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I tarocchi si diffusero in varie parti d'Europa e raggiunsero il periodo di maggior diffusione tra il [[XVII secolo|XVII]] e il [[XVIII secolo]]. Alla fine del XVIII secolo i tarocchi vennero associati alla [[cabala (esoterismo)|cabala]] e ad altre tradizioni pseudomistiche, come quelle magico-religiose egiziane. I Tarocchi iniziano a chiamarsi [[arcani maggiori|Arcani]] e compaiono carte come le figure di [[sfinge|sfingi]] e [[alfabeto ebraico|lettere ebraiche]].<ref>''I Tarocchi'' di [[Cecilia Gatto Trocchi]], [[Tascabili Economici Newton]], 1995 pp.100 . Come citato in {{cita web|url=https://www.cicap.org/n/articolo.php?id=100903|titolo=I Tarocchi|autore=Franco Ramaccini|editore=[[CICAP]]|data=5 agosto 2002}}</ref>
 
Il tipico mazzo di tarocchi è composto da cinquantasei carte tradizionali a cui se ne aggiungono ventidue, dette ''Trionfi''.<ref>{{Cita|Dummett e McLeod|pp. 2-32–3|titolo=A History of games ...}}.</ref> I Trionfi sono generalmente illustrati con figure umane, animali e mitologiche e sono numerati da 1 a 21 (più Il Matto, con numero zero o senza numero), spesso in [[Sistema di numerazione romano|numeri romani]]. Il mazzo di carte tradizionali è diviso in quattro [[Carte da gioco#Semi|semi]] di quattordici carte: dall'asso al dieci più quattro figure, dette anche "onori" o "carte di corte": [[Re (carte)|Re]], Regina, Cavaliere e Fante. Esistono varianti in cui il numero di carte è ridotto, per esempio il [[tarocchino bolognese]] o il [[tarocco siciliano]], oppure aumentato, come nelle [[minchiate]].
 
Nella terminologia introdotta dalle teorie [[Esoterismo|esoteriche]], i Trionfi sono detti anche ''[[arcani maggiori]]'', mentre le altre carte sono dette ''[[arcani minori]]''. Lo sviluppo di queste teorie fu avviato dal [[Massoneria|massone]] francese [[Antoine Court de Gébelin]], che, riferendosi ai mitici [[Libri di Thot]], fece risalire i tarocchi all'[[Antico Egitto]]. Questa corrente ebbe nuovo impulso nella metà dell'[[Ottocento]] con l'[[Occulto|occultista]] [[Eliphas Lévi]], che indicò la loro origine nella [[Cabala ebraica]]<ref>{{Cita|Decker e Dummett|Chapter I: International Innovation|titolo=A History of the Occult Tarot ...}}.</ref>. Negli anni a cavallo tra la fine dell'Ottocento ed i primi del Novecento, le dottrine esoteriche sui tarocchi furono fissate definitivamente dall'occultista francese [[Gérard Encausse|Papus]] (pseudonimo di Gérard Encausse) e dallo svizzero [[Oswald Wirth]] in una serie di celebri opere ancora in auge<ref>Giordano Berti, ''Storia dei Tarocchi'', Oscar Mondadori, Milano 2007, pp. 100-137</ref>. Nei primi decenni del Novecento, la "Scuola francese dei Tarocchi" iniziò ad essere soppiantata dalla "Scuola inglese", nata in seno all'[[Golden Dawn|Ordine Ermetico dell'Alba Dorata]].
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# un rapporto con i carri trionfali che nel Medioevo accompagnavano le processioni carnevalesche.<ref>{{Cita testo|autore=Franco Cardini|capitolo=La fortuna, il gioco, la corte|p=11 e seguenti|titolo=Le carte di Corte, i tarocchi - Gioco e magia alla corte degli estensi|editore=Nuova Alfa Editoriale|anno=1987}}</ref>
 
