington (2012)|p. 92}}.</ref> Al momento della sua nascita, il villaggio faceva parte dell'[[Impero russo]] e lo era dal 1795. Prima di allora, era compreso nel [[Granducato di Lituania]], che a sua volta rientrava nella [[Confederazione polacco-lituana]] rimasta in piedi dal 1569 al 1795.[[Ammutinamento di Żeligowski|Dopo l'occupazione polacca della parte orientale della Lituania]], l'insediamento cadde sotto l'amministrazione polacca e fece parte della Polonia quando Piłsudski divenne primo ministro, mentre durante il secondo conflitto globale il villaggio entrò a far parte dell'URSS. La tenuta figurava nella dote di sua madre, [[Maria Piłsudska (1842–1884)|Maria]], un membro della ricca famiglia dei Billewicz.<ref>{{cita|Jędrzejewicz (1990)|p. 3}}.</ref><ref>{{cita|Hetherington (2012)|p. 95}}.</ref> I Piłsudski, anche se stavano vivendo un periodo difficile, rimanevano molto legati alle tradizioni polacche e gli storici tendono a considerarli un tipico esempio di nucleo familiare [[polonizzazione|polonizzato]] di origine lituana <ref>https://etalpykla.lituanistika.lt/fedora/objects/LT-LDB-0001:J.04~2009~1367167887744/datastreams/DS.002.0.01.ARTIC/content</ref> residente in Lituania.<ref name="pid2004">{{cita|Pidlutskyi (2004)}}.</ref><ref name="gov">{{cita web|url=http://poland.gov.pl/Jozef,Pilsudski,(1867-1935),1972.html|sito=poland.gov|titolo=History – Józef Piłsudski (1867–1935)|accesso=30 agosto 2021|dataarchivio=13 febbraio 2006|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20060213175243/http://poland.gov.pl/Jozef,Pilsudski,(1867-1935),1972.html|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita|Urbankowski (1997)|vol. 1, pp. 13–15}}.</ref><ref>{{cita|Lerski (1996)|p. 439}}.</ref><ref>{{cita|Davies (2005)|p. 40}}.</ref><ref group="nota">Piłsudski a volte si definiva un lituano di cultura polacca ([https://archive.org/details/isbn_9780192851529 Davies (1986)], p. 139). Per diversi secoli, dichiararsi sia lituani che polacchi costituiva una normalità, ma verso la fine dell'Ottocento la circostanza si fece più rara per via dello sviluppo dei nazionalismi. Timothy Snyder, che lo definisce un "polacco-lituano", osserva che Piłsudski non rientrava nella categoria di chi qualificava rigorosamente etnie e nazionalità come si faceva tipicamente all'inizio del XX secolo. Piuttosto, egli si considerava sia polacco sia lituano e indicava come sua patria la storica [[Confederazione polacco-lituana]] ({{cita|Snyder (2004)|p. 70}}).</ref> J.Pilsudski parlava molto bene la lingua lituana .<ref>https://www.lrytas.lt/kultura/istorija/2007/07/17/news/marsalas-j-pilsudskis-lietuviukus-kalbino-lietuviskai-5951234/amp/</ref>.
 
Secondogenito della famiglia, Józef, durante il periodo in cui frequentò il ginnasio russo a [[Vilnius]], si distinse per essere uno studente particolarmente diligente.<ref name="eb"/> Uno degli studenti polacchi più giovani dell'istituto era anche il futuro rivoluzionario sovietico [[Feliks Ėdmundovič Dzeržinskij|Feliks Dzeržinskij]], in seguito divenuto uno dei principali oppositori di Piłsudski.<ref>{{cita|Blobaum (1984)|p. 30}}.</ref> Insieme ai suoi fratelli Bronisław, Adam e Jan, Józef si avvicinò allo studio della storia e della letteratura polacca grazie a sua madre Maria, nata Billewicz, materie però bandite dalle autorità russe.<ref name="mac211">{{cita|MacMillan (2006)|p. 211}}.</ref> Suo padre, anch'egli di nome Józef, aveva partecipato alla [[Insurrezione di gennaio|rivolta di gennaio del 1863]] esplosa in opposizione al dominio russo.<ref name="gov"/>
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[[File:Jozef Pilsudski in 1899.jpg|thumb|upright=0.6|Piłsudski nel 1899]]
 
