Tiberio: differenze tra le versioni
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{{Nota disambigua}}
{{Nota disambigua|il pretore e padre naturale dell'imperatore|Tiberio Claudio Nerone (pretore 42 a.C.)|Tiberio Claudio Nerone}}
{{Magistrato romano
|nome = Tiberio
|titolo = [[Imperatore romano]]
|immagine = (Venice) Tiberius Portrait of the 'Imperium Maius' type in Museo Archeologico Nazionale.jpg
|legenda =
|nome completo =
|inizio regno = 17 settembre [[14]]
|fine regno = 16 marzo [[37]]
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|data di nascita = 16 novembre [[42 a.C.]]
|luogo di nascita = [[Roma (città antica)|Roma]]
|data di morte =
|luogo di morte = [[Miseno (Bacoli)|Miseno]]
|sepoltura = [[mausoleo di Augusto]]<ref name="Scarre35"/>
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|pontificato massimo = nel marzo del [[15]]<ref name="PontificatoAltriTitoli"/>
}}
{{Bio
|Nome = Tiberio Giulio Cesare Augusto
|Cognome =
|ForzaOrdinamento = Tiberio
|PreData = {{latino|Tiberius Iulius Caesar Augustus}}
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|Attività2 = imperatore
|Nazionalità = romano
|FineIncipit = è stato il secondo [[imperatore romano]], appartenente alla [[dinastia giulio-claudia]]
}}
Membro della ''[[gens Claudia]]'', alla nascita ebbe il nome di '''Tiberio Claudio Nerone''' (''Tiberius Claudius Nero''). Fu [[Adozione nell'antica Roma|adottato]] da [[Augusto]] nel [[4]],<ref name="SvetonioAugusto65">{{cita|Svetonio|''Augusto'', 65}}.</ref> e il suo nome mutò in '''Tiberio Giulio Cesare''' (''Tiberius Iulius Caesar''); alla morte del padre adottivo, il 19 agosto [[14]], ottenne il nome di '''Tiberio (Giulio) Cesare Augusto''' (''Tiberius
In gioventù Tiberio si distinse per il suo talento militare, conducendo brillantemente numerose campagne lungo i confini settentrionali dell'Impero e in [[Dalmazia (provincia romana)|Illirico]]. Dopo un periodo di volontario esilio sull'isola di [[Rodi]], rientrò a Roma nel [[2]] e condusse altre spedizioni in Illirico e in Germania, dove pose rimedio alle conseguenze della [[battaglia della foresta di Teutoburgo|battaglia di Teutoburgo]]. Asceso al trono, operò molte importanti riforme in ambito economico e politico e pose fine alla politica di espansione militare, limitandosi a mantenere sicuri i confini, grazie anche all'opera del nipote [[Germanico Giulio Cesare]]. Dopo la morte di quest'ultimo, Tiberio favorì sempre più l'ascesa del [[prefetto del pretorio]] [[Lucio Elio Seiano|Seiano]], allontanandosi da Roma per ritirarsi nell'[[isola di Capri]]. Quando il prefetto mostrò di volersi impadronire del potere assoluto, Tiberio lo fece destituire e uccidere, ma evitò ugualmente di rientrare nella capitale.
Inoltre, durante il suo
Tiberio fu duramente criticato dagli storici antichi, quali [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]] e [[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ma la sua figura è stata rivalutata dalla storiografia moderna come quella di un politico abile e attento.
