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== Origini del nome ==
[[File:StemmaCadore.jpg|thumb
Il [[toponimo]], come afferma il glottologo [[Giovan Battista Pellegrini]], è di origine celtica e deriverebbe da ''catu'' (battaglia) unito a ''brigum'' (roccaforte). Potrebbe essere stato il nome dell'attuale Monte Ricco, dove esisteva un antico [[castelliere]]. La prima menzione scritta del nome di ''Catubrini''<ref>Che i romani abbiano assegnato loro un nome, testimonia del riconoscimento di una loro specifica identità.</ref> risale ad un'epigrafe sepolcrale del [[II secolo|II secolo d.C.]] ritrovata a [[Belluno]] nel 1888, in cui un cives romanus, Marcus Carminius, appare loro 'patrono' nell'ambito della tribù Claudia. Santi protettori del Cadore, da epoca immemorabile, sono [[Ermagora e Fortunato]] giacché l'[[arcidiaconato del Cadore]] faceva anticamente parte del [[patriarcato di Aquileia]].
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Il Cadore (che lo storico [[Antonio Ronzon]] definì "… Scrissi da una parte Pelmo, dall'altra Peralba e dissi: Usque huc et non amplius! (fin qui e non più ampio)": ''"Piccola Patria"'') viene generalmente suddiviso nei seguenti sub-territori:
[[File:Mappa del Cadore.png|sinistra|
[[File:Cadini di Misurina Lavaredo 4.jpg|thumb|[[Cadini di Misurina]]]]
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*Laghetto delle Baste (''de la Bastes'') ([[San Vito di Cadore]])
*Laghi d'Olbe (''Òlbe seaber'') ([[Sappada]])
*Lago di Cengia ([[Auronzo di Cadore]])
*Lago di Popera ([[Comelico Superiore]])
*Laghetti di Ceoliè ([[Vodo di Cadore]])
==Storia==
===Antichità===
Il ritrovamento dell'Uomo di [[Mondeval]] (sepoltura mesolitica risalente a {{formatnum:8000}} anni fa) nell'omonima località tra Selva e San Vito di Cadore, ne testimonia la presenza umana nel periodo preistorico. Alcuni studiosi ritengono però che la più antica popolazione stanziatasi fosse composta da tribù [[protocelti]]che, genti di origini [[popoli indoeuropei|indoeuropee]] diffuse nell'Europa centro-occidentale e caratterizzate dalla comune [[cultura di Hallstatt]]. Le ipotesi sono però controverse e negli ultimi anni sta diventando sempre più consistente quella secondo la quale i primi abitanti stabili fossero i [[Reti]], ipotesi già sostenuta da [[Giuseppe Ciani]] e [[Antonio Ronzon]] (recentemente è stata rinvenuta anche una chiave di tipo alpino-retico a [[Cima Gogna]]).<ref>
Certamente si insediarono gli [[Euganei]] e successivamente i [[Veneti|Paleoveneti]] (VI-V secolo a.C.), che vi portarono la civiltà del piombo e del ferro, la presenza dei quali è testimoniata dalla [[Stipe votiva (archeologia)|stipe votiva]] messa in luce a [[Lagole]]<ref>L'espansione paleoveneta fra le Dolomiti e le Alpi Carniche, fino alla val di [[Gailtal|Zeglia]] e al monte Pore in Val Fiorentina (dove è stata ritrovata una stele con iscrizioni in lingua venetica, non lontano dalle probabilmente già note allora [[miniere del Fursil]]), coincide sostanzialmente con l'estensione del Cadore storico. Secondo [[Vito Pallabazzer]] la toponomastica antica di [[Colle Santa Lucia]] è di origine cadorina, a testimoniare la sua probabile fondazione.</ref>. In seguito arrivarono i [[Tribù celtiche|Catubrini]], facies propria di stirpe celtica con numerosi contatti oltralpe e molte similitudini con i [[Carni]] del Friuli (probabilmente i Cadorini erano un [[ver sacrum]] dei Carni). Il Cadore fu dunque un'area molto dinamica, che rivestì il ruolo di confine aperto e dove si fusero culture diverse.
