Ca' Dolfin: differenze tra le versioni
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Le cifre erano decisamente esigue per ambedue le vendite. Tuttavia bisogna ricordare la sfortuna del barocco e del rococò a quel tempo e lo stesso Tiepolo era considerato soltanto un abile decoratore.<ref>Vedi la lettera di [[Giovanni Morelli (storico dell'arte)|Giovanni Morelli]] (21/2/1872) pubblicata integralmente in {{Cita|Christiansen 1998}}, p. 59.</ref> Quanto al palazzo era quasi in rovina: i Querini lo avevano utilizzato come cava di materiali pregiati (per esempio i gradini di marmo rosso erano stati completamente smantellati rendendo lo scalone impraticabile) e prima, durante l'[[Repubblica di San Marco|insurrezione del 1848]], una bomba austriaca ne aveva sfondato il tetto, oltre a questo i vetri rotti delle finestre lasciarono gli interni in balia delle intemperie.<ref>{{Cita|Mantoan-Quaino}}, pp. 201, 222-223</ref>
[[Michelangelo Guggenheim|Guggenheim]] vendette i dieci teleri del Tiepolo al barone Eugen Miller von Aichholz per 50.000 lire,<ref>{{Cita web|url=https://www.metmuseum.org/art/collection/search/437788?&searchField=All&sortBy=Relevance&ft=tiepolo&offset=0&rpp=20&pos=2|titolo=The Triumph of Marius|sito=Met Museum|accesso=25 giugno 2019}}</ref> più altre opere a vari clienti per ulteriori 30.000 lire, e nel 1876 il palazzo all'architetto Giovanni Battista Brusa. Le opere rilevate da von Aichholz presero strade diverse e finirono per emigrare in diversi musei di livello internazionale: oggi cinque sono all'[[Ermitage]] di [[San Pietroburgo]], tre al [[Metropolitan Museum of Art|Metropolitan Museum]] di [[New York]] e due al [[Kunsthistorisches Museum]] di [[Vienna]]. Sappiamo che Guggenheim vendette altre opere del palazzo per 30.000 lire ma in mancanza di descrizioni non è possibile identificarle.
Nel 1955 l'Università di Ca' Foscari colse l'occasione di acquistare l'edificio dalla famiglia Ambrosoli. La vicinanza alla sede centrale lo vedeva eleggibile per adattare il prestigioso salone ad aula cerimoniale e il secondo e terzo piano a collegio universitario a imitazione di quelli degli atenei di [[Scuola Normale Superiore|Pisa]] e [[Università degli Studi di Pavia|Pavia]],<ref>{{Cita|Mantoan-Quaino}}, pp. 33-35</ref> Il collegio rimase attivo fino al 1972 quando l'affluenza di massa agli studi superiori obbligò a ricorrere a spazi ben più ricettivi e a un sistema di accesso agli alloggi non più meritocratico ma democratico. Per qualche anno ancora gli alloggi furono gestiti dall'Opera Universitaria ma all'inizio degli anni ottanta passò di nuovo e pienamente nelle disponibilità dell'università: l'Aula Magna, già intitolata a [[Silvio Trentin]] nel 1975, venne mantenuta e gli spazi minori convertiti in uffici.<ref>{{Cita|Mantoan-Quaino}}, pp. 51-52</ref>
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