Pubblicità: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Etichette: Annullato Modifica da mobile Modifica da web per mobile |
m clean up, fix template e parametri |
||
| (7 versioni intermedie di 6 utenti non mostrate) | |||
Riga 2:
[[File:1913FebHamilton.jpg|miniatura|Un annuncio pubblicitario del 1913.]]
Caratteristica principale della [[comunicazione]] pubblicitaria è diffondere dunque messaggi preconfezionati a pagamento attraverso i [[mass-media]], con l'obiettivo che il consenso si trasformi in atteggiamenti o comportamenti positivi da parte del pubblico o [[consumatore]] che non consistono solo o semplicemente nell'acquisto del [[Prodotto (economia)|prodotto]] o [[servizio]]: la pubblicità informa, persuade, seduce il pubblico ed è ritenuta corretta se fidelizza l'utente finale in base a principi civili e umanizzanti<ref>[[Victoria de Grazia]], ''L'impero irresistibile. La società dei consumi americana alla conquista del mondo'', cap. 5 ''Il linguaggio pubblicitario. Come la scienza della pubblicità ha sopraffatto l'arte del commercio'', trad.Andrea Mazza e Luca Lamberti, Torino, Einaudi, 2006, ISBN 88-06-18047-9</ref>.
== Storia ==
[[File:Conway Gent's Furnisher (1s).jpg|miniatura|Una cartolina pubblicitaria di fine Ottocento.]]
La pubblicità ha radici antiche, ed è intimamente collegata con la propaganda o lo sviluppo delle prime attività commerciali e dalle relative iscrizioni, insegne o simboli merceologici.<ref name=DeMaestrip299>{{cita libro | nome1=Anna | cognome1= De Maestri | nome2=Mariella | cognome2= Moretti| titolo=Percorsi europei. Antologia ed educazione linguistica. Per la Scuola media| url=https://archive.org/details/isbn_9788845047169 |volume=2 | anno=1993 | editore=Bompiani | capitolo=Pubblicità: un lungo cammino|
Presso gli [[scavi archeologici di Pompei]] si possono leggere ancora oggi delle scritte, sui muri delle case romane distrutte dal
La situazione si evolve in Europa con l'invenzione della stampa.<ref name=DeMaestrip299/> Nel 1479 il tipografo britannico [[William Caxton]] diffonde un opuscolo per reclamizzare le sue pubblicazioni, mentre i primi antenati dei [[volantini]] iniziano a circolare nelle città del continente all'inizio del Cinquecento.
Il 17 ottobre 1482 [[Jean du Pré]] crea a [[Reims]] il primo [[manifesto (stampato)|manifesto]].
In Germania ad esempio si disegnano i premi delle [[lotteria|lotterie]] per invogliare a prendervi parte.<ref name=DeMaestrip299/>
[[Gazzetta|Gazzette]] a cadenza settimanale nel 1609 in Germania e Olanda, 1620 in Francia, 1622 in Inghilterra, 1639 [[La Gazzetta di Genova]] primo giornale italiano, 1660 primo quotidiano a Lipsia,1629 primo annuncio pubblicitario sul [[Mercurius Britannicus]], 1631 sulla [[Gazzetta di Parigi]].<ref>[[Annamaria Testa]], ''La pubblicità'', 2003, pag. 47, Il Mulino, ISBN 88-17-86329-7</ref>
Con la [[rivoluzione industriale]], l'aumento della produzione di merci si è imposto poi il modello pubblicitario che noi conosciamo: il prodotto di una scienza che usa tecniche raffinate e si avvale dell'apporto di psicologi, artisti, disegnatori e registi famosi. È un fenomeno che coinvolge masse enormi di persone ed è un'industria che investe ingenti capitali, impiega intelligenze sopraffine e dà lavoro a milioni di persone.
Il banchiere [[Charles-Louis Havas]] nel 1835 crea la prima agenzia di stampa ([[Havas|attiva ancora oggi]]).
In occasione dell'[[Esposizione Internazionale]] di Londra del 1851 viene distribuito il primo [[catalogo]] illustrato di prodotti.
La comunicazione pubblicitaria nasce e cammina parallelamente alle esigenze economiche, sociali, politiche e culturali di un paese.
Alla fine del [[XIX secolo]] l'Italia era ancora un paese prevalentemente ad economia agricola, con una situazione di povertà molto diffusa e con enormi differenze socio-economiche tra il Nord e il Sud del paese ed un'alta percentuale di [[analfabetismo]]. Le prime comunicazioni pubblicitarie (al tempo chiamate ''réclame'') iniziano a diffondersi con la nascita dei [[giornale|giornali]] tra la metà dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, nel 1863 la prima concessionaria di spazi pubblicitari italiana è fondata da [[Carlo Erba]] e [[Attilio Manzoni]]. Sulle ultime pagine dei quotidiani, quali la
Agli inizi la pubblicità veniva fatta principalmente con solo testi e disegni, anche se la maggior parte della popolazione era analfabeta ed erano molto pochi coloro che potevano permettersi i giornali, e la pubblicità era molto semplice ed immediata. Spesso si usavano i verbi all'imperativo: ''«Bevete...»'', ''«Prendete...»'', ''«Al vostro farmacista chiedete...»''.
Negli anni ’20, quando la [[Radio (mass media)|radio]] cominciò a diffondersi negli Stati Uniti, era considerato inopportuno mandare in onda annunci pubblicitari: sarebbero stati trasmessi nelle case dei cittadini, che erano considerate uno spazio privato. Poi un programma di successo, ''Amos ‘n’ Andy''
In Italia nel 1924 cominciarono le trasmissioni radiofoniche e nel 1926 cominciò la pubblicità; la [[tv]] italiana comincia nel 1954 e nel 1957 nasce [[Carosello]].<ref>[[Annamaria Testa]], ''La pubblicità'', 2003, pag. 50, Il Mulino, ISBN 88-17-86329-7</ref>
== Evoluzione digitale ==
▲Negli anni ’20, quando la radio cominciò a diffondersi negli Stati Uniti, era considerato inopportuno mandare in onda annunci pubblicitari: sarebbero stati trasmessi nelle case dei cittadini, che erano considerate uno spazio privato. Poi un programma di successo, ''Amos ‘n’ Andy'' , infranse il muro della correttezza e cominciò a trasmettere interruzioni pubblicitarie.
