Economia della Repubblica Democratica Tedesca: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Aggiungi 1 libro per la Wikipedia:Verificabilità (20251010)) #IABot (v2.0.9.5) (GreenC bot
 
(Una versione intermedia di un altro utente non mostrate)
Riga 35:
{{Vedi anche|Zona di occupazione sovietica}}Ciascuna potenza alleata assunse il pieno controllo delle rispettive [[zone di occupazione della Germania]] a partire dal giugno del 1945. Gli Alleati adottarono una politica comune, incentrata sulla [[denazificazione]] del territorio, per gettare le basi di un futuro stato tedesco democratico.
 
Tuttavia, già dal 1946, le zone occidentali e sovietiche presero strade divergenti sul piano economico. Nella zona sovietica, la [[produttività totale dei fattori]] risultava inferiore rispetto a quella occidentale. Durante la guerra, l'industrializzazione aveva favorito principalmente l'economia orientale, che subì danni meno gravi rispetto a Ovest.<ref name="ritschl14" /> Nonostante ciò, entro il 1948, le aree occidentali avevano raggiunto un livello di prosperità significativamente superiore.<ref name="ritschl14">{{Cita pubblicazione|autore=A. Ritschl|data=17 aprile 2014|titolo=The roots of economic failure: what explains East Germany's falling behind between 1945 and 1950?|rivista=European Review of Economic History|volume=18|numero=2|pp=166-184166–184|lingua=en|doi=10.1093/ereh/heu004|url=https://academic.oup.com/ereh/article-abstract/18/2/166/405398?redirectedFrom=fulltext|autore2=T. Vonyo}}</ref>
 
Le ragioni del ritardo economico della Germania orientale erano molteplici. Mentre ingenti somme di denaro, principalmente provenienti dagli [[Stati Uniti d'America]], venivano investite nella [[Germania Ovest]], l'[[Unione Sovietica]] non solo non finanziò l'economia della sua zona d'occupazione, ma utilizzò le risorse locali per coprire i costi delle riparazioni e dell'occupazione. Tra il 1946 e il 1953, il costo complessivo delle riparazioni, dirette e indirette, sostenuto dalla [[Germania Est]] ammontò a 14&nbsp;miliardi&nbsp;$ (cambio del 1938).<ref>{{Cita|Berghoff e Balbier|p. 19}}.</ref>
Riga 77:
Al plenum del SED del luglio 1956, fu confermata la leadership di [[Walter Ulbricht]].
 
Il regime annunciò lo sviluppo del settore dell'[[energia nucleare]], e nel 1957 venne attivato il primo reattore nucleare della RDT.<ref>{{Cita|Burant 1988|pp. 47-4847–48}}.</ref> Contestualmente, le quote di produzione industriale vennero incrementate del 55%, con un rinnovato focus sull'industria pesante.<ref name=":5">{{Cita|Burant 1988|p. 48}}.</ref> In politica estera, strinse accordi di cooperazione economica all'interno del [[blocco orientale]] con [[Repubblica Popolare di Polonia|Polonia]], [[Repubblica Socialista Cecoslovacca|Cecoslovacchia]], [[Repubblica Popolare d'Ungheria|Ungheria]] e [[Repubblica Popolare di Bulgaria|Bulgaria]].<ref name=":14" />
 
Il piano quinquennale intensificò la collettivizzazione agricola e accelerò la completa nazionalizzazione del settore industriale.<ref name=":5" /> Nel 1958, l’agricoltura della RDT era composta principalmente da 750&nbsp;000 fattorie private, che coprivano il 70% delle terre coltivabili, e da sole 6&nbsp;000 fattorie collettive.<ref name=":5" /> Tra il 1958 e il 1959, il SED stabilì delle quote per i contadini privati e inviò gruppi nei villaggi per promuovere la collettivizzazione volontaria. Tuttavia, nei mesi di novembre e dicembre 1959, la [[Stasi]] arrestò alcuni contadini che si opponevano al processo.<ref name=":5" />
Riga 96:
La crescita industriale annuale iniziò a diminuire costantemente dopo il 1959. In risposta, l'Unione Sovietica raccomandò alla Germania Est di adottare le riforme proposte dall'economista sovietico [[Ovsij Liberman]], sostenitore del principio di redditività e dell'introduzione di elementi di mercato nelle economie socialiste.<ref name=":5" />
 
