Pericle: differenze tra le versioni

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|AnnoMorte = 429 a.C.
|Epoca = -400
|Attività = generalemilitare
|Attività2 = politico
|Attività3 = oratore
|Nazionalità = ateniese
|PostNazionalità = attivo durante il [[Età di Pericle|periodo d'oro della città]], tra le [[guerre persiane]] e la [[guerra del Peloponneso]] (431 a.C. - 404 a.C.)
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==== Preludio al conflitto ====
[[File:Anaxagoras and Pericles.jpg|thumb|''Anassagora e Pericle'', di [[Augustin-Louis Belle]] (1757–1841)]]
[[File:L'Amitié de Périclès pour Anaxagore, Jean Charles Nicaise Perrin.jpg|thumb|''L'amicizia di Pericle per Anassagora'', di [[Jean Charles Nicaise Perrin|Jean-Charles Nicaise Perrin]] (1754-1831)]]
Nei rapporti con Sparta, Pericle agì convinto che la guerra fosse inevitabile, se non benvenuta.<ref name="Podlecki158">{{cita|Podlecki|p. 158}}.</ref>
Perciò, non esitò a inviare navi e soldati alla colonia di [[Corcira]] la quale si era ribellata alla madrepatria [[Corinto (città antica)|Corinto]], fedele alleata di Sparta.<ref name="Th31-54">{{cita|Tucidide|I, 31–54}}.</ref>
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Per oltre 20 anni Pericle ebbe, in qualità di stratego, il comando militare anche se, per prudenza, non intraprese mai di sua iniziativa una campagna di cui non fosse evidente il rischio né tanto meno accolse gli «impulsi vani dei cittadini».<ref>{{cita|Plutarco|Pericle, XVIII}}.</ref>
 
Il suo operato, secondo l'opinione di molti storici, in pratica ricalcò la linea politica già intrapresa da [[Temistocle]] e dal principio per cui Atene dipendeva dalla sua egemonia marittima e che non potesse contrastare la superiorità dell'esercito terrestre spartano.<ref name="Platias105">{{cita|Platias|p. 105}}.</ref> In ogni caso, cercò di ridurre al minimo il vantaggio terrestre che possedevano gli Spartani rafforzando [[Lunghe Mura|le mura di Atene]], che avevano gravemente scosso l'uso della forza militare nelle relazioni internazionali greche.<ref name="Ober254">{{cita libro|lingua=en|nome=Josiah|cognome=Ober|titolo=Hegemonic Rivalry: From Thucydides to the Nuclear Age|url=https://archive.org/details/hegemonicrivalry0000unse|cognomeanno=Ober|nome=Josiah1991|editore=Westview Pr |annopp=1991[https://archive.org/details/hegemonicrivalry0000unse/page/254 254]|capitolo=National Ideology and Strategic Defence of the Population, from Athens to Star Wars|pp=[https://archive.org/details/hegemonicrivalry0000unse/page/254 254]|isbn=0-8133-7744-7}}</ref>
 
Durante la guerra del Peloponneso, Pericle avviò una strategia difensiva il cui scopo era «l'esaurimento del nemico e la conservazione dello status quo».<ref name="Platias86,98">{{cita|Platias|pp. 98-99}}.</ref> Secondo Platias e Koliopoulos Atene, essendo la fazione più forte, non aveva bisogno di battere Sparta militarmente ma poteva semplicemente sventare i piani del nemico<ref name="Platias86,98"/> e aspettare che esaurisse le forze. Pertanto, gli Ateniesi dovevano rifiutare ogni composizione (e quindi non revocare il decreto megarese) ed evitare sempre ogni spedizione diversiva come quella, fallimentare, sostenuta da Atene e appoggiata in precedenza da Pericle, in Egitto.<ref name="Out83">{{cita|Kagan, Outbreak|p. 83}}.</ref>
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In ogni caso la strategia di Pericle raccolse tanti sostenitori quanti detrattori. Entrambi però affermano quanto Pericle stesso fosse migliore come politico e oratore che come stratega.<ref name="Pap">{{cita|Paparrigopoulos|volume Aa, pp. 241–42}}.</ref>
 