Nel 1892 Piłsudski fece ritorno dall'esilio e si stabilì presso la residenza Adomavas di sua proprietà vicino a Teneniai ([[comune distrettuale di Šilalė|distretto di Šilalė]]). Nel 1893 aderì al [[Partito Socialista Polacco]] (''PSP'') e collaborò all'insediamento della loro formazione politica in Lituania.<ref name="gov"/><ref>{{cita|Urbankowski (1997)|vol. 1, p. 88}}.</ref> Inizialmente si schierò con le frange dei socialisti più radicali, ma nonostante l'apparente [[internazionalismo|internazionalismo proletario]] del movimento socialista, rimase un nazionalista polacco.<ref name="mac214">{{cita|MacMillan (2006)|p. 214}}.</ref> Nel 1894, in qualità di [[caporedattore]], riuscì ad imbastire la pubblicazione di un giornale socialista clandestino, il ''Robotnik'' ("Il Lavoratore"), figurando altresì tra i principali giornalisti che vi lavoravano e, all'inizio, anche come [[Composizione tipografica|tipografo]].<ref name="gov"/><ref name="pwn"/><ref>{{cita|Urbankowski (1997)|vol. 1, p. 93}}.</ref> Nel 1895 divenne un esponente di spicco del PSP, sostenendo la necessità di porre in secondo piano le visioni divergenti e promuovendo una fusione tra le idee socialiste e il nazionalismo, poiché questa combinazione offriva la maggiore possibilità di ripristinare l'indipendenza polacca.<ref name="pwn"/>
 
Il 15 luglio 1899, mentre aderiva ancora a formazioni politiche clandestine, Piłsudski sposò un'altra organizzatrice socialista, Maria Juszkiewiczowa, il cui cognome natio era Koplewska.<ref>{{cita|Garlicki (2017)|p. 92}}.</ref> Secondo il suo capo biografo, Wacław Jędrzejewicz, il matrimonio si basava più su motivazioni pragmatiche che legate ai sentimenti, essendo entrambi assai coinvolti nei movimenti socialisti e indipendentisti. La tipografia di ''Robotnik'' aveva sede nel loro appartamento prima a [[Vilnius|Wilno]], poi a [[Łódź]] e si immaginava che, celando l'attività dietro una normale vita familiare, si potessero sollevare meno sospetti. La legge russa tutelava inoltre la moglie dall'accusa per le attività illegali del marito.<ref>{{cita|Jędrzejewicz (1990)|pp. 27-2827–28}}.</ref> Il matrimonio si deteriorò dopo che, diversi anni dopo, Piłsudski iniziò una relazione con un socialista più giovane, Aleksandra Szczerbińska.<ref name="mac214"/> Maria morì nel 1921 e in ottobre Piłsudski sposò Aleksandra. In quel momento, la coppia aveva due figlie, Wanda (1918-2001) e Jadwiga (1920-2014).
 
[[File:Lingwood 1898.jpg|thumb|left|"Lingwood", [[Leytonstone]], dove soggiornò Piłsudski nel 1900]]
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[[File:Warszawaid4.jpg|left|thumb|Statua di Piłsudski davanti al [[palazzo del Belweder]] di [[Varsavia]], residenza ufficiale di Piłsudski durante i suoi anni al potere]]
 
Wacław Jędrzejewicz, nel suo scritto ''Piłsudski: A Life for Poland'' (''Piłsudski: Una vita per la Polonia''), descriveva "il Comandante" come assai cauto nei processi decisionali: Piłsudski raccoglieva tutte le informazioni pertinenti disponibili, ragion per cui si prendeva il suo tempo per valutarle prima di arrivare a una decisione finale.<ref name="mac219"/>

Preservava uno stile di vita semplice, mangiando pasti spesso da solo in ristorante economici e lavorando talvolta fino a notte fonda.<ref name="mac219" /> Malgrado fosse popolare tra molti polacchi in pubblico, la sua reputazione di lupo solitario (risultato di molti anni di lavoro clandestino) e di uomo che diffidava di quasi tutti gli costò la fama di persona sfuggente e poco collaborativa agli occhi degli altri politici polacchi.<ref name="mac214" />
 
Piłsudski e il primo governo polacco erano guardati con sospetto in Occidente, in quanto aveva collaborato con gli [[Imperi centrali]] dal 1914 al 1917 e perché i governi di Daszyński e Jędrzej Moraczewski erano guidati perlopiù da socialisti.<ref name="cie2002"/> Fu solo nel gennaio 1919, quando il famoso pianista e compositore [[Ignacy Jan Paderewski]] divenne [[primo ministro della Polonia]] e ministro degli esteri di un nuovo governo, che il resto del continente guardò con maggiore tranquillità a quanto accadeva a Varsavia.<ref name="cie2002"/>
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La principale iniziativa di politica estera di Piłsudski riguardava la costituzione di una federazione, la "''[[Międzymorze]]''" (letteralmente "Tra i mari" e conosciuta in [[lingua latina]] come ''[[Intermarium]]''), che si estendesse dal [[Mar Baltico]] al [[Mar Nero]]. Essa avrebbe dovuto annoverare al suo interno la Polonia, i [[Paesi baltici]], la [[Bielorussia]] e l'[[Ucraina]], nel tentativo di riportare in auge quella che era la [[Confederazione polacco-lituana]] prima che avessero operato le [[Spartizioni della Polonia|spartizioni]].<ref name="pwn"/><ref name="cie2002"/><ref>{{cita|Jędrzejewicz (1990)|p. 93}}.</ref>
 
