Economia della Repubblica Democratica Tedesca: differenze tra le versioni

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{{Vedi anche|Zona di occupazione sovietica}}Ciascuna potenza alleata assunse il pieno controllo delle rispettive [[zone di occupazione della Germania]] a partire dal giugno del 1945. Gli Alleati adottarono una politica comune, incentrata sulla [[denazificazione]] del territorio, per gettare le basi di un futuro stato tedesco democratico.
 
Tuttavia, già dal 1946, le zone occidentali e sovietiche presero strade divergenti sul piano economico. Nella zona sovietica, la [[produttività totale dei fattori]] risultava inferiore rispetto a quella occidentale. Durante la guerra, l'industrializzazione aveva favorito principalmente l'economia orientale, che subì danni meno gravi rispetto a Ovest.<ref name="ritschl14" /> Nonostante ciò, entro il 1948, le aree occidentali avevano raggiunto un livello di prosperità significativamente superiore.<ref name="ritschl14">{{Cita pubblicazione|autore=A. Ritschl|data=17 aprile 2014|titolo=The roots of economic failure: what explains East Germany's falling behind between 1945 and 1950?|rivista=European Review of Economic History|volume=18|numero=2|pp=166-184166–184|lingua=en|doi=10.1093/ereh/heu004|url=https://academic.oup.com/ereh/article-abstract/18/2/166/405398?redirectedFrom=fulltext|autore2=T. Vonyo}}</ref>
 
Le ragioni del ritardo economico della Germania orientale erano molteplici. Mentre ingenti somme di denaro, principalmente provenienti dagli [[Stati Uniti d'America]], venivano investite nella [[Germania Ovest]], l'[[Unione Sovietica]] non solo non finanziò l'economia della sua zona d'occupazione, ma utilizzò le risorse locali per coprire i costi delle riparazioni e dell'occupazione. Tra il 1946 e il 1953, il costo complessivo delle riparazioni, dirette e indirette, sostenuto dalla [[Germania Est]] ammontò a 14&nbsp;miliardi&nbsp;$ (cambio del 1938).<ref>{{Cita|Berghoff e Balbier|p. 19}}.</ref>
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===Anni Cinquanta===
[[File:Bundesarchiv_Bild_183-09117-0006,_Grundsteinlegung_im_Hüttenkombinat_Ost.jpg|miniatura|Posa della prima pietra dell'Eisenhüttenkombinat Ost, all'inizio del primo piano quinquennale nel giorno di Capodanno del 1951.]]
Nel 1950 la quota delle imprese socialiste sul reddito nazionale era del 36,8%, quella privata del 43,2%.<ref name=":14" />
 
Nel maggio 1950, il governo sovietico dimezzò le richieste di riparazioni imposte alla DDR e, a partire dal 1954, ne sospese completamente la riscossione.<ref name=":14" /> Inoltre, l’Unione Sovietica restituì alla Germania Est le imprese precedentemente cedute a titolo di riparazione e ridusse le spese relative alla presenza delle truppe sovietiche sul territorio della RDT, fissandole a un massimo del 5% delle entrate del bilancio statale.<ref name=":14" /> In seguito, l’URSS rinunciò del tutto a tali contributi.<ref name=":14" />
 
Nel luglio 1950, il III Congresso del [[Partito Socialista Unificato di Germania]] (''Sozialistische Einheitspartei Deutschlands,'' - SED) enfatizzò il progresso industriale, settore che impiegava il 40% della forza lavoro.<ref name=":3">{{Cita|Burant 1988|p. 46}}.</ref> In seguito furono nazionalizzate le industrie private e trasformate in "Imprese del Popolo" (''[[Volkseigene Betriebe]]'', VEB), che arrivarono a rappresentare il 75% della produzione industriale.<ref name=":3" /> Il primo piano quinquennale (''Fünfjahresplan'', 1951-1955) introdusse la pianificazione centralizzata, fissando alte quote di produzione per l'industria pesante e maggiori richieste di produttività dei lavoratori.<ref name=":3" />
 
Il 22 settembre 1950, la Repubblica Democratica Tedesca entrò a far parte del [[Consiglio di mutua assistenza economica]].<ref name=":3" />
 
[[File:Bundesarchiv Bild 183-62752-0001, Plaste.jpg|sinistra|miniatura|Produzione di plastica, in termini pro-capite, dei paesi industrializzati al 1957 e la previsione per la DDR al 1965.]]
Dal 9 al 12 luglio 1952 si tenne la seconda conferenza del SED e fu delineata la nuova politica economica della [[costruzione pianificata del socialismo]] (''Geplante Aufbau des Sozialismus''), finalizzata a rafforzare il settore statale dell’economia. Gli obiettivi successivi furono l’implementazione di una pianificazione socialista uniforme e l’applicazione sistematica di riforme economiche socialiste.
 
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Nel bilancio del 1953, presentato alla [[Volkskammer]], il tema dominante rimaneva lo sfruttamento economico da parte dell’Unione Sovietica. La legge di bilancio prevedeva una spesa totale di 34,688 miliardi di marchi, con un incremento del 10% rispetto ai 31,730 miliardi del 1952. Gran parte di queste risorse era destinata al rafforzamento dell’economia e della difesa. Nel 1954 l'Unione Sovietica diede maggiore sovranità alla RDT: i costi di riparazione furono pagati interamente e le SAG furono cedute al governo tedesco orientale.<ref name=":3" />
 
Nel febbraio 1956, durante il [[XX Congresso del Partito Comunista dell'Unione Sovietica]], il [[Segretario generale del PCUS|segretario generale]] [[Nikita Chruščëv]] denunciò lo [[stalinismo]]. Questo clima di apertura portò una parte dell’[[intelligencija]] accademica, insieme ad alcuni membri della leadership del SED, a chiedere riforme.<ref name=":4">{{Cita|Burant 1988|p. 47}}.</ref> Il filosofo marxista [[Wolfgang Harich]] pubblicò un programma che proponeva cambiamenti radicali al sistema della RDT. Tuttavia, verso la fine del 1956, Harich e i suoi collaboratori furono espulsi dal SED e imprigionati.<ref name=":4" />[[File:Bundesarchiv Bild 183-62752-0001, Plaste.jpg|sinistra|miniatura|Produzione di plastica, in termini pro-capite, dei paesi industrializzati al 1957 e la previsione per la DDR al 1965.]]Nel marzo 1956, la III Conferenza del SED approvò il secondo piano quinquennale (1956–1960), caratterizzato dallo slogan "modernizzazione, meccanizzazione e automazione", con l'obiettivo di promuovere il progresso tecnologico.<ref name=":14" /><ref name=":4" /> La Conferenza propose l’estensione dei rapporti di produzione socialisti a tutti i settori dell’economia nazionale. Stabilì che tali trasformazioni potevano avvenire mediante la partecipazione dello Stato nelle imprese private capitalistiche e la creazione di cooperative di produzione artigianale. La trasformazione socialista dell’agricoltura veniva indicata come l’anello centrale di questo processo.<ref name=":14" />
 
Nel marzo 1956, la III Conferenza del SED approvò il secondo piano quinquennale (1956–1960), caratterizzato dallo slogan "modernizzazione, meccanizzazione e automazione", con l'obiettivo di promuovere il progresso tecnologico.<ref name=":14" /><ref name=":4" /> La Conferenza propose l’estensione dei rapporti di produzione socialisti a tutti i settori dell’economia nazionale. Stabilì che tali trasformazioni potevano avvenire mediante la partecipazione dello Stato nelle imprese private capitalistiche e la creazione di cooperative di produzione artigianale. La trasformazione socialista dell’agricoltura veniva indicata come l’anello centrale di questo processo.<ref name=":14" />
 
Al plenum del SED del luglio 1956, fu confermata la leadership di [[Walter Ulbricht]].
 
