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== Sinossi ==
 
=== Libro 1°: Libroversione da pubblicare ===
 
==== I-II ====
[[File:Story of Merlin - Arthur's conception.png|miniatura|Storia di Merlino - Il concepimento di Artù]]
in [[Britannia postromana|Britannia]], durante il regno di [[Uther Pendragon]], sovrano di tutta l’Inghilterra, scoppiò un conflitto con un potente duca di Cornovaglia, signore del castello di [[Tintagel]]. Dopo anni di ostilità, il re convocò il duca a corte, ordinandogli di presentarsi insieme alla moglie, [[Igraine]], nota per la sua saggezza. Grazie all’intervento dei baroni, la riconciliazione avvenne, ma Uther si invaghì della duchessa e cercò di sedurla. Igraine, donna leale e virtuosa, rifiutò le avances del re e convinse il marito a fuggire segretamente quella stessa notte.
Nel regno [[Britannia postromana|postromano di Britannia]], re [[Uther Pendragon]] entra in conflitto con il [[Gorlois|duca di Cornovaglia]]. Invitato a corte con la moglie [[Igraine]], nota per la sua saggezza, il duca fugge con lei per proteggerla dalle avances del re. Uther assedia il castello di Terrabil, ma si ammala d'amore per Igraine. Il fedele Ulfius chiama [[Merlino]], il quale propone un patto: Uther potrà giacere con Igraine grazie a un incantesimo che lo renderà identico al duca, in cambio della promessa che il figlio concepito gli venga affidato. Nella stessa notte in cui Uther giace con Igraine, il duca muore in battaglia. Poco dopo, Uther sposa Igraine, rafforzando il proprio potere. Le sorelle di Igraine vanno in sposa a vari re: [[Morgause]] a [[Lot di Lothian|re Lot]], [[Elaine]] a [[Nentres|re Nentres]], mentre [[Morgana la Fata]] viene mandata a studiare arti magiche in convento.
 
==== III-IV ====
Scoperta la fuga, Uther reagì con rabbia e convocò un consiglio privato. I suoi baroni gli consigliarono di intimare al duca di ritornare a corte, pena la guerra. Alla risposta negativa del duca, il re dichiarò l’intenzione di attaccarlo entro quaranta giorni. Il duca si preparò alla difesa fortificando i castelli di Tintagel e [[Terrabil]], rifugiandosi nel secondo e lasciando Igraine nel primo. Uther pose l’assedio a Terrabil, ma, consumato dall’ira e dall’amore per Igraine, si ammalò.
Igraine rimane incinta e Uther le rivela di essere stato lui, grazie alla magia, a giacere con lei.
[[File:Uther and Igraine.jpg|sinistra|miniatura|Uther abbraccia Igraine dopo la morte di Gorlois. "Non dovrei essere tua moglie?" da Uther e Igraine, Warwick Deeping, illustrazioni di W. Benda]]
Alla nascita del bambino, Merlino prende il neonato e lo affida a [[sir Ector]]
[[File:331 The Romance of King Arthur.jpg|miniatura|"Così il bambino fu consegnato a Merlino". Da "The Romance of King Arthur" (1917). Tratto da "Morte d'Arthur" di Malory, di Alfred W. Pollard. Illustrato da Arthur Rackham. Questa edizione fu pubblicata nel 1920 da Macmillan a New York.]]
affinché sia allevato in segreto. Il bambino, chiamato [[Artù]], cresce ignaro delle proprie origini. Intanto, la salute di Uther peggiora. Durante un attacco nemico, il re guida il proprio esercito dalla [[lettiga]], vincendo la battaglia. Tornato a Londra, è ormai in fin di vita e, davanti ai baroni, indica Artù come suo erede prima di morire.
 
==== V-VII ====
Il cavaliere [[Ulfius]], vedendolo affranto, si offrì di cercare [[Merlino]], famoso mago e consigliere. Durante il viaggio, Ulfius incontrò Merlino, travestito da mendicante, il quale svelò subito la propria identità. Il mago dichiarò di poter soddisfare il desiderio del re a condizione che Uther giurasse di esaudire una sua futura richiesta, che sarebbe stata vantaggiosa per entrambi. Ulfius acconsentì.
Dopo la morte di Uther, il regno cade nel caos. Merlino suggerisce all'[[arcivescovo di Canterbury]] di convocare tutti i nobili per la notte di Natale. In quella notte miracolosa compare una [[Spada nella roccia|spada infissa in un'incudine su una roccia]], con l'iscrizione:
 
::'''Colui che estrarrà questa spada è il legittimo re di Britannia'''".[[File:Sword in the Stone, Cahir.jpg|sinistra|senza_cornice]]
==== II ====
Dopo aver incontrato [[Merlino]], [[Ulfius]] tornò rapidamente da [[Uther Pendragon|Uther]] per riferirgli del colloquio. Poco dopo, Merlino si presentò al sovrano e gli propose un patto: se il re gli avesse giurato fedeltà e obbedienza, egli gli avrebbe permesso di giacere con [[Igraine]]. Poi Merlino gli chiese che il figlio concepito in quella notte fosse affidato a lui alla nascita. Il re acconsentì.
 
Nessuno riesce nell'impresa, tranne il giovane Artù, che lo fa per caso mentre cerca un'arma per [[sir Kay]]. Dopo varie prove nelle feste successive, Artù si conferma il solo capace di estrarre la spada. Viene riconosciuto re e incoronato, assegnando i primi incarichi tra i suoi alleati più fedeli.
Con l'aiuto della magia di Merlino, Uther assume le sembianze del duca e si introdusse nel castello di [[Tintagel]] durante la notte, accompagnato da Ulfius e Merlino, anch’essi travestiti da cavalieri del duca. In quella stessa notte, mentre Uther giaceva con Igraine, il vero duca fu ucciso in battaglia durante un assalto all'accampamento reale, ignaro che il re avesse lasciato l’assedio di [[Terrabil]].
 
==== VIII-XI ====
All'alba, Merlino tornò a informare Uther della morte del duca, e il re partì subito dopo aver salutato Igraine. Quando la dama apprese della morte del marito prima dell'arrivo dell'uomo con cui aveva passato la notte, ne fu profondamente turbata, ma tenne il silenzio.
Per la Pentecoste, Artù convoca una festa a [[Caerleon|Carleon]]. Diversi re si presentano ma, invece di omaggiarlo, lo attaccano. Merlino interviene, rivelando la vera origine regale di Artù, ma i re rimangono ostili. Dopo scontri violenti, Artù ottiene la vittoria grazie alla spada miracolosa. I nemici fuggono e Merlino consiglia di cercare l'alleanza con i re d'oltremare [[Ban di Benoic|Ban di Benwick]] e [[Bors (ciclo arturiano)|Bors di Gallia]]. I due rispondono positivamente, giungendo in Britannia con truppe fresche. Un grande torneo celebra l'evento, e successivamente Merlino parte per Benwick per organizzare un secondo esercito. I due eserciti si riuniscono presso Bedegraine, pronti alla guerra.
 
==== XII-XVI ====
Con la morte del duca, i baroni suoi vassalli convinsero Uther a sposare Igraine, e il re, desideroso egli stesso dell’unione, incaricò Ulfius di trattare i termini. Il matrimonio fu celebrato poco dopo con grande giubilo. In quella stessa occasione, Uther dispose anche altri matrimoni: [[Lot (ciclo arturiano)|re Lot]] di [[Lothian]] e [[Orkney]] sposò [[Morgause|Morgawse]], che avrebbe dato alla luce [[Galvano]]; [[re Nentres]] di [[Garlot]] sposò [[Elaine]]. La terza sorella, [[Morgana la Fata]], fu invece affidata a un convento dove si dedicò allo studio delle arti magiche, diventando esperta di negromanzia. In seguito sarebbe andata in sposa a [[Urien|re Uriens]] della terra di Gore, da cui ebbe [[sir Ivano il Biancamano]].
Undici re ribelli riuniscono 60.000 uomini per abbattere Artù. L'esercito alleato di Artù, Ban e Bors, forte ma numericamente inferiore, agisce con astuzia: un attacco notturno sbaraglia i nemici. Il giorno seguente, un secondo assalto, favorito da una manovra a sorpresa, completa la vittoria. Merlino ferma il massacro, ammonendo Artù per la sua ferocia. I re alleati vengono premiati, e Merlino annota gli eventi presso il suo maestro Bleise prima di tornare, travestito, per verificare lo stato d'animo del re.
 
==== IIIXVII-IVXIX ====
Re [[Rience]] del Galles invade i domini dell'alleato [[Leodegrance]] di Camelerd. Artù, Ban e Bors intervengono, sconfiggendo Rience. Artù incontra per la prima volta [[Ginevra]], figlia di Leodegrance. Dopo la battaglia, Ban e Bors tornano in patria per affrontare i [[Franchi]] di [[Claudas|re Claudas]]. I re sconfitti a Bedegraine si rifugiano a Sorhaute e si preparano alla vendetta. Nel frattempo, Artù si unisce inconsapevolmente con la sorella [[Morgause]], concependo [[Mordred]]. Un sogno funesto e la visione della [[Glatisant la Bestia|Bestia Latrante]] preannunciano sventure. Merlino appare in varie forme e rivela al re la verità sulle sue origini e la profezia della propria futura morte.
Sei mesi dopo il matrimonio con [[Uther Pendragon]], la regina [[Igraine]] era ormai prossima al parto. Una sera, Uther le chiese apertamente di chi fosse il figlio che portava in grembo. Igraine, imbarazzata, finì per raccontare al re la verità, senza sapere che egli stesso fosse l’uomo con cui aveva giaciuto quella notte a [[Tintagel]]. Uther la rassicurò, rivelandole che era stato lui, grazie alla magia di [[Merlino]], a presentarsi con le sembianze del defunto duca suo marito. Igraine ne fu sollevata e lieta.
[[File:Questing Beast.jpg|miniatura|Glatisant la bestia latrante]]
 
==== XX-XXIII ====
Poco dopo, Merlino tornò a corte e chiese al re di mantenere il patto: consegnare il bambino non appena nato, affinché fosse allevato in segreto. Il mago propose di affidarlo a [[sir Ector]], un nobile fedele e benestante, le cui terre si estendevano tra l’Inghilterra e il Galles. Su consiglio di Merlino, Uther convocò Ector e gli chiese di dare il proprio figlio alla balia e di far allattare il figlio del re dalla moglie. Ector accettò, ottenendo in cambio una generosa ricompensa.
Artù convoca sua madre [[Igraine]] per confermare la propria discendenza. Durante un banchetto, Ulfius la accusa di slealtà, ma Igraine, sostenuta da Merlino e da [[sir Ector]], chiarisce di aver ignorato la sorte del figlio. Artù, commosso, la abbraccia e indice otto giorni di festa. Subito dopo, il giovane [[Griflet]] chiede di vendicare la morte del cavaliere Miles. Fatto cavaliere da Artù, viene sconfitto e ferito da un potente guerriero. Artù, indignato, parte per affrontarlo. Dopo un duello duro e spettacolare, è salvato da Merlino che addormenta il cavaliere, rivelatosi poi essere [[Pellinore]], destinato a rivelare il nome del figlio di Artù: Mordred.
 
==== XXIV ====
Alla nascita del bambino, due cavalieri e due dame lo avvolsero in un drappo d’oro e lo affidarono a un povero uomo nei pressi della postierla del castello, secondo le istruzioni ricevute. Merlino prese il neonato e lo portò da sir Ector, dove fu battezzato con il nome di [[Artù]]. La moglie di Ector lo allattò al seno e lo crebbe come proprio figlio.
Ferito, Artù viene curato da un eremita. Merlino lo conduce a un lago magico dove una mano emerge con una spada nel fodero: è [[Excalibur]].
[[File:Excalibur the Sword, Howard Pyle 1902.jpg|sinistra|miniatura|Excalibur illustrazione di Howard Pyle]]
La [[Dama del Lago]] gliela concede in cambio di un favore futuro. Merlino sottolinea l'importanza del fodero più della spada, poiché protegge da ogni ferita. Artù vorrebbe affrontare di nuovo Pellinore, ma Merlino lo dissuade: l'uomo diventerà presto suo alleato e sposo della sua sorella minore.
 
