Impero sasanide: differenze tra le versioni

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|lingua ufficiale = [[Lingua pahlavi|Pahlavi (persiano medio)]]<ref name="dar99100">{{cita|Daryaee (2009)|pp. 99-100}}.</ref>
|lingua = [[Lingua pahlavi|Pahlavi (persiano medio)]], [[Lingua aramaica|aramaico]], [[Lingua greca|greco]]
|capitale principale = [[Istakhr]] <small>(224-226)</small><ref>{{cita web|url=https://www.iranicaonline.org/articles/ctesiphon|lingua=en|titolo=Ctesiphon|sito=Encyclopaedia Iranica|accesso=27 aprile 2022}}</ref><br/>[[Ctesifonte]] <small>(226-637)</small>
|capitaleAbitanti =
|capitaleAbitantiAnno =
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|forma di stato = [[Impero]]
|governo = [[Feudalesimo|monarchia feudale]]<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=k8mLAgAAQBAJ&pg=PT1091|p=1091|lingua=en|titolo=The World's Religions: Continuities and Transformations|autore=Peter B. Clarke|autore2=Peter Beyer|editore=Routledge|anno=2009|isbn=978-11-35-21099-1}}</ref>
|titolo capi di stato = ''[[Scià|ŠāhānŠāhan šāh]]'':
|elenco capi di stato = [[Sovrani della Persia#Impero sasanide (224 d.C. - 651 d.C.)|vedi elenco]]
|titolo capi di governo =
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}}
 
L{{'}}'''Impero sasanide''', o '''sassanide''', fu un'entità politica istituita da [[Ardashir I]] in seguito alla caduta dell'[[Impero partico]] e alla sconfitta dell'ultimo re della [[Arsacidi di Partia|dinastia arsacide]], [[Vologase VI]].
 
Governato dalla [[sovrani della Persia|dinastia sasanide]], esso esistette dal 224 al 651 d.C. ed era noto ai suoi abitanti con il nome '''Ērānshahr''' (letteralmente "Impero ariano") e '''Ērān''' in persianoMedio mediopersiano, mentre come ''Iranshahr'' e ''Iran'' in persianoNuovo nuovopersiano.<ref>{{cita|Mirwaisi (2020)|p. 42}}.</ref><ref>{{cita pubblicazione|autore=D.N. MacKenzie|lingua=en|titolo=A Concise Pahlavi Dictionary|anno=2005|p=120|editore=Routledge Curzon|città=Londra e New York|isbn=0-19-713559-5}}</ref> Ultimo impero persiano attivo in epoca preislamica, nel corso della sua esistenza riuscì a elevarsi al rango di una delle potenze maggiori in [[Asia occidentale]], meridionale e centrale, insieme con l'[[Impero romano]] prima e l'[[Impero romano d'Oriente]] poi.<ref>{{cita|Wiesehofer (1996)}}.</ref><ref>{{cita web|titolo=A Brief History|lingua=en|url=http://www.cultureofiran.com/b_history.php|sito=Culture of Iran|accesso=24 aprile 2022|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20071011165840/http://cultureofiran.com/b_history.php|urlmorto=sì}}</ref><ref name="sha2005">{{cita|Shapur Shahbazi (2005)}}.</ref>
 
Nel corso del tempo, l'impero giunse a conquistare interamente il territorio degli odierni [[Iran]], [[Iraq]], [[Afghanistan]], [[Siria]] orientale, il [[Caucaso]] ([[Armenia]], [[Georgia]], [[Azerbaigian]] e [[Daghestan]]), [[Asia centrale]] sudoccidentale, parte della [[Turchia]], alcune regioni costiere della [[penisolaPenisola arabica]], la regione del [[Golfo Persico]] e alcune regioni del [[Pakistan]] occidentale. Secondo la leggenda, la bandiera dell'Impero sasanide era la [[Derafsh Kaviani]].<ref>{{cita web|lingua=en|autore=Khaleghi-Motlagh|url=https://www.iranicaonline.org/articles/derafs-e-kavian|accesso=24 aprile 2022|titolo=Derafš-e Kāvīān}}</ref>
 
La parentesi sasanide è considerata una delle più importanti e floride della [[storia della Persia]], in quanto corrispose a un momento di grande splendore per diverse aree di quella regione.<ref>{{cita|Hourani (2013)|p. 87}}.</ref> Più nel dettaglio, il periodo sasanide coincise con il picco dell'antica [[civiltà persiana]], la cui cultura influenzò considerevolmente anche la civiltà romana nella tarda antichità.<ref name="Bury_1923">{{cita|Bury (1923)|p. 109}}.</ref> Nel [[basso Medioevo]], l'influenza culturale dei Sasanidi si estese anche oltre i confini territoriali dell'impero, raggiungendo persino l'Europa occidentale,<ref name="dur158"/> l'[[Africa]],<ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.transoxiana.com.ar/0104/sasanians.html|autore=Matteo Compareti|numero=4|anno=luglio 2002|rivista=Transoxiana|titolo=Sasanians in Africa}}</ref> la [[Cina]] e l'[[India]].<ref>{{cita|Sarfaraz e Firuzmandi (1996)|pp. 329-330}}.</ref> È noto che [[Ctesifonte]], capitale dell'entità politica in esame, intrattenne rapporti pacifici con la [[dinastia Tang]] in Cina e con l'impero indiano; inoltre, giocò un ruolo fondamentale nella formazione dell'arte medievale sia europea sia asiatica.<ref name="saga">{{cita web|lingua=en|accesso=24 aprile 2022|url=http://www.artarena.force9.co.uk/sass2.htm|titolo=Iransaga: The art of Sassanians}}</ref> La cultura persiana gettò infine le basi per molti elementi della [[cultura islamica]], influenzando campi quali l'arte, l'architettura, la musica, la letteratura e la filosofia.<ref>{{cita|Zarinkoob (1999)|p. 305}}.</ref>
 
== Origine ed evoluzione del nome ==
Ufficialmente, l'entità politica in esame era conosciuta come imperoImpero degli iraniciIranici (in [[Lingua pahlavi|medio persiano]]: ''ērānšahr''; in [[lingua partica|partico]]: ''aryānšahr''); il termine è attestato per la prima volta nella [[Res gestae divi Saporis|Grande iscrizione di Sapore I]], dove il re che ne ordinò la costruzione afferma: «Io sono il sovrano dell'Impero degli Iranici» (in medio persiano: ''ērānšahr xwadāy hēm'', in partico: ''aryānšahr xwadāy ahēm'').<ref>{{cita web|url=https://www.iranicaonline.org/articles/eran-eransah|titolo=Ērān, Ērānšahr|sito=Encyclopaedia Iranica|accesso=27 aprile 2022}}</ref>
 
In ambito storico e accademico, resta comunque più comune la denominazione "Impero sasanide", che si deve al nome del fondatore della dinastia, ovvero di Sāsān, sacerdote del [[tempio di Anahita]], signore di Ṣṭakhr, governatore del Fārs e padre di Pāpak (o [[Babak Khorramdin|Bābak]]), al governo su una piccola città della Persia. Alcuni storici si sono riferiti all'Impero sasanide anche come impero neo-persiano, rimarcando il fatto che fu il secondo impero iranico, dopo [[Impero achemenide|quello achemenide]], sviluppatosi partendo dalla regione di [[Provincia di Fars|Pars]] (''Persis''),<ref name="cor61">{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=83bnlWGrPdQC&pg=PA61|autore=Georges Corm|titolo=Storia del Medio Oriente: dall'antichità ai nostri giorni|editore=Editoriale Jaca Book|anno=2009|isbn=978-88-16-40876-0|p=61}}</ref> mentre altri storici si sono riferiti come terzo impero, in considerazione del fatto che dopo l'Impero achemenide, nella regione vi fu anche il dominio dei Parti, talvolta definito come regno ma altre considerati come fondatori dell'[[Impero partico]].<ref>{{Cita pubblicazione |url=https://www.fordham.edu/download/downloads/id/9673/fall_2017_lecture.pdf |autore=Patrick J. Ryan, S.J |titolo=Reformation: Jewish, Christian and Muslim experiences |capitolo=Introduction: when worlds collide |citazione=The third empire was that of the Sasanian Persians, predominantly Zoroastrian and monotheistic in their religious orientation... |p=4 |anno=2018}}</ref>
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[[File:Ghal'eh Dokhtar2.jpg|miniatura|sinistra|upright=1.6|[[Dezh Dokhtar|Qalʿe Dokhtar]] nell'odierna [[provincia di Fars]] in [[Iran]], costruito da [[Ardashir I]] nel 209, prima di sconfiggere l'[[Impero dei Parti]].]]
 