Sembra che già dal 184 a.C. (per alcuni in epoca successiva, nel 115 a.C.) il Cadore fosse sottomesso ai [[Roma antica|Romani]] che, in seguito, lo aggregarono alla [[Regio X Venetia et Histria]] con capitale [[Aquileia]], [[Municipio (storia romana)|municipium]] [[Zuglio|Julium Carnicum]], con la concessione della cittadinanza ([[gens Claudia]]) attorno al 15 a.C. Di questo periodo restano numerose testimonianze costituite da lapidi, cippi, monete e medaglie. Il ritrovamento più importante è però quello relativo ad alcune strutture pertinenti ad un'abitazione romana, databile alla seconda metà del II d.C. e scoperta a Pieve nel 1952, durante la costruzione del nuovo Municipio. Forse era l'abitazione di un personaggio importante, ma non è da escludere che si trattasse d'un piccolo bagno pubblico, ad uso degli abitanti ma anche della gente di passaggio. Dell'edificio sono stati scavati tre ambienti, tutti con pavimentazione a mosaico e provvisti di riscaldamento a [[ipocausto]], con pilastrini ed archetti in pietrame ancora ben visibili. In uno degli ambienti fu rinvenuto il pavimento musivo più complesso, in tessere bianche e nere con rare inserzioni di tessere rosse, decorato da [[Pelta|pelte]], un delfino ed un [[kantharos]], campiti da cornici geometriche in tessere nere. Tale pavimento è ora esposto nel Palazzo della [[Magnifica Comunità di Cadore]], sede del [[MARC - Museo Archeologico Cadorino|Museo Archeologico Cadorino]]. Resti di ville romane sono state ritrovate anche a Valle, in località Steàn.
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=== Risorgimento ===
[[File:Vigo rindemera 1848 calvi.JPG|thumb|Lapide commemorativa della battaglia di Rindemera, Vigo.]]
Nel 1848, l'Italia era pervasa da un crescente desiderio di unità e partecipazione popolare. Il tutto ebbe inizio il 12 gennaio, quando Palermo insorse con veemenza contro [[Ferdinando II delle Due Sicilie|Ferdinando II]], costringendolo a concedere una costituzione. L'onda di cambiamento si propagò rapidamente: in poco tempo furono obbligati a promulgare lo statuto anche [[Leopoldo II d'Asburgo-Lorena|Leopoldo II]] [[Leopoldo II d'Asburgo-Lorena|di Toscana]], [[Carlo Alberto
Il Cadore, profondamente legato alla tradizione veneta, non rimase indifferente ai moti rivoluzionari. Il 28 marzo, il Municipio di Cadore inviò un messaggio entusiasta al Governo provvisorio della neonata [[Repubblica di Venezia]]. Le loro parole risuonavano di un'emozione palpabile: "''Se il grido di Viva la Repubblica, Viva San Marco, fu come scossa elettrica per tutti gl’Italiani alla Veneta dominazione soggetti, qual’effetto immenso, indescrivibile, questo magico grido non doveva portare ai Cadorini petti? Sì, i Cadorini, datisi volontariamente alla Repubblica, onorati del titolo di Fedelissimi – titolo mai smentito e che mai cessarono dal meritare.- E gli ordini della Repubblica, ora felicemente risorta, essi attendono impazienti, onde potersi a quelli uniformare e con quelli sé reggere.''"<ref>{{Cita web|url=http://lalioda.altervista.org/___location.html|titolo=Anni 1870-1890: anni di miseria|sito=lalioda.altervista.org|accesso=9 luglio 2025
===Prima guerra mondiale===
{{vedi anche|Battaglia delle Tofane}}▼
[[File:Sorgenti del Piave.jpg|left|thumb|Le sorgenti del Piave, in comune di [[Sappada]].]]