Nel [[XVI secolo]], in contemporanea con la comparsa di diversi giochi detti anch'essi "Trionfi", che assegnano il ruolo di atout ricoperto dai trionfi dei tarocchi a carte normali, compare per la prima volta il termine "tarocco". La sua prima occorrenza è in un inventario della corte di Ferrara del dicembre 1505, ma dello stesso anno è anche la prima occorrenza dell'equivalente francese ''Tarau'', per cui è stato teorizzato che il termine italiano potrebbe derivare da quello francese, piuttosto che il contrario<ref name=Dummet-McLeod-17 />. La prima occorrenza in un testo stampato è nel ''Gioco della Primiera'' del poeta [[Francesco Berni]] nel 1526 e per la fine del XVI secolo aveva soppiantato "Trionfi"<ref>{{Cita|Farley|p. 29|titolo=A Cultural History of Tarot}}.</ref>. L'origine del termine "tarocco" è tuttora ignota, sebbene siano state avanzate alcune congetture, tra cui che potrebbe derivare dal processo di decorazione delle carte, o dal nome del [[Taro (fiume)|fiume Taro]], un affluente del [[Po]]<ref>{{Cita|Farley|pp. 29-3029–30|titolo=A Cultural History of Tarot}}.</ref>. Nel tentativo di sostenere un'origine antica dei tarocchi, alcune ipotesi esoteriche ipotizzano connessioni con antiche civiltà o con termini della [[Cabala (esoterismo)|Cabala]], per esempio [[Antoine Court de Gébelin]] ipotizzò che derivasse dall'egiziano "Ta-Rosh" ("via regale"), [[Samuel Liddell MacGregor Mathers]] che derivasse dall'egiziano "taru" (che significherebbe "consultare"), mentre per [[Gérard Encausse]] da un tetragramma cabalistico ("Tora", "Rota" o altre varianti)<ref name=Farley-30-31>{{Cita|Farley|pp. 30-3130–31|titolo=A Cultural History of Tarot}}.</ref>.
 
== Storia ==
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{{doppia immagine|destra|Bonifacio bembo, regina di spade.jpg||Bonifacio bembo, fante di coppe.jpg||Tarocchi Brera-Brambilla, a sinistra la regina di spade, a destra il fante di coppe|larghezza totale=250}}
{{doppia immagine|destra|Ace of Cups - Visconti-Sforza.jpg||Visconti-Sforza tarot deck. Death.jpg||Tarocchi Pierpont Morgan-Bergamo, a sinistra l'asso di coppe, a destra La Morte|larghezza totale=250}}
Non si hanno dati certi sull'origine delle carte da gioco occidentali, i primi indizi della loro esistenza cominciano a comparire in documenti risalenti alla fine del XIII secolo. La teoria più diffusamente accettata è che queste siano arrivate in [[Europa]] attraverso i contatti con i [[mamelucchi]] [[Egitto|egiziani]] e per quell'epoca avevano già assunto una forma molto simile a quella odierna<ref group=N>Teorie alternative suggeriscono una derivazione dalle carte da gioco indiane per il ''[[Ganjifa]]'', ma i primi riferimenti alle carte indiane sono posteriori a quelle occidentali dato che risalgono al XV secolo, vedi {{Cita|Farley|pp. 9-119–11|titolo=A Cultural History of Tarot}}. Un'altra teoria suppone che siano state importate dalla [[Cina]] attraverso i traffici della [[Via della seta]] o addirittura da [[Marco Polo]], ma sebbene le carte da gioco cinesi predatino di almeno duecento anni quelle occidentali, utilizzavano un sistema di semi completamente diverso (spesso senza simboli ma solo il nome del seme) ed erano prive di figure, vedi {{Cita|Farley|pp. 11-1211–12|titolo=A Cultural History of Tarot}}.</ref><ref>{{Cita|Farley|pp. 12-1312–13|titolo=A Cultural History of Tarot}}.</ref>. In particolare, il mazzo dei Mamelucchi conteneva quattro semi: mazze da polo, denari, spade e coppe simili a quelli ancora utilizzati nelle carte tradizionali italiane, spagnole e portoghesi con la sola sostituzione delle mazze da polo con bastoni. Ogni seme aveva tre figure di corte, anche qui come nei mazzi tradizionali occidentali.<ref>{{Cita|Parlett|p. 40|titolo=The Oxford Guide to Card Games}}.</ref>
 