Negli anni 2020 la pubblicità ha conosciuto un’ulteriore trasformazione con la crescita del '''digital advertising''' e del '''programmatic advertising'''. Queste pratiche consentono di automatizzare l’acquisto di spazi pubblicitari online, migliorando la profilazione degli utenti e la misurazione dei risultati in tempo reale.<ref>{{Cita pubblicazione|cognome=Deighton|nome=John|cognome2=Kornfeld|nome2=Leora|titolo=Digital Advertising: Progress and Prospects|pubblicazione=Journal of Advertising Research|anno=2022|volume=62|numero=1|pagine=3-8|doi=10.2501/JAR-2022-001}}</ref>
== Etimologia ==
Riga 34 ⟶ 46:
Fra tutte le possibili classificazioni della pubblicità, forse la più semplice e basilare è la classificazione in relazione al fine ultimo ''profit/[[non profit]]'', e cioè se la réclame è più o meno a scopo di lucro:
* ''Pubblicità commerciale'': volta a reclamizzare un prodotto di mercato
* ''[[Pubblicità sociale]]'': volta a promuovere finalità socialmente rilevanti.
* ''[[Advocacy advertising]]'': volta a promuovere un consenso relativo a tematiche su cui esiste una divergenza di opinioni.
Riga 42 ⟶ 54:
Ovviamente esistono molte altre classificazioni, che non sono necessarie si escludono a vicenda. Si può andare da classificazioni molto generiche, come ad esempio quella in relazione al tipo di medium che veicola la réclame ([[Radio (mass media)|radio]], [[televisione]], [[cinema]], [[Giornale|giornali]], [[Periodico|periodici]], [[Manifesto (stampato)|affissioni]], [[Internet]]) fino a classificazioni piuttosto specifiche come ad esempio quelle in relazione al tipo di [[Target (pubblicità)|target]] (ossia il destinatario).
In Italia la cultura del [[secondo dopoguerra]], che vedeva la réclame come un qualcosa di negativo, ha dato vita ad una forma di [[pubblicità televisiva]] paradossalmente molto creativa e unica al mondo: [[Carosello]].<ref name= Fabris /> Il primo pubblicitario italiano ad essere nominato [[Chief Executive Officer|CEO]] europeo all'interno di una multinazionale pubblicitaria è stato [[Paolo Ettorre]] nel
== Efficacia della pubblicità ==
Uno dei quesiti di fondo della pubblicità è il seguente: ''la pubblicità funziona?'' (ovvero: la pubblicità serve, oppure il mercato funzionerebbe alla stessa identica maniera anche senza di essa?). Per rispondere a questa domanda è necessario innanzitutto stabilire cosa s'intende per pubblicità efficace, e quindi stabilire qual è lo ''scopo'' della pubblicità stessa. A titolo illustrativo è utile (e parsimonioso) circoscrivere il ragionamento alla pubblicità commerciale classica.
[[File:RECLAME1.jpg|miniatura|sinistra|upright=1.3|Esempio di ''[[wrap advertising]]'' ad opera di [[Tuc (cracker)|Tuc]] su un tram a Roma (2014)]]
Agli occhi di un utente, ad esempio un'azienda, una pubblicità è efficace se fa guadagnare soldi; perciò lo scopo della pubblicità, il motivo per cui s'investe denaro in uno spot televisivo o altro, è vendere di più il proprio prodotto. Sebbene questa concezione sia legittima, non è corretta:<ref>Naccarato J. L., e Neuendorf K. A. ''Content Analysis as a Predictive Methodology: Recall, Readership, and Evaluations of Business-to-Business PrintAdvertising'' (1998), in “Journal of Advertising Research”, Vol. 38, No. 3, May/June, pp. 19-33.</ref>
infatti, tra la messa in circolazione di una réclame e il momento in cui un consumatore finalmente compra il prodotto pubblicizzato, e in alcuni casi e più veloce rispetto al [[commercio]] del [[Prodotto (economia)|prodotto]] che intercorrono talmente tante variabili che non ha senso collegare questi due punti con una semplice freccia.
È pur vero che per una certa categoria di prodotti uno schema così semplice come quello [[Condizionamento operante|stimolo-risposta]] (''«vedi la pubblicità/compri il prodotto»'') può anche essere appropriato, ma i prodotti in questione sono quasi sempre beni che comportano un minimo investimento economico e soprattutto scarse implicazioni a livello emotivo: sono di solito beni di largo consumo impiegati per le esigenze quotidiane (come l'acqua minerale, la benzina o la carta igienica), e che vengono acquistati quindi con una certa regolarità e che hanno delle alternative altrettanto valide. E in ogni caso le forti associazioni, gli automatismi che si possono instaurare nella mente del consumatore grazie a questo tipo di pubblicità (''«il livello delle vendite è in funzione della quantità di pubblicità»'') sono assai fragili e contingenti. Per tutto il resto la questione è assai più complessa.<ref name="Fabris">Giampaolo Fabris. ''La pubblicità. Teoria e prassi''. Milano, FrancoAngeli, 1997. ISBN 88-204-9648-8.</ref>
Riga 113 ⟶ 125:
Un altro aspetto ancora, fondamentale, è che il consumatore non è (di solito) un [[anacoreta]] che vive avulso dal resto del mondo, ma è un individuo che recepisce la pubblicità anche alla luce dei valori o degli orientamenti del [[Gruppo sociale|gruppo]] o dei gruppi di cui fa parte o ai quali aspira. Questi influenzano la sua esposizione alla comunicazione, l'interpretazione del messaggio, l'accettazione delle sue conclusioni. E spesso la comunicazione gli perverrà di seconda mano, distorta o potenziata da altri individui e più in generale dal contesto sociale in cui vive. In questo senso due elementi emblematici sono rappresentati:<ref name= Fabris />
* da un lato dall'eroe un po' decaduto dell'era pre-televisiva, ovvero l'[[Opinion leader]] che ha il duplice ruolo e di funzionare da relais diffondendo e rendendo più autorevoli col proprio avallo quelle comunicazioni alle quali difficilmente gli altri membri del gruppo potrebbero avere accesso, e di operare un controllo selettivo nonché ostacolare la diffusione di quelle informazioni provenienti dai mass media che non si ritengono conformi al sistema di valori e di norme del gruppo;
* dall'altro lato dalla ben più viva e vegeta Comunicazione Interpersonale, ossia i [[rumor]]
=== Esterna ===
Riga 121 ⟶ 133:
* pubblicità statica: cartelli pubblicitari, murales, pensiline autobus, cartelli all'interno della metro, delle stazioni ferroviarie, insegne, vetrofanie, etc.
