Józef Piłsudski: differenze tra le versioni
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Tre anni dopo tornò al potere grazie al [[Colpo di Stato di maggio|golpe del maggio 1926]] e divenne l'uomo forte del regime di [[Sanacja]] ("risanamento") appena instaurato. Da allora fino alla sua morte nel 1935, si occupò principalmente di affari militari e esteri. Fu durante questo periodo che si sviluppò un intenso culto della personalità, continuato fino al [[XXI secolo]].
Vari aspetti dell'amministrazione di Piłsudski, inclusa l'incarcerazione dei suoi oppositori politici nel campo di internamento di [[Bjaroza|Bereza Kartuska]], sono espressione delle tendenze autoritarie del suo periodo di governo, comuni del resto alle prassi politiche di molti paesi dell'Europa centrale ed orientale del periodo compreso tra le due guerre mondiali.
Ad ogni modo, il maresciallo resta un personaggio molto stimato nella memoria polacca ed è considerato, insieme al suo principale rivale Roman Dmowski, come uno dei fondatori della moderna Polonia indipendente.
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Nel 1892 Piłsudski fece ritorno dall'esilio e si stabilì presso la residenza Adomavas di sua proprietà vicino a Teneniai ([[comune distrettuale di Šilalė|distretto di Šilalė]]). Nel 1893 aderì al [[Partito Socialista Polacco]] (''PSP'') e collaborò all'insediamento della loro formazione politica in Lituania.<ref name="gov"/><ref>{{cita|Urbankowski (1997)|vol. 1, p. 88}}.</ref> Inizialmente si schierò con le frange dei socialisti più radicali, ma nonostante l'apparente [[internazionalismo proletario]] del movimento socialista, rimase un nazionalista polacco.<ref name="mac214">{{cita|MacMillan (2006)|p. 214}}.</ref> Nel 1894, in qualità di [[caporedattore]], riuscì ad imbastire la pubblicazione di un giornale socialista clandestino, il ''Robotnik'' ("Il Lavoratore"), figurando altresì tra i principali giornalisti che vi lavoravano e, all'inizio, anche come [[Composizione tipografica|tipografo]].<ref name="gov"/><ref name="pwn"/><ref>{{cita|Urbankowski (1997)|vol. 1, p. 93}}.</ref> Nel 1895 divenne un esponente di spicco del PSP, sostenendo la necessità di porre in secondo piano le visioni divergenti e promuovendo una fusione tra le idee socialiste e il nazionalismo, poiché questa combinazione offriva la maggiore possibilità di ripristinare l'indipendenza polacca.<ref name="pwn"/>
Il 15 luglio 1899, mentre aderiva ancora a formazioni politiche clandestine, Piłsudski sposò un'altra organizzatrice socialista, Maria Juszkiewiczowa, il cui cognome natio era Koplewska.<ref>{{cita|Garlicki (2017)|p. 92}}.</ref> Secondo il suo capo biografo, Wacław Jędrzejewicz, il matrimonio si basava più su motivazioni pragmatiche che legate ai sentimenti, essendo entrambi assai coinvolti nei movimenti socialisti e indipendentisti. La tipografia di ''Robotnik'' aveva sede nel loro appartamento prima a [[Vilnius|Wilno]], poi a [[Łódź]] e si immaginava che, celando l'attività dietro una normale vita familiare, si potessero sollevare meno sospetti. La legge russa tutelava inoltre la moglie dall'accusa per le attività illegali del marito.<ref>{{cita|Jędrzejewicz (1990)|pp.