Il regime annunciò lo sviluppo del settore dell'[[energia nucleare]], e nel 1957 venne attivato il primo reattore nucleare della RDT.<ref>{{Cita|Burant 1988|pp. 47-4847–48}}.</ref> Contestualmente, le quote di produzione industriale vennero incrementate del 55%, con un rinnovato focus sull'industria pesante.<ref name=":5">{{Cita|Burant 1988|p. 48}}.</ref> In politica estera, strinse accordi di cooperazione economica all'interno del [[blocco orientale]] con [[Repubblica Popolare di Polonia|Polonia]], [[Repubblica Socialista Cecoslovacca|Cecoslovacchia]], [[Repubblica Popolare d'Ungheria|Ungheria]] e [[Repubblica Popolare di Bulgaria|Bulgaria]].<ref name=":14" />
 
Il piano quinquennale intensificò la collettivizzazione agricola e accelerò la completa nazionalizzazione del settore industriale.<ref name=":5" /> Nel 1958, l’agricoltura della RDT era composta principalmente da 750&nbsp;000 fattorie private, che coprivano il 70% delle terre coltivabili, e da sole 6&nbsp;000 fattorie collettive.<ref name=":5" /> Tra il 1958 e il 1959, il SED stabilì delle quote per i contadini privati e inviò gruppi nei villaggi per promuovere la collettivizzazione volontaria. Tuttavia, nei mesi di novembre e dicembre 1959, la [[Stasi]] arrestò alcuni contadini che si opponevano al processo.<ref name=":5" />
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La crescita industriale annuale iniziò a diminuire costantemente dopo il 1959. In risposta, l'Unione Sovietica raccomandò alla Germania Est di adottare le riforme proposte dall'economista sovietico [[Ovsij Liberman]], sostenitore del principio di redditività e dell'introduzione di elementi di mercato nelle economie socialiste.<ref name=":5" />
 
Il VI Congresso del SED, tenutosi nel gennaio 1963, adottò il Programma del partito per la costruzione globale del socialismo e tracciò un piano di sviluppo dell’economia nazionale fino al 1970, con l’obiettivo di affrontare questioni fondamentali di natura scientifica, tecnica, economica e sociale.<ref name=":14" /> Il premier e segretario [[Walter Ulbricht]] applicò quindi le teorie di Liberman introducendo il [[Nuovo sistema economico di pianificazione e gestione]] (''Neues Ökonomisches System der Planung und Leitung'', abbreviato in NÖS o NÖSPL), un programma di riforme volto a decentralizzare parzialmente il processo decisionale e a integrare criteri di mercato e produttività. L'obiettivo era quello di rendere il sistema economico più efficiente e trasformare la RDT in una potenza industriale.<ref>{{Cita|Burant 1988|pp. 48-4948–49}}.</ref>
 
Con il NÖS, la pianificazione centrale continuava a fissare gli obiettivi generali di sviluppo, ma il potere decisionale venne in parte trasferito dalle autorità centrali — come la Commissione per la pianificazione e il Consiglio economico del popolo — alle organizzazioni affiliate all'Associazione delle Aziende del Popolo (''Vereinigungen Volkseigener Betriebe'', VVB), al fine di favorire la specializzazione nei diversi settori produttivi.<ref name=":6">{{Cita|Burant 1988|p. 49}}.</ref> Le VVB, pur vincolate a quote di produzione stabilite centralmente, gestivano in autonomia le finanze interne, le tecnologie, l'allocazione della manodopera e delle risorse. Agivano anche da intermediarie, sintetizzando e trasmettendo dati e raccomandazioni dalle VEB. Il sistema prevedeva che le decisioni produttive fossero guidate dalla redditività, che i salari riflettessero la produttività e che i prezzi fossero determinati secondo la domanda e l'offerta.<ref name=":6" />
 
Il NÖS favorì l'emergere di una nuova élite di politici ed economisti. Nel 1963, Ulbricht introdusse una nuova linea politica per l'accesso ai vertici del SED, aprendo il [[Politbüro]] e il [[Comitato centrale]] ai giovani iscritti con un'istruzione superiore rispetto ai predecessori e con competenze tecniche e gestionali.<ref>{{Cita|Burant 1988|pp. 49-5049–50}}.</ref> Questa svolta portò alla formazione di fazioni all'interno del partito, tra cui una nuova componente [[Tecnocrazia|tecnocratica]]. L'enfasi posta sulla professionalizzazione modificò la composizione del partito: nel 1967, oltre 250&nbsp;000 iscritti (il 14% su 1,8 milioni) avevano completato gli studi universitari, tecnici o commerciali.<ref name=":7">{{Cita|Burant 1988|p. 50}}.</ref>
 
L'importanza data alle competenze tecniche permise alla nuova élite tecnocratica di accedere ai vertici della burocrazia, precedentemente dominati da politici ideologicamente ortodossi. I dirigenti delle VVB venivano selezionati principalmente per merito professionale, più che per adesione ideologica.<ref name=":7" /> Anche nelle singole imprese aumentò la domanda di personale qualificato: Il SED indirizzò l’istruzione verso le scienze applicate e la gestione, rendendola un mezzo per l’avanzamento sociale, l’accesso a benefici materiali e il miglioramento delle condizioni di vita. Tra il 1964 e il 1967, gli stipendi crebbero e aumentò la disponibilità di beni di consumo, compresi articoli di lusso.<ref name=":7" />
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I risultati della riforma si rivelarono inferiori alle aspettative del partito, poiché la crescita fu trainata principalmente dall'aumento degli investimenti, piuttosto che dall'efficacia del nuovo sistema di controllo.<ref name=":1">{{Cita|Berghoff e Balbier|p. 30}}.</ref> Nell'aprile 1967, il VII Congresso del SED definì un nuovo piano per la costruzione del socialismo e venne introdotto il [[Sistema economico del socialismo]] (''Ökonomische System des Sozialismus''), che individuava i settori strategici prioritari nell'accesso a fondi e risorse.<ref name=":14" /><ref name=":1" /><ref name=":8">{{Cita|Burant 1988|p. 51}}.</ref><ref>{{Cita web|lingua=de|url=https://library.fes.de/FDGB-Lexikon/texte/sachteil/o/%25D6konomisches_System_des_Sozialismus_(%25D6SS).html|titolo=Ökonomisches System des Sozialismus (ÖSS)|sito=FDGB-Lexikon|accesso=2025-05-01|urlarchivio=http://web.archive.org/web/20240715153705/http://library.fes.de/FDGB-Lexikon/texte/sachteil/o/%D6konomisches_System_des_Sozialismus_(%D6SS).html|dataarchivio=2024-07-15}}</ref> Inizialmente, questi settori comprendevano l’industria chimica, ingegneristica ed elettronica, ma a seguito delle pressioni esercitate dalle imprese per includere altri progetti strategici, l’elenco si ampliò.<ref>{{Cita|Berghoff e Balbier|p. 31}}.</ref> Furono costituite partnership industriali integrate verticalmente per coordinare le filiere produttive nei settori chiave, mentre vennero reintrodotti sussidi per ridurre i costi e accelerare la crescita nei settori favoriti.<ref name=":8" /> Il piano annuale del 1968 stabilì quote di produzione nei settori determinanti superiori del 2,6% rispetto agli altri, e obiettivi ancora più ambiziosi furono fissati per l’alta tecnologia nel biennio 1969–1970. Il Sistema Economico del Socialismo verrà dismesso nel 1970.<ref name=":8" /> Ciò indebolì la posizione di Ulbricht all'interno del partito.<ref name=":8" />
 
