Enrico VII di Lussemburgo: differenze tra le versioni

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|nome = Enrico VII di Lussemburgo
|immagine = Tino di camaino, statue dal monumento funebre di arrigo VII di lussemburgo, 1313, 04.JPG
|legenda = [[Tino di Camaino]], ''Ritratto di Enrico VII'', (Monumento funebre di Arrigo VII, [[1313]], [[DuomoMuseo didell'Opera del Duomo (Pisa)]])
|titolo = [[Imperatori del Sacro Romano Impero|Imperatore dei Romani]]
|sottotitolo =
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Ma il caos nella città di Roma costrinse Enrico ad allontanarsi e, seguendo il consiglio dei ghibellini toscani, si recò ad [[Arezzo]]. Qui, nel settembre [[1312]], emise una sentenza contro Roberto di Napoli, in quanto vassallo ribelle, mentre da [[Carpentras]], vicino ad Avignone, Clemente V non era disposto a sostenere pienamente l'imperatore. Ma prima che Enrico potesse organizzarsi per attaccare Roberto di Napoli, dovette avere a che fare con i fiorentini.
A metà settembre, si avvicinò molto rapidamente alla città toscana: era ovvio che la milizia della città e la cavalleria guelfa non potevano competere con l'esercito imperiale in una battaglia aperta. Siena, Bologna, Lucca e altre città inviarono uomini per aiutare nella difesa delle mura. Così ebbe inizio l'assedio di Firenze: l'imperatore disponeva di circa {{formatnum:15000}} fanti e {{formatnum:2000}} cavalieri, contro {{formatnum:64000}} difensori. Firenze fu in grado di mantenere aperta ogni porta, tranne quella dalla parte dell'imperatore assediante, e mantenne tutte le sue rotte commerciali funzionanti. Per sei settimane Enrico batté le mura di Firenze e alla fine fu costretto ad abbandonare l'assedio. Tuttavia, entro la fine del 1312, aveva soggiogato gran parte della Toscana e avevanoaveva trattato i suoi nemici sconfitti con grande indulgenza.
 
Nei primi di gennaio del 1313 arrivò a [[Poggibonsi]], memore della fedeltà alla causa ghibellina dei suoi abitanti, qui dopo avere ricevuto le chiavi della città, iniziò la costruzione di una nuova città sul sito dell'antica Poggio Bonizio, ribattezzandola Monte Imperiale. Il nuovo insediamento, che doveva essere un nuovo capisaldo del potere imperiale nella Toscana fu recintato e munito di quattro porte: Porta Romana, Porta Aretina, Porta Pisana e la Porta Nicolaia. Da Monte Imperiale l'Imperatore pronunziò editti contro i guelfi toscani ed anche contro Roberto d'Angiò. Nel marzo del [[1313]], l'imperatore tornò nella sua roccaforte di Pisa, e da qui accusò formalmente di tradimento Roberto di Napoli che finalmente aveva deciso di accettare la carica di capitano della lega guelfa. Mentre indugiava a Pisa, in attesa di rinforzi provenienti dalla Germania, attaccò Lucca, un nemico tradizionale di Pisa.
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=== La morte ===
[[File:Arrigo VII a San CascianoArrigosanca1312.jpg|thumb|left|Ingresso di Enrico VII a [[San Casciano in Val di Pesa|San Casciano]]]]
[[File:Buonconvento-Lapide a Enrico VII.JPG|thumb|[[Buonconvento]], lapide a Enrico VII posta sul municipio.]]
Il suo primo obiettivo fu la città guelfa di Siena, che cinse d'assedio, ma nel giro di una settimana sembra che fosse colpito dalla [[malaria]]. Lasciati i Bagni di Macereto e le Terme di Santa Caterina, dove aveva cercato sollievo, si portò a Buonconvento dove morì venerdì 24 agosto 1313 a ora nona nella chiesa di San Pietro, come riporta Tommaso Montauri. Anche [[Agnolo di Tura]] riporta che morì nella chiesa di Buonconvento. La stessa cosa affermano altri cronisti dell'epoca, come riportato nel volume ''Arrigo VII di Lussemburgo imperatore'' curato da Carli, Civitelli e Pellegrini.
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Pisa era una città ghibellina, il che significa che la città aveva sostenuto il Sacro Romano Impero. Quando Enrico VII morì, i Pisani costruirono una tomba monumentale all'interno della loro [[Cattedrale di Pisa|Cattedrale]], con ricco corredo. La tomba fu collocata dietro l'altar maggiore, nell'[[abside]]. La scelta del luogo era diretta a dimostrare la devozione dei Pisani per l'Imperatore.
 
La tomba fu costruita nel [[1315]] da [[Tino di Camaino]] ed era composta dal sarcofago, la statua di Enrico VII, disteso sopra di esso e molte altre statue di dignitari e angeli. Ma non ebbe lunga vita: per motivi politici fu smantellata, poi fu danneggiata nell'incendio del [[1595]], e le parti furono riutilizzate in altri luoghi della piazza del Duomo. Fino al [[1985]], il sarcofago dell'imperatore era stato trasferito nel transetto destro della Primaziale, vicino all'urna di San Ranieri, patrono alfeo. Un paio di statue erano state messe sulla parte superiore della facciata e una serie di statue raffiguranti lo stesso Enrico e i suoi consiglieri erano nel Campo[[Camposanto Santo Monumentalemonumentale]]. Oggi le statue si trovano nel [[Museo dell'Opera del Duomo (Pisa)|Museo dell'Opera del Duomo]], inaugurato nel [[1986]], mentre la tomba è rimasta nella Cattedrale.
 
Una ricognizione è stata effettuata nel 2014 ed ha permesso di recuperare le ossa dell'Imperatore, la corona, lo scettro e il globo, oltre ad un raffinatissimo drappo rosso.<ref>{{cita news|url=http://www.archeologiamedievale.it/2014/05/20/drappo-di-seta-unico-al-mondo-nel-sarcofago-di-enrico-vii|titolo=Drappo di seta unico al mondo nel sarcofago di Enrico VII|sito=archeologiamedievale.it|data=20 maggio 2014|accesso=21 maggio 2014}}</ref>