[[File:Lingwood 1898.jpg|thumb|left|"Lingwood", [[Leytonstone]], dove soggiornò Piłsudski nel 1900]]
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Piłsudski e il primo governo polacco erano guardati con sospetto in Occidente, in quanto aveva collaborato con gli [[Imperi centrali]] dal 1914 al 1917 e perché i governi di Daszyński e Jędrzej Moraczewski erano guidati perlopiù da socialisti.<ref name="cie2002"/> Fu solo nel gennaio 1919, quando il famoso pianista e compositore [[Ignacy Jan Paderewski]] divenne [[primo ministro della Polonia]] e ministro degli esteri di un nuovo governo, che il resto del continente guardò con maggiore tranquillità a quanto accadeva a Varsavia.<ref name="cie2002"/>
Tuttavia, restavano ancora due differenti gabinetti che si proclamavano entrambi quelli legittimi in patria: quello di Piłsudski a Varsavia e quello di Dmowski a Parigi.<ref name="mac219"/> Per garantire che la Polonia disponesse di un unico esecutivo e per scongiurare la guerra civile, Paderewski incontrò Dmowski e Piłsudski e persuase loro a congiungere le forze, con Piłsudski in qualità di capo di Stato provvisorio e comandante in capo mentre Dmowski e Paderewski in qualità di rappresentanti della Polonia alla [[Conferenza di pace di Parigi (1919)|conferenza di pace di Parigi]].<ref>{{cita|MacMillan (2006)|pp.
[[File:PL Turek Pilsudski Monument 11.jpg|thumb|Monumento dedicato a Piłsudski a [[Turek]] (realizzato nel 1936)]]
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La principale iniziativa di politica estera di Piłsudski riguardava la costituzione di una federazione, la "''[[Międzymorze]]''" (letteralmente "Tra i mari" e conosciuta in [[lingua latina]] come ''[[Intermarium]]''), che si estendesse dal [[Mar Baltico]] al [[Mar Nero]]. Essa avrebbe dovuto annoverare al suo interno la Polonia, i [[Paesi baltici]], la [[Bielorussia]] e l'[[Ucraina]], nel tentativo di riportare in auge quella che era la [[Confederazione polacco-lituana]] prima che avessero operato le [[Spartizioni della Polonia|spartizioni]].<ref name="pwn"/><ref name="cie2002"/><ref>{{cita|Jędrzejewicz (1990)|p. 93}}.</ref>
Il piano di Piłsudski incontrò l'opposizione della maggior parte dei potenziali Stati membri, i quali si rifiutarono di rinunciare a qualsiasi loro indipendenza, conquistata con la fatica, nonché delle potenze alleate, le quali ritenevano che un simile cambiamento geopolitico avrebbe potuto sconvolgere gli equilibri di potere tanto faticosamente indicati dai trattati post-bellici.<ref>{{cita web|lingua=en|accesso=31 agosto 2021|url=http://www.historynet.com/wars_conflicts/20_21_century/3038436.html?featured=y&c=y|sito=historynet.com|autore=Robert Szymczak|titolo=Polish-Soviet War: Battle of Warsaw|dataarchivio=7 ottobre 2007|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20071007194853/http://www.historynet.com/wars_conflicts/20_21_century/3038436.html?featured=y&c=y|urlmorto=sì}}</ref> Secondo lo storico George Sanford, fu intorno al 1920 che Piłsudski si rese conto dell'infattibilità del suo ambizioso piano.<ref>{{cita libro|autore=George Sanford|anno=2002|titolo=Democratic Government in Poland: Constitutional Politics Since 1989|città=New York|editore=Palgrave Macmillan|isbn=978-0-333-77475-5|url=https://books.google.it/books?id=upWHDAAAQBAJ&printsec=frontcover&dq=Democratic+Government+in+Poland:+Constitutional+Politics+Since+1989&hl=it&sa=X&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false|lingua=en|pp=
Invece di raggiungere un'alleanza dell'[[Europa centrale]] e [[Europa orientale|orientale]], si profilò presto all'orizzonte una serie di conflitti lungo i confini, tra cui la [[guerra polacco-ucraina]] (1918-1919), la [[guerra polacco-lituana]] (1920, culminata con l'[[ammutinamento di Żeligowski]]), gli scontri con la [[Cecoslovacchia]] (a partire dal 1918), e, forse la schermaglia più enfatica, la [[guerra polacco-sovietica]] (1919–1921).<ref name="pwn"/>