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===== Dall'Illirico alla Macedonia, alla Tracia =====
{{Vedi anche|Campagne dalmato-illiriche (13-9 a.C.)}}
[[File:Tiberio Julio César, Museo Nacional de Arte Romano.jpg|thumb|left|upright=0.8|Statua togata di Tiberio ([[Museo nazionale di arte romana]], [[Mérida (Spagna)|Merida]])]]
Nel [[13 a.C.]] Tiberio fu nominato [[Console (storia romana)|console]] assieme a [[Publio Quintilio Varo]], e fu incaricato di organizzare le celebrazioni per il ritorno di Augusto dalla [[Gallia]]. Durante i giochi, Tiberio posizionò il giovane [[Gaio Cesare]], nipote e figlio adottivo di Augusto, di fianco al ''princeps'', col disappunto di quest'ultimo, che giudicava un simile gesto prematuro.<ref name="DioLIV25,1"/><ref>{{cita|Svetonio|''Tiberio'', 9}}; {{cita|Spinosa 1991|p. 42}}; {{cita|Levick 1999|p. 30}}; {{cita|Seager 2005|p. 19}}.</ref> Nel [[12 a.C.]] fu inviato da Augusto nell'[[Illiricum|Illirico]]:<ref>{{cita|Cassio Dione|LIV, 31, 1-2}}.</ref> [[Marco Vipsanio Agrippa|Agrippa]], infatti, che aveva a lungo combattuto contro le popolazioni ribelli della [[Pannonia]], morì appena tornato in Italia.<ref>{{cita|Cassio Dione|LIV, 28}}.</ref> La notizia della morte del generale provocò una nuova ondata di ribellioni tra le genti sconfitte da Agrippa,<ref name="cita|Cassio Dione|LIV, 31, 2">{{cita|Cassio Dione|LIV, 31, 2}}.</ref> in particolare [[Dalmazia (provincia romana)|Dalmati]] e [[Breuci]], e Augusto assegnò al figliastro il compito di pacificarle.<ref name="cita|Cassio Dione|LIV, 31, 2"/><ref group=N>Tuttavia, queste campagne non furono un mero atto di soppressione; infatti, il controllo di Roma avanzò in modo notevole a sud del Danubio, con l'intento di mettere in sicurezza i propri territori da possibili incursioni esterne ({{cita|Dzino 2010|p. 130}}; {{cita|Vervaet 2020|p. 152}})</ref>
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Per tutto il periodo della sua permanenza a Rodi (per quasi otto anni<ref name="Scarre29"/>), Tiberio mantenne un atteggiamento sobrio e defilato, evitando di porsi al centro dell'attenzione o di prender parte alle vicende politiche dell'isola: se non in un unico caso, infatti, non fece mai uso dei poteri di cui era stato investito.<ref name="Svetonio_11">{{cita|Svetonio|''Tiberio'', 11}}.</ref><ref group=N>Sebbene Svetonio sostenga che Tiberio abbia usato la sua ''tribunicia potestas'' per gettare in prigione chi l'aveva ricoperto di insulti durante un dibattito di filosofia, questo è probabilmente un errore, poiché in questa occasione Tiberio sembra piuttosto esercitare i poteri che gli derivavano dall{{'}}''imperium'' ({{cita|Levick 1999|pp. 237-238, n.24}}; {{cita|Rowe 2002|p. 50, n. 25}})</ref> Quando, tuttavia, nell'[[1 a.C.]] smise di goderne, decise di chiedere il permesso di rivedere i suoi parenti: stimava infatti che, seppure partecipe delle vicende politiche, non avrebbe più potuto in alcun modo mettere a repentaglio il primato di Gaio e Lucio Cesare. Ricevette tuttavia un rifiuto.<ref name="Svetonio_11" /> Decise allora di fare appello alla madre, che tuttavia non poté ottenere altro che Tiberio venisse nominato legato di Augusto a Rodi, e che dunque la sua disgrazia fosse almeno in parte celata.<ref name="Svetonio_12">{{cita|Svetonio|''Tiberio'', 12}}.</ref>
Si rassegnò così a continuare a vivere come un privato cittadino, timoroso e sospetto, evitando tutti coloro che venivano a fargli visita sull'isola, dove frequentò l'astrologo [[Trasillo di Mende|Trasillo]], che gli predisse che sarebbe stato richiamato a Roma per essere nominato ufficialmente erede di Augusto. Di contro, nel suo periodo rodiese, non disdegnò comunque ne di coltivare i suoi interessi letterari e filosofici, frequentando conferenze e prendendo parte a discussioni con dotti greci,<ref>[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Tiberio,'' 11, 2-3''.''