Fair use: differenze tra le versioni
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== Storia ==
La prima legge sul copyright, lo Statuto d'Anna del 1709, non prevedeva specifiche sull'utilizzo legale di materiale protetto senza autorizzazione del titolare dei diritti, il che portò al caso ''Gyles v Wilcox'' del 1740, che introdusse la dottrina del ''fair abridgement'', che prevedeva che un'opera, che sintetizzava materiale protetto, poteva essere considerata materiale originale se venivano dimostrati lo sforzo e l'originalità di quest'ultima<ref>{{Cita web|url=http://www.copyrighthistory.org/cgi-bin/kleioc/0010/exec/showscreen/%22uk_1741b_im_001_0002.jpg%22|titolo=Gyles v. Wilcox (Barnardiston's Report) (1741)
Il concetto di ''fair use'' restò soltanto una pratica legale nel [[Common law|Common Law]] fino a quando non fu incorporata nell'ordinamento statunitense con il [[Copyright Act]] del 1976, che prevedeva "la riproduzione di materiale protetto" per la preparazione di "materiale derivativo basato su suddetto materiale"<ref>{{Cita web|url=https://www.congress.gov/bill/94th-congress/senate-bill/22|titolo=S.22 - 94th Congress (1975-1976): An Act for the general revision of the Copyright Law, title 17 of the United States Code, and for other purposes.|autore=John L. McClellan|data=1976-10-19|accesso=2019-07-21}}</ref>. Negli anni a seguire, specialmente negli anni Novanta, il ''fair use'' divenne una tattica legale utilizzata per combattere l'estensione dell'utilizzo del copyright (nel 1998 venne introdotto il [[Copyright Term Extension Act]]), ritenuta eccessiva<ref>{{Cita web|url=https://www.lumendatabase.org/pages/about|titolo=About :: Lumen|accesso=2019-07-21}}</ref> da molte associazioni delle libertà civili in materia elettronica.
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=== Il caso The New York Times vs OpenAI ===
Nel dicembre 2023 il [[The New York Times]] ha intentato una causa nei confronti di [[OpenAI]] per l’utilizzo di articoli per l’addestramento di modelli di intelligenza artificiale.
In particolare, il Times ha lamentato una concorrenza sleale nei loro confronti. Di fatto sono stati utilizzati e riprodotti milioni di articoli per addestrare i modelli di intelligenza artificiale, oltre che per l’addestramento, anche gli output sembrano non rispettare le regole definite del [[Copyright]]. Infatti a volte
OpenAI, invece, per la sua difesa ha citato alcuni articoli della sezione 17 (Copyright Law) del [[United States Code|U.S. Code]]. Come difesa principale l'associazione ha fatto riferimento alla disposizione legislativa del ''Fair Use'', secondo cui l’uso di contenuti protetti da diritti d’autore è consentito se pensato a scopo di insegnamento, critica o informazione.<ref>{{Cita web|url=https://fingfx.thomsonreuters.com/gfx/legaldocs/byvrkxbmgpe/OPENAI%20MICROSOFT%20NEW%20YORK%20TIMES%20mtd.pdf|titolo=New York Times OpenAI lawsuit}}</ref>
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Essendo gli articoli di giornale sfruttati per l’addestramento, processo in cui una grande quantità di informazioni viene analizzata per addestrare un modello di intelligenza artificiale a comprendere meglio il linguaggio umano, per OpenAI questo uso è considerato corretto, in quanto trasformativo e non di mera riproduzione del contenuto.
Il processo è ancora in corso<ref>{{Cita web|url=https://deadline.com/2025/03/new-york-times-copyright-lawsuit-against-openai-can-proceed-1236351791/|titolo=Judge Allows New York Times Copyright Lawsuit Against OpenAI To Proceed In Key Ruling}}</ref>, con l’interpretazione e applicazione di questa disposizione legislativa la conclusione di questo caso rappresenterà un riferimento per dispute legali future nel contesto
== Note ==
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