Economia della Repubblica Democratica Tedesca: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica |
Aggiungi 1 libro per la Wikipedia:Verificabilità (20251010)) #IABot (v2.0.9.5) (GreenC bot |
||
| (4 versioni intermedie di 2 utenti non mostrate) | |||
Riga 35:
{{Vedi anche|Zona di occupazione sovietica}}Ciascuna potenza alleata assunse il pieno controllo delle rispettive [[zone di occupazione della Germania]] a partire dal giugno del 1945. Gli Alleati adottarono una politica comune, incentrata sulla [[denazificazione]] del territorio, per gettare le basi di un futuro stato tedesco democratico.
Tuttavia, già dal 1946, le zone occidentali e sovietiche presero strade divergenti sul piano economico. Nella zona sovietica, la [[produttività totale dei fattori]] risultava inferiore rispetto a quella occidentale. Durante la guerra, l'industrializzazione aveva favorito principalmente l'economia orientale, che subì danni meno gravi rispetto a Ovest.<ref name="ritschl14" /> Nonostante ciò, entro il 1948, le aree occidentali avevano raggiunto un livello di prosperità significativamente superiore.<ref name="ritschl14">{{Cita pubblicazione|autore=A. Ritschl|data=17 aprile 2014|titolo=The roots of economic failure: what explains East Germany's falling behind between 1945 and 1950?|rivista=European Review of Economic History|volume=18|numero=2|pp=
Le ragioni del ritardo economico della Germania orientale erano molteplici. Mentre ingenti somme di denaro, principalmente provenienti dagli [[Stati Uniti d'America]], venivano investite nella [[Germania Ovest]], l'[[Unione Sovietica]] non solo non finanziò l'economia della sua zona d'occupazione, ma utilizzò le risorse locali per coprire i costi delle riparazioni e dell'occupazione. Tra il 1946 e il 1953, il costo complessivo delle riparazioni, dirette e indirette, sostenuto dalla [[Germania Est]] ammontò a 14 miliardi $ (cambio del 1938).<ref>{{Cita|Berghoff e Balbier|p. 19}}.</ref>
Riga 56:
===Anni Cinquanta===
[[File:Bundesarchiv_Bild_183-09117-0006,_Grundsteinlegung_im_Hüttenkombinat_Ost.jpg|miniatura|Posa della prima pietra dell'Eisenhüttenkombinat Ost, all'inizio del primo piano quinquennale nel giorno di Capodanno del 1951.]]
Nel 1950 la quota delle imprese socialiste sul reddito nazionale era del 36,8%, quella privata del 43,2%.<ref name=":14" />
Nel maggio 1950, il governo sovietico dimezzò le richieste di riparazioni imposte alla DDR e, a partire dal 1954, ne sospese completamente la riscossione.<ref name=":14" /> Inoltre, l’Unione Sovietica restituì alla Germania Est le imprese precedentemente cedute a titolo di riparazione e ridusse le spese relative alla presenza delle truppe sovietiche sul territorio della RDT, fissandole a un massimo del 5% delle entrate del bilancio statale.<ref name=":14" /> In seguito, l’URSS rinunciò del tutto a tali contributi.<ref name=":14" />
Nel luglio 1950, il III Congresso del [[Partito Socialista Unificato di Germania]] (''Sozialistische Einheitspartei Deutschlands,''
Il 22 settembre 1950, la Repubblica Democratica Tedesca entrò a far parte del [[Consiglio di mutua assistenza economica]].<ref name=":3" />
Dal 9 al 12 luglio 1952 si tenne la seconda conferenza del SED e fu delineata la nuova politica economica della [[costruzione pianificata del socialismo]] (''Geplante Aufbau des Sozialismus''), finalizzata a rafforzare il settore statale dell’economia. Gli obiettivi successivi furono l’implementazione di una pianificazione socialista uniforme e l’applicazione sistematica di riforme economiche socialiste.