Nel frattempo, verso la fine degli anni Sessanta, la scoperta del [[giacimento di gas naturale di Altmark]] aprì nuove opportunità commerciali con l’estero e contribuì a un significativo incremento delle entrate in valuta estera per lo Stato.<ref>{{Cita|Berghoff e Balbier|pp. 89-9089–90}}.</ref> Nel novembre 1970, fu stipulato un nuovo accordo commerciale tra l'Unione Sovietica e la RDT per il quinquennio 1971-1975, con un fatturato complessivo previsto superiore a 22 miliardi di rubli.<ref name=":14" />
 
===Anni Settanta===
Nel 1970, l'85,6% del reddito nazionale era dato dalle imprese socialiste, l'8,7% dalle aziende statali e il 5,7% da quelle private.<ref name=":14" />
 
Nei primi anni Settanta fu avviata una pianificazione a lungo termine, con linee guida di durata compresa tra i 15 e i 20 anni, pensate per garantire coerenza tra i diversi piani quinquennali.<ref name="countrystudy88:19" /> L’VIII Congresso del SED, svoltosi nel giugno 1971, approvò gli obiettivi del Piano quinquennale 1971–1975 con lo scopo principale di migliorare ulteriormente le condizioni di vita materiali e culturali della popolazione, basato su alti tassi di crescita della produzione socialista, maggiore efficienza, progresso scientifico e tecnologico e incremento della produttività del lavoro.<ref name=":14" /> Nel periodo 1971–1975, si prevedeva un aumento del reddito nazionale del 26-28%, un incremento della produzione industriale di beni del 34-36% e una crescita della produttività del lavoro nell'industria del 35-37%. Entro il 1975, i consumi sarebbero dovuti aumentare del 21-23%.<ref name=":14" />
 
Nel giugno 1971, le relazioni economiche e commerciali della RDT si estendevano a oltre 100 Paesi, tra cui molti paesi in via di sviluppo.<ref name=":14" /> I principali partner commerciali restavano i Paesi socialisti, in particolare l’Unione Sovietica.<ref name=":14" /> La RDT dipendeva in larga misura dalle importazioni per coprire il proprio fabbisogno di materie prime: il 90% del petrolio e del minerale di ferro, il 40% dell’acciaio laminato, il 70% dello zinco, il 60% dell’alluminio primario e del piombo, il 40% del legname e l’85% del cotone.<ref name=":14" />[[File:KaffeeMix.jpg|sinistra|miniatura|197x197px|La miscela tedesca orientale ''Kaffee Mix'' costituita al 51% da caffè, prodotto a causa delle carenze]]
Il neo eletto segretario [[Erich Honecker]] introdusse il [[Compito principale|Compito]] [[Compito principale|principale]] (''Hauptaufgabe''), che definì la politica nazionale del decennio, riaffermando il [[marxismo-leninismo]] e la lotta di classe internazionalista.<ref name=":9">{{Cita|Burant 1988|p. 52}}.</ref> Il SED lanciò una vasta campagna di propaganda per rafforzare il sostegno al socialismo filo-sovietico e rilanciare la centralità del lavoratore. La politica mantenne come obiettivo lo sviluppo industriale, ma sempre all'interno della pianificazione statale.<ref name=":9" /> Con il "socialismo di consumo" (''Konsumsozialismus''), parte integrante del Compito principale, si puntò a soddisfare i bisogni materiali della classe operaia, intervenendo su salari e ampliando la disponibilità di beni di consumo.<ref name=":9" />
 
Il regime accelerò la costruzione di nuove abitazioni e la ristrutturazione di quelle esistenti, destinando il 60% degli alloggi alle famiglie operaie. Gli affitti, fortemente sussidiati, restavano molto bassi.<ref name=":10">{{Cita|Burant 1988|p. 53}}.</ref> Considerando che le donne rappresentavano il 50% della forza lavoro, furono aperti nuovi asili e introdotti congedi di maternità retribuiti da sei mesi a un anno. Anche le pensioni annuali furono aumentate.<ref name=":10" />
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Nel 1972, le ultime piccole e medie imprese private ancora parzialmente indipendenti furono nazionalizzate.<ref>{{Cita|Berghoff e Balbier|p. 33}}.</ref> L'anno successivo, Honecker comunicò con orgoglio il risultato al nuovo leader sovietico [[Leonid Brežnev]]. In alcuni casi, i vecchi proprietari rimasero alla guida delle aziende, ma in qualità di direttori stipendiati dallo Stato, con una perdita di efficienza. Imprese che avevano mostrato capacità di iniziativa, reattività al mercato e che generavano valuta forte furono sottoposte alla pianificazione e al controllo statale, malgrado la stagnazione economica.
 
Negli anni Settanta, l’aumento globale dei prezzi al consumo colpì anche la RDT, sebbene con ritardo a causa della politica dei prezzi del Comecon.<ref>{{Cita|Berghoff e Balbier|pp. 34-3534–35}}.</ref> Il caffè, bene molto richiesto, divenne un problema strategico per via della necessità di importarlo con valuta forte. Il forte rincaro del caffè tra il 1976 e il 1977 quadruplicò i costi di importazione, causando la cosiddetta “[[Crisi del caffè della Repubblica Democratica Tedesca|crisi del caffè]]”. In risposta, il Politbüro ritirò molti marchi di qualità, limitandone l’uso nella ristorazione e negli uffici pubblici, e introdusse la ''Mischkaffee'' (o ''Kaffee-Mix''), una miscela composta per il 51% da caffè e per il 49% da additivi come [[Cichorium intybus|cicoria]], [[Secale cereale|segale]] e [[Barbabietola da zucchero|barbabietole da zucchero]], ampiamente criticata per il gusto sgradevole.
 