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{{citazione|Piłsudski non aveva nulla del suo futuro prestigio. In veste di rivoluzionario prebellico, condusse il suo partito a divisioni e dissidi interni; come generale nella prima guerra mondiale guidò le sue legioni all'internamento e allo scioglimento; quale maresciallo dell'esercito polacco lo condusse a Kiev e Vilnius, entrambe ormai perdute per i polacchi. Abbandonato il partito socialista polacco e i suoi alleati austro-tedeschi, rifiutò di allearsi con l'Intesa. In Francia e in Inghilterra era considerato un alleato traditore che avrebbe condotto la Polonia alla deriva; in Russia veniva visto come un falso simpatizzante degli Alleati, che avrebbe portato l'imperialismo alla rovina. Tutti, da Lenin a [[David Lloyd George|Lloyd George]], dalla ''[[Pravda]]'' al ''[[Morning Star (quotidiano)|Morning Star]]'', lo consideravano un esempio di fallimento politico e militare. Nell'agosto 1920, praticamente ognuno concordava che la sua catastrofica carriera sarebbe culminata con la caduta di Varsavia.<ref>{{cita|Davies (2011)|p. 225}}.</ref>}}
I detrattori di Pilsudski si sbagliarono,
Il piano polacco fu ideato di Piłsudski e da altri combattenti, incluso Tadeusz Rozwadowski.<ref>{{cita|Lenkiewicz (2019)|p. 185}}.</ref>
In seguito, alcuni sostenitori di Piłsudski avrebbero cercato di dipingerlo come l'unico autore della strategia polacca, mentre gli avversari minimizzavano il suo ruolo.<ref name="bry10">{{cita libro|lingua=en|url=https://books.google.it/books?id=BzsSDAAAQBAJ&pg=PA10|p=10|titolo=Primed for Violence: Murder, Antisemitism, and Democratic Politics in Interwar Poland|autore=Paul Brykczynski|editore=University of Wisconsin Pres|anno=2016|isbn=978-02-99-30700-4}}</ref> In Occidente per lungo tempo persistette l'ipotesi secondo cui fosse stato il generale [[Maxime Weygand]] della missione militare francese a salvare la Polonia; gli studiosi moderni, tuttavia, sono d'accordo sul fatto che il ruolo del transalpino fosse stato invece minimo.<ref name="cie2002" /><ref name="bry10" /><ref>{{cita pubblicazione|titolo=Battle on the Vistula: The Soviet-Polish Campaign of 1920|autore=Clarence A. Manning|rivista=The Journal of the American Military Institute|volume=3|numero=1|data=primavera 1939|pp=
Il piano di Piłsudski prevedeva che le forze polacche si ritirassero attraverso il fiume [[Vistola]] e difendessero le teste di ponte a Varsavia e sul [[Wieprz]] mentre circa il 25% delle divisioni disponibili si concentrava a sud per una controffensiva strategica. Il piano richiedeva poi che due eserciti sotto il generale [[Józef Haller]], di fronte all'attacco frontale sovietico a Varsavia da est, mantenessero le loro posizioni in trincea a tutti i costi.<ref name="cis140141"/><ref name="urb346441"/> Allo stesso tempo, le truppe sotto il generale [[Władysław Sikorski]] dovevano colpire a nord dalla parte esterna della capitale, tagliando fuori le forze sovietiche che cercavano di avviluppare la città da quella direzione. Il ruolo più importante, tuttavia, venne assegnato a un "esercito di riserva" relativamente piccolo, composto da circa 20.000 uomini, appena allestito (noto anche come "Gruppo d'assalto", "''Grupa Uderzeniowa''"), che comprendeva le unità polacche più agguerrite e preparate comandate personalmente da Piłsudski.<ref name="cis140141"/><ref name="urb346441"/> Il loro compito appariva quello di guidare un'offensiva fulminea verso nord, dal triangolo Vistola-Wieprz a sud di Varsavia, attraverso un punto debole che era stato identificato dall'intelligence polacca tra il fronte occidentale sovietico. Quell'offensiva avrebbe separato il fronte occidentale bolscevico dalla sua retroguardia e ne avrebbe confuso gli spostamenti. Alla fine, il divario tra l'esercito di Sikorski e il "Gruppo d'assalto" si sarebbe ridotto vicino al confine della [[Prussia Orientale]], provocando l'annientamento delle forze sovietiche accerchiate.<ref name="cis140141">{{cita|Cisek (2002)|pp.