==== XXV-XXVI ====
Due anni dopo, re Uther si ammalò gravemente. I suoi nemici approfittarono della situazione per attaccare e mietere vittime tra i sudditi. Merlino convinse il sovrano a guidare personalmente l’esercito, sebbene costretto in una lettiga. Durante la battaglia di [[Saint Albans]], i cavalieri [[Ulfius]] e [[Brastias]] si distinsero per il valore, e le truppe reali ottennero una netta vittoria.
Artù riceve un messaggio provocatorio da re Rience, che pretende la sua barba per completare un mantello fatto con quelle di altri undici re sconfitti. Artù, offeso, rifiuta e si prepara alla guerra. Su consiglio di Merlino, emana un editto per eliminare i neonati nati il primo maggio, uno dei quali (Mordred) è destinato a causare la sua morte. I bambini vengono messi su una nave e affogano, tranne Mordred. La strage provoca sdegno ma nessuna rivolta. Rience raduna un nuovo esercito, preparando lo scenario per futuri conflitti, lasciati in sospeso per il "Libro di Balin il Selvaggio".
 
=== 2° Libro: Versione da pubblicare ===
Tuttavia, la malattia di Uther si aggravò e, una volta tornato a [[Londinium|Londra]], il re non fu più in grado di parlare per tre giorni. I baroni, in grande preoccupazione, si rivolsero a Merlino, il quale promise che il sovrano avrebbe parlato un’ultima volta. L’indomani, alla presenza di tutti, Merlino chiese solennemente se fosse volontà del re che il figlio Artù gli succedesse sul trono. Uther annuì e riuscì a pronunciare poche parole: affidò ad Artù la benedizione di Dio e la propria, pregando che reclamasse la corona con onore e secondo diritto. Poco dopo, re Uther morì.
 
==== V–VIII - II ====
Durante il soggiorno di re [[Artù]] a Londra, egli venne informato che re [[Rience]] del Galles del Nord aveva invaso i suoi territori, compiendo saccheggi e massacri. Artù, indignato, radunò cavalieri e baroni a [[Camelot]], allora detta Winchester, per pianificare la difesa. In tale occasione, una damigella della [[Dama del Lago]] comparve portando con sé una spada magica, che solo un cavaliere puro e virtuoso avrebbe potuto estrarre. Dopo che tutti fallirono, ci riuscì [[Sir Balin]], un cavaliere povero e appena liberato dalla prigione, suscitando sorpresa e invidia. Tuttavia, la dama lo avvertì che la spada avrebbe causato la sua rovina.
Dopo la morte di [Uther, il regno precipitò nel caos: vari signori cercavano di affermarsi come sovrani, e l’unità politica era in pericolo. Fu allora che Merlino consigliò all’[[arcivescovo di Canterbury]] di convocare tutti i nobili del regno a Londra per la notte di Natale, sotto minaccia di scomunica, poiché Dio avrebbe indicato miracolosa­mente il legittimo re.
 
==== III - IV ====
Alla fine della messa di mezzanotte, nel camposanto dietro l’altare maggiore apparve una grande roccia con un’incudine d’acciaio, nella quale era infissa una [[Spada nella roccia|spada]]. Un’iscrizione d’oro proclamava:
[[File:Balin with head of lover-Balintookup8b56.jpg|sinistra|miniatura|Balin con la testa della dama del Lago]]
Poco dopo, la Dama del Lago giunse a corte reclamando la testa di Balin come compenso per aver donato [[Excalibur]] al re. Quando Artù si rifiutò, Balin la riconobbe come responsabile della morte di sua madre e la uccise. Per questo, Artù lo bandì dalla corte. Balin giurò di vendicare il re uccidendo Rience. Nel frattempo, il cavaliere irlandese [[Lanceor]], offeso dalla gloria di Balin, lo inseguì per affrontarlo in duello.
 
==== V - VII ====
'''«Colui che estrarrà questa spada dalla roccia e dall’incudine è il legittimo re di tutta la Britannia».'''
Il duello tra Lanceor e Balin terminò con la morte del primo. La sua amata, [[Colomba]], si uccise per il dolore. Balin incontrò poi suo fratello [[Balan]], con cui pianificò di combattere al fianco di Artù. Merlino giunse alla corte e rivelò che la spada di Balin era stata destinata a vendetta e che il cavaliere era destinato a un tragico destino. Un nano avvisò i fratelli che sarebbero stati perseguitati per la morte di Lanceor, ma Balin si mostrò deciso ad andare avanti.
 
==== VIII - IX ====
Molti tentarono invano di estrarre la spada. L’arcivescovo ordinò che venisse sorvegliata da dieci cavalieri. Si decise quindi di tenere un torneo a Capodanno per trattenere nobili e popolo a Londra. In quell’occasione, Artù, giovane scudiero al servizio di [[sir Kay]], estrasse la spada per caso, cercando un’arma per il fratello adottivo. Incredulo, sir Kay tentò di attribuirsi l’impresa, ma alla fine dovette confessare che era stato Artù a compierla. Il padre adottivo, sir Ector, lo mise alla prova facendogli ripetere il gesto, e si convinse che il giovane era destinato a regnare. Gli rivelò così le sue origini, raccontandogli che era stato affidato a lui da Merlino su ordine del re defunto.
Merlino, parlando con re [[Marco di Cornovaglia]], profetizzò un futuro duello fra [[Lancillotto]] e [[Tristano]] proprio sul luogo in cui erano morti Lanceor e Colomba. Poi predice a Balin che avrebbe inflitto la più grande ferita dalla Passione di Cristo, colpendo un cavaliere leale e scatenando guerre e rovina. Balin e Balan, guidati da Merlino, catturarono re Rience durante un’imboscata notturna e lo portarono prigioniero ad Artù. Merlino informò il re che Rience sarebbe stato presto raggiunto dal fratello Nero, e che una nuova guerra era imminente.
 
==== X - XI ====
I baroni tuttavia, al sapere che il nuovo pretendente era un giovane di origini sconosciute, opposero resistenza. Furono fissate nuove prove in occasione della [[Candelora]], di Pasqua e infine della Pentecoste. In ogni occasione Artù fu l’unico a riuscire nell’impresa di estrarre la spada. Alla fine, durante la Pentecoste, anche il popolo si sollevò a favore di Artù e, davanti alla manifesta volontà divina, la nobiltà si piegò.
Nella battaglia contro re Nero, Artù organizzò dieci battaglioni. Grazie a Merlino, re Lot dell’Orkney fu trattenuto da false profezie, e ciò permise ad Artù di ottenere una grande vittoria. Balin e Balan combatterono valorosamente, mentre Artù uccise numerosi nemici. Successivamente, re Lot cercò vendetta ma fu ucciso da [[Pellinor]], che lo colpì a morte con un fendente. Dodici re alleati caddero e furono seppelliti a [[Camelot]] con grandi onori. Merlino predisse che, con la morte di Artù, sarebbe iniziata l’epoca del [[Santo Graal]]. Intanto, Artù consegnò incautamente il fodero di Excalibur alla sorella [[Morgana]], che lo sostituì con uno falso per donarlo al suo amante [[Accolon]].
 
==== XII - XIII - XIV - XV ====
L’arcivescovo lo fece cavaliere e lo incoronò re. Artù giurò di essere un sovrano giusto e leale, e convocò tutti i vassalli della corona perché rinnovassero i loro doveri. Ordinò anche la restituzione dei feudi sottratti illegalmente dopo la morte di Uther e ristabilì l’ordine nel regno. Assegnò i primi incarichi:
[[File:The castle rocked and rove throughout.jpg|miniatura|Sir Balin pugnala il Re Pescatore nel "Colpo Doloroso di Lancelot Speed, da "Le leggende di Re Artù e dei suoi cavalieri". 9a edizione di Sir James Knowles, K.C.V.O. Londra; New York: Frederick Warne and Co., 1912. ]]
Un giorno, mentre Artù era ammalato, vide passare un cavaliere sconsolato. Inviò Balin a chiamarlo: si trattava di [[Herlews il Barbuto]], che poco dopo venne ucciso da [[Garlon]], un cavaliere invisibile. Balin giurò vendetta e seguì le sue tracce, finendo alla corte di [[Pellam]] di Listenoise, fratello di Garlon. Durante un banchetto, Balin uccise Garlon davanti a tutti, suscitando la collera di Pellam. Senza armi, Balin trovò una [[lancia sacra]] e colpì Pellam, provocando il leggendario '''Colpo Doloroso'''. Il castello crollò e Balin fu sepolto tra le macerie per tre giorni. Liberato da Merlino, fu informato che aveva usato la [[Lancia del Destino]], e che il castello era sede del [[Santo Graal]]. Pellam visse menomato fino all’arrivo di [[Galahad]]. Merlino e Balin si separarono per sempre.
 
==== XVI - XVIII ====
* Sir Kay fu nominato siniscalco del regno
[[File:The Damsel Warns Sir Balin.png|sinistra|miniatura|la fanciulla avverte Balin. Henry Justice Ford]]
* Sir Baldovino di Bretagna divenne conestabile
Proseguendo il cammino, Balin incontrò [[Garnish della Montagna]], afflitto per l’abbandono da parte della sua amata. La ritrovarono in atteggiamenti amorosi con un altro cavaliere. Garnish, disperato, li uccise entrambi e poi si suicidò. Balin, temendo ritorsioni, fuggì. Giunse infine a un castello dove, ignorando un monito, accettò di affrontare un campione misterioso in duello. Prima dello scontro, gli venne offerto uno scudo diverso dal suo.
* Sir Ulfius fu fatto ciambellano
[[File:Balan, full of fear, crawled on his hands and knees to his brother.jpg|miniatura|Balan, pieno di paura, strisciò carponi verso il fratello. Illustrazione di William Henry Margetson per "Leggende di Re Artù e dei suoi cavalieri" di Janet MacDonald Clark.]]
* Sir Brastias fu nominato governatore delle terre del nord
Trasportato su un’isola, Balin affrontò il campione: era suo fratello [[Balan]], che però non lo riconobbe. Ignari dell’identità reciproca, si affrontarono in un cruento duello e si ferirono a morte. Quando scoprirono la verità, fu troppo tardi. Balan morì poco dopo, mentre Balin spirò a mezzanotte. I due vennero sepolti insieme, con un’epigrafe che narrava la loro tragedia.
 
Merlino giunse sulla tomba e vi incise:
Con la sua incoronazione, il giovane Artù divenne il re legittimo di Britannia (sebbene Malory la chiami Inghilterra), consacrato dalla grazia divina e accettato da popolo e nobiltà.
 
'''«Qui giace Balin il Selvaggio, che era il Cavaliere dalle Due Spade e inferse il Colpo Doloroso.»'''
==== VIII-XI ====
Dopo la sua incoronazione, [[re Artù]] annunciò una grande festa di Pentecoste a [[Caerleon|Carleon]]. All’evento si presentarono numerosi sovrani: [[Lot di Lothian|re Lot]] di [[Lothian]] e [[Orkney]], [[Urien|re Uriens]] di [[Gore]], [[Nentres|re Nentres]] di Garlot, il giovane re degli Scozzesi, il Re dei Cento Cavalieri e [[re Carados]], ciascuno accompagnato da centinaia di cavalieri. Tuttavia, invece di rendere omaggio, questi re si dichiararono ostili e posero d’assedio Artù, rifiutando i suoi doni e insultando la sua origine. Su consiglio dei suoi baroni, il giovane re si rifugiò in una fortezza.
 
Prese poi la spada di Balin, modificò il pomo e la rese estraibile solo da [[Lancillotto]] e [[Galahad]]. La incastonò in una roccia galleggiante destinata a Camelot. Il fodero fu lasciato sull’isola per essere ritrovato da Galahad. Infine, Merlino raccontò tutto ad Artù, che ne fu sconvolto e dichiarò: '''«'''''Questa è la storia più triste che io abbia mai udito.'''''»'''
Quindici giorni dopo arrivò [[Merlino]], che rivelò ai ribelli le vere origini regali di Artù, figlio legittimo di [[Uther Pendragon]] e [[Igraine]]. Alcuni ne furono impressionati, altri lo schernirono. Alla fine, Merlino ottenne un incontro pacifico tra Artù e i re ribelli, ma il confronto fu aspro e privo di cortesia. Dopo il colloquio, su consiglio di Merlino, Artù sferrò un attacco. Durante la battaglia, la sua spada miracolosa — capace di emettere una luce accecante — fu decisiva, e grazie anche al popolo insorto di Carleon, i ribelli furono sconfitti e costretti alla fuga.
 
