Utente:Pietro, l'essere sapiente/Sandbox: differenze tra le versioni

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I cavalieri giurarono solennemente di osservare queste regole, rinnovando il giuramento ogni [[Pentecoste]].
 
=== 4° Libro: Versione da pubblicare ===
 
==== I-V ====
[[File:The Beguiling of Merlin by Edward Burne-Jones.jpg|miniatura|Raffigurazione di Merlino e Nimue di [[Edward Burne-Jones]]]]
Dopo il ritorno delle tre imprese di [[Galvano]], [[Tor]] e [[Pellinore|Pellinor]], [[Merlino]] si innamorò perdutamente di [[Nimue]], damigella della [[Dama del Lago]] condotta a corte da Pellinor. Egli la seguiva ovunque, insegnandole arti magiche, ma Nimue, dopo aver appreso ciò che desiderava, lo allontanò con gentilezza e poi lo ingannò. Durante un viaggio con lei nella terra di [[Benwick]], Merlino incontra per la prima volta [[Lancillotto]], figlio di Re Ban e Regina Elaine, predicendoneche ilè gloriosoancora destino.molto Disseaddolorata cheper ille veroincursioni nomedei delFranchi ragazzodi Claudas, Merlino predice il glorioso destino eradi [[Galahad]]Lancillotto edicendo che sarebbe diventato l’uomo più onorato al mondo. Tornati verso la [[Cornovaglia]], Merlino continuò ad insegnare alla damigella, ma ella, ormai stanca delle sue attenzioni, temendo i suoi poteri (poiché figlio di un diavolo), escogitò un inganno: lo indusse ad entrare in una caverna incantata e lì lo intrappolò per sempre sotto una pietra, chiudendo così il ciclo del mago.
 
Nel frattempo, [[Artù]] era tornato a [[Camelot]] da una festa a Cardoel, quando ricevette notizia di un’invasione: cinque re stranieri (di [[Danimarca]], [[Irlanda]], [[Soleyse]], [[Longtains]] e la Vale) devastavano i confini del regno. Artù, deciso a reagire, convocò i suoi vassalli, tra cui Pellinor, e partì immediatamente, portando con sé anche la regina [[Ginevra]]. L’esercito si accampò nei pressi del fiume [[Humber]]. I cinque re, informati della presenza di Artù, decisero di sorprenderlo con un attacco notturno. L’assalto coglie il re disarmato nei suoi padiglioni, ma con prontezza egli si arma assieme a Ser Kay, Ser Galvano e Ser Griflet.
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Durante il viaggio, Morgana incontrò un cavaliere che trasportava un altro legato, deciso ad annegarlo per adulterio. Morgana lo interrogò: si trattava di [[Manassen]], cugino di Accolon, che negò le accuse. Per affetto verso Accolon, Morgana ordinò di liberarlo e fece imprigionare l’altro, che fu poi annegato da Manassen. Morgana affidò a Manassen un messaggio per Artù: non lo temeva finché fosse in grado di trasformarsi in pietra, e un giorno gli avrebbe dimostrato di essere capace di molto di più. Infine, si ritirò nella contrada di Gore, dove fu onorata e fortificò castelli e città per prepararsi a futuri scontri.
 
==== XVII-XX ====
Re Artù, ristabilitosi, torna a Camelot dove è accolto con gioia da Ginevra e i baroni. Tutti si indignano per l'inganno di Morgana la Fata. Poco dopo arriva una damigella da parte di Morgana con uno splendido mantello, offerto in segno di pace. Ma la Nimue avverte il re di non toccarlo. Costringe quindi la messaggera a indossarlo: la donna muore bruciata, rivelando l’inganno. Artù accusa re Uriens e il figlio Ivano di congiura, ma lo scagiona dopo aver saputo da Accolon che anche Uriens era vittima di Morgana. Ser Ivano viene bandito; ser Galvano, indignato, parte con lui.
 
Galvano e Ivano si avventurano in una foresta e arrivano a un convento, dove sono ospitati. Proseguendo, trovano dodici damigelle che insultano uno scudo bianco appeso a un albero. Le donne accusano il proprietario, ser Moroldo, di odiare le dame. Poco dopo, Moroldo giunge e sconfigge due cavalieri che avevano disonorato il suo scudo. Galvano e Ivano lo incontrano e decidono di affrontarlo per onore. Ivano viene sconfitto, Galvano combatte con valore ma la sua forza varia con le ore del giorno. Moroldo, riconoscendone il valore, si ferma e i due si giurano fratellanza.
 