I resoconti che narrano la caduta dei Parti e l'ascesa dei Sasanidi sono discordanti, ede i dettagli su questi avvenimenti sono un mistero.<ref>{{cita|Frye (2005)|p. 461}}.</ref> L'Impero sasanide fu fondato a [[Istakhr|Iṣṭakhr]] da [[ArdashirArdashīr I]], un discendente dei sacerdoti della dea [[Anahita]].
 
Bābak era in origine il sovrano della regione di Kheir, tuttavia, a partire dall'anno 200, riuscì a rovesciare Gocihr e ad autoproclamarsi nuovo re dei Bazrangidi. Sua madre, Rodhagh, era la figlia del governatore provinciale di Persia. Bābak e suo figlio maggiore Sapore riuscirono a espandere la propria potenza su tutta la Persia.<ref name="far180"/><ref name="zar194198"/> Gli avvenimenti successivi non sono chiari, a causa dell'insufficienza delle fonti. È certo tuttavia che, deceduto Babak, il governatore di [[Darab|Darabgerd]]gerd, ArdashirArdashīr, fu coinvolto in una lotta per il potere con suo fratello maggiore Sapore. Le fonti narrano che Sapore, andandosene da un incontro con il fratello, fu ucciso da un tetto di un edificio che crollò su di lui. A partire dal 208, dopo avere giustiziato gli altri fratelli, ArdashirArdashīr si proclamò re di Persia.<ref name="far180">{{cita|Farrokh e Frye (2009)|p. 180}}.</ref><ref name="zar194198">{{cita|Zarinkoob (1999)|pp. 194-198}}.</ref>
 
Una volta diventato ''[[shahanshah|shāhanshāh]]'' (re), ArdashirArdashīr trasferì la sua capitale al sud della Persia, fondando ArdashirArdashīr-Khwarrah (in precedenza ''Gur'', l'odierna [[Firuzabad]]). La città, ben protetta dalle alte montagne e facilmente difendibile a causa dei passi stretti, divenne il centro dei tentativi di ArdashirArdashīr di ottenere piùmaggior potere.<ref name="far182"/> La città era circondata da alte mura circolari e al lato settentrionale si trovava un immenso palazzo, i cui resti sopravvivono ancora oggi. Dopo avere consolidato il dominio in Persia ArdashirArdashīr I estese rapidamente il suo territorio, pretendendo fedeltà dai principi locali di Fars e ottenendo il controllo delle province confinanti di Kermān, Iṣfahān, [[Susa (città antica)|Susiana]] e [[Mesene]].<ref name="far182"/> Questa espansione preoccupò [[Artabano IV]], il re dei Parti, che in un primo momento ordinò al governatore del Khuzestān di condurre guerra contro ArdashirArdashīr nel 224, ma i primi scontri furono vittoriosi per quest'ultimo. In un secondo tentativo di annientarlo, lo stesso Artabano si scontrò con lo ''[[Scià|shāhanshāh]]'' in [[Battaglia di Hormozdgan|battaglia presso Hormozgan]], venendone ucciso. Dopodiché ArdashirArdashīr I invase le province occidentali dell'Impero dei Parti, sottomettendole e ponendo fine a esso.<ref name="far182">{{cita|Farrokh e Frye (2009)|p. 182}}.</ref>
 
[[File:AhuraMazda Ardeshir.jpg|miniatura|upright=1.4|sinistra|Fregio sasanide a [[Naqsh-e Rostam]] ([[Iran]]), raffigurante [[Ardashir I|Ardashīr I]] incoronato da [[Ahura Mazdā]] (a destra); la figura in piedi alle sue spalle è probabilmente il successore, suo figlio [[Sapore I]].]]
 
I fattori che contribuirono all'ascesa dei Sasanidi furono la lotta dinastica tra Artabano e [[Vologase VI]] per il trono dei Parti, che probabilmente permise ad ArdashirArdashīr di consolidare la sua autorità nel sud con poca o nessuna interferenza da parte dei Parti; oltre ovviamente alla geografia della [[provincia di Fars]], che la separava dal resto dell'Iran.<ref>{{cita|Frye (2005)|pp. 465-466}}.</ref> Incoronato nel 224 a [[Ctesifonte]] unico re di Persia, ArdashirArdashīr assunse il titolo di ''shāhanshāh'' o "Re dei Re" (le iscrizioni menzionano [[Adur-Anahid]] come sua "Regina delle Regine", ma la sua relazione con ArdashirArdashīr non è certa), portando alla dissoluzione dell'impero dei Parti dopo 400 anni e all'inizio di quattro secoli di dominio sasanide.<ref>{{cita|Frye (2005)|pp. 466-467}}.</ref>
 
Negli anni successivi, nonostante delle rivolte che sconvolsero l'impero, ArdashirArdashīr I riuscì a espandere ulteriormente l'imperoImpero a est e a nordovest, conquistando le province didel [[Sistan]], [[Gorgan]], [[Khorasan]], [[Margiana]] (nel moderno [[Turkmenistan]]), [[Balkh]] e [[Corasmia]]. Aggiunse inoltre il [[Bahrein]] e [[Mosul]] ai domini sasanidi. Successive iscrizioni sasanidesasanidi rivendicano inoltre la sottomissione dei Re di [[Kushan]], [[Tūrān]] e [[Makran]] ad ArdashirArdashīr, anche se basata su evidenza numismatica, è più probabile che questi siano stati sottomessi dal figlio di ArdashirArdashīr, il futuro [[Sapore I]]. In Occidente, assalti contro [[Hatra]], [[regno d'Armenia]] e [[Adiabene]] ebbero meno successo. Nel 230 penetrò in territorio romano e una [[Campagna sasanide di Alessandro Severo|controffensiva]] romana avvenuta due anni dopo non ottenne grandi successi, anche se l'[[imperatore romano|imperatore]] [[Alessandro Severo]] celebrò comunque un trionfo nell'Urbe.<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=dtl7DQAAQBAJ&pg=PT7|titolo=L'esercito romano da Romolo a re Artù|volume=3|autore=Marco Lucchetti|editore=Soldiershop Publishing|anno=2016|isbn=978-88-93-27146-2}}</ref><ref name="dar2000">{{cita|Daryaee (2000)}}.</ref><ref>{{cita|Frye (1993)|p. 124}}.</ref>
 
==== Sapore I ====
[[File:Bas relief nagsh-e-rostam al.jpg|miniatura|[[Bassorilievo]] sasanide a [[Naqsh-e Rostam]] raffigurante [[Sapore I]] (a cavallo) mentre fa prigioniero l'imperatore romano [[Valeriano]] (in piedi) e [[Filippo l'Arabo]] (in ginocchiogenuflesso).]]
 