Riga 72 ⟶ 73:
Nel bilancio del 1953, presentato alla [[Volkskammer]], il tema dominante rimaneva lo sfruttamento economico da parte dell’Unione Sovietica. La legge di bilancio prevedeva una spesa totale di 34,688 miliardi di marchi, con un incremento del 10% rispetto ai 31,730 miliardi del 1952. Gran parte di queste risorse era destinata al rafforzamento dell’economia e della difesa. Nel 1954 l'Unione Sovietica diede maggiore sovranità alla RDT: i costi di riparazione furono pagati interamente e le SAG furono cedute al governo tedesco orientale.<ref name=":3" />
Nel febbraio 1956, durante il [[XX Congresso del Partito Comunista dell'Unione Sovietica]], il [[Segretario generale del PCUS|segretario generale]] [[Nikita Chruščëv]] denunciò lo [[stalinismo]]. Questo clima di apertura portò una parte dell’[[intelligencija]] accademica, insieme ad alcuni membri della leadership del SED, a chiedere riforme.<ref name=":4">{{Cita|Burant 1988|p. 47}}.</ref> Il filosofo marxista [[Wolfgang Harich]] pubblicò un programma che proponeva cambiamenti radicali al sistema della RDT. Tuttavia, verso la fine del 1956, Harich e i suoi collaboratori furono espulsi dal SED e imprigionati.<ref name=":4" />[[File:Bundesarchiv Bild 183-62752-0001, Plaste.jpg|sinistra|miniatura|Produzione di plastica, in termini pro-capite, dei paesi industrializzati al 1957 e la previsione per la DDR al 1965.]]Nel marzo 1956, la III Conferenza del SED approvò il secondo piano quinquennale (1956–1960), caratterizzato dallo slogan "modernizzazione, meccanizzazione e automazione", con l'obiettivo di promuovere il progresso tecnologico.<ref name=":14" /><ref name=":4" /> La Conferenza propose l’estensione dei rapporti di produzione socialisti a tutti i settori dell’economia nazionale. Stabilì che tali trasformazioni potevano avvenire mediante la partecipazione dello Stato nelle imprese private capitalistiche e la creazione di cooperative di produzione artigianale. La trasformazione socialista dell’agricoltura veniva indicata come l’anello centrale di questo processo.<ref name=":14" />
Al plenum del SED del luglio 1956, fu confermata la leadership di [[Walter Ulbricht]].
Il regime annunciò lo sviluppo del settore dell'[[energia nucleare]], e nel 1957 venne attivato il primo reattore nucleare della RDT.<ref>{{Cita|Burant 1988|pp.
Il piano quinquennale intensificò la collettivizzazione agricola e accelerò la completa nazionalizzazione del settore industriale.<ref name=":5" /> Nel 1958, l’agricoltura della RDT era composta principalmente da 750 000 fattorie private, che coprivano il 70% delle terre coltivabili, e da sole 6 000 fattorie collettive.<ref name=":5" /> Tra il 1958 e il 1959, il SED stabilì delle quote per i contadini privati e inviò gruppi nei villaggi per promuovere la collettivizzazione volontaria. Tuttavia, nei mesi di novembre e dicembre 1959, la [[Stasi]] arrestò alcuni contadini che si opponevano al processo.<ref name=":5" />
Riga 97 ⟶ 96:
La crescita industriale annuale iniziò a diminuire costantemente dopo il 1959. In risposta, l'Unione Sovietica raccomandò alla Germania Est di adottare le riforme proposte dall'economista sovietico [[Ovsij Liberman]], sostenitore del principio di redditività e dell'introduzione di elementi di mercato nelle economie socialiste.<ref name=":5" />
Il VI Congresso del SED, tenutosi nel gennaio 1963, adottò il Programma del partito per la costruzione globale del socialismo e tracciò un piano di sviluppo dell’economia nazionale fino al 1970, con l’obiettivo di affrontare questioni fondamentali di natura scientifica, tecnica, economica e sociale.<ref name=":14" /> Il premier e segretario [[Walter Ulbricht]] applicò quindi le teorie di Liberman introducendo il [[Nuovo sistema economico di pianificazione e gestione]] (''Neues Ökonomisches System der Planung und Leitung'', abbreviato in NÖS o NÖSPL), un programma di riforme volto a decentralizzare parzialmente il processo decisionale e a integrare criteri di mercato e produttività. L'obiettivo era quello di rendere il sistema economico più efficiente e trasformare la RDT in una potenza industriale.<ref>{{Cita|Burant 1988|pp.
Con il NÖS, la pianificazione centrale continuava a fissare gli obiettivi generali di sviluppo, ma il potere decisionale venne in parte trasferito dalle autorità centrali — come la Commissione per la pianificazione e il Consiglio economico del popolo — alle organizzazioni affiliate all'Associazione delle Aziende del Popolo (''Vereinigungen Volkseigener Betriebe'', VVB), al fine di favorire la specializzazione nei diversi settori produttivi.<ref name=":6">{{Cita|Burant 1988|p. 49}}.</ref> Le VVB, pur vincolate a quote di produzione stabilite centralmente, gestivano in autonomia le finanze interne, le tecnologie, l'allocazione della manodopera e delle risorse. Agivano anche da intermediarie, sintetizzando e trasmettendo dati e raccomandazioni dalle VEB. Il sistema prevedeva che le decisioni produttive fossero guidate dalla redditività, che i salari riflettessero la produttività e che i prezzi fossero determinati secondo la domanda e l'offerta.<ref name=":6" />
Il NÖS favorì l'emergere di una nuova élite di politici ed economisti. Nel 1963, Ulbricht introdusse una nuova linea politica per l'accesso ai vertici del SED, aprendo il [[Politbüro]] e il [[Comitato centrale]] ai giovani iscritti con un'istruzione superiore rispetto ai predecessori e con competenze tecniche e gestionali.<ref>{{Cita|Burant 1988|pp.