Moroldo ospita i due amici, rivelando di odiare le donne maghe e ingannatrici, non le dame virtuose. I tre cavalieri ripartono e giungono a una fonte dove incontrano tre damigelle (una anziana, una matura e una giovane) che propongono loro un’avventura: ciascuno dovrà seguirne una su tre strade diverse e tornare alla fonte tra un anno. Ivano sceglie la più anziana, Moroldo quella di mezzo, Galvano la più giovane. I tre si separano giurando di ritrovarsi.
 
Galvano prende la strada del nord e giunge a un maniero abitato da un vecchio cavaliere. Lì, gli viene promesso che il giorno seguente affronterà un'avventura singolare. Il mattino dopo, insieme al vecchio, incontra un cavaliere bellissimo ma profondamente afflitto. Quest’ultimo saluta Galvano augurandogli onore, ma dichiara che per sé prevede solo vergogna e dolore dopo ogni gloria.
 
==== XXI-XXIV ====
[[File:Arthur-Pyle Sir Pellias, The Gentle Knight.JPG|miniatura|Sir Pellias, Il Cavaliere Gentile. Illustrazione di Howard Pyle]]
Ser [[Galvano]] assiste all’impresa di un misterioso cavaliere che sconfigge da solo dieci avversari ma poi si lascia legare senza opporre resistenza. Galvano non interviene e viene rimproverato dalla sua dama. Il cavaliere, spiega l’ospite, è [[Pelleas|ser Pelleas]], innamorato della crudele dama Ettard, che lo umilia mandandogli contro dieci cavalieri ogni settimana. Egli li sconfigge ma si lascia poi legare pur di essere condotto da lei, che lo respinge e lo insulta.
[[File:Sir Pelleas, looking in, saw Sir Gawaine stoop and kiss the Lady Ettard.png|sinistra|miniatura|Sir Pelleas, scopre Galvano baciare Ettard. illustrazione di William Henry Margetson]]
Galvano incontra Pelleas e si offre di aiutarlo: si scambiano armature e Galvano si reca da Ettard fingendo di aver ucciso Pelleas. Ettard, convinta, si concede a Galvano. Intanto Pelleas, in preda alla disperazione, scopre i due insieme e, pur deciso a ucciderli, si trattiene per onore e lascia solo una spada sulla loro gola. Tornato al suo padiglione, Pelleas annuncia che morirà per amore e ordina che il suo cuore venga portato a Ettard.
 
Al risveglio, Ettard scopre il tradimento di Galvano e, indignata, lo rimprovera. Galvano parte, lasciandola sola. Intanto la [[Dama del Lago]], [[Nimue]], incontra un servitore di Pelleas e apprende la sua storia. Decide di intervenire, affascinata dalla bellezza del cavaliere.
 
Nimue fa addormentare Pelleas con un incantesimo e conduce Ettard da lui. Le lancia un sortilegio che le fa provare un amore disperato per Pelleas. Quando egli si risveglia, la respinge con disprezzo. Nimue lo consola e lo convince a seguirla: i due si innamorano sinceramente e vivono felici. Ettard invece, respinta, muore di dolore.
 
==== XXV-XXIX ====
Ser Moroldo prosegue verso sud con la sua damigella e, giunto in una foresta, ottiene ospitalità in un castello. Il signore del luogo, il duca delle Marche del Sud, scopre che è cavaliere di re Artù e lo sfida insieme ai suoi sei figli, desideroso di vendicare sette figli uccisi da ser [[Galvano]]. Dopo aver resistito a tutti gli assalti, Moroldo sconfigge il duca e i figli e li costringe ad arrendersi e a promettere fedeltà ad Artù.
 
Moroldo partecipa a un torneo indetto dalla Dama della Vawse e vince battendo quaranta cavalieri. In seguito, combatte e uccide il gigante Taulurd, liberando numerosi prigionieri e impossessandosi di ricchezze ingenti. Rifiuta le terre offertegli dal conte Fergus e resta con lui per sei mesi per guarire dalle ferite.
[[File:Yvain secourant la damoiselle.JPG|miniatura|Ivano salva la damigella]]
Nel frattempo, ser [[Ivano]] segue la damigella anziana e vince un torneo nei pressi del Galles, ricevendo un falco e un cavallo. Viene poi ospitato dalla Dama della Roccia, oppressa dai fratelli Edoardo e Hugh del Castello Rosso. Ivano li sfida in duello, li sconfigge dopo una lunga e cruenta lotta e restituisce alla dama i suoi territori. Ferito, resta da lei per sei mesi a curarsi.
 