Il figlio di ArdashirArdashīr I, [[Sapore I]], continuò l'espansione dell'impero, conquistando la [[Battria]] e la porzione occidentale dell'[[Impero Kusana]], mentre conduceva alcune campagne contro [[Impero romano|Roma]]. Invadendo la Mesopotamia romana, Sapore I espugnò [[Carre (città antica)|Carre]] e [[Nisibis]], ma nel 243 il generale romano [[Timesiteo]] sconfisse i Persiani a [[Battaglia di Resena|Resena]] e recuperò i territori perduti.<ref name="fry125">{{cita|Frye (1993)|p. 125}}.</ref> L'imperatore [[Gordiano III]] (238-244) avanzò successivamente verso l'Eufrate ma fu sconfitto a [[Battaglia di Mesiche|Mesiche]] (244), portando all'assassinio di Gordiano, ucciso dalle sue stesse truppe, e alla conclusione di un trattato con Roma vantaggioso per la Persia stretto con ilcol nuovo imperatore [[Filippo l'Arabo]], con cui si assicurò dai Romani l'immediato pagamento di 500.000 ''denarii'' e ulteriori pagamenti annuali.<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=Wv0hEAAAQBAJ&pg=PA149|p=149|lingua=en|titolo=Gordian III and Philip the Arab: The Roman Empire at a Crossroads|autore=Ilkka Syvänne|editore=Pen and Sword Military|anno=2021|isbn=978-15-26-78678-4}}</ref>
 
[[File:HumiliationValerianusHolbein.jpg|miniatura|sinistra|L'umiliazione di Valeriano per opera di Sapore ([[Hans Holbein il Giovane]], 1521, [[Kunstmuseum Basel]]).]]
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==== Da Bahram I a Ormisda II ====
I successori di Sapore abbandonarono la precedente politica di tolleranza religiosa. Sotto la pressione dei [[Magi (zoroastrismo)|magiMagi]] zoroastriani, e influenzato dal grande sacerdote [[Kartir]], [[Bahram I]] uccise Mani e perseguitò i suoi seguaci. [[Bahram II]] seguì, come suo padre, una politica favorevole ai sacerdoti zoroastriani.<ref>{{cita|Zarinkoob (1999)|p. 197}}.</ref><ref>{{cita|Frye (1967)|p. 128}}.</ref> Durante il suo regno la capitale sasanide Ctesifonte fu saccheggiata dai Romani sotto l'imperatore [[Marco Aurelio Caro|Caro]] e la maggior parte dell'Armenia, dopo mezzo secolo di dominio persiano, fu ceduta a [[Diocleziano]].<ref>{{cita|Zarinkoob (1999)|p. 199}}.</ref>
 
Succedendo a [[Bahram III]] (che regnò brevemente nel 293) [[Narseh]] si imbarcò in un'altra guerra con i Romani. Dopo avere ottenuto un primo successo sul Cesare [[Galerio]] presso [[Callinicum]] nel 296, Narseh fu sconfitto decisamente. Infatti Galerio aveva ricevuto dei rinforzi provenienti dai Balcani, probabilmente nella primavera del 298.<ref name="bar18"/> Narseh non avanzò dall'Armenia e Mesopotamia, lasciando che fosse Galerio a condurre l'offensiva nel 298 con un attacco alla Mesopotamia orientale tramite l'Armenia. Narseh si ritirò in Armenia per scontrarsi con l'esercito di Galerio in condizioni per lui sfavorevoli: il terreno scosceso armeno era favorevole alla fanteria romana e sfavorevole alla cavalleria sasanide. Galerio vinse due battaglie consecutive contro Narseh.<ref name="bar18">{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=LGDjJK-JeSwC&pg=PA18|autore=Timothy David Barnes|titolo=Constantine and Eusebius|editore=Harvard University Press|anno=1981|isbn=978-06-74-16531-1|lingua=en|p=18}}</ref><ref name="pot293">{{cita libro|lingua=en|titolo=The Roman Empire at Bay, AD 180-395|autore=David S. Potter|edizione=2|editore=Routledge|anno=2014|isbn=978-11-34-69484-6|url=https://books.google.it/books?id=hGuGAgAAQBAJ&printsec=frontcover&vq=By+tire+is+perhaps&hl=it|p=293}}</ref>
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[[File:Caucasus 300 map alt de.png|miniatura|upright=1.5|Roma e l'Armenia suo vassallo intorno al 300, dopo la sconfitta di [[Narseh]].]]
 
Durante il secondo scontro le truppe romane catturarono l'accampamento di Narseh, il suo tesoro, il suo [[harem]] e sua moglie.<ref name="bar18"/><ref name="pot293"/> Galerio avanzò in [[Media (regione storica)|Media]] ede in [[Adiabene]], vincendo altre battaglie, come quella di Erzurum, e assicurandosi Nisibis ([[Nusaybin]], nell'attuale [[Turchia]]) prima del 1º ottobre 298. Discese il Tigri, espugnando [[Ctesifonte]].
 
Narseh aveva in precedenza inviato un ambasciatore a Galerio pregandolo che gli fosse restituita la moglie e i figli. I negoziati di pace cominciarono nella primavera del 299 e le condizioni di pace furono pesanti: la Persia avrebbe ceduto territori a Roma, rendendo il Tigri il confine tra i due imperi. Le altre condizioni furono che l'Armenia tornasse sotto dominazione romana, con il forte di Ziatha come suo confine; l'[[Regno di Iberia|Iberia caucasica]] ([[Arran (Azerbaigian)|Arran]]) sarebbe caduta sotto l'orbita di Roma; Nisibis, ora sotto dominio romano, sarebbe diventato l'unico centro di commercio tra la Persia e Roma; e Roma avrebbe esercitato il controllo sulle cinque satrapie tra il Tigri e l'Armenia: Ingilene, Sophanene ([[Regno di Sofene|Sofene]]), Arzanene ([[Aghdznik]]), [[Corduene]] e Zabdicene (vicino alla moderna [[Hakkâri]], Turchia).<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=e-GEDwAAQBAJ&pg=PT68|lingua=en|p=68|titolo=The Syriac World|autore=Daniel King|editore=Routledge|anno=2018|isbn=978-13-17-48211-6}}</ref>
 
Nel trattato che concluse la guerra, i Sasanidi cedettero cinque province a occidente del Tigri e accettarono di non interferire negli affari dell'Armenia e della Georgia.<ref>{{cita|Zarinkoob (1999)|p. 200}}.</ref> In seguito a questa sconfitta, Narseh abdicò e perì l'anno successivo, lasciando il trono sasanide a suo figlio, [[Ormisda II]]. Scoppiarono numerose rivolte e, se Ormisda II riuscì a sedare le ribellioni in Sistan e Kushan, non riuscì a porre sotto controllo i nobili e fu di conseguenza ucciso dai [[beduini]] nel 309.<ref>{{cita web|url=https://www.iranicaonline.org/articles/hormozd-ii|sito=Encyclopaedia Iranica|titolo=Hormozd II|accesso=26 aprile 2022}}</ref>
 
=== Espansione sotto Sapore II (309-379) ===
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Sapore II, insieme al re nomade Grumbate, attaccò i Romani nel 359 ed espugnò in poco tempo gli insediamenti di confine di Singara e Amida. L'imperatore latino [[Flavio Claudio Giuliano|Giuliano]] (361-363) rispose penetrando in territorio sasanide e sconfiggendo l'esercito di Sapore a [[Battaglia di Ctesifonte|Ctesifonte]], ma si ritirò di fronte all'impossibilità di porre sotto assedio la capitale sasanide. La morte dell'imperatore in uno scontro di poca importanza determinò la fine del conflitto con un sostanziale nulla di fatto e il suo successore [[Gioviano]] (363-364) dovette cedere tutte le province che Roma aveva ottenuto nel 298, assieme a Nisibis e Singara.<ref name="Frye137-138">{{cita|Frye (1967)|pp. 137-138}}.</ref>
 