=== 3° Libro: versione da pubblicare ===
Tornato a [[Londra]], Artù riunì il consiglio, avvertito da Merlino che sei re ostili si stavano riorganizzando con l’aiuto di nuovi alleati. Merlino suggerì allora di inviare [[Ulfius]] e [[Brastias]] presso due valorosi re d'oltremare, [[Ban di Benoic|Ban di Benwick]] e [[Bors (ciclo arturiano)|Bors di Gallia]], promettendo in cambio aiuto nella guerra contro i [[Franchi]] di [[Claudas|re Claudas]]. I due ambasciatori, dopo aver sconfitto otto cavalieri di Claudas lungo la strada, furono accolti calorosamente e ottennero la promessa di sostegno.
 
==== I-II ====
Il giorno di [[Ognissanti]], Ban e Bors giunsero in Inghilterra con trecento cavalieri. Artù li accolse festosamente e organizzò un torneo. Durante la giostra, molti cavalieri si distinsero, tra cui [[Sir Kay|ser Kay]], [[Griflet|ser Griflet]], [[Sir Lucano|ser Lucano]], [[ser Ladinas]] e [[ser Placidas]]. Tuttavia, la competizione degenerò e solo l’intervento dei tre re riuscì a ristabilire l’ordine. I premi vennero assegnati ai cavalieri più meritevoli, e fu convocato un consiglio strategico con Merlino, Ulfius, Brastias e Guinebaldo, fratello di Ban e Bors.
[[File:The marriage of King Arthur by Lancelot Speed.jpg|miniatura|Matrimonio di Artù e Ginevra, di Lancelot Speed]]
Dopo aver domato i baroni ribelli, [[Re Artù]] confidò a [[Merlino]] il desiderio di prendere moglie, chiedendogli consiglio. Il mago approvò l’idea e Artù espresse il suo amore per [[Ginevra]], figlia di Re Leodegrance di Camelerd e già possessore della [[Tavola Rotonda]]. Merlino riconobbe le qualità della giovane ma mise in guardia il re: ella avrebbe in futuro amato un altro cavaliere. Ottenuto il permesso, Merlino si recò da Leodegrance, che acconsentì alle nozze e donò al re la Tavola Rotonda con cento cavalieri. Il corteo giunse a Londra in grande pompa. Artù ordinò solenni nozze e l’incoronazione di Ginevra, affidando a Merlino la ricerca di altri cinquanta cavalieri. Il mago ne trovò quarantotto, e il Vescovo di Canterbury benedisse i seggi della Tavola, su cui comparvero magicamente i nomi dei cavalieri. Due sedili rimasero vacanti. In quell’occasione, [[Galvano]], nipote del re, chiese l’investitura a cavaliere come dono di nozze e fu accontentato.
 
==== III-IV ====
Il mattino seguente, fu deciso che Merlino, accompagnato da Gracian e Placidas, avrebbe attraversato il mare per raggiungere [[Benwick]] con un anello di re Ban come segno di riconoscimento. Giunti nel regno, furono accolti festosamente e organizzarono un esercito di quindicimila uomini. Mentre Gracian e Placidas rimasero a difendere i castelli, Merlino partì con diecimila cavalieri, sbarcando a [[Dover]] e marciando verso la foresta di Bedegraine, dove si accampò in segreto.
[[File:The round table, Great Hall, Winchester Castle - geograph.org.uk - 1540331.jpg|sinistra|La tavola rotonda, Sala Grande, [[Castello di Winchester]]|senza_cornice]]
Durante le celebrazioni giunse a corte Aries il Vaccaro con il figlio diciottenne [[Tor]], bello d’aspetto e in sella a una cavalla magra. Chiese che il figlio fosse fatto cavaliere. Artù notò l’aspetto nobile del giovane e accettò. Merlino rivelò che Tor era in realtà figlio di Re Pellinor, nato da un’unione forzata. La madre confermò, e Pellinor, giunto in seguito a corte, riconobbe il figlio con gioia. Tor fu così fatto cavaliere prima di Galvano, e uno dei seggi vuoti della Tavola fu riservato a Pellinor. L’altro rimase il pericoloso [[Seggio Periglioso]], mortale per chi non fosse degno. Galvano, segretamente rancoroso verso Pellinor, colpevole della morte di suo padre Re Lot, giurò vendetta, ma il fratello [[Gaheris]] lo convinse ad attendere.
 
==== V-VIII ====
Nel frattempo, Artù, con ventimila uomini già radunati, si mise in marcia per unirsi all’esercito alleato. Merlino ordinò che nessun combattente attraversasse il [[Trent]] senza il comando del re, per evitare spionaggi nemici. Così, ben preparato e sostenuto da potenti alleati, Artù si apprestava ad affrontare la prossima grande battaglia per consolidare il proprio regno.
Il matrimonio tra Artù e Ginevra fu celebrato a [[Camelot]], seguito da un banchetto sontuoso. Durante la festa, Merlino predisse l’arrivo di grandi avventure. Un [[cervo bianco]] irruppe nella sala, inseguito da una [[cagna bianca]] e trenta bracchi. Un cavaliere rapì la cagna, e poco dopo un altro rapì una dama che chiedeva giustizia.
[[File:Arthur-Pyle Sir Gawaine the Son of Lot, King of Orkney.JPG|miniatura|Galvano illustrato da Howard Pyle]]
Artù affidò tre imprese: a Galvano il recupero del cervo, a Tor della cagna, e a Pellinor della dama. Galvano, con Gaheris, affrontò vari ostacoli e uccise Alardin delle Isole. Raggiunto un castello, vide il cervo ucciso dai cani. Un cavaliere, Ablamor della Palude, ne uccise sei e fu affrontato da Galvano. Una dama si gettò a proteggerlo e fu uccisa per errore dal cavaliere. Pentito, Galvano risparmiò Ablamor ma fu severamente rimproverato da Gaheris.
 
Più tardi, i due furono assaliti da quattro cavalieri. Ferito, Galvano fu salvato dall’intervento di quattro dame che ottenero la resa degli aggressori. Una di esse, saputo che era nipote di Artù, ordinò di liberarlo, imponendogli di portare a corte il cervo e il corpo della dama uccisa. A Camelot, Merlino e Ginevra lo giudicarono: Galvano fu costretto a giurare eterna protezione alle donne, salvo eccezioni, pena la vergogna eterna.
==== XII-XVI ====
Dopo essersi radunati al castello di Bedegraine, Artù, re Ban e Bors di Gallia si trovarono alla guida di un'armata ben organizzata. Intanto, undici re ribelli, tra cui Lot, Uriens, Idres, Nentres, Brandegoris e altri, rafforzatisi con nuovi alleati, riunirono un esercito di oltre 60.000 uomini con l'intento di eliminare Artù. Dopo aver assediato Bedegraine, proseguirono per affrontare direttamente il giovane sovrano.
 
==== IX-XV ====
Informato dai suoi esploratori, Artù, seguendo il consiglio di Merlino, attaccò l'accampamento nemico a mezzanotte, infliggendo gravi perdite. Il giorno seguente, con una manovra tattica suggerita sempre da Merlino, Ban e Bors si nascosero in un bosco con 10.000 cavalieri, mentre Artù e i suoi mostravano il proprio esercito per attirare il nemico. Gli scontri furono violenti, e nonostante l'inferiorità numerica, i cavalieri di Artù si distinsero per il loro valore.
[[File:Francis Arthur Fraser - 'King Pellinore and the Damsel at the Well'. Book illustration.JPG|sinistra|miniatura|Pellinore ignora le suppliche della fanciulla, di Francis Arthur Fraser]]
Tor partì alla ricerca della cagna. Incontrò un nano che lo sfidò a giostrare con due cavalieri: Felot di Langduk e Petipace di Winchelsea, che furono disarcionati e inviati prigionieri a corte. Il nano si unì a Tor, conducendolo ai padiglioni dove si trovava la cagna. Dopo averla recuperata, fu sfidato da Abelleus, che rivendicava l’animale. Dopo il duello, una dama chiese la testa di Abelleus, colpevole di aver ucciso suo fratello. Tor lo giustiziò. Ospitato per la notte, rivelò la sua identità e ripartì. Tornato a Camelot, raccontò le imprese sotto giuramento e Merlino profetizzò per lui un futuro glorioso. Artù lo investì di terre da conquistare.
 
Pellinor inseguì il rapitore della dama, ma ignorò le suppliche di una fanciulla accanto a un cavaliere ferito, che morì poco dopo. Lei, disperata, si uccise. Proseguendo, Pellinor trovò due cavalieri in lotta per la dama rapita. Uccise uno di loro, Hontzlake di Westland, che gli aveva abbattuto il cavallo, e fu ospitato da Meliot di Logris, il sopravvissuto. Scoprì che la dama era [[Nimue]] e che l’altro cavaliere era [[Brian delle Isole]]. Tornando, vide i cadaveri dei giovani che aveva ignorato e fu colto dal rimorso. Nimue gli suggerì di seppellirli e portare la testa della fanciulla a corte.
Tra le gesta più rilevanti si ricordano quelle di Ulfius, Brastias, Kay, Griflet, Lucano e lo stesso re Artù, che si batté valorosamente, aiutando i compagni appiedati e affrontando i re nemici. Re Ban e re Bors entrarono infine in campo, provocando la ritirata delle truppe ribelli. Il coraggio e la potenza dei tre re furono determinanti per la vittoria.
 
A Camelot, Pellinor raccontò tutto. Ginevra lo rimproverò e Merlino rivelò che la fanciulla era [[Elaine]], figlia illegittima di Pellinor, e il cavaliere era Miles delle Lande, suo promesso sposo, ucciso da Loraine il Selvaggio. Come punizione divina, Merlino predisse che Pellinor sarebbe stato tradito dal suo migliore amico nel momento del bisogno.
Nonostante l'enorme carneficina, i re ribelli continuarono a resistere, guidati da Lot e dal Re dei Cento Cavalieri. Artù, colpito dalla loro tenacia, riconobbe il loro valore, ma rifiutò ogni possibilità di riconciliazione. Alla fine, su intervento di Merlino, la battaglia fu interrotta: egli ammonì il re per la sua eccessiva ferocia, affermando che Dio era adirato e che, se la guerra fosse continuata, la sorte sarebbe cambiata a favore dei ribelli.
 
Terminate le tre imprese, Artù confermò la nomina di Galvano, Tor e Pellinor, assegnò terre a chi ne era privo e istituì i precetti cavallereschi della [[Tavola Rotonda]]: Non commettere omicidi né crudeltà, Non tradire né comportarsi slealmente, Concedere misericordia a chi la chiede, Difendere dame, damigelle e gentildonne, Non combattere per motivi ingiusti, d’amore o per avidità.
Merlino consigliò di premiare i cavalieri alleati e consegnò il bottino a Ban e Bors per distribuirlo tra i loro uomini. Poi si recò dal suo maestro Bleise nel [[Northumberland]], raccontandogli gli eventi per farli trascrivere. Tornò infine al castello di Bedegraine travestito da cacciatore per testare l'umore del re, rivelandosi poi tra le risate generali.
 
I cavalieri giurarono solennemente di osservare queste regole, rinnovando il giuramento ogni [[Pentecoste]].
==== XVII–XIX ====
Dopo la vittoria, re Artù venne a sapere che [[Rience|re Rience]] del Galles del Nord aveva attaccato [[Leodegrance|re Leodegrance]] di Camelerd, suo alleato. In risposta, Artù, Ban e Bors marciarono con ventimila uomini, sconfissero Rience e salvarono Leodegrance, il quale li accolse con gratitudine. Durante questa visita, Artù vide per la prima volta [[Ginevra]], figlia di Leodegrance, e se ne innamorò.
 
=== 4° Libro: Versione da pubblicare ===
Dopo la battaglia, Ban e Bors fecero ritorno in patria per affrontare l'invasione di re Claudas, rifiutando l'accompagnamento di Artù. Merlino profetizzò che i due re sarebbero stati lontani da Artù per uno o due anni, ma che egli li avrebbe in futuro aiutati e vendicati.
 
