Antonio Gramsci: differenze tra le versioni
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{{Carica pubblica
| nome = Antonio Gramsci
| immagine = Gramsci (9 × 11).png
| didascalia =
| carica = [[Segretario generale]] del [[Partito Comunista d'Italia]]
| mandatoinizio = 14 agosto
| mandatofine =
| predecessore = ''Comitato esecutivo''<ref>Composto da [[Palmiro Togliatti]], Antonio Gramsci, [[Mauro Scoccimarro]], Gustavo Mersù e [[Fabrizio Maffi]]</ref><ref>{{Cita|Spriano, 1976 (1)|p. 380}}.</ref>
| successore = [[Palmiro Togliatti]]
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|Attività2 = filosofo
|Attività3 = politologo
|AttivitàAltre = , [[giornalista]], [[antifascista]], [[linguistica|linguista]] e [[critica letteraria|critico letterario]]
|Nazionalità = italiano
}}
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[[File:Antonio Gramsci bambino.jpg|thumb|upright=0.8|Antonio Gramsci intorno al 1897]]
Antonio Gramsci nacque ad [[Ales]] il 22 gennaio 1891 da Francesco Gramsci (1860-1937), i cui avi erano di origine [[arbëreshë]], e da Giuseppina Marcias (1861-1932), di lontana ascendenza ispanica. I due si conobbero a [[Ghilarza]], si sposarono nel 1883 e dopo un anno nacque il primogenito Gennaro; poi la famiglia si trasferì ad [[Ales]] dove Giuseppina Marcias diede alla luce Grazietta (1887-1962), Emma (1889-1920) e Antonio. Nell'autunno del 1891 il padre divenne responsabile dell'Ufficio del Registro di [[Sorgono|Sòrgono]] e i Gramsci traslocarono nel paese che era centro amministrativo della [[Mandrolisai|Barbagia Mandrolisai]];<ref>{{cita|D'Orsi|pp. 22, 23 e 25-26}}.</ref> qui nacquero altri tre figli: [[Mario Gramsci|Mario]] (1893-1945), Teresina (1895-1976) e Carlo (1897-1968).<ref>{{cita|Fiori|p. 13}}.</ref> Infine la famiglia rientrò a Ghilarza nel 1898 e lì fissò la dimora definitiva.<ref>{{cita|D'Orsi|p. 27}}.</ref>
Il piccolo Antonio aveva solo diciotto mesi quando sulla sua schiena si manifestarono i segnali del [[morbo di Pott]], una tubercolosi ossea che causa il cedimento della spina dorsale e la comparsa della gobba. Ma la famiglia scelse di rifugiarsi nella superstizione, rifiutando di affidarsi alla medicina che, con una diagnosi tempestiva e un intervento chirurgico, avrebbe evitato che gli effetti della malattia provocassero danni permanenti allo scheletro e a tutto l'organismo.<ref>{{cita|D'Orsi|pp. 27-28}}.</ref> All'età di quattro anni, Antonio per tre giorni di seguito soffrì di emorragie associate a convulsioni; secondo i medici tali avvisaglie avrebbero portato a un esito fatale, tanto che vennero comperati una piccola cassa da morto e un abito per la sepoltura.<ref>{{cita|Fiori|p. 18}}.</ref>
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[[File:Gramsci 1906.jpg|thumb|left|Antonio Gramsci a quindici anni]]
Il soggiorno a Cagliari costituì una tappa importante per la formazione del giovane Gramsci. All'epoca il capoluogo sardo era una cittadina nella quale prevalevano commercio e sedi amministrative e dove erano tuttavia presenti fasce di classe operaia soprattutto nei distretti minerari; era anche una sede universitaria che per sua natura costituiva un veicolo di circolazione della cultura e si rivelò centro di diffusione delle idee socialiste. Tra febbraio e maggio del 1906, l'alto costo della vita, che non aveva risparmiato i ceti medi, scatenò moti popolari in tutta l'isola, agitazioni che vedevano una unione fra proletariato urbano e minatori da un lato, e contadini e pastori dall'altro, in contrapposizione alla borghesia. Nonostante la dura repressione che soffocò i movimenti di protesta, l'indipendentismo sardo riprese vigore e innestò le proprie istanze nella saldatura tra strati medi urbani e proletariato. In compenso la vita culturale era fiorente, vi si pubblicavano tre quotidiani, c'erano due teatri, locali di varietà, circoli e cinema, e così gli interessi del giovane virarono verso il teatro, il giornalismo e la filologia. Inoltre, a Cagliari assistette alle lotte dei minatori dell'[[Iglesiente]] e poté per la prima volta prendere coscienza delle distanze sociali fra oppressori e oppressi.