[[Donald Kagan]] definì la strategia di Pericle «pia illusione che non è riuscita», [[Barry S. Strauss]] e Josiah Ober hanno dichiarato che «come stratega era un fallimento e merita una parte di responsabilità per la grande sconfitta di Atene», e [[Victor Davis Hanson]] ritiene che Pericle non avesse elaborato una strategia chiara per un'efficace azione offensiva che avrebbe potuto costringere Tebe o Sparta a fermare la guerra.<ref>{{cita|Hanson|p. 58}}.</ref><ref name="Athenian54">{{cita libro|cognomelingua=Kaganen|nome=Donald|cognome=Kagan|titolo=The Making of Strategy: Rules, States and Wars by Williamson Murray, Alvin Bernstein, MacGregor Knox|anno=1996|editore=Cambridge University Press|p=54|capitolo=Athenian Strategy in the Peloponnesian War|p=54|cid=Kagan, Strategy|isbn=0-521-56627-4}}</ref><ref name="Strauss-Ober47">{{cita libro|lingua=en|nome1=Josiah|cognome1=Ober|nome2=Barry S.|cognome2=Strauss|wkautore2=Barry S. Strauss|titolo=The Anatomy of Error: Ancient Military Disasters and Their Lessons for Modern Strategists|url=https://archive.org/details/anatomyoferroran00stra|nome1 anno= Josiah | cognome1 = Ober |nome2=Barry S.| cognome2 = Strauss | wkautore2=Barry S. Strauss1990|editore=St Martins Pr|annop=199047|isbn=0-312-05051-8|p=47}}</ref>
 
Kagan fondò la sua critica su quattro motivi: in primo luogo, respingendo concessioni minori ha portato alla guerra; in secondo luogo, imprevista da parte del nemico, mancava di credibilità; terzo, era troppo debole né sfruttava eventuali opportunità; infine dipendeva da Pericle per la sua esecuzione e, quindi, non poteva che essere abbandonata dopo la sua morte.<ref name="Archidamian">{{cita libro|cognome=Kagan|nome=Donald|titolo=The Archidamian War|anno=1974|editore=Ithaca: Cornell University Press|pp=28 e 41|cid=Kagan, Archidamian War|isbn=0-8014-0889-X}}</ref> Quanto ai costi, Kagan stimò che ogni anno la strategia di Pericle costasse oltre {{formatnum:2000}} talenti, somma sufficiente per appena tre anni di conflitto e che pertanto si poteva adattare solo a un breve scontro, non certo per uno come quello che fu la Guerra del Peloponneso.<ref name="H74-75">{{cita|Hanson|pp. 74-75}}.</ref><ref name="KPel61-62">{{cita|Kagan, Peloponnesian War|pp. 61-62}}.</ref>
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[[File:Illus0362.jpg|thumb|Dipinto di [[Hector Leroux]] (1682–1740), che ritrae Pericle e Aspasia mentre ammirano la statua di Atena nello studio di Fidia]]
 
Sia i commentatori moderni di [[Tucidide]] sia gli storici e gli scrittori contemporanei assumono posizioni differenti sulla questione per cui i discorsi di Pericle citati da Tucidide non rappresenterebbero (o rappresenterebbero solo in parte) le parole dello statista, ma costituirebbero invece una libera creazione letteraria oppure una parafrasi di Tucidide. Pericle, infatti, non distribuì mai le sue orazioni e pertanto gli storici non sono in grado di rispondere con certezza se i tre discorsi riportati da Tucidide siano realmente frutto di Pericle o una rielaborazione dello storico, se questi cioè vi abbia aggiunto le proprie nozioni e pensieri. Facendo leva sul contrasto tra lo stile letterario, appassionato e idealista dei discorsi di Pericle e lo stile compassato e analitico di Tucidide, alcuni affermano che Pericle fosse una fonte principale di tali discorsi. Altri, invece, obbiettanoobiettano che la differenza stilistica si possa addebitare all'integrazione del discorso retorico all'interno dell'opera storiografica e che Tucidide abbia semplicemente adoperato due stili differenti.
 
Peraltro Tucidide riconosce che: {{Citazione|era impresa critica riprodurne a memoria, con precisione e completezza, i rispettivi contenuti; per me, di quanti avevo personalmente udito, e per gli altri che da luoghi diversi me ne riferivano. Questo metodo ho seguito riscrivendo i discorsi: riprodurre il linguaggio con cui i singoli personaggi, a parer mio avrebbero espresso nelle contingenze che via via si susseguivano i provvedimenti ritenuti ogni volta più opportuni.|Tucidide [http://www.miti3000.it/mito/biblio/tucidide/peloponneso/primo_uno.htm I, 22]}}