* pubblicità dinamica: pubblicità su autobus, camion vela, taxi.
La normativa di riferimento in Italia è l'art. 23 del Codice della Strada e del suo Regolamento di attuazione per quanto concerne il rilascio delle autorizzazioni da parte degli Enti competenti, a cui tutta è soggetta,
È il DL 507/93 e succ.mod. per quanto riguarda l'imposta sulla pubblicità.
Riga 135 ⟶ 146:
=== Obiettivi della pubblicità: ''Goodwill'' e ''Life Style'' ===
{{citazione|Se ti ricordi, con la pubblicità di una volta si poteva verificare se un ''prodotto'' aveva venduto meglio dopo che era stato reclamizzato, ma adesso le aziende verificano se le ''persone'' hanno cambiato il loro comportamento, e i feed di ogni individuo vengono costantemente ottimizzati per cambiare il comportamento individuale|Jaron Lanier
A questo punto è quindi evidente come le variabili in gioco siano davvero tante e complesse. Pretendere quindi che una pubblicità di per sé riesca a vendere, o per converso a farci comprare, è un po' troppo semplicistico.
Riga 156 ⟶ 167:
=== Critica del contenuto ===
La pubblicità ha poco tempo per interagire, essa utilizza dunque dei mezzi criticabili per migliorare la propria efficacia. La mancanza di pubblicità può comportare il fallimento dell'attività e quindi la perdita della stabilità finanziaria da parte del titolare.<ref>{{Cita web|url=https://atthebridge.net/why-advertising-is-important-in-todays-economy/|titolo=Why Advertising Is Important In Today's Economy - At The Bridge|autore=Matt AtB|data=2021-10-18|lingua=en|accesso=2022-11-10}}</ref>
==== Necessità del ''cliché'' ====
Riga 181 ⟶ 192:
Emblematico il caso del [[latte in polvere]] per neonati, che aveva indotto attraverso la propaganda a far rinunciare all'allattamento al seno le madri per diversi anni, per porre fine a questa pericolosa manipolazione diversi Stati, compresa l'Italia, hanno vietato la pubblicità del latte per bebè.
==== Manipolazione dell'inconscio
{{vedi anche|Propaganda#Edward Bernays e la nascita della scienza delle pubbliche relazioni}}
Circa un secolo fa [[Edward Bernays]] nipote di [[Freud]], [[spin doctor]] e pubblicitario, ammetteva nel suo libro "Propaganda": ''«coloro che hanno in mano questo meccanismo [...] costituiscono [...] il vero potere esecutivo del paese. Noi siamo dominati, la nostra mente plasmata, i nostri gusti formati, le nostre idee suggerite, da gente di cui non abbiamo mai sentito parlare. [...] Sono loro che manovrano i fili...»
Bernays non si riferiva soltanto alla propaganda politica, bensì anche alla pubblicità commerciale, i cui strumenti sono gli stessi: la sua campagna per la American Tobacco Company negli anni venti, per incitare le donne a fumare, consistette per esempio nell'associare visivamente in maniera costante la sigaretta e i diritti o la libertà della donna. Questa campagna fece aumentare le vendite a tal punto che la società Philip Morris riprese più tardi questa idea per gli uomini, e lanciò il famoso cow-boy Marlboro.
=== Gli abusi ===
{{citazione|Ogni volta che un programma viene interrotto per lasciare il posto ad uno spot televisivo vengo assalito da una gran rabbia. È mai possibile che i padroni delle televisioni private siano così affamati di soldi da offendere spudoratamente la dignità umana? E gente che arriva al punto di interrompere le cerimonie di investitura dei re e dei presidenti pur di mostrare i loro spot.| [[David Ogilvy]], ''Confessioni di un pubblicitario'', pag.184 }}
Come ogni attività, la pubblicità è sottoposta ad una regolamentazione e ad una deontologia molto varia a seconda dei Paesi.
Nessuna regolamentazione protegge ancora il consumatore dal martellamento di un singolo messaggio ripetuto parecchie dozzine di volte in una settimana. Eppure la ripetizione a questo ritmo di messaggi monotoni e uguali aprirebbe il diritto a una querela per "assillamento", reato riconosciuto e sanzionato.
Alcuni organi pubblici o privati si incaricano di fare rispettare le regole (ogni paese ha le proprie<ref>In Italia c'è lo IAP (Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria) e l'AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato).</ref>). Esistono anche organi di etichettamento (ad esempio, per la connotazione di pubblicità adatta a tutti), organi di controllo (nei paesi "liberi" questo controllo si esercita a posteriori, per non assumere la forma di censura), e anche i tribunali possono essere investiti di questo compito. Questo controllo si esercita sul contenuto (ad esempio non troppa pornografia come nel caso della [[pubblicità erotica]] o non troppa violenza come nel caso della [[shockvertising]]) o sulla forma (distinzione chiara tra ciò che è espresso come puro messaggio pubblicità promozionale e il contenuto con sottintesi informativi, ludici o altro, come nel caso della [[pubblicità ingannevole]]). Possono ugualmente esistere regolamentazioni riguardanti certi mezzi di trasmissione di pubblicità (come ad esempio i [[poster]] pubblicitari stradali vietati ad esempio in [[Trentino-Alto Adige]] e in [[Spagna]]).<ref>{{cita web|url=http://www.leggendaurbana.it/pubblicita-stradale_vergogna-nazionale/
Succede anche che le regole non siano applicate affatto, e che le autorità preposte al controllo non diano prova di un grande zelo per porvi rimedio. In Francia esistono associazioni come Paysages de France che cercano di limitare l'estensione della pubblicità oltre i limiti permessi dalla legge, attuando questa difesa dagli abusi sia un gruppo di pressione presso le autorità, sia passando direttamente alle vie legali.