<ref>{{Cita|D'Orsi|pp. 49-51}}.</ref> La modesta formazione ricevuta al ginnasio gli consentì inizialmente di ottenere appena la sufficienza nelle diverse materie, ma con le sue ottime doti di recupero il giovane liceale riuscì a colmare in fretta le carenze dovute alla preparazione lacunosa del ginnasio: del resto, leggere e studiare erano i suoi impegni costanti;<ref>{{Cita|Fiori|pp. 60-62}}.</ref> ma il nuovo, misero alloggio, la denutrizione e il vestiario consunto dovuti alle ristrettezze finanziarie non agevolavano la socializzazione.<ref>{{Cita|D'Orsi|pp. 55-57}}.</ref>{{#tag:ref|Pressanti sono le richieste di denaro al padre: il 10 febbraio 1910 gli scrive di essere «proprio indecente con questa giacca che ha già due anni ed è spelacchiata e lucida [...] Oggi non sono andato a scuola perché mi son dovuto risuolare le scarpe.»<ref>
A scuola Gramsci instaurò con il nuovo professore di Lettere [[Raffa Garzia|Raffaele Garzìa]] – radicale e anticlericale, direttore de ''[[L'Unione Sarda]]''<ref>{{Cita|Fiori|p. 64}}.</ref> – un fecondo rapporto: i suoi compiti erano letti in classe ed era invitato ogni tanto a visitare la redazione del giornale.<ref>{{Cita|D'Orsi|p. 57}}.</ref> Soddisfacendo la curiosità giornalistica del suo alunno, il professore lo nominò "inviato" da [[Aidomaggiore]], essendo la sede di Ghilarza già coperta. E il 26 luglio 1910 Gramsci ebbe la soddisfazione di vedersi stampato su ''L'Unione Sarda'' il suo primo scritto pubblico nel quale descriveva con accuratezza e brio un'operazione in grande stile dei carabinieri rivelatasi un fiasco.<ref>{{Cita|Fiori|pp. 68-69}}.</ref>
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[[File:TO-Torino-1929-Atrio-R-Università.jpg|thumb|left|Atrio dell'Università di Torino, anni venti]]
Partendo dalla Sardegna, Gramsci portò con sé impressioni profonde che più tardi, nella solitudine del carcere, si sarebbero concretizzate in una viva e feconda riflessione teorica. Aveva fatto esperienza diretta della povertà, visto la miseria assoluta di chi era più povero di lui, dei contadini delle campagne, e aveva compreso, certo in modo confuso mancando ancora il contatto con una grande città industrializzata, che l'arretratezza della sua isola era la prova lampante di come l'unificazione dell'Italia fosse ben lungi dall'essere stata realizzata e che il conflitto sociale discendeva anche da questo ritardo. Portò con sé il rispetto per la cultura popolare, ricca di canti e di racconti, la fascinazione per la lingua sarda, che si sarebbe riversata negli studi sulle origini del linguaggio.<ref>{{Cita|Joll|pp. 23-24}}.</ref> Ma non avrebbe mai avuto nostalgia per il mondo arcaico che s'era lasciato ventenne alle spalle e la cui ristretta concezione della vita fermava lo sviluppo dell'identità individuale allo stadio biologico, precludendole il passaggio alla fase "politica", quando cioè la persona può, grazie all'uso della ragione, liberarsi di sentimenti e istinti primordiali.<ref>{{Cita|Lepre|p. 10}},</ref>{{#tag:ref|Gramsci avrebbe scritto in proposito di aver sentito la necessità di «superare un modo di vivere e di pensare arretrato, come quello che era proprio di un sardo del principio del secolo, per appropriarsi ''[di]'' un modo di vivere e di pensare non più regionale e da "villaggio", ma nazionale».<ref>
