Gran Zebrù: differenze tra le versioni

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I due nomi, che apparentemente non danno adito a nessuna correlazione tra di essi, sono in realtà legati da una [[leggenda]] che affonda le sue origini sino al [[medioevo]], che parla appunto di un sovrano, Johannes Zebrusius, chiamato "il Gran Zebrù", feudatario nel XII secolo della [[Gera d'Adda]] (territorio realmente esistente, oggi in [[provincia di Bergamo]]). Johannes si innamorò (ricambiato) di Armelinda, figlia di un castellano del [[Lago di Como|Lario]], il quale però si opponeva alla loro relazione. Al fine di fare colpo agli occhi del padre di lei e convincerlo a dargli la figlia in sposa, Johannes prese parte a una [[crociata]] in [[Terrasanta]], rimanendovi per quattro anni.
 
Al suo ritorno però ebbe una sgradita sorpresa: il padre di Armelinda non solo non aveva cambiato parere, ma addirittura aveva concesso in sposa la figlia a un nobile [[Milano|milanese]]. Costernato e depresso Zebrusius decise di abbandonare il suo feudo e l'arte della guerra e recarsi in montagna, dove avrebbe vissuto da [[eremita]], scegliendo come dimora la val Zebrù, dominata dalla montagna.

Lì visse in solitudine per trent'anni e un giorno, cercando di dimenticare il passato con la meditazione e la preghiera, e quando sentì che stava giungendo la sua ora si sdraiò su un tronco collegato a un congegno di sua invenzione, che fece precipitare sul suo corpo un grande masso bianco, sul quale egli aveva precedentemente inciso ''"Joan(nes) Zebru(sius) a.d. MCCVII"''. Tale masso è visibile ancora oggi, al limite inferiore del Ghiacciaio della Miniera.
 
Lo spirito del sovrano, purificato dal dolore e da anni di privazioni, salì sino sulla vetta della montagna che divenne il castello degli spiriti meritevoli, del quale l'anima di Zebrusius è il re<ref>[http://www.waltellina.com/storie/confinidellaterra/index.htm La leggenda del Gran Zebrù] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20080331233318/http://www.waltellina.com/storie/confinidellaterra/index.htm |data=31 marzo 2008 }}</ref>.
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Traunius in realtà si chiamava Stephan Steinberger ed era un [[seminario|seminarista]] di [[Ruhpolding]] ([[Alta Baviera]]), poi ordinato [[sacerdote]] ed entrato nell'ordine dei [[cappuccini]] nel 1864 con il nome di Padre Corbinian. La veridicità del racconto di Steinberger e la sua buona fede non furono messe in discussione, ma i più eminenti alpinisti del tempo e le guide locali gli contestarono di aver confuso la vetta del Gran Zebrù con qualche altra cima del massiccio, in quanto - secondo le loro dichiarazioni - la denominazione delle cime era all'epoca ancora molto imprecisa e differente a seconda del posto, e sarebbe stato comunque impossibile scalare il versante sud del Gran Zebrù da solo e senza attrezzatura, fuorché un bastone da montagna. La critica alpinistica assegnò quindi alla squadra di Tuckett, dei Buxton, di Biener e Michel la [[prima ascensione]] storicamente accertata, come ricorda [[Bruno Credaro]] in ''Storie di guide, alpinisti, cacciatori''.
 
Dopo la salita degli inglesi, le prime ripetizioni furono effettuate da [[Douglas William Freshfield|Freshfield]] e compagni, e successivamente da [[Julius Payer|Payer]] con [[Hans Pinggera|Pinggera]]. Molti altri alpinisti approcciarono la montagna dai vari versanti: Meurer e Pallavicini giunsero in vetta salendo lungo la difficile cresta del ''Suldengrat'', il professor [[Baptist Bernhard von Minnigerode]] scalando la parete nord senza ramponi e senza l'uso di chiodi, nel 1881. [[Leslie Stephen]], padre di [[Virginia Woolf]], salì anch'egli sulla vetta, ma si lamentò della nebbia che gli impediva di ammirare il panorama, come scrisse in ''[[The play-ground of Europe]]''.
 
=== La grande guerra ===
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=== Via Minnigerode ===
L'apertura di questa via da parte di [[Baptist Minnigerode]] con [[Alois Pinggera]] e [[Peter Reinstadler]] nel 1879 fu un grande exploit nella storia dell'alpinismo. I primi salitori non usarono chiodi da ghiaccio ed intagliarono 1500 gradini senza neppure i ramponi. La via sale nel canalone che cinge a sinistra la parete nord, partendo dal catino glaciale. Difficoltà D per 650&nbsp;m.
 
=== Cresta est ===