L'importanza data alle competenze tecniche permise alla nuova élite tecnocratica di accedere ai vertici della burocrazia, precedentemente dominati da politici ideologicamente ortodossi. I dirigenti delle VVB venivano selezionati principalmente per merito professionale, più che per adesione ideologica.<ref name=":7" /> Anche nelle singole imprese aumentò la domanda di personale qualificato: Il SED indirizzò l’istruzione verso le scienze applicate e la gestione, rendendola un mezzo per l’avanzamento sociale, l’accesso a benefici materiali e il miglioramento delle condizioni di vita. Tra il 1964 e il 1967, gli stipendi crebbero e aumentò la disponibilità di beni di consumo, compresi articoli di lusso.<ref name=":7" />
Riga 109 ⟶ 108:
I risultati della riforma si rivelarono inferiori alle aspettative del partito, poiché la crescita fu trainata principalmente dall'aumento degli investimenti, piuttosto che dall'efficacia del nuovo sistema di controllo.<ref name=":1">{{Cita|Berghoff e Balbier|p. 30}}.</ref> Nell'aprile 1967, il VII Congresso del SED definì un nuovo piano per la costruzione del socialismo e venne introdotto il [[Sistema economico del socialismo]] (''Ökonomische System des Sozialismus''), che individuava i settori strategici prioritari nell'accesso a fondi e risorse.<ref name=":14" /><ref name=":1" /><ref name=":8">{{Cita|Burant 1988|p. 51}}.</ref><ref>{{Cita web|lingua=de|url=https://library.fes.de/FDGB-Lexikon/texte/sachteil/o/%25D6konomisches_System_des_Sozialismus_(%25D6SS).html|titolo=Ökonomisches System des Sozialismus (ÖSS)|sito=FDGB-Lexikon|accesso=2025-05-01|urlarchivio=http://web.archive.org/web/20240715153705/http://library.fes.de/FDGB-Lexikon/texte/sachteil/o/%D6konomisches_System_des_Sozialismus_(%D6SS).html|dataarchivio=2024-07-15}}</ref> Inizialmente, questi settori comprendevano l’industria chimica, ingegneristica ed elettronica, ma a seguito delle pressioni esercitate dalle imprese per includere altri progetti strategici, l’elenco si ampliò.<ref>{{Cita|Berghoff e Balbier|p. 31}}.</ref> Furono costituite partnership industriali integrate verticalmente per coordinare le filiere produttive nei settori chiave, mentre vennero reintrodotti sussidi per ridurre i costi e accelerare la crescita nei settori favoriti.<ref name=":8" /> Il piano annuale del 1968 stabilì quote di produzione nei settori determinanti superiori del 2,6% rispetto agli altri, e obiettivi ancora più ambiziosi furono fissati per l’alta tecnologia nel biennio 1969–1970. Il Sistema Economico del Socialismo verrà dismesso nel 1970.<ref name=":8" /> Ciò indebolì la posizione di Ulbricht all'interno del partito.<ref name=":8" />
Nel frattempo, verso la fine degli anni Sessanta, la scoperta del [[giacimento di gas naturale di Altmark]] aprì nuove opportunità commerciali con l’estero e contribuì a un significativo incremento delle entrate in valuta estera per lo Stato.<ref>{{Cita|Berghoff e Balbier|pp.