Il piano di Piłsudski incontrò l'opposizione della maggior parte dei potenziali Stati membri, i quali si rifiutarono di rinunciare a qualsiasi loro indipendenza, conquistata con la fatica, nonché delle potenze alleate, le quali ritenevano che un simile cambiamento geopolitico avrebbe potuto sconvolgere gli equilibri di potere tanto faticosamente indicati dai trattati post-bellici.<ref>{{cita web|lingua=en|accesso=31 agosto 2021|url=http://www.historynet.com/wars_conflicts/20_21_century/3038436.html?featured=y&c=y|sito=historynet.com|autore=Robert Szymczak|titolo=Polish-Soviet War: Battle of Warsaw|dataarchivio=7 ottobre 2007|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20071007194853/http://www.historynet.com/wars_conflicts/20_21_century/3038436.html?featured=y&c=y|urlmorto=sì}}</ref> Secondo lo storico George Sanford, fu intorno al 1920 che Piłsudski si rese conto dell'infattibilità del suo ambizioso piano.<ref>{{cita libro|autore=George Sanford|anno=2002|titolo=Democratic Government in Poland: Constitutional Politics Since 1989|città=New York|editore=Palgrave Macmillan|isbn=978-0-333-77475-5|url=https://books.google.it/books?id=upWHDAAAQBAJ&printsec=frontcover&dq=Democratic+Government+in+Poland:+Constitutional+Politics+Since+1989&hl=it&sa=X&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false|lingua=en|pp=5-65–6}}</ref>
 
Invece di raggiungere un'alleanza dell'[[Europa centrale]] e [[Europa orientale|orientale]], si profilò presto all'orizzonte una serie di conflitti lungo i confini, tra cui la [[guerra polacco-ucraina]] (1918-1919), la [[guerra polacco-lituana]] (1920, culminata con l'[[ammutinamento di Żeligowski]]), gli scontri con la [[Cecoslovacchia]] (a partire dal 1918), e, forse la schermaglia più enfatica, la [[guerra polacco-sovietica]] (1919–1921).<ref name="pwn"/>
 
Invece di raggiungere un'alleanza dell'[[Europa centrale]] e [[Europa orientale|orientale]], si profilò presto all'orizzonte una serie di conflitti lungo i confini, tra cui la [[guerra polacco-ucraina]] (1918-1919), la [[guerra polacco-lituana]] (1920, culminata con l'[[ammutinamento di Żeligowski]]), gli scontri con la [[Cecoslovacchia]] (a partire dal 1918), e, forse la schermaglia più enfatica, la [[guerra polacco-sovietica]] (1919–1921).<ref name="pwn"/> [[Winston Churchill]] commentò in maniera caustica il tormentato scenario dell'[[Europa orientale]] affermando; "La guerra dei giganti è finita e sono cominciate quelle dei pigmei".<ref>{{cita|Davies (1993)|p. 1035}}.</ref>
 
=== Guerra polacco-sovietica ===
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{{citazione|Piłsudski non aveva nulla del suo futuro prestigio. In veste di rivoluzionario prebellico, condusse il suo partito a divisioni e dissidi interni; come generale nella prima guerra mondiale guidò le sue legioni all'internamento e allo scioglimento; quale maresciallo dell'esercito polacco lo condusse a Kiev e Vilnius, entrambe ormai perdute per i polacchi. Abbandonato il partito socialista polacco e i suoi alleati austro-tedeschi, rifiutò di allearsi con l'Intesa. In Francia e in Inghilterra era considerato un alleato traditore che avrebbe condotto la Polonia alla deriva; in Russia veniva visto come un falso simpatizzante degli Alleati, che avrebbe portato l'imperialismo alla rovina. Tutti, da Lenin a [[David Lloyd George|Lloyd George]], dalla ''[[Pravda]]'' al ''[[Morning Star (quotidiano)|Morning Star]]'', lo consideravano un esempio di fallimento politico e militare. Nell'agosto 1920, praticamente ognuno concordava che la sua catastrofica carriera sarebbe culminata con la caduta di Varsavia.<ref>{{cita|Davies (2011)|p. 225}}.</ref>}}
 