Quando si avvicina il termine dell'anno, Ivano e Moroldo si recano al crocevia per ritrovarsi con Galvano, che giunge da solo, avendo perduto la propria damigella. I tre si inoltrano nella foresta e incontrano un messo di re Artù che li richiama a corte. Dodici giorni dopo, raggiungono [[Camelot]], dove sono accolti festosamente e raccontano le loro avventure.
 
Durante le giostre della [[Pentecoste]], ser Pelleas (giunto con la Dama del Lago) vince il primo giorno, seguito da Moroldo. Entrambi vengono ammessi alla [[Tavola Rotonda]] per riempire due seggi vacanti. Pelleas, pur fedele ad Artù, non perdona ser Galvano per il suo tradimento e da allora lo evita nei tornei.
 
=== 5° Libro: versione da pubblicare ===
 
==== I-III ====
15 anni dopo le vicende del libro precedente. Durante una grande festa di corte, mentre la Tavola Rotonda era al completo, re Artù riceve la visita di dodici ambasciatori [[Civiltà romana|romani]] inviati dall’imperatore [[Lucio Tiberio|Lucio]], che esigono il pagamento del tributo all’Impero, come già facevano i predecessori di Artù. In caso di rifiuto, Roma minaccia guerra. Artù li accoglie con onore ma, prima di rispondere, riunisce il Consiglio.
 
I baroni e sovrani alleati, tra cui re Agwisance d’Irlanda e il re della Piccola Bretagna, incitano Artù alla guerra, offrendo migliaia di uomini. Artù rifiuta il tributo, rivendica l’eredità imperiale britannica dai tempi di [[Belino]] e Brenio e [[Costantino I|Costantino figlio di Elena]], e dichiara la sua intenzione di conquistare Roma. Manda via gli ambasciatori con doni e il messaggio che presto avanzerà con il suo esercito per rivendicare il trono di Roma, in quanto discendente di [[Costantino III (usurpatore)|Costantino III.]]
 
A Roma, l’imperatore Lucio è indignato, ma un senatore lo mette in guardia sulla forza e la nobiltà di Artù. Lucio allora organizza una vasta coalizione: chiama in aiuto Genovesi, Toscani, Spagnoli, Greci, Arabi e molti altri popoli sottomessi a Roma, fino a riunire un esercito con sedici re e cinquanta giganti. Muove verso la [[Borgogna]] per contrastare Artù.
 
Nel frattempo, Artù raduna il parlamento a [[Eboracum|York]] e proclama la sua volontà di conquistare l’Impero. Nomina Baldovino di Bretagna e [[Costantino III di Britannia|Costantino figlio di Cador]] governatori del regno in sua assenza e affida loro la regina Ginevra. Salpa infine da [[Sandwich (Regno Unito)|Sandwich]] con una vasta flotta, dichiarando che, se morirà, Costantino dovrà essere re.
 
==== IV-V ====
Durante la traversata in mare, Artù sogna un drago dai colori splendenti che combatte e uccide un orribile cinghiale nero uscito da una nuvola. Un filosofo gli interpreta il sogno: il drago rappresenta Artù, le sue conquiste e i cavalieri della Tavola Rotonda, mentre il cinghiale simboleggia un tiranno o un gigante che dovrà affrontare. Poco dopo, Artù approda nelle [[Fiandre]].
 
Un contadino lo informa che, vicino alla Bretagna, un [[gigante]] crudele ha ucciso molti innocenti, si nutre di bambini e ha rapito e ucciso la duchessa di Bretagna, moglie di ser Howell, cugino del re. Artù parte con ser Kay e ser Bedivere al [[Mont Saint-Michel|Monte San Michele]] per affrontarlo.
[[File:Arthur finds a giant - Verse Chronicle of Roman de Brut (mid 14th C), f.49 - BL Egerton MS 3028.jpg|sinistra|miniatura|Artù trova il gigante - miniatura dal [[Roman de Brut]], f.49 - BL Egerton MS 3028]]
Salito da solo sul monte, Artù incontra una vedova piangente accanto alla tomba della duchessa. Scopre il gigante mentre banchetta con resti umani e cuoce neonati su spiedi. Sconvolto, lo sfida a duello. Dopo un violento scontro corpo a corpo, il re uccide il gigante con un pugnale.
 