===Anni Settanta===
Nel 1970, l'85,6% del reddito nazionale era dato dalle imprese socialiste, l'8,7% dalle aziende statali e il 5,7% da quelle private.<ref name=":14" />
Nei primi anni Settanta fu avviata una pianificazione a lungo termine, con linee guida di durata compresa tra i 15 e i 20 anni, pensate per garantire coerenza tra i diversi piani quinquennali.<ref name="
Nel giugno 1971, le relazioni economiche e commerciali della RDT si estendevano a oltre 100 Paesi, tra cui molti paesi in via di sviluppo.<ref name=":14" /> I principali partner commerciali restavano i Paesi socialisti, in particolare l’Unione Sovietica.<ref name=":14" /> La RDT dipendeva in larga misura dalle importazioni per coprire il proprio fabbisogno di materie prime: il 90% del petrolio e del minerale di ferro, il 40% dell’acciaio laminato, il 70% dello zinco, il 60% dell’alluminio primario e del piombo, il 40% del legname e l’85% del cotone.<ref name=":14" />[[File:KaffeeMix.jpg|sinistra|miniatura|197x197px|La miscela tedesca orientale ''Kaffee Mix'' costituita al 51% da caffè, prodotto a causa delle carenze]]
Il neo eletto segretario [[Erich Honecker]] introdusse il [[Compito
Il regime accelerò la costruzione di nuove abitazioni e la ristrutturazione di quelle esistenti, destinando il 60% degli alloggi alle famiglie operaie. Gli affitti, fortemente sussidiati, restavano molto bassi.<ref name=":10">{{Cita|Burant 1988|p. 53}}.</ref> Considerando che le donne rappresentavano il 50% della forza lavoro, furono aperti nuovi asili e introdotti congedi di maternità retribuiti da sei mesi a un anno. Anche le pensioni annuali furono aumentate.<ref name=":10" />
Riga 123 ⟶ 122:
Nel 1972, le ultime piccole e medie imprese private ancora parzialmente indipendenti furono nazionalizzate.<ref>{{Cita|Berghoff e Balbier|p. 33}}.</ref> L'anno successivo, Honecker comunicò con orgoglio il risultato al nuovo leader sovietico [[Leonid Brežnev]]. In alcuni casi, i vecchi proprietari rimasero alla guida delle aziende, ma in qualità di direttori stipendiati dallo Stato, con una perdita di efficienza. Imprese che avevano mostrato capacità di iniziativa, reattività al mercato e che generavano valuta forte furono sottoposte alla pianificazione e al controllo statale, malgrado la stagnazione economica.
Negli anni Settanta, l’aumento globale dei prezzi al consumo colpì anche la RDT, sebbene con ritardo a causa della politica dei prezzi del Comecon.<ref>{{Cita|Berghoff e Balbier|pp.
La crisi si risolse dopo il 1978, con la discesa dei prezzi internazionali e l’aumento dell’importazione grazie a un accordo con il [[Vietnam]].
Riga 130 ⟶ 129:
[[File:Bundesarchiv Bild 183-1987-0213-002, Trostadt, Poltern von Bruchholz.jpg|thumb|[[Suhl]], 1987: Cooperativa di boscaioli raccoglie la legna dalle foreste della [[Turingia]]. ]]Il crescente debito estero della RDT divenne fonte di instabilità. Dopo la bancarotta della [[Repubblica Popolare di Polonia|Polonia]], i paesi occidentali imposero un boicottaggio finanziario ai membri del blocco orientale, inclusa la Germania Est.<ref name="B35">{{Cita|Berghoff e Balbier|p. 35}}.</ref> Anche la vendita di petrolio grezzo sovietico, una delle principali fonti di valuta forte, divenne meno redditizia a causa dei mutamenti del mercato globale.<ref name="B35" /> La carenza di investimenti nella ricerca e nella produzione di beni di consumo rese i prodotti della RDT meno competitivi sui mercati occidentali, aumentando la dipendenza economica dall'Unione Sovietica.<ref name="B35" />
Nel 1989, il rapporto debito/PIL raggiunse il 20%, un livello ancora gestibile ma sostenuto solo grazie alla capacità della RDT di esportare beni in occidente e ottenere valuta forte per ripagare i debiti.<ref>{{Cita|Berghoff e Balbier|pp.
Un altro fattore rilevante fu la perdita di una fonte stabile di valuta forte derivante dalla rivendita all'estero del petrolio sovietico, che fino al 1981 era fornito a prezzi inferiori rispetto al mercato mondiale. La fine di questo vantaggio compromise ulteriormente le entrate in valuta pregiata, contribuendo a un rallentamento evidente nel miglioramento delle condizioni di vita.