TuttaviaI detrattori di Pilsudski si sbagliarono, perché ,nelle settimane successive, la strategia rischiosanon convenzionale e non convenzionalepriva di rischi della Polonia nell'agosto 1920 con la [[Battaglia di Varsavia (1920)|battaglia di Varsavia]] alla fine fermò, inaspettatamentetra lo stupore dei commentatori dell'epoca, l'avanzata sovietica verso la capitale polacca e l'occidente.<ref name="dav12"/>

Il piano polacco fu ideato di Piłsudski e da altri combattenti, incluso Tadeusz Rozwadowski.<ref>{{cita|Lenkiewicz (2019)|p. 185}}.</ref>

In seguito, alcuni sostenitori di Piłsudski avrebbero cercato di dipingerlo come l'unico autore della strategia polacca, mentre gli avversari minimizzavano il suo ruolo.<ref name="bry10">{{cita libro|lingua=en|url=https://books.google.it/books?id=BzsSDAAAQBAJ&pg=PA10|p=10|titolo=Primed for Violence: Murder, Antisemitism, and Democratic Politics in Interwar Poland|autore=Paul Brykczynski|editore=University of Wisconsin Pres|anno=2016|isbn=978-02-99-30700-4}}</ref> In Occidente per lungo tempo persistette l'ipotesi secondo cui fosse stato il generale [[Maxime Weygand]] della missione militare francese a salvare la Polonia; gli studiosi moderni, tuttavia, sono d'accordo sul fatto che il ruolo del transalpino fosse stato invece minimo.<ref name="cie2002" /><ref name="bry10" /><ref>{{cita pubblicazione|titolo=Battle on the Vistula: The Soviet-Polish Campaign of 1920|autore=Clarence A. Manning|rivista=The Journal of the American Military Institute|volume=3|numero=1|data=primavera 1939|pp=14-2514–25|doi=10.2307/3038664|url=https://www.jstor.org/stable/3038664|lingua=en|accesso=31 agosto 2021}}</ref>
 
Il piano di Piłsudski prevedeva che le forze polacche si ritirassero attraverso il fiume [[Vistola]] e difendessero le teste di ponte a Varsavia e sul [[Wieprz]] mentre circa il 25% delle divisioni disponibili si concentrava a sud per una controffensiva strategica. Il piano richiedeva poi che due eserciti sotto il generale [[Józef Haller]], di fronte all'attacco frontale sovietico a Varsavia da est, mantenessero le loro posizioni in trincea a tutti i costi.<ref name="cis140141"/><ref name="urb346441"/> Allo stesso tempo, le truppe sotto il generale [[Władysław Sikorski]] dovevano colpire a nord dalla parte esterna della capitale, tagliando fuori le forze sovietiche che cercavano di avviluppare la città da quella direzione. Il ruolo più importante, tuttavia, venne assegnato a un "esercito di riserva" relativamente piccolo, composto da circa 20.000 uomini, appena allestito (noto anche come "Gruppo d'assalto", "''Grupa Uderzeniowa''"), che comprendeva le unità polacche più agguerrite e preparate comandate personalmente da Piłsudski.<ref name="cis140141"/><ref name="urb346441"/> Il loro compito appariva quello di guidare un'offensiva fulminea verso nord, dal triangolo Vistola-Wieprz a sud di Varsavia, attraverso un punto debole che era stato identificato dall'intelligence polacca tra il fronte occidentale sovietico. Quell'offensiva avrebbe separato il fronte occidentale bolscevico dalla sua retroguardia e ne avrebbe confuso gli spostamenti. Alla fine, il divario tra l'esercito di Sikorski e il "Gruppo d'assalto" si sarebbe ridotto vicino al confine della [[Prussia Orientale]], provocando l'annientamento delle forze sovietiche accerchiate.<ref name="cis140141">{{cita|Cisek (2002)|pp. 140–141}}.</ref><ref name="urb346441">{{cita|Urbankowski (1997)|vol. 1, pp. 346, 357-358, 441}}.</ref>
 
A quel tempo, il piano di Piłsudski subì delle critiche e solo la situazione disperata delle forze polacche persuase altri comandanti ad assecondarlo. Anche se basato su informazioni affidabili, non ultime le comunicazioni radio sovietiche decifrate, il piano fu definito "dilettantistico" da ufficiali dell'esercito di alto rango ed esperti militari, pronti a sottolineare la mancanza di istruzione militare formale di Piłsudski.<ref name="dav1045"/> Dopo che una copia del piano cadde nelle mani dei sovietici, il comandante del fronte occidentale [[Michail Nikolaevič Tuchačevskij|Michail Tuchačevskij]] pensò che si trattasse di uno stratagemma o una falsa pista e la ignorò, convinto dell'efficacia della sua tattica.<ref name="dav1045">{{cita|Davies (1993)|p. 1045}}.</ref> Giorni dopo, i sovietici pagarono a caro prezzo l'eccessiva sicurezza subendo una delle peggiori sconfitte della loro storia militare.<ref name="dav12"/><ref name="urb346441"/>
 