La teoria generalmente accettata è che le carte dei tarocchi derivino dall'aggiunta dei trionfi al normale mazzo di carte da gioco italiane. Il primo riferimento alla loro esistenza è in una lettera del 1440 del notaio Giusto Giusti di [[Anghiari]]:
 
{{Citazione|Venerdì a dì 16 settembre donai al magnifico signore messer [[Sigismondo Pandolfo Malatesta|Gismondo]] un paio di naibi a trionfi, che io avevo fatto fare a posta a [[Firenze|Fiorenza]] con l’armi sua, belli, che mi costaro ducati quattro e mezzo.|Giusto Giusti di Anghiari, 1440<ref>{{Cita|Newbigin 2002|p. 66}}.</ref>}}
Nel 1442 compaiono un paio di citazioni dei trionfi nei registri della corte estense di Ferrara. La prima registrazione è relativa al pagamento del pittore di corte Jacopo da Sagramoro per la decorazione di quattro mazzi di trionfi destinati al signore di Ferrara [[Leonello d'Este]]; la seconda è relativa all'acquisto, ad un prezzo molto minore, di alcuni mazzi destinati ai fratelli di Leonello. Il confronto tra le due registrazioni sembra indicare che all'epoca fossero diffusi anche mazzi economici, probabilmente prodotti già da alcuni anni<ref name="Farley-33-34">{{Cita|Farley|pp. 33-3433–34|titolo=A Cultural History of Tarot}}.</ref>. Ulteriori riferimenti compaiono in annotazioni del 1452, 1454 e 1461<ref name="Farley-33-34" />.
 
La prima testimonianza pittorica dei trionfi si trova nell'affresco ''Il gioco dei tarocchi'', in uno dei cortili interni di [[Palazzo Borromeo (Milano)|Palazzo Borromeo]] a Milano. L'affresco è di attribuzione incerta<ref group="N">Tra i possibili autori sono citati [[Michelino da Besozzo]], [[Franceschino Zavattari]] e il [[Pisanello]]</ref> ma è stato datato, a partire da dati stilistici e sulla foggia degli abiti, alla fine degli anni quaranta del XV secolo.<ref>{{Cita|Farley|pp. 34-3534–35|titolo=A Cultural History of Tarot}}.</ref>
 
=== Primi mazzi ===
Una prima descrizione di "carte de trionfi" compare nella lettera che accompagnava un mazzo di carte inviato dal capitano Jacopo Antonio Marcello a [[Isabella di Lorena]], consorte di [[Renato d'Angiò]], nel 1449 a [[Napoli]]. Il mazzo non è giunto fino a noi, ma allegata alla lettera c'era un trattato in latino di [[Marziano da Tortona]], segretario di [[Filippo Maria Visconti]], duca di Milano. Marziano descrive esplicitamente solo ventiquattro carte del mazzo: sedici carte illustrate con immagini di [[Mitologia greca|divinità greche]] e quattro carte illustrate con Re, ma si può dedurre dal contenuto che con tutta probabilità a esse si aggiungevano un mazzo di carte tradizionali i cui semi erano però rappresentati da uccelli. Nonostante le diversità rispetto al mazzo di tarocchi tradizionali è comunque un esempio dell'evoluzione dei mazzi del periodo. Nel suo trattato Marziano attribuisce l'idea del mazzo al duca Filippo Maria Visconti e la sua illustrazione a [[Michelino da Besozzo]]. In base a quest'ultimo punto si può datare il mazzo ad un periodo tra il 1414 e il 1425<ref>{{Cita|Farley|pp. 35-3635–36|titolo=A Cultural History of Tarot}}.</ref>.
 