A quel tempo, il piano di Piłsudski subì delle critiche e solo la situazione disperata delle forze polacche persuase altri comandanti ad assecondarlo. Anche se basato su informazioni affidabili, non ultime le comunicazioni radio sovietiche decifrate, il piano fu definito "dilettantistico" da ufficiali dell'esercito di alto rango ed esperti militari, pronti a sottolineare la mancanza di istruzione militare formale di Piłsudski.<ref name="dav1045"/> Dopo che una copia del piano cadde nelle mani dei sovietici, il comandante del fronte occidentale [[Michail Nikolaevič Tuchačevskij|Michail Tuchačevskij]] pensò che si trattasse di uno stratagemma o una falsa pista e la ignorò, convinto dell'efficacia della sua tattica.<ref name="dav1045">{{cita|Davies (1993)|p. 1045}}.</ref> Giorni dopo, i sovietici pagarono a caro prezzo l'eccessiva sicurezza subendo una delle peggiori sconfitte della loro storia militare.<ref name="dav12"/><ref name="urb346441"/>
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Sotto Piłsudski, la Polonia mantenne buoni rapporti con le vicine [[Regno di Romania|Romania]], [[Regno d'Ungheria (1920-1946)|Ungheria]] e [[Repubblica di Lettonia (1919-1940)|Lettonia]]. Tuttavia, le relazioni diplomatiche furono tese con la [[Cecoslovacchia]] e ridotte all'osso con la [[Repubblica di Lituania (1918-1940)|Lituania]].<ref>{{cita libro|lingua=en|url=https://books.google.it/books?id=-WZUAQAAQBAJ&pg=PA29|p=29|titolo=The First World War Peace Settlements, 1919-1925|autore=Erik Goldstein|editore=Routledge|anno=2013|isbn=978-13-17-88367-8}}</ref> Le relazioni con la [[Repubblica di Weimar|Germania]] e l'[[Unione Sovietica]] seguirono un andamento ondivago, ma volendo sintetizzare ai minimi termini si potrebbe dire che non vi furono né acuti positivi né negativi.<ref>{{cita|Urbankowski (1997)|vol. 1, pp. 538–540}}.</ref><ref name="pri71">{{cita|Prizel (1998)|p. 71}}.</ref>
Il programma del "prometeismo" di Piłsudski volto a indebolire l'Unione Sovietica puntava a finanziare i movimenti indipendentisti e nazionalisti dei principali popoli non russi che abitavano nelle terre del vecchio impero. Il coordinamento, dal 1927 allo scoppio della [[seconda guerra mondiale]] in Europa nel 1939, avvenne sotto il comando di Edmund Charaszkiewicz e si dimostrò perlopiù un fiasco.<ref>{{cita|Charaszkiewicz ''et al.'' (2000)|pp.