Un deputato nazionaldemocratico del Sejm, Stanisław Stroński, coniò l'espressione "miracolo della Vistola" ("''Cud nad Wisłą''") allo scopo di sottolineare come la vittoria fosse stata frutto di autentica fortuna e di rimarcare come ad un simile tragico scenario non si sarebbe mai arrivati se Piłsudski non avesse dato il via alla sua "escursione in Ucraina".<ref>{{cita web|url=https://www.osservatoreromano.va/it/news/2020-08/il-miracolo-della-vistola.html|accesso=31 agosto 2021|titolo=Il miracolo della Vistola|sito=[[L'Osservatore Romano]]|data=17 agosto 2020}}</ref> Paradossalmente, la frase di Stroński finì per diventare un proclama dei sostenitori di Piłsudski alle orecchie di alcuni polacchi patriottici o devoti, i quali non erano a conoscenza dell'originale intento ironico di Stroński. Un giovane membro della missione militare francese, [[Charles de Gaulle]], adottò alcune lezioni dalla guerra polacco-sovietica e dalla carriera di Piłsudski.<ref name="urb346441"/><ref name="dav1045"/>
 
Paradossalmente, la frase di Stroński finì per diventare un proclama dei sostenitori di Piłsudski alle orecchie di alcuni polacchi patriottici o devoti, i quali non erano a conoscenza dell'originale intento ironico di Stroński.
 
Un giovane membro della missione militare francese, [[Charles de Gaulle]], fece tesoro di alcune lezioni dalla guerra polacco-sovietica e dalla carriera di Piłsudski, finendo per adottarle come proprie molti anni dopo.<ref name="urb346441" /><ref name="dav1045" />
Un deputato nazionaldemocratico del Sejm, Stanisław Stroński, coniò l'espressione "miracolo della Vistola" ("''Cud nad Wisłą''") allo scopo di sottolineare come la vittoria fosse stata frutto di autentica fortuna e di rimarcare come ad un simile tragico scenario non si sarebbe mai arrivati se Piłsudski non avesse dato il via alla sua "escursione in Ucraina".<ref>{{cita web|url=https://www.osservatoreromano.va/it/news/2020-08/il-miracolo-della-vistola.html|accesso=31 agosto 2021|titolo=Il miracolo della Vistola|sito=[[L'Osservatore Romano]]|data=17 agosto 2020}}</ref> Paradossalmente, la frase di Stroński finì per diventare un proclama dei sostenitori di Piłsudski alle orecchie di alcuni polacchi patriottici o devoti, i quali non erano a conoscenza dell'originale intento ironico di Stroński. Un giovane membro della missione militare francese, [[Charles de Gaulle]], adottò alcune lezioni dalla guerra polacco-sovietica e dalla carriera di Piłsudski.<ref name="urb346441"/><ref name="dav1045"/>
 