</ref> ne di assecondare le proprie passioni ludiche e sportive, al punto da partecipare e vincere la gara con la quadriga per i [[Giochi olimpici antichi|Giochi olimpici]] svoltisi, con maggiore probabilità, nel [[4 a.C.|4 a.C]].<ref>Come testimoniato da ''I. Olympia'', 218 = ''S.I.G.''³, 782. Nel merito che l'Olimpiade a cui partecipò Tiberio fosse più probabilmente la CXCIV del 4 a.C. e non quella successiva, tenutasi nel 1 d.C., in considerazione del fatto che dal 2 a.C. il futuro imperatore accentuò la sua propensione alla riservatezza evitando di mostrarsi il più possibile in pubblico, cfr. Luigi Moretti, ''Olympionikai, i vincitori negli antichi agoni olimpici'', in ''Memorie della Accademia Nazionale dei Lincei, Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche'' 8, 8, 2, 1957, p. 153.</ref> Nel [[2 a.C.]] la moglie Giulia fu condannata all'esilio sull'[[Ventotene (isola)|isola di Ventotene]] e il suo matrimonio con lei fu di conseguenza annullato da Augusto: Tiberio, per quanto contento della notizia, cercò di dimostrarsi magnanimo nei confronti di Giulia, nel tentativo di riconquistare la stima di Augusto,<ref name="Svetonio_11" /> o forse conscio che, con l'allontanamento di Giulia, la sua posizione a Roma sarebbe stata ancora più precaria.<ref>{{cita|Levick 1999|p. 44}}; {{cita|Seager 2005|p. 28}}.</ref> Nell'[[1 a.C.]] decise di far visita a Gaio Cesare che era appena giunto a [[Samo (isola)|Samo]], dopo che Augusto gli aveva conferito l
Soltanto nell'[[1|1 d.C.]], dopo sette anni dalla sua partenza, a Tiberio fu concesso di fare ritorno a Roma, grazie anche all'intercessione della madre Livia, ponendo fine a quello che aveva smesso di essere un esilio volontario. Gaio Cesare, che, infatti, si era allontanato da Lollio,<ref group=N>Forse [[Publio Sulpicio Quirinio]], che successe nell'ufficio di Lollio e che rimase vicino a Tiberio durante il suo esilio a Rodi, ebbe un ruolo rilevante nello scoprire i maneggi di Lollio e allontanarlo da Gaio ({{cita|Tacito|III.49}}; {{cita|Pettinger 2012|pp. 55-57}})</ref> decise di acconsentire al ritorno; Augusto, che aveva rimesso la questione nelle mani del nipote, lo richiamò così in patria, facendogli però giurare che non si sarebbe interessato in alcun modo al governo dello Stato.<ref name="Svetonio_13">{{cita|Svetonio|''Tiberio'', 13}}.</ref>
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===== La religione =====
[[File:Bronze statue of the Roman emperor Tiberius with head veiled (capite velato) preparing to perform a religious rite found in the theater in Herculaneum 37 CE MANN INV 5615 MH.jpg|miniatura|left|upright=0.8|Statua bronzea di Tiberio con il capo velato da [[Ercolano (città antica)|Ercolano]] ([[Museo archeologico nazionale di Napoli]], qui in mostra presso il [[Getty Museum]])]]
Tiberio credeva ferventemente nell'[[astrologia]],<ref>{{cita|Svetonio|''Tiberio'', 69}}.</ref> ma cionondimeno prese seriamente i propri doveri religiosi quale ''pontifex maximus'', rinforzando e ribadendo il rispetto per la tradizione.<ref>{{cita|Seager 2005|pp. 123-125}}.</ref> Dal [[14]], l'imperatore costituì, con il figlio Druso, Germanico, il fratello di questi [[Claudio]], e un gruppo di ventuno senatori estratti a sorte, i ''[[sodales Augustales]]'', sull'esempio dei ''[[sodales Titii]]'', che dovevano occuparsi del culto di Augusto, ormai divinizzato, e gradualmente dei ''manes'' dei membri defunti della casa imperiale;<ref>{{cita|Tacito, ''Annales''|I, 54}}; {{cita|Seager 2005|p. 120}}; {{cita|Bert Lott 2012|pp. 225-226}}.</ref> il culto di Augusto, ormai divinizzato, fu attivamente incoraggiato, a partire dal [[15]], quando fu concesso di innalzare un tempio ad Augusto nella colonia di [[Tarragona]], il che costituì da esempio e precedente per tutte le province; [[Cizico]], al contrario, accusata di aver trascurato il culto imperiale, fu privata della sua libertà.<ref>{{cita|Tacito, ''Annales''|I, 78 e IV, 36}}; {{cita|Seager 2005|pp. 120-121}}.</ref>
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