Comportamenti quali l'ascolto attivo (Active Listening) dove gli annunci pubblicitari vengono personalizzati tramite l'ascolto di parole chiavi durante l'ascolto in sottofondo sono stati dichiarati in uso da parte di alcuni fornitori di servizi, quali Cox Media Group.<ref>[https://www.ilsole24ore.com/art/lo-smartphone-ci-ascolta-cominciano-ad-arrivare-prime-evidenze-AFWOCsBC Lo smartphone ci ascolta? Cominciano ad arrivare le prime evidenze]</ref><ref>[https://www.wired.it/article/smartphone-ci-ascoltano-privacy-pubblicita-cmg-local-solutions/ Gli smartphone ci ascoltano? Cosa c'è di vero nel caso Active Listening]</ref>
=== Critiche ===
Riga 205 ⟶ 219:
* La pubblicità contribuirebbe a ridurre l'importanza dei lettori per i media. I media sono principalmente finanziati dalla pubblicità, a scapito crescente del contributo dei lettori, degli ascoltatori o degli spettatori. Questa posizione sottomette i media agli inserzionisti, sottraendoli alla critica, sul principio che "non si morde la mano che ti procura il cibo". Certi "media" confessano e riconoscono di fare, della collocazione di spazi pubblicitari, il cuore della loro attività. È così che [[Patrick Le Lay]], ex-direttore generale di [[TF1]], ha affermato ''«Quello che noi vendiamo a Coca-Cola, è parte del tempo del cervello umano disponibile»''.<ref>AAVV. ''Les Dirigeants français et le changement''. éditions Huitième Jour, 2004.</ref>
* La pubblicità darebbe vantaggio al committente piuttosto che al [[consumatore]]: il consumatore riceverebbe passivamente un'informazione distorta (la pubblicità), che può solleticare i suoi gusti e i suoi interessi, ma che lo fa in funzione degli interessi del committente, dopo che, grazie a sondaggi e studi di mercato (o per sua esperienza), il venditore detiene un'informazione chiara e oggettiva sul comportamento del consumatore, dei suoi desideri, dei suoi criteri di scelta, eccetera. Nessuna pubblicità passerà un messaggio di educazione civica, perché rischierebbe di perdere d'efficacia (quando dei ragazzi aprono una confezione di cioccolata, non li si vede mai, per esempio, gettare la carta in una pattumiera). Questo comportamento si trasmette nella quotidianità delle azioni, spesso all'insaputa degli interessati, visto che la pubblicità vende indirettamente uno [[stile di vita]].
*Molte pubblicità (alcune in seguito censurate<ref>{{Cita web|url=https://paoblog.net/2011/09/26/pubblicita-10/|titolo=Birra Corona censurata la pubblicità che incita a guidare in modo spericolato|sito=Paoblog.net|data=2011-09-26|lingua=it-IT|accesso=2021-10-10|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.businessinsider.com/the-20-most-sexy-violent-and-offensive-ads-that-have-been-banned-in-the-uk-2012-2|titolo=20 Sexy, Violent And Offensive Ads Banned In The UK|autore=Laura Stampler|sito=Business Insider|lingua=en|accesso=2021-10-10}}</ref>) diseducherebbero i cittadini portandoli a comportamenti come: - consumare senza limiti perché ad esempio approfittando di un'offerta un certo servizio costa poco (acqua, gas, luce...) - alimentazione non sana<ref>{{Cita web|url=https://www.gamberorosso.it/notizie/alimentazione-infantile-in-italia-l80-degli-spot-televisivi-e-diseducativo/|titolo=Allarme: l’80% degli spot per bambini promuove cibo spazzatura|autore=articoliGambero Rosso|sito=Gambero Rosso|data=2021-02-01|lingua=it-IT|accesso=2021-10-10}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.adnkronos.com/scienziati-bocciano-80-spot-alimenti-in-programmi-tv-per-bimbi_7A03dwYNVxwrulIEvgOsYO|titolo=Scienziati bocciano 80% spot alimenti in programmi Tv per bimbi|autore=cetola|sito=Adnkronos|data=2020-12-30|accesso=2021-10-10}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ilfattoalimentare.it/pavesini-spot-yogurt-pubblicita.html|titolo=La merenda con i Pavesini? Meglio di yogurt e frutta. Una lettrice segnala il messaggio diseducativo dello spot|autore=Redazione Il Fatto Alimentare|sito=Il Fatto Alimentare|lingua=it-IT|accesso=2021-10-10}}</ref> - [[discriminazione]] di etnie, [[Religione|religioni]], gusti sessuali e donne<ref>{{Cita web|url=https://www.rossetorri.it/ancora-una-volta-una-pubblicita-sessista-ancora-una-volta-messaggi-diseducativi/|titolo=Ancora una volta una pubblicità sessista! Ancora una volta messaggi diseducativi! {{!}} varieventuali - Rosse Torri|lingua=it-IT|accesso=2021-10-10}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.boredpanda.com/vintage-ads/|titolo=23 Vintage Ads That Would Be Banned Today|sito=Bored Panda|lingua=en|accesso=2021-10-10}}</ref> - guida pericolosa<ref>{{Cita web|url=https://driving.ca/auto-news/news/5-recently-banned-automotive-ads|titolo=5 recently banned automotive ads|sito=driving|lingua=en-CA|accesso=2021-10-10}}</ref> - [[gioco d'azzardo]] patologico<ref>{{Cita web|url=https://www.ilgazzettino.it/la_posta_dei_lettori/pubblicit_giochi_d_azzardo_quando_la_tv_diseducativa-1540524.html|titolo=Pubblicità dei giochi d'azzardo, quando la tv è diseducativa|lingua=it|accesso=2021-10-10}}</ref> - violenza.<ref>{{Cita web|url=https://www.businessinsider.com/sex-violence-against-women-ads-2013-5|titolo=15 Recent Ads That Glorify Sexual Violence Against Women|autore=Dominic Green|sito=Business Insider|lingua=en|accesso=2021-10-10}}</ref>
Paradossalmente, talvolta, allo scopo di far passare il loro messaggio ''anti-pubblicitario'', questi movimenti utilizzano metodi pubblicitari classici: uso di stereotipi e
Questi movimenti sono seguiti con un certo interesse dalle stesse agenzie pubblicitarie, sempre pronte a recuperare tutto quanto permetta di veicolare un'immagine di "frode" e di libertà. Si sono quindi visti apparire manifesti pubblicitari ripieni di falsi graffiti [[antipub]], con lo scopo di sollecitare l'attenzione.
