Enzo Jannacci: differenze tra le versioni
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Galatea european magazine|url=http://www.galatea.ch/index.php/sommario/item/457-enzo-jannacci-addio.html|titolo=Enzo Jannacci addio|data=5 aprile 2013|autore=Piero Del Giudice|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150712121658/http://www.galatea.ch/index.php/sommario/item/457-enzo-jannacci-addio.html |dataarchivio=12 luglio 2015 }}</ref> un maresciallo dell'[[Aeronautica Militare Italiana]], che partecipò alla [[Resistenza italiana|Resistenza]] durante la [[seconda guerra mondiale]], distinguendosi in particolare nella difesa della sede dell'Aviazione milanese di piazza Novelli (i racconti del padre ispireranno canzoni come ''[[El portava i scarp del tennis/Ti te se' no|El portava i scarp del tennis]]'', ''Sei minuti all'alba'' e ''La sera che partì mio padre''), e di Maria Mussi, una sarta [[Como|comasca]];<ref>Andrea Pedrinelli, ''Roba minima (mica tanto) - tutte le canzoni di Enzo Jannacci'', Giunti Editore S.p.A., 2014, ISBN 978-88-09-79013-1</ref><ref name="treccani.it" /> il nonno paterno, Vincenzo Jannacci (suo omonimo), era un [[Macedonia (regione storica)|macedone]] emigrato in [[Italia]], in [[Puglia]], poco prima della [[Prima guerra mondiale|Grande Guerra]] (dove si italianizzò il nome<ref>{{Cita web |url=http://www.lettera43.it/cultura/jannacci-un-anno-senza-enzo_43675125751.htm |titolo=Jannacci, un anno senza Enzo|autore=Massimo Del Papa|data=2014-03-29|sito=[[Lettera43]]|accesso=23 maggio 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150424004537/http://www.lettera43.it/cultura/jannacci-un-anno-senza-enzo_43675125751.htm |dataarchivio=24 aprile 2015 |urlmorto=sì }}</ref><ref name="treccani.it">{{cita|DBI}}.</ref>).
Dopo aver conseguito nel 1954 la maturità scientifica presso il [[liceo scientifico]] "Albert Einstein" si diploma in armonia, composizione e direzione d'orchestra al [[Conservatorio di Musica Giuseppe Verdi (Milano)|Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano]].<ref name=bio/>
=== Attività come medico-chirurgo ===
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[[File:Foto-gaber-jannacci58.jpg|thumb|upright|Enzo Jannacci insieme a Giorgio Gaber in una foto-lancio della Ricordi alla fine degli anni 1950]]
Nel 1956 diventa tastierista dei [[I Campioni|Rocky Mountains]], alla cui voce c'è [[Tony Dallara]], che si esibiscono ripetutamente alla Taverna Mexico, all'Aretusa e al club [[Santa Tecla (club)|Santa Tecla]], ottenendo grande successo; tuttavia, alla fine di quell'anno Jannacci lascia il gruppo e, grazie all'amico [[Pino Sacchetti]], conosce [[Adriano Celentano]]. Celentano gli propone di entrare come tastierista nel suo complesso, i "Rock Boys", con cui si esibisce nei locali
Il 17 maggio 1957 la band suona al primo "Festival italiano di rock and roll", che si tiene nel [[Palazzo del Ghiaccio (Milano)|Palazzo del Ghiaccio di Milano]] e costituisce una svolta all'interno del panorama musicale nostrano. L'esibizione del gruppo manda in delirio il pubblico presente e permette a Celentano di acquisire vasta fama e, soprattutto, gli fa ottenere un contratto con la casa discografica [[Music (casa discografica)|Music]].
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Intanto, continua la fortunata esperienza dei "I Due Corsari"; tutti i 45 giri pubblicati nel biennio 1959-1960, tra cui le celebri ''Birra'', ''Fetta di limone'' e ''Tintarella di luna'' vengono raccolti una decina di anni dopo nell'album ''[[Giorgio Gaber e Enzo Jannacci]]'', pubblicato dalla [[Dischi Ricordi|Family]], una sottoetichetta della Ricordi. Nel frattempo i "Rock Boys" si sono sciolti e dalle loro ceneri (con alcuni cambi di formazione) sono nati [[I Ribelli (gruppo musicale)|I Ribelli]]: Jannacci continua a suonare con loro e partecipa ai primi due 45 giri del gruppo (''Enrico VIII'' e ''Alle nove al bar'', entrambi del 1961); abbandona poi il complesso per dedicarsi soprattutto alla sua carriera solista.