La crisi si risolse dopo il 1978, con la discesa dei prezzi internazionali e l’aumento dell’importazione grazie a un accordo con il [[Vietnam]].
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[[File:Bundesarchiv Bild 183-1987-0213-002, Trostadt, Poltern von Bruchholz.jpg|thumb|[[Suhl]], 1987: Cooperativa di boscaioli raccoglie la legna dalle foreste della [[Turingia]]. ]]Il crescente debito estero della RDT divenne fonte di instabilità. Dopo la bancarotta della [[Repubblica Popolare di Polonia|Polonia]], i paesi occidentali imposero un boicottaggio finanziario ai membri del blocco orientale, inclusa la Germania Est.<ref name="B35">{{Cita|Berghoff e Balbier|p. 35}}.</ref> Anche la vendita di petrolio grezzo sovietico, una delle principali fonti di valuta forte, divenne meno redditizia a causa dei mutamenti del mercato globale.<ref name="B35" /> La carenza di investimenti nella ricerca e nella produzione di beni di consumo rese i prodotti della RDT meno competitivi sui mercati occidentali, aumentando la dipendenza economica dall'Unione Sovietica.<ref name="B35" />
 
Nel 1989, il rapporto debito/PIL raggiunse il 20%, un livello ancora gestibile ma sostenuto solo grazie alla capacità della RDT di esportare beni in occidente e ottenere valuta forte per ripagare i debiti.<ref>{{Cita|Berghoff e Balbier|pp. 37-3837–38}}.</ref> Nell'ottobre dello stesso anno, un documento del Politbüro (lo ''Schürer-Papier'') stimava che, per mantenere la stabilità del debito, il surplus delle esportazioni avrebbe dovuto passare da 2 miliardi di marchi nel 1990 a oltre 11 miliardi nel 1995, obiettivo ritenuto difficilmente raggiungibile senza sforzi straordinari, soprattutto in un contesto politico ormai instabile.[[File:Cheque east germany.jpg|thumb|Assegno della RDT emesso nel 1988.|sinistra]]Gran parte del debito era stato accumulato nel tentativo di affrontare i problemi economici importando componenti, tecnologie e materie prime, e al contempo mantenere gli standard di vita tramite l’importazione di beni di consumo. Nonostante ciò, la RDT restava competitiva a livello internazionale in settori come l’ingegneria meccanica e le tecnologie di stampa.
 
Gran parte del debito era stato accumulato nel tentativo di affrontare i problemi economici importando componenti, tecnologie e materie prime, e al contempo mantenere gli standard di vita tramite l’importazione di beni di consumo. Nonostante ciò, la RDT restava competitiva a livello internazionale in settori come l’ingegneria meccanica e le tecnologie di stampa.
 
Un altro fattore rilevante fu la perdita di una fonte stabile di valuta forte derivante dalla rivendita all'estero del petrolio sovietico, che fino al 1981 era fornito a prezzi inferiori rispetto al mercato mondiale. La fine di questo vantaggio compromise ulteriormente le entrate in valuta pregiata, contribuendo a un rallentamento evidente nel miglioramento delle condizioni di vita.
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A parte alcuni piccoli appezzamenti privati a gestione familiare, l’agricoltura era stata interamente [[Collettivizzazione|collettivizzata]] dopo la seconda guerra mondiale.<ref name=":11" /> Al 1º luglio 1954, si contavano 4.974 fattorie collettive, con 147.000 membri, che coltivavano il 15,7% delle terre arabili. Le fattorie collettive godevano di un'autonomia formale e avevano un'importanza maggiore rispetto alle normali fattorie statali,<ref name=":11" /> ma erano comunque subordinate al Consiglio dei Ministri tramite il Ministero dell’Agricoltura, delle Foreste e dell’Alimentazione. Nel 1984 occupavano circa l'85,8% della superficie agricola totale, mentre le aziende agricole statali ne detenevano solo il 7%.<ref name=":12">{{Cita|Burant 1988|p. 139}}.</ref> Gli altri terreni del settore agricolo socialista, che nel 1984 costituivano il 95% dei terreni totali, erano detenuti da cooperative orticole e da varie altre unità specializzate.<ref name=":12" /> Un articolato sistema di relazioni legava le fattorie ad altre cooperative e alle industrie di trasformazione dei prodotti agricoli.
 
Esistevano tre tipi di aziende agricole collettive, il tipo I, II e III: nelle aziende agricole di tipo I, solo i terreni arati dovevano essere utilizzati collettivamente mentre tutte le altre terre e risorse produttive venivano lasciate all'uso individuale dei membri.<ref name=":12" /> Nelle fattorie di tipo II, tutti i terreni agricoli venivano utilizzati collettivamente, tranne i piccoli appezzamenti privati tenuti da ogni famiglia, che doveva però cedere tutti i macchinari e le attrezzature necessarie.<ref name=":12" /> Le aziende agricole di tipo III erano completamente collettivizzate: tutte le risorse produttive (compresi i terreni arati, le foreste, i prati, le risorse idriche, i macchinari e gli immobili), ad eccezione di piccoli appezzamenti privati e di alcuni capi di bestiame, venivano utilizzate collettivamente.<ref name=":12" /> Per entrare a far parte di un collettivo di tipo III, un agricoltore doveva contribuire con beni - strutture, bestiame e macchinari - di un determinato valore, che diventavano proprietà dell'organizzazione.<ref name=":12" /> I membri il cui patrimonio non era sufficiente a soddisfare questo requisito potevano dare il loro contributo obbligatorio con il reddito guadagnato in un determinato periodo di tempo.<ref name=":12" /> I lavori sugli appezzamenti privati dovevano essere svolti solo in orario extra-lavorativo, e i proprietari di appezzamenti privati potevano venderli e lasciarli in eredità.<ref>{{Cita|Burant 1988|pp. 139-140139–140}}.</ref>
 
In tutte le fattorie collettive della Germania Est, la distribuzione del reddito residuo — dopo i contributi obbligatori a vari fondi specializzati — si basava sulla quantità di terra conferita da ciascun membro e sulla quantità di lavoro svolto per il collettivo.<ref name=":13">{{Cita|Burant 1988|p. 140}}.</ref> La proprietà terriera individuale restava garantita da una base giuridica: in caso di esproprio per usi industriali, i membri ricevevano un indennizzo.<ref name=":13" />
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=== Industria ===
L’industria rappresentava il settore dominante dell’economia della Germania Est, costituendo il 67% del reddito nazionale.<ref name=":14" /><ref name=":17">{{Cita|Burant 1988|p. 136}}.</ref> La RDT figurava tra le principali nazioni industriali a livello mondiale e, all’interno del Comecon, era seconda solo all'Unione Sovietica per produzione industriale totale.<ref name=":17" />[[File:Bundesarchiv Bild 183-C0214-0003-002, Scharfenstein, Plaste für Haushaltskühlschränke.jpg|thumb|Due operai assemblano dei refrigeratori nella catena di montaggio della VEB DKK Scharfenstein, 1964.]]L’industria costituiva il 67% del reddito nazionale della RDT. L’apparato industriale si articolava in tre settori: socialista (composto da imprese statali e cooperative artigiane), statale e privato.<ref name=":14" /> Il settore socialista occupava la posizione dominante: nel 1968 impiegava circa 2,4 milioni di operai e impiegati. Le imprese a partecipazione pubblica e private, con oltre 440&nbsp;000 lavoratori, svolgevano un ruolo ausiliario ma significativo, fungendo da fornitori per le imprese statali e producendo beni specializzati destinati all'esportazione.<ref name=":14" />
 
Nei primi anni del dopoguerra, il livello industriale iniziale della Germania orientale era inferiore rispetto a quello delle regioni occidentali, e le industrie di base risultavano meno sviluppate. I danni causati dalla guerra furono più gravi rispetto alla Germania Ovest.<ref name=":14" /> La divisione della Germania accentuò gli squilibri preesistenti, interrompendo i tradizionali legami economici tra le regioni orientali e occidentali. L’industria manifatturiera della RDT si trovò così a operare senza un’adeguata base di combustibili, energia e prodotti metallurgici.<ref name=":14" /> Il primo gennaio 1954, il governo sovietico prese il controllo di 33 imprese della RDT tra cui le industrie chimiche Leuna e Buna, mentre la Germania orientale divenne proprietaria di tutte le imprese nel suo territorio.
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Nel 1969, circa il 72,9% della produzione industriale era concentrato negli otto distretti meridionali e sud-occidentali del Paese.<ref name=":14" /> Tuttavia, le disparità tra il sud fortemente industrializzato e il nord a vocazione agricola iniziarono gradualmente a ridursi. Nelle regioni settentrionali furono infatti avviati importanti poli industriali, in particolare nei settori della cantieristica navale e della raffinazione del petrolio.
 