La critica secondo la quale la pubblicità provoca poco a poco modifiche irrazionali della visione del mondo vede opporsi la critica inversa: modificare la visione spettatrice è ugualmente l'ambizione normale di ogni artista. Ma, come è molto spesso ripetuto agli studenti nelle scuole di pubblicità, e che spesso dimenticano, ''la pubblicità non è un'arte, e il pubblicitario non è un artista''.<ref>[[Gianpaolo Fabris]] |''Pubblicità: teorie e prassi'' |Franco Angeli|2008</ref>
=== Pubblicità e bambini ===
I bambini a causa della loro intrinseca mancanza di malizia e di spirito critico, della loro emotività fragile e turbolenta, del loro intelletto in formazione, rappresentano una fascia di popolazione debole e particolarmente vulnerabile alla pubblicità.<ref>Schor, J.B. ,(2005). ''Nati per comprare: salviamo i nostri figli ostaggi della pubblicità.'', Milano, Apogeo.</ref>
Target privilegiato dalle imprese il marketing infantile fidelizzando futuri consumatori o comunque soggetti economici mediatori dei consumi famigliari attuali, a partire dall’opera specialistica di [[James U. McNeal]] professore di marketing alla Texas University, dagli anni 60 ha avuto un incremento costante e pervasivo,<ref>Ironico S., (2010),'' Come i bambini diventano consumatori'', Roma-Bari, Gius. Laterza & Figli Spa</ref>
|McNeal, J.U. (1999). Kids markets: myths and realities. Ithaca (NY): Paramount Market Publishing.
|McNeal, J.U. (2007). On becoming a consumer: development of consumer behavior patterns in childhood. Oxford: Elsevier.</ref>
Lo stesso McNeal intervistato da Joel Bakan riconosce che i problemi sorgono quando la volontà degli addetti al marketing rivolto ai bambini è di descrivere come “divertente” qualunque cosa possa stimolare o convincere il bambino a desiderare o guardare qualcosa indipendentemente da cosa sia salutare od appropriato per loro:
Il genio creativo di marketing virale [[Alex Buguscky]], nominato tra l’altro Interactive Agency of the Year 2010, sorprese tutti i clienti con un feroce manifesto contro il marketing rivolto ai bambini definendolo “una pratica distruttiva” priva di “valori positivi”, in quanto: <<incapaci di proteggersi e difendersi da un messaggio che non ha probabilmente a cuore i loro interessi>>.
Il guru del marketing [[Martin Lindstrom]], nel suo libro '’Brandchild’’ dice: <<Insomma è triste ammettere che, nonostante questa sia la generazione più ricca che abbia mai calpestato il pianeta, è senz’altro la più insicura e depressa. E la fede dei bambini è tutta investita nel potere del marchio>>.<ref>
La comprensione dell’intento persuasivo di un messaggio pubblicitario è un processo che richiede un’alta consapevolezza che viene raggiunta passando per diversi gradi successivi con l’avanzare dell’età, ad esempio l’abilità di riconoscere l’intento di vendere non è pienamente raggiunto neanche dai bambini di 11 anni.<ref>
In Italia normative di tutela dei bambini dalla pubblicità sono attive dall’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza AGIA, che si avvale per il controllo di un settore così diffuso e pervasivo soprattutto dai moderni dispositivi mobili, delle segnalazioni dei singoli cittadini. Il Codice di Autodisciplina della pubblicità italiana recita all’articolo 11, Bambini e adolescenti:
"Una cura particolare deve essere posta nei messaggi che si rivolgono ai bambini, intesi come minori fino a 12 anni, e agli adolescenti o che possono essere da loro ricevuti. Questi messaggi non devono contenere nulla che possa danneggiarli psichicamente, moralmente o fisicamente e non devono inoltre abusare della loro naturale credulità o mancanza di esperienza, o del loro senso di lealtà. In particolare questa comunicazione commerciale non deve indurre a:
* violare norme di comportamento sociale generalmente accettate;
* compiere azioni o esporsi a situazioni pericolose;
Riga 245 ⟶ 258:
=== Bambini usati nella pubblicità ===
Un altro aspetto etico dibattuto è l’utilizzo di attori bambini nelle pubblicità.<ref>Mauri C., (1996),'' Come i bambini influenzano gli acquisti.'', Torino, UTET</ref>
== Potere della pubblicità ==
Riga 279 ⟶ 292:
Il [[diritto comunitario]] offre un'altra definizione: la Direttiva 89/522/CEE stabilisce che ''«ogni forma di messaggio televisivo trasmesso dietro compenso o pagamento analogo da un'impresa pubblica o privata nell'ambito di un'attività commerciale [...] allo scopo di promuovere la fornitura, dietro compenso, di beni o di servizi, compresi i beni immobili, i diritti e le obbligazioni»''.