I mazzi più antichi ancora esistenti sono stati realizzati in Lombardia per la famiglia Visconti e sono generalmente attribuiti al pittore di corte [[Bonifacio Bembo]]<ref>{{Cita|Bandera}}.</ref>. Le carte sono miniate col fondo in foglia d'oro o d'argento e lavori di [[punzonatura]], il loro prezzo non è pervenuto ma era certamente molto alto. Il più antico dei tre è detto [[Tarocchi Visconti di Modrone]] (dal nome del [[Visconti#Visconti di Modrone|ramo cadetto dei Visconti]] che l'ha posseduto) o anche Cary-Yale (poiché è conservato nella collezione Cary della [[Beinecke Rare Book and Manuscript Library]] dell'[[Università di Yale]]). La sua struttura differisce lievemente da quella dei mazzi correnti, ogni seme contiene sei figure di corte (tre maschili e tre femminili) anziché quattro e negli undici trionfi rimasti ce ne sono alcuni non entrati nella tradizione, come i tre dedicati alle [[virtù teologali]] (fede, speranza e carità)<ref name=Farley-38>{{Cita|Farley|p. 38|titolo=A Cultural History of Tarot}}.</ref>. Un secondo mazzo, i Tarocchi Brera-Brambilla, di cui i trionfi rimasti sono solo due (La Ruota della Fortuna e L'Imperatore) viene datato tra il 1442 e il 1445<ref name=Farley-38 />. Il terzo e più completo mazzo, detto Tarocchi Pierpont-Morgan Bergamo, fu realizzato per [[Francesco Sforza]] e la moglie [[Bianca Maria Visconti]]. Di quest'ultimo sopravvivono diciannove trionfi (mancano Il Diavolo e La Torre), anche se sei di esse (Temperanza, Forza, La Stella, La Luna e Il Mondo) sono carte aggiunte successivamente e dipinte da un altro pittore<ref name=Farley-38 />.
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=== Funzione delle carte ===
[[File:Tarockkarten in der Hand eines Spielers.jpg|thumb|Mano di tarocchi]]
Ci sono numerose testimonianze del fatto che i tarocchi fossero usati originariamente come carte da gioco; già il trattato di [[Marziano Capella|Marziano]] descrive alcune delle regole del gioco, anche se non in maniera sufficientemente dettagliata da ricostruirlo completamente<ref>{{Cita|Farley|pp. 44-4544–45|titolo=A Cultural History of Tarot}}.</ref>. Le prime descrizioni sufficientemente complete delle regole di gioco risalgono al XVI secolo e non divennero comuni prima del XVII<ref>{{Cita|Dummett e McLeod|p. 13|titolo=A History of Games Played ...}}.</ref> I giochi erano giochi di presa, come per esempio la [[briscola]], giocati in una sequenza di mani in cui i trionfi comandano sulle carte numerali, sulle figure e sui trionfi di valore inferiore. Il Matto è generalmente usato per evitare di dover giocare una carta dello stesso seme o uno dei trionfi quando non lo si desidera. Il punteggio viene calcolato a fine partita in base alle carte ottenute, ma il metodo esatto di conteggio varia da gioco a gioco<ref>{{Cita|Dummett e McLeod|pp. 8-98–9|titolo=A History of Games Played ...}}.</ref>.
 
Nei primi secoli non ci sono resoconti che attestino l'uso dei tarocchi per scopi esoterici o di divinazione: l'unico riferimento ai tarocchi come mezzo di lettura del carattere delle persone è in un'opera di narrativa, il ''[[Caos del tri per uno]]'' del monaco [[Teofilo Folengo|Merlin Cocai]], in cui uno dei personaggi compone dei sonetti che descrivono il carattere di altri personaggi basandosi sulle carte dei Trionfi<ref>{{Cita|Dummett e McLeod|Nota a p. 1|titolo=A History of Games Played ...}}.</ref>.
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=== Diffusione del gioco ===
Per la metà del XV secolo le figure che comparivano sui trionfi si erano ormai stabilizzate e il gioco si diffuse a partire dai tre principali centri di Ferrara, Milano e Bologna<ref>{{Cita|Dummett e McLeod|pp. 13-1413–14|titolo=A History of Games Played ...}}.</ref>. In quest'epoca i trionfi non erano ancora numerati ed i giocatori dovevano memorizzare l'ordine di precedenza, che presentava alcune differenze tra città e città: a Bologna la carta di maggior valore era l'Angelo, seguito da Il Mondo e quindi dalle tre virtù (Giustizia, Temperanza e Forza), a Milano le tre virtù avevano valori inferiori mentre a Ferrara la carta di maggior valore era il Mondo, seguito dalla Giustizia, e le altre due virtù avevano valori molto inferiori<ref name=Dummett-McLeod-14>{{Cita|Dummett e McLeod|p. 14|titolo=A History of Games Played ...}}.</ref>.
 