Ser Kay recide la testa del mostro, la espone su una lancia e la porta a Howell. Artù ordina che sia eretta una chiesa in onore di san Michele sul monte, e distribuisce i tesori del gigante tra il popolo.
 
In seguito, l’esercito marcia fino alla [[Champagne (provincia)|Champagne]], dove Artù viene avvertito da un messaggero francese che l’imperatore Lucio ha invaso la [[Borgogna]], devastando la regione. Artù si prepara a intervenire rapidamente.
 
==== VI-VIII ====
Artù invia ser Galvano, ser Bors, [[Sir Lionel|ser Lionello]] e ser Bedivere per intimare all’imperatore Lucio di ritirarsi o prepararsi alla guerra. Lucio risponde con superbia. Ser Galvano, provocato dal cavaliere romano Gainus, lo uccide. I Britanni si ritirano ma vengono inseguiti: scoppia una battaglia in cui ser Bors uccide il temibile cavaliere Caliburn. Galvano libera i compagni prigionieri e manda a chiedere rinforzi ad Artù. Tuttavia, Galvano riesce a vincere la battaglia prima dell’arrivo del re, anche se resta ferito. I prigionieri romani vengono inviati a [[Lutezia|Parigi]] sotto la scorta di ser Lancillotto, ser Cador e altri cavalieri.
[[File:Gold Solidus of Glycerius.jpg|miniatura|Solido dorato dell'Imperatore d'Occidente [[Glicerio]], che molti ritengono essere la base storica per l'imperatore Lucio]]
Lucio organizza un’imboscata con sessantamila uomini per liberare i prigionieri. Ma Lancillotto e Cador scoprono il piano e affrontano l'esercito romano. Nella dura battaglia, ser Lancillotto si distingue per valore e uccide molti nemici, tra cui il re di Lyly e i baroni Aliduke, Herawd e Heringdale. Giunge Artù a rinforzare le sue truppe ma trova che la vittoria è già stata conquistata. Commuovendosi per i cavalieri caduti, Artù elogia il coraggio dei suoi uomini. I Romani superstiti fuggono e uno dei senatori consiglia Lucio di ritirarsi, ma l’imperatore rifiuta.
 
Lucio invia re Leomie con un nuovo esercito, ma Artù anticipa le mosse nemiche e si schiera a [[Saussy|Sessoine]]. Nella battaglia campale che segue, Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda si distinguono per valore contro le legioni romane. Il re uccide il gigante Galapas, mentre Galvano elimina tre ammiragli. Dopo scontri feroci, Artù affronta Lucio: viene ferito al volto ma riesce a uccidere l’imperatore, spaccandogli il capo con Excalibur. La vittoria britannica è totale: cadono più di centomila nemici, compresi diciassette re e sessanta senatori.
 
Artù fa imbalsamare i caduti nobili, identifica ogni corpo con scudo e insegne, e incarica tre senatori superstiti di trasportare le salme a Roma come “tributo” all’Impero. Ai Romani ordina di non chiedere mai più tasse a lui o ai suoi regni, poiché con quelle salme ha pagato il debito della Britannia, dell’Irlanda e dell’Alemagna. I senatori obbediscono e portano la notizia a Roma, dove riferiscono la disfatta e consigliano di non sfidare mai più la potenza di Artù.
 
==== IX-XI ====
Dopo la vittoria contro i Romani, Artù penetra in [[Lorena (regione francese)|Lorena]], [[Brabante (regione storica)|Brabante]], Fiandre e [[Germania superiore|Alta Alemagna]], poi supera le montagne e arriva in [[Etruria|Toscana]], dove una città resiste all’assedio. Artù invia ser Florence, ser Galvano, ser Wisshard, ser Clegis, ser Cleremond e altri cavalieri in cerca di vettovaglie. Giunti in una prateria, si accampano per la notte. All’alba, ser Galvano si allontana e incontra un misterioso cavaliere dal blasone con tre grifi. Dopo un duello sanguinoso, lo ferisce gravemente ma viene anch’egli colpito.
 