==== I-V ====
Nel frattempo, gli undici re sconfitti a Bedegraine si erano rifugiati a Sorhaute per curarsi e riorganizzarsi. Furono informati dell'invasione dei loro regni da parte di quarantamila Saraceni, che stavano devastando le terre e assediando il castello di Wandesborow. Pentiti della guerra contro Artù, i re disposero le difese della Cornovaglia, del Galles e del nord, fortificando rocche e stringendo alleanze con altri signori, tra cui re Rience e suo fratello Nero. Rimasero uniti per tre anni, preparando la rivincita.
[[File:The Beguiling of Merlin by Edward Burne-Jones.jpg|miniatura|Raffigurazione di Merlino e Nimue di [[Edward Burne-Jones]]]]
Dopo il ritorno delle tre imprese di [[Galvano]], [[Tor]] e [[Pellinore|Pellinor]], [[Merlino]] si innamorò perdutamente di [[Nimue]], damigella della [[Dama del Lago]] condotta a corte da Pellinor. Egli la seguiva ovunque, insegnandole arti magiche, ma Nimue, dopo aver appreso ciò che desiderava, lo allontanò con gentilezza e poi lo ingannò. Durante un viaggio con lei nella terra di [[Benwick]], Merlino incontra per la prima volta [[Lancillotto]], figlio di Re Ban e Regina Elaine che è ancora molto addolorata per le incursioni dei Franchi di Claudas, Merlino predice il glorioso destino di Lancillotto dicendo che sarebbe diventato l’uomo più onorato al mondo. Tornati verso la [[Cornovaglia]], Merlino continuò ad insegnare alla damigella, ma ella, ormai stanca delle sue attenzioni, temendo i suoi poteri (poiché figlio di un diavolo), escogitò un inganno: lo indusse ad entrare in una caverna incantata e lì lo intrappolò per sempre sotto una pietra, chiudendo così il ciclo del mago.
 
Nel frattempo, [[Artù]] era tornato a [[Camelot]] da una festa a Cardoel, quando ricevette notizia di un’invasione: cinque re stranieri (di [[Danimarca]], [[Irlanda]], [[Soleyse]], [[Longtains]] e la Vale) devastavano i confini del regno. Artù, deciso a reagire, convocò i suoi vassalli, tra cui Pellinor, e partì immediatamente, portando con sé anche la regina [[Ginevra]]. L’esercito si accampò nei pressi del fiume [[Humber]]. I cinque re, informati della presenza di Artù, decisero di sorprenderlo con un attacco notturno. L’assalto coglie il re disarmato nei suoi padiglioni, ma con prontezza egli si arma assieme a Ser Kay, Ser Galvano e Ser Griflet.
Dopo la partenza di Ban e Bors, Artù tornò a Carleon, dove fu raggiunto dalla [[Morgause|Morgwase]] moglie di re Lot di Orkney, sua sorella da parte di madre. Ignaro della parentela, Artù si unì a lei, concependo [[Mordred]]. In seguito ebbe un sogno inquietante: il regno invaso da grifoni e serpenti, da cui usciva ferito ma vittorioso.
 
Durante lo scontro notturno, i cinque re si presentarono da soli contro Artù e i suoi tre cavalieri. Ser Kay uccise il primo re con un colpo poderoso, seguito da Galvano, Artù e Griflet che uccisero a loro volta i restanti quattro sovrani. Ginevra fu portata in salvo su una chiatta mentre lodava il valore di Ser Kay. Dopo aver informato i superstiti e ritrovato l’esercito disperso, Artù decise di attendere l’alba. Allo scoprire i corpi dei loro re, le truppe nemiche caddero nello sconforto. Allora Artù li attaccò con un manipolo ristretto e uccise trentamila nemici. Terminata la battaglia, il re si inginocchiò per ringraziare Dio, poi mandò a chiamare Ginevra, che giunse lieta.
Per scacciare l'angoscia, Artù andò a caccia. In una foresta vide una [[Glatisant la Bestia|strana bestia]] il cui ventre emetteva il latrato di trenta cani. Dopo aver perso il cavallo, si sedette presso una fonte dove incontrò un misterioso cavaliere in cerca della bestia. Il re gli cedette il proprio cavallo, ma fu trattato con arroganza. Poco dopo gli apparve Merlino sotto le sembianze di un ragazzo, che gli rivelò la sua vera identità e le sue origini: era figlio di [[Uther Pendragon]] e di [[Igraine]].
 
Un messaggero annunciò che Re Pellinor era giunto con un grande esercito. Dopo aver appreso della vittoria, Pellinor e il re si abbracciarono con gioia. I morti di Artù furono poco più di duecento, compresi otto cavalieri della [[Tavola Rotonda]] uccisi nei padiglioni. In memoria della vittoria, Artù fece edificare sul campo di battaglia l’Abbazia della Bella Avventura.
Artù, dubbioso, rifiutò di credere al giovane. Merlino allora ricomparve sotto le sembianze di un vecchio e confermò la verità. Gli rivelò anche che aveva giaciuto con la sorella e che da quella unione era nato un figlio destinato a causarne la morte. Inoltre, profetizzò la propria fine: sarebbe stato sepolto vivo.
[[File:Arms of Rhys ap Thomas (variant with Cornish choughs).svg|sinistra|senza_cornice|scudo di Uriens]]
Tornato a Camelot, Artù chiese a Pellinor di aiutarlo a nominare otto nuovi cavalieri della Tavola Rotonda. Pellinor suggerì quattro veterani: [[Urien|Re Uriens]] (sposo di [[Morgana la Fata]]), [[Re del Lago]], [[Ser Hervis di Revel]] e [[Ser Galagars]]. Per i giovani propose [[Galvano]], [[Griflet]], Kay il Siniscalco e offrì infine una scelta tra [[Bagdemagus]] e suo figlio Tor. Artù scelse Tor, lodandone il valore silenzioso.
 
Bagdemagus, offeso, lasciò la corte e vagando nella foresta giunse alla caverna in cui Merlino era prigioniero. Sentendolo lamentarsi, tentò invano di sollevare la pietra. Merlino lo esortò a rinunciare: solo Nimue poteva liberarlo. Bagdemagus si allontanò e visse molte avventure, guadagnando infine l’onore di entrare nella Tavola Rotonda. Ma già il giorno dopo, nuovi eventi si profilavano all’orizzonte.
Sconvolto, Artù tornò a Carleon con Merlino e interrogò sir Ector e Ulfius, che confermarono la sua discendenza da Uther e Igraine. Il re decise quindi di convocare la madre per ottenere da lei la conferma definitiva della verità.
 
==== XX VI- XXIIIXIII ====
Durante una caccia nella foresta, [[Artù]], re Uriens e [[Accolon|ser Accolon di Gallia]] si allontanarono inseguendo un cervo, fino a restare appiedati. Trovarono il cervo morente presso un lago, dove apparve una misteriosa imbarcazione di seta. Vi salirono e furono accolti da venti damigelle che li servirono con ogni onore. Cenarono e dormirono in lussuose stanze. Al risveglio, Uriens si ritrovò a [[Camelot]] accanto alla moglie [[Morgana la Fata]], mentre Artù si svegliò prigioniero in una buia segreta di un castello e Accolon in pericolo legato vicino al margine di un pozzo.
La regina [[Igraine]] fu convocata a corte e accolta con onore da re [[Artù]]. Durante il banchetto, Ulfius l'accusò pubblicamente di slealtà per non aver rivelato le origini del re, il che aveva causato inutili guerre. Igraine replicò che era stato [[Merlino]] a prendere il neonato per crescerlo in segreto su ordine di [[Uther Pendragon|Uther]], e che lei non aveva mai saputo che fine avesse fatto suo figlio. Merlino confermò le sue parole e [[sir Ector]] testimoniò di aver allevato Artù. Il re, commosso, abbracciò sua madre e ordinò una festa di otto giorni.
[[File:She raised her oblong lute and smote some chords.png|sinistra|miniatura|Morgana e Accolon. Illustrazione di Eric Pape per Lyrics and Old World Idylls di Madison J. Cawein (1907).]]
Artù apprese da altri prigionieri che il castello apparteneva al codardo [[ser Damas]], in lotta con il fratello valoroso [[Ontzlake]]. Damas aveva catturato cavalieri per costringerli a combattere al suo posto. Una damigella – in realtà alleata di Morgana – convinse Artù a battersi in cambio della libertà dei prigionieri. Intanto, Morgana libera e consegnava ad Accolon la vera [[Excalibur]] e il fodero incantato, ordinandogli di uccidere Artù nel duello, promettendogli la corona.
[[File:And grasped of both wild hands, swung trenchant.png|miniatura|Re Artù riceve i colpi di Accolon. Illustrazione di Eric Pape per Lyrics and Old World Idylls di Madison J. Cawein (1907).]]
Artù ricevette da Morgana una spada e un fodero contraffatti. In un [[Anfiteatro|arena]], affrontò Accolon ignaro della sua identità. Il duello fu accanito: Artù, indebolito dal sangue perso e dalla spada falsa, rischiò la vita. Accolon, favorito da Excalibur, lo feriva gravemente. Intervenne Nimue, che con un incantesimo fece cadere Excalibur dalla mano di Accolon. Artù la recuperò e, riconoscendola, reagì con forza, sottraendo anche il fodero. Disarmò Accolon e lo ferì gravemente.
 
Solo allora Artù scoprì l’identità dell’avversario. Accolon confessò il complotto ordito da Morgana per uccidere Artù e fare di lui il re. Artù, colpito dalla lealtà residua del cavaliere, gli concesse misericordia, pur accusandolo di tradimento.
Poco dopo, giunse un messaggero che denunciava l’uccisione del cavaliere Miles presso una fonte. Il giovane [[Griflet]], scudiero e coetaneo di Artù, chiese di essere fatto cavaliere per vendicarlo. Nonostante la giovane età, Artù accettò e lo armò cavaliere. Griflet sfidò il misterioso "cavaliere della fonte" ma fu gravemente ferito e rimandato a corte. Artù, indignato, decise di vendicarlo.
 
Artù dichiarò pubblicamente la propria identità e il duello fu sospeso. I cavalieri si inginocchiarono chiedendo clemenza. Il re ordinò a ser Damas di cedere il maniero a Ontzlake, restando formalmente proprietario in cambio di un palafreno annuale. Inoltre, dovette liberare i prigionieri e cessare ogni sopruso verso cavalieri erranti, pena la morte. Invitò Ontzlake alla sua corte per divenire suo cavaliere.
Il re si armò in segreto e partì per affrontare il cavaliere. Durante il viaggio salvò Merlino da tre contadini che volevano ucciderlo. Alla fonte trovò il cavaliere, lo sfidò a singolar tenzone e lo affrontò in tre duri scontri a cavallo. Dopo l’ultima carica, Artù fu disarcionato e volle proseguire il duello a piedi. La battaglia fu lunga e violenta, e terminò quando la spada del cavaliere spezzò quella di Artù. Il re, pur disarmato, non si arrese: lo afferrò, lo gettò a terra e gli strappò l’elmo. Il cavaliere, però, si riprese e riuscì a sopraffare Artù.
 
Artù, ferito, chiese di essere condotto in un convento vicino. Accolon, pur curato, morì dopo quattro giorni. Il re, guarito, ordinò che il corpo fosse riportato a Camelot su una lettiga con il messaggio per Morgana: "Artù ti rimanda il tuo amato, e ha ripreso la sua spada e il suo fodero."
Quando il cavaliere stava per decapitare Artù, Merlino intervenne, rivelò che il re era suo avversario e lo fece addormentare con un incantesimo. Artù credette che fosse morto, ma Merlino lo rassicurò: il cavaliere, di nome [[Pellinore|Pellinor]]. Fu anche profetizzato che Pellinor avrebbe rivelato ad Artù il nome del figlio concepito con sua sorella: [[Mordred]], futuro distruttore del regno. Artù e Merlino tornarono infine a corte.
 