Piłsudski tentò sempre di preservare l'indipendenza del suo paese volgendo l'attenzione allo scacchiere internazionale. Assistito dal suo protetto, il ministro degli esteri [[Józef Beck]], cercò sostegno alla Polonia giungendo ad alleanze con potenze quali la Francia e la Gran Bretagna oltre che con vicini non ostili quali la Romania e l'Ungheria.<ref name="urb539540">{{cita|Urbankowski (1997)|vol. 1, pp. 539–540}}.</ref>
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Sostenitore dell'alleanza militare franco-polacca e della collaborazione con [[Bucarest]], compresi nella [[Piccola Intesa]], il dittatore rimase deluso dalla politica di [[appeasement|accomodamento]] perseguita dai governi francese e britannico che traspariva dalla firma del [[patto di Locarno]].<ref name="pri71"/><ref>{{cita|Hehn (2005)|p. 69}}.</ref><ref>{{cita libro|lingua=en|autore=Nicole Jordan|anno=2002|url=https://books.google.it/books?id=4iQQrESpA48C&pg=PA23|p=23|titolo=The Popular Front and Central Europe: The Dilemmas of French Impotence 1918–1940|editore=Cambridge University Press|isbn=978-0-521-52242-7}}</ref> I trattati avevano secondo il governo britannico lo scopo di garantire una consegna pacifica dei territori rivendicati dalla Germania come i [[Sudeti]], il [[Corridoio di Danzica|corridoio polacco]] e la [[Città Libera di Danzica]] migliorando le relazioni franco-tedesche a tal punto che Parigi avrebbe sciolto le sue alleanze nell'Europa orientale.<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=hJnJDwAAQBAJ&pg=PP146|anno=2015|p=146|titolo=All'inferno e ritorno: Europa 1914-1949|autore=Ian Kershaw|editore=Gius.Laterza & Figli Spa|isbn=978-88-58-12821-3}}</ref> Piłsudski sentì un profondo senso di abbandono da parte della Francia dopo quanto accaduto a [[Locarno]] e, quindi, provò a preservare buoni rapporti con l'Unione Sovietica e la Germania.
Uno dei timori costanti di Piłsudski era che la Francia raggiungesse un accordo con la Germania a spese della Polonia. Nel 1929, i transalpini accettarono di ritirarsi dalla [[Renania]] nel 1930, cinque anni prima di quanto definito dal trattato di Versailles. Lo stesso anno, i francesi annunciarono i piani per la realizzazione della [[linea Maginot]] lungo il confine con la Germania, cominciata nel 1930. La necessità di tutelarsi a livello difensivo costituiva una tacita ammissione francese che [[Berlino]] si sarebbe riarmata oltre i limiti fissati a Versailles nel prossimo futuro e, pertanto, occorreva prepararsi adeguatamente.<ref name="you1921">{{cita libro|autore=Robert Young|pp=
Nel giugno 1932, poco prima dell'apertura della [[Conferenza di Losanna (1932)|conferenza di Losanna]], Piłsudski udì (correttamente) la notizia che il nuovo cancelliere tedesco Franz von Papen stava per fare un'offerta per un'alleanza franco-tedesca al premier francese Édouard Herriot in funzione anti-polacca.<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=TiPWCgAAQBAJ&pg=PA276|lingua=en|p=276|titolo=Poland Between East and West: Soviet and German Diplomacy toward Poland, 1919-1933|autore=Josef Korbel|editore=Princeton University Press|anno=2015|isbn=978-14-00-87658-7}}</ref> Per tutta risposta, Piłsudski inviò il cacciatorpediniere [[ORP Wicher (1928)|ORP ''Wicher'']] nel porto della [[Città Libera di Danzica]].<ref name="cdd">{{cita web|url=https://translate.google.it/translate?hl=it&sl=pl&u=https://dzieje.pl/aktualnosci/kryzys-gdanski&prev=search&pto=aue|sito=dzieje.pl|titolo=La crisi di Danzica|accesso=2 settembre 2021|data=8 novembre 2018}}</ref> Malgrado si affermò che l'invio si doveva alla necessità di rivendicare apparentemente i diritti di accesso della marina polacca a Danzica, il vero scopo della ''Wircher'' era avvertire Herriot di non sottovalutare la Polonia mentre parlava con Papen.<ref name="cdd"/> La crisi di Danzica del 1932 sortì l'effetto desiderato e allertò i francesi, che migliorarono i diritti di accesso della marina polacca a Danzica.<ref name="cdd"/>
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[[File:Rossa-MATKA I SERCE SYNA.jpg|thumb|left|Tomba della madre di Piłsudski a [[Vilnius]], in [[Lituania]]. L'enorme lapide nera reca l'insegna: "''Matka i serce syna''"<br/> ("Una madre e il cuore del [suo] figlio") e i versi evocativi di una poesia di [[Juliusz Słowacki|Słowacki]]]]
All'insaputa dell'opinione pubblica, Piłsudski aveva da diversi anni uno stato di salute cagionevole. Il 12 maggio 1935 morì di [[Carcinoma epatocellulare|tumore al fegato]] nel palazzo del Belweder di Varsavia. Celebrazioni e commiati della sua vita iniziarono spontaneamente entro mezz'ora dall'annuncio della sua morte.<ref>{{cita|Drozdowski e Szwankowska (1995)|p. 5}}.</ref> A mobilitarsi furono in primis membri del personale militare, in particolare reduci delle legioni della Grande Guerra, membri dell'OMP e veterani delle guerre del 1919-1921, oltre ai suoi collaboratori politici.<ref name="dro911">{{cita|Drozdowski e Szwankowska (1995)|pp.