Il cavaliere sconosciuto, di nome ser Priamo, afferma di voler diventare cristiano e si sottomette a Galvano, che gli rivela la propria identità. Priamo racconta di essere discendente di [[Alessandro Magno]], [[Ettore (mitologia)|Ettore]] e [[Giosuè (condottiero biblico)|Giosuè]], e di avere al suo seguito cento cavalieri nascosti. Lo avverte che nei boschi vicini si trovano grandi legioni ostili. I due tornano insieme al campo, e Priamo guarisce entrambi con un balsamo miracoloso. In un consiglio di guerra, Priamo suggerisce di ritirarsi, ma Galvano preferisce combattere.
 
Ser Florence guida le mandrie, ma viene attaccato da ser Ferrante di Spagna e settecento uomini. Florence lo uccide, scatenando una battaglia feroce. I cavalieri della Tavola Rotonda resistono eroicamente. Galvano osserva l’arrivo di nuovi nemici, tra cui il duca degli Olandesi e ser Ethelwold, ma decide di intervenire solo se necessario. La battaglia infuria, interviene anche il gigante Jubance che uccide diversi cavalieri, tra cui ser Gherard e ser Chastelaine. Ma con l’arrivo di Priamo e dei suoi uomini, i Britanni vincono lo scontro, respingono i nemici e mantengono il controllo del campo.
 
==== XII ====
Dopo la vittoria, ser Galvano e [[ser Florence tornano da Artù con bottino, prigionieri e bestiame. Galvano presenta ser Priamo, che si è convertito al cristianesimo e viene battezzato, nominato duca e ammesso alla Tavola Rotonda.
 
Artù assedia la città ribelle, ma la duchessa e contessa Clarisin implorano clemenza per evitare un massacro. Il re accetta la resa pacifica: fa prigioniero il duca, lo manda a Dover, assegna rendite alla famiglia, nomina baroni per governare e promulga leggi.
 
Artù invia ser Florence e ser Floridas con cinquecento uomini a Urbino. Con un’imboscata, conquistano la città e issano il vessillo reale. Artù ordina di non toccare donne o fanciulle e nomina un governatore.
 
Allora Milano, Piacenza, Pavia, Pietrasanta e Pontremoli si sottomettono spontaneamente: offrono fedeltà perpetua e un milione di pezzi d’oro annui. Artù conquista altre città toscane e devasta i borghi ribelli.
 
Raggiunte Spoleto e Viterbo, manda ambasciatori ai senatori di Roma, che si presentano a lui con cardinali: chiedono sei settimane di tempo per preparare l’incoronazione imperiale. Artù accetta, e il giorno di Natale, '''viene incoronato imperatore a Roma''' con grande sfarzo.
[[File:Triumph of King Arthur, who became emperor after the defeat of Lucius Tiberius.png|miniatura|Trionfo di Re Artù, che divenne imperatore dopo la sconfitta di Lucio Tiberio]]
Durante il soggiorno, assegna terre e titoli con giustizia e larghezza. A ser Priamo dona il ducato di Lorena. I suoi baroni, soddisfatti, chiedono di tornare a casa: la missione è compiuta, Artù ora è sovrano di un impero che si estende dalla Scozia fino all’Egitto e dalla Lusitania fino alla Mesopotamia, vendicando così l’onore di suo nonno Costantino III (in altre opere del ciclo bretone viene anche spiegato di come egli riuscirà a scacciare i [[vandali]] e a riconquistare la [[Giudea romana|giudea]] <ref>{{Cita libro|autore=Francesco Marzella|titolo=Re Artù: Una biografia|data=febbraio 2025|editore=Laterza, versione Kindle|p=159|capitolo=4|citazione=L’idea di un pellegrinaggio in Terra Santa troverà spazio anche in altri testi, per esempio nel tardo quattrocentesco The Knightly Tale of Gologras and Gawain (“Il racconto cavalleresco di Gologras e Galvano”), mentre non mancherà chi parlerà di vera e propria liberazione di Gerusalemme, cui Artù contribuisce solo finanziando le operazioni militari con i tesori sottratti ai Sassoni quando è ancora sotto scomunica per aver respinto Ginevra (Prophecies de Merlin, “Le profezie di Merlino”, c. 1250-1275) o guidando l’esercito dopo avere sconfitto i Vandali nel Nord Africa e aver sbaragliato le armate della Siria, come raccontato nel trecentesco Ly myreur des histors (“Lo specchio delle storie”) di Jean d’Otremeuse.|ISBN=9788858157800}}</ref>, ma anche l’[[Impero bizantino|impero romano d’oriente]] <ref>{{Cita libro|autore=Francesco Marzella|titolo=Re Artù. Una biografia|editore=Laterza, Versione Kindle|p=152. Nota 59|citazione=Nel Cligès, per esempio, Alessandro, il figlio dell’imperatore, è investito cavaliere da Artù, la cui fama ha ormai raggiunto l’Oriente, mentre nel duecentesco Floriant et Florete, l’esercito dei Britanni interviene in Sicilia in favore del protagonista Floriant contro il rivale Maragot, che può contare sul supporto delle forze dell’imperatore di Costantinopoli: il conflitto si risolverà con un duello, ma è interessante constatare che le due potenze sono evidentemente considerate alla pari.|ISBN=9788858157800}}</ref>).
 