Da Ferrara, prima di estinguersi all'inizio del XVII secolo, il gioco si trasmise a [[Venezia]] e a [[Trento]], senza però attecchire<ref name=Dummett-McLeod-14 />. A Bologna il gioco rimase popolare fino ai giorni nostri nella forma del ''[[tarocchino bolognese]]'' e da qui si diffuse a [[Firenze]] dove invece nacque la variante delle ''[[minchiate]]'', che utilizza un mazzo espanso di 97 carte<ref name=Dummett-McLeod-14 />. Da Firenze il gioco si diffuse a [[Roma]] e da qui nel XVII secolo in [[Sicilia]]. Fu comunque da Milano che il gioco si diffuse nel resto d'Europa, prima in [[Francia]] e in [[Svizzera]] i cui soldati vennero in contatto con il gioco durante l'occupazione francese di inizio del XVI secolo e da queste nazioni si sparse nel resto d'Europa<ref>{{Cita|Dummett e McLeod|p. 15 e 17|titolo=A History of Games Played ...}}.</ref>.
 
{{doppia immagine|destra|Jean Dodal Tarot trump 03.jpg||Jean Dodal Tarot trump 04.jpg||Tarocchi marsigliesi (mazzo di Jean Dodal, 1701 circa), a sinistra L'Imperatrice, a destra L'Imperatore|larghezza totale=250}}
In Francia, il gioco è giocato con il mazzo detto dei [[tarocchi di Marsiglia]], la cui principale differenza è l'uso dei semi francesi (cuori, quadri, fiori e picche) al posto di quelli italiani. Il gioco è documentato in diversi brani della letteratura francese del XVI secolo, e compare nel capitolo risalente al 1534 del ''[[Gargantua e Pantagruel]]'' in cui [[François Rabelais|Rabelais]] elenca i giochi giocati da Gargantua<ref>{{Cita|Dummett e McLeod|p. 18|titolo=A History of Games Played ...}}.</ref>. Una prima descrizione delle regole è contenuta in un libretto stampato a [[Nevers]] intorno al 1637<ref>{{Cita|Dummett e McLeod|pp. 17-1917–19|titolo=A History of Games Played ...}}.</ref>. Il gioco è apparentemente molto diffuso, tanto che il gesuita [[François Garasse]] scrive nel 1622 che in Francia è più popolare degli [[Scacchi]]<ref>{{Cita|Dummett e McLeod|p. 19|titolo=A History of Games Played ...}}.</ref>, ma per il 1725 la sua diffusione si è ridotta alla Francia Orientale, dove persiste fino ai giorni nostri e va incontro a una generale riscoperta nel XX secolo<ref>{{Cita|Dummett e McLeod|p. 26|titolo=A History of Games Played ...}}.</ref>. In Francia al gioco si aggiungono alcune nuove regole, la possibilità di ottenere un bonus per possedere certe combinazioni di carte in apertura di partita, bonus o penalità per vincere o perdere una mano con certe carte (per esempio vincere con il ''Pagat'' - il Bagatto italiano - o perdere uno dei Re).
 