Il Cadore fu al centro dei combattimenti nel corso della [[prima guerra mondiale]], in quella che è stata definita la [[Guerra Bianca]]. Si combatté sulle [[Tofane]] e sul [[monte Piana]] una guerra di posizione. La [[fanteria]], supportata da alcuni battaglioni di [[alpini]] e [[bersaglieri]], si schierò su tutta la linea del fronte dolomitico, dal [[monte Cristallo]], alle [[Tre Cime di Lavaredo]] e a Region [[Gruppo del Popera|Popera]]. Vennero costruite numerosi forti sulla linea di fronte, poi rapidamente abbandonati in seguito alla ritirata del [[1917]], a seguito della [[Battaglia di Caporetto|disfatta di Caporetto]], per poi essere rioccupati solo durante le ultime fasi di guerra, ad ottobre 1918<ref>{{Cita libro|nome=Luca|cognome=Girotto|titolo=1866-1918: soldati e fortezze tra Asiago ed il Grappa: storia ed immagini dello sbarramento Brenta-Cismon dal Risorgimento alla prima guerra mondiale
{{vedi anche|Battaglia di Monte Piana}}
▲{{vedi anche|Battaglia delle Tofane}}
Ritornando al [[Monte Piana]], ricordiamo che le due cime (quella sud denominata dagli italiani monte Piana e quella nord denominata dagli austriaci monte Piano), poste a circa 2.300 m s.l.m. in posizione strategica, sono separate da un pianoro e dalla forcella dei Castrati e comprese tra due gruppi: ad Est le [[Tre Cime di Lavaredo]], a Sud-Ovest il gruppo del [[Monte Cristallo|Cristallo]]-[[Piz Popena]]. Nel maggio [[1915]], all'atto della dichiarazione di guerra, gli austriaci abbandonano queste cime (e così altre nella zona) e si ritirano nei punti fortificati nella [[val di Landro]]. Pochi giorni dopo gli alpini occupano la Cima Sud di [[Monte Piana]]. La notte del 7 giugno [[1915]] gli austriaci, dopo una intensa preparazione di artiglieria e aspri combattimenti, si attestano sulla Cima Nord.
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La [[Magnifica Comunità di Cadore|Magnifica comunità]], istituzione che affonda le sue radici nel Medioevo, erede della storia unitaria della regione, delle sue esperienze di autogoverno e dei valori tradizionali espressi dalle genti cadorine costituisce, ancor oggi, un punto di riferimento delle realtà istituzionali e sociali operanti nel territorio. La Magnifica comunità di Cadore, dal XIV secolo, fu la principale istituzione pubblica del Cadore, che fino al 1511 comprendeva anche Ampezzo. Si reggeva sull'osservanza degli [[Statuti cadorini]] e vi erano rappresentati i dieci centenari (suddivisione territoriale amministrativa), composti dall'unione di [[Regola (ente)|Regole]] (comunità di villaggio)
Attualmente raggruppa tutti i comuni del Cadore, con finalità di conservazione dell'identità culturale della regione e delle sue risorse ambientali; [[Cortina d'Ampezzo]] tuttavia, per la sua lunga passata appartenenza al [[Tirolo]], se ne auto-esclude, pur se la Magnifica ne ha conservato il seggio. Dal 1953 la Magnifica Comunità di Cadore è editrice del mensile ''Il Cadore''<ref>
=== Regole ===
{{vedi anche|Regola (ente)}}
Ancora oggi molte parti di territorio, soprattutto boschivo, sono di proprietà regoliera, cioè appartenenti agli eredi degli antichi abitatori costituiti in "regole"<ref>
Capo di ogni Regola era, ed è tutt'oggi, il Marigo (in latino "mairicus"), assistito da Consiglieri ("laudatori"), da guardie del pascolo ("saltari"), da un cassiere ("cuietro"), e dal "precone", con funzioni di messo, che eseguiva le pignorazioni e gridava ad alta voce gli ordini del Marigo. Tutte le cariche erano annuali e gli eletti dovevano giurare sul Vangelo di compiere con coscienza il loro lavoro; ogni incarico era obbligatorio e chi rifiutava veniva multato e costretto ad esercitarlo.