Secondo le fonti ufficiali, nel 1985 i settori più rilevanti dell’industria della Germania Est erano quello chimico e quello dei macchinari, che contribuivano rispettivamente al 19,7% e al 18,9% del valore complessivo della produzione industriale.<ref name=":11" /> Seguivano l’industria agricola e alimentare (13,5%), quella energetica e dei combustibili (12,2%), l’industria leggera, escluso il comparto tessile (9,5%), la metallurgia (9,4%) e la produzione di apparecchiature elettrotecniche ed elettroniche (8,5%).<ref name=":11" /> Altri settori significativi erano l’industria tessile (5,8%), quella dei materiali da costruzione (2,0%) e l’industria dell’approvvigionamento idrico e conservazione (0,6%).<ref name=":11" /> Sempre nel 1985, circa 3,2 milioni di persone — pari al 37,9% degli 8,5 milioni di lavoratori complessivi — erano impiegati nel settore industriale, comparto che generava il 70,3% del prodotto netto nazionale.<ref name=":11" />
 
==== Energia ed estrazione ====
La Germania Est disponeva di abbondanti risorse di [[lignite]], di cui era il maggior produttore mondiale,<ref>{{Cita|Burant 1988|pp. 136–137}}.</ref> e copriva l'80% della produzione di energia elettrica nazionale.<ref name=":14" /> I principali giacimenti si trovavano nei [[Distretto di Cottbus|distretti di Cottbus]] e [[Distretto di Dresda (Repubblica Democratica Tedesca)|Dresda]], mentre altri depositi significativi erano localizzati nei distretti di [[Distretto di Halle|Halle]] e [[Distretto di Lipsia (Repubblica Democratica Tedesca)|Lipsia]]. Il solo giacimento di Cottbus rappresentava il 45% dell’estrazione di lignite e il 37% della produzione di energia elettrica.<ref name=":14" /> Nel 1985, la produzione di lignite grezza raggiunse i 312 milioni di tonnellate, in aumento rispetto ai 267 milioni di tonnellate del 1981, all'inizio del piano quinquennale.<ref name=":18">{{Cita|Burant 1988|p. 137}}.</ref> La lignite era impiegata soprattutto per alimentare le centrali termoelettriche, per la produzione di gas di carbone e come materia prima nell'industria chimica.
Tra le risorse minerarie, la RDT era autosufficiente solo per lignite e sali di [[potassio]]. La lignite costituiva la base del settore energetico, coprendo l’85% della produzione elettrica, con i principali bacini situati a [[Halle (Sassonia-Anhalt)|Halle]]-[[Lipsia]] e nella bassa [[Lusazia]] ([[distretto di Cottbus]]), che da solo rappresentava il 45% dell’estrazione di lignite e il 37% della produzione di energia elettrica.<ref name=":14" />
 
Altre risorse estratte includevano [[carbone fossile]] ([[Zwickau]]-[[Oelsnitz (Monti Metalliferi)|Oelsnitz]]), [[ferro]] ([[Harz]], [[Selva di Turingia]]), [[nichel]] ([[Glauchau]]), [[Stagno (elemento chimico)|stagno]], [[zinco]] e [[piombo]] ([[Monti Metalliferi]]), oltre all'[[uranio]] ([[Elbsandsteingebirge]]). I giacimenti di [[potassa]] si concentravano nella zona sud-occidentale e ai piedi dell’Harz. Era inoltre iniziata l’estrazione di petrolio a [[Stralsund]].<ref name=":14" /> I giacimenti di [[minerali ferrosi]] erano diffusi ma caratterizzati da filoni a basso tenore, che rendevano l’estrazione costosa e poco efficiente. Negli anni Ottanta, la produzione annuale di ferro risultava largamente insufficiente a coprire il fabbisogno industriale, costringendo la DDR a importarne consistenti quantità.<ref name=":18" /> Il Paese dipendeva inoltre quasi interamente dalle importazioni per il [[manganese]], il [[cromo]] e altre [[Ferrolega|ferroleghe]].<ref name=":18" /> Per sopperire alla limitata produzione nazionale, la Germania Est importava rilevanti volumi di metalli non ferrosi, principalmente dall’Unione Sovietica.<ref name=":18" />
 
La Germania Est importava la maggior parte del fabbisogno annuale di [[carbone fossile]] e petrolio principalmente da URSS, [[Repubblica Popolare Polacca|Polonia]] e [[Repubblica Socialista Cecoslovacca|Cecoslovacchia]].<ref name=":18" />
== Organizzazione ==
[[File:Bundesarchiv Bild 183-1988-0126-018, Infografik, Rohholz für die Volkswirtschaft.jpg|thumb|Produzione del legname: da 7 milioni di metri cubi nel 1970 a 11 milioni nel 1990 (poster di [[propaganda]] del 1988).]]
 
Le principali centrali elettriche della RDT erano localizzate all'interno dei principali bacini di lignite, poiché il suo basso potere calorifico e l’elevato contenuto di umidità la rendevano meno efficiente e più costosa da trasportare. Le più grandi [[centrali termoelettriche]] si trovavano nel distretto di Cottbus, tra cui Lubbenau I, II, III e Fechau.. Nel 1966 entrò in funzione la prima centrale elettrica nucleare della RDT, situata nei pressi di [[Rheinsberg]], seguita dalla [[Greifswald]] nel 1970. Entrambe furono realizzate utilizzando reattori sovietici di tipo [[VVER]].
=== Partito Socialista Unificato di Germania ===
{{Vedi anche|Partito Socialista Unificato di Germania}}
La principale forza direttrice dell'economia e di ogni aspetto della società, era il [[Partito Socialista Unificato di Germania]], che esercitava formalmente la sua leadership durante i congressi del partito, quando accettava i rapporti del segretario generale e adottava in seguito la bozza del seguente piano quinquennale.<ref name="countrystudy88" />
 
==== Metallurgia ====
Ancora più importante era la supervisione del [[Politbüro]], che monitorava e dirigeva il processo economico in corso, limitandosi però solo a questioni generali o importanti, dato che doveva affrontare anche molti altri aspetti dello stato.<ref name="countrystudy88" />
Prima della seconda guerra mondiale, l’unico impianto siderurgico a ciclo completo presente nel territorio della futura RDT era il piccolo stabilimento Maxhütte, situato nei pressi di [[Saalfeld/Saale|Saalfeld]].<ref name=":14" /> Negli anni Cinquanta furono costruiti due grandi impianti: l’impianto “Ost” a [[Eisenhüttenstadt]], che lavorava carbone polacco e minerali sovieticiti, e l’impianto “West” vicino a [[Kalbe]], successivamente riconvertito alla lavorazione dei metalli nel 1968.<ref name=":14" /> In parallelo, vennero restaurati e ampliati diversi impianti di fusione e laminazione dell’acciaio, localizzati a [[Brandeburgo (Repubblica Democratica Tedesca)|Brandeburgo]], [[Hennigsdorf]], [[Riesa]] e [[Gröditz]], oltre a un’acciaieria specializzata in leghe a [[Freital]].<ref name=":14" /> Il minerale di rame era trattato principalmente a [[Eisleben]] e a [[Hettstedt]]. Nello stesso periodo sorsero industrie per la produzione di alluminio a [[Bitterfeld]] e [[Lauta]], e di nichel a [[St. Egidien]]. A [[Freiberg]] fu infine costruito un impianto per la fusione dello zinco.<ref name=":14" />
 