Il VI Congresso del SED, tenutosi nel gennaio 1963, adottò il Programma del partito per la costruzione globale del socialismo e tracciò un piano di sviluppo dell’economia nazionale fino al 1970, con l’obiettivo di affrontare questioni fondamentali di natura scientifica, tecnica, economica e sociale.<ref name=":14" /> Il premier e segretario [[Walter Ulbricht]] applicò quindi le teorie di Liberman introducendo il [[Nuovo sistema economico di pianificazione e gestione]] (''Neues Ökonomisches System der Planung und Leitung'', abbreviato in NÖS o NÖSPL), un programma di riforme volto a decentralizzare parzialmente il processo decisionale e a integrare criteri di mercato e produttività. L'obiettivo era quello di rendere il sistema economico più efficiente e trasformare la RDT in una potenza industriale.<ref>{{Cita|Burant 1988|pp. 48-4948–49}}.</ref>
 
Con il NÖS, la pianificazione centrale continuava a fissare gli obiettivi generali di sviluppo, ma il potere decisionale venne in parte trasferito dalle autorità centrali — come la Commissione per la pianificazione e il Consiglio economico del popolo — alle organizzazioni affiliate all'Associazione delle Aziende del Popolo (''Vereinigungen Volkseigener Betriebe'', VVB), al fine di favorire la specializzazione nei diversi settori produttivi.<ref name=":6">{{Cita|Burant 1988|p. 49}}.</ref> Le VVB, pur vincolate a quote di produzione stabilite centralmente, gestivano in autonomia le finanze interne, le tecnologie, l'allocazione della manodopera e delle risorse. Agivano anche da intermediarie, sintetizzando e trasmettendo dati e raccomandazioni dalle VEB. Il sistema prevedeva che le decisioni produttive fossero guidate dalla redditività, che i salari riflettessero la produttività e che i prezzi fossero determinati secondo la domanda e l'offerta.<ref name=":6" />
 
Il NÖS favorì l'emergere di una nuova élite di politici ed economisti. Nel 1963, Ulbricht introdusse una nuova linea politica per l'accesso ai vertici del SED, aprendo il [[Politbüro]] e il [[Comitato centrale]] ai giovani iscritti con un'istruzione superiore rispetto ai predecessori e con competenze tecniche e gestionali.<ref>{{Cita|Burant 1988|pp. 49-5049–50}}.</ref> Questa svolta portò alla formazione di fazioni all'interno del partito, tra cui una nuova componente [[Tecnocrazia|tecnocratica]]. L'enfasi posta sulla professionalizzazione modificò la composizione del partito: nel 1967, oltre 250&nbsp;000 iscritti (il 14% su 1,8 milioni) avevano completato gli studi universitari, tecnici o commerciali.<ref name=":7">{{Cita|Burant 1988|p. 50}}.</ref>
 
L'importanza data alle competenze tecniche permise alla nuova élite tecnocratica di accedere ai vertici della burocrazia, precedentemente dominati da politici ideologicamente ortodossi. I dirigenti delle VVB venivano selezionati principalmente per merito professionale, più che per adesione ideologica.<ref name=":7" /> Anche nelle singole imprese aumentò la domanda di personale qualificato: Il SED indirizzò l’istruzione verso le scienze applicate e la gestione, rendendola un mezzo per l’avanzamento sociale, l’accesso a benefici materiali e il miglioramento delle condizioni di vita. Tra il 1964 e il 1967, gli stipendi crebbero e aumentò la disponibilità di beni di consumo, compresi articoli di lusso.<ref name=":7" />
Riga 108:
I risultati della riforma si rivelarono inferiori alle aspettative del partito, poiché la crescita fu trainata principalmente dall'aumento degli investimenti, piuttosto che dall'efficacia del nuovo sistema di controllo.<ref name=":1">{{Cita|Berghoff e Balbier|p. 30}}.</ref> Nell'aprile 1967, il VII Congresso del SED definì un nuovo piano per la costruzione del socialismo e venne introdotto il [[Sistema economico del socialismo]] (''Ökonomische System des Sozialismus''), che individuava i settori strategici prioritari nell'accesso a fondi e risorse.<ref name=":14" /><ref name=":1" /><ref name=":8">{{Cita|Burant 1988|p. 51}}.</ref><ref>{{Cita web|lingua=de|url=https://library.fes.de/FDGB-Lexikon/texte/sachteil/o/%25D6konomisches_System_des_Sozialismus_(%25D6SS).html|titolo=Ökonomisches System des Sozialismus (ÖSS)|sito=FDGB-Lexikon|accesso=2025-05-01|urlarchivio=http://web.archive.org/web/20240715153705/http://library.fes.de/FDGB-Lexikon/texte/sachteil/o/%D6konomisches_System_des_Sozialismus_(%D6SS).html|dataarchivio=2024-07-15}}</ref> Inizialmente, questi settori comprendevano l’industria chimica, ingegneristica ed elettronica, ma a seguito delle pressioni esercitate dalle imprese per includere altri progetti strategici, l’elenco si ampliò.<ref>{{Cita|Berghoff e Balbier|p. 31}}.</ref> Furono costituite partnership industriali integrate verticalmente per coordinare le filiere produttive nei settori chiave, mentre vennero reintrodotti sussidi per ridurre i costi e accelerare la crescita nei settori favoriti.<ref name=":8" /> Il piano annuale del 1968 stabilì quote di produzione nei settori determinanti superiori del 2,6% rispetto agli altri, e obiettivi ancora più ambiziosi furono fissati per l’alta tecnologia nel biennio 1969–1970. Il Sistema Economico del Socialismo verrà dismesso nel 1970.<ref name=":8" /> Ciò indebolì la posizione di Ulbricht all'interno del partito.<ref name=":8" />
 
