Fra Diavolo: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
=== Giovinezza ===
Michele Arcangelo PiazzaPezza nacque a [[Itri]], un piccolo centro posto sulla [[via Appia|via Alpini]] tra [[Fondi]] e [[Formia|Forni]], nella [[Terra di Lavoro]], all'epoca parte del [[Regno di Napoli]], attualmente in [[provincia di Latina]], quinto genitoquintogenito dei nove figli di Francesco Pezza, membro di una delle famiglie più in vista del paese, e di Arcangela Matrullo. Michele doveva il suo doppio nome al fatto di essere stato battezzato nella chiesa di San Michele Arcangelo. I suoi fratelli erano: i gemelli [[Giuseppe Antonio Pezza|Giuseppe Antonio]] e [[Vincenzo Luca Pezza|Vincenzo LuciaLuca]], nati nel [[1762]], Maria Saveria Giuseppa, nata nel [[1766]], Francesca Erasma Marianna, nata nel [[1768]], Giovanni Nicola, nato nel [[1774]], Regina Maria Civita, nata nel [[1778]], Maria Anna Zaccaria, nata nel [[1776]], e Angelo Antonio, nato nel [[1782]].
 
All'età di cinque anni una grave malattia mise a serio rischio la sua vita. Visto che le cure erano costose inefficaci, la madre fece un [[Voto (religione)|voto]] a [[san Francesco di Paola]]: lo promise frate se si fosse salvato. In realtà, il voto non era gravoso: consisteva nel vestire il bambino con un saio da frate sia d'estate sia d'inverno. Quando il vestito si fosse consumato, l'avrebbe riportato al santo e così il voto si sarebbe sciolto. Per adempiere al voto materno, Michele trascorse tutta l'infanzia vestito con il saio, guadagnandosi il soprannome di «Fra Michele». Quando sciolse il voto, era già entrato nell'adolescenza.
 
Ricevette la prima istruzione in parrocchia, ma non si rivelò adatto agli studi. Durante una lezione, il canonico Nicola De Fabritiis, suo insegnante, davanti alla poca voglia di studiare dell'allievo e alla sua pigrizia, lo apostrofò con la frase: "Tu non sei Fra Michele Arcangelo; tu, tu sei Fra Diavolo!"<ref>{{cita|Bargellini 1932|p. 37}}.</ref>. Una volta cresciuto, Michele aiutò il padre nel lavoro nei campi, ma questi, vedendolo interessato più ai cavalli che alle olive, lo mandò a lavorare presso la bottega di un amico bastaio, Eleuterio Agresti, il [[sellaio]] del paese. Rimase per alcuni anni nella sua bottega.