Gramsci arrivò a Torino ai primi di ottobre del 1911, periodo in cui la città festeggiava il [[cinquantenario dell'Unità d'Italia]]; lo studente sardo vi era giunto con l'intento di frequentare i corsi della facoltà di Filosofia e Lettere con indirizzo di Filologia moderna.<ref>{{Cita|D'Orsi|pp. 65 e 70-71}}.</ref> Insieme ad altri candidati fra i quali Maria Cristina Togliatti e [[Augusto Rostagni]] sostenne le prove d'esame che, tra scritti e orali, durarono circa due settimane e lo videro classificarsi al nono posto sui venti promossi; secondo giungeva un altro studente venuto dalla Sardegna: [[Palmiro Togliatti]].<ref>{{Cita|Fiori|pp. 82-83}}.</ref> Risale a questo momento l'incontro tra i due futuri dirigenti comunisti, cui sarebbe seguita un'assidua frequentazione e la scoperta di un comune orientamento politico.<ref name="Fiori">{{Cita|Fiori|p. 107}}.</ref>
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[[File:ON 28-10-1922.jpg|miniatura|Prima pagina del 28 ottobre 1922]]
Comunque la pensassero i detrattori, ''L'Ordine Nuovo'' viveva in una temperie in ebollizione e interpretava il clima di battaglia del proletariato italiano; ma il respiro del giornale non si limitava ai confini italiani, va invece inquadrato nelle esperienze rivoluzionarie europee, in Paesi arretrati ma anche in nazioni avanzate. L'articolo ''Per un rinnovamento del Partito socialista'', datato marzo 1920, sottolineò la necessità per il PSI di non rinchiudersi in una dimensione provinciale ma di rispettare i doveri di solidarietà internazionale, e vi si avvertivano le prime avvisaglie dello strappo con gli esponenti del riformismo italiano. L'orientamento espresso nel documento fu apprezzato da Lenin che stimò questo approccio la sola posizione giusta formulata dal Partito socialista. Osservazioni critiche emersero ''a posteriori'' anche dall'interno: Gramsci rimproverò l'incapacità di estendere al di fuori della realtà torinese le idee-forza e la complessità dell'elaborazione ideale svolta dal giornale; Togliatti, in una lettera indirizzata a Tasca, criticò l'eccedenza di argomenti sulla fabbrica che mettevano in secondo piano altri aspetti, a iniziare dalla questione contadina. E tuttavia, nonostante i limiti, alla realtà dell{{'}}''Ordine Nuovo'' vanno ricondotti spunti di crescita e maturazione in figure come Piero Gobetti, [[Carlo Rosselli]] e [[Rodolfo Morandi]].<ref>{{Cita|Spriano, 1978|pp. 67-76}}.</ref>{{#tag:ref|La vicenda de ''L'Ordine Nuovo'' venne giudicata da Piero Gobetti come
Subito dopo la [[Marcia su Roma]], squadre di fascisti devastarono la sede della tipografia nella quale si stampava il foglio, e questo causò l’interruzione delle pubblicazioni; infine il quotidiano venne definitivamente ridotto al silenzio da un’ordinanza prefettizia. Ma Gramsci non si rassegnava a tralasciare la pedagogia rivoluzionaria di cui il giornale si faceva portatore; e agli inizi del 1924, dalla temporanea residenza di Vienna avrebbe promosso una terza serie – di breve durata – de ''L'Ordine Nuovo'', questa volta in forma di rivista, che con slancio battagliero proponeva tematiche di attualità insieme ad articoli spesso tradotti dal russo, periodico indirizzato anche a lettori che desiderassero approfondire aspetti teorici del marxismo.<ref>{{Cita|D'Orsi|pp. 172 e 202-207}}.</ref>
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[[File:Biennio rosso settembre 1920 Milano operai armati occupano le fabbriche.jpg|thumb|left|Operai armati occupano le fabbriche a Milano, settembre 1920]]