Riga 149 ⟶ 146:
A parte alcuni piccoli appezzamenti privati a gestione familiare, l’agricoltura era stata interamente [[Collettivizzazione|collettivizzata]] dopo la seconda guerra mondiale.<ref name=":11" /> Al 1º luglio 1954, si contavano 4.974 fattorie collettive, con 147.000 membri, che coltivavano il 15,7% delle terre arabili. Le fattorie collettive godevano di un'autonomia formale e avevano un'importanza maggiore rispetto alle normali fattorie statali,<ref name=":11" /> ma erano comunque subordinate al Consiglio dei Ministri tramite il Ministero dell’Agricoltura, delle Foreste e dell’Alimentazione. Nel 1984 occupavano circa l'85,8% della superficie agricola totale, mentre le aziende agricole statali ne detenevano solo il 7%.<ref name=":12">{{Cita|Burant 1988|p. 139}}.</ref> Gli altri terreni del settore agricolo socialista, che nel 1984 costituivano il 95% dei terreni totali, erano detenuti da cooperative orticole e da varie altre unità specializzate.<ref name=":12" /> Un articolato sistema di relazioni legava le fattorie ad altre cooperative e alle industrie di trasformazione dei prodotti agricoli.
Esistevano tre tipi di aziende agricole collettive, il tipo I, II e III: nelle aziende agricole di tipo I, solo i terreni arati dovevano essere utilizzati collettivamente mentre tutte le altre terre e risorse produttive venivano lasciate all'uso individuale dei membri.<ref name=":12" /> Nelle fattorie di tipo II, tutti i terreni agricoli venivano utilizzati collettivamente, tranne i piccoli appezzamenti privati tenuti da ogni famiglia, che doveva però cedere tutti i macchinari e le attrezzature necessarie.<ref name=":12" /> Le aziende agricole di tipo III erano completamente collettivizzate: tutte le risorse produttive (compresi i terreni arati, le foreste, i prati, le risorse idriche, i macchinari e gli immobili), ad eccezione di piccoli appezzamenti privati e di alcuni capi di bestiame, venivano utilizzate collettivamente.<ref name=":12" /> Per entrare a far parte di un collettivo di tipo III, un agricoltore doveva contribuire con beni - strutture, bestiame e macchinari - di un determinato valore, che diventavano proprietà dell'organizzazione.<ref name=":12" /> I membri il cui patrimonio non era sufficiente a soddisfare questo requisito potevano dare il loro contributo obbligatorio con il reddito guadagnato in un determinato periodo di tempo.<ref name=":12" /> I lavori sugli appezzamenti privati dovevano essere svolti solo in orario extra-lavorativo, e i proprietari di appezzamenti privati potevano venderli e lasciarli in eredità.<ref>{{Cita|Burant 1988|pp.
In tutte le fattorie collettive della Germania Est, la distribuzione del reddito residuo — dopo i contributi obbligatori a vari fondi specializzati — si basava sulla quantità di terra conferita da ciascun membro e sulla quantità di lavoro svolto per il collettivo.<ref name=":13">{{Cita|Burant 1988|p. 140}}.</ref> La proprietà terriera individuale restava garantita da una base giuridica: in caso di esproprio per usi industriali, i membri ricevevano un indennizzo.<ref name=":13" />
Riga 160 ⟶ 157:
=== Industria ===
L’industria rappresentava il settore dominante dell’economia della Germania Est, costituendo il 67% del reddito nazionale.<ref name=":14" /><ref name=":17">{{Cita|Burant 1988|p. 136}}.</ref> La RDT figurava tra le principali nazioni industriali a livello mondiale e, all’interno del Comecon, era seconda solo all'Unione Sovietica per produzione industriale totale.<ref name=":17" />[[File:Bundesarchiv Bild 183-C0214-0003-002, Scharfenstein, Plaste für Haushaltskühlschränke.jpg|thumb|Due operai assemblano dei refrigeratori nella catena di montaggio della VEB DKK Scharfenstein, 1964.]]
Nei primi anni del dopoguerra, il livello industriale iniziale della Germania orientale era inferiore rispetto a quello delle regioni occidentali, e le industrie di base risultavano meno sviluppate. I danni causati dalla guerra furono più gravi rispetto alla Germania Ovest.<ref name=":14" /> La divisione della Germania accentuò gli squilibri preesistenti, interrompendo i tradizionali legami economici tra le regioni orientali e occidentali. L’industria manifatturiera della RDT si trovò così a operare senza un’adeguata base di combustibili, energia e prodotti metallurgici.<ref name=":14" /> Il primo gennaio 1954, il governo sovietico prese il controllo di 33 imprese della RDT tra cui le industrie chimiche Leuna e Buna, mentre la Germania orientale divenne proprietaria di tutte le imprese nel suo territorio.
Riga 169 ⟶ 166:
Nel 1969, circa il 72,9% della produzione industriale era concentrato negli otto distretti meridionali e sud-occidentali del Paese.<ref name=":14" /> Tuttavia, le disparità tra il sud fortemente industrializzato e il nord a vocazione agricola iniziarono gradualmente a ridursi. Nelle regioni settentrionali furono infatti avviati importanti poli industriali, in particolare nei settori della cantieristica navale e della raffinazione del petrolio.