=== GovernoOrganizzazione ===
[[File:Bundesarchiv Bild 183-1988-0126-018, Infografik, Rohholz für die Volkswirtschaft.jpg|thumb|Produzione del legname: da 7 milioni di metri cubi nel 1970 a 11 milioni nel 1990 (poster di [[propaganda]] del 1988).]]La principale forza direttiva dell’economia e dell’intera società della RDT era il [[Partito Socialista Unificato di Germania]] (SED), che esercitava formalmente la propria leadership attraverso i congressi del partito, durante i quali approvava i rapporti del segretario generale e adottava le linee guida per il successivo piano quinquennale.<ref>{{Cita|Burant 1988|pp. 123–124}}.</ref> Un ruolo ancor più centrale era svolto dal [[Politbüro]], che supervisionava e orientava il processo economico in corso. Tuttavia, il suo intervento si concentrava sulle questioni generali o di maggiore rilevanza, poiché era impegnato anche nella gestione di altri ambiti fondamentali dello Stato.<ref name=":15" />
Al capo dell'apparato statale vi era il [[Consiglio dei Ministri della Repubblica Democratica Tedesca|Consiglio dei ministri]], l'organo esecutivo della SED che supervisionava e coordinava le attività di tutti gli enti economici, giocando anche un ruolo diretto e specifico in casi importanti.<ref name="countrystudy88" />
 
La Commissione di stato per la pianificazione, spesso chiamata "Staff generale economico del Consiglio dei ministri", suggeriva al consiglio eventuali strategie economiche alternative, traducendo gli obiettivi generali imposti dal Consiglio in direttive pianificatrici e gli obiettivi generali del consiglio per ciascun ministero, oltre che a coordinare i piani a corto, medio e lungo raggio e a mediare i disaccordi interministeriali.<ref name="countrystudy88" />
 
Il [[Consiglio dei ministri della Repubblica Democratica Tedesca|Consiglio dei ministri]] (''Ministerrat der DDR'') era l'organo esecutivo del Paese ed era responsabile della supervisione e del coordinamento di tutte le attività economiche.<ref name=":15" /> Alle sue dipendenze operava la Commissione di Stato della pianificazione (''Staatliche Plankommission''), che proponeva strategie economiche alternative, trasformava gli obiettivi generali stabiliti dal Consiglio in direttive per i singoli ministeri e coordinava i piani a breve, medio e lungo termine. Aveva inoltre il compito di mediare eventuali conflitti tra i ministeri.<ref name=":15" /> I ministeri, all'interno delle rispettive aree di competenza, avevano la responsabilità principale nella gestione dei settori economici specifici. Erano incaricati della pianificazione, dell’allocazione delle risorse, dello sviluppo, dell’introduzione di innovazioni e del raggiungimento degli obiettivi fissati nei propri piani.<ref name=":15" />
I singoli ministeri avevano la maggior responsabilità nella direzione precisa dei differenti settori dell'economia, essendo competenti all'interno delle loro separate sfere per la pianificazione, l'allocazione delle risorse, lo sviluppo, l'implementazione delle innovazioni e in generale per il raggiungimento degli obiettivi previsti dai loro singoli piani.<ref name="countrystudy88" />
 
OltreAl alladi strutturasotto basedi delquesta settorestruttura industriale,centrale dalesisteva Consigliouna deigerarchia ministri e dalla Commissione per la pianificazione si dirama a un'ulteriore gerarchiaarticolata di organi di governo costituita da sub-unità a livello territoriale. Le commissioni ede i consigli economici regionali, subordinatesubordinati al Consiglio dei ministri e alla Commissione di Stato eper alla Consiglio dei ministriPianificazione, sioperavano estendevano ala livello locale e si occupavano deldi piazzamentoquestioni idealequali ol’ubicazione proprioottimale dell'industriadelle attività industriali, la protezionetutela ambientale e dellele politiche abitazioniabitative.<ref name="countrystudy88:15" />
 
=== Kombinat ===
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=== Pianificazione a breve termine ===
I piani a breve termine, della durata di un anno, erano considerati i più importantirilevanti sia per la produzione sia per l'allocazionel’allocazione delle risorse, duravanoesercitando unun’influenza solodiretta annosu etutta influivanol’economia.<ref sull'interaname=":19" economia./> Gli obiettivi principali fissati ala livello centrale eranoriguardavano il tasso di crescita dell'economiaeconomica, il volume e la strutturacomposizione del prodotto interno e iil suoisuo utilizziutilizzo, l'impiegol’impiego didelle materie prime e deldella forza lavoro, la loro distribuzione sul territorioterritoriale e il volume complessivo delle importazioni ed esportazioni. A partire con il piano del 1981, lo stato aggiunse l'assestamento del rapporto tra l'uso delle materie prime sul valore e la quantità dell'output per promuovere l'impiego efficiente delle risorse scarseggianti.<ref name=":19">{{Cita|Burant 1988|p. 126}}.</ref>
 
A partire dal piano del 1981, fu introdotto anche un nuovo parametro: il rapporto tra l’uso delle materie prime e il valore e la quantità della produzione. L’intento era promuovere un impiego più efficiente delle risorse, sempre più scarse.<ref name=":19" />
 
=== Piani quinquennali ===
I piani quinquennali utilizzavanoo a medio termine impiegavano gli stessi indicatori dei piani annuali, ma con unaun minorelivello specificitàdi dettaglio inferiore.<ref Sebbenename=":19" il/> piano quinquennaleSebbene fossevenissero subitoformalmente convertitotrasformati in legge, venivaerano vistaconsiderati più come una serie di linee guida piuttostogenerali che un insieme dicome direttive. Veniva tipicamente pubblicato molti mesi dopo l'inizio del periodo quinquennale in cui sarebbe stato valido e dopo l'abolizione del primo piano annualevincolanti.<ref Nonostantename=":19" fosse/> piùDi generalenorma, il piano quinquennale eraveniva abbastanzapubblicato specificocon perdiversi integraremesi idi pianiritardo annualirispetto inall'inizio undel periodo di temporiferimento, piùspesso lungodopo garantendol’abrogazione ladel continuitàprimo piano annuale.<ref name="countrystudy88:19" />
 
Nonostante il carattere meno specifico, il piano quinquennale era sufficientemente articolato da fornire un quadro di riferimento per i piani annuali, contribuendo a garantire la continuità e la coerenza della pianificazione economica nel medio periodo.<ref name=":19" />
 