==== XXIVXIV - XVI ====
Convinta della morte di [[Artù]], [[Morgana la Fata]] tentò di assassinare il marito, Re Uriens, mentre dormiva. Ordinò a una damigella di portarle la sua spada, ma la fanciulla avvisò [[Owain mab Urien|Ser Ivano]], figlio della coppia, che intervenne appena in tempo e fermò la madre. Ivano la minacciò, dichiarandosi figlio di un "demone della terra", ma la perdonò in cambio della promessa di non ripetere l’infamia.
Artù, guarito in tre giorni dalle sue ferite grazie alle cure di un eremita e medico, si accorge di aver perso la propria spada. Merlino lo conduce presso un lago incantato dove compare un braccio rivestito di sciamito bianco che tiene una magnifica spada, è la famosa [[Excalibur]]. Merlino indica la figura che si avvicina sull’acqua come la [[Dama del Lago]]. Artù la saluta e le chiede la spada, e la dama acconsente a patto che un giorno egli le conceda un dono. Il re accetta e, salito su una barca con Merlino, si appropria della spada e del fodero, mentre la mano sparisce sott’acqua.
[[File:Queen Morgan le Fay took the scabbard.png|miniatura|Morgana ruba ad artù il fodero di Excalibur. Illustrazione di W. H. Margetson]]
Appresa la morte di [[Accolon]] e il recupero di [[Excalibur]] da parte di Artù, Morgana fu sconvolta ma nascose il suo dolore. Chiese a [[Ginevra]] il permesso di lasciare la corte, e la regina acconsentì. Morgana si recò allora all’abbazia dove sapeva che Artù stava riposando e, trovandolo addormentato con Excalibur in mano, non osò rubarla, ma prese il fodero incantato e fuggì.
[[File:HJ Ford - Morgan Casts Away Excalibur's Scabbard.png|sinistra|miniatura|Morgana getta nel lago il fodero di Excalibur. illustrazione di Henry Justice Ford]]
Artù, svegliandosi e accortosi del furto, partì all’inseguimento con [[Ser Ontzlake]]. Interrogarono un vaccaro che indicò la direzione presa da Morgana, che fuggiva con quaranta cavalieri. Braccata, la donna gettò il fodero nel lago, dove affondò. Quindi lanciò un incantesimo che trasformò se stessa e il suo seguito in blocchi di marmo [[Megalito|megalitici]]. Quando Artù giunse sul posto, li riconobbe e si rammaricò della sorte della sorella. Non trovando il fodero, Artù tornò all’abbazia. Morgana, riprese le sembianze, liberò i suoi uomini e ripartì.
 
Durante il viaggio, Morgana incontrò un cavaliere che trasportava un altro legato, deciso ad annegarlo per adulterio. Morgana lo interrogò: si trattava di [[Manassen]], cugino di Accolon, che negò le accuse. Per affetto verso Accolon, Morgana ordinò di liberarlo e fece imprigionare l’altro, che fu poi annegato da Manassen. Morgana affidò a Manassen un messaggio per Artù: non lo temeva finché fosse in grado di trasformarsi in pietra, e un giorno gli avrebbe dimostrato di essere capace di molto di più. Infine, si ritirò nella contrada di Gore, dove fu onorata e fortificò castelli e città per prepararsi a futuri scontri.
Proseguendo il viaggio, i due si imbattono nel padiglione di re Pellinor, il cavaliere con cui Artù si era duramente scontrato. Merlino lo informa che Pellinor ha appena inseguito un altro cavaliere fino a Carleon. Artù vorrebbe affrontarlo di nuovo, ma Merlino lo dissuade: il cavaliere è stanco e sarebbe disonorevole attaccarlo. Inoltre, Pellinor e i suoi figli diventeranno presto suoi leali alleati, e Artù arriverà persino a concedere in sposa sua sorella al cavaliere.
 
==== XVII-XX ====
Durante il cammino, Merlino spiega che il fodero della nuova spada vale più della spada stessa, poiché impedisce alle ferite di sanguinare. Poco dopo incontrano Pellinor di ritorno da Carleon, ma Merlino lo rende invisibile al cavaliere tramite un incantesimo, evitando così un nuovo confronto.
Re Artù, ristabilitosi, torna a Camelot dove è accolto con gioia da Ginevra e i baroni. Tutti si indignano per l'inganno di Morgana la Fata. Poco dopo arriva una damigella da parte di Morgana con uno splendido mantello, offerto in segno di pace. Ma la Nimue avverte il re di non toccarlo. Costringe quindi la messaggera a indossarlo: la donna muore bruciata, rivelando l’inganno. Artù accusa re Uriens e il figlio Ivano di congiura, ma lo scagiona dopo aver saputo da Accolon che anche Uriens era vittima di Morgana. Ser Ivano viene bandito; ser Galvano, indignato, parte con lui.
 
Galvano e Ivano si avventurano in una foresta e arrivano a un convento, dove sono ospitati. Proseguendo, trovano dodici damigelle che insultano uno scudo bianco appeso a un albero. Le donne accusano il proprietario, ser Moroldo, di odiare le dame. Poco dopo, Moroldo giunge e sconfigge due cavalieri che avevano disonorato il suo scudo. Galvano e Ivano lo incontrano e decidono di affrontarlo per onore. Ivano viene sconfitto, Galvano combatte con valore ma la sua forza varia con le ore del giorno. Moroldo, riconoscendone il valore, si ferma e i due si giurano fratellanza.
Al loro ritorno a corte, i cavalieri di Artù si mostrano stupiti e ammirati che il re abbia affrontato simili pericoli da solo.
 
Moroldo ospita i due amici, rivelando di odiare le donne maghe e ingannatrici, non le dame virtuose. I tre cavalieri ripartono e giungono a una fonte dove incontrano tre damigelle (una anziana, una matura e una giovane) che propongono loro un’avventura: ciascuno dovrà seguirne una su tre strade diverse e tornare alla fonte tra un anno. Ivano sceglie la più anziana, Moroldo quella di mezzo, Galvano la più giovane. I tre si separano giurando di ritrovarsi.
==== XXV-XXVI ====
Dopo il ritorno a corte, re Artù riceve un messaggero da parte di re Rience del Galles del Nord, anche sovrano dell'Irlanda e di numerose isole. Il messaggero comunica che Rience ha sconfitto e sottomesso undici re, obbligandoli a consegnargli le loro barbe, con cui ha adornato il proprio mantello. Poiché gliene manca una, pretende quella di Artù, minacciando in caso contrario di invadere il suo regno e di tagliargli anche la testa. Artù risponde sdegnato, rifiutando l'umiliazione e promettendo invece di avere la testa di Rience. Il re inizia subito i preparativi militari, sapendo che Rience è potente e bellicoso.
 
Galvano prende la strada del nord e giunge a un maniero abitato da un vecchio cavaliere. Lì, gli viene promesso che il giorno seguente affronterà un'avventura singolare. Il mattino dopo, insieme al vecchio, incontra un cavaliere bellissimo ma profondamente afflitto. Quest’ultimo saluta Galvano augurandogli onore, ma dichiara che per sé prevede solo vergogna e dolore dopo ogni gloria.
In seguito, su consiglio di Merlino, Artù emana un editto per la raccolta di tutti i bambini nati il primo maggio, perché uno di essi – nato in quella data – è destinato a causarne la morte. Tra i neonati catturati vi è anche [[Mordred]], figlio della moglie di re Lot. I bambini vengono posti su una nave senza timone né remi, che naufraga: tutti muoiono tranne Mordred, salvato da un uomo che lo alleva.
 
==== XXI-XXIV ====
La strage dei neonati provoca grande dolore tra i baroni del regno, che però, per timore o lealtà, non si ribellano, anche se biasimano Merlino più che il re. Re Rience, infuriato dalla risposta di Artù, raduna un potente esercito, preparando il terreno per futuri scontri che Malory dice saranno descritti nel "Libro di Balin il Selvaggio".
[[File:Arthur-Pyle Sir Pellias, The Gentle Knight.JPG|miniatura|Sir Pellias, Il Cavaliere Gentile. Illustrazione di Howard Pyle]]
Ser [[Galvano]] assiste all’impresa di un misterioso cavaliere che sconfigge da solo dieci avversari ma poi si lascia legare senza opporre resistenza. Galvano non interviene e viene rimproverato dalla sua dama. Il cavaliere, spiega l’ospite, è [[Pelleas|ser Pelleas]], innamorato della crudele dama Ettard, che lo umilia mandandogli contro dieci cavalieri ogni settimana. Egli li sconfigge ma si lascia poi legare pur di essere condotto da lei, che lo respinge e lo insulta.
[[File:Sir Pelleas, looking in, saw Sir Gawaine stoop and kiss the Lady Ettard.png|sinistra|miniatura|Sir Pelleas, scopre Galvano baciare Ettard. illustrazione di William Henry Margetson]]
Galvano incontra Pelleas e si offre di aiutarlo: si scambiano armature e Galvano si reca da Ettard fingendo di aver ucciso Pelleas. Ettard, convinta, si concede a Galvano. Intanto Pelleas, in preda alla disperazione, scopre i due insieme e, pur deciso a ucciderli, si trattiene per onore e lascia solo una spada sulla loro gola. Tornato al suo padiglione, Pelleas annuncia che morirà per amore e ordina che il suo cuore venga portato a Ettard.
 
Al risveglio, Ettard scopre il tradimento di Galvano e, indignata, lo rimprovera. Galvano parte, lasciandola sola. Intanto la [[Dama del Lago]], [[Nimue]], incontra un servitore di Pelleas e apprende la sua storia. Decide di intervenire, affascinata dalla bellezza del cavaliere.
=== Libro 1: versione da pubblicare ===
 
Nimue fa addormentare Pelleas con un incantesimo e conduce Ettard da lui. Le lancia un sortilegio che le fa provare un amore disperato per Pelleas. Quando egli si risveglia, la respinge con disprezzo. Nimue lo consola e lo convince a seguirla: i due si innamorano sinceramente e vivono felici. Ettard invece, respinta, muore di dolore.
==== I-II ====
Nel regno postromano di [[Britannia]], re [[Uther Pendragon]] entra in conflitto con il [[Gorlois|duca di Cornovaglia]]. Invitato a corte con la moglie [[Igraine]], nota per la sua saggezza, il duca fugge con lei per proteggerla dalle avances del re. Uther assedia il castello di [[Terrabil]], ma si ammala d'amore per Igraine. Il fedele [[Ulfius]] chiama [[Merlino]], il quale propone un patto: Uther potrà giacere con Igraine grazie a un incantesimo che lo renderà identico al duca, in cambio della promessa che il figlio concepito gli venga affidato. Nella stessa notte in cui Uther giace con Igraine, il duca muore in battaglia. Poco dopo, Uther sposa Igraine, rafforzando il proprio potere. Le sorelle di Igraine vanno in sposa a vari re: [[Morgause]] a [[Lot di Lothian|re Lot]], [[Elaine]] a [[Nentres|re Nentres]], mentre [[Morgana la Fata]] viene mandata a studiare arti magiche in convento.
 
==== IIIXXV-IVXXIX ====
Ser Moroldo prosegue verso sud con la sua damigella e, giunto in una foresta, ottiene ospitalità in un castello. Il signore del luogo, il duca delle Marche del Sud, scopre che è cavaliere di re Artù e lo sfida insieme ai suoi sei figli, desideroso di vendicare sette figli uccisi da ser [[Galvano]]. Dopo aver resistito a tutti gli assalti, Moroldo sconfigge il duca e i figli e li costringe ad arrendersi e a promettere fedeltà ad Artù.
Igraine rimane incinta e Uther le rivela di essere stato lui, grazie alla magia, a giacere con lei. Alla nascita del bambino, Merlino prende il neonato e lo affida a [[sir Ector]] affinché sia allevato in segreto. Il bambino, chiamato [[Artù]], cresce ignaro delle proprie origini. Intanto, la salute di Uther peggiora. Durante un attacco nemico, il re guida il proprio esercito dalla lettiga, vincendo la battaglia. Tornato a Londra, è ormai in fin di vita e, davanti ai baroni, indica Artù come suo erede prima di morire.
 
Moroldo partecipa a un torneo indetto dalla Dama della Vawse e vince battendo quaranta cavalieri. In seguito, combatte e uccide il gigante Taulurd, liberando numerosi prigionieri e impossessandosi di ricchezze ingenti. Rifiuta le terre offertegli dal conte Fergus e resta con lui per sei mesi per guarire dalle ferite.
==== V-VII ====
[[File:Yvain secourant la damoiselle.JPG|miniatura|Ivano salva la damigella]]
Dopo la morte di Uther, il regno cade nel caos. Merlino suggerisce all'[[arcivescovo di Canterbury]] di convocare tutti i nobili per la notte di Natale. In quella notte miracolosa compare una [[Spada nella roccia|spada infissa in un'incudine su una roccia]], con l'iscrizione:
Nel frattempo, ser [[Ivano]] segue la damigella anziana e vince un torneo nei pressi del Galles, ricevendo un falco e un cavallo. Viene poi ospitato dalla Dama della Roccia, oppressa dai fratelli Edoardo e Hugh del Castello Rosso. Ivano li sfida in duello, li sconfigge dopo una lunga e cruenta lotta e restituisce alla dama i suoi territori. Ferito, resta da lei per sei mesi a curarsi.
 