In politica religiosa Sapore II perseguitò i cristiani, una risposta questa alla cristianizzazione dell'impero romano che aveva invece inaugurato [[Costantino I]], ma anche gli eretici e gli apostati. Durante il suo dominio, fu inoltre completata la redazione dell'[[Avestā]], i testi sacri deldello [[zoroastrismoZoroastrismo]]. Nei confronti degli Ebrei, invece, Sapore II, come del resto il suo predecessore Sapore I, dimostrò tolleranza, permettendo loro di vivere in relativa libertà e di godere di diversi privilegi. Alla fine del regno di Sapore, l'impero persiano era più forte che mai, con i nemici in oriente pacificati e l'Armenia saldamente controllata.<ref name="Frye137-138"/>
 
=== Periodo intermedio (379-498) ===
[[File:Folio from a Khamsa-c.jpg|miniatura|[[Bahram V]] favorì la fioritura della poesia e nella [[letteratura persiana]]. "Bahram e la principessa indiana nel padiglione nero", dipinto di una ''KhamseKhamsé'' (Quintetto) del grande poeta di lingua persiana [[Nizami Ganjavi|Niẓāmī]], metà [[XVI secolo]], epoca [[Safavidi|safavide]].]]
 
Dalla morte di Sapore II fino alla prima incoronazione di [[Kavad I]] (488-531) la Persia conobbe un periodo di stabilità con un periodo di pace quasi ininterrotta con l'Impero romano d'oriente (meglio conosciuto come [[imperoImpero bizantino]]), interrotta solo da due brevi guerre, la prima nel 421-422 e la seconda nel 440.<ref name="neu68">{{cita|Neusner (2008)|p. 68}}.</ref><ref>{{cita|Bury (1923)|cap. XIV.1}}.</ref><ref>{{cita|Frye (1993)|p. 145}}.</ref><ref>{{cita|Greatrex e Lieu (2002)|pp. 37-51}}.</ref> In questo periodo la politica religiosa dei Sasanidi variava da re a re. Nonostante una serie di re deboli, il sistema amministrativo fondato da Sapore II rimase forte, e l'impero continuò a funzionare efficacemente.<ref name="neu68"/>
 
Alla sua morte, nel 379, Sapore II lasciò un potente impero al fratellastro [[ArdaširArdashir II|Ardashīr II]] (379-383; figlio di Bahram di Kushan) e al figlio [[Sapore III]] (383-388), nessuno dei quali si dimostrò però alla sua altezza. In questo periodo l'Armenia, in seguito a un trattato di pace, era stata spartita in due parti: una faceva parte dell'Impero romano d'oriente e l'altra apparteneva ai Sasanidi.
 
Il figlio di Bahram IV, [[Yazdgard I]] (399-421), andò spesso paragonato a [[Costantino I]]. Come lui era forte sia nel fisico sia nella diplomazia. Come la sua controparte romana Yazdgard I era opportunista. Come Costantino il Grande, Yazdgard I fu tollerante verso tutte le religioni, anche quelle in passato perseguitate dai suoi predecessori. Fermò le persecuzioni contro i cristiani e punì i nobili e i sacerdoti che li perseguitavano. Il suo regno fu un periodo di pace relativa ed ebbe buoni rapporti con Roma, avendo sposato inoltre una principessa ebrea che gli diede un figlio, Narsi.<ref>{{cita web|url=https://www.britannica.com/biography/Yazdegerd-I|lingua=en|titolo=Yazdegerd I|sito=[[Encyclopedia Britannica]]|accesso=27 aprile 2022}}</ref>
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Durante questa guerra Yazdgard II divenne sospettoso dei cristiani presenti nelle sue strutture militari e li espulse dall'esercito e dalla politica. Perseguitò poi i cristiani e, seppur di meno, gli [[ebrei]].<ref name="zar219">{{cita|Zarinkoob (1999)|p. 219}}.</ref> Per ristabilire lo zoroastrismo in Armenia sconfisse i cristiani armeni ribelli nella [[Battaglia di Avarayr|battaglia di Vartanantz]] del 451. Gli Armeni rimasero, nonostante tutto, per la maggior parte cristiani. In seguito combatté nuovamente i Kidariti fino alla sua morte nel 457.
 
Salì al trono [[Ormisda III]] (457-459), il figlio più giovane di Yazdgard II. Durante il suo breve regno dovette combattere il fratello maggiore [[Peroz]], che godeva dell'appoggio della nobiltà e degli Eftaliti in [[Battria]].<ref name="zar219"/> Venne ucciso da suo fratello Peroz nel 459.
 
All'inizio del [[V secolo]] gli [[Eftaliti]] (Unni bianchi), insieme con altre tribù nomadi, attaccarono la Persia. In un primo momento [[Bahram V]] e [[Yazdgard II]] inflissero loro decisive sconfitte e riuscirono a cacciarli dall'impero, ma alla fine del V secolo gli Unni ripresero le ostilità e sconfissero Peroz I (457-484) nel 483. In seguito a questa vittoria gli Unni invasero e saccheggiarono parti della Persia orientale per due anni. I Sasanidi per alcuni anni dovettero pagare pesanti tributi agli Eftaliti. Questi attacchi resero instabile il regno. [[Peroz I]] provò di nuovo a scacciare gli invasori, ma lungo la via per Herat egli e il suo esercito furono colti in un'imboscata nel deserto dagli Unni, che uccisero presumibilmente in battaglia Peroz I (il suo corpo non fu mai trovato) e annientarono l'esercito persiano.<ref name="mcd305">{{cita|McDonough (2011)|p. 305}}.</ref><ref name="sch136141">{{cita web|lingua=en|autore=Nikolaus Schindel|anno=2013|url=https://www.iranicaonline.org/articles/kawad-i|titolo=Kawād I ii. Coinage|sito=Encyclopaedia Iranica|volume=XVI, fasc. 2|pp=141-143}}</ref><ref name="pay287">{{cita libro|lingua=en|autore=Richard Payne|anno=2015|capitolo=The Reinvention of Iran: The Sasanian Empire and the Huns|titolo=The Cambridge Companion to the Age of Attila|editore=Cambridge University Press|url=https://www.academia.edu/8586255/The_Reinvention_of_Iran_The_Sasanian_Empire_and_the_Huns|pp=287-288|isbn=978-1-107-63388-9}}</ref><ref name="pot295">{{cita libro|url=https://www.cambridge.org/core/books/abs/empires-and-exchanges-in-eurasian-late-antiquity/sasanian-iran-and-its-northeastern-frontier/4CF2034B2D0847B90BD7C559A24B0247|autore=Daniel T. Potts|lingua=en|anno=2018|capitolo=Sasanian Iran and its northeastern frontier|titolo=Empires and Exchanges in Eurasian Late Antiquity|editore=Cambridge University Press|p=295|isbn=978-13-16-14604-0}}</ref> In seguito a questo successo, gli Eftaliti avanzarono fino alla città di [[Herat]], gettando temporaneamente l'impero nel caos, prima che un persiano della famiglia di Karen, Zarmihr (o Sokhra), restaurasse qualche parvenza di ordine.<ref name="mcd305"/><ref name="sch136141"/><ref name="pay287"/><ref name="pot295"/> Elevò al trono [[Balash]], uno dei fratelli di Peroz I, ma la minaccia unna persistette fino al regno di [[Cosroe I]]. Balash (484-488) era un monarca mite e generoso, tollerante con i cristiani; tuttavia non condusse nessuna campagna contro i nemici dell'impero, in particolare gli Unni bianchi. Balash, dopo un regno di quattro anni, fu accecato e deposto dai magnati, e al trono fu elevato suo nipote Kavad I.<ref name="mcd305"/><ref name="sch136141"/><ref name="pay287"/><ref name="pot295"/>
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[[File:Asia 500ad.jpg|miniatura|sinistra|upright=1.4|L'Impero sasanide nel 500. La mappa mostra anche i confini del Khanato degli [[Eftaliti]] e l'[[Impero bizantino]].]]
 