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{{vedi anche|Dialetto cadorino}}
Le parlate sono tutte di ceppo [[Lingua ladina|ladino]], lingua tutelata dalla legge 482/99, ad eccezione del sappadino, dialetto germanofono. L'Istituto Ladin de la Dolomites<ref>{{cita web |url=http://www.istitutoladino.it/|titolo=Istituto Ladin de la Dolomites }}</ref> ha per finalità la promozione e la valorizzazione della parlata e della cultura ladina.
=== Unioni montane ===
[[File:Große Kinigat3.jpg|thumb
I comuni del Cadore oggi fanno parte di cinque differenti [[unione montana|unioni montane]] (già [[comunità montane]]):
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=== Storia religiosa: l'Arcidiaconato ===
{{vedi anche|Arcidiaconato del Cadore}}
[[File:Arcidiocanale.jpg|thumb
L'evangelizzazione del Cadore fu opera di missionari aquileiesi nel corso del IV-V secolo. Con la crescente organizzazione della chiesa locale si costruì il primo edificio cristiano sul monte Ricco presso Pieve nel quale convenivano i fedeli per le celebrazioni dei divini misteri. Tale chiesa fu dedicata a San Pietro mentre la [[Chiesa di Santa Maria Nascente (Pieve di Cadore)|pieve matrice]], in tempi successivi, sarà dedicata a Santa Maria Nascente e dipenderà dalla [[diocesi di Zuglio]], [[diocesi suffraganea|suffraganea]] di Aquileia, fino al 717; direttamente sotto il patriarcato di Aquileia fino al 1751 (anno della sua soppressione); quindi fino al 1846 sotto l'[[arcidiocesi di Udine]] (eccetto l'Ampezzo passato, nel 1751 e nel corso degli anni successivi, sotto le diocesi di Gorizia, Lubiana, Bressanone, Belluno dal 1964) e dal 1847 in poi sotto la diocesi di Belluno.
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*[[Monte Cristallo|Cristallo]]-[[Piz Popena]]
*[[Croda da Lago]] e [[Lastoni di Formin]]
*[[Passo di Giau]]<ref>
*[[Passo della Mauria]] e [[monte Cridola]]
*[[Altopiano di Casera Razzo]]
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*[[Val Visdende]], [[Monte Cavallino|Cavallino-Pitturina]] e [[Col Quaternà]]
Il territorio è attraversato dalla [[Via Alpina]] (itinerario giallo<ref>
*La [[via ferrata Alfonso Vandelli]] sul [[gruppo del Sorapiss]]
*Il [[Sentiero attrezzato Alberto Bonacossa|sentiero attrezzato Bonacossa]] sul gruppo dei [[Cadini di Misurina]]
*La [[strada degli Alpini]] sul [[gruppo del Popera]]<ref>
*La [[via ferrata De Luca-Innerkofler]] sul gruppo del [[Monte Paterno|Paterno]]
*La [[via ferrata Ivano Dibona]] sul gruppo del [[Monte Cristallo]]
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È servito dalla [[ferrovia Belluno-Calalzo]], con le fermate di [[Stazione di Perarolo di Cadore|Perarolo di Cadore]] e di [[Stazione di Calalzo-Pieve di Cadore-Cortina|Calalzo P.C.-Cortina]].
Il trasporto pubblico è effettuato in massima parte da una sola società, la [[DolomitiBus|DolomitiBus S.p.A.]], privata a partecipazione della [[Provincia di Belluno]], operante servizi di bus interurbani da, per o attraverso tutti i principali centri abitati.<ref>{{Cita web|url=https://dolomitibus.it/it/servizi-tpl|titolo=Servizi di linea|sito=Dolomiti Bus|accesso=11 novembre 2023
Inoltre vi si può accedere attraversando diversi passi e forcelle:
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