Nel febbraio 1961 Giorgio Gaber partecipa al [[Festival di Sanremo 1961|Festival di Sanremo]] con una canzone scritta da Jannacci, ''Benzina e cerini'', che non ha però grande fortuna, essendo esclusa dalla finale. Successivamente Jannacci scrive ''Un nano speciale'' e ''L'artista'', nelle quali Enzo racconta di individui poveri, patetici ed emarginati,
=== L'esordio su piccolo e grande schermo e i primi album ===
[[File:JannacciCochiRenato.jpg|thumb|upright=0.7|Jannacci sul palco del [[Derby Club|Derby]] insieme a [[Cochi Ponzoni]] e [[Renato Pozzetto]].]]
Nel 1963 segue come pianista la tournée dell'amico [[Sergio Endrigo]]; sempre nello stesso anno inizia a esibirsi al [[Derby Club]], locale milanese di cabaret, dove conosce prima [[Dario Fo]] e quindi [[Cochi e Renato]]
Allo stesso periodo risalgono due 45 giri: ''Veronica'', con testo scritto da Dario Fo e [[Sandro Ciotti]] (racconto di un amore mercenario consumato al cinema) e ''Sfiorisci bel fiore'' (sulle morti in miniera), reinterpretato dopo molti anni da [[Mina (cantante)|Mina]], [[Gigliola Cinquetti]], [[Pierangelo Bertoli]] e [[Francesco De Gregori]]. L'anno successivo Jannacci ritorna a teatro con lo spettacolo ''22 canzoni'', scritto a quattro mani con Dario Fo, dove
[[File:EnzoJannacci2.jpg|thumb|left|Concerto negli anni 1960]]
Tra le canzoni suonate nell'arco dello spettacolo, che riscuote un grande successo e che per questo viene replicato numerose volte (sempre presso il Teatro Odeon di Milano), la più curiosa è ''La mia morosa la va alla fonte'', basata su una melodia del [[XV secolo]] che successivamente il giovanissimo [[Fabrizio De André]] userà come accompagnamento melodico per una delle sue canzoni più famose, ''[[Via del Campo (brano musicale)|Via del Campo]]''. Nel fare questo, il cantautore genovese sapeva che la ballata era stata modificata da Jannacci, e perciò si rese conto del plagio
Il 1966 è l'anno di ''[[Sei minuti all'alba]]'', in cui nella title track è affrontato il tema della [[Resistenza italiana|Resistenza]], argomento tra i più cari al musicista milanese per i trascorsi del padre nei corpi [[partigiano|partigiani]] durante la [[seconda guerra mondiale]]; la canzone, dedicata al genitore e a tutti coloro che condivisero questa difficile esperienza, parla proprio del breve tempo che separa il partigiano, catturato dai nemici, dalla sua fucilazione, che avverrà proprio al sorgere del Sole. ''Soldato Nencini'' racconta invece delle difficoltà di integrazione di un soldato, proveniente dall'Italia meridionale, in una caserma del Nord e precisamente di [[Alessandria]], dove ai problemi di ambientamento con i commilitoni si aggiunge anche la lettera dell'amata Mariù, che gli annuncia la decisione di lasciarlo, complice l'incapacità di sopportare la terribile lontananza dall'innamorato
Realizza quindi "Papalla", un'altra scenetta per gli spot di Carosello che durerà cinque anni.
=== Il tormentone ''Vengo anch'io...'' e il successo presto svanito ===
Enzo Jannacci torna alla ribalta due anni dopo con un nuovo album, realizzato con la solita collaborazione di Fo e insieme a [[Fiorenzo Fiorentini]]: ''[[Vengo anch'io. No, tu no (album)|Vengo anch'io. No, tu no]]'', trainato dall'omonimo singolo, diventa in breve tempo campione di vendite e balza in cima alle classifiche italiane,
[[File:Derby Club Milano - Thole, Abatantuono, Jannacci, Di Francesco, Porcaro, Boldi e Faletti.jpg|thumb|upright=1.2|Jannacci (terzo da sinistra) sul finire degli anni settanta, assieme ad altri artisti che animarono il [[Derby Club]] e formarono il [[Gruppo Repellente]]: [[Ernst Thole]], [[Diego Abatantuono]], [[Mauro Di Francesco]], [[Giorgio Porcaro]], [[Massimo Boldi]] e [[Giorgio Faletti]]]]
Jannacci non paga lo scotto di essere un "novellino" davanti alle telecamere, dimostrando di sapere calcare nel migliore dei modi i palchi televisivi come quelli del teatro, solitamente a lui più confacenti. Gli apprezzamenti della critica arrivano anche con ''[[Ho visto un re]]'', brano cantato insieme a Fo e a un coro di accompagnamento: il pezzo appare al primo ascolto ironico e nonsense ma, in realtà, è infuso di metafore a sfondo politico. Non a caso, diventa uno dei brani simbolo del '68, amato proprio per la sua apparente innocenza che nasconde una graffiante satira sociale. Questa caratteristica è ravvisabile anche nella canzone più celebre dell'album, la già citata ''Vengo anch'io. No, tu no'', il cui exploit è certamente dovuto all'apparente semplicità e orecchiabilità del testo e in particolare del ritornello: in realtà, la definizione di "canzoncina" che le viene solitamente attribuita è molto riduttiva. Infatti, come sottolineato dal critico musicale [[Gianfranco Manfredi]], colui che pronuncia la ricorrente domanda «Vengo anch'io?» e che viene respinto dagli altri con un eloquente quanto significativo «No, tu no», simboleggia il tipico personaggio che, secondo l'immaginario collettivo, cerca a ogni costo di non sentirsi escluso dal gruppo di amici a cui si riconduce, chiedendo di poterci essere - qualunque sia il progetto e l'intenzione della massa - come tutti gli altri. Ma le altre persone lo respingono solo per il gusto di vedere qualcuno nel ruolo dell'emarginato, di quello «di cui si deve ridere ma che non deve ridere».