Quando si avvicina il termine dell'anno, Ivano e Moroldo si recano al crocevia per ritrovarsi con Galvano, che giunge da solo, avendo perduto la propria damigella. I tre si inoltrano nella foresta e incontrano un messo di re Artù che li richiama a corte. Dodici giorni dopo, raggiungono [[Camelot]], dove sono accolti festosamente e raccontano le loro avventure.
"'''Colui che estrarrà questa spada è il legittimo re di Britannia'''".
 
Durante le giostre della [[Pentecoste]], ser Pelleas (giunto con la Dama del Lago) vince il primo giorno, seguito da Moroldo. Entrambi vengono ammessi alla [[Tavola Rotonda]] per riempire due seggi vacanti. Pelleas, pur fedele ad Artù, non perdona ser Galvano per il suo tradimento e da allora lo evita nei tornei.
Nessuno riesce nell'impresa, tranne il giovane Artù, che lo fa per caso mentre cerca un'arma per [[sir Kay]]. Dopo varie prove nelle feste successive, Artù si conferma il solo capace di estrarre la spada. Viene riconosciuto re e incoronato, assegnando i primi incarichi tra i suoi alleati più fedeli.
 
=== 5° Libro: versione da pubblicare ===
==== VIII-XI ====
Per la Pentecoste, Artù convoca una festa a [[Caerleon|Carleon]]. Diversi re si presentano ma, invece di omaggiarlo, lo attaccano. Merlino interviene, rivelando la vera origine regale di Artù, ma i re rimangono ostili. Dopo scontri violenti, Artù ottiene la vittoria grazie alla spada miracolosa. I nemici fuggono e Merlino consiglia di cercare l'alleanza con i re d'oltremare [[Ban di Benoic|Ban di Benwick]] e [[Bors (ciclo arturiano)|Bors di Gallia]]. I due rispondono positivamente, giungendo in Britannia con truppe fresche. Un grande torneo celebra l'evento, e successivamente Merlino parte per Benwick per organizzare un secondo esercito. I due eserciti si riuniscono presso Bedegraine, pronti alla guerra.
 
==== XIII-XVIIII ====
15 anni dopo le vicende del libro precedente. Durante una grande festa di corte, mentre la Tavola Rotonda era al completo, re Artù riceve la visita di dodici ambasciatori [[Civiltà romana|romani]] inviati dall’imperatore [[Lucio Tiberio|Lucio]], che esigono il pagamento del tributo all’Impero, come già facevano i predecessori di Artù. In caso di rifiuto, Roma minaccia guerra. Artù li accoglie con onore ma, prima di rispondere, riunisce il Consiglio.
Undici re ribelli riuniscono 60.000 uomini per abbattere Artù. L'esercito alleato di Artù, Ban e Bors, forte ma numericamente inferiore, agisce con astuzia: un attacco notturno sbaraglia i nemici. Il giorno seguente, un secondo assalto, favorito da una manovra a sorpresa, completa la vittoria. Merlino ferma il massacro, ammonendo Artù per la sua ferocia. I re alleati vengono premiati, e Merlino annota gli eventi presso il suo maestro Bleise prima di tornare, travestito, per verificare lo stato d'animo del re.
 
I baroni e sovrani alleati, tra cui re Agwisance d’Irlanda e il re della Piccola Bretagna, incitano Artù alla guerra, offrendo migliaia di uomini. Artù rifiuta il tributo, rivendica l’eredità imperiale britannica dai tempi di [[Belino]] e Brenio e [[Costantino I|Costantino figlio di Elena]], e dichiara la sua intenzione di conquistare Roma. Manda via gli ambasciatori con doni e il messaggio che presto avanzerà con il suo esercito per rivendicare il trono di Roma, in quanto discendente di [[Costantino III (usurpatore)|Costantino III.]]
==== XVII-XIX ====
Re [[Rience]] del Galles invade i domini dell'alleato [[Leodegrance]] di Camelerd. Artù, Ban e Bors intervengono, sconfiggendo Rience. Artù incontra per la prima volta [[Ginevra]], figlia di Leodegrance. Dopo la battaglia, Ban e Bors tornano in patria per affrontare i [[Franchi]] di [[Claudas|re Claudas]]. I re sconfitti a Bedegraine si rifugiano a Sorhaute e si preparano alla vendetta. Nel frattempo, Artù si unisce inconsapevolmente con la sorella [[Morgause]], concependo [[Mordred]]. Un sogno funesto e la visione della [[Glatisant la Bestia|Bestia Latrante]] preannunciano sventure. Merlino appare in varie forme e rivela al re la verità sulle sue origini e la profezia della propria futura morte.
 
A Roma, l’imperatore Lucio è indignato, ma un senatore lo mette in guardia sulla forza e la nobiltà di Artù. Lucio allora organizza una vasta coalizione: chiama in aiuto Genovesi, Toscani, Spagnoli, Greci, Arabi e molti altri popoli sottomessi a Roma, fino a riunire un esercito con sedici re e cinquanta giganti. Muove verso la [[Borgogna]] per contrastare Artù.
==== XX-XXIII ====
Artù convoca sua madre [[Igraine]] per confermare la propria discendenza. Durante un banchetto, Ulfius la accusa di slealtà, ma Igraine, sostenuta da Merlino e da [[sir Ector]], chiarisce di aver ignorato la sorte del figlio. Artù, commosso, la abbraccia e indice otto giorni di festa. Subito dopo, il giovane [[Griflet]] chiede di vendicare la morte del cavaliere Miles. Fatto cavaliere da Artù, viene sconfitto e ferito da un potente guerriero. Artù, indignato, parte per affrontarlo. Dopo un duello duro e spettacolare, è salvato da Merlino che addormenta il cavaliere, rivelatosi poi essere [[Pellinore]], destinato a rivelare il nome del figlio di Artù: Mordred.
 
Nel frattempo, Artù raduna il parlamento a [[Eboracum|York]] e proclama la sua volontà di conquistare l’Impero. Nomina Baldovino di Bretagna e [[Costantino III di Britannia|Costantino figlio di Cador]] governatori del regno in sua assenza e affida loro la regina Ginevra. Salpa infine da [[Sandwich (Regno Unito)|Sandwich]] con una vasta flotta, dichiarando che, se morirà, Costantino dovrà essere re.
==== XXIV ====
Ferito, Artù viene curato da un eremita. Merlino lo conduce a un lago magico dove una mano emerge con una spada nel fodero: è [[Excalibur]]. La [[Dama del Lago]] gliela concede in cambio di un favore futuro. Merlino sottolinea l'importanza del fodero più della spada, poiché protegge da ogni ferita. Artù vorrebbe affrontare di nuovo Pellinore, ma Merlino lo dissuade: l'uomo diventerà presto suo alleato e sposo della sua sorella minore.
 
==== XXVIV-XXVIV ====
Durante la traversata in mare, Artù sogna un drago dai colori splendenti che combatte e uccide un orribile cinghiale nero uscito da una nuvola. Un filosofo gli interpreta il sogno: il drago rappresenta Artù, le sue conquiste e i cavalieri della Tavola Rotonda, mentre il cinghiale simboleggia un tiranno o un gigante che dovrà affrontare. Poco dopo, Artù approda nelle [[Fiandre]].
Artù riceve un messaggio provocatorio da re Rience, che pretende la sua barba per completare un mantello fatto con quelle di altri undici re sconfitti. Artù, offeso, rifiuta e si prepara alla guerra. Su consiglio di Merlino, emana un editto per eliminare i neonati nati il primo maggio, uno dei quali (Mordred) è destinato a causare la sua morte. I bambini vengono messi su una nave e affogano, tranne Mordred. La strage provoca sdegno ma nessuna rivolta. Rience raduna un nuovo esercito, preparando lo scenario per futuri conflitti, lasciati in sospeso per il "Libro di [[Balin il Selvaggio]]".
 
Un contadino lo informa che, vicino alla Bretagna, un [[gigante]] crudele ha ucciso molti innocenti, si nutre di bambini e ha rapito e ucciso la duchessa di Bretagna, moglie di ser Howell, cugino del re. Artù parte con ser Kay e ser Bedivere al [[Mont Saint-Michel|Monte San Michele]] per affrontarlo.
=== 2° Libro ===
[[File:Arthur finds a giant - Verse Chronicle of Roman de Brut (mid 14th C), f.49 - BL Egerton MS 3028.jpg|sinistra|miniatura|Artù trova il gigante - miniatura dal [[Roman de Brut]], f.49 - BL Egerton MS 3028]]
=== I-II ===
Salito da solo sul monte, Artù incontra una vedova piangente accanto alla tomba della duchessa. Scopre il gigante mentre banchetta con resti umani e cuoce neonati su spiedi. Sconvolto, lo sfida a duello. Dopo un violento scontro corpo a corpo, il re uccide il gigante con un pugnale.
Mentre re Artù si trovava a Londra, un cavaliere gli riferì che re Rience del Galles del Nord aveva invaso le sue terre con un grande esercito, devastando e massacrando i sudditi. Artù, deciso a reagire, convocò tutti i suoi cavalieri e baroni a [[Camelot]], allora nota come Winchester, dove si sarebbero tenuti un consiglio generale e delle giostre.
 
Ser Kay recide la testa del mostro, la espone su una lancia e la porta a Howell. Artù ordina che sia eretta una chiesa in onore di san Michele sul monte, e distribuisce i tesori del gigante tra il popolo.
Durante il soggiorno a corte, giunse una damigella, inviata dalla Dama del Lago, la quale portava alla cintura una bellissima spada. Spiegò che quella lama poteva essere estratta solo da un cavaliere perfettamente leale, virtuoso e privo di ogni slealtà o tradimento. Re Artù provò senza successo, così come tutti i cavalieri della Tavola Rotonda. La damigella, delusa, dichiarò che nemmeno a Camelot si trovavano uomini degni di quella prova.
 
In seguito, l’esercito marcia fino alla [[Champagne (provincia)|Champagne]], dove Artù viene avvertito da un messaggero francese che l’imperatore Lucio ha invaso la [[Borgogna]], devastando la regione. Artù si prepara a intervenire rapidamente.
Tra i presenti vi era anche [[Sir Balin|Balin]], un cavaliere del Northumberland recentemente liberato dalla prigione, dove era stato rinchiuso per aver ucciso un parente del re. Sebbene fosse vestito modestamente, chiese alla damigella di poter tentare. Dopo una breve esitazione, la fanciulla acconsentì, e Balin riuscì con facilità a estrarre la spada. L’impresa destò meraviglia tra i presenti, anche se alcuni cavalieri ne furono invidiosi.
 
==== VI-VIII ====
La damigella allora lo ammonì: quell’arma gli avrebbe causato grande sventura, portandolo persino a uccidere il suo migliore amico. Tuttavia, Balin rifiutò di restituirla, affermando che avrebbe affrontato il destino che Dio gli avrebbe riservato. La damigella, triste, si allontanò.
Artù invia ser Galvano, ser Bors, [[Sir Lionel|ser Lionello]] e ser Bedivere per intimare all’imperatore Lucio di ritirarsi o prepararsi alla guerra. Lucio risponde con superbia. Ser Galvano, provocato dal cavaliere romano Gainus, lo uccide. I Britanni si ritirano ma vengono inseguiti: scoppia una battaglia in cui ser Bors uccide il temibile cavaliere Caliburn. Galvano libera i compagni prigionieri e manda a chiedere rinforzi ad Artù. Tuttavia, Galvano riesce a vincere la battaglia prima dell’arrivo del re, anche se resta ferito. I prigionieri romani vengono inviati a [[Lutezia|Parigi]] sotto la scorta di ser Lancillotto, ser Cador e altri cavalieri.
[[File:Gold Solidus of Glycerius.jpg|miniatura|Solido dorato dell'Imperatore d'Occidente [[Glicerio]], che molti ritengono essere la base storica per l'imperatore Lucio]]
Lucio organizza un’imboscata con sessantamila uomini per liberare i prigionieri. Ma Lancillotto e Cador scoprono il piano e affrontano l'esercito romano. Nella dura battaglia, ser Lancillotto si distingue per valore e uccide molti nemici, tra cui il re di Lyly e i baroni Aliduke, Herawd e Heringdale. Giunge Artù a rinforzare le sue truppe ma trova che la vittoria è già stata conquistata. Commuovendosi per i cavalieri caduti, Artù elogia il coraggio dei suoi uomini. I Romani superstiti fuggono e uno dei senatori consiglia Lucio di ritirarsi, ma l’imperatore rifiuta.
 