Il Decreto Legislativo n. 177 del 31 luglio 2005 fissa i limiti di affollamento degli spot pubblicitari nelle emittenti radiotelevisive.<ref>{{
L'elemento chiave delle definizioni legislative della pubblicità esaminate, dunque, è costituito dalla finalità [[Promozione|promozionale]] di questa tipologia di [[comunicazione]] ed è disgiunto dal mezzo attraverso il quale essa viene diffusa, essendo rilevante soltanto il collegamento funzionale con l'esercizio di un'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale.<ref>Stefano Bendandi. [http://www.diritto.it/docs/26152-internet-marketing-aspetti-giuridici-della-pubblicit-e-delle-pratiche-commerciali-online Internet marketing: aspetti giuridici della pubblicità e delle pratiche commerciali online]. Diritto & Diritti, 2008</ref>
Il problema centrale nell'analisi giuridica del fenomeno pubblicitario è stabilire se la pubblicità, in quanto comunicazione avente natura promozionale, possa beneficiare delle garanzie previste dall'articolo 21 della [[Costituzione della Repubblica Italiana|Costituzione]] per la [[Libertà di manifestazione del pensiero|libertà di espressione]] o meno.<br />
Riga 287 ⟶ 300:
== Autodisciplina pubblicitaria ==
Nel 1911 nacquero negli [[Stati Uniti]] dei comitati per impedire gli abusi in pubblicità. Da questi comitati si sono sviluppati i ''[[Better Business Bureau]]s'', 106 fra U.S.A. e Canada, gli attuali organi di autodisciplina commerciale nordamericana.<ref name=IAP1991>''Autodisciplina pubblicitaria'', Milano, IAP, 1991</ref>
In [[Regno Unito|Gran Bretagna]] le organizzazioni pubblicitarie formarono un primo comitato nel 1928. Nel 1947 emanarono il primo ''[[Code of advertising practice]]'' e nel 1962 fondarono la ''[[Advertising Standards Authority]]''.<ref name=IAP1991/>
Intanto, nel 1937 la [[Camera di Commercio Internazionale]] aveva elaborato un "Codice delle pratiche leali in materia di pubblicità".<ref name=IAPstoria>[http://www.iap.it/conoscere-iap/storia/ Storia sul sito dell'Istituto per l'Autodisciplina Pubblicitaria]</ref>
In Italia l'[[Utenti Pubblicità Associati|UPA]] varò un primo "Codice morale della pubblicità" nel 1951; il secondo fu emanato dalla [[Federazione italiana della pubblicità]] nel 1952. Finalmente nel 1966 tutte le associazioni del settore elaborarono insieme il "Codice di autodisciplina pubblicitaria",<ref>[http://www.iap.it/il-diritto/codice-e-regolamenti/il-codice/ Codice di autodisciplina della pubblicità commerciale]</ref> la cui applicazione è curata dall'[[Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria]].<ref name=IAPstoria/>
== Il Museo della Pubblicità ==
In [[Francia]], nella capitale [[Parigi]], esiste un museo dedicato alla pubblicità e situato nell'ala sinistra del [[Museo del Louvre|Louvre]], con accesso da Rue de Rivoli. Il [[Jacques Séguéla#Il Museo della Pubblicità|Musée de la Publicité]] è stato istituito nel 1990 ed ingloba il fondo del precedente [[Musée de l’Affiche]], quest'ultimo istituito nel 1978.<ref>{{fr}} [http://www.lesartsdecoratifs.fr/fr/03museepublicite/index.html Museo della Pubblicità di Parigi] - pagina web ufficiale</ref>
In [[Inghilterra]], a [[Londra]], si trova Museum of Brands, Packaging & Advertising, fondato da Robert Opie nel 2005. La collezione del museo offre un viaggio nella storia del consumo, presentando le confezioni in stile déco degli anni ’30, l'imballaggio artistico dell’epoca del boom economico, i vari souvenir realizzati in occasione dei matrimoni reali, ecc.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Richard|cognome=Webber|data=2006-07|titolo=Museum of Brands, Packaging and Advertising|rivista=Journal of Direct, Data and Digital Marketing Practice|volume=8|numero=1|pp=
In [[Italia]], il Museo della Pubblicità è costituito dal [[Castello di Rivoli]] in [[Piemonte]]. Fondato nel 2002, il museo invita ad esplorare il fenomeno pubblicità con particolare attenzione ai linguaggi artistico-espressivi e le varie strategie comunicative dell'impresa. La sua collezione raccoglie oltre 2000 manifesti e bozzetti originali, dagli anni ’30 agli anni ’80, donate della famiglia di [[Dino Villani]], di [[Severo Pozzati]] (in arte [[Severo Pozzati|Sepo]]), di Nico Endel. Sono esposti i lavori di grandi artisti quali [[Marcello Dudovich|Dudovich]], [[Cassandre]], [[Armando Testa|Testa]], Boccasile e manifesti dell'[[Agenzia nazionale italiana del turismo|Enit]] (l’Ente Nazionale Italiano per il Turismo). Il materiale audiovisivo comprende i celebri [[Carosello|Caroselli]] divenuti testimonianza del costume italiano, spot televisivi e la raccolta completa dei film pubblicitari premiati ai [[Festival di Cannes]] e Venezia dal 1954.<ref>{{Cita web|url=https://www.castellodirivoli.org/museo-della-pubblicita-2/|titolo=Museo della pubblicità|sito=Castello di Rivoli|lingua=it|accesso=2018-12-30}}</ref>
Riga 307 ⟶ 319:
== Agenzia pubblicitaria ==
{{Vedi anche|Agenzia pubblicitaria}}
L'organizzazione professionale (impresa) che fornisce servizi per lo studio, la progettazione e la realizzazione della pubblicità (o più in generale di una campagna pubblicitaria) è solitamente l'Agenzia pubblicitaria. Tale agenzia è costituita da vari reparti, ciascuno con funzioni ben specifiche. A sua volta ognuno di questi reparti è caratterizzato da determinate figure professionali.
Un'altra tipologia di organizzazione del settore (spesso confusa con l'agenzia) è il Centro Media.
Riga 323 ⟶ 335:
[[File:Washington Coffee New York Tribune.JPG|miniatura|Un annuncio pubblicitario del 1919.]]
[[File:Jubol.jpg|miniatura|Un annuncio pubblicitario degli anni dieci.]]