=== Metodi di pianificazione ===
Nella fase iniziale della pianificazione, gli obiettivi stabiliti a livello centrale venivano suddivisi e assegnati alle unità subordinate competenti. Dopo discussioni interne e negoziazioni tra fornitori e acquirenti a ogni livello, i vari elementi del piano venivano ricomposti in bozze complessive.<ref name=":19" /> Una volta approvato l’intero pacchetto dalla Commissione di pianificazione statale e dal Consiglio dei ministri, il piano definitivo veniva nuovamente suddiviso tra i ministeri, che a loro volta ripartivano le responsabilità operative alle unità produttive.<ref name=":19" />
[[File:Cheque east germany.jpg|thumb|Assegno della RDT emesso nel 1988.]]
Nella prima fase della pianificazione, gli obiettivi centrali venivano divisi e assegnati alle appropriate unità subordinate, dove venivano discussi a ciascun livello; dopo che i fornitori e gli acquirenti completavano le negoziazioni, le parti separate venivano riaggregate nella bozza dei piani. All'ultimo stadio, che seguiva l'approvazione del pacchetto totale dalla Commissione della pianificazione e dal Consiglio dei ministri, il piano concluso veniva ridiviso tra i ministeri e le responsabilità rilevanti venivano distribuite ulteriormente alle unità di produzione.<ref name="countrystudy88" />
 
Il piano di produzione era integratoaffiancato da altriulteriori meccanismi che controllavano le forniture e stabilivano la contabilità. Unostrumenti di questicontrollo, meccanismitra eracui il Sistemasistema dei [[Bilancio materiale|bilanci materiali]] cheincaricato stanziavadi leassegnare risorsemateriali, gli strumentiattrezzature e i beni di consumo. Questo sistema agendoagiva come un razionamentomeccanismo edi razionamento, assicurando quindia l'accessoogni aisoggetto prodottieconomico dil’accesso basealle darisorse parteessenziali diper ogniil elementoraggiungimento dell'economiadei perpropri soddisfareobiettivi.<ref lename=":19" richieste./> DatoTuttavia, chepoiché moltila maggior parte dei beni prodottiera erano copertivincolata da questotale sistema di controllo, le unità produttive avevanotrovavano difficoltà ad ottenereacquisire irisorse pezzioltre necessari al di sopra dei loroi livelliquantitativi allocatiassegnati.<ref name="countrystudy88:19" />
 
Un altro meccanismostrumento di controllo fondamentale era l'assegnazionela fissazione centralizzata dei prezzi di tutti iper prodottibeni e servizi, valoriutilizzati che servivano dacome base per il calcolo delledi spesecosti e dei ricavi. Le aziendeimprese avevanoerano ogniincoraggiate incentivo pera utilizzareconsiderare queiquesti prezzi come lineeriferimento guidanelle perdecisioni leoperative.<ref scelte,name=":19" rendendo/> cosìL’aderenza possibile la conclusione delal piano edava ildiritto guadagnoa di fondi extra per l'impresa. Questivari bonus, che non eranovenivano stanziatiattribuiti indistintamentein perbase laalla sola produzione lorda, ma venivanopiuttosto assegnatial perraggiungimento talidi realizzazioniobiettivi specifici, come nuovel’introduzione di innovazioni o la riduzione dei costi didel lavoro.<ref name="countrystudy88:20">{{Cita|Burant 1988|p. 127}}.</ref>
 
Il sistema funzionava benein soltantomodo efficace solo quando le sue parti erano costituiteguidate da individui i cui valori coincidevano o erano complementaricompatibili con quelli del regime.<ref name=":20" /> Questa condizionecondivisione di valori era ottenutain tramiteparte lefavorita dal ruolo forzeintegrativo integrativesvolto deglidagli organi del partito, i cui membri occupavanoerano leai posizioni più importantivertici della struttura economica.<ref dellaname=":20" RDT./> VenneroAllo fattistesso ulterioritempo, sforzisi anchecercava perdi promuovere un comune senso di scopofinalità comune attraverso la partecipazione di masse dimassa: quasi tutti glii operailavoratori e contadini nelleprendevano parte a discussioni organizzate sullariguardanti la pianificazione economica, glii obiettivicompiti e ille rendimentoprestazioni.<ref Unname=":20" giornale/> tedesco orientale scriveva per esempio che durante la discussione preliminare del piano annuale del 1986Tuttavia, avevano aderito più di 2,2 milioni di impiegati di varie imprese e brigate di lavoro del paese che contribuirono con 735 377 suggerimenti e commenti. Lele decisioni finali, tuttavia, spettavanovenivano sempre aiprese dai vertici dello statoStato.<ref name="countrystudy88:20" />
 
== Settore privato ==
Nell'economia della RDT, il settore privato ricoprivaaveva un ruolo piccololimitato ma non propriodel insignificantetutto marginale: nel 1985 contribuiva per circa il 2,8% dellaalla produzione nazionale netta.<ref provenivaname=":20" da/> aziendeEsso private.comprendeva Ilcontadini settoree privato includeva contadinigiardinieri non statali e giardinieri, artigiani indipendenti, grossisti, rivenditori, e liberi professionisti (come artisti, e scrittori, ecc.), maPur nonostante fossero autonomi venivano regolamentatioperando in modo rigido. Nel 1985autonomia, perqueste la prima volta dopo molti anni, il numero dei lavoratori individuali nel privato era leggermente aumentato e, secondo le statistiche della RDT,categorie erano attivesottoposte nelloa stessouna annoregolamentazione circa 176 800 imprenditori privati, un aumento di 500 unità dal 1984. Determinate attività private erano abbastanza importanti per il sistema e il SED stesso incoraggiava, per esempio, l'iniziativa privata per contribuire allo sviluppo dei servizi di consumorigida.<ref name="countrystudy88:20">{{Cita libro|autore=Stephen R. Burant|titolo=East Germany: a country study|url=https://archive.org/details/eastgermanycount00bura_0|data=1988|pp=115-158}}</ref>
 
Nel 1985, per la prima volta dopo anni, si registrò un lieve aumento nel numero dei lavoratori autonomi: secondo le statistiche ufficiali, erano attivi circa 176&nbsp;800 imprenditori privati, con un incremento di 500 unità rispetto al 1984.<ref name=":20" /> Alcune attività private rivestivano un ruolo sufficientemente rilevante da essere incoraggiate dallo stesso SED, in particolare per sostenere lo sviluppo dei servizi al consumo.<ref name=":20" />
 
AssiemeOltre ai lavoratori autonomi impiegati a tempo pieno, vi erano altrianche cittadini ingaggiatiimpegnati nellein attività private inall’interno societàdi strutture pubbliche. edIl l'esempiocaso più noto e significativorilevante era quello delle famiglie nelle [[Collettivizzazione|collettivitàcooperative agricole]], dovele quali coltivavano anche appezzamenti privati, (che potevano essereraggiungere grandii 5 &nbsp;000 m²).<ref name=":20" /> Il loro contributo era significativo: secondo le fonti ufficiali, nel 1985 lequeste fattorie private possedevanodetenevano circa l'8l’8,2% dei maiali, il 14,7% delle pecore, il 32.,8% dei cavalli e il 30% delledel gallinepollame neldel paese. I professionisti come gli artisti commerciali e i dottori lavoravano anche in privato nel loro tempo libero, divenendo soggetti a tasse separate e altre regolamentazioni. Il loro impatto sull'economia era tuttavia ininfluentePaese.<ref name="countrystudy88:20" />
 
