Ottone Rosai: differenze tra le versioni
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Nel periodo della maturità, Rosai si dedica invece all'osservazione degli umili e alla descrizione di scene di vita quotidiana, improntate al tipico populismo toscano; esse sono riconducibili ad una fase della pittura italiana che può definirsi post-futurista, caratterizzata dal ritorno all'ordine, dove a emergere sono volumi, contorni nitidi e colore ricco. In particolare, l'uso dei volumi e dei colori di Rosai si ispira fortemente a [[Paul Cézanne|Cézanne]]. Allo stesso tempo, la sua pittura resta tipicamente fiorentina e in essa riecheggia il [[XV secolo|Quattrocento]] di [[Masaccio]] (''Giocatori di toppa'', 1920 - ''Donne alla fonte'', 1922 - ''Il concertino'', 1927).
[[File:Ottone Rosai, Feltrinelli, Firenze.jpg|thumb|
===La sofferenza e il successo===
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A Firenze nel [[1954]] dipinge e dona gratuitamente, in seguito all'iniziativa del Comitato per l'estetica cittadina di rinnovare gli antichi [[Tabernacolo|tabernacoli]] in rovina con opere di artisti contemporanei, una ''Crocifissione'', la quale testimonia il perdurare dell'interesse di Rosai per la tradizione tre-quattrocentesca toscana: [[Giotto]] e [[Masaccio]] sono ancora i punti di riferimento di un linguaggio che si è fatto tuttavia, con gli anni, sempre più aspro e scontroso, esasperando la propria radice espressionista. Riduce la pittura a segni brutali e adotta una cromia dai toni sordi e cupi, stravolgendo le fisionomie in maschere di un crudo [[primitivismo (arte)|primitivismo]]. Ciò che negli anni venti e trenta, gli anni di "[[Strapaese]]", aveva significato per lui un recupero di semplicità brutale e piena di vigore, lascia il posto nel dopoguerra a un universo pittorico che non sembra trovare sollievo neanche nella fede e mette in scena una sacra rappresentazione di raggelante forza espressiva.
{{Senza fonte|Durante una collettiva allestita nella città di La Spezia, stizzito dal giudizio non benevolo sui suoi quadri a confronto di quelli del "giovane" pittore Gualtiero Passani (Carrara 1926-Lucca 2019) che nell'occasione attiravano maggiormente l'interesse del pubblico, con rabbia conficcò il sigaro acceso in un suo quadro, accompagnando il gesto con una serie di imprecazioni alla volta del gallerista, colpevole a suo dire di aver disposto le opere del Passani di fronte alle sue. Sembra che tanta fosse la sua rabbia che si rifiutò di ritirare l'invenduto a fine mostra. Sempre in quel periodo, violentando in qualche modo la propria indole scontrosa e oltremodo riservata, si fa affiancare da alcuni giovani artisti permettendo loro una piena collaborazione
[[File:Belvedere_-_Ottone_Rosai_-_Immagine_2.jpg|upright=1.6|thumb|Belvedere nel 1923 (40 x 30 cm) appartenente all'Ing. Eligio Boggione]]
A Venezia, in occasione della [[XXVIII Esposizione internazionale d'arte|XXVIII edizione]] della [[Esposizione internazionale d'arte di Venezia|Biennale d'arte di Venezia]] del [[1956]], viene allestita una grande [[retrospettiva]] della sua opera.
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* ''Giocatori di toppa'' (1928)
* ''L'artigiano'' (1939)
* ''Venditore di
* ''Figure al caffè'' (1941)
* ''Giocatori di carte'' (1943)
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* ''Ritratto di Ezio Casamonti'' (1952)
* ''Crocifissione'' (1954)
* ''Ritratto di Romano Bilenchi'' (1954-1955)
* ''San Vincenzo'' (1955)
* ''Il parroco'' (1955)
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* ''Scorcio di via Cittadella''
* ''Piazza del Carmine''
* ''Ritratto di Mino Maccari''
* ''Via San Leonardo'' (diverse versioni)
==Ottone Rosai nei musei==
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*{{Collegamenti esterni}}
*{{cita web|http://www.exhibitions.it/eventi/186/ottone-rosai-palazzo-medici-riccardi.html|Ottone Rosai su exhibitions.it}}
*{{cita web|https://www.comprensivorosai.edu.it/.|Istituto Comprensivo Ottone Rosai}}
*Luigi Baldacci, ''Per un autoritratto del vero Rosai'' in [[Corriere della Sera]], [http://archiviostorico.corriere.it/1995/marzo/30/Per_autoritratto_del_vero_Rosai_co_0_95033013581.shtml 30 marzo 1993, pag. 33]
{{futurismo}}
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