Va innanzitutto chiarito che, paradossalmente, per quanto la pubblicità sia una forma di comunicazione ideata dagli esseri umani e largamente impiegata da molto tempo, rimane un meccanismo complesso dovuto a vari fattori dei quali si sa poco. E le conoscenze sono minime sia per quanto riguarda i fattori stessi sia per quanto riguarda la sinergia tra essi. Questo stato delle cose è dovuto a vari motivi:<ref name=
* Alla mancanza di studi strutturati e organici sul funzionamento della pubblicità, che si riducono di fatto a lavori episodici
* Alla riservatezza che impedisce l'accesso e la circolazione della maggior parte di questi studi, spesso gelosamente custoditi dalle imprese pubblicitarie che li conducono
Riga 341 ⟶ 353:
Anche in Italia sono edite varie riviste. Tra quelle principali è possibile citare:
* ''Linea Grafica'' - per quanto concerne la grafica pubblicitaria (fondata nel [[1956]])<ref name=RivUnicom>[http://www.unicomitalia.org/link-dettaglio.php?lc_id=5 Unicom] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20100221033622/http://www.unicomitalia.org/link-dettaglio.php?lc_id=5 |data=21 febbraio 2010 }} - elenco riviste di pubblicità, marketing e comunicazione</ref>
* House organ - fondato da Attilio Manzoni, trimestrale ed elegante e impaginato modernamente, che si rivolge non solo ai propri dipendenti ma anche al più vasto pubblico dei suoi clienti, soprattutto del settore pubblicitario (fondata nel [[1959]])<ref>{{Cita web|url=https://www.allcooladv.it/limportanza-della-pubblicita-dagli-albori-lintuizione-in-italia-di-attilio-manzoni/|titolo=L’importanza della pubblicità dagli albori: l’intuizione in Italia di Attilio Manzoni|autore=allcooladv|sito=Allcool ADV|data=2022-10-26|lingua=it-IT|accesso=2022-10-26}}</ref>
* ''Pubblicità Italia'' - per quanto concerne la pubblicità trattata in maniera generale (fondata nel [[1989]])<ref name=RivUnicom/>
* È possibile menzionare inoltre ''La pubblicità'', rivista storica ma non più stampata (fondata nel [[1924]])
Riga 346 ⟶ 359:
=== Dizionari enciclopedici ===
Esistono dizionari enciclopedici dedicati totalmente o in significativa parte alla pubblicità o alla grafica pubblicitaria. Tra le opere relativamente più recenti, in lingua italiana, è possibile citare:
* [[Alberto Abruzzese]] e [[Fausto Colombo]] (a cura di)
* Giorgio Fioravanti
* Franco Lever, Pier Cesare Rivoltella e Adriano Zanacchi
* Fausto Lupetti e
=== Saggi ===
Le monografie dedicate alla pubblicità sono innumerevoli, e affrontano l'argomento da molti punti di vista. Ma se da un lato è possibile citare almeno alcuni dei principali volumi pubblicati nell'ultimo quarto di secolo in lingua italiana, dall'altro è bene tener presente che tale elenco ha un mero scopo didattico, e costituisce più che altro un termine di paragone rispetto ad altre pubblicazioni. In particolare la seguente ''esigua'' lista deve aiutare a discernere la vera e propria [[Saggio|saggistica scientifica]] da un'altra tipologia di libri, sempre dedicata al mondo della réclame, ma che ha molte più affinità con la [[narrativa]] (cfr. [[#Narrativa|sezione successiva]]).
Per un elenco esaustivo ed ufficiale di ''tutte'' le opere pubblicate sulla pubblicità si invitano i lettori a consultare l'indice SBN [[OPAC]].<ref>[[OPAC]] SBN, parola chiave: «[http://opac.sbn.it/opacsbn/opaclib?searchForm=opac/iccu/error.jsp&do=search_show_cmd&nentries=10&from=1&rpnlabel=%20Tutti%20i%20campi%20=%20pubblicit%C3%A0%20&rpnquery=@attrset%20bib-1%20%20@attr%201=1016%20@attr%204=2%20%22pubblicit%C3%A0%22&db=iccu&resultForward=opac/iccu/brief.jsp pubblicità] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140427083357/http://opac.sbn.it/opacsbn/opaclib?searchForm=opac%2Ficcu%2Ferror.jsp&do=search_show_cmd&nentries=10&from=1&rpnlabel=%20Tutti%20i%20campi%20%3D%20pubblicit%C3%A0%20&rpnquery=%40attrset%20bib-1%20%20%40attr%201%3D1016%20%40attr%204%3D2%20%22pubblicit%C3%A0%22&db=iccu&resultForward=opac%2Ficcu%2Fbrief.jsp |data=27 aprile 2014 }}»</ref>
* [[David A. Aaker]] e John G. Myers. ''Advertising Management''. Englewood Cliffs, New Jersey, Prentice-Hall Inc., a division of Simon & Schuster, 1987 (Trad. It. ''Management della pubblicità''. Milano, FrancoAngeli, 1998. ISBN 88-204-7075-6.
* [[Alberto Abruzzese]]. ''Metafore della pubblicità (2a. ed. aggiornata)''. Costa&Nolan, Genova, 1997. ISBN 88-7648-124-9.
* [[Bruno Ballardini]]. ''La morte della pubblicità''. Castelvecchi, Roma, 1994. ISBN 88-86232-53-5.
* Luis Bassat e [[Giancarlo Livraghi]]. ''Il nuovo libro della pubblicità (2a. ed. aggiornata).'' Il Sole 24 Ore, Milano, 2001. ISBN 88-8363-129-3.
* Enrico e Giulio Bizzarri, Lorenzo Soprani (a cura di). ''[[Pubblicità canaglia]],''
* Marzio Bonferroni, ''La pubblicità diventa comunicazione?'', Milano, FrancoAngeli, 2004, {{ISBN|8846460022}}
* [[Vanni Codeluppi]]. ''Che cos'è la pubblicità''. Carocci, Roma, 2001. ISBN 88-430-1901-5.
* [[Vanni Codeluppi]]. ''Pubblicità''. Zanichelli, Bologna, 2000. ISBN 88-08-09699-8.