Inoltre, lo stesso Manfredi, riportando il testo completo e originario della canzone,<ref>{{cita libro|Gianfranco|Manfredi|wkautore=Gianfranco Manfredi|Quelli che cantano dentro nei dischi|2004|Coniglio editore|Roma|pp=34-35|isbn=9788888833118}}</ref> ha rivelato l'esistenza di due strofe che, per motivi legati alla [[censura]], sono state rimosse dalla canzone; il loro testo si riferisce alla tragedia dei minatori italiani in Belgio ([[disastro di Marcinelle]]) e alla sanguinaria dittatura del generale [[Repubblica Democratica del Congo|congolese]] [[Mobutu Sese Seko|Mobutu]], le cui efferatezze in materia di diritti umani stavano scuotendo in quel periodo le coscienze dell'Occidente.
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=== Scema la fama, non altrettanto la vena creativa ===
Nel periodo della specializzazione medica, la notorietà
Nello stesso periodo, per tentare di rilanciarsi, Jannacci realizza un programma con l'amico e scrittore [[Luciano Bianciardi]] (che aveva conosciuto nella metà degli anni sessanta quando cantava molto in milanese). Il titolo del programma è "Ohé sunt chì", come la canzone scritta con Dario Fo che apriva lo storico Recital "22 Canzoni" del 1965.
[[File:Sddddd 006.jpg|thumb|upright=0.7|left|Enzo Jannacci, nel film ''[[L'udienza]]'' (1971), osserva estasiato la processione del Papa]]
Sempre nel 1972 esce ''[[Giorgio Gaber e Enzo Jannacci]]'', disco che racchiude tutti i successi firmati da "I Due Corsari" tra il 1959 e il 1960. Il 20 giugno 1970 prende parte con Mina alla prima puntata della terza serie dello show ''Senza rete'', dove canta ''[[Messico e nuvole]]'', ''La mia gente'', un [[medley]] di ''L'Armando'' / ''Faceva il palo'' / ''El portava i scarp del tennis''<ref>L'espressione divenne, almeno a livello milanese, una frase idiomatica al punto che quando si fonda un [[giornale di strada]] prende come titolo [[Scarp de' tenis]].</ref>/ ''Vengo anch'io. No, tu no'', concludendo l'esibizione interpretando con [[Nicola Arigliano]] e
Nei periodi di pausa dall'attività lavorativa, torna quindi a Milano, dove dedica molto tempo alla realizzazione, col giornalista [[Beppe Viola]], di uno spettacolo teatrale, ''La tapparella'' e di un libro, ''L'incompiuter'', edito dalla [[Bompiani]] in una collana diretta da [[Umberto Eco]]. Nel 1970 è il protagonista di un episodio (''Il frigorifero'') del film di [[Mario Monicelli]] ''[[Le coppie]]'', in cui interpreta il ruolo di Gavino Puddu, un povero venditore di castagnaccio di origine sarda che, d'accordo con la moglie ([[Monica Vitti]]), acquista a rate un frigorifero che perderà non riuscendo a pagare i debiti contratti; alla fine, appoggerà di buon grado la decisione della consorte di prostituirsi per potere tirare avanti.
L'anno dopo è il protagonista de ''[[L'udienza]]'' di [[Marco Ferreri]], dove recita la parte di un modesto e stralunato ufficiale in congedo, Amedeo, che vuole incontrare a tutti i costi il [[Papa]], ma non vi riesce per le lentezze della burocrazia vaticana e per varie vicissitudini, e alla fine muore sotto il colonnato di [[Basilica di San Pietro in Vaticano|San Pietro]].