Ma gli apprezzamenti del carattere antisettario nella concezione dei Consigli, ribaditi fra gli altri da [[Sylvia Pankhurst]] e [[Henri Barbusse]], raccolsero in Italia scarso consenso e crearono dissapori e disaccordi. Vi fu una contrarietà generale dei dirigenti socialisti italiani; Bordiga criticò l'assenza nei Consigli della problematica riguardante il controllo del potere centrale, Serrati biasimò severamente l'idea di mettere sullo stesso piano iscritti e non organizzati nel diritto al voto, la Confederazione Generale del Lavoro si pronunciò decisamente contro lo sciopero frenando le organizzazioni periferiche in fermento, [[Giuseppe Emanuele Modigliani|Modigliani]] propose di collaborare con il governo guidato da [[Francesco Saverio Nitti|Nitti]]. E si arrivò persino a forme di boicottaggio: la direzione socialista trasferì a Milano la sede di un convegno nazionale nell'aprile del 1920 il cui svolgimento era originariamente previsto a Torino, mentre nella città piemontese infuriava un'ondata di scioperi e la mobilitazione della classe operaia era a livelli altissimi. Il mancato appoggio alla lotta da parte delle organizzazioni operaie determinò il fallimento dell'azione insurrezionale, e l'indugio socialista in sterili dibattiti teorici senza guardare ciò che avveniva nelle fabbriche provocò un commento tagliente da parte di Gramsci,{{#tag:ref| «[...] mentre la massa operaia difendeva a Torino coraggiosamente i Consigli di fabbrica, la prima organizzazione basata sulla democrazia operaia, a Milano si chiacchierava intorno a progetti e metodi teorici per la formazione di Consigli come forma di potere politico da conquistare del proletariato; si discuteva sul modo di sistemare le conquiste non avvenute e si abbandonava il proletariato torinese al suo destino...»<ref>
=== La nascita del Partito comunista ===
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Nel biennio 1921-22 Gramsci si trovava isolato nel suo partito; conduceva un'analisi articolata della realtà ma senza esplicitare un dissenso sulla linea ufficiale che escludeva la possibilità dell'avvento di un regime totalitario.<ref>{{Cita|Fiori|p. 176}}.</ref> Anzi, fu proprio Gramsci che sostenne i motivi della polemica con il PSI, in opposizione alla politica unitaria con i socialisti sancita nell'estate 1921 dal [[III Congresso dell'Internazionale Comunista]]<ref name="cita-Amendola-pp56-58">{{Cita|Amendola|pp. 56-58}}.</ref> nel quale Lenin criticò Terracini per le posizioni "estremiste" del Partito italiano, richiedendo un ripensamento delle ragioni che avevano motivato la scissione di Livorno.<ref>{{Cita|Pons|p. 18}}.</ref><ref>{{Cita|Terracini|pp. 55-58}}.</ref> Le Tesi di Roma, base del [[II Congresso del Partito Comunista d'Italia|II Congresso del PCd'I]], e le sue conclusioni risultarono schematiche e settarie con un atteggiamento di rigetto dell'esperienza degli [[Arditi del Popolo]] e un approccio intollerante nei confronti dell'[[Alleanza del Lavoro]], due organizzazioni che mostravano come le esigenze unitarie partissero dal basso ed evidenziavano che il PCd'I perdeva di vista le esigenze delle masse.<ref name="cita-Amendola-pp56-58"/> In conclusione del congresso fu deciso che Gramsci sarebbe stato distaccato a Mosca in qualità di rappresentante del partito italiano nell'Esecutivo dell'Internazionale Comunista, risoluzione sollecitata dai due rappresentanti del Comintern presenti all'assise comunista e segnale di stima nei confronti del dirigente sardo.<ref>{{Cita|Spriano, 1976 (1)|p. 190}}.</ref>{{#tag:ref|Togliatti adombra invece il sospetto che sia stata una manovra per allontanare Gramsci dalle questioni italiane,<ref>{{Cita|Togliatti, 1974|p. 22}}.</ref> ma per Spriano sembrerebbe un'ipotesi smentita proprio dall'invito dei due inviati del Comintern che forse preferivano essere in rapporti con un interlocutore intellettualmente più duttile di quanto non fosse Bordiga.<ref>{{Cita|Spriano, 1976 (1)|p. 190, nota 3}}.</ref><ref>''V''. anche {{Cita|D'Orsi|p. 192}}.</ref>|group=E}}
[[File:Giulia Schucht 1932.jpg|thumb|upright=0.75|left|[[Giulia Schucht]] nel 1932]]