Secondo le fonti ufficiali, nel 1985 i settori più rilevanti dell’industria della Germania Est erano quello chimico e quello dei macchinari, che contribuivano rispettivamente al 19,7% e al 18,9% del valore complessivo della produzione industriale.<ref name=":11" /> Seguivano l’industria agricola e alimentare (13,5%), quella energetica e dei combustibili (12,2%), l’industria leggera, escluso il comparto tessile (9,5%), la metallurgia (9,4%) e la produzione di apparecchiature elettrotecniche ed elettroniche (8,5%).<ref name=":11" /> Altri settori significativi erano l’industria tessile (5,8%), quella dei materiali da costruzione (2,0%) e l’industria dell’approvvigionamento idrico e conservazione (0,6%).<ref name=":11" /> Sempre nel 1985, circa 3,2 milioni di persone — pari al 37,9% degli 8,5 milioni di lavoratori complessivi — erano impiegati nel settore industriale, comparto che generava il 70,3% del prodotto netto nazionale.<ref name=":11" />
==== Energia ed estrazione ====
La Germania Est disponeva di abbondanti risorse di [[lignite]], di cui era il maggior produttore mondiale,<ref>{{Cita|Burant 1988|pp. 136–137}}.</ref> e copriva l'80% della produzione di energia elettrica nazionale.<ref name=":14" /> I principali giacimenti si trovavano nei [[Distretto di Cottbus|distretti di Cottbus]] e [[Distretto di Dresda (Repubblica Democratica Tedesca)|Dresda]], mentre altri depositi significativi erano localizzati nei distretti di [[Distretto di Halle|Halle]] e [[Distretto di Lipsia (Repubblica Democratica Tedesca)|Lipsia]]. Il solo giacimento di Cottbus rappresentava il 45% dell’estrazione di lignite e il 37% della produzione di energia elettrica.<ref name=":14" /> Nel 1985, la produzione di lignite grezza raggiunse i 312 milioni di tonnellate, in aumento rispetto ai 267 milioni di tonnellate del 1981, all'inizio del piano quinquennale.<ref name=":18">{{Cita|Burant 1988|p. 137}}.</ref> La lignite era impiegata soprattutto per alimentare le centrali termoelettriche, per la produzione di gas di carbone e come materia prima nell'industria chimica.
Altre risorse estratte includevano [[carbone fossile]] ([[Zwickau]]-[[Oelsnitz (Monti Metalliferi)|Oelsnitz]]), [[ferro]] ([[Harz]], [[Selva di Turingia]]), [[nichel]] ([[Glauchau]]), [[Stagno (elemento chimico)|stagno]], [[zinco]] e [[piombo]] ([[Monti Metalliferi]]), oltre all'[[uranio]] ([[Elbsandsteingebirge]]). I giacimenti di [[potassa]] si concentravano nella zona sud-occidentale e ai piedi dell’Harz. Era inoltre iniziata l’estrazione di petrolio a [[Stralsund]].<ref name=":14" /> I giacimenti di [[minerali ferrosi]] erano diffusi ma caratterizzati da filoni a basso tenore, che rendevano l’estrazione costosa e poco efficiente. Negli anni Ottanta, la produzione annuale di ferro risultava largamente insufficiente a coprire il fabbisogno industriale, costringendo la DDR a importarne consistenti quantità.<ref name=":18" /> Il Paese dipendeva inoltre quasi interamente dalle importazioni per il [[manganese]], il [[cromo]] e altre [[Ferrolega|ferroleghe]].<ref name=":18" /> Per sopperire alla limitata produzione nazionale, la Germania Est importava rilevanti volumi di metalli non ferrosi, principalmente dall’Unione Sovietica.<ref name=":18" />
La Germania Est importava la maggior parte del fabbisogno annuale di [[carbone fossile]] e petrolio principalmente da URSS, [[Repubblica Popolare Polacca|Polonia]] e [[Repubblica Socialista Cecoslovacca|Cecoslovacchia]].<ref name=":18" />
Le principali centrali elettriche della RDT erano localizzate all'interno dei principali bacini di lignite, poiché il suo basso potere calorifico e l’elevato contenuto di umidità la rendevano meno efficiente e più costosa da trasportare. Le più grandi [[centrali termoelettriche]] si trovavano nel distretto di Cottbus, tra cui Lubbenau I, II, III e Fechau.. Nel 1966 entrò in funzione la prima centrale elettrica nucleare della RDT, situata nei pressi di [[Rheinsberg]], seguita dalla [[Greifswald]] nel 1970. Entrambe furono realizzate utilizzando reattori sovietici di tipo [[VVER]].
