Utente:Pietro, l'essere sapiente/Sandbox: differenze tra le versioni
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==== I-III ====
15 anni dopo le vicende del libro precedente. Durante una grande festa di corte, mentre la Tavola Rotonda era al completo, re Artù riceve la visita di dodici ambasciatori [[Civiltà romana|romani]] inviati dall’imperatore [[Lucio Tiberio|Lucio]], che esigono il pagamento del tributo all’Impero, come già facevano i predecessori di Artù. In caso di rifiuto, Roma minaccia guerra. Artù li accoglie con onore ma, prima di rispondere, riunisce il Consiglio.
I baroni e sovrani alleati, tra cui re Agwisance d’Irlanda e il re della Piccola Bretagna, incitano Artù alla guerra, offrendo migliaia di uomini. Artù rifiuta il tributo, rivendica l’eredità imperiale britannica dai tempi di [[Belino]] e Brenio e [[Costantino I|Costantino figlio di Elena]], e dichiara la sua intenzione di conquistare Roma. Manda via gli ambasciatori con doni e il messaggio che presto avanzerà con il suo esercito per rivendicare il trono di Roma, in quanto discendente di [[Costantino III (usurpatore)|Costantino III.]]
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Artù accetta, ordina disciplina nel viaggio di ritorno, proibisce saccheggi, e riparte. Sbarca a Sandwich, dove è accolto in [[trionfo]] da Ginevra e dal popolo in festa, con ricchi doni in segno di giubilo per il suo ritorno. Potè così farsi chiamare dalla sua gente '''''Amherawdyr'''''.
=== 6°Libro: versione da pubblicare ===
==== I-II ====
Dopo il ritorno di re Artù da Roma, la corte si anima con tornei e giostre tra i cavalieri della Tavola Rotonda. Tra tutti, si distingue Ser Lancillotto del Lago, che si afferma come il più valoroso sia nei duelli amichevoli sia nei combattimenti mortali, venendo superato solo per tradimento o magia. La sua fama cresce al punto che, secondo le fonti francesi, è considerato il miglior cavaliere del regno. Anche la regina Ginevra lo predilige apertamente, e Lancillotto, innamorato di lei, compie numerose imprese d’arme in suo onore.
Lancillotto, dopo un periodo di riposo, decide di partire in cerca di avventure insieme al nipote, Ser Lionello. I due si inoltrano in una foresta e, sopraffatti dal caldo, si fermano all’ombra di un melo. Mentre Lancillotto si addormenta, Lionello veglia su di lui. A un tratto, tre cavalieri appaiono inseguiti da un quarto cavaliere solitario che li abbatte con straordinaria forza e li lega. Lionello, desideroso di affrontarlo, si lancia all’attacco, ma viene anch’egli sconfitto, legato e portato al castello del misterioso cavaliere. Lì viene spogliato, frustato con rami spinosi e gettato in prigione assieme agli altri prigionieri, che si lamentano della loro sorte.
Nel frattempo, Ser Ector de Maris, venuto a sapere della partenza di Lancillotto, parte a sua volta per cercarlo. Giunto in una foresta, incontra un uomo del luogo che gli indica la via per trovare avventure: un albero vicino a un guado, adornato con scudi di cavalieri sconfitti, e un bacile da percuotere con la lancia. Ector vi si reca, riconosce tra gli scudi quello del fratello Lionello, percuote il bacile e si prepara allo scontro. Poco dopo viene sfidato da Ser Turquin, lo stesso cavaliere che ha sconfitto gli altri.
Lo scontro tra i due è violento: Ector colpisce Turquin con forza, ma alla fine viene disarcionato e fatto prigioniero. Turquin, impressionato dal colpo ricevuto, gli risparmia la vita ma lo rinchiude nella stessa prigione, dopo averlo frustato. In cella, Ector si ricongiunge con Lionello e gli altri cavalieri, che disperano della libertà, convinti che solo Ser Lancillotto possa sconfiggere Turquin e liberarli.
==== III-VII ====
[[File:How Four Queens found Sir Lancelot Sleeping by William Frank Calderon.jpg|sinistra|miniatura|le quattro regine trovano Sir Lancillotto addormentato di William Frank Calderon (1908).]]
Ser Lancillotto, ancora addormentato sotto un melo, viene scoperto da quattro regine, tra cui Morgana la Fata, sorella di re Artù. Affascinate dalla sua fama, le regine lo incantano e lo portano prigioniero al castello di Chariot, dove sperano di costringerlo a sceglierne una come amante. Al suo risveglio, Lancillotto rifiuta con fermezza, dichiarando fedeltà alla regina Ginevra. Le regine, furiose, lo abbandonano nella sua cella.