L'esperienza di Gramsci a Mosca fu di fondamentale importanza per la sua formazione politica. Conobbe gran parte dei capi dei partiti comunisti mondiali, partecipò con Bordiga al [[IV Congresso dell'Internazionale Comunista|IV Congresso del Comintern]], ma soprattutto venne a contatto con i dirigenti bolscevichi protagonisti della Rivoluzione d'ottobre. In particolare, il suo incontro con Lenin avvenuto il 25 ottobre del 1922 gli dette modo di ripensare le politiche di alleanze, la via al socialismo da seguire attraverso le guerre di posizione, le responsabilità del settarismo del PCd'I e quelle del gruppo dirigente russo.<ref>{{Cita|Pons|pp. 19-22}}.</ref> Dovette anche far fronte alle proprie condizioni di salute sempre più precarie; [[Grigorij Evseevič Zinov'ev|Zinov'ev]] a inizio estate volle che Gramsci si ricoverasse in un sanatorio della periferia moscovita. Lì il dirigente italiano rimase per sei mesi durante i quali incontrò Eugenia Schucht, anche lei ricoverata, e poi conobbe la sorella [[Giulia Schucht|Giulia]] con la quale instaurò una relazione sentimentale. A Mosca ricevette le notizie degli arresti di Bordiga e di Grieco e gli fu comunicato che era stato spiccato un mandato d'arresto anche nei propri confronti, ricevendo il consiglio di non rimpatriare. Lo smantellamento del gruppo dirigente del PCd'I diede l'opportunità all'Esecutivo del Comintern di sciogliere l'Esecutivo del Partito italiano sostituendolo con un nuovo gruppo dirigente che a sua volta fu ben presto arrestato. Questa situazione estremamente delicata suggerì ai russi di trasferire Gramsci a Vienna, dove egli poteva seguire più da vicino la situazione italiana. Con la dirigenza smantellata dalla polizia fascista, il dirigente sardo poteva essere considerato la figura di vertice del PCd'I.<ref>{{Cita|Fiori|pp. 180-191}}.</ref>
[[File:Лев Давидович Троцкий.jpg|thumb|upright=0.8|Lev Trockij, primi anni venti]]
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===Il rientro in Italia===
Durante la permanenza di Gramsci all'estero, in Italia si era svolta la [[Marcia su Roma]] e si era alzato il livello delle violenze fasciste e della persecuzione giudiziaria nei confronti dei gruppi dirigenti del PCd'I. Il Vaticano mostrava simpatie per il regime, la politica economica era pagata dalle classi lavoratrici, erano state smantellate le leghe dei lavoratori e contrastata qualsiasi struttura cooperativa. Fra le aggressioni squadristiche si era andati alle elezioni politiche con una legge maggioritaria che favoriva sfacciatamente il partito fascista, e a dispetto delle illusioni delle formazioni operaie, incapaci di formare un solido blocco unitario, il partito del fascio littorio si era affermato nettamente conquistando il voto di due terzi degli elettori. Il PCd'I conquistò diciannove eletti al Parlamento<ref>{{Cita|Spriano, 1976 (1)|pp. 322-340}}.</ref> e fra di loro figurava Antonio Gramsci, eletto nel
[[File:L'Unità 1924.jpg|thumb|upright=1.2|Logo de ''l'Unità'', 1924]]
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[[File:Л. Д. Троцкий, Л. Б. Каменев и Г. Е. Зиновьев. Середина 1920-х годов.jpg|thumb|left|upright=1.1|Da sinistra Trockij, Kamenev e Zinov'ev, 1920]]
Il conflitto in URSS all'interno della vecchia guardia bolscevica per la successione a Lenin vedeva la maggioranza guidata da [[
[[File:Il giovane Togliatti.jpg|thumb|upright=0.9|Palmiro Togliatti negli anni venti]]
Nel contenuto e nei toni della
La dirigenza sovietica mandò un emissario nella persona di Jules Humbert-Droz affinché spiegasse ai compagni italiani lo stato del partito in URSS. La riunione, fissata in [[Val Polcevera]], a causa delle restrizioni imposte dal regime in seguito all'attentato a Mussolini ebbe luogo con un numero esiguo di partecipanti; Gramsci arrivò a Milano per proseguire poi verso il luogo dell'incontro ma, visto lo spiegamento di forze e i controlli alla stazione milanese, tornò subito a Roma anche per non compromettere l'incolumità dei partecipanti al raduno.<ref>{{Cita|Fiori|pp. 252-253}}.</ref>