* {{cita libro |autore=Geppi De Liso |titolo=Creatività & Pubblicità |città= Milano |editore= Franco Angeli |anno=2002 |edizione=5 |isbn=978-88-464-3893-5}}
* [[Giampaolo Fabris]]. ''La pubblicità. Teoria e prassi''. Milano, FrancoAngeli, 1997. ISBN 88-204-9648-8.
* [[Gian Luigi Falabrino]]. ''Pubblicità serva padrona: protagonisti, strategie e battaglie del mercato italiano''. Il Sole 24 Ore, Milano, 1999.
* [[Gian Luigi Falabrino]]. ''Effimera & bella: storia della pubblicità italiana: Venezia 1691-Roma 2001 (2a. ed. aggiornata in occasione del "Congresso nazionale della pubblicità" Roma ottobre 2001)''. Silvana, Cinisello Balsamo, 2001.
* Ferdinando Fasce, Elisabetta Bini, Bianca Gaudenzi. ''Comprare per credere. La pubblicità in Italia dalla Belle Époque a oggi''. Carocci, Roma, 2016.
* [[Marco Giusti]]
* [[Patrizia Musso]], ''I nuovi territori della marca'', Milano, FrancoAngeli, 2005, ISBN 9788846468031
* Amedeo Nigra. ''La pubblicità e i suoi contratti tipici'', 2000, Maggioli Editore, ISBN 978-88-387-1869-4▼
* [[Patrizia Musso]], ''Brand Reloading. Nuove strategie per comunicare, rappresentare e raccontare la marca'', Milano, FrancoAngeli, 2011, {{ISBN|9788856838534}}
* [[Daniele Pitteri]]. ''La pubblicità in Italia: dal dopoguerra ad oggi''. GLF editori Laterza, Bari-Roma, 2002. ISBN 88-420-6731-8.▼
* [[Patrizia Musso]], ''Slow brand. La gestione socio-economica della marca contemporanea'', Milano, FrancoAngeli, 2013, {{ISBN|9788820449445}}
* Daniele Pitteri e Paola Papakristo (a cura di). ''Archeologie della pubblicità: alle origini della pubblicità moderna''. Liguori, Napoli, 2003. ISBN 88-207-3422-2.▼
* [[Patrizia Musso]], ''Slow Brand. Vincere imparando a correre più lentamente'' (nuova edizione), Milano, FrancoAngeli, 2017, ISBN 9788891744562
▲* Amedeo Nigra
▲* [[Daniele Pitteri]]
▲* Daniele Pitteri e Paola Papakristo (a cura di)
* {{Cita libro|autore=Jacques Seguela|titolo=Hollywood lava più bianco|collana=I triangoli|anno=1996|editore=Lupetti-Editori di comunicazione|città=Milano|ISBN=9788886302876}}
* Giuseppe Sergio, ''La lingua della pubblicità'', in I. Bonomi, S. Morgana (a cura di), ''La lingua italiana e i mass media,'' Roma, Carocci, 2016, pp. 291–331;
* [[Annamaria Testa]]
* [[Annamaria Testa]]
* Mark Tungate. ''Adland: a global history of advertising''. Londra, Kogan Page Publisher, 2007 (Trad. It. ''Storia della pubblicità - Gli uomini e le idee che hanno cambiato il mondo''. Milano, FrancoAngeli, 2010. ISBN 978-88-568-1665-5).
* [[Ugo Volli]]. ''Semiotica della pubblicità''. GLF editori Laterza, Bari-Roma, 2003. ISBN 88-420-6858-6.
Riga 383 ⟶ 401:
* [[David Ogilvy]]. ''Confessions on Advertising Man'', first published 1963 by Atheneum, new and revisited edition published 1987 by Pan Books Ltd., London, (Trad. It. ''Confessioni di un pubblicitario''. Lupetti, Milano, 1989. ISBN 88-85838-28-6).
* [[Rosser Reeves]]. ''Reality in Advertising''. Alfred A. Knopf Inc., New York, 1960 (Trad. It. ''I miti di Madison Avenue''. Lupetti, Milano, 1988. ISBN 88-85838-02-2).
* Alessandro Alziati ''Non tutti i pubblicitari vengono per nuocere.'' DoItHuman, Milano, 2023. {{ISBN|8899628580}}
* [[Jacques Séguéla]]. ''Ne dites pas à ma mère que je suis dans la publicitè... Elle me croit pianiste dans un bordel''. Parigi, Flammarion, 1979 (Trad. It. ''Non dite a mia madre che faccio il pubblicitario... Lei mi crede pianista in un bordello''. Lupetti, Milano, 1986. ISBN 88-85838-82-0).<ref>Da notare che la produzione letteraria di Séguéla relativa alla pubblicità è pressoché sterminata. Si rimanda alla [[Jacques Séguéla#Opere pubblicate|voce dedicata]] per la bibliografia completa.</ref>
* [[Walter Taplin]]. ''Advertising'', 1960 (Trad. It. ''[[La pubblicità]]''. Feltrinelli, Milano, 1961).
=== Saggi critici ===
Sull'altro versante, ossia quello
* [[Vance Packard]]. ''The hidden persuaders
* [[Benjamin Barber]], ''Con$umed. How Markets Corrupt Children, Infantilize Adults, and Swallow Citizens Whole'', 2007, ''Consumati. Da cittadini a clienti'', 2010, trad. Daria Cavallini e Brunella Martera, Einaudi, Torino, ISBN 978 88 06 20127 2
== Riferimenti normativi ==
Riga 415 ⟶ 436:
* [[Digital signage]]
* [[Endorsement]]
* [[Ghostwriter]]
* [[Inspot]]
Riga 422 ⟶ 442:
* [[Neorealismo pubblicitario]]
* [[Pubblicità con famiglie]]
* [[Pubblicità di genere]]
* [[Pubblicità erotica]]
* [[Pubblicità indiretta]]
Riga 437 ⟶ 458:
== Altri progetti ==
{{interprogetto|
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{Treccani|pubblicita}}
{{Controllo di autorità}}
| |||