Nel febbraio 1921, Piłsudski visitò Parigi, dove, nel corso dei negoziati con il presidente francese [[Alexandre Millerand]], gettò le basi per l'alleanza militare franco-polacca, che sarebbe divenuta realtà nello stesso anno.<ref>{{cita|Urbankowski (1997)|vol. 1, p. 484}}.</ref> Poiché la guerra volgeva ormai a favore di Varsavia, i bolscevichi tentarono di negoziare un accordo, proponendo di cedere i territori già assoggettati dai polacchi se questi avessero arrestato la loro avanzata entro dieci giorni dalla sottoscrizione dell'intesa. Benché alla fine avesse accettato, Piłsudski definì il trattato un "atto di codardia" ad opera della controparte, ma le conseguenze della battaglia di Varsavia erano state talmente acute per Lenin che egli stesso non mancò di sottolinearlo in una conversazione con la comunista tedesca Clara Zetkin.<ref name="dav297">{{cita|Davies (2005)|p. 297}}.</ref> La [[pace di Riga]], che pose definitivamente fine alla guerra polacco-sovietica nel marzo 1921, spartiva le odierne Bielorussia e [[Ucraina]] tra Polonia e RSFS Russa.<ref name="dav297"/> La firma di questo trattato e la sua segreta approvazione dell'[[ammutinamento di Żeligowski]], ovvero il piano di conquista di Vilnius compiuto a scapito dei lituani falsamente bollato da Varsavia come frutto della sola iniziativa del generale polacco [[Lucjan Żeligowski]], segnò il tramonto del progetto federalista immaginato dal politico.<ref name="pwn"/> Dopo che Vilnius fu occupata dall'esercito della Lituania Centrale, Piłsudski disse che "non poteva fare a meno di considerarli [i lituani] come fratelli".<ref>{{cita|Snyder (2004)|p. 70}}.</ref><ref group="nota">L'innegabile coinvolgimento di Piłsudski, poi ammesso da lui stesso, ebbe dunque solo l'effetto opposto. La costituzione dello Stato fantoccio della [[Lituania Centrale]], il sostegno alla precedente [[rivolta di Sejny]] e per il [[Colpo di stato in Lituania del 1919|tentato golpe del 1919]] non fecero altro che ledere l'opinione del polacco agli occhi dei lituani, i quali si convinsero della necessità di mantenere quanto più possibile le distanze dalle mire di Varsavia: [https://polishhistory.pl/without-emotions-polish-lithuanian-dialogue-about-jozef-pilsudski/ Stanisławski].</ref>
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Sostenitore dell'alleanza militare franco-polacca e della collaborazione con [[Bucarest]], compresi nella [[Piccola Intesa]], il dittatore rimase deluso dalla politica di [[appeasement|accomodamento]] perseguita dai governi francese e britannico che traspariva dalla firma del [[patto di Locarno]].<ref name="pri71"/><ref>{{cita|Hehn (2005)|p. 69}}.</ref><ref>{{cita libro|lingua=en|autore=Nicole Jordan|anno=2002|url=https://books.google.it/books?id=4iQQrESpA48C&pg=PA23|p=23|titolo=The Popular Front and Central Europe: The Dilemmas of French Impotence 1918–1940|editore=Cambridge University Press|isbn=978-0-521-52242-7}}</ref> I trattati avevano secondo il governo britannico lo scopo di garantire una consegna pacifica dei territori rivendicati dalla Germania come i [[Sudeti]], il [[Corridoio di Danzica|corridoio polacco]] e la [[Città Libera di Danzica]] migliorando le relazioni franco-tedesche a tal punto che Parigi avrebbe sciolto le sue alleanze nell'Europa orientale.<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=hJnJDwAAQBAJ&pg=PP146|anno=2015|p=146|titolo=All'inferno e ritorno: Europa 1914-1949|autore=Ian Kershaw|editore=Gius.Laterza & Figli Spa|isbn=978-88-58-12821-3}}</ref> Piłsudski sentì un profondo senso di abbandono da parte della Francia dopo quanto accaduto a [[Locarno]] e, quindi, provò a preservare buoni rapporti con l'Unione Sovietica e la Germania.
 
Uno dei timori costanti di Piłsudski era che la Francia raggiungesse un accordo con la Germania a spese della Polonia. Nel 1929, i transalpini accettarono di ritirarsi dalla [[Renania]] nel 1930, cinque anni prima di quanto definito dal trattato di Versailles. Lo stesso anno, i francesi annunciarono i piani per la realizzazione della [[linea Maginot]] lungo il confine con la Germania, cominciata nel 1930. La necessità di tutelarsi a livello difensivo costituiva una tacita ammissione francese che [[Berlino]] si sarebbe riarmata oltre i limiti fissati a Versailles nel prossimo futuro e, pertanto, occorreva prepararsi adeguatamente.<ref name="you1921">{{cita libro|autore=Robert Young|pp=19-2119–21|anno=1996|titolo=France and the Origins of the Second World War|città=New York|editore=St. Martin's Press|url=https://books.google.it/books?id=LkxdDwAAQBAJ&printsec=frontcover&dq=France+and+the+Origins+of+the+Second+World+War&hl=it&sa=X&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false|isbn=0312161867}}</ref> Quando la Polonia firmò l'alleanza con Parigi nel 1921, i francesi stavano delineando i piani renani e polacchi per una possibile guerra con il [[Terzo Reich|Reich]] che si basavano sull'ipotesi di un'offensiva francese nella pianura della Germania settentrionale dalle loro basi localizzate in Renania. Il ritiro dei francesi da quest'ultima zona e il passaggio a una strategia difensiva esemplificata dalla linea Maginot sconvolsero completamente l'intera base della politica estera e di difesa polacca.<ref name="you1921"/> La Polonia firmò un [[patto di non aggressione]] con entrambi i suoi potenti vicini, nel 1932 con i [[Patto di non aggressione sovietico-polacco|sovietici]] e con i [[patto di non aggressione tedesco-polacco|tedeschi]] nel 1934.<ref name="urb539540"/> La funzione appariva quella di rafforzare la posizione della Polonia agli occhi dei suoi alleati e vicini.<ref name="gov"/>
 