Artù accetta, ordina disciplina nel viaggio di ritorno, proibisce saccheggi, e riparte. Sbarca a Sandwich, dove è accolto in [[trionfo]] da Ginevra e dal popolo in festa, con ricchi doni in segno di giubilo per il suo ritorno. Potè così farsi chiamare dalla sua gente '''''Amherawdyr'''''.
 
=== 6°Libro: versione da pubblicare ===
 
==== I-II ====
Dopo il ritorno di re Artù da Roma, la corte si anima con tornei e giostre tra i cavalieri della Tavola Rotonda. Tra tutti, si distingue Ser Lancillotto del Lago, che si afferma come il più valoroso sia nei duelli amichevoli sia nei combattimenti mortali, venendo superato solo per tradimento o magia. La sua fama cresce al punto che, secondo le fonti francesi, è considerato il miglior cavaliere del regno. Anche la regina Ginevra lo predilige apertamente, e Lancillotto, innamorato di lei, compie numerose imprese d’arme in suo onore.
 
Lancillotto, dopo un periodo di riposo, decide di partire in cerca di avventure insieme al nipote, Ser Lionello. I due si inoltrano in una foresta e, sopraffatti dal caldo, si fermano all’ombra di un melo. Mentre Lancillotto si addormenta, Lionello veglia su di lui. A un tratto, tre cavalieri appaiono inseguiti da un quarto cavaliere solitario che li abbatte con straordinaria forza e li lega. Lionello, desideroso di affrontarlo, si lancia all’attacco, ma viene anch’egli sconfitto, legato e portato al castello del misterioso cavaliere. Lì viene spogliato, frustato con rami spinosi e gettato in prigione assieme agli altri prigionieri, che si lamentano della loro sorte.
 
Nel frattempo, Ser Ector de Maris, venuto a sapere della partenza di Lancillotto, parte a sua volta per cercarlo. Giunto in una foresta, incontra un uomo del luogo che gli indica la via per trovare avventure: un albero vicino a un guado, adornato con scudi di cavalieri sconfitti, e un bacile da percuotere con la lancia. Ector vi si reca, riconosce tra gli scudi quello del fratello Lionello, percuote il bacile e si prepara allo scontro. Poco dopo viene sfidato da Ser Turquin, lo stesso cavaliere che ha sconfitto gli altri.
 
Lo scontro tra i due è violento: Ector colpisce Turquin con forza, ma alla fine viene disarcionato e fatto prigioniero. Turquin, impressionato dal colpo ricevuto, gli risparmia la vita ma lo rinchiude nella stessa prigione, dopo averlo frustato. In cella, Ector si ricongiunge con Lionello e gli altri cavalieri, che disperano della libertà, convinti che solo Ser Lancillotto possa sconfiggere Turquin e liberarli.
 
==== III-VII ====
[[File:How Four Queens found Sir Lancelot Sleeping by William Frank Calderon.jpg|sinistra|miniatura|le quattro regine trovano Sir Lancillotto addormentato di William Frank Calderon (1908).]]
Ser Lancillotto, ancora addormentato sotto un melo, viene scoperto da quattro regine, tra cui Morgana la Fata, sorella di re Artù. Affascinate dalla sua fama, le regine lo incantano e lo portano prigioniero al castello di Chariot, dove sperano di costringerlo a sceglierne una come amante. Al suo risveglio, Lancillotto rifiuta con fermezza, dichiarando fedeltà alla regina Ginevra. Le regine, furiose, lo abbandonano nella sua cella.
 