Una damigella, figlia del re Bagdemagus, propone a Lancillotto la libertà in cambio del suo aiuto in un torneo imminente contro il re del Galles del Nord. Il cavaliere accetta, e il giorno seguente viene liberato di nascosto. Giunto all’abbazia dove l’attendono la fanciulla e suo padre, viene accolto con gioia e rispetto. Bagdemagus gli racconta di essere stato umiliato in un precedente torneo da tre cavalieri della corte arturiana: Ser Mador, Ser Mordred e Ser Gahalantine.
Lancillotto propone un piano: combattere insieme ad altri tre cavalieri anonimi (con scudi bianchi privi d’impresa) per sorprendere i nemici. Il giorno del torneo, dopo che la schiera di Bagdemagus è inizialmente respinta, Lancillotto entra in campo e compie straordinarie prodezze: abbatte decine di cavalieri, ferisce gravemente Ser Mador e Ser Mordred, e sconfigge Ser Gahalantine. Alla fine, il partito di Bagdemagus trionfa, e Lancillotto, dopo esser stato celebrato, riprende il suo viaggio per cercare il nipote Ser Lionello.
[[File:John Gilbert (1817-1897) - Lancelot du Lac - 527 - Guildhall Art Gallery.jpg|miniatura|Lancillotto è pronto ad affrontare Tarquin di John Gilbert]]
Poco dopo, incontra una damigella che lo informa della presenza nelle vicinanze del potente Ser Turquin, carceriere di ben 64 cavalieri della Tavola Rotonda. La fanciulla lo conduce al guado presso l’albero degli scudi. Lancillotto riconosce tra i prigionieri Ser Gaheris, fratello di Galvano, e sfida Turquin, che arriva con un cavaliere legato sul cavallo.
I due si affrontano in un durissimo duello che dura diverse ore. Feriti e sanguinanti, si concedono una pausa. Turquin, impressionato dalla forza dell’avversario, propone la pace a condizione che questi non sia Ser Lancillotto, il cavaliere che più odia per avergli ucciso il fratello Ser Caradoc. Quando Lancillotto rivela la propria identità, Turquin giura di continuare il combattimento fino alla morte, e i due riprendono lo scontro con rinnovato furore.
==== VIII–XII ====
Dopo un lungo duello, ser Lancillotto uccide ser Turquin, liberando così i 64 cavalieri della Tavola Rotonda imprigionati nel suo castello. Con l’aiuto della damigella, affida il proprio messaggio al ferito ser Gaheris, invitando i suoi congiunti, ser Ector e ser Lionello, a tornare alla corte per la Pentecoste. I cavalieri liberati, grati ma stanchi, si rifocillano nel castello, mentre ser Lionello, ser Ector e ser Kay partono subito alla ricerca di Lancillotto.
Lancillotto, mantenendo la promessa fatta, accompagna la damigella per affrontare ser Moris della Foresta Selvaggia, un cavaliere che violenta donne e fanciulle. Con un solo colpo di spada, Lancillotto lo uccide, punendo i suoi crimini. La damigella lo loda per il suo valore, ma lo rimprovera per non amare nessuna donna, sostenendo che il suo cuore sia incantato da Ginevra. Lancillotto replica che non vuole amanti né moglie per restare puro, coraggioso e benedetto nelle battaglie.
Dopo giorni di viaggio, Lancillotto uccide un villano che gli impediva il passaggio a un ponte e affronta due giganti nel castello di Tintagel. Li uccide entrambi e libera sessanta dame e fanciulle prigioniere da sette anni, costrette a lavorare e tessere. Le donne, riconoscenti, lo identificano come il leggendario cavaliere che i giganti temevano. Lancillotto le invita a tornare libere e a riprendersi i beni del castello.
[[File:Siedlęcin Wieża Książęca Gotyckie malowidła ścienne Lancelot i Key.JPG|sinistra|miniatura|Lancillotto riceve l'armatura di Sir Kay, dipinti murali gotici della Torre del Principe di Siedlęcin.]]
Lancillotto arriva in una casa dove, durante la notte, assiste a un’aggressione: ser Kay viene attaccato da tre cavalieri. Lancillotto interviene calandosi dalla finestra e li sconfigge tutti, poi li obbliga a consegnarsi a Ginevra come prigionieri di ser Kay, fingendo che sia stato lui a sconfiggerli. Il giorno dopo, parte di nuovo all’alba lasciando l’armatura e il cavallo di Kay, così che tutti continuino a credere che sia lui.