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Gramsci, detenuto a San Vittore in attesa del processo, nel marzo del 1928 aveva ricevuto una lettera da parte di Ruggero Grieco, missiva che violava la regola interna al PCd'I clandestino di non interagire "in chiaro" su questioni politiche con i prigionieri e il cui contenuto ha generato nel tempo fra gli storici diverse ipotesi di differente natura, fino a congetturare la mano dalla polizia fascista.<ref>{{Cita|Canfora|pp. 48-51}}.</ref> Comunque si interpreti la genesi, lo scritto di Grieco faceva emergere il ruolo di Gramsci quale leader del Partito e pertanto nei fatti trasformava il capo di accusa da "sedizione" e istigazione alla "guerra civile" in "cospirazione contro i poteri dello Stato", imputazione che aggravava la natura del reato e che quindi aumentava la pena.<ref>{{Cita|Fabre|p. 167}}.</ref> Il dirigente comunista per anni si arrovellò sulle motivazioni di questa strana, irrituale comunicazione che, anche a parere del giudice istruttore, lo metteva in cattiva luce; e arrivò a supporre che si potesse anche trattare di un tradimento da parte di qualche suo compagno di partito, forse a causa delle critiche che egli aveva rivolto alla dirigenza sovietica nel 1926.<ref>{{Cita|Spriano, 1977|pp. 27-37}}.</ref>
Dal 3 al 19 luglio 1928 si era tenuto a Mosca il [[VI Congresso dell'Internazionale Comunista]]. La relazione iniziale sanciva la "fascistizzazione" della socialdemocrazia e pertanto veniva introdotta la parola d'ordine del "[[socialfascismo]]", riaffermato nel X Plenum del Comitato esecutivo nel luglio 1929,<ref>{{Cita|Spriano, 1976 (2)|pp. 212-213}}.</ref> con ripercussioni negative in quei Partiti Comunisti non pienamente ortodossi.{{#tag:ref|Nei giorni in cui si teneva il Congresso, Togliatti aveva tentato senza successo una strada per la liberazione di Gramsci, proponendo a Bucharin la richiesta all'Italia della scarcerazione. Tale richiesta avrebbe dovuto provenire dall'equipaggio del Krassin, il rompighiaccio sovietico che aveva tratto in salvo dal Polo Nord una parte dei membri appartenenti alla spedizione [[Umberto Nobile|Nobile]].<ref>{{Cita|Spriano, 1977|p. 42}}.</ref> La lettera a Bucharin, redatta in francese, è riportata a p. 145 della stessa fonte.|group=E}} Nel 1930 il PCd'I fu scosso dall'espulsione di Bordiga e poi, in obbedienza alla "svolta", vennero cacciati dapprima Tasca e successivamente Alfonso Leonetti, [[Pietro Tresso]] e [[Paolo Ravazzoli]]<ref>{{Cita|Spriano, 1976 (2)|pp. 227, 256, 258-260}}.</ref> e insieme a loro [[Ignazio Silone]].<ref>{{Cita|Pons|p. 51}}.</ref> Queste misure disciplinari contrastavano in maniera stridente con quei rapporti umani e politici che Gramsci aveva contribuito grandemente a instaurare nelle relazioni fra compagni di lotta, seppure dissenzienti;<ref>{{Cita|Terracini, 1978|p. 88}}.</ref> e il dirigente sardo dalla prigionia rigettò le interpretazioni meccaniche delle vicende interne al partito russo che si volevano applicare a partiti di altre nazioni,<ref>{{Cita|Spriano, 1976 (2)|p. 191}}.</ref> dichiarandosi in netto dissenso rispetto alla svolta sancita dal VI Congresso,<ref>{{Cita|Spriano, 1977|p. 60}}.</ref> e richiamandosi invece all'ipotesi tattica elaborata dal Comintern nel 1921 che prevedeva l'unità di tutti i partiti della classe operaia in lotta contro il capitalismo – posizione che lo stesso Gramsci, in una fase precedente, non aveva condiviso.<ref>{{Cita|Anderson|pp. 15-16}}.</ref> Ma in un periodo di acritica accettazione delle teorizzazioni staliniane le sue chiare posizioni (così come quelle di Terracini) contro la dottrina del socialfascismo gli costarono freddezza e distacco politico e umano da parte delle nuove leve allineate alla dirigenza sovietica, e all'interno della prigione con i compagni di partito.<ref>{{Cita|Pons|pp. 51-52}}.</ref>{{#tag:ref|Secondo quanto scrive [[Elio Vittorini]], in un'occasione il dirigente sardo fu tacciato di "intellettualismo" dai suoi compagni di partito.<ref>