In Germania il gioco arriva intorno all'inizio del XVII secolo, probabilmente importato dalla Francia, vista l'attestazione nel gergo dei giocatori tedeschi di numerosi termini che sono corruzioni dei corrispondenti francesi<ref group=N>Per esempio l'uso del Matto al posto di un Trionfo, in francese ''l'excuse'' (dall'abbreviazione di ''Le Fou sert d'excuse'') che diventa ''der Schkis'', ''der Skys'' o ''der Sküs'' in Germania. Vedi {{Cita|Dummett e McLeod|p. 30|titolo=A History of Games Played ...}}</ref> e per la metà del secolo è ampiamente diffuso. Non è comunque certo il periodo e canale di arrivo del gioco.<ref group=N>Il traduttore del ''[[Gargantua e Pantagruel]]'' salta i tarocchi nell'elenco dei giochi (sia nella prima edizione del 1575, che nelle successive del 1582 e 1590 nelle quali l'elenco dei giochi viene ampliato), suggerendo quindi che egli non lo conoscesse, nonostante fosse nativo dell'[[Alsazia]], lungo la via naturale di propagazione del gioco dalla Francia alla Germania. Un'ipotesi alternativa, basata su una testimonianza non confermata che fosse conosciuto in [[Boemia]] nel 1586, è che sia giunto in Germania dalla Svizzera. Vedi {{Cita|Dummett e McLeod|pp. 28-3028–30|titolo=A History of Games Played ...}}</ref>
 
L'apice della diffusione del gioco ha luogo dal 1730 al 1830, in questo periodo era giocato in Italia, Francia orientale, Svizzera, Germania, Belgio, Paesi Bassi, Danimarca, Austro-Ungheria, Svezia e Russia e, sebbene rimanesse un gioco a diffusione locale, le regole erano abbastanza omogenee con piccole differenze locali, sia che si giocasse con un mazzo con semi italiani che con uno con semi francesi<ref>{{Cita|Dummett e McLeod|p. 28|titolo=A History of Games Played ...}}.</ref>.
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=== I tarocchi di Besançon ===
Le differenze notevoli del modello "di Besançon" rispetto al modello "di Marsiglia" sono i Trionfi II, la Papessa, trasformata in Giunone (Iuno o anche Juno), e il V, il Papa, diventato Giove (Iupiter o anche Jupiter). Come per Marsiglia, la città non può vantare la paternità di queste carte da tarocco a semi italiani. Lo scrittore [[Giordano Berti]] suppone che il più antico Tarocco di Besançon sia stato stampato dal parigino Pierre Lachapelle a Strasburgo verso il 1715. Quello stesso anno giunse a Strasburgo, dalla Provenza, François Isnard, che prestò la sua opera di intagliatore per matrici di stampa di Tarocchi e carte da gioco. Persino alcuni stampatori tedeschi si rivolgevano a lui per fargli intagliare le matrici. Difatti, risale al 1720 -25 il più antico Tarocco di Besançon prodotto in Germania: fu realizzato da Sebastian Heinrich Joia ad Augsburg.<ref>{{Cita|Berti,|pp. 18-1918–19|titolo=I Tarocchi nei Paesi tedeschi dal 16º al 18º secolo}}.</ref> Risalirebbe invece al 1746 il Tarocco di Besançon, stampato a Strasburgo da François Nicolas Laudier sulla base delle matrici di Pierre Isnard.
 
=== Le ''minchiate'' ===
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Durante la [[Controriforma]], con una sensibilità tutta [[Barocco|barocca]] Mitelli trasformò il mazzo eliminando la figura della Papessa e ridisegnando i Trionfi. Così l'Appeso è un uomo condannato alla pena capitale che aspetta che il boia gli fracassi il cranio con un martello; l'Eremita è un mendicante che avanza nella notte con una lanterna; la [[Luna]] e il [[Sole]] sono ispirati ad [[Artemide]] e ad [[Apollo]]; il Mondo è un globo sorretto da un gigantesco [[Atlante (mitologia)|Atlante]]. Anche le carte numerali hanno disegni fantasiosi, mentre nell'Asso di denari l'artista ha inciso il suo ritratto con la firma. Il tarocco bolognese "Carte Fine dalla Torre" , conservato presso la [[Biblioteca nazionale di Francia|Bibliothèque Nationale a Parigi]] in un unico esemplare quasi completo come "''Tarot bolonais XVIIe s.''", è datato intorno al 1650 ed è il più antico tarocco bolognese conosciuto fino a oggi: mantiene somiglianze con i suoi antenati quattrocenteschi e cinquecenteschi, pur avendo eliminato le carte numerali 2, 3, 4, e 5 di ogni seme, secondo l'uso in voga in città almeno dalla metà del XVI secolo.<ref>Giovanni Pelosini, ''I Tarocchi del Seicento'', Hermatena, 2017, pp. 17-18 ISBN 978-88-99841-24-9</ref>
 