[[File:British Library Additional 37049 47v Pride.png|miniatura|Sir Gauter (Gowther)]]
Mentre cavalca, Lancillotto viene scambiato per ser Kay da tre giovani fratelli cavalieri "del ponte" (Gauter ma meglio noto come Gowther, Gilmere e Arnold). Ognuno lo sfida, ma Lancillotto li sconfigge tutti, risparmiandoli dopo che essi riconoscono la sua vera identità. Anche a loro impone di presentarsi a Ginevra come prigionieri di ser Kay.
Subito dopo, incontra quattro cavalieri arturiani – ser Sagramore, ser Ector de Maris, ser Ivano e ser Galvano – che lo credono ancora ser Kay e lo sfidano uno dopo l’altro. Lancillotto li disarciona tutti con facilità, usando una sola lancia. I cavalieri, sbalorditi dalla sua forza, lo sospettano essere Lancillotto stesso e decidono di non inseguirlo, aspettando conferma alla corte.
==== XIV-XVIII ====
[[File:The Chapel Perilous.jpg|miniatura|Lancillotto davanti alla cappella perigliosa di Christine Chaundler.]]
Inseguito, Lancillotto segue una cagna nera che lo conduce in un vecchio maniero, dove trova il cadavere di un cavaliere (ser Gilbert il Bastardo). La moglie del defunto lo accusa inizialmente, ma si rende conto dell’equivoco. Poco dopo, Lancillotto incontra una damigella che lo implora di aiutare suo fratello, ser Meliot di Logris, ferito mortalmente proprio in duello con ser Gilbert. L’unica cura è recuperare una spada e una veste insanguinata custodite nella Cappella Perigliosa.
[[File:Lancelot and Hellawes.jpg|sinistra|miniatura|Lancillotto e Hellawas]]
Lancillotto si reca alla Cappella Perigliosa, dove affronta spettri e visioni: trenta cavalieri armati lo minacciano, ma si disperdono al suo passaggio. Raggiunge il corpo di un cavaliere morto, prende la spada e un pezzo del sudario, ma viene fermato da una dama, Hellawes, maga innamorata di lui da sette anni. Poiché rifiuta di baciarla, ella gli rivela di aver preparato la cappella per possederne il corpo morto. Lancillotto fugge, mentre Hellawes morirà di dolore due settimane dopo. Tornato dalla damigella, guarisce ser Meliot con gli oggetti sacri e lo invita a recarsi a corte per la Pentecoste.
Lancillotto giunge a un castello dove aiuta una dama a recuperare un falcone intrappolato su un albero. Ma è un’imboscata ordita da suo marito, ser Phelot, che cerca di ucciderlo. Armato solo di un ramo secco, Lancillotto riesce a colpirlo alla testa, lo disarma e lo decapita. Indossa nuovamente la propria armatura e fugge, temendo altri agguati dal vicino castello.
Lancillotto si imbatte in un cavaliere (che in seguito rivela il suo nome: Sir Pedivere) che vuole uccidere la propria moglie, accusandola di adulterio. Interviene in sua difesa, ma l’uomo lo inganna: mentre distrae Lancillotto, uccide la donna. Furibondo, Lancillotto lo costringe a portare con sé il cadavere e la testa della moglie fino a regina Ginevra, e a raccontarle tutto. Ginevra, sdegnata, gli impone una penitenza pubblica: recarsi a Roma con il corpo e sottoporsi al giudizio del papa. Ser Pedivere obbedisce e, dopo la sentenza papale, si fa eremita penitente.
Lancillotto fa ritorno alla corte due giorni prima della Pentecoste, accolto con grande onore. I cavalieri che aveva affrontato mentre indossava l’armatura di ser Kay (Galvano, Ivano, Ector, Sagramore) capiscono di essere stati battuti da lui e lo celebrano. Ritornano anche i prigionieri liberati da ser Turquin e lo lodano come l’unico in grado di averlo sconfitto. Ser Kay racconta come Lancillotto lo abbia salvato, facendosi passare per lui per umiliarne i nemici. Anche i tre fratelli del ponte, che si erano arresi a “Kay”, riconoscono la verità. Infine, ser Meliot e altri cavalieri confermano le numerose imprese eroiche compiute da Lancillotto durante il suo pellegrinaggio.
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