Una damigella, figlia del re Bagdemagus, propone a Lancillotto la libertà in cambio del suo aiuto in un torneo imminente contro il re del Galles del Nord. Il cavaliere accetta, e il giorno seguente viene liberato di nascosto. Giunto all’abbazia dove l’attendono la fanciulla e suo padre, viene accolto con gioia e rispetto. Bagdemagus gli racconta di essere stato umiliato in un precedente torneo da tre cavalieri della corte arturiana: Ser Mador, Ser Mordred e Ser Gahalantine.
 
Lancillotto propone un piano: combattere insieme ad altri tre cavalieri anonimi (con scudi bianchi privi d’impresa) per sorprendere i nemici. Il giorno del torneo, dopo che la schiera di Bagdemagus è inizialmente respinta, Lancillotto entra in campo e compie straordinarie prodezze: abbatte decine di cavalieri, ferisce gravemente Ser Mador e Ser Mordred, e sconfigge Ser Gahalantine. Alla fine, il partito di Bagdemagus trionfa, e Lancillotto, dopo esser stato celebrato, riprende il suo viaggio per cercare il nipote Ser Lionello.
[[File:John Gilbert (1817-1897) - Lancelot du Lac - 527 - Guildhall Art Gallery.jpg|miniatura|Lancillotto è pronto ad affrontare Tarquin di John Gilbert]]
Poco dopo, incontra una damigella che lo informa della presenza nelle vicinanze del potente Ser Turquin, carceriere di ben 64 cavalieri della Tavola Rotonda. La fanciulla lo conduce al guado presso l’albero degli scudi. Lancillotto riconosce tra i prigionieri Ser Gaheris, fratello di Galvano, e sfida Turquin, che arriva con un cavaliere legato sul cavallo.
 
I due si affrontano in un durissimo duello che dura diverse ore. Feriti e sanguinanti, si concedono una pausa. Turquin, impressionato dalla forza dell’avversario, propone la pace a condizione che questi non sia Ser Lancillotto, il cavaliere che più odia per avergli ucciso il fratello Ser Caradoc. Quando Lancillotto rivela la propria identità, Turquin giura di continuare il combattimento fino alla morte, e i due riprendono lo scontro con rinnovato furore.
 
==== VIII–XII ====
Dopo un lungo duello, ser Lancillotto uccide ser Turquin, liberando così i 64 cavalieri della Tavola Rotonda imprigionati nel suo castello. Con l’aiuto della damigella, affida il proprio messaggio al ferito ser Gaheris, invitando i suoi congiunti, ser Ector e ser Lionello, a tornare alla corte per la Pentecoste. I cavalieri liberati, grati ma stanchi, si rifocillano nel castello, mentre ser Lionello, ser Ector e ser Kay partono subito alla ricerca di Lancillotto.
 
Lancillotto, mantenendo la promessa fatta, accompagna la damigella per affrontare ser Moris della Foresta Selvaggia, un cavaliere che violenta donne e fanciulle. Con un solo colpo di spada, Lancillotto lo uccide, punendo i suoi crimini. La damigella lo loda per il suo valore, ma lo rimprovera per non amare nessuna donna, sostenendo che il suo cuore sia incantato da Ginevra. Lancillotto replica che non vuole amanti né moglie per restare puro, coraggioso e benedetto nelle battaglie.
 
Dopo giorni di viaggio, Lancillotto uccide un villano che gli impediva il passaggio a un ponte e affronta due giganti nel castello di Tintagel. Li uccide entrambi e libera sessanta dame e fanciulle prigioniere da sette anni, costrette a lavorare e tessere. Le donne, riconoscenti, lo identificano come il leggendario cavaliere che i giganti temevano. Lancillotto le invita a tornare libere e a riprendersi i beni del castello.
[[File:Siedlęcin Wieża Książęca Gotyckie malowidła ścienne Lancelot i Key.JPG|sinistra|miniatura|Lancillotto riceve l'armatura di Sir Kay, dipinti murali gotici della Torre del Principe di Siedlęcin.]]
Lancillotto arriva in una casa dove, durante la notte, assiste a un’aggressione: ser Kay viene attaccato da tre cavalieri. Lancillotto interviene calandosi dalla finestra e li sconfigge tutti, poi li obbliga a consegnarsi a Ginevra come prigionieri di ser Kay, fingendo che sia stato lui a sconfiggerli. Il giorno dopo, parte di nuovo all’alba lasciando l’armatura e il cavallo di Kay, così che tutti continuino a credere che sia lui.
[[File:British Library Additional 37049 47v Pride.png|miniatura|Sir Gauter (Gowther)]]
Mentre cavalca, Lancillotto viene scambiato per ser Kay da tre giovani fratelli cavalieri "del ponte" (Gauter ma meglio noto come Gowther, Gilmere e Arnold). Ognuno lo sfida, ma Lancillotto li sconfigge tutti, risparmiandoli dopo che essi riconoscono la sua vera identità. Anche a loro impone di presentarsi a Ginevra come prigionieri di ser Kay.
 