Il secondo periodo d'oro cominciò con il secondo regno di Kavad I. Per pagare i tributi agli [[Eftaliti]] l'imperatore Kavad I chiese un prestito ai [[Bizantini]]. Al rifiuto dell'imperatore bizantino, [[Kavad I]] decise di incominciare una nuova guerra contro i Bizantini (o Romani d'Oriente). Con il supporto dei Eftaliti, nel 502 l'[[esercito sasanide]] prese Teodosiopoli ([[Erzurum]]) nella moderna Turchia, ma la riperse subito dopo. Nel 503 prese [[Diyarbakır|Amida]] (attuale Diyarbakır) sul Tigri. Nel 504 un'invasione dell'Armenia da parte degli unni[[Unni]] dal Caucaso costrinse però i Sasanidi a firmare un armistizio, che prevedeva la cessione della città di Amida ai Romani d'OrienteBizantini, e un trattato di pace firmato nel 506.<ref>{{cita|Daryaee (2009)|pp. 27-28}}.</ref>
 
Nel 521 o 522 Kavad perse il controllo della [[Lazica]], che era diventata fedele ai Romani d'Oriente; un tentativo da parte degli [[Regno di Iberia|Iberiani]] nel 524-525 di fare lo stesso fece scoppiare una guerra tra l'impero romano d'Oriente e la Persia. Nel 527 un'offensiva bizantina contro [[Nisibis]] venne respinta e i tentativi di fortificare le posizioni vicino alla frontiera vennero ostacolati. Nel 530 Kavad mandò un esercito comandato da Firouz il Mirrane ad attaccare l'importante città bizantina di confine di [[Dara]].<ref name="zar229"/> L'esercito sasanide si scontrò con l'esercito bizantino condotto dal generale [[Belisario]], e sebbene fosse superiore in numero, fu sconfitto nella [[battaglia di Dara]]. Nello stesso anno, un secondo esercito persiano condotto da Mihr-Mihroe venne sconfitto a Satala dai Bizantini comandati da [[Sitta (generale bizantino)|Sitta]] e [[Doroteo (magister militum)|Doroteo]], ma nel 531 un esercito persiano, appoggiato da un contingente [[Lakhmidi|lakhmide]] condotto da [[Al-Mundhir III ibn Imru' al-Qays|al-Mundhir III]], sconfisse Belisario nella [[battaglia di Callinicum]] e nel 532 fu concluso un trattato di pace "eterna".<ref name="zar229">{{cita|Zarinkoob (1999)|p. 229}}.</ref> Sebbene non fosse riuscito a liberarsi dal giogo degli Eftaliti, Kavad riuscì a riportare l'ordine nello Stato con alcuni provvedimenti di politica interna, combatté con successo i Romani d'Oriente e fondò alcune città.
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[[File:Justinian Byzanz.png|miniatura|upright=1.4|sinistra|Gli imperi bizantino e sasanide nel 500, un secolo prima della conquista islamica.]]
 
Intorno al 570, Ma'dikaribdīkarib ({{arabo|معد يكرب}}), fratellastro del re dello Yemen, richiese l'intervento di Cosroe I. Cosroe I inviò una flotta e una piccola armata sotto il comando di [[Vahrez]], che occupò in breve tempo la capitale dello Yemen, [[Sana'a]]. Sayf, figlio di Maʿdīkarib, che aveva accompagnato la spedizione, divenne re tra il 575 e il 577.<ref name="hai"/> Con questo successo i Sasanidi erano riusciti a stabilire una base nell'[[Penisola arabica|Arabia]] meridionale, tale da controllare i commerci terrestri con il Mediterraneo e marittimi con l'Oriente. Successivamente, il regno sudarabico si liberò dal controllo sasanide, e una seconda spedizione persiana fu inviata nel 598, riuscendo ad annettere con successo all'impero l'Arabia meridionale, trasformata in provincia.<ref name="hai"/>
 
Il regno di Cosroe I è caratterizzato dall'ascesa dei [[dehqan]] (letteralmente, "signori dei villaggi"), la nobiltà di proprietari terrieri che costituivano l'ossatura della tarda amministrazione provinciale sasanide e del sistema di raccolta delle imposte.<ref name="Chamber">{{cita web|url=https://www.iranchamber.com/history/sassanids/sassanids.php|titolo=Iran Chamber Society: ''The Sassanid Empire, 224-642 CE''|lingua=en|accesso=22 aprile 2022}}</ref> Cosroe I in politica edilizia abbellì la sua capitale di nuovi fastosi monumenti, fondò nuove città, e costruì nuovi edifici. Ricostruì i canali e rifornì le fattorie distrutte nel corso delle guerre. Costruì forti fortificazioni presso i passi e collocò tribù suddite in città scelte con attenzione sulla frontiera in modo che agissero come guardiani contro gli invasori. Fu tollerante con tutte le religioni, anche se decretò che il [[zoroastrismo]] sarebbe stata la religione di Stato ufficiale, e non se la prese quando uno dei suoi figli si convertì al cristianesimo.
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[[File:E3 7 1 2c oriental coins.jpg|miniatura|La regina [[Boran]], figlia di [[Cosroe II]], l'ultima donna e una degli ultimi sovrani della dinastia sasanide, 630.]]
 
All'espansione sotto Cosroe II seguì però il declino. L'imperatore bizantino [[Eraclio I|Eraclio]] (610-641) aveva infatti riorganizzato il suo esercito e aveva contrattaccato. Tra il 622 e il 627 Eraclio combatté i Persiani in [[Anatolia]] e nel [[Caucaso]], infliggendo una serie di sconfitte all'esercito sasanide comandato da Cosroe, [[Shahvaraz]], [[Shahin]] e Shahraplakan, saccheggiando il grande tempio [[ZarathustraZaratustra|zoroastriano]] a [[Takht-e Soleyman|Ganzak]] e stringendo delle alleanze con i [[Cazari]] e il [[Khaganato turco occidentale]]. Nel 626 [[Costantinopoli]] venne assediata dagli [[Slavi]] e dagli [[Avari]], che erano appoggiati dall'esercito persiano comandato da Shahvaraz, ma i tentativi di traghettare i Sasanidi in [[Europa]] vennero bloccati dalla flotta bizantina e l'assedio fallì. Nell'inverno 627-628 Eraclio invase la [[Mesopotamia]] e, nonostante la partenza dei suoi alleati [[Cazari|Khazar]], sconfisse l'esercito sasanide comandato da [[Rhahzadh]] nella [[Battaglia di Ninive (627)|battaglia di Ninive]]. Marciò poi verso il [[Tigri]], devastando il paese e saccheggiando il palazzo di Cosroe a Dastagerd. La distruzione dei ponti sul canale Nahrawan gli impedì di attaccare [[Ctesifonte]] e condusse ulteriori incursioni prima di ritirarsi nell'Iran nordoccidentale.<ref>{{cita libro|lingua=en|url=https://books.google.it/books?id=l5__AwAAQBAJ&pg=PA163|p=163|titolo=The Early Islamic Conquests|autore=Fred M. Donner|editore=Princeton University Press|anno=2014|isbn=978-14-00-84787-7}}</ref>
 