Lucio invia re Leomie con un nuovo esercito, ma Artù anticipa le mosse nemiche e si schiera a [[Saussy|Sessoine]]. Nella battaglia campale che segue, Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda si distinguono per valore contro le legioni romane. Il re uccide il gigante Galapas, mentre Galvano elimina tre ammiragli. Dopo scontri feroci, Artù affronta Lucio: viene ferito al volto ma riesce a uccidere l’imperatore, spaccandogli il capo con Excalibur. La vittoria britannica è totale: cadono più di centomila nemici, compresi diciassette re e sessanta senatori.
Balin chiese poi cavallo e armatura per lasciare la corte. Re Artù, pentito per averlo mal giudicato, gli offrì di restare e promettendogli onori e favori. Ma Balin, pur grato, decise di partire, augurando la benevolenza del re. Tuttavia, molti cavalieri sospettarono che la riuscita dell’impresa fosse dovuta a magia piuttosto che a virtù cavalleresche.
 
Artù fa imbalsamare i caduti nobili, identifica ogni corpo con scudo e insegne, e incarica tre senatori superstiti di trasportare le salme a Roma come “tributo” all’Impero. Ai Romani ordina di non chiedere mai più tasse a lui o ai suoi regni, poiché con quelle salme ha pagato il debito della Britannia, dell’Irlanda e dell’Alemagna. I senatori obbediscono e portano la notizia a Roma, dove riferiscono la disfatta e consigliano di non sfidare mai più la potenza di Artù.
==== III-IV ====
Mentre Balin si accingeva a lasciare la corte, giunse la [[Dama del Lago]], splendidamente vestita, chiedendo al re [[Artù]] il dono che questi le aveva promesso in cambio della spada [[Excalibur]]. Dopo aver ricordato al re il suo impegno, la dama avanzò una richiesta cruenta: voleva la testa di Balin o la vita della damigella che gli aveva portato la spada, accusandoli entrambi della morte dei suoi familiari. Artù rifiutò sdegnato, dichiarando che non poteva esaudire una simile richiesta senza disonorarsi.
 
==== IX-XI ====
Ma Balin, che cercava la dama da tre anni perché lei, con arti magiche, aveva causato la morte della madre, la vide e, venuto a sapere che era venuta per chiedere la sua testa, la decapitò sul posto. Artù, furioso per l’onta ricevuta e per il fatto che la donna era venuta sotto la sua protezione, lo scacciò dalla corte. Balin raccolse la testa della Dama del Lago e la affidò al suo scudiero con l’ordine di portarla ai suoi amici nel [[Northumberland]], raccontando l’intera vicenda. Balin annunciò inoltre la sua intenzione di uccidere Re Rience come gesto di fedeltà ad Artù, sperando così di riacquistare il suo favore. Dopo essersi separato dallo scudiero, proseguì il proprio cammino.
Dopo la vittoria contro i Romani, Artù penetra in [[Lorena (regione francese)|Lorena]], [[Brabante (regione storica)|Brabante]], Fiandre e [[Germania superiore|Alta Alemagna]], poi supera le montagne e arriva in [[Etruria|Toscana]], dove una città resiste all’assedio. Artù invia ser Florence, ser Galvano, ser Wisshard, ser Clegis, ser Cleremond e altri cavalieri in cerca di vettovaglie. Giunti in una prateria, si accampano per la notte. All’alba, ser Galvano si allontana e incontra un misterioso cavaliere dal blasone con tre grifi. Dopo un duello sanguinoso, lo ferisce gravemente ma viene anch’egli colpito.
 
Il cavaliere sconosciuto, di nome ser Priamo, afferma di voler diventare cristiano e si sottomette a Galvano, che gli rivela la propria identità. Priamo racconta di essere discendente di [[Alessandro Magno]], [[Ettore (mitologia)|Ettore]] e [[Giosuè (condottiero biblico)|Giosuè]], e di avere al suo seguito cento cavalieri nascosti. Lo avverte che nei boschi vicini si trovano grandi legioni ostili. I due tornano insieme al campo, e Priamo guarisce entrambi con un balsamo miracoloso. In un consiglio di guerra, Priamo suggerisce di ritirarsi, ma Galvano preferisce combattere.
Nel frattempo, Artù, rattristato, fece seppellire la Dama del Lago con grandi onori. Alla corte si trovava anche un cavaliere di nome Lanceor, figlio del re d’[[Irlanda]], che, invidioso della fama conquistata da Balin e offeso dal confronto sfavorevole, ottenne il permesso di inseguirlo per affrontarlo e vendicare l’onore proprio e della corte.
 
Ser Florence guida le mandrie, ma viene attaccato da ser Ferrante di Spagna e settecento uomini. Florence lo uccide, scatenando una battaglia feroce. I cavalieri della Tavola Rotonda resistono eroicamente. Galvano osserva l’arrivo di nuovi nemici, tra cui il duca degli Olandesi e ser Ethelwold, ma decide di intervenire solo se necessario. La battaglia infuria, interviene anche il gigante Jubance che uccide diversi cavalieri, tra cui ser Gherard e ser Chastelaine. Ma con l’arrivo di Priamo e dei suoi uomini, i Britanni vincono lo scontro, respingono i nemici e mantengono il controllo del campo.
Proprio in quei momenti, [[Merlino]] giunse alla corte e venne informato degli eventi. Rivolgendosi ai presenti, spiegò che la Dama del Lago era una donna ingannatrice e rivelò la vera storia della spada: essa era stata donata dalla potente [[dama Lile di Avalon]] a una damigella desiderosa di vendetta per l’uccisione del suo amato. Solo un cavaliere valoroso avrebbe potuto estrarla dal fodero, e con essa avrebbe dovuto vendicare la morte, uccidendo il fratello della damigella. Tuttavia, Merlino concluse con una profezia oscura: il cavaliere che aveva ottenuto la spada era destinato a una tragica fine, e la sua morte sarebbe stata una grande perdita per Artù, poiché il suo valore e cortesia gli avrebbero portato gloria.
 
==== V - VIIXII ====
Dopo la vittoria, ser Galvano e [[ser Florence tornano da Artù con bottino, prigionieri e bestiame. Galvano presenta ser Priamo, che si è convertito al cristianesimo e viene battezzato, nominato duca e ammesso alla Tavola Rotonda.
Il cavaliere irlandese Lanceor, armato e lanciatosi al galoppo, raggiunse Balin per vendicare l'affronto subito dalla corte di Artù. Dopo essersi sfidati verbalmente, i due si scontrarono in duello: la lancia di Lanceor si spezzò contro lo scudo dell’avversario, mentre quella di Balin lo trafisse mortalmente. Accortosi della morte del nemico, Balin si fermò costernato.
 
Artù assedia la città ribelle, ma la duchessa e contessa Clarisin implorano clemenza per evitare un massacro. Il re accetta la resa pacifica: fa prigioniero il duca, lo manda a Dover, assegna rendite alla famiglia, nomina baroni per governare e promulga leggi.
 
Artù invia ser Florence e ser Floridas con cinquecento uomini a Urbino. Con un’imboscata, conquistano la città e issano il vessillo reale. Artù ordina di non toccare donne o fanciulle e nomina un governatore.
 
Allora Milano, Piacenza, Pavia, Pietrasanta e Pontremoli si sottomettono spontaneamente: offrono fedeltà perpetua e un milione di pezzi d’oro annui. Artù conquista altre città toscane e devasta i borghi ribelli.
 
Raggiunte Spoleto e Viterbo, manda ambasciatori ai senatori di Roma, che si presentano a lui con cardinali: chiedono sei settimane di tempo per preparare l’incoronazione imperiale. Artù accetta, e il giorno di Natale, '''viene incoronato imperatore a Roma''' con grande sfarzo.
[[File:Triumph of King Arthur, who became emperor after the defeat of Lucius Tiberius.png|miniatura|Trionfo di Re Artù, che divenne imperatore dopo la sconfitta di Lucio Tiberio]]
Durante il soggiorno, assegna terre e titoli con giustizia e larghezza. A ser Priamo dona il ducato di Lorena. I suoi baroni, soddisfatti, chiedono di tornare a casa: la missione è compiuta, Artù ora è sovrano di un impero che si estende dalla Scozia fino all’Egitto e dalla Lusitania fino alla Mesopotamia, vendicando così l’onore di suo nonno Costantino III (in altre opere del ciclo bretone viene anche spiegato di come egli riuscirà a scacciare i [[vandali]] e a riconquistare la [[Giudea romana|giudea]] <ref>{{Cita libro|autore=Francesco Marzella|titolo=Re Artù: Una biografia|data=febbraio 2025|editore=Laterza, versione Kindle|p=159|capitolo=4|citazione=L’idea di un pellegrinaggio in Terra Santa troverà spazio anche in altri testi, per esempio nel tardo quattrocentesco The Knightly Tale of Gologras and Gawain (“Il racconto cavalleresco di Gologras e Galvano”), mentre non mancherà chi parlerà di vera e propria liberazione di Gerusalemme, cui Artù contribuisce solo finanziando le operazioni militari con i tesori sottratti ai Sassoni quando è ancora sotto scomunica per aver respinto Ginevra (Prophecies de Merlin, “Le profezie di Merlino”, c. 1250-1275) o guidando l’esercito dopo avere sconfitto i Vandali nel Nord Africa e aver sbaragliato le armate della Siria, come raccontato nel trecentesco Ly myreur des histors (“Lo specchio delle storie”) di Jean d’Otremeuse.|ISBN=9788858157800}}</ref>, ma anche l’[[Impero bizantino|impero romano d’oriente]] <ref>{{Cita libro|autore=Francesco Marzella|titolo=Re Artù. Una biografia|editore=Laterza, Versione Kindle|p=152. Nota 59|citazione=Nel Cligès, per esempio, Alessandro, il figlio dell’imperatore, è investito cavaliere da Artù, la cui fama ha ormai raggiunto l’Oriente, mentre nel duecentesco Floriant et Florete, l’esercito dei Britanni interviene in Sicilia in favore del protagonista Floriant contro il rivale Maragot, che può contare sul supporto delle forze dell’imperatore di Costantinopoli: il conflitto si risolverà con un duello, ma è interessante constatare che le due potenze sono evidentemente considerate alla pari.|ISBN=9788858157800}}</ref>).
 
Artù accetta, ordina disciplina nel viaggio di ritorno, proibisce saccheggi, e riparte. Sbarca a Sandwich, dove è accolto in [[trionfo]] da Ginevra e dal popolo in festa, con ricchi doni in segno di giubilo per il suo ritorno. Potè così farsi chiamare dalla sua gente '''''Amherawdyr'''''.
 
=== 6°Libro: versione da pubblicare ===
 
==== I-II ====
Dopo il ritorno di re Artù da Roma, la corte si anima con tornei e giostre tra i cavalieri della Tavola Rotonda. Tra tutti, si distingue Ser Lancillotto del Lago, che si afferma come il più valoroso sia nei duelli amichevoli sia nei combattimenti mortali, venendo superato solo per tradimento o magia. La sua fama cresce al punto che, secondo le fonti francesi, è considerato il miglior cavaliere del regno. Anche la regina Ginevra lo predilige apertamente, e Lancillotto, innamorato di lei, compie numerose imprese d’arme in suo onore.
 
Lancillotto, dopo un periodo di riposo, decide di partire in cerca di avventure insieme al nipote, Ser Lionello. I due si inoltrano in una foresta e, sopraffatti dal caldo, si fermano all’ombra di un melo. Mentre Lancillotto si addormenta, Lionello veglia su di lui. A un tratto, tre cavalieri appaiono inseguiti da un quarto cavaliere solitario che li abbatte con straordinaria forza e li lega. Lionello, desideroso di affrontarlo, si lancia all’attacco, ma viene anch’egli sconfitto, legato e portato al castello del misterioso cavaliere. Lì viene spogliato, frustato con rami spinosi e gettato in prigione assieme agli altri prigionieri, che si lamentano della loro sorte.
 