[[File:Gramsci foto segnaletica.jpg|thumb|upright=1.3|Foto segnaletica di Gramsci del 1933]]
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===Edizione nazionale===
Posta sotto il patronato della Presidenza della Repubblica, è stata istituita nel 1996 l{{'}}''Edizione nazionale degli scritti di Antonio Gramsci'', ripartita in tre sezioni: ''Scritti 1910-1926''; ''Quaderni del carcere 1929-1935''; ''Epistolario 1906-1937''. L’editore dell’opera, in corso di pubblicazione, è l’[[Istituto dell'Enciclopedia italiana]]<ref>{{cita web|lingua=it|autore=|url=https://www.fondazionegramsci.org/edizione-nazionale-scritti-antonio-gramsci/|titolo=Edizione nazionale scritti Antonio Gramsci|data=|accesso=22 maggio 2023|dataarchivio=2 giugno 2023|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20230602131129/https://www.fondazionegramsci.org/edizione-nazionale-scritti-antonio-gramsci/|urlmorto=sì}}</ref>. A tutto il
* {{Cita libro|titolo = Quaderni del carcere 1. Quaderni di traduzioni (1929-1932)|autore = Antonio Gramsci|curatore = Giuseppe Cospito e Gianni Francioni|altri=|editore = Istituto della Enciclopedia Italiana|città = Roma|anno = 2007|ISBN = |ignoraisbn=}}
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* {{Cita libro|titolo = Quaderni del carcere 2. Quaderni miscellanei (1929-1935)|autore = Antonio Gramsci|curatore = Giuseppe Cospito, Gianni Francioni e Fabio Frosini|editore = Istituto della Enciclopedia Italiana|città = Roma|anno = 2017|ISBN = 9788812006472|ignoraisbn=sì}}
* {{Cita libro|titolo = Scritti (1910-1926) 1. 1910-1916|autore = Antonio Gramsci|curatore = Giuseppe Guida e Maria Luisa Righi|editore = Istituto della Enciclopedia Italiana|città = Roma|anno = 2019|ISBN = 9788812008391}}
* {{Cita libro|titolo = Scritti (1910-1926) 3. 1918|autore = Antonio Gramsci|curatore = Leonardo Rapone e Maria Luisa Righi|editore = Istituto della Enciclopedia Italiana|città = Roma|anno = 2023|ISBN = 9788812011544}}
== Nella cultura di massa ==
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* {{Cita libro|autore=[[Luciano Canfora]]|titolo=Gramsci in carcere e il fascismo|editore=Salerno|città=Roma|anno=2012|ISBN=978-88-8402-758-0|cid=Canfora}}
*{{cita libro|autore=[[Angelo D'Orsi]]|titolo=Gramsci. Una nuova biografia|anno=2019|annooriginale=2017|editore=Feltrinelli|edizione=2|città=Milano|cid=D'Orsi |ISBN=978-88-07-89134-2}}
* {{Cita libro|autore=[[Giorgio Fabre]]|titolo=Lo scambio – Come Gramsci non fu liberato|editore=Sellerio|città=Palermo|anno=2015|ISBN=978-88-389-3384-4|cid=Fabre}}
*{{cita libro|autore=[[Giuseppe Fiori]]|titolo=Vita di Antonio Gramsci|annooriginale=1966|anno=1995|editore=Laterza|edizione=1|città=Bari|cid=Fiori|ISBN=88-420-4766-X}}
*{{cita libro|autore=Giuseppe Fiori|titolo=Il cavaliere dei Rossomori|anno=1985|editore=Einaudi|città=Torino|cid=Fiori, 1985|ISBN=9788806584467}}
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* {{Cita libro|autore=[[Nello Ajello]]|titolo=Intellettuali e PCI 1944/1958|editore=Laterza|città=Roma-Bari|anno=1997|annooriginale= 1979|ISBN=978-88-420-1518-5|cid=Ajello}}
* {{Cita libro|autore=[[Giorgio Amendola]]|titolo=Storia del Partito comunista italiano 1921-1943|editore=Editori Riuniti|città=Roma|anno=1978|isbn=|cid=Amendola}}
* {{Cita libro|autore=Luciano Canfora|titolo=Il testamento di Lenin|editore=Fuoriscena|città=Milano|anno=2025|ISBN=979-12-225-0068-3|cid=Canfora, 2025}}
* {{Cita libro|autore=[[Giorgio Galli]]|titolo=Storia del PCI|editore=Bompiani|città=Milano|anno=1977|isbn=|cid=Galli}}