L'impatto delle vittorie di Eraclio, della devastazione dei territori più ricchi dell'Impero sasanide e le umilianti distruzioni di Ganzak e Dastagerd aveva fatalmente fatto perdere a Cosroe il suo prestigio e il supporto datogli dall'aristocrazia sasanide, e nei primi mesi del 628 venne deposto e assassinato da suo figlio [[Kavad II]] (628), che pose immediatamente fine alla guerra, accettando di ritirarsi da tutti i territori occupati. Nel 629, Eraclio riportò la [[Vera Croce]] a [[Gerusalemme]] nel corso di una sontuosa cerimonia.<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=WmlwDwAAQBAJ&pg=PT231|p=231|titolo=Gerusalemme|autore=Simon Sebag Montefiore|editore=Edizioni Mondadori|anno=2018|isbn=978-88-52-09050-9}}</ref> Kavad morì in pochi mesi e alla sua morte seguì il caos ed una guerra civile. Nei quattro anni successivi si succedettero ben cinque re, incluse due figlie di Cosroe II e [[Shahvaraz]], e l'impero sasanide si indebolì considerevolmente. Il potere, prima detenuto dalle autorità centrali, passò nelle mani dei generali.<ref name="Chamber"/>
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Nella primavera del 632 salì al trono un nipote di Cosroe I, [[Yazdgard III]]. Nello stesso anno gli [[Arabi]], uniti dall'[[Islam]], fecero le prime incursioni nel territorio sasanide. Anni di guerra continua avevano indebolito sia i Bizantini sia i Sasanidi. I Sasanidi vennero indeboliti anche da una crisi economica, da tasse elevate, malcontento religioso, rigida [[stratificazione sociale]], ascesa dei proprietari terrieri provinciali e un rapido susseguirsi di re. Questi fattori facilitarono la [[conquista islamica della Persia]].<ref>{{cita libro|lingua=en|url=https://books.google.it/books?id=TT7xBQAAQBAJ&pg=PA26|p=26|titolo=Chain Reaction and Chaos: Toward Modern Persia|autore=Sadegh Shajari|editore=University Press of America|anno=2014|isbn=978-07-61-86522-3}}</ref>
 
Yazdgard era un ragazzo alla mercé dei suoi consiglieri ed era incapace di unire un paese vasto sbriciolatosi in piccoli regni feudali, nonostante i Bizantini, impegnati a respingere gli attacchi arabi, non fossero più una minaccia.<ref name="dar3638">{{cita|Daryaee (2009)|pp. 36-38}}.</ref> Il primo scontro tra Sasanidi ed Arabi avvenne nella [[battaglia del Ponte]] nel 634 e venne vinto dai Sasanidi; tuttavia gli Arabi non si arresero e poco dopo le truppe disciplinate di [[Khalid ibn al-Walid]], generale dell'esercito arabo, sconfissero l'esercito persiano comandati dal generale [[Rostam Farrokhzād]] nelle pianure di [[Battaglia di al-Qadisiyya|al-QadisiyyaQādisiyya]] nel 637 e assediarono [[Ctesifonte]]. Ctesifonte cadde dopo un prolungato assedio. I governatori sasanidi provarono ad unire le loro forze per respingere gli invasori, ma il tentativo fallì a causa dell'assenza di una forte autorità centrale, ed i governatori vennero sconfitti nella [[battaglia di Nihavand]].<ref name="dar3638"/>
 
In cinque anni la maggior parte del territorio sasanide venne annesso al [[Califfato dei Rashidun|Califfato islamico]]. Con l'assassinio di [[Yazdgard III]] a [[Merv]] nel 651 si concludeva la storia dei Sasanidi e incominciava quella della Persia islamica.<ref name="dar3638"/>
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I Sasanidi stabilirono un impero all'incirca all'interno le frontiere del precedente impero dei [[impero partico|Parti Arsacidi]], con capitale [[Ctesifonte]], città della provincia di [[Asuristan]]. Nell'amministrare il loro territorio, i re sasanidi assunsero il titolo di ''[[shahanshah|shāhanshāh]]'' ("re dei re", noto anche semplicemente come ''shāa'' e traslitterato in italiano in scià), divennero l'autorità centrale e assunsero il dovere di custodire il fuoco sacro (''atar''), il simbolo della religione nazionale. Questo simbolo è presente sulle monete sasanidi dove il monarca regnante, con corona e regalia, appare sull'obverso, con il fuoco sacro, il simbolo della religione in cui credeva, sull'altro lato della moneta.<ref>{{cita web|accesso=24 aprile 2022|url=http://ecai.org/sasanianweb/|capitolo=Sasanian Seals Collection and Sasanian Empire Project|lingua=en|autore=Guitty Azarpay|titolo=The Near East in Late Antiquity The Sasanian Empire|dataarchivio=14 dicembre 2006|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20061214083059/http://ecai.org/sasanianweb/|urlmorto=sì}}</ref> La sua salute e il suo benessere rivestivano grande importanza: a titolo di esempio, si pensi che nel rispondergli si diceva «Possa tu essere immortale».<ref name="dar41"/> Le monete sasanide emesse dal VI secolo in poi raffigurano una luna e un sole, che, nelle parole dello storico iraniano Touraj Daryaee, «suggeriscono che il sovrano fosse al centro del mondo e il sole e la luna gli giravano intorno». Ad avvalorare tale ipotesi si deve considerare di un'antica formula mesopotamica con cui si designava il monarca, ovvero «re dei quattro angoli del mondo».<ref name="dar41">{{cita|Daryaee (2009)|p. 41}}.</ref> Il re considerava tutti gli altri sovrani, siano essi romani, turchi o cinesi inferiori a lui. Vestiva abiti colorati, si truccava, indossava una corona pesante e la sua barba era decorata d'oro. I primi re sasanidi si consideravano di discendenza divina, definendosi "baia" (appunto divino).<ref name="dar42">{{cita|Daryaee (2009)|p. 42}}.</ref>
shāhanshāh
 
Quando il re usciva in pubblico, restava all'interno di una tenda e aveva davanti a sé alcuni dei suoi uomini, il cui compito era quello di tenere le masse lontane da lui e per spianare la strada.<ref name="dar41"/><ref name="mor92">{{cita|Morony (2005)|p. 92}}.</ref> Quando qualcuno giungeva al cospetto del re, si soleva prostrarsi dinanzi a lui (''[[proskýnesis]]''). Le guardie reali erano conosciute con il nome di ''pushtigban''. In altre occasioni, la massima autorità era protetta da un gruppo numericamente consistente di guardie del palazzo, i ''darigan''.<ref name="mor92"/> Entrambi questi gruppi erano arruolati dalle famiglie reali dell'impero sasanide ed erano sottoposte al comando dell{{'}}''hazarbed'', direttamente responsabile della sicurezza del re, dell'ingresso del palazzo reale, della presentazione dei visitatori e infine destinatario di comandi militari o all'occorrenza negoziatore.<ref name="mor92"/> L{{'}}''hazarbed'' venne autorizzato in alcuni casi a operare come boia reale.<ref name="mor92"/> Durante il [[Nawrūz]] (Capodanno iraniano) e il Mihragan (giorno dedicato alla festività della divinità zoroastriana Mihr), il re soleva tenere un discorso.<ref name="dar42"/>
 