Subito dopo, incontra quattro cavalieri arturiani – ser Sagramore, ser Ector de Maris, ser Ivano e ser Galvano – che lo credono ancora ser Kay e lo sfidano uno dopo l’altro. Lancillotto li disarciona tutti con facilità, usando una sola lancia. I cavalieri, sbalorditi dalla sua forza, lo sospettano essere Lancillotto stesso e decidono di non inseguirlo, aspettando conferma alla corte.
 
==== XIV-XVIII ====
[[File:The Chapel Perilous.jpg|miniatura|Lancillotto davanti alla cappella perigliosa di Christine Chaundler.]]
Inseguito, Lancillotto segue una cagna nera che lo conduce in un vecchio maniero, dove trova il cadavere di un cavaliere (ser Gilbert il Bastardo). La moglie del defunto lo accusa inizialmente, ma si rende conto dell’equivoco. Poco dopo, Lancillotto incontra una damigella che lo implora di aiutare suo fratello, ser Meliot di Logris, ferito mortalmente proprio in duello con ser Gilbert. L’unica cura è recuperare una spada e una veste insanguinata custodite nella Cappella Perigliosa.
[[File:Lancelot and Hellawes.jpg|sinistra|miniatura|Lancillotto e Hellawas]]
Lancillotto si reca alla Cappella Perigliosa, dove affronta spettri e visioni: trenta cavalieri armati lo minacciano, ma si disperdono al suo passaggio. Raggiunge il corpo di un cavaliere morto, prende la spada e un pezzo del sudario, ma viene fermato da una dama, Hellawes, maga innamorata di lui da sette anni. Poiché rifiuta di baciarla, ella gli rivela di aver preparato la cappella per possederne il corpo morto. Lancillotto fugge, mentre Hellawes morirà di dolore due settimane dopo. Tornato dalla damigella, guarisce ser Meliot con gli oggetti sacri e lo invita a recarsi a corte per la Pentecoste.
 
Lancillotto giunge a un castello dove aiuta una dama a recuperare un falcone intrappolato su un albero. Ma è un’imboscata ordita da suo marito, ser Phelot, che cerca di ucciderlo. Armato solo di un ramo secco, Lancillotto riesce a colpirlo alla testa, lo disarma e lo decapita. Indossa nuovamente la propria armatura e fugge, temendo altri agguati dal vicino castello.
 
Lancillotto si imbatte in un cavaliere (che in seguito rivela il suo nome: Sir Pedivere) che vuole uccidere la propria moglie, accusandola di adulterio. Interviene in sua difesa, ma l’uomo lo inganna: mentre distrae Lancillotto, uccide la donna. Furibondo, Lancillotto lo costringe a portare con sé il cadavere e la testa della moglie fino a regina Ginevra, e a raccontarle tutto. Ginevra, sdegnata, gli impone una penitenza pubblica: recarsi a Roma con il corpo e sottoporsi al giudizio del papa. Ser Pedivere obbedisce e, dopo la sentenza papale, si fa eremita penitente.
 
Lancillotto fa ritorno alla corte due giorni prima della Pentecoste, accolto con grande onore. I cavalieri che aveva affrontato mentre indossava l’armatura di ser Kay (Galvano, Ivano, Ector, Sagramore) capiscono di essere stati battuti da lui e lo celebrano. Ritornano anche i prigionieri liberati da ser Turquin e lo lodano come l’unico in grado di averlo sconfitto. Ser Kay racconta come Lancillotto lo abbia salvato, facendosi passare per lui per umiliarne i nemici. Anche i tre fratelli del ponte, che si erano arresi a “Kay”, riconoscono la verità. Infine, ser Meliot e altri cavalieri confermano le numerose imprese eroiche compiute da Lancillotto durante il suo pellegrinaggio.