Linguaggio: differenze tra le versioni

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{{Vedi anche|Origine della lingua}}
Secondo l'antropologo [[Ian Tattersall]], dalla rassegna delle prove scientifiche attuali, sembra che il linguaggio sia comparso repentinamente nell'uomo prima di 100.000 anni fa, nonostante si fossero già sviluppate da tempo le caratteristiche anatomiche della gola necessarie<ref>[http://disf.org/editoriali/2017-02 Il Primate pensante: la lettura dell’evoluzione umana di Ian Tattersall]</ref>.
Esistono due differenti teorie sull'origine del linguaggio umano, la prima che parla del linguaggio come innato, l'altra come una abilità appresa. Un'altra incertezza è se le tante lingue moderne derivino da una comune lingua originaria ("ipotesi monogenetica") oppure da diversi ceppi primordiali ("ipotesi poligenetica"). Non c'è dubbio, comunque, che le lingue esistenti sono il risultato di un processo di differenziazione avvenuto nel corso dei millenni.
 
Esistono due differenti teorie sull'origine del linguaggio umano, la prima che parla del linguaggio come innato, l'altra come una abilità appresa.
 
Un'altra incertezza è se le tante lingue moderne derivino da una comune lingua originaria ("ipotesi monogenetica") oppure da diversi ceppi primordiali ("ipotesi poligenetica"). Non c'è dubbio, comunque, che le lingue esistenti sono il risultato di un processo di differenziazione avvenuto nel corso dei millenni.
 
A sostegno della teoria dell'origine sociale del linguaggio, vi fu il caso clamoroso del [[ragazzo selvaggio]] scoperto nel [[1800]] in [[Francia]], che per i primi dodici anni di vita era vissuto allo stato brado, unicamente a contatto con gli animali. Nonostante tutti gli sforzi dell'équipe dello psicologo [[Jean Marc Gaspard Itard]], il [[Victor dell'Aveyron|selvaggio dell'Aveyron]] non fu in grado di articolare null'altro che qualche parola. Gli esperti conclusero che nella formazione dell'intelligenza e del linguaggio, la socializzazione e l'interazione con l'ambiente sono fondamentali dal primo giorno di vita.<ref>"Psicologia dello sviluppo ed educazione" di Orsola Coppola, ediz. Simone, Napoli, 1999 (pag.140 - voce "Le ricerche sul linguaggio verbale")</ref>
 
Il primo a dimostrare che il linguaggio rappresenti una risorsa importante nello sviluppo intellettivo, vista la sua funzione mediatrice tra l'ambiente e l'essere umano, fu [[Ivan Pavlov]], che effettuò lunghi studi ed esperimenti sulle [[percezione|percezioni]] e rappresentazioni mentali, oltre che sulle elaborazioni dei segnali, dai quali si formano i [[concetto|concetti]]. Importanti ricerche in questo ambito furono realizzate da [[Jean Piaget]], il quale sostenne la presenza di due fasi fondamentali di sviluppo: la prima è quella del linguaggio [[egocentrico]] (0-6 anni), costituito, per lo più, da [[ecolalia|ecolalie]] e [[monologhi]], [[animismo]] e attribuzione ai nomi degli oggetti di una concretezza non reale; la seconda fase si espande nel linguaggio sociale, che prevede dialoghi e comunicazioni bilaterali.
 
Importanti ricerche in questo ambito furono realizzate da [[Jean Piaget]], il quale sostenne la presenza di due fasi fondamentali di sviluppo: la prima è quella del linguaggio [[egocentrico]] (0-6 anni), costituito, per lo più, da [[ecolalia|ecolalie]] e [[monologhi]], [[animismo]] e attribuzione ai nomi degli oggetti di una concretezza non reale; la seconda fase si espande nel linguaggio sociale, che prevede dialoghi e comunicazioni bilaterali.
 
[[Eduard Bernstein|Bernstein]] elaborò la teoria che indicava nello stretto legame fra ambiente (familiare) e orientamento, influenzato dal ceto e dalla tipologia professionale, il tipo di linguaggio, forbito, ricco oppure povero e concreto, sviluppato dagli individui.<ref>"Psicologia dello sviluppo e educazione" di Orsola Coppola, ediz. Simone, Napoli, 1999 (pag.140 - voce "Le ricerche sul linguaggio verbale").</ref>