Nel frattempo, verso la fine degli anni Sessanta, la scoperta del [[giacimento di gas naturale di Altmark]] aprì nuove opportunità commerciali con l’estero e contribuì a un significativo incremento delle entrate in valuta estera per lo Stato.<ref>{{Cita|Berghoff e Balbier|pp. 89-9089–90}}.</ref> Nel novembre 1970, fu stipulato un nuovo accordo commerciale tra l'Unione Sovietica e la RDT per il quinquennio 1971-1975, con un fatturato complessivo previsto superiore a 22 miliardi di rubli.<ref name=":14" />
 
===Anni Settanta===
Riga 116:
 
Nel giugno 1971, le relazioni economiche e commerciali della RDT si estendevano a oltre 100 Paesi, tra cui molti paesi in via di sviluppo.<ref name=":14" /> I principali partner commerciali restavano i Paesi socialisti, in particolare l’Unione Sovietica.<ref name=":14" /> La RDT dipendeva in larga misura dalle importazioni per coprire il proprio fabbisogno di materie prime: il 90% del petrolio e del minerale di ferro, il 40% dell’acciaio laminato, il 70% dello zinco, il 60% dell’alluminio primario e del piombo, il 40% del legname e l’85% del cotone.<ref name=":14" />[[File:KaffeeMix.jpg|sinistra|miniatura|197x197px|La miscela tedesca orientale ''Kaffee Mix'' costituita al 51% da caffè, prodotto a causa delle carenze]]
Il neo eletto segretario [[Erich Honecker]] introdusse il [[Compito principale|Compito]] [[Compito principale|principale]] (''Hauptaufgabe''), che definì la politica nazionale del decennio, riaffermando il [[marxismo-leninismo]] e la lotta di classe internazionalista.<ref name=":9">{{Cita|Burant 1988|p. 52}}.</ref> Il SED lanciò una vasta campagna di propaganda per rafforzare il sostegno al socialismo filo-sovietico e rilanciare la centralità del lavoratore. La politica mantenne come obiettivo lo sviluppo industriale, ma sempre all'interno della pianificazione statale.<ref name=":9" /> Con il "socialismo di consumo" (''Konsumsozialismus''), parte integrante del Compito principale, si puntò a soddisfare i bisogni materiali della classe operaia, intervenendo su salari e ampliando la disponibilità di beni di consumo.<ref name=":9" />
 
Il regime accelerò la costruzione di nuove abitazioni e la ristrutturazione di quelle esistenti, destinando il 60% degli alloggi alle famiglie operaie. Gli affitti, fortemente sussidiati, restavano molto bassi.<ref name=":10">{{Cita|Burant 1988|p. 53}}.</ref> Considerando che le donne rappresentavano il 50% della forza lavoro, furono aperti nuovi asili e introdotti congedi di maternità retribuiti da sei mesi a un anno. Anche le pensioni annuali furono aumentate.<ref name=":10" />
Riga 122:
Nel 1972, le ultime piccole e medie imprese private ancora parzialmente indipendenti furono nazionalizzate.<ref>{{Cita|Berghoff e Balbier|p. 33}}.</ref> L'anno successivo, Honecker comunicò con orgoglio il risultato al nuovo leader sovietico [[Leonid Brežnev]]. In alcuni casi, i vecchi proprietari rimasero alla guida delle aziende, ma in qualità di direttori stipendiati dallo Stato, con una perdita di efficienza. Imprese che avevano mostrato capacità di iniziativa, reattività al mercato e che generavano valuta forte furono sottoposte alla pianificazione e al controllo statale, malgrado la stagnazione economica.
 