==== Metallurgia ====
Prima della seconda guerra mondiale, l’unico impianto siderurgico a ciclo completo presente nel territorio della futura RDT era il piccolo stabilimento Maxhütte, situato nei pressi di [[Saalfeld/Saale|Saalfeld]].<ref name=":14" /> Negli anni Cinquanta furono costruiti due grandi impianti: l’impianto “Ost” a [[Eisenhüttenstadt]], che lavorava carbone polacco e minerali sovieticiti, e l’impianto “West” vicino a [[Kalbe]], successivamente riconvertito alla lavorazione dei metalli nel 1968.<ref name=":14" /> In parallelo, vennero restaurati e ampliati diversi impianti di fusione e laminazione dell’acciaio, localizzati a [[Brandeburgo (Repubblica Democratica Tedesca)|Brandeburgo]], [[Hennigsdorf]], [[Riesa]] e [[Gröditz]], oltre a un’acciaieria specializzata in leghe a [[Freital]].<ref name=":14" /> Il minerale di rame era trattato principalmente a [[Eisleben]] e a [[Hettstedt]]. Nello stesso periodo sorsero industrie per la produzione di alluminio a [[Bitterfeld]] e [[Lauta]], e di nichel a [[St. Egidien]]. A [[Freiberg]] fu infine costruito un impianto per la fusione dello zinco.<ref name=":14" />
[[File:Bundesarchiv Bild 183-1988-0126-018, Infografik, Rohholz für die Volkswirtschaft.jpg|thumb|Produzione del legname: da 7 milioni di metri cubi nel 1970 a 11 milioni nel 1990 (poster di [[propaganda]] del 1988).]]La principale forza direttiva dell’economia e dell’intera società della RDT era il [[Partito Socialista Unificato di Germania]] (SED), che esercitava formalmente la propria leadership attraverso i congressi del partito, durante i quali approvava i rapporti del segretario generale e adottava le linee guida per il successivo piano quinquennale.<ref>{{Cita|Burant 1988|pp. 123–124}}.</ref> Un ruolo ancor più centrale era svolto dal [[Politbüro]], che supervisionava e orientava il processo economico in corso. Tuttavia, il suo intervento si concentrava sulle questioni generali o di maggiore rilevanza, poiché era impegnato anche nella gestione di altri ambiti fondamentali dello Stato.<ref name=":15" />
Il [[Consiglio dei ministri della Repubblica Democratica Tedesca|Consiglio dei ministri]] (''Ministerrat der DDR'') era l'organo esecutivo del Paese ed era responsabile della supervisione e del coordinamento di tutte le attività economiche.<ref name=":15" /> Alle sue dipendenze operava la Commissione di Stato della pianificazione (''Staatliche Plankommission''), che proponeva strategie economiche alternative, trasformava gli obiettivi generali stabiliti dal Consiglio in direttive per i singoli ministeri e coordinava i piani a breve, medio e lungo termine. Aveva inoltre il compito di mediare eventuali conflitti tra i ministeri.<ref name=":15" /> I ministeri, all'interno delle rispettive aree di competenza, avevano la responsabilità principale nella gestione dei settori economici specifici. Erano incaricati della pianificazione, dell’allocazione delle risorse, dello sviluppo, dell’introduzione di innovazioni e del raggiungimento degli obiettivi fissati nei propri piani.<ref name=":15" />
=== Kombinat ===
Riga 208 ⟶ 203:
=== Pianificazione a breve termine ===
I piani a breve termine, della durata di un anno, erano considerati i più
A partire dal piano del 1981, fu introdotto anche un nuovo parametro: il rapporto tra l’uso delle materie prime e il valore e la quantità della produzione. L’intento era promuovere un impiego più efficiente delle risorse, sempre più scarse.<ref name=":19" />
=== Piani quinquennali ===
I piani quinquennali
Nonostante il carattere meno specifico, il piano quinquennale era sufficientemente articolato da fornire un quadro di riferimento per i piani annuali, contribuendo a garantire la continuità e la coerenza della pianificazione economica nel medio periodo.<ref name=":19" />
=== Metodi di pianificazione ===