Nel giugno 1932, poco prima dell'apertura della [[Conferenza di Losanna (1932)|conferenza di Losanna]], Piłsudski udì (correttamente) la notizia che il nuovo cancelliere tedesco Franz von Papen stava per fare un'offerta per un'alleanza franco-tedesca al premier francese Édouard Herriot in funzione anti-polacca.<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=TiPWCgAAQBAJ&pg=PA276|lingua=en|p=276|titolo=Poland Between East and West: Soviet and German Diplomacy toward Poland, 1919-1933|autore=Josef Korbel|editore=Princeton University Press|anno=2015|isbn=978-14-00-87658-7}}</ref> Per tutta risposta, Piłsudski inviò il cacciatorpediniere [[ORP Wicher (1928)|ORP ''Wicher'']] nel porto della [[Città Libera di Danzica]].<ref name="cdd">{{cita web|url=https://translate.google.it/translate?hl=it&sl=pl&u=https://dzieje.pl/aktualnosci/kryzys-gdanski&prev=search&pto=aue|sito=dzieje.pl|titolo=La crisi di Danzica|accesso=2 settembre 2021|data=8 novembre 2018}}</ref> Malgrado si affermò che l'invio si doveva alla necessità di rivendicare apparentemente i diritti di accesso della marina polacca a Danzica, il vero scopo della ''Wircher'' era avvertire Herriot di non sottovalutare la Polonia mentre parlava con Papen.<ref name="cdd"/> La crisi di Danzica del 1932 sortì l'effetto desiderato e allertò i francesi, che migliorarono i diritti di accesso della marina polacca a Danzica.<ref name="cdd"/>
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== Orientamento religioso ==
 
L'orientamento religioso di Piłsudski resta oggetto di dibattito. Fu battezzato secondo il rito cattolico il 15 dicembre 1867 nella chiesa di Powiewiórka (allora decanato di [[Švenčionys]]) dal sacerdote Thomas Valinsky. Il 15 luglio 1899, nel villaggio di Paproć Duża, vicino a [[Łomża]], sposò Maria Juskiewicz, una donna divorziata. Poiché il [[cattolicesimo]] non riconosceva i divorzi, lei e Piłsudski si erano convertiti al [[protestantesimo]].<ref name="eb"/> Piłsudski in seguito tornò ad abbracciare la fede cattolica per sposare Aleksandra Szczerbińska, anche se essi non poterono sposarsi poiché la prima moglie dell'uomo, Maria, si rifiutò di divorziare da lui. Fu solo dopo la morte della donna nel 1921 che poterono celebrare le nozze il 25 ottobre dello stesso anno.<ref>{{cita|Jędrzejewicz (1990)|p. 148}}.</ref>
 
== Discendenza ==
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[[File:Piłsudski statue and honour guards.jpg|thumb|Monumento dedicato a Piłsudski nella piazza omonima di [[Varsavia]], uno dei tanti sparsi in tutta la [[Polonia]]]]
 
Quando il governo polacco divenne sempre più autoritario e conservatore, la fazione di Rydz-Śmigły fu osteggiata da quella del più moderato [[Ignacy Mościcki]], che rimase presidente.<ref name="jab14"/> Dopo il 1938, Rydz-Śmigły si riconciliò con il presidente, ma la classe dirigente rimase divisa tra gli "Uomini del Presidente", perlopiù civili (anche detti il "Gruppo del Castello" perché la residenza ufficiale del presidente era il [[Castello Reale di Varsavia|castello reale di Varsavia]]), e gli "Uomini del Maresciallo" (ovvero i vecchi "colonnelli di Piłsudski"), ufficiali militari professionisti e vecchi compagni d'armi del dittatore.<ref>{{cita libro|lingua=en|url=https://books.google.it/books?id=oEfDKjjX5AEC&pg=PA353|p=353|titolo=Social and Political History of the Jews in Poland 1919-1939|autore=Joseph Marcus|editore=Walter de Gruyter|anno=2011|isbn=978-31-10-83868-8}}</ref> Dopo l'[[Campagna di Polonia|invasione della Polonia]] nazista nel 1939, parte di questa divisione politica sarebbe rimasta all'interno del [[governo in esilio della Polonia|governo polacco in esilio]].<ref>{{cita pubblicazione|lingua=en|titolo=The Polish Political System in Exile, 1945-1990|autore=Sławomir Łukasiewicz|rivista=Polish American Studies|volume=72|numero=2|data=autunno 2015|pp=13-3113–31|editore=University of Illinois Press|doi=10.5406/poliamerstud.72.2.0013|url=https://www.jstor.org/stable/10.5406/poliamerstud.72.2.0013|accesso=1º settembre 2021}}</ref><ref>{{cita pubblicazione|url=http://cejsh.icm.edu.pl/cejsh/element/bwmeta1.element.desklight-125a8acb-dd74-4606-b55d-79590c69730f/c/15658-38484-1-PB.pdf|lingua=en|editore=Torun International Studies|numero=1|volume=10|anno=2017|pp=101–110|doi=10.12775/TSM.2017.008|autore=Michał Dworski|titolo=Republic in exile - Political life of Polish emigration in United Kingdom after Second World War|accesso=1º settembre 2021}}</ref>
 