Negli anni Settanta, l’aumento globale dei prezzi al consumo colpì anche la RDT, sebbene con ritardo a causa della politica dei prezzi del Comecon.<ref>{{Cita|Berghoff e Balbier|pp. 34-3534–35}}.</ref> Il caffè, bene molto richiesto, divenne un problema strategico per via della necessità di importarlo con valuta forte. Il forte rincaro del caffè tra il 1976 e il 1977 quadruplicò i costi di importazione, causando la cosiddetta “[[Crisi del caffè della Repubblica Democratica Tedesca|crisi del caffè]]”. In risposta, il Politbüro ritirò molti marchi di qualità, limitandone l’uso nella ristorazione e negli uffici pubblici, e introdusse la ''Mischkaffee'' (o ''Kaffee-Mix''), una miscela composta per il 51% da caffè e per il 49% da additivi come [[Cichorium intybus|cicoria]], [[Secale cereale|segale]] e [[Barbabietola da zucchero|barbabietole da zucchero]], ampiamente criticata per il gusto sgradevole.
 
La crisi si risolse dopo il 1978, con la discesa dei prezzi internazionali e l’aumento dell’importazione grazie a un accordo con il [[Vietnam]].
Riga 129:
[[File:Bundesarchiv Bild 183-1987-0213-002, Trostadt, Poltern von Bruchholz.jpg|thumb|[[Suhl]], 1987: Cooperativa di boscaioli raccoglie la legna dalle foreste della [[Turingia]]. ]]Il crescente debito estero della RDT divenne fonte di instabilità. Dopo la bancarotta della [[Repubblica Popolare di Polonia|Polonia]], i paesi occidentali imposero un boicottaggio finanziario ai membri del blocco orientale, inclusa la Germania Est.<ref name="B35">{{Cita|Berghoff e Balbier|p. 35}}.</ref> Anche la vendita di petrolio grezzo sovietico, una delle principali fonti di valuta forte, divenne meno redditizia a causa dei mutamenti del mercato globale.<ref name="B35" /> La carenza di investimenti nella ricerca e nella produzione di beni di consumo rese i prodotti della RDT meno competitivi sui mercati occidentali, aumentando la dipendenza economica dall'Unione Sovietica.<ref name="B35" />
 
Nel 1989, il rapporto debito/PIL raggiunse il 20%, un livello ancora gestibile ma sostenuto solo grazie alla capacità della RDT di esportare beni in occidente e ottenere valuta forte per ripagare i debiti.<ref>{{Cita|Berghoff e Balbier|pp. 37-3837–38}}.</ref> Nell'ottobre dello stesso anno, un documento del Politbüro (lo ''Schürer-Papier'') stimava che, per mantenere la stabilità del debito, il surplus delle esportazioni avrebbe dovuto passare da 2 miliardi di marchi nel 1990 a oltre 11 miliardi nel 1995, obiettivo ritenuto difficilmente raggiungibile senza sforzi straordinari, soprattutto in un contesto politico ormai instabile.[[File:Cheque east germany.jpg|thumb|Assegno della RDT emesso nel 1988.|sinistra]]Gran parte del debito era stato accumulato nel tentativo di affrontare i problemi economici importando componenti, tecnologie e materie prime, e al contempo mantenere gli standard di vita tramite l’importazione di beni di consumo. Nonostante ciò, la RDT restava competitiva a livello internazionale in settori come l’ingegneria meccanica e le tecnologie di stampa.
 
Un altro fattore rilevante fu la perdita di una fonte stabile di valuta forte derivante dalla rivendita all'estero del petrolio sovietico, che fino al 1981 era fornito a prezzi inferiori rispetto al mercato mondiale. La fine di questo vantaggio compromise ulteriormente le entrate in valuta pregiata, contribuendo a un rallentamento evidente nel miglioramento delle condizioni di vita.
Riga 146:
A parte alcuni piccoli appezzamenti privati a gestione familiare, l’agricoltura era stata interamente [[Collettivizzazione|collettivizzata]] dopo la seconda guerra mondiale.<ref name=":11" /> Al 1º luglio 1954, si contavano 4.974 fattorie collettive, con 147.000 membri, che coltivavano il 15,7% delle terre arabili. Le fattorie collettive godevano di un'autonomia formale e avevano un'importanza maggiore rispetto alle normali fattorie statali,<ref name=":11" /> ma erano comunque subordinate al Consiglio dei Ministri tramite il Ministero dell’Agricoltura, delle Foreste e dell’Alimentazione. Nel 1984 occupavano circa l'85,8% della superficie agricola totale, mentre le aziende agricole statali ne detenevano solo il 7%.<ref name=":12">{{Cita|Burant 1988|p. 139}}.</ref> Gli altri terreni del settore agricolo socialista, che nel 1984 costituivano il 95% dei terreni totali, erano detenuti da cooperative orticole e da varie altre unità specializzate.<ref name=":12" /> Un articolato sistema di relazioni legava le fattorie ad altre cooperative e alle industrie di trasformazione dei prodotti agricoli.
 