Il [[Partito Comunista di Polonia (1918)|Partito Comunista Polacco]] attaccò immediatamente Piłsudski tacciandolo come fascista e capitalista, malgrado l'estrema destra stessa non lo vedesse di buon occhio.<ref name="dro911"/> Altri oppositori del regime, invece, mantennero atteggiamenti meno severi: socialisti (come [[Ignacy Daszyński]] e [[Tomasz Arciszewski]]) e democratici cristiani (rappresentati da Ignacy Paderewski, [[Stanisław Wojciechowski]] e [[Władysław Grabski]]) espressero infatti il proprio cordoglio. I partiti contadini si divisero ([[Wincenty Witos]] riservò ad esempio dure critiche al defunto, mentre [[Maciej Rataj]] e Stanisław Thugutt furono più miti), mentre [[Roman Dmowski]], dei nazionaldemocratici, parlò con toni sì critici ma non oltre una certa soglia.<ref name="dro911"/>
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[[File:Piłsudski statue and honour guards.jpg|thumb|Monumento dedicato a Piłsudski nella piazza omonima di [[Varsavia]], uno dei tanti sparsi in tutta la [[Polonia]]]]
Quando il governo polacco divenne sempre più autoritario e conservatore, la fazione di Rydz-Śmigły fu osteggiata da quella del più moderato [[Ignacy Mościcki]], che rimase presidente.<ref name="jab14"/> Dopo il 1938, Rydz-Śmigły si riconciliò con il presidente, ma la classe dirigente rimase divisa tra gli "Uomini del Presidente", perlopiù civili (anche detti il "Gruppo del Castello" perché la residenza ufficiale del presidente era il [[Castello Reale di Varsavia|castello reale di Varsavia]]), e gli "Uomini del Maresciallo" (ovvero i vecchi "colonnelli di Piłsudski"), ufficiali militari professionisti e vecchi compagni d'armi del dittatore.<ref>{{cita libro|lingua=en|url=https://books.google.it/books?id=oEfDKjjX5AEC&pg=PA353|p=353|titolo=Social and Political History of the Jews in Poland 1919-1939|autore=Joseph Marcus|editore=Walter de Gruyter|anno=2011|isbn=978-31-10-83868-8}}</ref> Dopo l'[[Campagna di Polonia|invasione della Polonia]] nazista nel 1939, parte di questa divisione politica sarebbe rimasta all'interno del [[governo in esilio della Polonia|governo polacco in esilio]].<ref>{{cita pubblicazione|lingua=en|titolo=The Polish Political System in Exile, 1945-1990|autore=Sławomir Łukasiewicz|rivista=Polish American Studies|volume=72|numero=2|data=autunno 2015|pp=
Piłsudski aveva conferito alla Polonia un personaggio simile a Onufry Zagłoba, la figura immaginaria ideata da [[Henryk Sienkiewicz]]: una sorta di [[Oliver Cromwell]] polacco.<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=-GGJDwAAQBAJ&pg=PA34|p=34|lingua=en|titolo=The Dark Heart of Hitler's Europe: Nazi Rule in Poland Under the General Government|autore=Martin Winstone|editore=Bloomsbury Publishing|anno=2014|isbn=978-08-57-72519-6}}</ref> Per via della sua controversa personalità, il maresciallo aveva inevitabilmente attirato su di sé sia lodi sperticate sia serrate critiche.<ref name="gui16"/><ref>{{cita pubblicazione|lingua=en|titolo=Uses and abuses of the Polish past by Józef Piłsudski and Roman Dmowski|autore=Patrice M. Dabrowski|rivista=The Polish Review|volume=56|numero=1/2|anno=2011|pp=