* {{Cita libro|autore=Giorgio Galli|titolo=Storia del socialismo italiano|editore=Baldini Castoldi Dalai|città=Milano|anno=2007|annooriginale=1980|isbn=978-88-6073-082-4|cid=Galli, 2007}} (ed. originale Laterza)
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* {{Cita libro|autore=[[Palmiro Togliatti]]|titolo=La formazione del gruppo dirigente del Partito comunista italiano nel 1923-1924|editore=Editori Riuniti|città=Roma|anno=1974|isbn=|cid=Togliatti, 1974}}
*{{Cita libro|autore=Palmiro Togliatti|titolo=Gramsci e il leninismo|anno=2001|editore=Robin Edizioni|città=Torino|url=https://books.google.it/books?id=YFKs4psm8QwC&pg=PA56&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false|cid=Togliatti, 2001|ISBN=88-86312-68-7}}
* {{cita libro|autore=[[Lev Trockij
;Pensiero
* {{Cita libro|autore=[[Perry Anderson]]|titolo=Ambiguità di Gramsci|editore=Laterza|città=Bari|anno=1978|isbn=no|cid=Anderson}} (''The Antinomies of Antonio Gramsci'')
* {{cita libro|autore=[[Umberto Cerroni]]|titolo=Lessico gramsciano|anno=1978|editore=Editori Riuniti|città=Roma|cid=Cerroni|ISBN=}}
*{{cita libro|autore=[[Guido Davico Bonino]]|titolo=Gramsci e il teatro|anno=1972|editore=Einaudi|edizione=1|città=Torino|cid=Davico Bonino|ISBN=no}}
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* {{cita libro|autore=[[Alessandro Natta]]|capitolo=Il partito nei «Quaderni»|titolo=Attualità di Gramsci|anno=1977|editore=Il Saggiatore|città=Roma|cid=Natta|ISBN=no}}
*{{cita libro|autore=Leonardo Paggi|titolo=Antonio Gramsci e il moderno principe|edizione=1|anno=1970|editore=Editori Riuniti|città=Roma|cid=Paggi|ISBN=no}}
* {{Cita libro|autore=[[Hugues Portelli]]|titolo=Gramsci e il blocco storico|editore=Laterza|città=Bari|anno=1976|isbn=|cid=Portelli}} (''Gramsci et le bloc historique'')
* {{Cita libro|autore=[[Angelo Rossi (1933)|Angelo Rossi]]|titolo=Gramsci da eretico a icona – storia di un “cazzotto nell’occhio”|editore=Guida|città=Napoli|anno=2010|ISBN=978-88-6042-725-0|cid=Rossi}}
* {{cita libro|autore=[[Edoardo Sanguineti]]|capitolo=Cronista teatrale: Pirandello lancia bombe nei cervelli|titolo=Gramsci – Le idee nel nostro tempo|curatore=Carlo Ricchini, Eugenio Manca e Luisa Melograni|anno=1987|editore=Editrice L'Unità|città=Roma|cid=Sanguineti|ISBN=no}}
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* {{cita libro|autore=David Bidussa|capitolo=Il conciliarismo come pratica di governo|titolo=Gramsci nel movimento comunista internazionale|curatore=Paolo Capuzzo e Silvio Pons|anno=2019|editore=Carocci|città=Roma|cid=Bidussa|isbn=9788843094912}}
* [[Norberto Bobbio]], ''Saggi su Gramsci'', Milano, Feltrinelli, 1990. ISBN 978-88-07-10135-9
*{{cita libro|autore=[[Mauro Canali]]|titolo=Il tradimento.
*{{cita libro|titolo=Gramsci nel movimento comunista internazionale|curatore1=Paolo Capuzzo|curatore2=Silvio Pons|anno=2019|editore=Carocci|città=Roma|cid=Capuzzo-Pons|ISBN=978-88-430-9491-2}}
*{{Cita libro|url=http://www.regione.sardegna.it/documenti/17_151_20160114141658.pdf|curatore=Rita Cecaro|titolo=I giornali sardi dell'Ottocento|editore=Regione autonoma della Sardegna|anno=2015|città=Cagliari|cid=Cecaro}}
* [[Alberto Mario Cirese]], ''Intellettuali, folklore, istinto di classe'', Torino, Einaudi, 1976.
* Angelo d'Orsi, ''Il nostro Gramsci. Antonio Gramsci a colloquio con i protagonisti della storia d’Italia'', Roma, Viella, 2011.
* Angelo D'Orsi (a cura), ''Inchiesta su Gramsci'', Torino, Accademia University press, 2014. ISBN 978-88-97523-79-6
*{{cita libro|autore=Chiara Daniele|titolo=Togliatti editore di Gramsci|anno=2005|editore=Carocci| città=Roma|cid=Daniele|ISBN=9788843036325}}
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* [[Fascismo]]
* [[Gramscianesimo]]
* [[Giulia Schucht]]
* [[Tatiana Schucht]]
* [[Egemonia culturale]]
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