Esistevano tre tipi di aziende agricole collettive, il tipo I, II e III: nelle aziende agricole di tipo I, solo i terreni arati dovevano essere utilizzati collettivamente mentre tutte le altre terre e risorse produttive venivano lasciate all'uso individuale dei membri.<ref name=":12" /> Nelle fattorie di tipo II, tutti i terreni agricoli venivano utilizzati collettivamente, tranne i piccoli appezzamenti privati tenuti da ogni famiglia, che doveva però cedere tutti i macchinari e le attrezzature necessarie.<ref name=":12" /> Le aziende agricole di tipo III erano completamente collettivizzate: tutte le risorse produttive (compresi i terreni arati, le foreste, i prati, le risorse idriche, i macchinari e gli immobili), ad eccezione di piccoli appezzamenti privati e di alcuni capi di bestiame, venivano utilizzate collettivamente.<ref name=":12" /> Per entrare a far parte di un collettivo di tipo III, un agricoltore doveva contribuire con beni - strutture, bestiame e macchinari - di un determinato valore, che diventavano proprietà dell'organizzazione.<ref name=":12" /> I membri il cui patrimonio non era sufficiente a soddisfare questo requisito potevano dare il loro contributo obbligatorio con il reddito guadagnato in un determinato periodo di tempo.<ref name=":12" /> I lavori sugli appezzamenti privati dovevano essere svolti solo in orario extra-lavorativo, e i proprietari di appezzamenti privati potevano venderli e lasciarli in eredità.<ref>{{Cita|Burant 1988|pp. 139-140139–140}}.</ref>
 
In tutte le fattorie collettive della Germania Est, la distribuzione del reddito residuo — dopo i contributi obbligatori a vari fondi specializzati — si basava sulla quantità di terra conferita da ciascun membro e sulla quantità di lavoro svolto per il collettivo.<ref name=":13">{{Cita|Burant 1988|p. 140}}.</ref> La proprietà terriera individuale restava garantita da una base giuridica: in caso di esproprio per usi industriali, i membri ricevevano un indennizzo.<ref name=":13" />
Riga 170:
 
==== Energia ed estrazione ====
La Germania Est disponeva di abbondanti risorse di [[lignite]], di cui era il maggior produttore mondiale,<ref>{{Cita|Burant 1988|pp. 136-137136–137}}.</ref> e copriva l'80% della produzione di energia elettrica nazionale.<ref name=":14" /> I principali giacimenti si trovavano nei [[Distretto di Cottbus|distretti di Cottbus]] e [[Distretto di Dresda (Repubblica Democratica Tedesca)|Dresda]], mentre altri depositi significativi erano localizzati nei distretti di [[Distretto di Halle|Halle]] e [[Distretto di Lipsia (Repubblica Democratica Tedesca)|Lipsia]]. Il solo giacimento di Cottbus rappresentava il 45% dell’estrazione di lignite e il 37% della produzione di energia elettrica.<ref name=":14" /> Nel 1985, la produzione di lignite grezza raggiunse i 312 milioni di tonnellate, in aumento rispetto ai 267 milioni di tonnellate del 1981, all'inizio del piano quinquennale.<ref name=":18">{{Cita|Burant 1988|p. 137}}.</ref> La lignite era impiegata soprattutto per alimentare le centrali termoelettriche, per la produzione di gas di carbone e come materia prima nell'industria chimica.
 