Nel frattempo, Ser Ector de Maris, venuto a sapere della partenza di Lancillotto, parte a sua volta per cercarlo. Giunto in una foresta, incontra un uomo del luogo che gli indica la via per trovare avventure: un albero vicino a un guado, adornato con scudi di cavalieri sconfitti, e un bacile da percuotere con la lancia. Ector vi si reca, riconosce tra gli scudi quello del fratello Lionello, percuote il bacile e si prepara allo scontro. Poco dopo viene sfidato da Ser Turquin, lo stesso cavaliere che ha sconfitto gli altri.
 
Lo scontro tra i due è violento: Ector colpisce Turquin con forza, ma alla fine viene disarcionato e fatto prigioniero. Turquin, impressionato dal colpo ricevuto, gli risparmia la vita ma lo rinchiude nella stessa prigione, dopo averlo frustato. In cella, Ector si ricongiunge con Lionello e gli altri cavalieri, che disperano della libertà, convinti che solo Ser Lancillotto possa sconfiggere Turquin e liberarli.
 
==== III-VII ====
[[File:How Four Queens found Sir Lancelot Sleeping by William Frank Calderon.jpg|sinistra|miniatura|le quattro regine trovano Sir Lancillotto addormentato di William Frank Calderon (1908).]]
Ser Lancillotto, ancora addormentato sotto un melo, viene scoperto da quattro regine, tra cui Morgana la Fata, sorella di re Artù. Affascinate dalla sua fama, le regine lo incantano e lo portano prigioniero al castello di Chariot, dove sperano di costringerlo a sceglierne una come amante. Al suo risveglio, Lancillotto rifiuta con fermezza, dichiarando fedeltà alla regina Ginevra. Le regine, furiose, lo abbandonano nella sua cella.
 
Una damigella, figlia del re Bagdemagus, propone a Lancillotto la libertà in cambio del suo aiuto in un torneo imminente contro il re del Galles del Nord. Il cavaliere accetta, e il giorno seguente viene liberato di nascosto. Giunto all’abbazia dove l’attendono la fanciulla e suo padre, viene accolto con gioia e rispetto. Bagdemagus gli racconta di essere stato umiliato in un precedente torneo da tre cavalieri della corte arturiana: Ser Mador, Ser Mordred e Ser Gahalantine.
 
Lancillotto propone un piano: combattere insieme ad altri tre cavalieri anonimi (con scudi bianchi privi d’impresa) per sorprendere i nemici. Il giorno del torneo, dopo che la schiera di Bagdemagus è inizialmente respinta, Lancillotto entra in campo e compie straordinarie prodezze: abbatte decine di cavalieri, ferisce gravemente Ser Mador e Ser Mordred, e sconfigge Ser Gahalantine. Alla fine, il partito di Bagdemagus trionfa, e Lancillotto, dopo esser stato celebrato, riprende il suo viaggio per cercare il nipote Ser Lionello.
[[File:John Gilbert (1817-1897) - Lancelot du Lac - 527 - Guildhall Art Gallery.jpg|miniatura|Lancillotto è pronto ad affrontare Tarquin di John Gilbert]]
Poco dopo, incontra una damigella che lo informa della presenza nelle vicinanze del potente Ser Turquin, carceriere di ben 64 cavalieri della Tavola Rotonda. La fanciulla lo conduce al guado presso l’albero degli scudi. Lancillotto riconosce tra i prigionieri Ser Gaheris, fratello di Galvano, e sfida Turquin, che arriva con un cavaliere legato sul cavallo.
 
I due si affrontano in un durissimo duello che dura diverse ore. Feriti e sanguinanti, si concedono una pausa. Turquin, impressionato dalla forza dell’avversario, propone la pace a condizione che questi non sia Ser Lancillotto, il cavaliere che più odia per avergli ucciso il fratello Ser Caradoc. Quando Lancillotto rivela la propria identità, Turquin giura di continuare il combattimento fino alla morte, e i due riprendono lo scontro con rinnovato furore.
Poco dopo giunse a cavallo la damigella amata da Lanceor, Colomba. Vedendo il cadavere del suo compagno, si disperò: lo accusò di aver spezzato due cuori uniti e, dopo essere svenuta dal dolore, si tolse la vita trafiggendosi con la spada del cavaliere. Balin, profondamente turbato dalla scena, si allontanò e nel bosco incontrò il fratello [[Sir Balan|Balan]]. I due, riconosciutisi con gioia, si abbracciarono in lacrime. Balan raccontò di aver appreso della liberazione di Balin da un uomo visto al castello delle Quattro Pietre, e di essere accorso nella speranza di ritrovarlo.
 
==== VIII–XII ====
Balin narrò al fratello l’intera vicenda: il dono della spada, l’uccisione della Dama del Lago, l'ira di Artù e il duello con Lanceor. Addolorato per quanto accaduto, Balin dichiarò l’intenzione di riconquistare il favore del re partecipando all’assedio del castello di Terrabil, dove si trovava re Rience. Balan acconsentì a unirsi a lui, promettendosi reciproco aiuto fraterno.
Dopo un lungo duello, ser Lancillotto uccide ser Turquin, liberando così i 64 cavalieri della Tavola Rotonda imprigionati nel suo castello. Con l’aiuto della damigella, affida il proprio messaggio al ferito ser Gaheris, invitando i suoi congiunti, ser Ector e ser Lionello, a tornare alla corte per la Pentecoste. I cavalieri liberati, grati ma stanchi, si rifocillano nel castello, mentre ser Lionello, ser Ector e ser Kay partono subito alla ricerca di Lancillotto.
 
Lancillotto, mantenendo la promessa fatta, accompagna la damigella per affrontare ser Moris della Foresta Selvaggia, un cavaliere che violenta donne e fanciulle. Con un solo colpo di spada, Lancillotto lo uccide, punendo i suoi crimini. La damigella lo loda per il suo valore, ma lo rimprovera per non amare nessuna donna, sostenendo che il suo cuore sia incantato da Ginevra. Lancillotto replica che non vuole amanti né moglie per restare puro, coraggioso e benedetto nelle battaglie.
Mentre i due parlavano, sopraggiunse un nano da Camelot, che si disperò vedendo i due amanti morti. Alla domanda su chi fosse l’autore di quelle morti, Balin spiegò di aver ucciso Lanceor per difesa e che la damigella si era tolta la vita per amore. Dichiarò anche di voler onorare da quel giorno in poi tutte le donne, in memoria della defunta.
 
Dopo giorni di viaggio, Lancillotto uccide un villano che gli impediva il passaggio a un ponte e affronta due giganti nel castello di Tintagel. Li uccide entrambi e libera sessanta dame e fanciulle prigioniere da sette anni, costrette a lavorare e tessere. Le donne, riconoscenti, lo identificano come il leggendario cavaliere che i giganti temevano. Lancillotto le invita a tornare libere e a riprendersi i beni del castello.
Il nano li avvertì che la famiglia del cavaliere ucciso li avrebbe inseguiti ovunque per vendicarsi. Balin rispose di non temere la vendetta, ma di temere di essere caduto in disgrazia presso re Artù.
[[File:Siedlęcin Wieża Książęca Gotyckie malowidła ścienne Lancelot i Key.JPG|sinistra|miniatura|Lancillotto riceve l'armatura di Sir Kay, dipinti murali gotici della Torre del Principe di Siedlęcin.]]
Lancillotto arriva in una casa dove, durante la notte, assiste a un’aggressione: ser Kay viene attaccato da tre cavalieri. Lancillotto interviene calandosi dalla finestra e li sconfigge tutti, poi li obbliga a consegnarsi a Ginevra come prigionieri di ser Kay, fingendo che sia stato lui a sconfiggerli. Il giorno dopo, parte di nuovo all’alba lasciando l’armatura e il cavallo di Kay, così che tutti continuino a credere che sia lui.
[[File:British Library Additional 37049 47v Pride.png|miniatura|Sir Gauter (Gowther)]]
Mentre cavalca, Lancillotto viene scambiato per ser Kay da tre giovani fratelli cavalieri "del ponte" (Gauter ma meglio noto come Gowther, Gilmere e Arnold). Ognuno lo sfida, ma Lancillotto li sconfigge tutti, risparmiandoli dopo che essi riconoscono la sua vera identità. Anche a loro impone di presentarsi a Ginevra come prigionieri di ser Kay.
 
Subito dopo, incontra quattro cavalieri arturiani – ser Sagramore, ser Ector de Maris, ser Ivano e ser Galvano – che lo credono ancora ser Kay e lo sfidano uno dopo l’altro. Lancillotto li disarciona tutti con facilità, usando una sola lancia. I cavalieri, sbalorditi dalla sua forza, lo sospettano essere Lancillotto stesso e decidono di non inseguirlo, aspettando conferma alla corte.
In quel momento giunse re Marco di Cornovaglia. Vedendo la scena, fu commosso dal tragico amore dei due giovani e ordinò che fosse eretto un sepolcro sul luogo della loro morte. Trovata una bella lastra tombale in una chiesa, fece seppellire insieme i due amanti, facendo incidere:
 
==== XIV-XVIII ====
:: '''QUI GIACCIONO LANCEOR FIGLIO DEL RE D’IRLANDA,'''
[[File:The Chapel Perilous.jpg|miniatura|Lancillotto davanti alla cappella perigliosa di Christine Chaundler.]]
Inseguito, Lancillotto segue una cagna nera che lo conduce in un vecchio maniero, dove trova il cadavere di un cavaliere (ser Gilbert il Bastardo). La moglie del defunto lo accusa inizialmente, ma si rende conto dell’equivoco. Poco dopo, Lancillotto incontra una damigella che lo implora di aiutare suo fratello, ser Meliot di Logris, ferito mortalmente proprio in duello con ser Gilbert. L’unica cura è recuperare una spada e una veste insanguinata custodite nella Cappella Perigliosa.
[[File:Lancelot and Hellawes.jpg|sinistra|miniatura|Lancillotto e Hellawas]]
Lancillotto si reca alla Cappella Perigliosa, dove affronta spettri e visioni: trenta cavalieri armati lo minacciano, ma si disperdono al suo passaggio. Raggiunge il corpo di un cavaliere morto, prende la spada e un pezzo del sudario, ma viene fermato da una dama, Hellawes, maga innamorata di lui da sette anni. Poiché rifiuta di baciarla, ella gli rivela di aver preparato la cappella per possederne il corpo morto. Lancillotto fugge, mentre Hellawes morirà di dolore due settimane dopo. Tornato dalla damigella, guarisce ser Meliot con gli oggetti sacri e lo invita a recarsi a corte per la Pentecoste.
 
Lancillotto giunge a un castello dove aiuta una dama a recuperare un falcone intrappolato su un albero. Ma è un’imboscata ordita da suo marito, ser Phelot, che cerca di ucciderlo. Armato solo di un ramo secco, Lancillotto riesce a colpirlo alla testa, lo disarma e lo decapita. Indossa nuovamente la propria armatura e fugge, temendo altri agguati dal vicino castello.
CHE SFIDÒ BALIN A DUELLO E FU UCCISO, E LA SUA DAMA,
 
Lancillotto si imbatte in un cavaliere (che in seguito rivela il suo nome: Sir Pedivere) che vuole uccidere la propria moglie, accusandola di adulterio. Interviene in sua difesa, ma l’uomo lo inganna: mentre distrae Lancillotto, uccide la donna. Furibondo, Lancillotto lo costringe a portare con sé il cadavere e la testa della moglie fino a regina Ginevra, e a raccontarle tutto. Ginevra, sdegnata, gli impone una penitenza pubblica: recarsi a Roma con il corpo e sottoporsi al giudizio del papa. Ser Pedivere obbedisce e, dopo la sentenza papale, si fa eremita penitente.
COLOMBA, CHE PER IL DOLORE E IL CORDOGLIO SI DETTE
 
Lancillotto fa ritorno alla corte due giorni prima della Pentecoste, accolto con grande onore. I cavalieri che aveva affrontato mentre indossava l’armatura di ser Kay (Galvano, Ivano, Ector, Sagramore) capiscono di essere stati battuti da lui e lo celebrano. Ritornano anche i prigionieri liberati da ser Turquin e lo lodano come l’unico in grado di averlo sconfitto. Ser Kay racconta come Lancillotto lo abbia salvato, facendosi passare per lui per umiliarne i nemici. Anche i tre fratelli del ponte, che si erano arresi a “Kay”, riconoscono la verità. Infine, ser Meliot e altri cavalieri confermano le numerose imprese eroiche compiute da Lancillotto durante il suo pellegrinaggio.
LA MORTE CON LA SPADA DELL’AMATO.