Anche alcuni professionisti, come artisti commerciali e medici, svolgevano attività private nel tempo libero, soggetti però a tassazioni specifiche e a regolamentazioni aggiuntive. Tuttavia, il loro impatto complessivo sull'economia rimaneva marginale.<ref name=":20" />
Assieme ai lavoratori autonomi impiegati a tempo pieno, vi erano altri cittadini ingaggiati nelle attività private in società pubbliche ed l'esempio più noto e significativo era quello delle famiglie nelle [[Collettivizzazione|collettività agricole]] dove coltivavano anche appezzamenti privati (che potevano essere grandi 5 000 m²). Il loro contributo era significativo: secondo le fonti ufficiali, nel 1985 le fattorie private possedevano circa l'8,2% dei maiali, il 14,7% delle pecore, il 32.8% dei cavalli e il 30% delle galline nel paese. I professionisti come gli artisti commerciali e i dottori lavoravano anche in privato nel loro tempo libero, divenendo soggetti a tasse separate e altre regolamentazioni. Il loro impatto sull'economia era tuttavia ininfluente.<ref name="countrystudy88"/>
 
== Economia informale ==
Molto più difficile da valutare, a causa della sua natura informale e non pubblicaufficiale, era l'importanza di quella parte del settore privatoil notaruolo comedella lacosiddetta "seconda economia"., Ilovvero terminequell'insieme usato include tutte ledi attività economiche che avvenivanosi disvolgevano nascostoal dietrodi ilfuori del controllo e ladella sorveglianzasupervisione dellostatale. stato,Questo datafenomeno lacomprendeva loropratiche informalitàinformali o illegali e, illegalità.pur Questoessendo fenomenopoco hadocumentato, ricevutoattirò l'attenzionel’attenzione deglidi diversi economisti occidentali, molti dei quali sono convintiritenevano che abbiaavesse unaun certapeso importanzanon trascurabile nelle economie pianificate.<ref name=":21">{{Cita|Burant 1988|p. 128}}.</ref> Tuttavia, Nellaa metà degli anni Ottanta, tuttavia,le eraprove difficileconcrete ottenereerano delle provescarse e molto spesso queste tendevano ad essere per lalo maggiorpiù partebasate deglisu aneddotitestimonianze aneddotiche.<ref name="countrystudy88:21" />
 
Queste irregolarità non apparivanoerano percepite come ununa minaccia maggiorsignificativa problemaper economicol’economia, tuttavia, la stampa tedescadella orientaleGermania Est riportava casiepisodi dilegati attivitàalla all'interno“seconda di una "seconda economia"economia” illegale, chedescrivendoli coinvolgevanocome "crimini“crimini contro la proprietà socialista"socialista” eo altrecome attività che erano "in“in conflitto e contraddizione con gli interessi e le richiesteesigenze della società", come un articolo descriveva la situazionesocietà”.<ref name="countrystudy88:21" />
 
Un esempio tipico di economia informale riguardava piccoli privati che offrivano beni o servizi in cambio di denaro, spesso per lavori occasionali.<ref name=":21" /> Una donna anziana, ad esempio, poteva pagare un ragazzo del quartiere per trasportarle del carbone, oppure ci si poteva rivolgere a un conoscente per riparare un orologio, sistemare l’automobile o riparare il bagno. Poiché considerate innocue, tali pratiche non attiravano particolare attenzione da parte del governo.<ref name=":21" />
=== Il mercato nero ed il baratto ===
Un esempio di attività economica informale era quella di piccoli privati che fornivano beni e servizi in cambio di denaro, molto spesso ingaggiati per lavori occasionali: una donna anziana, per esempio, avrebbe potuto pagare un ragazzo del quartiere per trasportare del carbone fino al suo appartamento, oppure si poteva assumere una conoscenza per aggiustare un orologio, mettere a punto un'automobile o riparare il bagno. Queste tipologie di lavori possono trovarsi in qualsiasi società, e date le carenze del settore terziario della RDT, avrebbero potuto essere più necessarie qui che in occidente. Dato che venivano considerate innocue, non erano soggette a nessun interesse del governo.<ref name="countrystudy88"/>
 
== Corruzione ==
Un'altraUn’altra attivitàpratica diffusa moltoe problematicapotenzialmente se non distruttivadannosa era la praticaquella di offrire una sommasomme di denaro extra oltre al prezzo diufficiale vendita alle persone cheper vendevanoottenere beni molto richiesti, oppure dandodi qualcosafornire diun specialebene “speciale” come unforma di pagamento parziale per i prodotti condi pochescarsa scorterepibiriltà, i cosiddetti ''Bückware'' (beni venduti "sotto banco"“sottobanco”).<ref Questename=":21" attività/> potevanoTali limitarsipratiche soltantopotevano nelassumere dareforme arelativamente qualcunoinnocue, come una ''Trinkgeld'' (mancia), ma potevanoin spingersialtri acasi daresi anchetrasformavano dellein ''Schmiergeld'' (tangenti) o adipendevano delleda ''Beziehungen'' (relazioni specialipersonali privilegiate).<ref name="countrystudy88:21" />
 
Le opinioni all'interno della RDTDDR variavanodifferivano insull'effettiva basegravità adel quanto fossero significativefenomeno, ma data la quantità di moneta in circolazione econsiderate le frequenti carenze di prodottibeni di lussoconsumo durevoli e di benilusso, diinsieme consumoall’elevata durevoli,circolazione ladi maggiormoneta, partemolti dellecittadini personesi eranosentivano occasionalmente tentatespinti a darericorrere a una "bustarella"tangente, soprattuttospecialmente per ottenere oggettiarticoli come ricambi per autoautomobili eo mobili.<ref name="countrystudy88:21" />
 
== Confronto con la Germania Ovest ==
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* {{Cita libro|autore=André Steiner|anno= 2010|titolo= The Plans that Failed: An Economic History of the GDR|editore= Berghahn Books|isbn= 978-1-84545-748-8|cid=Steiner}}
* {{Cita libro|autore=Jaap Sleifer|titolo=Planning ahead and falling behind : the East German economy in comparison with West Germany 1936-2002|url=https://www.worldcat.org/oclc/903958732|editore=Walter de Gruyter GmbH & Co KG|anno=2006|ISBN=9783050085395|cid=Sleifer}}
* {{Cita libro|autore=Peter Christian Ludz|autore2=Johannes Kuppe|titolo=DDR Handbuch|url=https://archive.org/details/ddrhandbuch0000unse|edizione=1|anno=1979|editore=Bundesministerium für innerdeutsche Beziehungen der BRD|città=Colonia|cid=Ludz e Kuppe 1979|ISBN=978-3-8046-8515-4}}
* {{Cita libro|autore=Vladimiro Giacché|titolo=Anschluss. L'annessione. L'unificazione della Germania e il futuro dell'Europa.|annooriginale=2014|anno=2019|editore=Diarkos|ISBN=9788832176377}}
* {{Cita libro|autore=Hans Modrow|titolo=La perestroika e la fine della DDR. Come sono andate veramente le cose|anno=2019|editore=Mimesis|ISBN=9788857557687}}
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* [[Nuovo sistema economico di pianificazione e gestione]]
* [[Consiglio di mutua assistenza economica]]
* [[Economia pianificata]]
 
==Altri progetti==
{{interprogetto|preposizione=sull'}}
 
==Collegamenti esterni==
*[{{Cita web|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090221212745/http://www.osaarchivum.org/db/fa/300-3-1-1.htm |titolo=RFE/RL East German Subject Files: Industry] |sito=Open Society Archives|urlmorto=sì|url=http://www.osaarchivum.org/db/fa/300-3-1-1.htm|lingua=en, Budapestde}}
 
{{Portale|Germania|economia|comunismo}}