[[File:Janpozpon.jpg|thumb|upright=0.8|Enzo Jannacci, abbracciato agli inseparabili [[Cochi e Renato]], canta con loro ''Canzone intelligente'' durante la trasmissione "Il poeta e il contadino" (1973)]]
Ritornato definitivamente in patria, redige in pochi mesi due pièce teatrali che porta quasi immediatamente in televisione: ''Il poeta e il contadino'' (1973) e ''[[Saltimbanchi si muore]]'' (1979), di cui cura anche la regia.
Il primo dei due spettacoli, grazie all'impegno di Cochi Ponzoni e Renato Pozzetto, ha anche una trasposizione televisiva
Nel 1974 realizza insieme a Cochi e Renato la sigla di Canzonissima, più nota con il titolo ''E la vita, la vita'', oltre ad altri brani di genere comico-demenziale (''La gallina'', ''Silvano'', ''Il bonzo'', ''L'uselin della comare'' e altri ancora).
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=== Quattro dischi e nessun concerto ===
Nella seconda metà degli anni settanta Jannacci si dedica soprattutto alla sua professione di medico, non abbandonando tuttavia la musica
[[File:Jannacci giovane.228-1-.jpg|thumb|left|upright|Jannacci durante gli anni 1970]]
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[[File:Mina quasi Jannacci 1977.jpg|thumb|upright=0.7|Copertina di ''[[Mina quasi Jannacci]]'' (1977)]]
Del 1977 è invece ''[[Secondo te...Che gusto c'è?]]'', la cui canzone omonima viene scelta da [[Pippo Baudo]] come sigla del suo programma della domenica
Nel 1978 incide la colonna sonora di ''[[Saxofone]]'' di e con Renato Pozzetto, con il quale cura anche buona parte della sceneggiatura. Seguendo poi la moda dilagante del video musicale ad accompagnare le canzoni, sceglie di rinnovare la sua immagine: gira il video di ''Silvano..'', pattinando per [[via Dante (Milano)|via Dante]] e per il centro di Milano e diversi filmati al Derby Club con [[Massimo Boldi]], [[Giorgio Faletti]], [[Diego Abatantuono]] e altri.
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=== La ripresa del rapporto diretto con il pubblico ===
La carriera musicale di Enzo Jannacci, dopo un lungo periodo di semioscurità, riprende con successo dal 1979. Sia per la nuova uscita discografica (''[[Foto ricordo]]''), sia per sua decisione di tornare a fare musica dal vivo, quella che prima era una costante, per il contatto schietto e sincero che Jannacci aveva avuto sempre con gli spettatori del Derby e dei teatri, ma che si era persa negli ultimi anni. Intanto, Paolo Conte diventa per Jannacci un punto di riferimento sia negli studi di registrazione sia nella vita privata; i due realizzano insieme ''Sudamerica'' ma soprattutto ''Bartali'', tributo al [[ciclismo]] e all'[[Gino Bartali|uomo]] che incarnò di più lo spirito di competizione e di abnegazione tipico di questo sport. Conte lo invita a partecipare a una delle sue serate
[[File:Jannacci1991.jpg|thumb|left|Enzo Jannacci negli anni ‘80]]
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Infine il quinto luogo d'interesse è un murale che decora il sottopassaggio tra via Rogoredo e via Orwell a opera degli artisti di strada Ste-Marta, Mister Caos e Francesca Pels. La [[stazione di Milano Rogoredo]] è ambientazione della canzone ''Andava a Rogoredo'' alla quale l'opera è ispirata.<ref>{{Cita web|url=https://mioviveremilano.blogspot.it/2015/09/milano-nuove-centralita.html|titolo=Dal "Percorso Jannacci" ai Murales di Rogoredo: Milano e le nuove centralità|data=27 settembre 2015|accesso=13 novembre 2016}}</ref>
Il Comune di Milano intitola lo storico dormitorio di viale Ortles ad Enzo Jannacci<ref>{{Cita web|lingua=it-IT|url=https://www.comune.milano.it/aree-tematiche/servizi-sociali/casa-dell-accoglienza-enzo-jannacci|titolo=Casa dell'accoglienza "Enzo Jannacci"|sito=Comune di Milano|accesso=2025-07-08}}</ref>
=== Altre opere ===
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[[Categoria:Studenti dell'Università degli Studi di Milano]]
[[Categoria:Vincitori del premio della critica "Mia Martini"]]
[[Categoria:Premiati con il Premio Lunezia]]
[[Categoria:Premiati con la Targa Tenco]]
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