Un altro tipo di tarocchino bolognese, che non è mai stato usato neppure per la divinazione, risale al 1725 e fu ideato dal canonico Luigi Montieri. L'autore aveva indicato le diverse forme di stati europei, audacemente situando Bologna sotto un governo misto, laico-clericale. Dal momento che la città era inserita nei domini dello [[Stato Pontificio]], la cosa fu giudicata irrispettosa e l'audace prelato fu incarcerato, unitamente all'editore dell'opera, [[Lelio Dalla Volpe]], allo stampatore Giovan Battista Bianchi e al libraio Pietro Cavazza.<ref>{{Cita|Berti|pp. 52-5752–57|titolo=Giuseppe Maria Mitelli e il Tarocchino bolognese}}.</ref> Ne nacque un caso politico che si risolse quando il Senato bolognese, per ricordare le proprie prerogative e al tempo stesso per non sminuire l'autorità pontificia su Bologna, propose un "accordo di facciata" facendo sostituire quattro tradizionali icone considerate irriverenti (i cosiddetti "quattro Papi") con le figure di quattro [[Satrapo|satrapi orientali]], poi volgarmente detti dai bolognesi Mori.<ref>{{Cita|Zorli|p. 33|titolo=Il Tarocchino bolognese}}.</ref><ref>{{Cita web|lingua=it-IT|autore=Paola Naldi|https://bologna.repubblica.it/cronaca/2018/07/13/news/il_tarocchino_gioco_di_carte_che_sopravvisse_a_editti_e_roghi_la_sua_storia_a_bologna-201672135/|titolo=Il Tarocchino, gioco di carte che sopravvisse a editti e roghi: la sua storia a Bologna|sito=la Repubblica|data=2018-07-13|accesso=2025-02-21}}</ref>
 
In una data non precisata della seconda metà del Settecento, il tarocchino bolognese fu uno dei primi mazzi che suddivise le figure in due metà speculari. Nello stesso periodo, ultimo fra i mazzi di tarocchi italiani, il tarocchino bolognese inserì la numerazione di dodici trionfi, dalla Stella (16) ad Amore (5) per facilitare il computo del punteggio di fine mano.
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=== Videogiochi ===
 
* Nel videogioco [[Balatro]] , un [[roguelike]] con elementi di [[poker]] sviluppato da LocalThunk , si possono usare i tarocchi per modificare seme, valore o aggiungere effetti benevoli alle carte di poker usate per vincere.
 
* Nel videogioco horror ''[[Phasmophobia]]'', sviluppato da Kinetic Games, i tarocchi possono essere utilizzati per le loro funzioni che possono essere favorevoli o sfavorevoli al giocatore.
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* {{Cita libro|autore=Michele Marzulli|titolo=Il segreto dei Tarocchi massonici|editore=Ed. Mimesis|città=Milano|anno=2010|mese=5|isbn=978-88-575-0127-7}}
* {{Cita libro|autore=Arthur Mayger Hind|titolo=A History of Engraving & Etching From the 15th Century to the Year 1914|editore=Dover Publications|città=New York|isbn=978-0-486-20954-8|anno=2011|lingua=en}}
* {{Cita pubblicazione|autore=Nerida Newbigin|titolo=I Giornali di ser Giusto Giusti d'Anghiari (1437-1482): Anno 1440|rivista=Letteratura Italiana Antica|volume=III|data=2002|pp=41-24641–246|cid=Newbigin 2002}}
* Giovanni Pelosini, ''I Tarocchi del Seicento'', Hermatena, 2017, ISBN 978-88-99841-24-9
* {{Cita libro|autore=Franco Pratesi|titolo=Giochi di carte nel Granducato di Toscana|anno=2015|editore=Aracne|città=Roma|cid=Pratesi 2015}}
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* [[Numerologia]]
* [[Tarocchi Rider-Waite]]
* [[Tarocchi francesi]]
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