Niceforo I il Logoteta: differenze tra le versioni
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Con l'aiuto di alcuni eunuchi di corte e di alcuni patrizi progettò la detronizzazione di Irene, che invece si fidava di lui. Salì al potere con una congiura con cui depose l'imperatrice Irene (802) e fu scelto come imperatore al suo posto il 31 ottobre dell'[[802]].
Mentre Irene si trovava per una villeggiatura nel [[palazzo di Eleuterio]], da lei fatto edificare, i congiurati approfittarono della sua assenza per presentarsi al Sacro Palazzo con ordini contraffatti dell'Imperatrice, che affermavano di nominare imperatore Niceforo affinché le fosse di aiuto nel combattere [[Ezio (eunuco)|Ezio]]<ref name="Dieh87">{{cita|Diehl|p. 87
Il colpo di Stato tuttavia rischiò di fallire: il popolo e il clero erano favorevoli ad Irene e, alla notizia della sua deposizione, insorsero, presentandosi alle porte del Palazzo e pretendendo che Irene fosse restaurata al trono. Ella preferì tuttavia ritirarsi dal governo per evitare ulteriore spargimento di sangue, fidandosi forse pure delle promesse di Niceforo, che prima le avrebbe concesso di stabilirsi nel Palazzo dell'Eleuterio a Costantinopoli, ma poi, anche per paura che l'imperatrice potesse riprendersi il trono come già successo in precedenza, la esiliò prima sulle [[Isole dei Principi]] e poi a [[Lesbo]], dove morì in povertà nell'[[803]].
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# l'imposizione da parte dei soldati dei temi marittimi di comprare della terra "per tassarli";
# costrinse gli armatori di Costantinopoli a contrarre prestiti con lo stato di 12 libbre d'oro con un tasso di interesse di 4 keratia per nomisma (16,66%);
Analisi critiche moderne dei dieci misfatti hanno portato storici moderni come Ostrogorsky a una rivalutazione di Niceforo.<ref>{{cita|Ostrogorsky|pp. 169-172
Inoltre, anche se l'aumento delle tasse fu gravoso per il popolo, nei fatti l'Imperatore non introdusse nessuna nuova imposta, ma semplicemente annullò gli sgravi fiscali di Irene, che avevano reso la basilissa popolare, ma avevano danneggiato il sistema fiscale bizantino.<ref>{{cita|Ostrogorsky|pp. 165 e 170.}}</ref>
Gli storici moderni infine sottolineano che le deportazioni di abitanti in zone da popolare di coloni romei non avevano nulla di nuovo ma erano già state adottate da Giustiniano II mentre l'imposta sui villaggi, per quanto severa, andava a vantaggio dei ceti bassi e in particolare dei nullatenenti permettendo a un maggior numero di sudditi di entrare, senza costi, nell'esercito ottenendo comunque uno stipendio e al termine del servizio dei poderi.<ref>{{cita|Ostrogorsky|pp. 171-172
Per questi motivi la sua figura è stata in parte rivalutata dagli storici moderni che sottolinearono la necessità di migliorare l'efficienza dell'apparato fiscale, deteriorato dalla politica di Irene.
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Durante il suo regno riconquistò militarmente vari territori [[Penisola balcanica|balcanici]] occupati precedentemente dagli [[Slavi]] (per lo più il Peloponneso) e condusse una lunga lotta diplomatica con [[Carlo Magno]] per la definizione dei confini tra l'[[Impero bizantino]] e quello [[Impero carolingio|carolingio]], che si concluse con trattati nell'[[803]] e nell'[[812]], decretanti l'assegnazione a [[Costantinopoli]] del [[Ducato di Venezia]] e del littorale della [[Dalmazia]], oltreché d'alcune regioni dell'[[Italia meridionale]] (nella fattispecie la [[Calabria]], il [[Salento]], il tratto costiero della [[Campania]] che dal napoletano va fino all'[[Agro nocerino-sarnese]] e l'area del [[Gargano]] nella [[Puglia]] settentrionale) e le isole maggiori ([[Sicilia]], [[Sardegna]] e [[Corsica]]), mentre a [[Carlo Magno]] rimasero invece [[Roma]], [[Ravenna]], la [[Pentapoli bizantina|Pentapoli]], l'Italia settentrionale e l'Istria, oltre all'interno della Dalmazia.
Sull'altro fronte
Con la morte del califfo nell'[[809]] si ritenne sollevato dal continuare a pagare e [[File:51-manasses-chronicle.jpg|miniatura|[[Krum]] festeggia la sua vittoria su Niceforo I.]]
Gli succedette alla guida dell'impero il figlio [[Stauracio]].
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