Nella fase iniziale della pianificazione, gli obiettivi stabiliti a livello centrale venivano suddivisi e assegnati alle unità subordinate competenti. Dopo discussioni interne e negoziazioni tra fornitori e acquirenti a ogni livello, i vari elementi del piano venivano ricomposti in bozze complessive.<ref name=":19" /> Una volta approvato l’intero pacchetto dalla Commissione di pianificazione statale e dal Consiglio dei ministri, il piano definitivo veniva nuovamente suddiviso tra i ministeri, che a loro volta ripartivano le responsabilità operative alle unità produttive.<ref name=":19" />
Il piano di produzione era
Un altro
Il sistema funzionava
== Settore privato ==
Nell'economia della RDT, il settore privato
Nel 1985, per la prima volta dopo anni, si registrò un lieve aumento nel numero dei lavoratori autonomi: secondo le statistiche ufficiali, erano attivi circa 176 800 imprenditori privati, con un incremento di 500 unità rispetto al 1984.<ref name=":20" /> Alcune attività private rivestivano un ruolo sufficientemente rilevante da essere incoraggiate dallo stesso SED, in particolare per sostenere lo sviluppo dei servizi al consumo.<ref name=":20" />
Anche alcuni professionisti, come artisti commerciali e medici, svolgevano attività private nel tempo libero, soggetti però a tassazioni specifiche e a regolamentazioni aggiuntive. Tuttavia, il loro impatto complessivo sull'economia rimaneva marginale.<ref name=":20" />
▲Assieme ai lavoratori autonomi impiegati a tempo pieno, vi erano altri cittadini ingaggiati nelle attività private in società pubbliche ed l'esempio più noto e significativo era quello delle famiglie nelle [[Collettivizzazione|collettività agricole]] dove coltivavano anche appezzamenti privati (che potevano essere grandi 5 000 m²). Il loro contributo era significativo: secondo le fonti ufficiali, nel 1985 le fattorie private possedevano circa l'8,2% dei maiali, il 14,7% delle pecore, il 32.8% dei cavalli e il 30% delle galline nel paese. I professionisti come gli artisti commerciali e i dottori lavoravano anche in privato nel loro tempo libero, divenendo soggetti a tasse separate e altre regolamentazioni. Il loro impatto sull'economia era tuttavia ininfluente.<ref name="countrystudy88"/>
== Economia informale ==
Molto più difficile da valutare, a causa della sua natura informale e non
Queste irregolarità non
Un esempio tipico di economia informale riguardava piccoli privati che offrivano beni o servizi in cambio di denaro, spesso per lavori occasionali.<ref name=":21" /> Una donna anziana, ad esempio, poteva pagare un ragazzo del quartiere per trasportarle del carbone, oppure ci si poteva rivolgere a un conoscente per riparare un orologio, sistemare l’automobile o riparare il bagno. Poiché considerate innocue, tali pratiche non attiravano particolare attenzione da parte del governo.<ref name=":21" />
== Corruzione ==
Le opinioni all'interno della
== Confronto con la Germania Ovest ==
Riga 355 ⟶ 356:
* {{Cita libro|autore=André Steiner|anno= 2010|titolo= The Plans that Failed: An Economic History of the GDR|editore= Berghahn Books|isbn= 978-1-84545-748-8|cid=Steiner}}
* {{Cita libro|autore=Jaap Sleifer|titolo=Planning ahead and falling behind : the East German economy in comparison with West Germany 1936-2002|url=https://www.worldcat.org/oclc/903958732|editore=Walter de Gruyter GmbH & Co KG|anno=2006|ISBN=9783050085395|cid=Sleifer}}
* {{Cita libro|autore=Peter Christian Ludz|autore2=Johannes Kuppe|titolo=DDR Handbuch|url=https://archive.org/details/ddrhandbuch0000unse|edizione=1|anno=1979|editore=Bundesministerium für innerdeutsche Beziehungen der BRD|città=Colonia|cid=Ludz e Kuppe 1979|ISBN=978-3-8046-8515-4}}
* {{Cita libro|autore=Vladimiro Giacché|titolo=Anschluss. L'annessione. L'unificazione della Germania e il futuro dell'Europa.|annooriginale=2014|anno=2019|editore=Diarkos|ISBN=9788832176377}}
* {{Cita libro|autore=Hans Modrow|titolo=La perestroika e la fine della DDR. Come sono andate veramente le cose|anno=2019|editore=Mimesis|ISBN=9788857557687}}
Riga 364 ⟶ 365:
* [[Nuovo sistema economico di pianificazione e gestione]]
* [[Consiglio di mutua assistenza economica]]
* [[Economia pianificata]]
==Altri progetti==
{{interprogetto|preposizione=sull'}}
==Collegamenti esterni==
*
{{Portale|Germania|economia|comunismo}}
| |||