Altre risorse estratte includevano [[carbone fossile]] ([[Zwickau]]-[[Oelsnitz (Monti Metalliferi)|Oelsnitz]]), [[ferro]] ([[Harz]], [[Selva di Turingia]]), [[nichel]] ([[Glauchau]]), [[Stagno (elemento chimico)|stagno]], [[zinco]] e [[piombo]] ([[Monti Metalliferi]]), oltre all'[[uranio]] ([[Elbsandsteingebirge]]). I giacimenti di [[potassa]] si concentravano nella zona sud-occidentale e ai piedi dell’Harz. Era inoltre iniziata l’estrazione di petrolio a [[Stralsund]].<ref name=":14" /> I giacimenti di [[minerali ferrosi]] erano diffusi ma caratterizzati da filoni a basso tenore, che rendevano l’estrazione costosa e poco efficiente. Negli anni Ottanta, la produzione annuale di ferro risultava largamente insufficiente a coprire il fabbisogno industriale, costringendo la DDR a importarne consistenti quantità.<ref name=":18" /> Il Paese dipendeva inoltre quasi interamente dalle importazioni per il [[manganese]], il [[cromo]] e altre [[Ferrolega|ferroleghe]].<ref name=":18" /> Per sopperire alla limitata produzione nazionale, la Germania Est importava rilevanti volumi di metalli non ferrosi, principalmente dall’Unione Sovietica.<ref name=":18" />
Riga 182:
 
== Organizzazione ==
[[File:Bundesarchiv Bild 183-1988-0126-018, Infografik, Rohholz für die Volkswirtschaft.jpg|thumb|Produzione del legname: da 7 milioni di metri cubi nel 1970 a 11 milioni nel 1990 (poster di [[propaganda]] del 1988).]]La principale forza direttiva dell’economia e dell’intera società della RDT era il [[Partito Socialista Unificato di Germania]] (SED), che esercitava formalmente la propria leadership attraverso i congressi del partito, durante i quali approvava i rapporti del segretario generale e adottava le linee guida per il successivo piano quinquennale.<ref>{{Cita|Burant 1988|pp. 123-124123–124}}.</ref> Un ruolo ancor più centrale era svolto dal [[Politbüro]], che supervisionava e orientava il processo economico in corso. Tuttavia, il suo intervento si concentrava sulle questioni generali o di maggiore rilevanza, poiché era impegnato anche nella gestione di altri ambiti fondamentali dello Stato.<ref name=":15" />
 
Il [[Consiglio dei ministri della Repubblica Democratica Tedesca|Consiglio dei ministri]] (''Ministerrat der DDR'') era l'organo esecutivo del Paese ed era responsabile della supervisione e del coordinamento di tutte le attività economiche.<ref name=":15" /> Alle sue dipendenze operava la Commissione di Stato della pianificazione (''Staatliche Plankommission''), che proponeva strategie economiche alternative, trasformava gli obiettivi generali stabiliti dal Consiglio in direttive per i singoli ministeri e coordinava i piani a breve, medio e lungo termine. Aveva inoltre il compito di mediare eventuali conflitti tra i ministeri.<ref name=":15" /> I ministeri, all'interno delle rispettive aree di competenza, avevano la responsabilità principale nella gestione dei settori economici specifici. Erano incaricati della pianificazione, dell’allocazione delle risorse, dello sviluppo, dell’introduzione di innovazioni e del raggiungimento degli obiettivi fissati nei propri piani.<ref name=":15" />
Riga 356:
* {{Cita libro|autore=André Steiner|anno= 2010|titolo= The Plans that Failed: An Economic History of the GDR|editore= Berghahn Books|isbn= 978-1-84545-748-8|cid=Steiner}}
* {{Cita libro|autore=Jaap Sleifer|titolo=Planning ahead and falling behind : the East German economy in comparison with West Germany 1936-2002|url=https://www.worldcat.org/oclc/903958732|editore=Walter de Gruyter GmbH & Co KG|anno=2006|ISBN=9783050085395|cid=Sleifer}}
* {{Cita libro|autore=Peter Christian Ludz|autore2=Johannes Kuppe|titolo=DDR Handbuch|url=https://archive.org/details/ddrhandbuch0000unse|edizione=1|anno=1979|editore=Bundesministerium für innerdeutsche Beziehungen der BRD|città=Colonia|cid=Ludz e Kuppe 1979|ISBN=978-3-8046-8515-4}}
* {{Cita libro|autore=Vladimiro Giacché|titolo=Anschluss. L'annessione. L'unificazione della Germania e il futuro dell'Europa.|annooriginale=2014|anno=2019|editore=Diarkos|ISBN=9788832176377}}
* {{Cita libro|autore=Hans Modrow|titolo=La perestroika e la fine della DDR. Come sono andate veramente le cose|anno=2019|editore=Mimesis|ISBN=9788857557687}}