Le regine sasanidi detenevano il titolo di ''Banebshenan banebshen'' ("regina delle regine"). In condizioni ordinarie, la successione al trono era ereditaria, ma poteva essere trasferita dal re a un figlio più giovane piuttosto che al primogenito; in due casi estremi il potere supremo passò alle regine. Quando non vi era un erede diretto, i nobili e i prelati si preoccupavano di scegliere la nuova massima autorità, ma la loro scelta era ristretta ai membri della famiglia regale.<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=o9WLDwAAQBAJ&pg=PT66|p=66|lingua=en|titolo=Decline and Fall of the Sasanian Empire: The Sasanian-Parthian Confederacy and the Arab Conquest of Iran|autore=Parvaneh Pourshariati|editore=Bloomsbury Publishing|anno=2017|isbn=978-17-86-72981-1}}</ref>
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[[File:"Khusrau Parviz before his Father Hurmuzd (?)", Folio from a Shahnama (Book of Kings) MET DP215844.jpg|miniatura|sinistra|Miniatura del [[XV secolo]] tratta dallo ''[[Shāh-Nāmeh]]'' che raffigura [[Ormisda IV]] sul trono assieme alla sua corte]]
 
I re tenevano sempre in grande considerazione i consigli dei loro ministri, i quali lo affiancavano nella politica interna ed estera. Lo storico musulmano [[Mas'udi|Masʿūdī]] lodò l'impero parlando di un'«eccellente amministrazione dei re sasanidi, per la loro politica ben ordinata, il loro prendersi cura dei loro sudditi, e per la prosperità dei loro domini».<ref>{{cita|Durant (2011)|p. 150}}.</ref> Il centro dell'impero ruotava attorno alla regione di origine della famiglia imperiale, il [[Fars]], suddiviso in cinque distretti amministrativi (Iṣṭakhr, Ardashîr Khurrah, Churra Firuzabad, Dârâbjird, Sâbûr, Arrajân) e a nord in cinque distretti delle tribù curde (Remm).<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=vCyL06XqE18C&pg=PA247|pp=247-248|lingua=en|titolo=The Lands of the Eastern Caliphate: Mesopotamia, Persia, and Central Asia from the Moslem Conquest to the Time of Timur|autore=Guy Le Strange|editore=Cosimo, Inc.|anno=2010|isbn=978-16-16-40512-0}}</ref>
 
La nobiltà sasanide, unico ceto che accedeva alla corte, si componeva di un misto di vecchi clan partici, famiglie aristocratiche persiane e dei territori sottomessi. Dopo la dissoluzione della dinastia dei Parti, emersero tante nuove famiglie nobili, malgrado alcuni membri degli allora dominanti [[Sette grandi casati partici|sette casati partici]] conservarono comunque il loro spessore sociale. Alla corte di Ardashir I, le storiche famiglie arsacidi del [[casato di Karen]] e del [[Surena|casato di Suren]] detenevano posizioni di grande prestigio, analogamente ad alcune famiglie persiane, i Varaze e Andigani.<ref>{{cita|Daryaee (2009)|p. 10}}.</ref> Oltre a queste discendenze nobili iraniche e non, i governatori di Merv, di [[Abarshahr]], di [[Carmania]], di [[Sistan|Sakastan]], di [[Arran (Azerbaigian)|Iberia]] e di [[Adiabene]], rispettati per il proprio prestigio nella cerchia dei nobili, facevano spesso capolino alla corte dello ''shahanshahshāhanshāh''. Quando i grandi domini dei Surena, dei Karena e dei Varaze confluirono nel territorio sasanide sotto forma di entità semi-indipendenti, benché gli incarichi precedentemente ricoperti in via autonoma avessero ancora un certo peso, le famiglie nobili dovettero giurare comunque fedeltà e accettare di stipulare un rapporto di vassallaggio con lo ''shahanshahshāhanshāh''.<ref>{{cita|Daryaee (2009)|pp. 51-52}}.</ref>
 
==== Pubblica amministrazione ====
 
A livello locale, il territorio risultava gestito da diversi governatori più o meno affiliati alla corona noti come ''shahrdaran'' (sing. ''shahr''), direttamente sotto il controllo dello ''shahanshahshāhanshāh''. Il governo sasanide era caratterizzato da una considerevole centralizzazione, ambiziose progettazioni urbanistiche, sviluppo agricolo e miglioramenti tecnologici.<ref name="Chamber"/> Sotto il re, una potente burocrazia portava avanti maggior parte degli affari del governo, a capo della quale vi era il ''wuzurg framadar'', ovvero una sorta di [[visir]] che coordinava i vari ministri.<ref name="sar344"/> Le province, sottoposte ai re vassalli, erano amministrate con l'aiuto di principi funzionari (''marzaban''), mentre a un livello più basso si individuavano i capi-clan (''vaspuharan''). Nella società civile, un posto preminente avevano i cavalieri (''azadhan'') e il clero zoroastriano dei magi (''magan''). Con particolare riferimento al clero, i sacerdoti [[Zoroastrismo|zoroastriani]] godevano di un enorme potere, con il capo dell'ordine sacerdotale dei magi rappresentato dal ''[[Magi (zoroastrismo)|mobadan]]'' e che a corte veniva tenuto in considerazione maggiore o minore a seconda del sovrano di turno.<ref name="sar344"/> Il generale supremo delle forze armate, ovvero lo ''[[spahbod]]'', così come il capo del sindacato dei commercianti e dei mercanti, l{{'}}''ho tokhshan bod'', e il ministro dell'agricoltura, il ''Vastrioshansalar'', il quale era anche alla testa dei possessori di fattorie, risultavano le tre figure laiche al di sotto dell'imperatore più potenti nella gerarchia di potere sasanide.<ref name="sar344">{{cita|Sarfaraz e Firuzmandi (1996)|p. 344}}.</ref>
 
In generale, i ''[[wuzurgan]]'' legati alle famiglie di origini persiane detenevano le posizioni più potenti nell'amministrazione imperiale, incluso il governo delle province di frontiera (''[[marzban]]''). La maggior parte di queste posizioni aveva un suo valore patrimoniale, con il risultato che poteva essere comprata, ma altri incarichi rimasero inaccessibili e destinati a essere ricoperti da una singola famiglia per generazioni. A questa classe di marchesi di rango più elevato si concedeva il possesso di un trono d'argento, mentre a quelli delle province di frontiera più strategiche, come il [[Caucaso]], se ne assegnava uno d'oro.<ref>{{cita|Nicolle (1996)|p. 10}}.</ref> Nelle campagne militari, i ''marzban'' regionali potevano essere considerati marescialli di campo, mentre gli ''[[spahbod]]'' minori potevano impartire ordini a un esercito in via supplementare.<ref>{{cita|Nicolle (1996)|p. 14}}.</ref>
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Nel nord, i [[Cazari]] e il [[Khaganato turco occidentale]] assaltavano frequentemente le province settentrionali dell'Impero. Uno dei più maggiori saccheggi avvenne in Media, nell'odierno Iran nord-orientale, nel 634. Poco dopo, l'esercito persiano riuscì a sconfiggerli e li scacciò dalla zona. I Sasanidi costruirono numerose fortificazioni nella regione del Caucaso per arrestare queste aggressioni, tra cui le imponenti fortificazioni costruite a [[Derbent]] ([[Daghestan]], [[Russia]]) che in larga misura sono rimaste intatte fino ad oggi.<ref name="whe"/>
 
Sul lato orientale del Mar Caspio, i Sasanidi eressero la [[grande muraglia di Gorgan]], una struttura difensiva lunga 200 &nbsp;km probabilmente destinata a proteggere l'Impero dalle bellicose tribù settentrionali, forse soprattutto dagli Unni Bianchi.<ref name="whe"/>
 
=== Axum ===
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[[File:Foreigner on ceiling of Cave 1at Ajanta Caves photograph and drawing.jpg|miniatura|Dignitario straniero che beve vino sul soffitto della grotta 1, [[grotte di Ajanta]]. L'opera ritrae forse l'ambasciata sasanide presso il re indiano Pulakesi II (610-642).<ref>{{cita libro|lingua=en|titolo=The Buddhist Caves at Aurangabad: Transformations in Art and Religion|autore=Pia Brancaccio|editore=BRILL|anno=2010|url=https://books.google.it/books?id=m_4pXm7dD78C&pg=PA82|p=82}}</ref>]]
 