Piłsudski aveva conferito alla Polonia un personaggio simile a Onufry Zagłoba, la figura immaginaria ideata da [[Henryk Sienkiewicz]]: una sorta di [[Oliver Cromwell]] polacco.<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=-GGJDwAAQBAJ&pg=PA34|p=34|lingua=en|titolo=The Dark Heart of Hitler's Europe: Nazi Rule in Poland Under the General Government|autore=Martin Winstone|editore=Bloomsbury Publishing|anno=2014|isbn=978-08-57-72519-6}}</ref> Per via della sua controversa personalità, il maresciallo aveva inevitabilmente attirato su di sé sia lodi sperticate sia serrate critiche.<ref name="gui16"/><ref>{{cita pubblicazione|lingua=en|titolo=Uses and abuses of the Polish past by Józef Piłsudski and Roman Dmowski|autore=Patrice M. Dabrowski|rivista=The Polish Review|volume=56|numero=1/2|anno=2011|pp=73-10973–109|editore=University of Illinois Press|url=https://www.jstor.org/stable/41549950}}</ref><ref>{{cita|Drozdowski e Szwankowska (1995)|p. 6}}.</ref>
 
Nel 1935, al funerale di Piłsudski, il presidente Mościcki elogiò in pubblico il maresciallo:
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[[File:Pilsuds.ogg|thumb|Voce di Józef Piłsudski registrata da lui stesso sul [[grammofono]] nel 1924]]
Dopo la [[seconda guerra mondiale]], poco del pensiero di Piłsudski influenzò le politiche della [[Repubblica Popolare di Polonia|Repubblica Popolare Polacca]], di fatto uno [[Stato satellite]] dell'[[Unione Sovietica]]. Viste le avversità affrontate in epoca post-bellica, appariva utopistico per la Polonia immaginare di riproporre una seconda volta il progetto dell{{'}}''Intermarium'' e qualsiasi schema finalizzato a ridurre l'impatto russo nell'[[Europa orientale]].<ref name="cha56"/> Per un decennio dopo la [[seconda guerra mondiale]], Piłsudski fu ignorato o condannato dal governo comunista polacco, insieme all'intera [[Seconda Repubblica di Polonia|Seconda Repubblica Polacca]] nel periodo interbellico. Tuttavia, la situazione iniziò a cambiare, in particolare dopo la [[destalinizzazione]] e l'ottobre polacco (1956), consentendo alla storiografia biancorossa di allontanarsi gradualmente da una visione puramente negativa di Piłsudski verso una valutazione più equilibrata e neutrale.<ref>{{cita|Garlicki (2017)|p. 546}}.</ref><ref>{{cita|Biskupski (2012)|p. 120}}.</ref>
 
Dopo la [[Rivoluzioni del 1989|caduta del comunismo]] e la [[dissoluzione dell'Unione Sovietica]] nel 1991, Piłsudski venne di nuovo riconosciuto come un eroe nazionale polacco.<ref>{{cita libro|autore=Aviel Roshwald|autore2=Richard Stites|url=https://books.google.it/books?id=uteV3ytfmqQC&printsec=frontcover&dq=European+Culture+in+the+Great+War:+The+Arts,+Entertainment+and+Propaganda,+1914–1918&hl=it&sa=X&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false|anno=2002|titolo=European Culture in the Great War: The Arts, Entertainment and Propaganda, 1914–1918|editore=Cambridge University Press|isbn=978-0-521-01324-6|p=60}}</ref> In occasione del sessantesimo anniversario della sua morte, il 12 maggio 1995, il [[Sejm]] adottò la seguente risoluzione:
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[[Categoria:Cavalieri dell'Ordine della Croce dell'aquila]]
[[Categoria:Decorati con la Médaille militaire]]
[[Categoria:Candidati al premio Nobel]]