Nel 1935, al funerale di Piłsudski, il presidente Mościcki elogiò in pubblico il maresciallo:
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{{citazione|Józef Piłsudski rimarrà, nella memoria della nostra nazione, il fautore della sua indipendenza e il leader vittorioso che ha respinto un assalto straniero che minacciava l'intera Europa e la sua civiltà. Józef Piłsudski ha servito con onore il suo paese ed è entrato per sempre nella nostra storia.<ref name="sme872">{{cita libro|lingua=en|url=https://books.google.it/books?id=QwquCgAAQBAJ&pg=PA872|p=872|titolo=Historical Dictionary of the Russian Civil Wars, 1916-1926|volume=2|autore=Jonathan D. Smele|editore=Rowman & Littlefield|anno=2015|isbn=978-14-42-25281-3}}</ref>}}
Mentre alcune delle mosse politiche di Piłsudski rimangono controverse (in particolare il [[colpo di Stato di maggio|colpo di Stato del maggio 1926]], il processo di Brėst contro gli oppositori politici del 1931–1932, l'istituzione del campo di detenzione di Bereza Kartuska nel 1934 e la successiva incapacità dei governi polacchi di formulare politiche coerenti e costruttive verso le minoranze nazionali) Piłsudski continua ad essere visto dalla maggioranza dei polacchi come una figura positiva nella storia del Paese del [[XX secolo]].<ref>{{cita|Charaszkiewicz ''et al.'' (2000)|pp.
[[File:Josef Pilsudski made of salt.jpg|thumb|left|Una statua di Józef Piłsudski, realizzata interamente con salgemma, nella [[miniera di sale di Wieliczka]]]]
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*{{cita libro|lingua=pl|autore=Włodzimierz Suleja|cid=Suleja (2004)|anno=2004|titolo=Józef Piłsudski|città=Breslavia|editore=Zakład Narodowy im. Ossolińskich|isbn=978-83-04-04706-8}}
*{{cita libro|autore=Bohdan Urbankowski|cid=Urbankowski (1997)|anno=1997|titolo=Józef Piłsudski: Marzyciel i strateg|titolotradotto=Józef Piłsudski: Dreamer and Strategist|lingua=pl|volume=1–2|città=Varsavia|editore=Wydawnictwo ALFA|isbn=978-83-7001-914-3}}
*{{cita pubblicazione|lingua=en|url=https://journals.sagepub.com/doi/pdf/10.1177/0888325490004003004|autore=Piotr S. Wandycz|anno=1990|titolo=Poland's Place in Europe in the Concepts of Piłsudski and Dmowski|editore=East European Politics & Societies|numero=4|volume=3|pp=
*{{cita libro|autore=Richard M. Watt|cid=Watt (1979)|lingua=en|anno=1979|titolo=Bitter Glory|url=https://archive.org/details/bitterglorypolan0000watt|città=New York|editore=Simon and Schuster|isbn=978-0-671-22625-1}}
*{{cita libro|lingua=en|autore=Adam Zamoyski|anno=1987|titolo=The Polish Way|città=Londra|cid=Zamoyski (1987)|editore=John Murray|url=https://archive.org/details/polishwaythousa00zamo|isbn=978-0-531-15069-6}}
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