Dopo la conquista dell'Iran e delle regioni vicine, Sapore I estese la sua autorità a nord-ovest del [[subcontinente indiano]]. I [[Impero Kusana|Kusana]], in passato autonomi, furono costretti ad accettare la sovranità di una potenza straniera.<ref name="fry298">{{cita libro|lingua=en|autore=Richard N. Frye|titolo=The History of Ancient Iran|url=https://archive.org/details/ost-history-frye1983thehistoryofancientiran|editore=C.H. Beck'sche Verlagbuchhandlung|anno=1984|p=[https://archive.org/details/ost-history-frye1983thehistoryofancientiran/page/n321 298]}}</ref> Nello specifico, tale situazione riguardò i Kusana occidentali, che controllavano l'Afghanistan, mentre quelli orientali erano attivi in [[India]].<ref name="fry298"/> Sebbene l'impero Kusana declinò alla fine del III secolo, realtà a cui subentrò l'[[impero Gupta]] indiano nel IV secolo, i Sasanidi continuarono comunque a lasciare delle tracce importanti nel nord-ovest dell'India per tutto questo arco temporale.<ref name="fry298"/>
 
La Persia e l'India nord-occidentale, con quest'ultima che in precedenza faceva parte dei territori Kusana, si impegnarono in rapporti culturali e politici durante questo periodo, poiché alcune pratiche sasanidi si diffusero anche a est. In particolare, i Kusana furono influenzati dalla concezione sassanide della regalità, che si diffuse attraverso il commercio di argenteria e tessuti sasanidi raffiguranti imperatori che cacciavano o dispensavano giustizia.<ref name="sir">{{cita web|url=https://iranicaonline.org/articles/india-iv-relations|sito=Encyclopaedia Iranica|titolo=India iv. relations: Seleucid, Parthian, Sasanian periods|lingua=en|accesso=27 aprile 2022}}</ref>
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=== Lingue ===
==== Ufficiali ====
Agli albori della parentesi sasanide, il medio persiano si affiancava alla [[koinè|koinè greca]] e il [[lingua partica|partico]] nelle iscrizioni dei primi re sasanidi. Tuttavia, quando al potere vi fu Narseh (293-302), il greco appariva in disuso, forse a causa della scomparsa degli ellenici o degli sforzi del clero zoroastriano anti-ellenico di esautorarlo una volta per tutte. Probabilmente si trattò altresì di un rigetto dovuto all'associazione dell'idioma ai romani o ai bizantini, rivali dei sasanidi.<ref name="dar99100"/> Il partico scomparve presto anche come lingua amministrativa, ma continuò ad essere parlato e scritto nella parte orientale dell'impero sasanide, la patria dei Parti.<ref>{{cita|Daryaee (2009)|pp. 116-117}}.</ref> Inoltre, molti degli aristocratici del vecchio impero entrati nel servizio sasanide dopo la caduta dell'antico regime si esprimevano ancora in partico, come i sette clan dei Parti, che gestivano molto potere all'interno dell'impero.<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=GqONDAAAQBAJ&pg=PA43|p=43|lingua=en|titolo=The Parthian and Early Sasanian Empires: adaptation and expansion|autore=Vesta Sarkhosh Curtis|autore2=Michael Alram|autore3=Touraj Daryaee|autore4=Elizabeth Pendleton|editore=Oxbow Books|anno=2016|isbn=978-17-85-70210-5}}</ref>
 
L'[[Lingua aramaica|aramaico]], come nell'impero achemenide, sia pure nella forma media, era ampiamente usato nell'impero sasanide e fornì l'[[Alfabeto aramaico|alfabeto]] per il medio persiano e altre lingue.<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=GK1QEAAAQBAJ&pg=PA284|p=284|lingua=en|titolo=Humanism, Culture, and Language in the Near East: Studies in Honor of Georg Krotkoff|autore=Asma Afsaruddin|autore2=A.H. Mathias Zahniser|editore=PSU Department of English|anno=1997|isbn=978-15-75-06508-3}}</ref>
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# ''Hutukhshan'' (artigiani)
 
La [[casta]] principale del sistema sasanide vedeva lo ''shahanshah'' regnare su tutti i nobili.<ref name="zar201">{{cita|Zarinkoob (1999)|p. 201}}.</ref> I principi più vicini alla corte, i piccoli governanti, i grandi proprietari terrieri e i sacerdoti costituivano tutti insieme una privilegiata élite nella gerarchia sociale, venendo identificati come ''[[wuzurgan]]'', o grandi.<ref name="Chamber"/>
 
A un livello inferiore, la società sasanide vedeva gli ''Azatan'' (uomini liberi), una vasta aristocrazia di basso livello e amministratori di rango non alto che vivevano principalmente in piccole proprietà. Da tale ceto proveniva la spina dorsale di cavalleria dell'esercito sasanide.<ref name="nic11"/>
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* {{cita libro|autore=[[Antonio Panaino]]|capitolo=Greci e Iranici: confronto e conflitti|curatore=[[Salvatore Settis]]|titolo=I Greci: storia, cultura, arte, società|editore=Einaudi|città=Torino|anno=2001|volume=3}}
* {{cita libro|autore=George Rawlinson|lingua=en|titolo=The Seven Great Monarchies of the Ancient Eastern World: The Seventh Monarchy: History of the Sassanian or New Persian Empire|editore=Gorgias Press|isbn=978-15-93-33171-9|edizione=2|anno=2004}}
* {{cita libro|autore=[[Pio Filippani Ronconi]]|titolo=ZarathustraZaratustra e il Mazdeismo|curatore=Ciro Lo Muzi|città=Roma|editore=Edizioni Irradiazioni|anno=2007|isbn=978-88-73-10021-8}}
* {{cita libro|cid=Sarfaraz e Firuzmandi (1996)|autore=Ali Akbar Sarfaraz|autore2=Bahman Firuzmandi|titolo=Mad, Hakhamanishi, Ashkani, Sasani|lingua=tr|editore=Marlik|anno=1996|isbn=964-90495-1-7}}
* {{cita web|lingua=en|url=https://www.iranicaonline.org/articles/sasanian-dynasty|accesso=24 aprile 2022|autore=A. Shapur Shahbazi|sito=Encyclopaedia Iranica|cid=Shapur Shahbazi (2005)|anno=2005|titolo=Sasanian dinasty}}
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* {{cita pubblicazione|url=https://books.google.com/?id=RV8-AAAAcAAJ&printsec=frontcover#v=onepage&q&f=false|titolo=Early Sassanian inscriptions, seals and coins|autore=[[Edward Thomas (antiquario)|Edward Thomas]]|anno=1868|editore=Trübner|città=Londra|lingua=en|p=137|accesso=5 luglio 2011}}(Original from the Bavarian State Library)
* {{cita libro|autore=Josef Wiesehöfer|titolo=La Persia antica|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=2003|cid=Wiesehöfer (2003)|volume=volume introduttivo}}
* {{cita libro|autore=Abdolhossein Zarinkoob|cid=Zarinkoob (1999)|titolo=Ruzgaran: tarikh-i Iran az aghz ta saqut saltnat Pahlvi|url=https://archive.org/details/AAlexandrina-306865|lingua=fa|editore=Sukhan|anno=1999|isbn=964-6961-11-8}}
* {{cita libro|autore=Parviz Marzban|titolo=Kholaseh Tarikhe Honar|lingua=fa|editore=Elmiv Farhangi|anno=2001|isbn=964-445-177-5}}